La relazione educativa alla prova dei temi difficili dell'IRC 5 settembre 2013 sintesi della relazione di Luigi Giovannini 1. Introduzione In questi ventitré anni, nelle sei scuole in cui ho insegnato e nei gruppi giovanili delle quattro parrocchie in cui ho vissuto, oltre che nei gruppi studenteschi che ho seguito in numerose attività extrascolastiche, mi è accaduto innumerevoli volte di sentire dei giovani criticare la Chiesa. Sono varie le ragioni per cui molti ragazzi e numerose ragazze hanno delle perplessità sull'istituzione ecclesiastica: si passa dalle pagine oscure della storia della Chiesa al fasto liturgico, da Dan Brown alla storicità dei Vangeli, dalle scuole cattoliche all'IMU, dalla Chiesa nemica della libertà alla morale sessuale restrittiva, da Gesù povero alle ricchezze del Vaticano, dall'atteggiamento della Chiesa verso gli omosessuali a Vatileaks, dalla discriminazione della donna alla struttura gerarchica poco democratica della Chiesa, dall'intromissione del Vaticano nelle decisioni dello Stato alla pedofilia, dall'aborto all'eutanasia, dall'ostilità della Chiesa verso la scienza all'antiscientifica posizione biblica circa l'origine del cosmo e dell'uomo... Insomma per fare il nostro lavoro di insegnanti di religione ci è chiesto di essere quasi onniscienti. Viste tutte queste obiezioni, fatte da molti ragazzi, anche ottimi, un giorno mi è venuta un'idea. A fine anno faremo l'ottava edizione di Winter, un campo scuola invernale con 200 studenti delle superiori e dell'università di tutto il Trentino sul tema “Guerra e pace”. In quell'occasione, tre anni fa ho pensato di proporre un workshop su “Obiezioni alla Chiesa”: i ragazzi formulavano sul momento una serie di obiezioni ed io affrontavo una alla volta ciascuna tematica, cercando di coinvolgere il più possibile i ragazzi nel portare avanti i ragionamenti. L'iniziativa è stata apprezzata, per cui nei due anni successivi sono stato invitato al liceo “Prati” per fare qualcosa di simile nel corso delle assemblee di istituto e devo dire che l'esperienza è risultata davvero interessante. Mentre fuori dalla porta dell'aula attendevo che i numerosi studenti del liceo che avevano scelto il mio workshop entrassero, alcuni ragazzi che erano venuti con me a Taizé mi dicevano: “Questi stanno entrando per metterti in difficoltà: sono molto agguerriti”. Ed io dissi loro: “Vedrete che non ci sarà alcuna guerra”. Infatti in nessuna occasione in cui ho parlato in vari luoghi di questi argomenti ho visto polemiche. Perché? I motivi sono vari (per esempio, i giovani sono molto più gentili e rispettosi di qunto non si dica), comunque ho cercato anch'io di fare la mia parte: sono entrato in aula senza nulla in mano, inerme. Poi ho chiesto se potevamo mettere le sedie in cerchio. Diversi ragazzi si sono seduti sui banchi retrostanti, sempre in una posizione sostanzialmente circolare... Così eravamo tutti al medesimo livello ed in una situazione anche logistica che favoriva il dialogo. Abbiamo iniziato in maniera umoristica. Ho chiesto se una valletta scriveva sulla lavagna le obiezioni, che sintetizzavo con uno slogan: le ricchezze della Chiesa divenivano “L'isola del tesoro”, il rapporto fra le religioni “L'arcobaleno”, la struttura gerarchica “Sottosopra”, L'intromissione della Chiesa nella politica “Don Silvio, bacio le mani”, la questione dell'origine del cosmo il “The Bible bang”. Poi abbiamo votato gli argomenti che interessavano di più. I temi più gettonati li abbiamo affrontati all'inizio, per lasciare alla fine quelli considerati meno interessanti. Ad ogni obiezione, io ponevo loro delle domande, chiedendo che cosa già sapevano della tematica e i motivi per cui non apprezzavano la Chiesa. Poi cercavo con il loro aiuto di analizzare la questione, di approfondirla e di comprendere le motivazioni per cui la Chiesa ha fatto determinate scelte. Naturalmente ho premesso che la Chiesa è fatta di persone umane e che quindi fa cose buone e cattive come ogni persona umana. Ho aggiunto che pure io, che faccio parte della Chiesa, sbaglio almeno settanta volte al giorno e pertanto non mi stupisco di vedere che altri membri della Chiesa possono commettere degli errori. Ho usato un tono di voce non urlante ed aggressivo, ma sereno, tanto che una ragazza alla fine mi ha detto che non sa come io possa aver mantenuto la calma quando sentivo certe cose a suo avviso “assurde” dette da qualche studente. Ora ci soffermiamo su due obiezioni piuttosto ricorrenti: le ricchezze della Chiesa e l'atteggiamento della Chiesa nei confronti degli omosessuali. 2. Le ricchezze della Chiesa E' vero: la Chiesa ha molti beni, dispone di grandi ricchezze. Non è detto che le usi sempre bene. Io, per esempio, ho sempre cercato di usarle meglio possibile, ma chissà quanti errori ho fatto: sicuramente molti. Dicevamo che di soldi nella Chiesa ne girano parecchi. La Chiesa è ricca perché complessivamente possiede numerosi edifici come le chiese, le canoniche, gli oratori, i conventi, denaro in banca... Tuttavia essa è anche povera. Infatti i cattolici nel mondo sono un miliardo e 200 milioni, per cui è naturale che ci siano molti soldi che girano: una famiglia di tre persone, che ha entrate per 2500 euro al mese è ricca; se è fatta di sette persone, è povera. Il bilancio di una grande comunità è naturale che sia superiore a quello di una famiglia, perché le spese sono notevoli: diverse parrocchie ogni anno spendono molte migliaia (o varie decine di migliaia) di euro per il riscaldamento degli edifici, la loro manutenzione, l'elettricità... oltre che per le varie attività comunitarie. Una parrocchia ha quindi ha bisogno di una quantità di denaro superiore a quella di cui necessita una famiglia. Possiamo tranquillamente dichiarare che molte parrocchie sono povere e faticano a trovare denaro per sostenere le spere ordinarie. Qualche dato può demitizzare l'idea che la Chiesa sia straricca: un prete giovane riceve 869 euro al mese: quale professione prevede uno stipendio così basso per un laureato? Un parroco guadagna circa 1000 euro, pur avendo una notevole responsabilità che riguarda migliaia di persone. Un vescovo ha entrate mensili pari a circa 1300 euro; un vescovo poco prima di andare in pensione (e quindi al top della remunerazione) riceve 1.353 euro: si tratta di entrate di molto inferiori rispetto a quelle di qualsiasi dirigente del suo calibro in qualunque azienda o organizzazione civile. Ricordo che quando risposi alla domanda che un colonnello mi pose a riguardo del nostro stipendio, egli rimase assai meravigliato: non avrebbe mai pensato che persone con la nostra responsabilità ricevessero stipendi tanto modesti. Fra l'altro, se la vita del parroco e del viceparroco è molto dura, segnata da un lavoro incessante con continui problemi delicati da affrontare, immaginiamo quella del vescovo. Per non parlare della vita del papa: non a caso la Costituzione apostolica “Universi Dominici Gregis” invita caldamente l'eletto ad accettare la nomina a sommo pontefice. Se l'eletto fosse lieto di essere divenuto papa, non ci sarebbe bisogno di fare pressioni perché accetti: se uno viene eletto ministro o sindaco, di solito accetta ben volentieri... E poi, se la vita ecclesiastica rendesse ricchi e potenti, molti vorrebbero diventare preti, ma non c'è bisogno di un test d'ingresso molto selettivo: di giovani che chiedono diventare preti ce ne sono pochissimi. Normalmente si dice che il Vaticano è ricco: è vero tutto ciò? Va riconosciuto che il Vaticano, usando poco denaro e poco personale, aiuta molte popolazioni. Sì, con poco denaro (quando lo dico, molti non mi credono): in realtà il denaro che gira in Vaticano è poco, è enormemente inferiore rispetto a quello che gira negli stati vicini. E' vero che lo Stato Città del Vaticano è piccolissimo e che è dunque ovvio che non abbia entrate pari a quelle dell'Italia, però non possiamo dimenticare che la sua esistenza è finalizzata a sostenere il servizio del Papa, il quale attraverso di esso si occupa di tutti i cattolici del mondo, che sono circa 1.200 milioni. E' un po' come se si trattasse di uno stato di oltre un miliardo di persone. Tenendo conto di questo, se guardiamo alle entrate del Vaticano, ci rendiamo conto del fatto che esso non è poi così ricco. Diamo anzitutto un'occhiata al bilancio annuale dello Stato città del Vaticano e della Santa Sede. Tre anni fa ho controllato i dati dell'anno 2009, che sono davvero stupefacenti, se li confrontiamo con quelli della provincia di Trento: Il bilancio della Provincia Autonoma di Trento relativo all'anno 2009 è pari a entrate 4.479 milioni, uscite 4.354 milioni. La Santa Sede si occupa di un numero di persone 2400 volte più grande, per cui ora ci aspettiamo cifre astronomiche. E invece il bilancio della Santa Sede è di molto inferiore a quello della PAT. La Santa Sede nel 2009 ha avuto entrate pari ad esattamente 250 milioni (nel 2012 la cifra è stata identica): sono nettamente inferiori a quelle della PAT (un diciottesimo), pur seguendo non mezzo milione di persone ma 1.200 milioni e perciò 2400 volte di più. Quindi per ogni persona che segue, la PAT ha entrate 43.200 volte superiori alla Santa Sede: semplificando diciamo pertanto che per ogni persona trentina la PAT ha entrate pari a quelle di oltre 40.000 cattolici messi insieme... Qualcuno afferma che il papa potrebbe vendere la basilica di San Pietro, i musei vaticani, il palazzo apostolico... e dare tutto ai poveri. Va detto che si tratta di beni che fanno parte del patrimonio dell'umanità. Inoltre sarebbe realisticamente assai difficile trovare un'altra sistemazione per gli uffici della Sede apostolica ed un altro luogo per accogliere i numerosissimi pellegrini che vengono a Roma per “videre Petrum”. Faccio inoltre presente che agli occhi di un povero africano che muore di fame, le nostre case sono ricchissime quanto le case del Vaticano e il nostro tenore di vita è altissimo (hobbies, viaggi, vacanze...), per cui se il Vaticano è colpevole, pure noi siamo egualmente colpevoli di sprecare risorse e di vivere una vita lussuosa piena di sprechi invece di dar da mangiare ai morenti di fame. E poi il Vaticano svolge un utilissimo ruolo in favore della pace e della giustizia nel mondo: molti problemi si risolvono attraverso l'attività diplomatica: la Santa Sede e i suoi nunzi svolgono un ruolo rilevante ai fini di promuovere la pace e la giustizia nel mondo, in particolare attraverso la coltivazione dei rapporti con gli stati: è attraverso tale attività che il Vaticano può anche difendere i cristiani perseguitati e la libertà religiosa tout court, oltre che promuovere la tutela dei diritti umani in ambito internazionale. Un esempio della sobrietà della Chiesa è dato dalle nunziature apostoliche: l'ambasciata USA in Italia ha alcune centinaia di dipendenti. Una normale nunziatura ha il nunzio, il segretario, un prete ed una suora locali che conoscono la lingua e la realtà del luogo, una persona che si occupa di cucina e pulizie ed una che cura il giardino e le questioni tecniche: sei persone soltanto. Per affrontare con serietà la questione dei beni temporali della Chiesa ci dobbiamo porre due domande fondamentali: da dove vengono i soldi della Chiesa? Dove vanno a finire? Esssi provengono da offerte, donazioni o eredità: la Chiesa non le ruba, ma riceve questi doni liberi da parte di persone, che consegnano volentieri una parte del loro denaro alla Chiesa, poiché hanno fiducia in essa e sanno che in tal modo il loro denaro verrà utilizzato per il bene della comunità e per i poveri locali, oltre che per quelli del sud del mondo. Molte persone sono ben liete di poter sostenere le iniziative della Chiesa. Dove vanno a finire le ricchezze della Chiesa? vengono usate per sostenere le attività dei missionari, per le famiglie povere, per le attività con gli anziani, i giovani e i bambini e per garantire il sostentamento dei preti, che si occupano della comunità. Del resto la storia della Chiesa non è solo la storia delle crociate e dell'Inquisizione, ma è anche e soprattutto una storia di carità: pensiamo a quanto bene la Chiesa ha fatto nel corso dei secoli ai poveri, agli ammalati, agli orfani, a quanti ospedali ha costruito, e lebbrosari... Pensiamo a quanto sia utile anche oggi la Chiesa nei paesi poveri: viene spesso chiamata come mediatrice nei conflitti, spesso è l'unica istituzione che difende i diritti dei deboli. Pensiamo a quanti istituti scolastici ed educativi ha creato la Chiesa nei secoli nei cinque continenti. La Chiesa anche ogggi in Italia nella società opera efficacemente nell'educazione, nell'assistenza ai poveri (la parola “Caritas” è nota a tutti) e ai malati. Essa contribuisce non poco allo sviluppo della cultura e all'innalzamento spirituale ed etico della società... Anche attraverso l'8x1000. Con la scuola cattolica fa risparmiare diversi miliardi di euro allo stato: se non ci fossero le scuole cattoliche, lo stato dovrebbe sborsare un patrimonio enorme per garantire la scuola a coloro che ora frequentano le scuole cattoliche. I dati che ora riporto sono sufficienti per dimostrare che molte ricchezze della Chiesa vengono usate bene, per i poveri: nella sola Africa la Chiesa cattolica gestisce 1.637 consultori matrimoniali, 184 lebbrosari, 1.285 orfanatrofi, 2.307 asili, 1.364 centri di assistenza ai più poveri, 1.137 ospedali, 5.375 dispensari, 67.848 scuole materne, 93.316 scuole primarie, 42.234 scuole superiori... Quale idea hanno della Chiesa i poveri africani? Crederanno di più nella Chiesa reale o nelle chiacchiere di salotto di certi intellettuali che considerano la Chiesa demodée? B. La Chiesa e gli omosessuali Qualche flash: Ognuno di noi conosce delle persone omosessuali. Secondo alcuni ricercatori, esse sarebbero il 2-3 % della popolazione. Le cause dell'omosessualità non risultano ancora chiare: secondo alcuni studiosi, omosessuali si nasce (per ragioni genetiche, ormonali...), per altri invece omosessuali si diventa (per ragioni di carattere psicologico, culturale...). La condizione omosessuale in certi casi può essere superata (in particolare, in età adolescenziale), in altri casi no. Molti omosessuali non vogliono mutare orientamento. Oggi essi vengono etichettati ed emarginati meno di un tempo. La Chiesa invita a rispettare gli omosessuali, che essa chiama “persone omosessuali”: essi sono anzitutto persone, figli di Dio, da lui amati ed hanno pertanto un'immensa dignità. Non abbiamo il diritto di giudicarli. Mentre verso la persona omosessuale ha un atteggiamento chiaramente positivo, la Chiesa ha una visione differente a riguardo dell'omosessualità, considerandola come un fenomeno in sé problematico: la Bibbia afferma che il progetto creatore di Dio prevede l'incontro fra l'uomo e la donna: “Dio creò l'uomo a sua immagine e somiglianza: maschio e femmina li creò...”: complementari fino ad essere “una sola carne” e fecondi: “Siate fecondi e moltiplicatevi”. Pure la natura umana ci dice questo. La Chiesa ci invita a riconoscere il progetto che Dio ha sull'umanità e che si esprime anche nella natura da lui creata e nelle leggi della natura. Nel disegno del Creatore la complementarietà dei sessi appartiene dunque alla natura stessa dell'istituzione del matrimonio: l'uomo e la donna sono chiamati ad unirsi esprimendosi l'amore reciproco e creando una famiglia. Anche il corpo dell'uomo e della donna sono fatti apposta. Il corpo dell'uomo e la sua psiche non sono invece fatti per integrarsi nella stessa maniera fra due persone dello stesso sesso. La Chiesa non condivide pertanto il fatto che si eserciti la sessualità in maniera omosessuale, perché considera ciò non conforme alla natura umana: “gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati”, perché “precludono all'atto sessuale il dono della vita, non sono frutto di una vera complementarietà affettiva e sessuale”. Nell'attuale società risulta difficile ai giovani, come pure a non pochi adulti, condividere il pensiero della Chiesa, la quale non segue le mode culturali, anche assumendo il rischio di essere considerata antiquata e non all'altezza dei tempi. In ogni caso, dice il Catechismo della Chiesa cattolica, la loro responsabilità e colpevolezza può essere piccola, specialmente quando si tratta di una struttura psicologica omosessuale. La Chiesa opera sempre una distinzione fra persona e atto. Dunque la Chiesa non condanna i gay ai lavori forzati né li imprigiona nei sotterranei del Vaticano con le guardie svizzere che li torturano con le loro alabarde: la Chiesa annuncia il vangelo dell'amore ed il progetto di Dio su di esso, sapendo che nessuno di noi lo vivrà in maniera piena sulla terra: illumina la cima, perché si cammini in quella direzione, sapendo che noi non siamo in grado di raggiungerla, ma soltanto di avvicinarci ad essa, di fare dei progressi. E ci invita a compiere i progressi che siamo realisticamente capaci di effettuare. Anche la persona omosessuale può quindi seguire un percorso di vita spirituale all'interno della Chiesa, la quale ci invita ad evitare ogni ingiusta discriminazione, rispetta le persone omosessuali, considerandole anzitutto persone e ben volentieri le accoglie nella comunità cristiana, all'interno della quale la loro presenza può essere molto preziosa. E' in atto una campagna finalizzata alla promulgazione di leggi contro la discriminazione dei gay, che rischia di portare ad una situazione culturale e giuridica, nella quale non si riconosce la libertà di avere e di esprimere delle idee (riguardanti il fenomeno dell'omosessualità, il “matrimonio omosessuale” e la possibilità delle coppie omosessuali di adottare dei figli, il concetto di famiglia...) che si presentino come diverse da quelle “politicamente corrette”. La questione delle leggi anti discriminazione ne è un esempio. Oggi ad essere molto discriminata è la famiglia. Se lo Stato la sostenesse seriamente, favorendo l'attuazione effettiva del principio di sussidiarietà, la società italiana funzionerebbe meglio. La famiglia è infatti un pilastro portante della società, anche sul piano economico. La famiglia in crisi andrebbe sostenuta, non sminuita. Ovviamente vanno puniti coloro che maltrattano gli omosessuali e coloro che incitano alla discriminazione contro di essi: bisogna che si garantisca agli omosessuali il rispetto della loro dignità, ma anche la libertà di pensiero nel credere nel matrimonio fondato sulla legge naturale. Ci sono delle correnti culturali che con molta insistenza dicono che gli stati dovrebbero estendere agli omosessuali il diritto al matrimonio, riconoscendo giuridicamente i matrimoni omosessuali ed affermando l'equivalenza legale delle unioni omosessuali al matrimonio propriamente detto. La Chiesa rispetta le persone omosessuali, ma non ne accetta il matrimonio, perché esso è l'unione fra un uomo e una donna che formano una famiglia con figli. L'unione fra due persone omosessuali è una realtà molto diversa, non equiparabile alla famiglia tradizionale. Per risolvere i problemi giuridici nel caso di una coppia gay, non è affatto necessario creare un nuovo istituto giuridico: basterebbe ricorrere al diritto privato. Tanto più che la grande maggioranza delle persone omosessuali non si vogliono sposare, sia perché oggi il matrimonio non è di moda neppure nelle coppie eterosessuali, sia perché solo raramente le persone omosessuali convivono e le coppie hanno normalmente una durata breve: i loro rapporti non sono solitamente stabili ed esclusivi. Anche nella laicissima Francia i matrimoni gay sono stati soltanto qualche centinaio. Fra l'altro, quelli che si sposano in gran parte dopo qualche anno divorziano. Il rapporto fra due omosessuali è assai diverso da quello fra un uomo e una donna. Voler “matrimonializzare” il rapporto gay può essere interpretato come il voler applicare le categorie che già conosciamo ad una realtà nuova e differente, la cui diversità non vogliamo riconoscere. E' a mio avviso poco rispettoso del rapporto a due degli omosessuali volerlo inserire nei nostri schemi preconcetti e previ del matrimonio fra uomo e donna: calare sugli omosessuali la gabbia del matrimonio eterosessuale omosessualizzandolosignifica non riconoscere che si tratta di una realtà differente. La relazione fra persone omosessuali non è assimilabile a quella fra uomo e donna e al matrimonio fatto da uomo + donna + figli naturali: è qualcosa di altro. Mettere l'unione omosessuale su un piano giuridico analogo a quello del matrimonio o della famiglia è non riconoscere tale peculiarità. Il matrimonio non è una qualsiasi unione fra due persone umane. Fra l'uomo e la donna vi è una complementarietà fisica, psicologica e spirituale: due persone diverse tendono alla comunione, si completano a vicenda, per collaborare con Dio alla generazione di nuove persone e alla loro educazione. L'unione omosessuale non presenta tale complementarietà, apertura alla procreazione ed educazione dei figli con la presenza della dimensione femminile e di quella maschile. Non è questione di discriminare, ma di distinguere, di riconoscere la diversità. L'uomo non può partorire ma non per questo si sente discriminato: è semplicemente diverso dalla donna. Riconoscere la diversità esistente fra le persone e le realtà non significa necessariamente discriminare. Alcune correnti culturali riconoscono alle coppie omosessuali il diritto ad adottare dei bambini. Il ruolo della donna e dell'uomo nella famiglia non è uguale identico: semplificando si può dire che la madre offre al bimbo affetto e nido ed il padre direzione ed iniziazione alle relazioni extrafamiliari. I documenti della Chiesa dichiarano che i bambini vanno rispettati. Inserire i bimbi nelle unioni omosessuali per mezzo dell'adozione significa approfittare del loro stato di debolezza per introdurli in ambienti che non favoriscono il loro pieno sviluppo umano. L'esperienza ci dimostra che l'assenza della bipolarità sessuale crea ostacoli allo sviluppo normale dei bambini. Ad essi mancherebbe l'esperienza della maternità e della paternità, che è fondamentale per uno sviluppo psicologico armonioso. Dicevamo che la grande maggioranza dei gay non ha alcuna intenzione di sposarsi. E quei pochi che si sposano in gran parte dopo qualche anno divorziano. Ma allora come mai viene dato tanto spazio a questa questione? Viene il dubbio che dietro a queste campagne ci siano degli interessi ed obiettivi che ci sfuggono. Avere una certa diffidenza di fronte a determinate campagne mediatiche può risultare salutare. Lo stato dovrebbe anzitutto promuovere la dignità del matrimonio e della famiglia: ciò favorirebbe la solidità della società. La Chiesa ha un pensiero stabile e profondamente umanizzante, che va al di là delle mode culturali che sembrano il punto d'arrivo di un progresso, ma che sono sovente semplicemente delle mode passeggere.