Prof. Maria Nicola GADALETA E-mail: [email protected] Facoltà di Scienze Biotecnologiche Corso di Laurea in Biotecnologie Sanitarie e Farmaceutiche Biochimica e Tecnologie Biochimiche DISPENSA N. 19 ENZIMI VII: Enzimi in diagnostica Enzimi: Effetti nel siero in seguito a danno a livello delle cellule di produzione. produzione Secreti 1° tipo (plasmatici) (es. enzimi della coagulazione, trombina, plasmina) 2° tipo (tratto digestivo) (es. amilasi, lipasi) Intracellulari Intracellular transaminasi GOT, GPT creatinfosfatochinasi CPK latticodeidrogenasi LDL diminuiscono aumentano aumentano da: Champe M.N. Gadaleta Pattern enzimatico tipico di un organo Fatta = 100 l’attività più alta il “pattern” pattern” è dato dal rapporto tra l’attività dei vari enzimi presenti in quell’organo. quell’organo Esempio: La GOT è abbondante nel fegato e nel cuore, meno nel muscolo La GPT è presente in maggior quantità nel fegato La GLDH è assente nel muscolo e presente in grande quantità nel fegato, in piccola quantità nel cuore. Si possono trovare E particolarmente abbondanti in un certo tessuto; essi sono detti organoorgano-specifici. specifici La GLDH glutamicodeidrogenasi è l’enzima organoorgano-specifico del fegato. fegato La CPK creatinfosfochinasi è l‘enzima organoorgano-specifico del muscolo. muscolo M.N. Gadaleta Pattern isoenzimatico tipico di un organo Esiste anche un pattern isoenzimatico degli organi dato dal rapporto tra le attività dei diversi isoenzimi. isoenzimi Il complemento enzimatico d’ organo è dato da: 1. Le attività relative dei principali enzimi metabolici 2. La presenza dei cosiddetti enzimi organo-specifici ( + = pattern enzimatico d’ organo) 3. La distribuzione degli isoenzimi (= pattern isoenzimatico d’organo) Es. di altri enzimi organo-specifici: alcooldeidrogenasi fegato fosfatasi acida prostata M.N. Gadaleta da: Baynes M.N. Gadaleta L’identificazione dell’organo malato può pertanto essere fatta sulla base di: 1. rapporto tra i principali E metabolici (es. GOT, GPT, cuore, fegato) fegato) 2. enzimi organo specifici 3. isoenzimi (LDH, cuore, fegato) fegato Es. Nel siero si trova un aumento di LDH: LDH • non ci dice se il danno è avvenuto a livello di cuore muscolo o fegato • si può fare l’elettroforesi, dell’ dell’E presente nel siero e vedere il pattern isoenzimatico • se è prevalente la forma H4 danno a livello del cuore Es. Nel siero si trova un aumento di un E che non ha forme isoenzimatiche: isoenzimatiche • si deve allora fare un pattern enzimatico completo del siero e confrontarlo con quelli dei diversi organi per vedere a quale corrisponde. Ciò è molto costoso: • si ricorre al rapporto tra due E (es. GPT e GLDH): GLDH se questo rapporto è simile a quello del fegato è molto probabile che il danno sia a livello epatico. La quantit quantità à di enzima che fuoriesce sarà sarà tanto maggiore quanto maggiore è l’area di tessuto danneggiata. M.N. Gadaleta Localizzazione intracellulare degli E e gravità del danno A livello cellulare si possono distinguere: E uniloculari = GLDH tipicamente mitocondriale GPT tipicamente citoplasmatica E biloculari = GOT presente nel citoplasma e nei mitocondri Se il danno a livello della cellula epatica è lieve le strutture mitocondriali possono non essere interessate per cui passano nel siero solo gli E citoplasmatici: GPT tutta nel siero, GOT presente ma in minor quantità, quantità, GLDH praticamente assente. assente Se si è avuta necrosi tutti gli E fuoriescono, fuoriescono compresi quelli mitocondriali: nel siero ci sarà anche GLDH a una quantità maggiore di GOT. M.N. Gadaleta Teoricamente ci si dovrebbe aspettare di trovare nel siero il pattern E tipico dell’organo che è stato danneggiato: ciò è vero solo per i casi gravi e acuti. Perché il pattern enzimatico del siero sia identico a quello degli degli organi sono necessari i seguenti requisiti: requisiti 1. il danno deve essere tanto grande da distruggere i confini intracellulari così che tutti gli E solubili fuoriescano dalla cellula e passino nel plasma, 2. l’insorgere del danno deve essere molto acuto perché il pattern enzimatico dell’organo non sia esso stesso cambiato in conseguenza del danno e perché la diversa attività degli E nel siero non abbia cominciato ad essere difettiva, 3. il danno deve aversi essenzialmente a carico di un singolo organo perché non ci siano sovrapposizioni di pattern E di diversi organi. M.N. Gadaleta Ci sono fattori che distorcono il pattern enzimatico: enzimatico: uno di essi è la inattivazione specifica degli E nel siero siero.. Ogni E ha una sua stabilità dell’interno della cellula, regolata da vari fattori (pH, forza ionica, ecc.). L’E nel siero, fuori dal suo ambiente, subisce una degradazione e la V di degradazione è diversa per ciascun E. Il rapporto tra i vari E nel siero al 4° giorno dopo l’infarto è diverso da quello al 2° e al 3° giorno. Serie di determinazioni enzimatiche nel siero di un infartuato, in giorni successivi. M.N. Gadaleta Vantaggio: è possibile dal pattern Vantaggio enzimatico vedere che nel soggetto si è avuto un infarto e anche da quanti giorni. Cause della distorsione del pattern E di un organo nel siero: da: Champe Si 1. differenze nella localizzazione enzimatica cellulare, 2. diversa velocità di inattivazione degli E nel siero, 3. variazioni permanenti nel pattern E dell’organo dovuto a danni di lunga durata, 4. sovrapposizioni di pattern E di organi diversi. possono, pertanto, tirare conclusioni sulla estensione del disturbo: disturbo: severità del danno alle singole cellule, stato acuto e pregresso del male, severità e durata del danno iniziale, coinvolgimento di più organi nello stato patologico. M.N. Gadaleta FINE Vantaggio: è possibile dal pattern enzimatico vedere che nel soggetto si è avuto un infarto e anche da quanti giorni. giorni Cause della distorsione del pattern E di un organo nel siero: 1. differenze nella localizzazione enzimatica cellulare, 2. diversa velocità di inattivazione degli E nel siero, 3. variazioni permanenti nel pattern E dell’organo dovuto a danni di lunga durata, 4. sovrapposizioni di pattern E di organi diversi. Si possono, pertanto, tirare conclusioni sulla estensione del disturbo: disturbo: severità del danno alle singole cellule, stato acuto e pregresso del male, severità e durata del danno iniziale, coinvolgimento di più organi nello stato patologico. M.N. Gadaleta