DELLE www.corrierecomunicazioni.it n°15. 3 ottobre 2011 [email protected] 23 NEWBUSINESS STRATEGIE FINANZA Aziende&Mercati BIZ APPS Chrome, in italia apre lo store A pagamento una app su sei Nasce il Web Store italiano di Chrome, un marketplace che racchiude migliaia di programmi, applicazioni ed estensioni e numerosi temi grafici in grado di rivoluzionare radicalmente sia l’aspetto, sia le modalità di utilizzo di Chrome, il browser che Google ha introdotto nel mercato nel 2008. Sempre più legate al mondo browser, le applicazioni web sono progettate per svolgere attività specifiche. In particolare, questi programmi agiscono all’interno del browser stesso, consentendo nella maggior parte dei casi una ricca esperienza interattiva. Oggi è possibile fruire di applicazioni web molto diverse tra loro, legate ad esempio all’informazione, all’intrattenimento, alla comunicazione e che consentono di migliorare notevolemente l’utilità del browser, in base alle proprie esigenze . quanto lavoro con le app di Facebook Studio dell’Università Maryland Secondo uno studio dell’Università del Maryland, il mercato delle applicazioni realizzate per Facebook ha creato negli Usa almeno 182 mila posti di lavoro (diretto e indiretto) e contribuito per oltre 12 miliardi di dollari all’economia degli Stati Uniti nell’ultimo anno. Secondo lo studio ogni giorno i 750 milioni di utenti di Facebook scaricano oltre 20 milioni di applicazioni al giorno. Lo studio prende a esempio Zynga, compagnia di software realizzatrice di alcuni giochi come “Mafia wars” e “Farmville”, che conta su oltre 2mila dipendenti e ha un valore stimato fra i 15 e i 20 miliardi di dollari. olanda, l’app siede in senato Un iPad sostituisce i faldoni I senatori olandesi da ora utilizzeranno un iPad dando definitivamente l’addio ai faldoni di carta: le modifiche alle proposte di legge e tutti gli altri documenti verranno inoltrati attraverso un’applicazione sviluppata appositamente. Le spese per l’acquisto degli iPad e relative apps per i 75 senatori ammontano a 200mila euro. Ma si stima che il risparmio in costi di carta ammonterà a 142mila euro già a partire dal primo anno. Google contro Facebook Ora è guerra all’ultimo social Parte la sfida sulla condivisione: in premio gli utenti. E la pubblicità antoniodini Larry Page e Sergey Brin ce l’hanno fatta. In tre mesi Google è riuscita a mettere in pista un social network che sta creando i primi seri grattacapi a Facebook, considerato finora dagli analisti come la maggiore forza emergente della rete negli ultimi anni. È dal 28 giugno, infatti, quando Page e Brin hanno lanciato l’immancabile “versione beta” preliminare a inviti di Google+ (si pronuncia “Google Plus”), che il motore di ricerca ha sostanzialmente riprodotto e in qualche caso migliorato tutte le più importanti funzionalità di Facebook per la condivisione delle informazioni e la gestione delle identità digitali. Adesso manca solo l’ultima tra le colonne portanti che reggono il grattacielo di Mark Zuckerberg per avere una concorrenza perfettamente simmetrica: Google infatti non si è ancora attrezzata per offrire i profili per le aziende, e il meccanismo che è stato studiato dagli esperti di Facebook per riuscire a generare business tra i 750 milioni di utenti registrati prima dell’estate rimane il principale punto di distinzione funzionale tra i due social network nella concorrenza per guadagnare soldi con la pubblicità. “Ma è solo un problema di breve periodo - dice Gene Munster, analista di Piper Jaffray -: Google ha già dichiarato che sta lavorando all’implementazione dei profili aziendali”. In poche settimane, in ogni caso, la pressione esercitata da Google+ si è fatta sentire su Facebook. La prima contromossa è stato il lancio, lo scorso aprile, del portale dedicato alle media agency per la promozione dei marchi. Poi sono state annunciate varie modifiche all’organizzazione del profilo degli utenti. Con un unico scopo: rendere più pervasiva la funzione di condivisione e aumentare la possibilità di condividere informazioni, anche in maniera automatica. Facendo attenzione soprattutto a condividere, oltre alle foto, sempre più musica e video. Non tutti amano però questo approccio di Facebook. “Ho lasciato Facebook un anno fa - dice Allen Harkleroad, editorialista di Statesboro Georgia - dopo che ha cambiato senza preavviso i miei settaggi della privacy. Google è superiore per la condivisione e l’interazione, anche se deve fare ancora molta strada prima di raggiungere la completezza di funzioni di Facebook”. “In realtà la cosa più incredibile che fa Facebook oggi - dice il giornalista di Fortune e autore del libro “Facebook. La storia” - è superare Google sul suo stesso terreno: la ricerca. Infatti, Facebook ordina i post dei nostri amici con un suo criterio di rilevanza, realizzando così un meccanismo ancora più potente dell’algoritmo supersegreto per le ricerche di Google. Anziché Da sinistra: Larry Page, Sergey Brin e Mark Zuckerberg L’attacco Il motore di ricerca lancia «Plus»: ma manca ancora il tassello «aziende» individuare e ordinare i risultati più significativi di una ricerca come fa Google, Facebook propone le risposte senza bisogno che gli vengano fatte le domande. Da questo punto di vista, è geniale e ai fini pubblicitari ancora più potente di Google. La guerra tra i due è inevitabile”. L’apertura ai social network è stata vista come una mossa dovuta da parte di Google. Il motore di ricerca sta da tempo cercando di espandersi in campi che vadano oltre il semplice lavoro di motore di ricerca e di piattaforma della pubblicità online. Anziché cercare solo di mettere ordine nei contenuti prodotti in rete sta cercando di fare in modo che i contenuti vengano prodotti direttamente all’interno dei servizi: grazie a Blogger e a Gmail, senza contare Google Documents e Google Books, vere e proprie fabbriche di pagine piene di parole-chiave visualizzate da milioni di utenti tutti i giorni, alle quali il motore La replica Il sito di Zuckerberg aumenta le funzioni E stringe il cerchio intorno all’utente di ricerca associa puntalmente le sue inserzioni pubblicitarie minimaliste. E acquistando portali che producono contenuti specifici, come Zagat, colosso delle recensioni in rete di ristoranti, comprato per 150 milioni di dollari a fine dello scorso agosto. Icann In vendita i nuovi domini Web Già aperta la caccia a .twitter, .apple e .shop. Polemiche sul prezzo Rivoluzione in arrivo nel mondo dei domini Internet. A partire dal 2013 sbarcheranno sul Web i nuovi indirizzi, fatti di nomi generici, marchi o nomi di continenti e città (.banca, .paris, .facebook, . africa). Lo annuncia Rod Beckstrom, Ceo dell’Icann (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers) l’organismo americano che gestisce i domini in Rete. Una svolta che però porrà diversi problemi sul tavolo, dal prezzo elevato per l’acquisto dei nuovi domini al rischio per alcuni brand con nomi generici, ad esempio Apple, di non vedersi attribuire il dominio .apple. “Coloro che desiderano acquistare e gestire questi nuovi nomini e domini potranno candidarsi nel periodo fra gennaio e marzo del 2012 - dice Beckstrom -. In seguito ci sarà un’istruttoria che durerà diversi mesi”. In concreto, si tratta per esempio dell’acquisto di un’estensione del marchio da parte di un’azienda o di un consorzio (.danone, .twitter, .carrefour) oppure dell’acquisto di un nome generico (.golf, .fioraio, .avvocato). Starà poi all’azienda acquirente decidere se gestire in proprio il domino oppure se riven- derlo a terzi, rivendendo ad esempio il dominio .avvocato a tutti gli studi legali interessati. I nomi delle grandi capitali, .Roma, .Parigi, saranno protetti, idem i nomi di continenti. “Il Texas, ad esempio, non potrà acquistare l’estensione .paris”, precisa Backstrom. Al centro del dibattito sono le tariffe di vendita e gestione dei nuovi domini. Tariffe decise dall’Icann e subito finite nel mirino di paesi emergenti, che denunciano costi troppo salati, che potrebbero creare discriminazioni di trattamento fra le aziende “ricche” dei Paesi avanzati e quelle “emergenti” di paesi in via di sviluppo. “Candidarsi per l’acquisto di un dominio costa 185mila dollari - dice Backstrom -, ma ciò non garantisce automaticamente l’acquisto del dominio, perché ci vuole l’ok del consiglio (dell’Icann, ndr) e l’esborso di 500mila dollari. Inoltre, la gestione del dominio acquistato costa 25mila dollari all’anno”. In soldoni, per l’acquisto e la gestione decennale di un domino nuovo l’Icann incassa in media 2 milioni di dollari. Intanto per l’acquisto di alcuni domini, ad esempio .shop, .web, .nyc, c’è già la fila.