7. ONCOLOGIA: Tumori più sensibili alla chemio con la curcumina

7. ONCOLOGIA: Tumori più sensibili alla chemio con la curcumina
Uno studio condotto in vitro mostra che una sostanza analoga alla spezia è in grado di
moltiplicare per quattro l’efficacia della chemioterapia. E superare uno dei problemi più seri
nei trattamenti anticancro: lo sviluppo di resistenza. Lei è la curcumina, un composto
impiegato dal secoli nella medicina Ayurvedica indiana, ma il cui utilizzo ora si affaccia
anche nella medicina convenzionale, nella speranza che possa esercitare qualche azione
contro i tumori.Ora, uno studio pubblicato Archives of Otolaryngology – Head and Neck
Surgery sembra suggerire che il sospetto è fondato. Nella ricerca condotta da un gruppo di
ricercatori dell’University of Michigan Comprehensive Cancer Center la spezia ha infatti
dimostrato di essere in grado di abbassare le difese delle cellule tumorali alla
chemioterapia, rendendole quindi più sensibili al trattamento. Ciò ha consentito di ridurre
di quattro volte la dose di chemioterapici sufficiente a esercitare l’effetto terapeutico. Lo
studio è stato condotto in vitro, su linee cellulari di cancro di testa e collo, ma i risultati
sembrano piuttosto promettenti. “Questo lavoro apre la strada alla possibilità di usare dosi
ridotte e quindi meno tossiche di cisplatino per ottenere un effetto equivalente o addirittura
migliore sui tumori”, ha affermato Thomas Carey, docente di Otorinolaringoiatria e
farmacologia alla University of Michigan Medical School e tra gli autori dello studio. Il
composto, infatti, secondo quanto emerge dallo studio, non soltanto permette rendere le
cellule tumorali più sensibili al trattamento, ma consente anche di superare la resistenza
che normalmente esse sviluppano nei confronti della chemio. È proprio la resistenza a far
sì che il tumore si ripresenti anche dopo anni dal trattamento. “In genere - ha spiegato
Carey - quando le cellule diventano resistenti al cisplatino siamo costretti ad aumentare la
dose. Tuttavia, questo farmaco è talmente tossico che i pazienti che sopravvivono al
trattamento spesso scontano gravi effetti collaterali nel lungo termine”. La curcumina
sembrerebbe ovviare proprio a questo problema. L’efficacia del composto è legata alla sua
capacità di legarsi a una proteina i cui livelli si innalzano di circa l’80 per cento nei tumori
di testa e collo e che interferisce con i normali meccanismi di morte cellulare e consentono
quindi alle cellule tumorali di resistere all’effetto della chemioterapia. Quello impiegata dai
ricercatori per l’esperimento è in realtà un composto analogo alla spezia denominato
FLLL32 e messo a punto da un team dell’Ohio State University. E sta già dimostrando
limiti: al pari della sostanza naturale sarebbe inutilizzabile perché male assorbito
dall’organismo. Pertanto il team sta lavorando a un composto di terza generazione in vista
di un futuro studio clinico sull’uomo che al momento non è stato ancora programmato.