Il contributo della cooperazione sociale alle politiche di welfare e di inclusione A Piacenza, la Cooperazione Sociale rappresentata dalle cooperative aderenti ad AGCi, Confcooperative e Legacoop ha contribuito nell’ultimo ventennio a costruire la significativa rete di servizi socioassistenziali ed educativi e opportunità concrete di politiche attive del lavoro, anche tramite l’inserimento lavorativo di persone in situazione di svantaggio, che costituiscono, accanto alle risposte istituzionali, la capacità del nostro territorio di dare risposte efficaci ai bisogni di cura, assistenza, promozione, integrazione sociale dei cittadini, specie quelli più fragili, producendo una quantità significativa di posti di lavoro e con essi valorizzazione e crescita di professionalità nel settore, impegnandosi per affermare regole e condizioni di crescita di un’imprenditorialità sociale evoluta, efficiente, oltre che socialmente meritevole. Le Cooperative Sociali hanno assunto nel nostro territorio una significativa valenza sociale, occupazionale ed economica, anche attraverso la partnership con la Città di Piacenza. La partecipazione della cooperazione sociale attraverso l’attivazione di nuovi spazi permanenti di concertazione L’introduzione del principio di sussidiarietà ad opera della modifica del titolo V della Costituzione ha riaffermato nel campo del Welfare spazi molteplici ove la Cooperazione Sociale può rivestire sempre più un ruolo positivo e propositivo fondamentale. Per questo motivo si ravvisa la necessità di pervenire alla costruzione di rapporti più concertativi, stabili e formali, nel settore dei servizi alla persona e dell’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati. Tale percorso dovrà prevedere l’attivazione di spazi nuovi e ulteriori di relazione, che possano determinare anche forme innovative di servizi. Un nuovo sistema di welfare dove l'ente pubblico assuma a pieno titolo il ruolo di programmazione, regolazione e controllo, mentre l'erogazione dei servizi sia affidata sempre più a soggetti privati in grado di esprimere un alto livello di qualità. Il mantenimento dell'universalità dei servizi deve coesistere infatti con la qualità e la piena sostenibilità economica, e noi crediamo che soltanto un welfare sempre più "sussidiario" possa garantire queste condizioni. Purtroppo alcune delle decisioni adottate in passato non vanno in questa direzione e rischiano di farci tornare in un dibattito ideologico basato sull’assunto che tende a far ritenere la gestione pubblica migliore di quella privata. Riteniamo che il riconoscimento del ruolo della cooperazione sociale si possa attuare solo attraverso un confronto che riconosca i soggetti privati come soggetti gestori competenti, in grado di esprimere non solo qualità, ma anche la flessibilità necessaria nella risposta al bisogno, che tenda ad un efficientamento e ad un uso razionalizzato delle risorse pubbliche. Per questo motivo riteniamo di poter rappresentare per la pubblica amministrazione un interlocutore capace di essere soggetto proattivo in una logica di co-progettazione , in un confronto tecnico che mira sempre di più ad una capacità di risposta al bisogno modulabile e versatile, adeguata al contesto sociopolitico attuale. La nostra proposta appare importante anche in considerazione del riordino dei sistemi di governo territoriale, a fronte del quale stiamo assistendo al depotenziamento e alla scomparsa delle Province quale luogo di coordinamento istituzionale: questo ci preoccupa e ci spinge a ritenere importante istituire tavoli di coordinamento congiunto (pubblico/privato) analogamente a quanto era già in essere per i servizi rivolti alla prima infanzia. Alla luce della positiva esperienza nei servizi “0-3 anni”, si ritiene strategico poter attivare un analogo spazio di condivisione e di corresponsabilità anche per gli altri settori d’intervento (anziani, disabili, minori, ecc.) Cooperazione sociale e affidamento di servizi Occorre in tale contesto, quale elemento minimo di garanzia di tutti i soggetti coinvolti, Pubblica Amministrazione in primis, contrastare e superare visioni di affidamento dei servizi volte a comprimere i costi, addivenendo ad un pieno riconoscimento, negli stessi, degli oneri legati alla corretta applicazione dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro sottoscritti dalla organizzazioni comparativamente più rappresentative, nonché degli oneri legati alla contrattazione integrativa, alle normative in materia di sicurezza, alla formazione professionale degli operatori e al complesso di leggi in materia fiscale, societaria, giuslavorista. La Cooperazione sociale come componente imprenditoriale del Terzo Settore In tale ragionamento, inoltre, vanno necessariamente chiariti ruoli e responsabilità dei vari soggetti che compongono il Terzo Settore (Cooperazione sociale, Organizzazioni di volontariato e Associazioni di promozione sociale). Ciascuno di questi soggetti rappresenta una risorsa preziosa per la nostra comunità, ma è connotato da caratteristiche e funzioni diverse che solo in un quadro di regole chiare e ben definite possono trovare la piena realizzazione, nella legittimità dei propri scopi sociali, e una armonizzazione di intervento. Sempre più spesso, attività complesse di rilevanza economica, che in quanto tali prevedono adeguata capacità economico-finanziaria, possibilità di impiegare personale, anche con professionalità specifiche, vedono una presenza, crescente, di soggetti non coerente con la natura e le prerogative degli stessi. La Cooperazione Piacentina ha saputo superare confini tradizionali e storici, infatti AGCI, Legacoop e Confcooperative hanno dato vita a Piacenza all’ACI - Alleanza Cooperative Italiane, per dare una sola voce alla cooperazione piacentina e rendere più forte e unitaria l’interlocuzione con le Istituzioni alle quali chiediamo di considerare e apprezzare lo sforzo compiuto e l’impegno profuso. Un Patto per l’inserimento lavorativo L’inserimento lavorativo di soggetti in situazione di svantaggio e difficoltà ad opera delle Cooperative Sociali che la legge definisce di “di tipo b” è una delle frontiere più evolute, a livello europeo, delle politiche di welfare inclusivo. Attraverso il lavoro - in un contesto professionale specializzato nella presa in carico, inserimento lavorativo e gestione di questa tipologia di risorse umane - persone con percorsi di vita connotati da difficoltà ritrovano dignità e sviluppano autonomia. Inoltre, come dimostrato anche da studi economici e sociali, smettono di rappresentare un carico per i servizi sociali e assistenziali, e di conseguenza un costo improduttivo per la collettività, trasformandosi da utenti passivi dei servizi a risorse attive e protagoniste nel mondo del lavoro. Per salvaguardare e sostenere tale esperienza proponiamo un Patto per l’inserimento lavorativo, che veda coinvolti oltre la cooperazione sociale altre forze sociali e l’amministrazione comunale. Un Patto per l’inserimento lavorativo per salvaguardare ed incrementare l’attuale occupazione delle persone in situazione di disagio sociale. Un Patto che preveda l’adozione di “clausole sociali” nella predisposizione dei capitolati di gara. Modalità concreta e immediatamente attuabile, supportata da consolidati riferimenti normativi, che ha il molteplice merito di: salvaguardare e incrementare l’occupazione di soggetti svantaggiati del e sul territorio, favorire un risparmio a carico dei servizi assistenziali, generare occupazione ad alto valore sociale, perseguire economicità e efficienza nella gestione dei servizi, stante la specializzazione e gli investimenti attuati negli anni dalle cooperative sociali di inserimento lavorativo nei diversi ambiti di lavoro in cui tradizionalmente le vedono impegnate. Nel Patto chiediamo che per quanto di competenza del Comune di Piacenza, diretta e indiretta, anche relativamente a società collegate e partecipate, vengano inserite, come consentito dalla normativa vigente, nelle gare bandite per la gestione dei servizi che vedono protagoniste le cooperative sociali di inserimento lavorativo (ad esempio, a Piacenza le cooperative sociali gestiscono in convenzione o in appalto con Iren la quasi totalità dei servizi di igiene ambientale: raccolta, spazzamento, centri di raccolta), specifiche “clausole sociali” che prevedano l’inserimento delle persone svantaggiate e la presenza dei disabili. Questo anche rispetto alla futura gara sulla gestione dei rifiuti nella nostra Provincia che sarà bandita da ATERSIR.