LE SCIENZE DEL PETROLIO: GEOCHIMICA E GEOLOGIA E GEOSTATICA Geochimica del petrolio La geochimica del petrolio si occupa dello studio degli idrocarburi, liquidi e gassosi, prodotti in natura. Gli studi sulle rocce madri generalmente forniscono informazioni sulla quantità di petrolio o gas naturale che la roccia è potenzialmente in grado di generare e sul livello di maturità di un particolare campione. Gli studi iniziali sono volti a identificare la tipologia della fonte, il grado di maturità e le alterazioni associate agli idrocarburi. Tali determinazioni sono tipicamente eseguite tramite metodiche analitiche che sfruttano gli isotopi del carbonio, biomarcatori e metodi spettroscopici quali la spettroscopia IR. I dati ottenuti possono essere anche utilizzati per interpretare la storia di un dato giacimento di petrolio, inclusi gli itinerari di migrazione verso le rocce serbatoio, il tempo trascorso nella riserva e altri meccanismi di alterazione. Infine, una dettagliata indagine geochimica può aiutare a identificare giacimenti il cui sfruttamento può essere particolarmente ostacolato dalla struttura geologica. Mentre la geologia degli idrocarburi tende a focalizzarsi maggiormente sugli aspetti geologici legati al petrolio, la geochimica del petrolio si sofferma invece maggiormente sui fenomeni e trasformazioni geochimiche correlate e sulla caratterizzazione chimica del petrolio e del gas naturale. Geologia degli idrocarburi Il termine di geologia degli idrocarburi è usato per indicare uno specifico gruppo di discipline di scienze della Terra che si sono sviluppate ed applicate alla ricerca e produzione di idrocarburi dal sottosuolo a partire dall'inizio del XX secolo. Concetti base Trappola strutturale: la faglia pone a contatto un reservoir poroso e permeabile contro un livello impermeabile che funge da copertura del reservoir. Il petrolio (in rosso) si accumula al disotto del livello poroso. Al riempimento dello spazio disponibile chiuso dal livello poroso, ogni successivo arrivo di petrolio, in migrazione dalla "roccia madre" non sarà più intrappolato e sfuggirà in superficie. 1 Sezione sottile di una roccia serbatoio clastica, lo spazio dei pori e' colorato in viola La geologia degli idrocarburi principalmente si occupa di individuare, definire e valutare alcuni elementi chiave, che concorrono alla formazione di un giacimento di idrocarburi entro un bacino sedimentario: Condizioni necessarie per un giacimento Affinché avvenga la formazione di un accumulo convenzionale di idrocarburi entro le rocce della crosta terrestre è necessaria la combinazione di alcuni fattori litologici e l'accadere di una serie di eventi geologici. Tre sono gli elementi litologici che devono essere presenti nel bacino sedimentario: 1. Roccia madre (source rock), in cui si è originato l'idrocarburo, la sua assenza preclude la possibile esistenza di giacimenti di idrocarburi. La roccia madre è caratterizzata da un elevato contenuto di carbonio organico, rispetto alla media delle rocce sedimentarie, proveniente dall'accumulo di organismi deposatisi sul fondo del bacino sedimentario assieme alle componenti mineralogiche della roccia madre, che nella maggior parte dei casi è costituita da argilla e altre componenti terrigene a granulometria molto fine, che permette una miglior conservazione della materia organica. 2. Roccia serbatoio (reservoir), ossia una roccia dotata di porosità che nel sottosuolo può fungere da "contenitore" per gli idrocarburi che riempiono lo spazio dei pori entro la roccia. Solitamente si tratta di porosità intragranulare per le rocce di tipo clastico (come sabbie, ghiaie) o di dissoluzione vacuolare per rocce carbonatiche. Contrariamente a quanto spesso scritto nella stampa popolare non esistono grotte, caverne o laghi sotterranei contenenti idrocarburi. 3. Roccia di copertura (cap rock), è una roccia impermeabile, quindi con bassa o nulla porosità, in posizione geometrica sovrastante la roccia serbatoio, che confina l'idrocarburo in un volume ben definito di roccia impedendone la sua migrazione verticale verso l'alto. Tre sono anche gli eventi geologici che debbono essere avvenuti per permettere la formazione di un giacimento: 1. Generazione dell'idrocarburo (Maturation) per degradazione della materia organica contenuta nella roccia madre nel corso del tempo geologico per effetto della temperatura e pressione, a cui si può aggiungere la generazione di metano per effetto di attività batteriologica sulla materia organica. Il luogo di generazione dell'idrocarburo è gergalmente detto "kitchen". 2. Migrazione dell'idrocarburo (Migration) generato dalla roccia madre, tendenzialmente verso l'alto per effetto del galleggiaento entro l'acqua presente nei pori della roccia, secondo il percorso di miglior permeabilità, e suo accumulo nella roccia serbatoio, solitamente posta in posizione superiore o lateralmente rispetto alla "kitchen". 2 3. Presenza di una trappola (trap), ossia una combinazione di successioni rocciose, che includa la roccia serbatoio, con un assetto strutturale tale da intrappolare gli idrocarburi nel sottosuolo fermando la loro migrazione, impedendo quindi loro di risalire ulteriormente fino alla superficie del suolo. Solitamente, a seconda della geologia locale si ha una trappola strutturale a seguito degli eventi tettonici dell'area, o formazione di una trappola stratigrafica, oppure una trappola mista creata dalla combinazione delle due condizioni precedenti. Procedure della ricerca e studio di giacimenti In generale, tutti questi elementi vengono riconosciuti e studiati attraverso osservazioni parziali del sottosuolo, possibili con i dati e le informazioni che vengono raccolte prima con studi stratigrafici regionali, osservazioni di eventuali manifestazioni in superficie di idrocarburi e se avvenuta e disponibile, analisi della preesistente attività per ricerca e produzione di idrocarburi nell'area, quindi seguono prospezioni geofisiche (principalmente rilievi sismici e gravimetrici) infine, se gli studi confermano la possibilità di ritrovamenti economicamente utili con l'indicazione di prospetti di ricerca, con la perforazione di uno o più pozzi esplorativi nella area investigata per verificare direttamente l'esistenza del giacimento. Nel valutare questi dati occorre considerare che ogni pozzo perforato fornisce informazioni lungo un segmento monodimensionale entro un universo tridimensionale, caratterizzato da variazioni laterale delle proprietà geologiche. La capacità di estrapolare informazioni a carattere tridimensionale, da dati monodimensionali rappresenta una delle maggiori sfide interpretative degli studi geologici di sottosuolo. Recentemente la disponibilità di registrazioni sismiche in 3D, aventi alta qualità come risoluzione e facilmente analizzabili al computer ha notevolmente migliorato le possibilità interpretative della geologia del sottosuolo. La valutazione della roccia madre richiede analisi geochimiche per quantificare la presenza del carbonio di origine organica, entro la roccia, classificarlo in funzione della sua origine e valutarne la sua qualità naftogenica. Da queste analisi è possibile dedurre quale sarebbe il tipo e la qualità di idrocarburi che può o potrebbe essere stato generato. Impianto di piattaforma offshore per la perforazioni di pozzi per la ricerca e produzione di idrocarburi in mare 3 Caratteristiche petrofisiche delle rocce considerate La roccia serbatoio o reservoir (quest'ultimo termine è il più comunemente usato), è una unità litologica porosa e permeabile, che può essere costituita da un unico corpo roccioso, o una successione di numerosi corpi, in grado di immagazzinare idrocarburi entro i suoi pori e con permeabilità tale da permetterne l'emungimento tramite i pozzi di produzione. L'analisi di un reservoir richiede la valutazione quantitativa della sua porosità, necessaria per determinare il volume in situ degli idrocarburi nel giacimento. Tipiche rocce reservoir sono le sabbie, le arenarie e le rocce carbonatiche (calcari e dolomie). Le discipline chiave per l'analisi dei reservoir includono la stratigrafia, sedimentologia, la geologia strutturale la petrofisica e l'ingegneria dei giacimenti. La roccia di copertura è una unità litologica, geometricamente sovrastante il reservoir, caratterizzata petrofisicamente da permeabilità molto bassa o nulla, che ferma, impedendo il flusso di fluidi, la migrazione verso l'alto degli idrocarburi, mantenendoli accumulati entro il reservoir. Le rocce di copertura più comuni sono evaporiti come gessi, anidriti, salgemma e soprattutto le argille. Il termine "trappola" indica una particolare conformazione geometrica, composizionale (sia stratigrafica che strutturale) che assicura una sovrapposizione geometricamente verticale di un reservoir e della roccia di copertura, che permette che gli idrocarburi rimangano intrappolati nel sottosuolo, piuttosto che risalire, tramite la spinta di Archimede (essendo più leggeri dell'acqua sempre presente nel sottosuolo), galleggiando fino alla superficie terrestre[1]. Studi di naftogenesi L'analisi della genesi dell'idrocarburo include il riconoscimento della storia termica della roccia madre per individuare i tempi geologici della sua maturazione, generazione degli idrocarburi e loro espulsione dall'unità della roccia madre e stimare i possibili volumi di idrocarburi prodotti. Il riconoscimento dei dettagli della migrazione dell'idrocarburo e del percorso seguito permette di identificare possibili zone interessate da accumuli di idrocarburi, comprendere la ragione delle possibili variazioni di qualità di idrocarburi tutti provenienti dalla stessa roccia madre ed infine di identificare l'area di generazione degli idrocarburi. Geostatistica La geostatistica è quella branca della statistica che si occupa dell'analisi di dati geografici. Il suo campo classico di applicazione sono le Scienze della Terra, in particolar modo nella Geografia, Geologia, Geologia Ambientale, Ecologia, Meteorologia, Agronomia. Trova applicazione anche in altri campi come le analisi economiche, studi epidemiologici, ecc. La geostatistica si occupa di valutare l'autocorrelazione spaziale dei dati, cercando di verificare se osservazioni effettuate in punti vicini presentano effettivamente una maggiore correlazione rispetto ad osservazioni poste in punti distanti. L'obiettivo è quindi valutare come tale autocorrelazione vari in funzione del vettore separazione considerato (quindi distanza e direzione). La struttura di continuità spaziale viene di solito derivata dai dati mediante l'analisi ed inferenza del semivariogramma. Lo studio della continuità spaziale e il necessario studio esplorativo dei dati consentono di analizzare in estremo dettaglio i fenomeni analizzati, permettendo di comprendere la struttura statistico-spaziale dei dati in termini dei processi fisico-chimici coinvolti. Lo studio ed inferenza del variogramma sono anche necessari per utilizzare gli algoritmi di interpolazione della famiglia del 4 kriging. Il kriging, come altri interpolatori, utilizzano una combinazione lineare di dati noti per stimare il valore della proprietà di interesse in un punto non campionato. In pratica si tratta di una media pesata in cui il criterio di pesatura mira ad ottenere la minimizzazione e non distorsione dell'errore. In questo senso il kriging viene detto BLUE (Best Linear Unbiased Estimator: alla fine ci si ritrova con le equazione normali della regressione lineare). Dal punto di vista operativo, gli interpolatori della famiglia del kriging effettuano le interpolazioni tenendo conto delle distanze tra il punto di stima e i dati noti e delle interdistanze tra i dati noti stessi (quindi del loro grado di addensamento o clustering). L'oggettività del metodo geostatistico risiede nel fatto che il criterio di pesatura che tiene conto della geometria di campionamento è basato sulla struttura stessa di continuità spaziale (variogramma ed in ultima funzione covarianza) e quindi sulle stesse caratteristiche di variabilità spaziale dei dati. Di seguito si riportano alcuni metodi di interpolazione tra cui anche il kriging: 1. 2. 3. 4. 5. 6. Inverso della distanza pesato (IDW) kriging regressioni polinomiali regressioni spline natural neighbour triangolazione Si esalta il lato applicativo di questa disciplina grazie allo sviluppo dei Sistemi d'Informazione Geografica (GIS) che spesso offrono al loro interno strumenti statistici atti alla modellizzazione dei fenomeni ambientali. Il dottor Herbert Sichel ed il professor Danie Krige sono stati i pionieri della geostatistica, mentre Georges Matheron è unanimemente riconosciuto come il padre della Geostatistica. È da ricordare lo sviluppo parallelo dell'analisi oggettiva di L. S. Gandin, inizialmente applicata in campo meteorologico e oceanografico. Scisto bituminoso Campione di scisto bituminoso del giacimento di Messel, in Germania Gli scisti bituminosi sono sedimenti di colore nero estremamente ricchi di bitume derivante dall’alto contenuto in sostanze organiche. 5 A partire dal 2002 l'Oil & Gas Journal (OGI) li annovera tra le riserve petrolifere. È possibile, infatti, estrarvi bitume, da cui è possibile ottenere petrolio, ma sono necessari complessi procedimenti chimici che, in passato, non risultavano economicamente vantaggiosi. Dal 2003, all'aumentare del prezzo del greggio, risultano utilmente sfruttabili. 6