Informazioni al consumatore La termogenesi

Informazioni al consumatore
La termogenesi
L'effetto termico del cibo è definito come la quantità di energia spesa dall’organismo ogni volta
che assume degli alimenti; la termogenesi alimentare si distingue in: fissa e facoltativa.
La termogenesi fissa è l'energia che spende l'organismo per la digestione, l'assorbimento e
l'utilizzazione degli alimenti; essa dipende molto dal tipo di cibo assunto. I carboidrati hanno un
effetto termico del 7%, i lipidi del 3%, mentre le proteine possono arrivare anche al 35%. In media
per un pasto completo l'effetto termico del cibo è del 10%.
La termogenesi facoltativa è data dalla spesa energetica dovuta all'attivazione del sistema nervoso
simpatico in seguito all'ingestione di un pasto.
La termogenesi svolge un ruolo importate anche durante il dimagrimento. Durante le restrizioni
caloriche, l'organismo mette in atto numerose compensazioni: la perdita di massa magra e la
diminuzione della termogenesi indotta dalla dieta, della termogenesi adattativa (cioè quella
indotta dall’iperalimentazione, dallo stress e dai cambiamenti climatici) e della secrezione di
ormoni tiroidei. Questa fine regolazione viene messa in atto dall'organismo per conservare
energia. Questo porta ad una maggiore efficienza metabolica, che nella successiva fase di rialimentazione porta ad un rapido recupero di tessuto adiposo nelle fasi iniziali e poi
successivamente della massa magra. Questo significa che il metabolismo rimane ancora basso, e
che c'è una maggiore facilità di incamerare grasso e di riacquistare il peso in quantità maggiori
rispetto ai valori iniziali (effetto yo-yo). E’, quindi, una buona regola dare un giorno e mezzo di
libertà calorica a settimana per le caratteristiche del metabolismo.
Il metabolismo, quindi anche la capacità termogenica, dipende anche da fattori genetici, che sono
diversi da individuo a individuo; ciò influenza il cosiddetto tessuto adiposo bruno, capace di
produrre calore ed energia “bruciando” i grassi.
All’interno dei cosiddetti “integratori termogenici” si ha la presenza di sostanze in grado di
accelerare il metabolismo, producendo calore e disperdendolo; andando ad aumentare la spesa
energetica dell'organismo si andranno indirettamente a bruciare i grassi, favorendo la perdita del
tessuto adiposo in eccesso.
Garcinia (Garcinia Cambogia (Gaertn.) Desr.)
Questa piccola pianta legnosa cresce spontanea negli ambienti tropicali, tipici di Paesi come
Vietnam, Cambogia, Filippine e India meridionale.
La droga è costituita dal frutto, che contiene pectine, calcio, carboidrati e fino al 30% di acido
idrossicitrico.
L'acido idrossicitrico è in grado di bloccare la sintesi di acetil-coenzima A, una molecola utilizzata
dall'organismo per la sintesi di colesterolo ed altri lipidi; in questo modo la Garcinia è in grado di
ridurre la sintesi degli acidi grassi e del colesterolo, stimolando anche il senso di sazietà. Si ritiene
che tale sensazione derivi dall'accumulo nel fegato di glicogeno, processo che viene stimolato dalle
unità carboniose non utilizzate nella sintesi degli acidi grassi, in seguito all’inibizione della citrato
liasi.
Il cervello, informato di questo aumentato deposito di glicogeno a livello epatico, reagisce
inibendo il nucleo ipotalamico della fame e stimolando invece quello della sazietà, poiché ciò
significa che le riserve di energia dell'organismo sono state ricostituite e quindi non è più
necessario introdurre altro cibo.
L’acido idrossicitrico sembra inibire anche l’alfa-amilasi pancreatica, riducendo quindi il
metabolismo dei carboidrati. Prima di essere assorbiti i carboidrati complessi devono essere
idrolizzati, tramite vari enzimi, in unità monosaccaridiche. Il glucosio e gli altri monosaccaridi
generati attraverso questo processo vengono trasportati attraverso il circolo portale nel fegato. I
monosaccaridi che non sono utilizzati subito, vengono immagazzinati come riserva energetica
sotto forma di glucosio nel fegato o come grassi nel tessuto adiposo. L’inibizione dell’alfa-amilasi
interferisce con la digestione dei carboidrati da complessi a semplici (quindi con l’assorbimento
degli zuccheri), riducendo pertanto le calorie derivate dall’assunzione degli stessi.
Garcinia
ossidazione
piruvato, acidi
grassi e
degradazione
aminoacidi
CITRATO
citrato
liasi
OSSALACETATO
OSSALACETATO
+ ACETIL CoA
ACETILCoA
citrato
sintasi
sintesi ac.
grassi e
colesterolo
Caffè verde (Coffea arabica L.)
Originaria delle montagne dell’Etiopia, questa specie presenta foglie ovali, opposte, lucide, di
colore verde scuro e con i margini ondulati, portate da fusti e rami esili. In estate questo albero
sempreverde (può arrivare fino ad 8 m) produce grappoli ascellari di fiori bianchi stellati e dotati di
un intenso profumo, ai quali fanno seguito delle drupe (bacche), inizialmente verdi e scarlatte a
maturità, contenenti due chicchi di caffè.
I semi (chicchi) vengono liberati dalla polpa del frutto per via umida (fermentazione e successivo
lavaggio) o per via secca (essiccazione e decorticazione meccanica); in questo modo si ottengono
chicchi di caffè di colore verde-giallo, privi di odore.
I semi di Coffea arabica hanno un contenuto di caffeina molto inferiore rispetto a quello delle altre
specie di larga diffusione (es. C. robusta) e rispetto alle altre specie è autoimpollinante, cioè
autogama e inoltre predilige coltivazioni ad alta quota (tra 1000 e 2000 metri).
Il caffè verde contiene circa il 50% di polisaccaridi, 10% di proteine, 15% di lipidi e 5% circa di
fenoli acidi, caffeico e clorogenico; il contenuto di caffeina è in media dell’1.5% .
Una volta ingerito, l'acido clorogenico viene idrolizzato, con conseguente liberazione di acido
caffeico, che può essere assorbito ed espletare le varie funzioni di cui è dotato, tra cui potente
antiossidante e antinfiammatorio (inibisce le ciclossigenasi 1 e 2).
acido clorogenico
Studi farmacologici hanno dimostrato che l’acido clorogenico, inoltre, è un inibitore dell’enzima
glucosio-6-fosfatasi che rallenta il rilascio del glucosio nel sangue. Si verifica pertanto un
abbassamento del tasso ematico di glicemia nel sangue e un aumento delle concentrazioni
epatiche di glucosio-6- fosfatasi e di glicogeno. L’effetto sul controllo degli zuccheri nell’organismo
è amplificato da un secondo meccanismo: l’inibizione del loro assorbimento. Si ipotizza che questo
avvenga attraverso un meccanismo di intervento specifico e diretto sulle cellule della mucosa
intestinale, determinando una riduzione del passaggio in circolo degli zuccheri introdotti con il
cibo.
L-Carnitina
La carnitina è un acido carbossilico a corta catena contenente azoto, sintetizzato a livello epatico e
renale a partire da due aminoacidi, la metionina e la lisina (in presenza di ferro, vitamina C, B1
e B6). All'interno del nostro corpo la carnitina si trova concentrata soprattutto a livello muscolare
(circa il 95%) e cardiaco.
Le funzioni principali della carnitina sono:
• facilitare l'ingresso degli acidi grassi a lunga catena all'interno dei mitocondri, dove
vengono ossidati per produrre energia, disponibile per la cellula sotto forma di ATP
• mantenere costante il rapporto AcetilCoA/CoA all'interno delle cellule: l'ottimizzazione di
questo rapporto favorisce la conversione del piruvato e del lattato ad AcetilCoA,
soprattutto a livello delle fibre di tipo I. Da tale funzione deriva l'ipotesi in base a cui la
carnitina limiterebbe l'accumulo di acido lattico e permetterebbe un miglioramento della
prestazione.
La carnitina è contenuta soprattutto negli alimenti di origine animale, come la carne ed i prodotti
caseari. Con gli alimenti la quota di carnitina normalmente introdotta si aggira sui 60-120 mg al
giorno; nei vegani questa quota scende a 10-12 mg/die.
La carnitina è considerata un nutriente essenziale condizionato in quanto, in determinate
condizioni patologiche, il suo mancato apporto con la dieta provoca uno stato carenziale. Questo
si verifica in caso di disordini ereditari dei processi di sintesi della carnitina, insufficienza epatica,
emodialisi, nei neonati prematuri (biosintesi insufficiente e/o perdita renale) oppure aciduria
(eliminazione della carnitina legata agli acidi grassi).
Le proprietà della carnitina sembrano essere molteplici: coadiuvante nelle diete dimagranti,
poiché funge da trasportatore di acidi grassi in energia; recenti studi le attribuiscono anche un
ruolo importante nell'abbassamento dei livelli ematici di colesterolo (aumento di quello HDL) e
trigliceridi; sembra influire direttamente sull’acetilcolina, un neurotrasmettitore essenziale per
molte funzioni cerebrali; coadiuvante nelle malattie cardiovascolari, muscolari, renali e nelle
disfunzioni epatiche.
Curcuma (Curcuma longa L.)
Si tratta di un’erba perenne, originaria dell’India, con grandi foglie ellittiche, fiori gialli, riuniti in
una spiga munita di brattee.
La droga è costituita dal rizoma, raccolto dopo che la parte aerea si è disseccata; questo viene
privato dalle radici, cotto nell’acqua e posto in appositi essiccatoi.
Il rizoma contiene circa il 50% di amido, un olio essenziale (costituito soprattutto da
sesquiterpeni), dei monoterpeni e dei curcuminoidi, tra cui il principale è la curcumina, il principio
attivo della droga, poi dimetossicurcumina e bisdimetossicurcumina.
curcumina
Fin dai primi studi scientifici, fu notata la scarsa biodisponibilità (assorbimento) della curcuma;
infatti, dopo la sua somministrazione orale, la concentrazione di curcumina nel sangue è
estremamente bassa. La curcumina assorbita nell’intestino viene rapidamente metabolizzata,
prevalentemente ad opera del fegato. I prodotti derivati da tale processo vengono per la massima
parte eliminati con la bile e solo in piccola percentuale immessi nel circolo ematico attraverso il
quale raggiungono i tessuti.
Per migliorare l’efficacia della curcuma sono state proposte varie strategie. Sia in modelli animali
che nell’uomo, l’associazione con piccole quantità di piperina si è dimostrata in grado di
aumentare le concentrazioni plasmatiche della curcumina. L’effetto è imputabile alla riduzione, da
parte della piperina, della metabolizzazione epatica della curcumina.
Ma è soprattutto la formulazione tra curcuma e complessi fosfolipidici (con lecitina di soia), che ha
dimostrato di incrementare notevolmente l’assorbimento e le concentrazioni plasmatiche dei
componenti polifenolici e degli acidi triterpenoidi. Per tale motivo la “curcumina fosfolipide” viene
oggi ritenuto uno dei modi più efficaci di somministrare la curcuma.
Nel grafico sottostante possiamo notare la differenza tra la concentrazione nel sangue tra i
metaboliti della curcuma in polvere e la curcuma fitosomiale:
Metabolizzazione curcumina
curcumina glucuronide nel plasma
(ng/mL)
1600
1400
1200
1000
curcuma
fitosoma
curcuma
polvere
800
600
400
200
0
0
15'
30'
60'
80'
120'
La curcumina, così complessata, viene incorporata in una matrice lipidica, e i fluidi extracellulari
possono trasportarla attraverso le membrane biologiche, incrementandone la captazione
cellulare. Questa particolare forma di curcuma con lecitina di soia ha dimostrato incrementare
l’assorbimento orale di curcuminoidi fino a 30 volte; tutto ciò permette di ottenere una risposta
funzionale a dosaggi significativamente più bassi rispetto alla curcumina non complessata.
Fitosoma
curcumina
(all’interno delle
teste dei fosfolipidi
azzurri e viola)
Membrana
cellulare
Gli estratti di curcuma presentano attività antinfiammatoria, antiossidante ed immunostimolante.
I meccanismi d'azione responsabili di queste proprietà sono stati accertati e comprendono
l'inibizione delle ciclossigenasi e delle lipossigenasi, i due mediatori principali dell’infiammazione.
fosfolipidi di
membrana →
fosfolipasi A2→ acido
arachidonico
5- lipossigenasi
leucotrieni
ciclossigenasi-2
ciclossigenasi-1
(COX-2)
(COX-1)
prostaglandine
trombossani
INFIAMMAZIONE
Le indicazioni comuni all'impiego di estratti di curcuma sono rappresentate da dispepsia
funzionale, calcolosi della colecisti, dispepsia biliare, epatopatie croniche (inibizione della
deposizione di collagene nel fegato) e malattie infiammatorie.
La curcumina si è rivelata particolarmente utile per la sua attività antinfiammatoria,
sovrapponibile a quella di farmaci come il cortisone nella fase acuta dei processi flogistici. Ad alte
dosi la curcumina sembra stimolare i surreni a secernere più cortisone, esplicando quindi anche
una potente azione antinfiammatoria indiretta.
A differenza dei FANS (= farmaci antinfiammatori non steroidei, come l'aspirina e l'ibuprofene), la
curcumina non causa effetti collaterali significativi: per esempio non è considerata gastrolesiva,
anzi, in alcuni studi clinici la curcuma ha dimostrato di migliorare la sintomatologia associata ad
ulcera gastrica. Anche la sindrome del colon irritabile può trovare giovamento dalla
somministrazione
di
curcuma.
Una sperimentazione ha investigato l’effetto della curcumina nel trattamento della steatoepatite
non alcolica indotta da una dieta iperlipidica. Questa patologia è causa di un aumento delle
transaminasi, una riduzione degli antiossidanti nei mitocondri, un aumento dei ROS (= specie
reattive dell’ossigeno) nei mitocondri, una riduzione della funzionalità mitocondriale e un
aumento della produzione del fattore di necrosi tumorale di tipo alfa (TNF-alfa). La curcumina
riduceva tutti questi fenomeni.
Pepe nero (Piper nigrum L.)
La pianta è una liana, alta fino a 15 m, con foglie alterne e ovali, originaria del sud dell’India. Il
frutto è una drupa, contenente un solo seme, prima verde e poi rossa a maturità.
Nel caso del pepe nero, le drupe vengono raccolte quando cominciano ad essere appena rossastre
e fatte seccare al sole oppure in appositi essiccatoi: si ottiene così una colorazione nera e la
superficie rugosa.
La droga è composta per il 45% di amido, per il 10 % circa da acqua, da proteine, sali minerali, tra
cui citiamo il calcio, il sodio, il potassio, il ferro ed il fosforo. Tra le vitamine sono presenti la A, la
B1, la B2 e la B3. Il pepe deve il suo odore ad un olio essenziale, che contiene carburi terpenici, ed il
suo sapore bruciante ad alcune ammidi (7% circa), la principale delle quali è la piperina,
responsabile dell’attività biologica.
piperina
Un effetto importante dell'estratto è quello di aumentare l’assorbimento delle sostanze contenute
nei cibi (es. vitamina B6, selenio, carotene,…), dimostrato attraverso studi clinici di biodisponibilità.
Ciò avverrebbe attraverso un intervento diretto su meccanismi aspecifici di assorbimento nel
tratto gastrointestinale, influenzando la secrezione gastrica, la capacità emulsionante dei succhi
gastrici, l'attività dei sistemi enzimatici di trasporto attivo dei nutrienti e la struttura di membrana
delle cellule epiteliali, che rivestono le pareti del tratto gastrointestinale.
Il pepe nero è utile, quindi, in caso di carenze di assorbimento o di ridotto apporto con la dieta,
anche in caso di regimi alimentari disordinati, poiché permette una migliore assimilazione dei
pochi nutrienti che vengono assunti.
L'altro aspetto interessante è quello “termogenico”: per le sue proprietà di termonutriente può
essere utile nella stimolazione metabolica e nel controllo del peso.
La piperina, se assunta per os, è in grado di aumentare la concentrazione ematica di certe
sostanze, come teofillina, fenitoina, propranololo e curcumina (fino al 2000%). Tale effetto è
prevalentemente legato alla dimostrata capacità di inibire la glucuronidazione epatica, reazione
fondamentale per il loro metabolismo in sostanze inattive e successiva escrezione.
Cromo picolinato
Il Cromo è un micronutriente presente in tracce nel nostro organismo, ma è essenziale, poiché
potenzia la funzione dell’insulina e influenza il metabolismo dei carboidrati, delle proteine e dei
grassi. Sebbene non sia ancora ben conosciuto il preciso meccanismo d'azione, una carenza
cronica di cromo diminuisce infatti la sensibilità dell'organismo all'insulina, aumenta il colesterolo
ed abbassa le difese immunitarie.
Negli alimenti il cromo si trova soprattutto nelle cozze, nei broccoli, nel lievito di birra, nelle
ostriche, nell’olio di germe di grano, nelle noci, nel fegato, negli asparagi e nei funghi. Questo
microelemento è contenuto soprattutto nei cibi integrali, dato che il processo di raffinazione ne
impoverisce il contenuto.
Soltanto circa il 3% del cromo della dieta viene trattenuto dall’organismo. Il minerale si deposita
soprattutto nella milza, nei reni e nei testicoli; piccole quantità vengono anche depositate nel
cuore, nel pancreas, nei polmoni e nel cervello.
L'insulina è un ormone che provvede ad aumentare l'ingresso di glucosio nelle cellule quando la
glicemia è troppo alta. Insieme al glucosio, l'insulina favorisce anche l'ingresso di amminoacidi e
lipidi e, per questo motivo, viene definita "ormone anabolico”.
Integratori a base di cromo picolinato (forma dotata di più elevata biodisponibilità), potenziando
l'effetto dell'insulina, avrebbero pertanto un effetto positivo sull'anabolismo proteico a livello
muscolare. Un aumento della massa muscolare, a sua volta, accelerando il metabolismo basale,
favorirebbe anche la diminuzione del grasso corporeo.
cromo picolinato
Vitamina B6
La piridossina, il piridossale e la piridossamina sono le forme con cui si presenta la vitamina B6.
piridossina
piridossale
piridossammina
A livello intestinale il gruppo 5-fosfato di ciascuna forma di Vitamina B6 viene idrolizzato da
fosfatasi specifiche e successivamente la vitamina viene assorbita per diffusione passiva; nel
citosol delle cellule epiteliali intestinali la vitamina viene nuovamente fosforilata e qui trattenuta
fino
alla
trasformazione
in
piridossina
fosfato.
La Vitamina B6 viene trasportata dal plasma, legata all'albumina, e dai globuli rossi, legata
all'emoglobina.
La maggior parte della vitamina viene depositata nel fegato e successivamente trasportata dal
plasma
ai
tessuti,
in
forma
defosforilata.
Il piridossale in eccesso viene convertito a 4-acido piridossico ed eliminato con le urine.
Il pool totale di Vitamina B6 nel corpo umano è di circa 1 millimole e l'85% circa è concentrato nel
muscolo, principalmente sotto forma di piridossal-fosfato.
La Vitamina B6 interviene nelle reazioni di:
• decarbossilazione degli α-aminoacidi
• transaminazine degli α-aminoacidi
• deaminazione ossidativa delle ammine
• distacco dello zolfo dalla cisteina
• deidratazione della serina
• racemizzazione enzimatica, nell'interconversione L- e D-aminoacidi.
Il piridossal-fosfato interviene anche:
• nel metabolismo del triptofano
• nella trasformazione dell'acido linoleico in arachidonico
• nella formazione degli sfingolipidi della guaina mielinica
• nella sintesi di molti neurotrasmettitori, tra cui serotonina, taurina, dopamina,
norepinefrina, istamina e acido γ-aminobutirrico
• nella formazione dell'acido δ-amino-levulinico (un precursore dell'eme)
• nella catalisi del legame glicosidico (glicogeno-fosforilasi)
• come modulatore degli ormoni steroidei.
La Vitamina B6 è ampiamente distribuita negli alimenti, ma si trova specialmente nelle carni,
frattaglie, alcuni pesci, cereali poco raffinati (si trova prevalentemente nel germe e nello strato
aleuronico),
leguminose
secche
e
noci.
Negli alimenti di origine vegetale la Vitamina B6 si trova legata a proteine o a composti non
proteici (glicosidi) che la rendono indisponibile, pertanto è fornita in maggior misura dagli alimenti
di origine animale. Generalmente negli alimenti di origine animale vi è una maggior quantità di
piridossammina e piridossale fosforilati, mentre in quelli di origine vegetale prevale la piridossina.
PRECAUZIONI D’USO: non utilizzare in caso di diabete, gravidanza e allattamento.
AVVERTENZE: tenere fuori dalla portata dei bambini al di sotto dei 3 anni. Non superare la dose
giornaliera consigliata. Il prodotto non sostituisce una dieta variata. Deve essere impiegato
nell'ambito di una dieta ipocalorica adeguata seguendo uno stile di vita sano, con un buon livello
di attività fisica. Se la dieta viene seguita per periodi prolungati, superiori alle tre settimane, si
consiglia di sentire il parere del medico. Conservare in luogo fresco ed asciutto, al riparo dalla luce
e da fonti di calore.
CONSIGLI UTILI:
Le ricerche indicano che le persone che tendono ad ingrassare hanno una risposta termogenica
all'assunzione alimentare ridotta, inducendo l'organismo ad incamerare facilmente grasso.
Una camminata di almeno mezz'ora dopo il pasto può efficacemente aumentare la risposta
termogenica; se effettuiamo dell’attività fisica regolare, sarà tutto a nostro vantaggio.
Tra gli alimenti si hanno alcuni da prediligere rispetto ad altri, per esempio:
o le carni bianche (pollo, coniglio e tacchino), a basso apporto calorico
o frutta e verdura contenenti Vitamina C (cavoletti di Bruxelles, broccoli, patate, peperoni,
uva, agrumi, ananas, …), la quale protegge le cellule dallo stress ossidativo e contribuisce al
metabolismo energetico
o la cipolla, utile contro la ritenzione idrica
o l’insalata verde, ricca di fibra e povera di calorie
o pesce (anche crostacei e frutti di mare)
o uova, in particolare gli albumi
o cibi ricchi di fibre, che aumentano il senso di sazietà
o le spezie piccanti, che aumentano la temperatura corporea e accelerano il metabolismo
Condire con piccole quantità di olio extra vergine d’oliva e prediligere la cottura al vapore.
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