Pesca alla traina
L
a traina rappresenta il naturale passaggio dalla pesca
da terra a quella dalla barca.
Il principio fondamentale della
traina è fra i più complessi per
quanto concerne le tecniche
marine, il suddetto metodo consiste innanzitutto nel muovere
un’esca nella scia di un natante
in movimento, spronando il predatore ad attaccare l’esca.
Questa tecnica si scinde in tre
sottocategorie: piccola traina
costiera, media traina e traina
d’altura. Le sostanziali differenze riguardano principalmente il
tipo di barca, la distanza da terra, le specie ittiche insidiabili ed
il peso di canne e mulinelli.
Nella prima categoria si utilizza
un’attrezzatura di peso inferiore alle dodici libbre ed è praticabile anche a bordo di barche
di piccole dimensioni, avendo
come obiettivo i pesci predatori che stazionano sottocosta. La
seconda categoria è caratterizzata dall’uso di attrezzature con
azione fino a cinquanta libbre e
può svolgersi entro le sei miglia
da terra; questo tipo di pesca ha
come obiettivi diversi tipi di pesci. Nella nostre zone con il metodo della media traina si possono pescare dentici, ricciole,
pesci serra e palamite. La traina
d’altura invece ha come raggio
d’azione l’alto mare per cui ne-
cessita di barche grandi e equipaggiate con
attrezzature specifiche. Le suddette attrezzature hanno un peso superiore alle cinquanta
libbre dovendo sostenere la forza di predatori
di taglia elevata.
Le esche utilizzate possono essere artificiali come minnow (branzini, ricciole, dentici),
kona (tonni di banco, barracuda, palamite) e
piume di gabbiano (tonnetti, aguglie, occhiate) oppure naturali come la seppia, l’aguglia,
il cefalo e l’anellide. Una differenza molto
importante per quanto riguarda le esche è
quella che consiste nella velocità della traina;
difatti per la quasi totalità delle esche artificiali la velocità ideale è compresa fra i tre
ed i quattro nodi per evitare che il predatore,
avente di solito un’andatura sostenuta, possa
accorgersi dell’inganno. Al contrario, nell’uso
delle esche naturali, si mantengono velocità
molto basse per evitare che l’esca venga deteriorata essendo molto delicata.
Un problema molto comune tra gli appassio-
nati è quello di far lavorare le
esche in determinate fasce a
seconda della categoria di pesce insidiato, e la scelta di un
monofilo adeguato può risolverlo. Infatti, qualsiasi tipo di nylon
che traini un’esca alla velocità
di tre- quattro nodi non può farla affondare oltre gli otto- dieci
metri.
Se si vuol mandare l’esca ancora più in profondità, nel regno
di dentici e ricciole, bisogna
utilizzare il cosiddetto monel:
si tratta di un monofilo particolare, con sezione ridotta e con
un’anima pesante, distribuita omogeneamente su tutta la
lunghezza della lenza; in questo modo possiamo raggiungere
anche profondità di cinquanta
metri. Per chi non volesse per
forza ricorrere all’uso del monel, si possono, in alternativa,
adoperare piombi o affondatori idrodinamici; tra i principali
modelli il più usato è il ‘Barracuda’, mentre il più ingegnoso
è lo ‘Stim’ che, grazie alla sua
speciale forma idrodinamica ed
al suo andamento sottomarino,
all’abboccare del pesce modifica
automaticamente il suo assetto
determinando una veloce risalita in superficie.
S.Medoro A.De Meis
5 ° Tele B
“ Le jerve”
I
primi uomini della t e r r a furono raccoglitori di
erbe, frutti, radici, di cui si servivano come unico nutrimento e che presto impararono ad utilizzare anche a
scopo curativo.
Oggi invece la nostra alimentazione è basata soprattutto
su carne, pesce e prodotti confezionati mentre le erbe
vengono usate quasi esclusivamente a scopo medicinale
o terapeutico, al contrario, appunto, di tanto tempo fa,
quando delle erbe si faceva un grande utilizzo alimentare.
Le più note sono: il papavero, la borragine, il soffione e
la calendula.
Il papavero (papaver rhoeas l) cresce nelle zone che
vanno dal mare alla sub-montana, nei prati e come infestante delle colture agricole. Può essere usato come
sonnifero bevendo una tazza di acqua con un infuso di 1
grammo dei suoi petali .
La borraggine (borrago officinalis l.),pianta annua con
fusto grosso, succoso, a fiori celesti con foglie ruvide,
cresce nei luoghi incolti, lungo le strade tra le macerie,
dal mare alla collina , ha proprietà diuretiche e sedati-
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ve della tosse, infatti viene usato per bronchite e tosse
ostinata.
Il soffione (taraxacum officinale) invece viene usato per
le sue qualità lassative, diuretiche e digestive; come
rivitaminizzante e depurativo. Mangiare, soprattutto in
primavera, insalate preparate con le foglie giovani della
pianta.
Infine la calendula (calendula officinalis l.) i cui fiori gialli,
nella bella stagione, si aprono ogni mese , si trova sia
nei campi coltivati che in quelli incolti; viene usata per
scottature solari.
Tutte queste erbe sono importanti per le loro proprietà
e soprattutto il papavero, il soffione e la borragine vengono usate per uso alimentare per insaporire minestroni
ed insalate.
Tra le tante piante una menzione speciale spetta al Cascigno, una delle erbe più conosciute ed utilizzate in
Abruzzo, noto in tutta la regione ed utilizzato tuttora dalla popolazione contadina e a volte venduto nei mercati
rionali. Il cascigno detto “sonchus” ha una storia antica,
di povertà e miseria, storia di guerra e di fame.