Le Onde Convogliate Tesina per l’Esame di Stato di Tisat Nicola Anno Scolastico 2011/2012 0 Indice Introduzione……………………………………….. pag. 2 La modulazione FSK……………………………… pag. 4 Schema logico del circuito………………………... pag. 7 Descrizione dei singoli blocchi…………………….pag. 7 − Il modulatore………………………………. pag. 7 − Il circuito di trasmissione………………….. pag. 8 − Il circuito di ricezione……………………... pag. 9 − Il demodulatore…………………..………... pag. 10 Schema elettrico dei circuiti………………………. pag. 12 − Il trasmettitore……………………………... pag. 12 − Il ricevitore………………………………… pag. 14 Conclusioni………………………………………... pag. 15 Bibliografia………………………………………... pag. 18 1 Introduzione Scopo di questo progetto è la realizzazione di un trasmettitore e di un ricevitore digitale comunicanti tramite onde convogliate, ovvero scambiando dati lungo la linea della tensione di rete a 220V. L’idea di base è di sfruttare la connessione fisica presente fra due prese di corrente e costituita dalle linee dell’impianto elettrico per comunicare a distanza, senza quindi dover predisporre ulteriori cavi. Nel far questo è però necessario fare i conti col fatto che i conduttori utilizzati sono già sottoposti ad una tensione alternata di qualche centinaio di Volt, alla quale andremo a sommare il segnale da trasmettere con l’aiuto di un trasformatore. Essendo la frequenza della tensione di rete a 50Hz, per non confondere con quest’ultima il segnale utile è necessario che esso sia modulato ad una frequenza maggiore, in questo caso a 125 ÷ 175 kHz. È stata scelta una modulazione di tipo FSK, che permette un’ottima immunità dai disturbi ampiamente presenti all’interno della rete. L’ingresso del trasmettitore sarà collegato ad un tasto, col quale verranno imposti i livelli logici da trasmettere, mentre il ricevitore visualizzerà lo stato dell’interruttore su di un led. Chiaramente, sostituendo al tasto un circuito digitale come un microcontrollore, sarà possibile inviare pacchetti di dati da un luogo all’altro, creando una rete locale. Questa, anche se non veloce come può essere una classica LAN formata da elaboratori e connessi tramite doppino telefonico o cavo coassiale, permette comunque un’efficace scambio di dati e può essere utilizzata per automatizzare alcuni processi domestici: ad esempio un sensore di temperatura posto all’interno delle camere da letto può far avviare la caldaia posta nel seminterrato, il tutto comunicando la temperatura, opportunamente codificata in codice binario, tramite la linea elettrica, che raggiunge praticamente tutti gli ambienti domestici, senza dover predisporre la posa di ulteriori cavi all’interno dei muri, ma sfruttando quelli già esistenti. Un sistema domotico completo può richiedere decine di sensori e altrettanti attuatori: questo comporta un traffico dati piuttosto elevato e il rischio di collisione aumenta, a meno che non si predisponga ogni coppia trasmettitore-ricevitore di frequenze diverse, ma questo richiederebbe diverso tempo per tarare il tutto e inoltre bisognerebbe tenere conto della banda occupata dal segnale, che impedisce di usare un elevato numero di canali. Una soluzione è di realizzare un sistema del tipo Master-Slave, nel quale un ricetrasmettitore (Master) fa da capo a tutti gli altri (Slave): il Master coordina il flusso dati, interrogando a turno i vari sensori e dando le direttive corrette ai vari attuatori. Ogni periferica è 2 dotata di un indirizzo personale, che viene usato dal Master per comunicare con un solo dispositivo alla volta, evitando così conflitti. Si viene così a creare una sorta di LAN di tipo bus, con qualche affinità con la tipologia a stella: i dispositivi sono posizionati lungo un’unica dorsale (collegati tutti alla stessa linea) che condividono per la trasmissione; la comunicazione non è però possibile direttamente tra di loro, ma i dati devono passare obbligatoriamente per il dispositivo Master, che li richiede ad uno specifico dispositivo tramite l’uso del relativo indirizzo, li elabora e li rimette in rete a disposizione dell’attuatore individuato con un determinato indirizzo, in modo che non vengano rilevati erroneamente da apparecchi non interessati. Questa è solo una delle possibili soluzioni, ma è molto utile nel caso si voglia avere un’unica stazione dalla quale sia possibile controllare l’intero sistema di rice-trasmittenti, senza dover raggiungere un sensore posto magari in un punto scomodo solamente per ritoccare il valore di temperatura alla quale vogliamo che scatti ad esempio la nostra caldaia! Nel caso si desideri, invece, collegare fra loro dei computer, il tipo di LAN potrà essere un comune bus, senza Master né Slave, implementando un algoritmo per evitare conflitti fra i vari elaboratori. Una rete di questo tipo risulta essere molto interessante in ambienti quali uffici, in quanto è possibile creare una stazione di lavoro connessa alla rete ovunque ci sia una presa di corrente, che assolve anche allo scopo di alimentare la postazione. Sfruttando questo particolare, in città sarebbe possibile rendere disponibili alla popolazione delle prese di corrente che permettano anche la connessione alla rete internet, creando così un parallelo agli ormai diffusi “internet-point” con connessione Wi-Fi. I limiti delle onde convogliate rispetto alle onde radio sarebbero in realtà molteplici, a partire dalla velocità di comunicazione ed arrivando alla necessità di essere connessi fisicamente alla rete e non avere così una grande libertà di movimento che invece può avere tablet o smartphone; in compenso si avrebbe la possibilità di ricaricare la batteria del dispositivo mentre si naviga ed inoltre si ridurrebbe l’inquinamento elettromagnetico, dannoso per la salute. Questa tecnologia viene efficacemente utilizzata da ormai diversi anni dai fornitori di energia elettrica. Tramite la modulazione di segnali lungo le linee ad alta tensione, è possibile la comunicazioni fra le stazioni di abbassamento o di innalzamento della tensione; inoltre la tele lettura dei contatori viene effettuata proprio in questo modo. Un altro campo di utilizzo è la comunicazione con i treni in marcia. 3 La modulazione FSK La modulazione FSK (Frequency-shift keying) fa parte delle modulazioni analogiche di segnali digitali e consiste, in caso di trasmissione binaria e quindi con solamente due livelli possibili (1 o 0), nel variare la frequenza della portante in base al livello logico in ingresso: nel nostro caso una frequenza di 125kHz identifica il livello 0, mentre 175kHz individua il livello 1. L’informazione da trasmettere è quindi assegnata alla frequenza della portante e non all’ampiezza come nel caso di una modulazione d’inviluppo: questo rende la modulazione di frequenza maggiormente immune ai disturbi presenti in gran quantità nella rete elettrica, generati ad esempio dal motore di molti elettrodomestici. Il rumore infatti influenza l’ampiezza, ma non la frequenza dei segnali, assicurando così che la trasmissione abbia maggiori probabilità di andare a buon fine. Le frequenze usate per la portante devono essere il risultato di tre condizioni: − Frequenza maggiore o uguale alla frequenza della modulante; − Valori abbastanza distanti da permettere un’adeguata separazione ed evitare così interferenze d’intersimbolo; − Limitare la banda occupata, in modo da consentire un maggior numero di canali. L’indice di modulazione mf indica quanto il segnale è modulato, e va da 0 a 1; oltre si presenta un effetto di distorsione chiamato sovramodulazione. Esso corrisponde al rapporto (f1-f0) fra la differenza tra le frequenze corrispondenti ai due livelli logici e la velocità di modulazione (Vm) in baud: mf = f1 − f 0 2∆f = Vm Vm dove ∆f corrisponde alla deviazione di frequenza, ovvero di quanto la frequenza della portante si discosta in corrispondenza dei livelli logici dalla frequenza centrale (collocata al centro della banda disponibile). 4 La banda occupata dal segnale si calcola usando questa formula: B FSK = ( f1 + f c ) − ( f 0 − f c ) = f1 − f 0 + 2 f c dove fc indica la frequenza di cifra in baud. La formula può essere dedotta osservando lo spettro di questo tipo di modulazione: esso è formato da due parti, la prima centrata sulla frequenza corrispondente al livello basso, la seconda centrata sulla frequenza corrispondente al livello alto. Gli estremi di ciascuna “mezza” banda sono distanti dalla frequenza f0 o f1 di un valore corrispondente alla frequenza di cifra, dalla quale dipende quindi la banda occupata. I grafici che seguono sono relativi ad una portante di tipo sinusoidale, modulata con un’onda quadra. In realtà lo spettro del segnale, essendo un’onda di tipo sinc(f), continua all’infinito presentando ripetizioni a frequenze pari a multipli della frequenza portante (armoniche), ma il segnale risulta notevolmente attenuato già dalla prima ripetizione, limitando di fatto la banda all’intorno dell’armonica fondamentale. Ciò è stato evidenziato grazie all’uso di un analizzatore di spettro, il quale mostra evidentemente la componente continua del segnale (prima linea sulla sinistra). Proseguendo verso destra, la seconda linea indica la frequenza della portante (in questo caso 125kHz), mentre la successiva rappresenta un’armonica, attenuata di circa 10dB 5 (ovvero 10 volte minore) rispetto alla portante. Le successive armoniche risultano essere sempre più attenuate, fino a confondersi col rumore. Si può notare come siano presenti solamente le armoniche dispari (1×f; 3×f; 5×f; 7×f; etc.), essendo la portante in questo caso non un’onda sinusoidale ma un’onda quadra, la quale è appunto formata solamente dall’armonica fondamentale più le armoniche dispari. Commercialmente vengono utilizzate frequenze più vicine (1300 e 2100 Hz) che permettono 1200 baud con un indice di modulazione di 0.66 (standard V.23 C.C.I.T.T.) e una banda di 3200Hz, ma in questo progetto sono state utilizzate le frequenze indicate in precedenza sia per motivi pratici, quali la velocità di far i conti necessari usando valori il più possibile tondi, sia perché, com’è stato scritto sopra, usando frequenze più alte è possibile usare un segnale modulante a frequenze più alte. Questo comunque non altera la trattazione, ma solamente i valori dei componenti impiegati all’atto pratico della realizzazione del circuito. È possibile che nella commutazione fra uno stato logico e un altro, venga a mancare la continuità di fase nella portante, con una brusca variazione del livello del segnale. Questo crea componenti ad alta frequenza che possono disturbare altri canali di comunicazione. Sono stati quindi elaborati altri tipi di modulazioni quali la CPM (Continuous Phase Modulation) che risolve questo problema assicurando la continuità di fase in una modulazione FSK. La modulazione FSK viene usata nelle trasmissioni di dati fra modem (fino a qualche tempo fa veniva impiegata la AFSK, Audio Frequency-Shift Keying, la quale usava frequenze in campo audio, i cosiddetti toni. Essi erano udibili quando si alzava la cornetta telefonica, producendo un caratteristico suono. Questi tipi di modem risultano però essere lenti e sono così stati sostituiti da altri modelli che utilizzano frequenze più elevate), nei ponti radio, nei cellulari, nei collegamenti via satellite. Per il modulatore si può utilizzare un VCO, ovvero un oscillatore controllato in tensione. Questa soluzione è sicuramente una delle più semplici, ma non assicura la continuità di fase, che come abbiamo precedentemente visto, può causare dei disturbi per altri canali. Per il demodulatore si può utilizzare efficacemente un circuito ad anello ad aggancio di fase (PLL, Phase-Locked Loop). Entrambi questi circuiti (VCO e PLL) verranno discussi in seguito. 6 Schema logico del circuito Il sistema è composto da quattro blocchi, divisi in due unità collegate fra loro dalla rete di alimentazione: il trasmettitore (formato da modulatore e circuito di trasmissione) e il ricevitore (formato dal circuito di ricezione e dal demodulatore). Sono inoltre presenti, ma non riportati nello schema logico, gli alimentatori per generare le tensioni necessarie al funzionamento dei vari blocchi. Il cuore del circuito di modulazione e di quello di demodulazione è costituito da un unico In Modulatore Circuito di trasmissione 220Vac Circuito di ricezione Out Demodulatore integrato siglato CD4046. Esso contiene un VCO e due tipi di comparatori di fase, descritti in seguito. Descrizione dei singoli blocchi Il modulatore Il modulatore è la parte di circuito che si occupa di creare una portante modulata a seconda del segnale da trasmettere. È formato da un VCO, ovvero un oscillatore la cui frequenza è proporzionale alla tensione applicata ai suoi ingressi: nel nostro caso vengono applicati i due livelli logici 0 e 1. Avremmo quindi una frequenza diversa per ogni livello, rispettivamente 125 kHz e 175 kHz. Il VCO contenuto nell’integrato è di tipo digitale, ovvero non basato sull’uso di diodi varicap, ma su porte logiche. I diodi varicap sono particolari componenti, i quali variano la loro capacità di giunzione al variare della tensione di polarizzazione inversa. Per questo motivo essi vengono solitamente usati in polarizzazione inversa, impedendo così che vi scorra corrente. Considerando questa caratteristica, risulta evidente come essi possano essere inseriti in circuiti LC accordati e quindi essere efficacemente impiegati in oscillatori sinusoidali, anche ad alta frequenza. Questi tipi di VCO non possono chiaramente essere implementati all’interno di integrati, a causa della dimensione delle induttanze; per questo vengono usati oscillatori digitali. 7 Nel caso del CD4046, la tensione di controllo VCO_in, tramite uno specchio di corrente e due resistenze (R1 e R2), viene convertita in una corrente. Quest’ultima va a caricare il condensatore C1 attraverso i quattro mosfet connessi a ponte e attivi alternativamente in senso “diagonale”: i transistor attivi contemporaneamente saranno perciò quello in alto a sinistra e quello in basso a destra, oppure quello in alto a destra e quello in basso a sinistra, permettendo così a C1 di caricarsi e scaricarsi attraverso essi (configurazione totem-pole). La tensione presente ai capi del condensatore viene controllata da due porte NOT con ingresso a trigger di Schmitt, dotate cioè di livelli di soglia precisi e con un ciclo d’isteresi. La porta è quindi dotata di due valori di soglia: Vt+ e Vt- . Quando il segnale in ingresso supera Vt+, l’uscita passa a livello alto, ma ritorna a zero solamente quando l’ingresso è sceso sotto a Vt-. Questo intervallo di tensione fra le due soglie permette al condensatore di caricarsi, ma appena questo raggiunge ai suoi capi una tensione pari a Vt+, le porte triggherate fanno scattare il latch SetReset formato dalle 2 porte NOR. L’uscita di questo flip-flop comanda il ponte di mosfet, il quale inverte la polarità ai capi del condensatore, che inizia a scaricarsi fino a quando la tensione ai suoi capi non raggiunge Vt-, facendo commutare il latch e ricominciando così il ciclo. L’onda quadra in uscita viene presa dal segnale che comanda i gate dei due mosfet di uno dei due semiponti. La frequenza è quindi funzione della tensione VCO_in, realizzando così un oscillatore controllato in tensione. Il circuito di trasmissione Il circuito di trasmissione si occupa di sommare il segnale modulato alla tensione sinusoidale di rete, permettendo così di diffondere l’informazione su tutto l’impianto a 220V. Per ottenere ciò è stato usato un trasformatore per alta frequenza con rapporto di trasformazione 1:1, il cui primario è comandato tramite un transistor di segnale che può lavorare a frequenze maggiori di un BJT di potenza. È inoltre stato inserito un diodo di ricircolo in parallelo all’avvolgimento, per evitare che sovratensioni causate dalla rapida variazione di corrente nella bobina (fronti dell’onda quadra) danneggino il BJT. 8 Il secondario del trasformatore è connesso alla rete tramite un condensatore da 10nF, di cui si sfrutta la reattanza capacitiva per abbassare il valore della tensione di linea. Infatti, mentre per una frequenza di 125 kHz la reattanza Xc vale solamente 127Ω e permette quindi al segnale di passare, a 50 Hz si ha una resistenza di più di 300kΩ (318309Ω), la quale fa passare pochissima corrente e diminuisce la tensione da 220V a valori molto minori. Questo è necessario per evitare che la tensione di linea (220V) bruci gli avvolgimenti, realizzati con filo di rame estremamente sottile; inoltre, se anche le spire resistessero, il rapporto di trasformazione 1:1 presenterebbe sul primario nuovamente 220V, i quali comporterebbero seri danni al circuito con rischi anche per l’operatore, che si ritroverebbe a manovrare un circuito in cui sono presenti tensioni letali. Chiaramente è necessario che questo condensatore sia caratterizzato da una tensione massima superiore a quella di picco della tensione di rete, ovvero 311V. È stato utilizzato un condensatore al poliestere con tensione massima di 400V. Il segnale si diffonde così in tutta la rete e può essere prelevato dal ricevitore da una qualunque presa a muro, per poi essere demodulato. Il circuito di ricezione Questo circuito si occupa di estrarre il segnale utile dalla rete e di condizionarlo per renderlo utilizzabile dal demodulatore. È composto dal trasformatore ad alta frequenza, connesso alla linea tramite un condensatore da 10nF 400V per gli stessi motivi visti nel trasmettitore, da un comparatore e da due BJT. In ingresso al comparatore (realizzato con un amplificatore operazionale siglato LM318) è posto il segnale in uscita dal trasformatore. È stata aggiunta una protezione per evitare che sovratensioni mettano fuori uso lo stadio d’ingresso dell’integrato: questa è realizzata da due diodi, connessi come in figura, i quali intervengono solamente in caso di tensioni maggiori di Vcc oppure negative. La soglia d’intervento del comparatore è decisa tramite un potenziometro, con il quale si può quindi regolare la sensibilità del ricevitore: questa taratura è bene che sia eseguita ogni volta che il punto in cui il trasmettitore o il ricevitore è connesso alla rete viene cambiato. Sia l’ingresso sia l’uscita del comparatore sono stati disaccoppiati con dei condensatori da 10nF, come ulteriore filtro contro eventuali componenti continue che possono far saturare gli stadi successivi. 9 I due BJT successivi squadrano ulteriormente il segnale e portano l’ampiezza del livello alto al valore di +Vcc. Sono utilizzati due transistor per assicurare un adeguato guadagno ed essere certi di ottenere dei fronti abbastanza pendenti nell’onda quadra in uscita. Il demodulatore Il demodulatore si occupa di risalire al segnale che ha modulato la portante; trattandosi di una modulazione in frequenza (FSK), il demodulatore dovrà essere un convertitore frequenza/tensione. L’integrato usato (CD4046) è infatti in realtà un PLL (Phase Locked Loop), il quale permette efficacemente questa conversione. Questo “anello ad aggancio di fase” è utilizzato in molti campi dell’elettronica, ad esempio come generatore di clock nei sistemi a microprocessore, perché permette un’elevata precisione anche a frequenze elevate. Il essere circuito riassunto può dallo schema a lato, formato da un filtro passa basso, un Segnale modulato Comparatore di fase comparatore di fase e un oscillatore controllato Filtro passa basso Modulante VCO in tensione (VCO), la cui frequenza è determinata dal valore in tensione del segnale al suo ingresso. Il comparatore di fase riceve due ingressi: il segnale modulato e l’oscillazione del VCO. Solo nel caso le frequenze dei due segnali siano uguali, l’uscita del comparatore è zero, altrimenti è un valore variabile nel tempo. In questo caso il filtro passa basso fornisce un livello di tensione che tende a modificare la frequenza del VCO in modo da farla coincidere con quella del segnale ricevuto. In questo modo, se il segnale è modulato in FM, la frequenza del VCO tende a seguire le variazioni in frequenza e l’uscita del filtro è proporzionale al segnale modulante. Sono presenti due comparatori di fase nell’integrato, impiegati a seconda del caso. Il primo comparatore è costituito da una porta XOR, la quale dà in uscita un livello logico alto solamente quando i segnali in ingresso non sono uguali, ovvero quando sono uno alto e uno basso o viceversa. Applicando l'uscita dello XOR a un filtro passa basso si ottiene una tensione proporzionale alla differenza di fase tra i due segnali. Questo tipo di comparatore è sensibile al duty cicle, per questo il segnale in ingresso dovrebbe avere un d.c. pari al 50%. Nel nostro caso questo non può essere assicurato, perciò viene usato il comparatore di fase 2. 10 Il secondo comparatore consiste in un circuito sequenziale asincrono, formato da quattro flip-flop. Esso agisce solamente in presenza del fronte di salita del segnale in ingresso e non è quindi condizionato dal duty cicle. Nel caso in cui la frequenza del segnale in ingresso sia maggiore di quella del VCO, il comparatore pone a livello alto la sua uscita, la quale carica il condensatore del filtro passa basso e incrementa la frequenza del VCO; se invece la frequenza del segnale è minore di quella del VCO, l’uscita viene messa a massa, così da scaricare il condensatore del filtro e da far diminuire la frequenza di oscillazione del VCO; nel caso in cui la fase (e quindi la frequenza) sia la stessa fra i due segnali, la sua uscita passa in uno stato di alta impedenza, la quale permette di non scaricare il condensatore del filtro passa basso connesso all’uscita e mantenere la frequenza del VCO agganciata a quella del segnale in ingresso. È inoltre presente un’ulteriore uscita (Phase Pulses Output) che può essere usata per indicare quando il PLL è agganciato, in quanto questa va a livello alto solamente quando l’uscita del comparatore va nello stato ad alta impedenza. Il filtro passa basso è esterno all’integrato, ed è formato semplicemente da una resistenza e da un condensatore di valore rispettivamente 470kΩ e 39nF. Esso svolge la fondamentale funzione di caricarsi sul valore medio del segnale in uscita dal comparatore di fase, e fornire quindi al VCO una tensione continua. Il segnale, una volta demodulato, è disponibile per le più svariate applicazioni, come abbiamo visto nell’introduzione. I circuiti di alimentazione sono del tutto simili sia per il trasmettitore sia per il ricevitore, e sono formati dalla classica configurazione trasformatore, ponte a diodi, condensatore e stabilizzatore. Il secondario del trasformatore dà 12Veff, che una volta raddrizzati dal ponte di graetz, caricano il condensatore al valore di picco della semionda pari a 17V. Il ponte a diodi è formato da quattro semiconduttori siglati 1N4007, adatti a sopportare correnti di 1A e tensioni 11 inverse fino a 1000V. Il condensatore è da 1000uF, valore forse esagerato considerando l’assorbimento modesto del circuito in questione, ma che permette un ripple estremamente ridotto, evitando così di influenzare in alcun modo la logica di comando. Gli stabilizzatori sono degli integrati siglati 7805 e 7812, i quali provvedono a fornire una tensione continua rispettivamente di +5V e +12V. Schema elettrico dei circuiti Il trasmettitore Possiamo notare come il transistor che fa da driver per il trasformatore ad alta frequenza sia alimentato a 12V, in modo da ottenere una maggiore potenza di trasmissione e coprire così una distanza maggiore. Per ottenere i 12V è stato utilizzato uno stabilizzatore LM7812, il quale abbassa la tensione di 17V presente ai capi del condensatore di filtro. La tensione, regolata dall’integrato, è poi nuovamente abbassata a 5V, valore necessario al VCO per funzionare correttamente. 12 Queste due regolazioni permettono di dividere la caduta di tensione che ogni regolatore deve realizzare, dividendo così la potenza dissipata da ogni integrato. Infatti, supponendo una corrente di 100mA, il primo stabilizzatore dovrebbe dissipare: Pd 1 = (Vin − Vout ) ⋅ I = (17 − 12 ) ⋅ 0.1 = 0.5W , mentre il secondo stabilizzatore: Pd 2 = (12 − 5) ⋅ 0.1 = 0.7W . Se si fosse passato direttamente da 17V a 5V, la potenza (che ipotizzando 100mA sarebbe stata di 1.2W) sarebbe stata dissipata solamente da un unico integrato, con la possibilità di un surriscaldamento se non si procede ad applicare un’aletta di raffreddamento. Sono stati inoltre inseriti dei condensatori da 100nF estremamente vicini ai pin d’ingresso e di uscita degli stabilizzatori, in modo da evitare l’insorgere di auto oscillazioni che si possono propagare lungo tutto il circuito e interferire col funzionamento dell’intero sistema. Inoltre un diodo posto in parallelo all’integrato evita, al momento dello spegnimento, che la tensione presente ai capi del condensatore posto in uscita tenti di scaricarsi attraverso l’integrato, danneggiandolo. La carica immagazzinata viene invece deviata verso l’ingresso dello stabilizzatore, dove potrà scaricarsi agevolmente attraverso l’integrato. I valori delle resistenze e del condensatore connessi al VCO, che determinano le frequenze di oscillazione, sono stati determinati in parte per via empirica, in quanto il datasheet dell’integrato non mette a disposizione delle formule ma solamente dei grafici dai quali dedurre il valore approssimato dei componenti; vanno inoltre considerate le varie tolleranze costruttive: alle volte la pratica risulta più efficace della teoria. I due led, verde e rosso, indicano rispettivamente la presenza di tensione di alimentazione e la pressione del tasto di trasmissione. 13 Il ricevitore Nel ricevitore è stato usato un solo stabilizzatore, alettato per favorire la dissipazione del calore generato: montare un altro regolatore solamente per dividere la potenza dissipata sarebbe stato antieconomico e avrebbe occupato spazio inutilmente nella basetta mille fori. Anche nel ricevitore vengono utilizzati due led: uno verde per indicare, come nel trasmettitore, la presenza di tensione di alimentazione e quindi l’operatività del circuito; uno rosso per indicare l’avvenuta ricezione del segnale. Quest’ultimo led si accende alla pressione del tasto nel circuito del trasmettitore. Il trimmer del comparatore serve a regolare la sensibilità del ricevitore: esso va manovrato in modo che il led rosso risulti acceso quando il tasto remoto è premuto e si spenga quando il tasto viene rilasciato. 14 Conclusioni Il sistema di trasmissione descritto in questa trattazione è stato realizzato prima come prototipo su una basetta sperimentale (breadboard) e poi, una volta diventato definitivo, su di una basetta mille-fori. Essendoci tensioni pericolose (220Vac) le piazzole di rame sotto i trasformatori di alimentazione e di segnale fra i contatti del primario e del secondario sono state eliminate, in modo da permettere un adeguato isolamento e scongiurare il pericolo di formazione di archi elettrici. Come ulteriore protezione è stato inserito un fusibile, che interviene scollegando il circuito dall’alimentazione in caso di cortocircuiti o sovrassorbimenti che in casi particolarmente gravi possono portare all’esplosione di alcuni componenti. Grazie ad un generatore di funzioni collegato in ingresso al posto del tasto, è stato possibile evidenziare la modulazione FSK sullo schermo dell’oscilloscopio: È possibile notare come ad un livello di tensione alto in ingresso (canale 1 – linea rossa) corrisponda una frequenza di oscillazione maggiore (canale 2 – linea gialla) in uscita dal VCO. 15 Il sistema funziona bene, e la trasmissione è stata collaudata anche a diverse decine di metri di distanza fra trasmettitore e ricevitore, senza nessun problema, se non l’eventuale correzione da effettuare al trimmer della sensibilità. Purtroppo il vero problema che questa tecnologia può incontrare una volta applicata all’interno di una rete è dato dall’enorme quantità di rumore presente nella linea, specialmente nelle industrie dove i motori elettrici a spazzole introducono disturbi causati dalla commutazione dei contatti striscianti sul collettore. Altre fonti di rumore sono gli alimentatori realizzati con tecnologia switching, come ad esempio gli alimentatori dei computer oppure le lampade a risparmio energetico, che contengono nel circuito d’avviamento un inverter ad alta frequenza. Questi disturbi possono essere abbastanza ampi e possono creare delle interferenze fino ad annullare il segnale utile, risultando così inefficace la trasmissione. Il problema può essere risolto aumentando l’ampiezza del segnale modulato, permettendo così una maggiore distanza di trasmissione. Ma la vera soluzione sta nell’usare dei filtri passa banda estremamente stretti sulle frequenze di trasmissione, evitando così che lo stadio ricevitore venga fatto saturare da segnali che non interessano la trasmissione. In parte questo compito viene già svolto dal condensatore posto sul primario del trasformatore, che ha scopo essenziale di eliminare l’onda a 220V, ma anche di attenuare frequenze minori di quelle usate per la comunicazione. Un ulteriore filtro può essere applicato al secondario, prima degli amplificatori del circuito ricevitore, rendendolo così maggiormente immune al rumore. Questo dovrebbe preferibilmente non impiegare delle resistenze, in quanto il segnale utile deve essere smorzato il meno possibile. Ideale sarebbe utilizzare un filtro attivo: l’unica limitazione di questa tipologia sta nella frequenza massima, che nel caso si usino amplificatori operazionali si attesta attorno a qualche MHz. Nel nostro caso quindi non ci sono problemi, visto che al massimo abbiamo 175KHz, ben al disotto del limite. Per applicazioni domestiche questo filtro non risulta necessario, in quanto i disturbi presenti nella rete sono abbastanza contenuti e il circuito PLL presenta un’ottima selettività nel range di frequenze scelto, evitando di agganciarsi a valori di oscillazione maggiori o minori di quelli previsti. Se invece il circuito fosse applicato in contesti industriali oppure ovunque l’affidabilità di trasmissione sia fondamentale, un eventuale filtro dovrebbe assolutamente essere inserito. 16 Termino questa trattazione inserendo alcune immagini della realizzazione pratica, che è stata fissata su di una tavoletta di compensato. Il trasmettitore: Il ricevitore: 17 Bibliografia D. Tomassini, Telecomunicazioni corso di telecomunicazioni, Thecna, 2009 Manuale Cremonese di Elettronica, Zanichelli, 2008 18