Al vivo spirito di Alfred Graf, umile e coraggioso servitore di San

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Al vivo spirito di Alfred Graf, umile e coraggioso servitore di San Michele, nonché padrino della
Scuola Steiner di Origlio che oggi, grazie alla sua accurata, professionale, laboriosa e coraggiosa
semina, compie 38 anni.
Ad ormai un anno dalla sua dipartita terrena, dedichiamo a lui, maestro giardiniere, una piccola
composizione su una pianta, considerata per una moltitudine di aspetti, sacra: L’ULIVO (o Olivo).
Lo scorso anno, quando a scuola fu presentato il nuovo progetto conduzione, simbolicamente fu
scelta una pianta.
Il mio augurio è che questa pianta sia l’olivo, simbolo di luce, pace e calore.
Grazie di cuore Alfred per tutto ciò che semini e coltivi ancora per la nostra comunità scolastica,
da tutti coloro che tramite la via esoterica, ti vedono e sentono agire oltre i comuni sensi.
Con riconoscenza
Rosa Maggi Sangiorgio
Utilità, bellezza, pace: tutto in una sola pianta.
L’ulivo è la pianta mediterranea per eccellenza. Coltivata nei paesi a clima mite e temperato,
appartiene alla famiglia delle Oleacee e ha un portamento inconfondibile, con il suo tronco che
sembra una scultura della natura. La coltivazione dell’ulivo prevede molte e complesse operazioni,
volte a ottenere il maggior quantitativo possibile di frutti: le olive. Queste vengono poi spremute per
ottenere l’olio o utilizzate come cibo. Ma l’albero viene usato da secoli anche per le foglie
(macerate come medicina) e per il legno. Pianta sacra presso tutte le civiltà mediterranee, è simbolo
di pace dai tempi più remoti.
La specie Olea europaea esiste in due varietà tra loro interfeconde avendo lo stesso numero di
cromosomi: Olea europaea, var. europaea, (quella che viene coltivata) e Olea europaea sylvestris,
l’oleastro, forma selvatica che presenta rami spinosi.
L’albero dell’ulivo cresce molto lentamente raggiungendo grandi dimensioni, (sino a 10 m e oltre) è
sempreverde e molto longevo (si conoscono ulivi plurisecolari). Il tronco diventa con il tempo
contorto e spesso cariato a causa di funghi microscopici che penetrano nelle fessure del legno,
provocando lentamente il disfacimento dei tessuti. I rami principali, dette branche, solitamente sono
tre, partono dal tronco e salgono a spirale in senso orario. Dalle branche principali si diramano le
branche secondarie, che a loro volta generano ramoscelli fruttiferi annuali.
Interessante particolare: anche tagliando un tronco d’ulivo alla base, dei virgulti (polloni)
rispuntano dalla base stessa.
Questa caratteristica attribuisce a questa pianta anche il simbolo di immortalità.
Le foglie sono semplici, mucronate, cioè terminanti a punta, ellittiche, con la pagina superiore verde
scuro e l’inferiore bianco-argenteo per la presenza di minuscoli peli stellati che servono a limitare la
traspirazione e quindi a resistere meglio durante la siccità estiva. I fiori, detti mignole sono piccoli e
bianchi, hanno la corolla a imbuto e sono disposti in grappoli alla base delle foglie.
La mignolatura, ovvero la comparsa dei boccioli, avviene a primavera più o meno inoltrata e la
fioritura avviene 40 giorni dopo. Inizia poi la maturazione dei frutti, ma solo il 3-4% dei fiori
diventerà frutto perché tutti gli altri cadono precocemente; inoltre tra i fiori della stessa pianta non si
può avere autoimpollinazione, per cui gli uliveti devono sempre essere formati da più varietà
affiancate per assicurare l’interfecondità.
I frutti, le olive, sono drupe formate da una pelle esterna o buccia (epicarpo), dalla polpa
(mesocarpo) e dal nocciolo legnoso contenente il seme (endocarpo). La buccia è costituita da cellule
rivestite da una spessa cuticola di pruina, una sostanza cerosa, mentre la polpa è la parte contenente
l’olio che, col procedere della maturazione, si raccoglie o negli spazi intercellulari oppure dentro
particolari cellule a otricello, dalla parete sottile ed elastica. Il nocciolo legnoso contiene invece
pochissimo olio.
La maturazione dell’oliva avviene in tre fasi: nella prima, che inizia ad agosto, la drupa è ancora
verde perché ricca di clorofilla e con poca polpa e poco olio. Nella seconda fase, detta invaiatura,
l’oliva comincia a diventare prima rosso-viola e poi sempre più scura, la buccia si copre di pruina e
all’interno della polpa inizia la litogenesi, la sintesi dell’olio, nel corso della quale la drupa perde
acqua, proteine e zuccheri.
Nell’ultima fase di maturazione, che avviene a fine autunno, il frutto è color viola scuro e i piccioli
che lo tengono attaccato al ramo si indeboliscono. È il momento della raccolta.
Le olive non destinate al frantoio per l’estrazione dell’olio vengono trattate in modo da poter essere
conservate a lungo e anche rese più dolci (appena colte sono infatti amarissime) e costituiscono un
cibo molto nutriente.
L’olio, oltre che come grasso alimentare per eccellenza, è stato usato fino a tempi non tanto remoti
come combustibile per le lampade. Anche la Bibbia narra come l’olio ricavato dalla prima
spremitura delle olive alimentasse le lampade del tempio, e solo quello di spremiture successive era
usato per condire. Presso tutti i popoli antichi, inoltre, l’olio era alla base di unguenti e di cosmetici,
e serviva a massaggiare gli atleti e a ungerli prima delle gare, in modo da rendere più sfuggente la
presa dell’avversario.
Un elevato potere curativo hanno anche le foglie della pianta che, pestate e macerate, liberano un
insieme di sostanze eccellenti per abbassare la pressione (effetto ipotensivo) e per diminuire il
colesterolo e il glucosio nel sangue.
Nei fiori di Bach, l’olivo (numero 23), è riconosciuto come un potente ricostituente in caso di
spossatezza e esaurimento energetico.
Studi recenti stanno mettendo in luce anche un loro potere antibatterico e antivirale, il che
aumenterebbe ancora di più il valore economico di quest’antico albero, vero pilastro dell’agricoltura
mediterranea.
Il legno d’ulivo, di colore biondo scuro, è durissimo (ma si può levigare facilmente), compatto ed è
resistente al tarlo. Deve essere essiccato naturalmente per essere lavorato.
Viene utilizzato soprattutto nella produzione di oggetti d’arte, mobili robusti e per utensili da
cucina, poiché il legno di ulivo non assorbe né odori né liquidi e resta immune dai batteri.
Il nome olio è la traduzione del greco èlaion e il fatto che nel greco antico esistesse un termine
preciso per indicare tale prodotto ci fa capire quanto fosse importante presso le popolazioni
dell’Europa mediterranea. D’altra parte sembra confermato che tra i 6.000 e i 4000 anni a.C. l’olivo
venisse coltivato nelle regioni affacciate sul Mar Mediterraneo, anche se la pianta sembra essere
originaria delle aree mediterranee orientali (Palestina).
L’importanza simbolica e anche economica che da sempre ha avuto questa pianta straordinaria si
deduce da numerose testimonianze.
Nel libro dei Re, del Levitico, ma anche in quelli dei Profeti, troviamo notizie dell'unzione regale,
profetica e sacerdotale. L'unzione veniva utilizzata per l'incoronazione di re e imperatori e per
sottolineare la natura divina del loro incarico.
Questo culto era praticato anche per profeti e sacerdoti come atto di purificazione prima della presa
a carico del loro nuovo ruolo sociale.
La parola UNTO nella Bibbia è riferita ad un uomo che deve svolgere un servizio divino e l'olio
dell'unzione è un atto simbolico di consacrazione per quel determinato servizio.
Il nome Cristo, deriva del greco Khristòs, a sua volta tradotto dell’ebraico mashiah (messia) ovvero:
unto (del Signore).
L'olio dell'unzione era composto da vari profumi, simbolo della diversa capacità o talento che Dio
accorda ad ogni consacrato.
Dall’ebraismo l’ulivo passò nella tradizione cristiana come albero sacro e simbolo di pace.
Nella Grecia classica l’ulivo era la pianta sacra di Atena (la romana Minerva); tra i Romani la
coltura della pianta assunse un’importanza decisiva con la comparsa di numerose varietà, alcune
delle quali giunte fino a noi. Nel Medioevo l’importanza dell’Olea europaea diminuì e gran parte
degli uliveti inselvatichirono. Furono i monaci degli ordini benedettini e cistercensi a mantenere
viva la cultura dell’ulivo insegnando ai contadini le regole della sua coltivazione.
Tra i testi sacri in cui si menziona spesso l’ulivo c’è la Bibbia, con oltre 70 citazioni.
Nella religione cristiana la pianta d'olivo è associato simbolicamente a molti avvenimenti.
A partire dall’episodio del ritorno della colomba liberata da Noè all’arca con un ramoscello d’ulivo
nel becco (Genesi, 8,10) l’olivo assunse un duplice significato: diventò il simbolo della
rigenerazione, perché, dopo la distruzione operata dal diluvio, la terra tornava a fiorire e simbolo di
pace perché attestava la fine del castigo e la riconciliazione di Dio con gli uomini. Ambedue i
simboli sono celebrati nella festa cristiana delle Palme dove l’olivo sta a rappresentare il Cristo
stesso che, attraverso il suo sacrificio, diventa strumento di riconciliazione e di pace per tutta
l’umanità.
In questa ottica l’olivo diventa una pianta sacra e sacro è anche l’olio che viene dal suo frutto.
Ancora oggi, l'olio d'oliva è il Crisma, usato nelle liturgie cristiane, dal Battesimo all'Estrema
Unzione, dalla Cresima alla Consacrazione dei nuovi sacerdoti.
II profeta Zaccaria, nel periodo postesilico, ricorre all'immagine dell'olivo sotto il segno della
speranza ( Zc 4,1a-3).
Quando si volle rendere onore a Giuditta, la si “incoronò di fronde d’ulivo ed ella precedette tutto il
popolo, guidando la danza di tutte le donne” (Giuditta 15, 12-13).
Nel nuovo testamento vi è un passaggio nella lettera di San Paolo ai Romani interamente dedicato al
simbolismo dell’olivo.
L'oleastro e l'olivo buono (San Paolo ai Romani 11, 16-24)
“Se le primizie sono sante, lo sarà anche tutta la massa; se è santa la radice, lo saranno anche i
rami. Se però alcuni rami sono stati tagliati e tu, essendo oleastro, sei stato innestato al loro posto,
diventando così partecipe della radice e della linfa dell’olivo, non menar tanto vanto contro i rami!
Se ti vuoi proprio vantare, sappi che non sei tu che porti la radice, ma è la radice che porta te.
Dirai certamente: Ma i rami sono stati tagliati perché vi fossi innestato io! Bene; essi però sono
stati tagliati a causa dell’infedeltà, mentre tu resti lì in ragione della fede. Non montare dunque in
superbia, ma temi! Se infatti Dio non ha risparmiato quelli che erano rami naturali, tanto meno
risparmierà te!
Considera dunque la bontà e la severità di Dio: severità verso quelli che sono caduti; bontà di Dio
invece verso di te, a condizione però che tu sia fedele a questa bontà. Altrimenti anche tu verrai
reciso. Quanto a loro, se non persevereranno nell’infedeltà, saranno anch’essi innestati; Dio infatti
ha la potenza di innestarli di nuovo! Se tu infatti sei stato reciso dall’oleastro che eri secondo la
tua natura e contro natura sei stato innestato su un olivo buono, quanto più essi, che sono della
medesima natura, potranno venire di nuovo innestati sul proprio olivo!”
La simbologia dell'olivo si ritrova anche nei Santi Vangeli: Gesù fu ricevuto calorosamente dalla
folla che agitava foglie di palma e ramoscelli d'olivo; nell'Orto degli Ulivi egli trascorse le ultime
ore prima della Passione.
Il Getsemani è il termine usato dagli evangelisti Marco e Matteo per indicare il luogo in cui Gesù si
recò dopo l’ultima Cena. La parola proviene dall’aramaico gat semãnê, tradizionalmente tradotta
con “pressoio per l’olio, o frantoio".
Nel Corano (Sura della Luce, XXIV, 35): “E arde la lampada dell’olio di un albero benedetto, un
ulivo, né orientale né occidentale”.
Anche nella tradizione ebraica l'olivo ha un posto di riguardo. Secondo la leggenda, citata anche
nella Genesi, prima di morire Adamo inviò suo figlio Seth a chiedere ai cherubini tre semi dell’
”albero della Conoscenza del Bene e del Male”. Seth, tornò con quanto chiesto e quando il padre
morì, piantò sulla sua tomba i tre semi, dai quali nacquero un cipresso, un cedro e, appunto, un
olivo.
La presenza dell'olivo nella mitologia è di grande importanza, direttamente proporzionale all'utilità
della pianta.Nella mitologia greca si parla della gara tra Atena e Poseidone: chi avesse fatto il dono
più bello agli uomini avrebbe avuto la sovranità su tutta la regione dell'Attica e un tempio
sull’acropoli. Atena portò in dono l’ulivo e Poseidone il cavallo. Zeus con Cècrope, primo cittadino
della città, considerando il valore dell’ulivo imbattibile dichiararono vincitrice la dea, pur
riconoscendo l’importanza del cavallo come animale da lavoro e da guerra. La nuova città fu
chiamata Atene.Ai vincitori dei giochi panatenaici, celebrati ogni 4 anni in onore di Atena,
venivano offerti una corona di ulivo ed un’anfora d’olio, frutto del raccolto degli olivi sacri
d’Atena. Sempre ad Atene esisteva un ulivo ritenuto il primo ulivo del mondo, nato dalla lancia
della stessa Atena e per questo considerato sacro.
Chiunque avesse abbattuto anche solo uno degli olivi sacri, diretti discendenti di quelli di Atena,
sarebbe stato condannato a morte o, più tardi, all'esilio e alla confisca dei beni.
Sempre secondo la mitologia, l'arte dell'agricoltura sarebbe stata insegnata agli uomini da Aristeo,
figlio di Apollo e delle ninfa Cirene. L'olivicoltura era così importante che Aristeo avrebbe
inventato anche i sistemi di estrazione dell'olio, tra i quali il frantoio.
Omero nei suoi poemi citò molte volte l’olivo: lo assurse a simbolo di pace e di vita.
Era d’olivo il gigantesco tronco per mezzo del quale Polifemo venne accecato da Ulisse e dai suoi
compagni.Il re di Itaca costruì per sé e per Penelope il letto nuziale, scavandolo nel tronco stesso di
una possente pianta d’olivo, simbolo di un’unione salda e duratura.
Penelope, per assicurarsi che l‘eroe sia veramente Ulisse, disse (Odissea, libro XXIII):
“Orsù, nutrice,
fuor della stanza maritale il letto
porta, ch’ei stesso un dì costrusse…”
Risponde l’eroe:
“…Era un ulivo nel cortil cresciuto,
che dense avea le frondi e ritto il tronco
a guisa di colonna. Intorno intomo
vi disegnai la marital mia stanza;
le pareti n’alzai, vi posi il tetto,
e con solide imposte ne difesi l’entrata.
De’ suoi rami indi spogliando
l’odorifera pianta, ch’io recisa
avea dal ceppo, tutta la piallai,
e drizzandola a squadra, il nostro letto
poscia ne feci. Il letto col trivello
lo forai, saldamente al grosso ceppo
l’unii con chiodi, lo pulii, con arte
ne intarsiai d’argento e d’oro e bianco
avorio i lati, e alfin d’una vermiglia
bovina pelle tutto il ricopersi.
Io tale il letto marital lasciai
partendo; ma se ancora esso vi resti,
o se, di là sferrandolo, qualcuno
l’abbia altrove portato, io, donna, ignoro”…
Penelope pallida, tremante,
gli mosse incontro, gli gettò Ie braccia
intorno al collo, e lagrimando il viso
e gli occhi gli baciò.”
Nella letteratura moderna molti sono gli scrittori ispirati dall'olivo, nei quali sono germogliate opere
straordinarie: Dante Alighieri, Petrarca, Ugo Foscolo, Giosuè Carducci, Gabriele d’Annunzio
(L’ulivo), Giovanni Pascoli, solo per citare i più noti.
INNO ALL'ULIVO (Giovanni Pascoli)
“Ai piedi dell’odio che, alfine
solo è con le proprie rovine,
piantiamo l’ulivo!
l’ulivo che agli uomini appresti
la bacca ch’è cibo e ch’è luce,
gremita, che alcuna ne resti
pel tordo sassello;
l’ulivo che ombreggi d’un glauco
pallore la rupe già truce,
dov’erri la pecora, e rauco
la chiami l’agnello;
l’ulivo che dia le vermene
pel figlio dell’uomo, che viene
sul mite asinello…
Non vuole
per crescere, ch’aria, che sole,
che tempo, l’ulivo!
Nei massi le barbe, e nel cielo
le piccole foglie d’ argento!…
tra i massi s’ avvinghia, e non cede,
se i massi non cedono, al vento.
Lì soffre, ma cresce, ne chiede
più ciò che non volle…
Noi mèsse pei figli,
noi, ombra pei figli de’ figli,
piantiamo l’ulivo…
Tu placido e pallido ulivo,
non dare a noi nulla; ma resta!
ma cresci, sicuro e tardivo,
nel tempo che tace!
ma nutri il lumino soletto
che, dopo ci brilli sul letto
dell’ultima pace.”
L'olivo è sbocciato anche grazie alle creazioni di artisti; fra loro spicca sicuramente Vincent Van
Gogh (1853-1890).
“Qui ci sono dei campi bellissimi con ulivi dalle foglie grigio argento, come salici cimati. Non mi
stanco mai del cielo azzurro” scrisse Van Gogh alla madre il 2 luglio 1889.
Si tratta di un’esatta descrizione del quadro “Uliveto” che aveva appena terminato.
Quando nel 1889 realizzò la serie di dipinti dedicata agli ulivi, Van Gogh era soggetto alla malattia
e al tumulto emotivo, ma i quadri sono tra le sue opere migliori.
Gli uliveti divennero uno dei soggetti preferiti dall’artista, sebbene li avesse sino ad allora ignorati.
Tra il giugno e il dicembre di quell’anno dipinse circa una quindicina di uliveti, la maggior parte in
autunno. I dipinti sull’ulivo hanno avuto un significato speciale per Van Gogh. Per l’artista
rappresentano la vita, il divino e il ciclo della vita. I suoi dipinti di raccoglitori di olive dimostrano
la relazione tra uomo e natura che raffigura uno dei cicli della vita, la raccolta o la morte. E’ anche
un esempio di come gli individui, attraverso l’interazione con la natura, sono in grado di connettersi
con il divino.
La National Gallery of Art di Washington riassume così questa serie di opere:
“Negli alberi di ulivo – nella potenza espressiva delle forme antiche e nodose – Van Gogh trovò la
manifestazione della forza spirituale che credeva risiedere in tutta la natura e le sue pennellate
rendono il suolo e il cielo vivo con lo stesso movimento delle foglie fruscianti, mescolato al un
luccichio del vento Mediterraneo. L’energia nel ritmo continuo ci comunica, in modo quasi fisico,
la forza viva che Van Gogh ha trovato tra gli alberi di ulivo; quella forza spirituale che credeva lì
assumesse forma “.
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