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n°7. 5 aprile 2010
’
Sempre più alleati per l’iPad:
Amazon lancia un’applicazione
che renderà compatibili
con il nuovo tablet di Apple
i testi pensati per il Kindle
Svolte. Lʼindustria punta sui giochi che spopolano su Facebook & Co.
Addio vecchio gaming
La partita si fa social
Il mercato di videogame di nuova generazione varrà 4 mld entro il 2012
1,6 miliardi di dollari e di 4 miliardi
entro il 2012.
Naturale dunque che la crescente
popolarità di giochi come Farmville
su Facebook attirino lʼinteresse sia di
produttori che di investitori. Il nuovo
astro nascente fra le società di sviluppatori è Zynga, di San Francisco,
responsabile appunto di Farmville.
In Zynga ha creduto anche la società
russa di private equity Digital Sky
Technologies (possiede una quota
di Facebook) che lʼanno scorso ha
pompato nellʼazienda 180 milioni
dollari: investimento che ha regalato
a Zynga un valore di mercato stimato
tra i 1,5 e i 3 miliardi di dollari (la società ha registrato a novembre 2009
100 milioni di utenti unici mensili
e dichiarato 250 milioni dollari di
revenue allʼanno).
Lʼagenzia finanziaria Signal Hill
Capital valuta che ogni mese oltre
200 milioni di persone giochino su
Facebook, e dunque stima intorno al
50% il tasso di penetrazione.
Si tratta comunque, notano gli osservatori, di un mercato ancora allo
stato brado. Multiformi le tipologie
di rapporto fra le varie piattaforme e
le aziende di sviluppatori (Facebook
trattiene una quota delle revenue generate dai game, mentre MySpace,
almeno finora, preferisce lasciare
che le imprese degli sviluppatori
si arricchiscano in proprio). In progress anche il modello di business,
comunque marcatamente già diverso
da quelli sviluppati dal gioco tradizionale. Lʼaccesso al gioco è gratuito
e i ricavi vengono generati da minitransazioni effettuate nel corso del
gioco e dalla pubblicità.
Si prospetta una rivoluzione
anche nei tempi e nei costi della
produzione. Mentre per i giochi tradizionali sono necessari anche due
anni di tempo, i social game vengono
lanciati sul mercato ancora da perfezionare. Farmville è stato messo a
R.C.
punto in cinque settimane.
’
Game addio. E addio anche alle
console. La partita ora si gioca al
volo, con gli amici, senza pagare un
euro in attrezzature o nel download
di nuovi giochi. La nuova ondata si
chiama social game, “gioco sociale” e profuma così tanto di soldi che
lʼultima convention di sviluppatori
e editori di gaming, a San Francisco,
era affollata di analisti finanziari,
venture capitalist, investitori. Riuniti non tanto per vedere gli ultimi
sviluppi di PlayStation e XBox, ma
in cerca della nuova gallina che fa
le uova dʼoro allʼinterno dei social
network.
Il gioco che guida la “new wave”
è Farmeville. Una “fattoria” che sta
Incassi
Le microtransazioni
garantiranno
i ritorni economici
SENTIERIdelVIDEO
L’era della convergenza
L’ERA DELLA CONVERGENZA
’
Capofila
spopolando su Facebook e che
ha strappato migliaia di giocatori
dal tradizionale gaming: secondo
Nielsen Online anche i siti dedicati
al gioco dei principali portali stanno
registrando emorragie di pubblico
(Yahoo Games a gennaio ha registrato un crollo del 30% di audience,
con utenti scesi a 10 milioni contro i
14 dellʼanno precedente).
Non basta: il gioco “sociale” sta
mettendo a segno un obiettivo finora
mancato, la conquista del pubblico
femminile. Negli Usa il 59% dei
giocatori social è rappresentato da
ragazze anche se in Europa lo stacco
è minore (in Francia i maschi superano le femmine).
Per il settore, appesantito da un
lungo periodo di crisi, si tratta di
una grossa opportunità considerato il bacino di utenza dei social
network. Facebook conta da solo
più di 400 milioni di utenti mensili,
il diretto concorrente, MySpace, 100
milioni. Cifre di gran lunga superiori
al numero di possessori di console
tradizionali.
Le aziende della filiera si aspettano dal gaming social, per il 2010,
un aumento di revenue del 30%.
Michael Pachter, analista del settore videogiochi per la Wedbush
Morgan Securities, ha quantificato
la crescita del social gaming da 600
milioni di dollari nel 2008 a 1 miliardo di dollari nel 2009. Per il 2010 si
prevede il raggiungimento di quota
DELLE
Guida la carica
Zynga, società in cui
ha investito Dst
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COLLABORATORI
Paolo Barbieri, Elisabetta Bevilacqua,
Matteo Buffolo, Federico Ferrazza
OBIETTIVO
RAGAZZE
Il social gaming
riesce
a coinvolgere
il pubblico
femminile
Negli Usa
il 59%
dei giocatori è
rappresentato
da ragazze
Gli editori per ora
non hanno capito
la loyalty di Facebook
Il sorpasso su Google fa emergere
la differenza abissale fra due modelli
S
ono dati molto controvertibili, discutibili quanto si vuole, ma per la prima volta FB sembra
sorpassare Google in termini di accessi. Non
è una notizia di tipo sportivo: quando in Formula 1 un
concorrente sorpassa un altro, le macchine da corsa che
guidano sono relativamente simili. Qui invece la filosofia
dei questi due giganti è del tutto diversa. Google è stata
lʼanima del web 2.0 e lʼabbiamo sempre considerato
molto collaborativo, “wiki”, capace di incorporare
la collaborazione dellʼutente nella costruzione della
reputazione, che è la vera merce di scambio di Google. Vero, ma la ricerca su Google è qualcosa di molto
individualistico, come suggerisce lʼespressione “data
mining”: il cercatore dʼoro, solitario, cerca di sfruttare
al massimo le tracce dʼoro che ha trovato, senza farlo
sapere in giro. Ci serve unʼinformazione, la cerchiamo
su Google e abbiamo un lungo elenco di siti che potrebbero aiutarci. Ne troviamo uno dove ciò che cerchiamo
è disponibile a pagamento, e allora ricorriamo ad un
altro cercando di aggirare lʼostacolo...
Facebook è intimamente più collaborativo, più
relazionale. Il nostro profilo, se non abbiamo contatti,
“amici”, è inutile. Il modo di accedere allʼinformazione
è quello di “chiedere agli amici”: postiamo una nota o
un link sul tema, apriamo una discussione, teniamo conto
dei post che ci vengono inviati. Inoltre Facebook è un
luogo di “loyalty” e di “fairness”. Spiego questi termini: nel mio profilo devo essere aderente al mio io reale
(diversamente da quanto avviene altrove e soprattutto
nei mondi virtuali), perché cʼè stampata la mia faccia
e molti dei miei “amici” mi conoscono direttamente.
Sono tenuto alla veridicità dei dati, alla plausibilità delle
osservazioni, alla lealtà nellʼuso dei contenuti altrui:
vincoli molto più cogenti di una generica netiquette,
perché tutti mi possono riconoscere e modificare la mia
reputazione non solo internettiana, ma soprattutto reale.
Si pensi, come nel mio caso, a un docente che ha fra i
suoi amici colleghi e studenti; a una casa editrice che
ha un network di autori, critici e lettori; a un opinionista o un uomo politico. Questa lealtà potrebbe tornar
buona in un momento in cui il pagamento dei contenuti
e la remunerazione del copyright sono essenziali per la
sopravvivenza delle imprese editoriali. Reperire notizie
connettendosi ad altri probabilmente ispira comportamenti più leali che frugare dentro un motore di ricerca,
come un minatore dei vecchi tempi andati che butta
via cumuli di scorie per tesaurizzare una pepita dʼoro,
fregando se possibile il vicino. La mia impressione è che
lʼindustria editoriale non abbia ancora capito Facebook
e quello che può darle.
Di ENRICO MENDUNI
Professore di Media e Comunicazione
all’Università Roma Tre di Roma
Gian Carlo Lanzetti, Piero Laporta,
EDITORE: CORPO 10 SOC. COOP. a r.l.
Patrizia Licata, Davide Lombardi, Paolo Lombardi, Largo di Torre Argentina, 11 - 00186 Roma
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