Google contro Facebook Ora è guerra all`ultimo social

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DELLE
www.corrierecomunicazioni.it
n°15. 3 ottobre 2011
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NEWBUSINESS STRATEGIE FINANZA
Aziende&Mercati
BIZ
APPS
Chrome, in italia
apre lo store
A pagamento una app su sei
Nasce il Web Store italiano
di Chrome, un marketplace
che racchiude migliaia di
programmi, applicazioni ed
estensioni e numerosi temi
grafici in grado di rivoluzionare
radicalmente sia l’aspetto,
sia le modalità di utilizzo
di Chrome, il browser che
Google ha introdotto nel
mercato nel 2008. Sempre
più legate al mondo browser,
le applicazioni web sono
progettate per svolgere attività
specifiche. In particolare,
questi programmi agiscono
all’interno del browser stesso,
consentendo nella maggior
parte dei casi una ricca esperienza interattiva. Oggi è possibile fruire di applicazioni web
molto diverse tra loro, legate
ad esempio all’informazione,
all’intrattenimento, alla comunicazione e che consentono
di migliorare notevolemente
l’utilità del browser, in base
alle proprie esigenze .
quanto lavoro
con le app
di Facebook
Studio dell’Università Maryland
Secondo uno studio
dell’Università del Maryland,
il mercato delle applicazioni
realizzate per Facebook ha
creato negli Usa almeno 182
mila posti di lavoro (diretto
e indiretto) e contribuito per
oltre 12 miliardi di dollari
all’economia degli Stati Uniti
nell’ultimo anno. Secondo
lo studio ogni giorno i 750
milioni di utenti di Facebook
scaricano oltre 20 milioni di
applicazioni al giorno. Lo
studio prende a esempio
Zynga, compagnia di software realizzatrice di alcuni
giochi come “Mafia wars”
e “Farmville”, che conta su
oltre 2mila dipendenti e ha un
valore stimato fra i 15 e i 20
miliardi di dollari.
olanda, l’app
siede in senato
Un iPad sostituisce i faldoni
 
I senatori olandesi da ora utilizzeranno un iPad dando definitivamente l’addio ai faldoni
di carta: le modifiche alle
proposte di legge e tutti gli altri
documenti verranno inoltrati
attraverso un’applicazione
sviluppata appositamente.
Le spese per l’acquisto degli
iPad e relative apps per i
75 senatori ammontano a
200mila euro. Ma si stima che
il risparmio in costi di carta
ammonterà a 142mila euro
già a partire dal primo anno.
Google contro Facebook
Ora è guerra all’ultimo social
Parte la sfida sulla condivisione: in premio gli utenti. E la pubblicità
antoniodini
Larry Page e Sergey Brin ce
l’hanno fatta. In tre mesi Google è
riuscita a mettere in pista un social
network che sta creando i primi seri
grattacapi a Facebook, considerato
finora dagli analisti come la maggiore
forza emergente della rete negli ultimi
anni. È dal 28 giugno, infatti, quando
Page e Brin hanno lanciato l’immancabile “versione beta” preliminare a
inviti di Google+ (si pronuncia “Google Plus”), che il motore di ricerca ha
sostanzialmente riprodotto e in qualche
caso migliorato tutte le più importanti
funzionalità di Facebook per la condivisione delle informazioni e la gestione
delle identità digitali.
Adesso manca solo l’ultima tra le
colonne portanti che reggono il grattacielo di Mark Zuckerberg per avere una
concorrenza perfettamente simmetrica:
Google infatti non si è ancora attrezzata per offrire i profili per le aziende,
e il meccanismo che è stato studiato
dagli esperti di Facebook per riuscire
a generare business tra i 750 milioni
di utenti registrati prima dell’estate
rimane il principale punto di distinzione funzionale tra i due social network
nella concorrenza per guadagnare soldi
con la pubblicità.
“Ma è solo un problema di breve
periodo - dice Gene Munster, analista di Piper Jaffray -: Google ha già
dichiarato che sta lavorando all’implementazione dei profili aziendali”.
In poche settimane, in ogni caso,
la pressione esercitata da Google+ si
è fatta sentire su Facebook. La prima
contromossa è stato il lancio, lo scorso
aprile, del portale dedicato alle media
agency per la promozione dei marchi.
Poi sono state annunciate varie modifiche all’organizzazione del profilo degli
utenti. Con un unico scopo: rendere più
pervasiva la funzione di condivisione e
aumentare la possibilità di condividere
informazioni, anche in maniera automatica. Facendo attenzione soprattutto
a condividere, oltre alle foto, sempre
più musica e video.
Non tutti amano però questo approccio di Facebook. “Ho lasciato
Facebook un anno fa - dice Allen
Harkleroad, editorialista di Statesboro
Georgia - dopo che ha cambiato senza
preavviso i miei settaggi della privacy.
Google è superiore per la condivisione
e l’interazione, anche se deve fare ancora molta strada prima di raggiungere
la completezza di funzioni di Facebook”. “In realtà la cosa più incredibile
che fa Facebook oggi - dice il giornalista di Fortune e autore del libro “Facebook. La storia” - è superare Google
sul suo stesso terreno: la ricerca. Infatti,
Facebook ordina i post dei nostri amici
con un suo criterio di rilevanza, realizzando così un meccanismo ancora più
potente dell’algoritmo supersegreto
per le ricerche di Google. Anziché
Da sinistra:
Larry Page,
Sergey Brin
e Mark
Zuckerberg
L’attacco
Il motore di ricerca
lancia «Plus»:
ma manca ancora
il tassello «aziende»
individuare e ordinare i risultati più
significativi di una ricerca come fa
Google, Facebook propone le risposte
senza bisogno che gli vengano fatte le
domande. Da questo punto di vista, è
geniale e ai fini pubblicitari ancora più
potente di Google. La guerra tra i due
è inevitabile”.
L’apertura ai social network è stata
vista come una mossa dovuta da parte
di Google. Il motore di ricerca sta da
tempo cercando di espandersi in campi
che vadano oltre il semplice lavoro di
motore di ricerca e di piattaforma della
pubblicità online.
Anziché cercare solo di mettere
ordine nei contenuti prodotti in rete
sta cercando di fare in modo che i contenuti vengano prodotti direttamente
all’interno dei servizi: grazie a Blogger e a Gmail, senza contare Google
Documents e Google Books, vere e
proprie fabbriche di pagine piene di
parole-chiave visualizzate da milioni di
utenti tutti i giorni, alle quali il motore
La replica
Il sito di Zuckerberg
aumenta le funzioni
E stringe il cerchio
intorno all’utente
di ricerca associa puntalmente le sue
inserzioni pubblicitarie minimaliste.
E acquistando portali che producono
contenuti specifici, come Zagat, colosso delle recensioni in rete di ristoranti,
comprato per 150 milioni di dollari a
fine dello scorso agosto.
Icann
In vendita i nuovi domini Web
Già aperta la caccia a .twitter, .apple e .shop. Polemiche sul prezzo
Rivoluzione in arrivo nel mondo dei domini Internet.
A partire dal 2013 sbarcheranno sul Web i nuovi indirizzi,
fatti di nomi generici, marchi o nomi di continenti e città
(.banca, .paris, .facebook, . africa). Lo annuncia Rod
Beckstrom, Ceo dell’Icann (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers) l’organismo americano che
gestisce i domini in Rete. Una svolta che però porrà diversi
problemi sul tavolo, dal prezzo elevato per l’acquisto dei
nuovi domini al rischio per alcuni brand con nomi generici, ad esempio Apple, di non vedersi attribuire il dominio
.apple. “Coloro che desiderano acquistare e gestire questi
nuovi nomini e domini potranno candidarsi nel periodo fra
gennaio e marzo del 2012 - dice Beckstrom -. In seguito
ci sarà un’istruttoria che durerà diversi mesi”. In concreto,
si tratta per esempio dell’acquisto di un’estensione del
marchio da parte di un’azienda o di un consorzio (.danone,
.twitter, .carrefour) oppure dell’acquisto di un nome generico (.golf, .fioraio, .avvocato). Starà poi all’azienda acquirente decidere se gestire in proprio il domino oppure se riven-
derlo a terzi, rivendendo ad esempio il dominio .avvocato
a tutti gli studi legali interessati. I nomi delle grandi capitali,
.Roma, .Parigi, saranno protetti, idem i nomi di continenti.
“Il Texas, ad esempio, non potrà acquistare l’estensione
.paris”, precisa Backstrom. Al centro del dibattito sono le
tariffe di vendita e gestione dei nuovi domini. Tariffe decise
dall’Icann e subito finite nel mirino di paesi emergenti, che
denunciano costi troppo salati, che potrebbero creare
discriminazioni di trattamento fra le aziende “ricche” dei
Paesi avanzati e quelle “emergenti” di paesi in via di sviluppo. “Candidarsi per l’acquisto di un dominio costa 185mila
dollari - dice Backstrom -, ma ciò non garantisce automaticamente l’acquisto del dominio, perché ci vuole l’ok del
consiglio (dell’Icann, ndr) e l’esborso di 500mila dollari.
Inoltre, la gestione del dominio acquistato costa 25mila
dollari all’anno”. In soldoni, per l’acquisto e la gestione
decennale di un domino nuovo l’Icann incassa in media 2
milioni di dollari. Intanto per l’acquisto di alcuni domini, ad
esempio .shop, .web, .nyc, c’è già la fila.
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