Elementi di Fisica Molecolare e Spettroscopia Corso di Materia Condensata della Laurea Specialistica in Fisica Mario Capizzi Universita di Roma La Sapienza Email: [email protected] Tel. 06-4991-4381 Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Testi consigliati B. H. Bransden and C. J. Joachain Physics of Atoms and Molecules (Longman Scientific & Technical, Essex CM20 2JE, England)) ISBN 0-582-44401-2 Michael Thinkham Group Theory and Quantum Mechanics (Dover Publications, Inc, Mineola, New York) ISBN 0-486-43247-5 Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Avviso Figure ed impostazione degli argomenti sono state prese dai testi citati e da fonti varie. Le trasparenze del corso sono percio a solo uso interno e riservate agli studenti frequentanti il presente corso. Queste trasparenze devono essere intese come pro-memoria delle lezioni: non vogliono e non devono sostituire il libro di testo e/o gli appunti. Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Spettroscopia rotazionale B10.1 Lo scorso anno, una volta separato il moto traslazionale da quello relativo dei nuclei, abbiamo ricavato una espressione per l energia dei livelli di una molecola biatomica (lineare) in uno stato , ossia nel caso in cui gli elettroni abbiano componente nulla del momento angolare L lungo l asse internucleare (LR=0). A tale fine siamo ricorsi alla approssimazione di Born-Hoppenheimer per arrivare alla Hamiltoniana roto-vibrazionale dei nuclei stessi. Assumendo poi che la distanza internucleare R0 sia fissa (approssimazione di rotatore rigido) siamo arrivati a separare il termine puramente rotazionale, che in forma generale si scrive come L2 2I L2 2I ( , ) Er 2 ( , ) ( , ) e, nel caso di molecole biatomiche abbiamo trovato che J ( J 1) YJm J ( , ) 2I 2 Er J ( J 1) 2I e con Es ,v ,r ove il momento di inerzia I e J sono riferiti alla rotazione attorno a un asse Es ( R0 ) Ev Er all asse di simmetria della molecola dato che per le rotazioni attorno all asse molecolare si ha ovviamente I=0. Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Spettroscopia rotazionale B10.1 Livelli di energia rotazionale delle molecole biatomiche (lineari) e poliatomiche Consideriamo il caso generale di elettroni con momento angolare orbitale L non nullo, assumendo che l accoppiamento L-S sia cosi debole da permettere di trascurare lo spin degli elettroni (che comunque non figura nella Hamiltoniana), e vediamo come questo momento angolare si accoppi con il momento angolare N dovuto al moto dei nuclei. Il momento angolare totale della molecola J sara dato da J L N N R P con ove N e il J dell anno scorso, P e il momento relativo dei due nuclei, e R la loro distanza relativa. Ne segue ovviamente che la proiezione JR di J lungo l asse internucleare e uguale alla proiezione di L lungo questo stesso asse (N e perpendicolare all asse) JR J R R (L N) R L R R P R L R LR Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Spettroscopia rotazionale B10.1 Si e anche dimostrato che la funzione d onda elettronica di una molecola biatomica (lineare) e autofunzione della proiezione di L sull asse internucleare, LR, con autovalori ± . Poiche anche J2 e Jz si conservano (ove l asse z e ora fisso nello spazio), le autofunzioni della Hamiltoniana di una molecola biatomica sono identificate dai numeri quantici J, MJ, , s, sn, ove s indica gli stati elettronici e sn il segno di LR (per 0). Nella ipotesi L=0, si era poi ricavata l equazione radiale per il moto dei nuclei che in questo caso piu in generale (N N2 1 d2 2 dR 2 ove N 2 2 R 2 J per L 0) si trasforma nella Es ( R) E F ( R) 0 e il valore di aspettazione di N2 rispetto alle autofunzioni simultanee di J2, J z, LR e sn. Poiche in un autostato di Lz il valore di aspettazione della componente di L in direzione perpendicolare a z deve annullarsi (e JR = LR ), si ha N2 J L 2 J ( J 1) 2 J L L2 J ( J 1) 2 2 L2 Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Spettroscopia rotazionale B10.1 Se approssimiamo la molecola con un rotatore rigido (R = R0), l energia rotazionale diventa ora 1 J ( J 1) 2 2 R02 Er 2 L2 ove R0 e la distanza di equilibrio. Poiche gli ultimi due termini dipendono solo dallo stato elettronico, possono essere inclusi nel termine di energia elettronica Es(R0), per cui E s, v, r ' s E ( R0 ) Ev con BJ ( J 1) B 1 2 R02 Abbiamo cosi riottenuto la formula generale gia vista lo scorso anno per l energia rotazionale nel caso =0, salvo che ora J= , +1, +2 . in quanto deve essere J > JR LR = Nel caso di molecole poliatomiche, si avra piu in generale H L2 2I H L2x 2 I xx L2y 2 I yy L2z 2 I zz dove Iij sono gli elementi diagonali del tensore momento di inerzia e Li le componenti del momento angolare relative agli assi principali x, y e z della molecola intesa come corpo rigido. Questi assi sono solidali con la molecola, per cui gli operatori momento angolari associati soddisfano regole di commutazione leggermente diverse da quelle date per un Condensata sistema di coordinate fisso rispetto a un riferimento Materia inerziale, B p. 430. 2008/2009 Mario Capizzi Spettroscopia rotazionale B10.1 Symmetric top Il tensore momento d inerzia puo essere diagonalizzato sfruttando la simmetria della molecola supposta essere rigida. Nel caso della symmetric top questo tensore si riduce a un ellissoide di rotazione: la molecola ha almeno un asse di simmetria C3 (ternaria, come nel caso di NH 3, CH3Cl, etc) lungo un asse che assumeremo essere l asse z 1 2 1 2 1 2 1 1 T Lx L2y Lz L L2z 2I 2I // 2I 2 I // 2 I Ixx=Iyy=I ; Izz= I// L energia rotazionale e allora data da EJ, EJ , 1 J ( J 1) 2I 1 2 I// BJ ( J 1) ( A B ) 1 2I 2 con 1 J ( J 1) 2 R02 2 A 1 ; B 2 I // 1 2 I // 1 2I o anche 2 1 2I con il secondo termine dipendente solo dalla configurazione elettronica, ossia quanto gia ottenuto per una molecola biatomica. Lo stato rotazionale e descritto da J=0, 1, 2 (per 0) e degenerazione (2J+1) in MJ e 2 in , con Er Materia Condensata J M J con 2). 2008/2009 Mario Capizzi Spettroscopia rotazionale I// < I A>B molecola prolata (a forma di sigaro) I// > I A<B molecola oblata (a forma di disco) Le molecole lineari (ad esempio il CO2) sono prolate con I/ /= 0 e Er B10.1 EJ BJ (J 1) La spherical top non ha assi preferenziali e ha gli stessi autovalori di una molecola lineare Er EJ BJ (J 1) con degenerazione (2J+1) In generale, per una molecola l operatore dipolo e dato da D Z i Ri i rj j posizione e carica dei nuclei, i posizione degli elettroni j mentre, trascurando gli accoppiamenti fra moti elettronici, vibrazionali e rotazionali, si ha 1 R s, , J ,M J , s ( R) J ,M J , ( , ) Pertanto gli elementi diagonali dell operatore dipolo elettrico sono dati da D D e sono uguali al momento di dipolo elettrico permanente nello stato . Questi elementi sono nulli per livelli non degeneri degli atomi, autostati dell operatore parita (l operatore di coordinate). dipolo permanente e infatti dispari rispetto alla inversione Materiadelle Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Spettroscopia rotazionale B10.1 Nel caso di molecole omonucleari simmetriche (H2, O2, N2,..), caratterizzate da autofunzioni con parita per inversione definita, tale operatore e ancora nullo in quanto i moti rotazionali (e vibrazionali) mantengono la simmetria della molecola (cosa che non avviene per un cambio della configurazione elettronica). Per tale motivo queste molecole non possono avere uno spettro (con emissione o assorbimento di fotoni) puramente rotazionale (o vibrazionale), pur esistendo i relativi livelli energetici. Le molecole eteronucleari come l HCl possiedono un momento di dipolo permanente in quanto un eccesso di carica puo essere associato a uno dei due nuclei, motivo per cui queste molecole non hanno autostati con parita per inversione definita e mostrano spettri puramente rotazionali o vibrazionali per una stessa configurazione elettronica. Le regole di selezione per transizioni rotazionali sono 0 0 J 1 MJ 0, 1 puo essere trasferita al momento N che puo variare di una J 0, 1 unita , contemporaneamente a una variazione uguale ed MJ 0, 1 opposta di L, in modo da mantenere J = L+N costante. Per 0, l unita di momento angolare associata al fotone Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Spettroscopia rotazionale B10.1 Nel caso di molecole biatomiche, in cui considerazioni di simmetria impongono che il momento di dipolo sia diretto lungo l asse internucleare, si hanno regole di selezione aggiuntive: e 0 J 1 se non vi e variazione nello stato vibrazionale. Come gia osservato lo scorso anno, in generale J J 1 E r ( J 1) Er ( J ) 2 B( J 1) ove pero ora i valori possibili di J sono tali che J lungo l asse internucleare e JR = in quanto gia la componente di J e il modulo di J deve essere maggiore o uguale a quello di una sua qualsiasi componente, come gia osservato in precedenza. Lineari eteronucleari (CO2): J 1 mJ 0, 1 0 Symmetrical top: J 1 mJ 0, 1 0 Spherical top: . non hanno dipolo permanente e pertanto possono aversi solo bande rotovibrazionali e non rotazioni pure Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Spettroscopia rotazionale B10.1 HCl L intensita I (J J±1) di una linea di assorbimento relativa alla transizione da uno stato J a uno stato J+1 e proporzionale alla probabilita di occupazione dello stato iniziale della transizione alla temperatura data P(J) (ossia al prodotto della probabilita di occupazione moltiplicata per la densita degli stati, in questo caso data dalla degenerazione dello stato). Per quanto riguarda i modi rotazionali, e pertanto I (J J 1) P( J ) (2 J 1) e BJ ( J 1) k BT motivo per cui l intensita prima cresce con J, per l aumento della degenerazione, raggiunge un massimo per J max k BT 2B 1 2 per poi diminuire quando il fattore di Boltzmann diviene dominante Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Vibrazioni delle molecole poliatomiche Sono note dal corso precedente le regole di selezione vibrazionali per una molecola biatomica: - se la molecola e omonucleare (es. N2), non ha momento di dipolo permanente e quindi non si osserva uno spettro vibrazionale - se la molecola e eteronucleare (es. CO2), ha un momento di dipolo permanente e in un potenziale armonico (cioe puramente quadratico nella coordinata internucleare) si osservano le transizioni con n 1 En n k 0 tra livelli di energia 1 h 2 0 dove e la frequenza fondamentale di vibrazione, la massa ridotta dei nuclei, k la costante elastica del legame nello stato elettronico a. Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Vibrazioni delle molecole poliatomiche A causa della interazione repulsiva fra i nuclei (a piccoli R) e della dissociazione della molecola (a grandi R) e sempre presente una anarmonicita del potenziale, ossia termini cubici, quartici, etc nello sviluppo del potenziale), motivo per cui divengono permessi anche gli ipertoni di n 0, ossia le transizioni con 2, 3, 4, etc di intensita tipicamente decrescente di almeno un ordine di grandezza per ipertono. Per generalizzare le regole di selezione vibrazionali alle molecole poliatomiche, introduciamo il concetto di modo normale di vibrazione, che viene ampiamente utilizzato anche nella fisica dei solidi. E cosi possibili stabilire regole di selezione per l assorbimento infrarosso del tutto generali in quanto fondate unicamente su considerazioni di simmetria. Modi normali di vibrazione Supponiamo di eccitare, mediante l assorbimento di un fotone, una vibrazione della molecola rappresentata in figura, assumendo che si sposti solo l atomo 1, ossia solo r1 0. Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Vibrazioni delle molecole poliatomiche Per piccoli spostamenti la forza F1 sull atomo 1 sara z1 1 y1 x1 Fx1 11 11 k xx x1 k xy y1 k xz11 z1 F y1 k 11 k 11 k 11 yx x1 yy y1 yz z1 Fz1 k zx11x1 k zy11 y1 k zz11 z1 3 k12 k13 In generale F 1 k 11 x 1 con x 1 ( x1 , y1 , z1 ) . k ij e la 1 2 3 k23 componente del tensore costante elastica relativa all atomo j, alla forza sull atomo i, alla componente forza e della dello spostamento dell atomo i. Estendendo il moto al caso degli altri due atomi (2 e 3), si ha una matrice 9 9 Fx1 k11 ...... k12 ...... k 13 xx x1 xx x2 xx z3 ............................................................ Fz3 kzz31 x1 ...... kzz32 x2 ...... k zz33 z3 e per una molecola con N atomi si avranno 3N equazioni (con x1 3 F x11, y1 x12 , ........ z N x3N ) N i k ij x j 1 j 1 i, j 1,....., N ; , 1, 2, 3 Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Vibrazioni delle molecole poliatomiche Ci si chiede ora se esistano delle soluzioni per cui gli N atomi vibrino tutti alla stessa frequenza , cioe se esistano modi normali di vibrazione tali che, se mj e la massa dell atomo j, Fx1 2 mN z N ovvero N 3 Fi 2 m1x1,....., FzN mj x j 2 ij xN zN F1 Fi 1 j 1 Uguagliando le due espressioni, generale e particolare, della forza si ottiene un sistema omogeneo 3 N 2 k ij mj ij xj 0 (1) 1 j 1 k 11 xx 2 m1 che ha soluzioni non banali SES il determinante dei coefficienti e nullo 1N k 11 xy ..........k zz matrice 3N 3N diagonale nelle ...................................................... k 1xxN 1N k xy .........k zzNN 2 2 0 mN Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Vibrazioni delle molecole poliatomiche L equazione determinantale ha 3N radici 1 . 3N (determinate a meno di una costante moltiplicativa, arbitraria in valore e dimensioni). Alcune di queste radici sono sempre nulle: 6 radici in una molecola generica (ossia 3 traslazioni del centro di massa e 3 rotazioni) 5 radici in una molecola lineare (la rotazione attorno all asse, con I = 0, e congelata ). In conclusione si hanno 3N-6 (3N-5) modi normali di vibrazione (o frequenze proprie del sistema) non nulli. In seguito parleremo di 3N modi includendo anche quelli a =0. Poiche in un modo normale gli atomi vibrano alla stessa frequenza , si possono cercare le coordinate normali che descrivono il moto dell intera molecola. Sostituendo 1 . 3N nella (1) si hanno, per ogni n, 3N coordinate x1n ,......., x3nN , indipendenti dal tempo come i coefficienti della (1). Queste 3N coordinate, al pari delle frequenze proprie, sono determinate a meno di una costante moltiplicativa, arbitraria in valore e dimensioni. Esse sono le ampiezze delle vibrazioni dei singoli atomi (dovute al contributo del singolo modo normale) che possiamo rappresentare con un vettore Q0n ( x1n ,......., x3nN ) che ci da l ampiezza del modo normale n-esimo nella base delle coordinate spaziali. Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Vibrazioni delle molecole poliatomiche La coordinata normale Qn dipendera quindi dal tempo come Qn Q0n cos( nt ) Queste coordinate, in quanto definite a meno di una costante moltiplicativa di dimensione arbitraria, possono essere usate per definire, ad esempio, l energia E della vibrazione 1 2 E 2 n Q n 1 2 2 n Qn2 ove [Q] [m]1/2 [l] n Inoltre si puo compiere una trasformazione di coordinate da normali a cartesiane x1 x11Q1 ........ x13 N Q3 N x3 N x31 N Q1 ........ x33NN Q3 N ove ogni vibrazione (x, y, z) degli atomi (1 a N) puo essere scomposta in termini di un set di coordinate normali. Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Vibrazioni delle molecole poliatomiche Es. Molecola di CO2 Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Vibrazioni delle molecole poliatomiche Operazioni di simmetria di una molecola Sono dette operazioni di simmetria di una molecola tutte quelle operazioni che trasformano una molecola in se stessa. Il prodotto di due operazioni di simmetria consiste nella loro applicazione successiva e, in generale, non e commutativo. L insieme delle operazioni di simmetria di una molecola costituisce il Gruppo di simmetria della molecola Esso soddisfa alle seguenti condizioni - se contiene due elementi, ne contiene anche il prodotto - se contiene un elemento, ne contiene l inverso v - e pertanto contiene l identita E Es. Il gruppo della molecola di CO2 e il C v, costituito da h E: trasformazione identica C : rotazione di un angolo arbitrario attorno all asse h di simmetria principale della molecola C2v: rotazione di 2 attorno a un asse, v, perpendicolare a h d: riflessione rispetto a un piano passante per v v: riflessione rispetto a un piano passante per h (e v) Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Vibrazioni delle molecole poliatomiche Gruppo del tetraedro: CH4, NH4 E, 3C2, 8C3, 6S4, 6 d} Td 3 z x C2: 2 /2 per 3 assi 2 y C3: 2 /3 per 4 assi 1 4 d Sn indica una rotazione impropria ovvero una rotazione di 2 /n seguita da una riflessione rispetto a un piano perpendicolare all asse di rotazione indica una riflessione in un piano diagonale , ovvero un piano che contiene uno degli assi di piu alta simmetria e biseca l angolo fra i due assi di simmetria perpendicolari al primo Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Vibrazioni delle molecole poliatomiche L Hamiltoniana di una molecola resta invariata sotto l azione dell operatore OS che agendo sulle coordinate effettua l operazione di simmetria S sulla molecola. Se H Ei i i e OS H [OS , H ] 0 i OS Ei Ei OS i i Le autofunzioni della Hamiltoniana lo sono anche dell operatore di simmetria e, se Ei e n volte degenere, n OS OijS i j j 1 e le funzioni linearmente indipendenti j sono la base della rappresentazione OS dell operatore OS . I termini OijS sono gli elementi di una matrice della rappresentazione dell operatore OS . La traccia della matrice O e il carattere (OS ) di OS . Tutte le rappresentazioni che si possono ottenere una dall altra mediante una trasformazione unitaria ' U 1 U sono equivalenti e hanno lo stesso carattere. La matrice dell identita E e diagonale e il suo carattere rappresentazione. (E ) e la dimensione della Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Vibrazioni delle molecole poliatomiche ' U Se esiste una trasformazione unitaria . 1 1 U che spezza le i in sottoinsiemi di dimensioni , 2 ,.... tali che 1 e che le 2 3 1 .... si trasformano solo tra di loro sotto l operatore OS , le i tra di loro, etc, allora la rappresentazione unitaria 1 ' U 2 OS 3 1 U in grado di ridurle ulteriormente. 2 3 ............ n 1 O11 O12 O13 .......... O1n O21 O22 O31........... O2 n O31 O32 O33 .......... O3n .................................. n si trasformano solo , 2 ,.... sono dette essere irriducibili se non esiste nessuna trasformazione 1 1 i e detta essere riducibile, mentre quelle di riduzione dimensione 2 On1 On 2 On 3 .......... Onn In tal caso si scrive 1 2 1 O11 0 2 0 3 0 .... 0 ............ n . 0 O22 O31 ............ 0 O32 O33 ............ 0 =1 =2 .................................. n 3 3 2 0 0 0 Materia Condensata . Onn 2008/2009 Mario Capizzi Vibrazioni delle molecole poliatomiche Simmetria e coordinate normali Le coordinate (i modi) normali sono sempre una 2 base per una rappresentazione irriducibile del gruppo di simmetria della molecola C 180° a i 1 d i i v i i C2 i i Materia Condensata 2008/2009 b 2 (i=1,2) Mario Capizzi Vibrazioni delle molecole poliatomiche Pertanto, a ogni operatore di simmetria OS della molecola di CO2 sara associata una matrice del tipo 11 0 0 11 1 2 0 0 0 0 1 0 0 1 2 0 0 1 0 0 Es.: C 1 0 0 11 12 1 0 0 a b a = cos 2 0 0 21 22 2 0 0 b a b = sen 1 2 Es.: d, v, 1 0 0 0 0 1 0 0 1 0 0 1 0 2 0 0 0 1 C2 Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Vibrazioni delle molecole poliatomiche Modi normali di una molecola di metano CH4 (o SiH4, GeH4, NH4, etc) 3N-6 = 15-6 = 9 Rappresentazioni: A1 ( 1, 1 = 1) E ( 2, 2 = 2) F2 ( 3, 3 = 3) F2 ( 4, 4 = 3) 2 breathing 1 stretching bending 3 4 G. Herzberg, Molecular spectra and molecular structure II, Van Nostrand Co. New York, p.100 Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Vibrazioni delle molecole poliatomiche Pertanto la rappresentazione irriducibile del gruppo Td della molecola del metano CH4 avra la forma Prodotto di rappresentazioni A1 0 ..0 Date due rappresentazioni 1 i e 2 0 E 0 .. ..0 i prodotti 0 (2 2) 0 .. ..0 prodotto diretto 0 ..0 F2 0 ..0 0 ..0 (3 3) 0 ..0 In tutti gli altri casi, 0 ..0 0 ..0 Le rappresentazioni dei gruppi (puntuali) di 0 ... 0 F2 0 0 ... 0 ... 0 (3 3) de i j j , formano la rappresentazione d irriducibile ses 1 1 o 2 2 sono unidimensionali. ..... d simmetria si indicano con A, B se E se F se Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Vibrazioni delle molecole poliatomiche Le autofunzioni i della base di A (B) sono simmetriche (antisimmetriche) rispetto alle rotazioni attorno a un asse n-ario; i pedici 1 e 2 (g-erade e un-gerade) denotano la simmetria pari o dispari rispetto all inversione I: (x, y, z) (-x, -y, -z). Regole di selezione vibrazionali per molecole poliatomiche Nella regola d oro Ora i , dW dt 0 se i M f 0 M , f si trasformano secondo 3 diverse rappresentazioni irriducibili ( versore del campo elettrico; M momento di dipolo). In particolare, si dimostra che - Lo stato fondamentale e sempre NON degenere e total simmetrico (rappresentazione A1 dei gruppi del cubo). - L operatore Mx,y,z si trasforma come r, cioe secondo la rappresentazione tridimensionale F2. - i M f , essendo un numero, si trasforma secondo la trasformazione total-simmetrica A1. - Il prodotto di piu operatori si trasforma secondo il prodotto diretto delle relative rappresentazioni irriducibili (v. tavole di moltiplicazione, anche in Fateley-Dollish: Infrared and Raman selection rules, J. Wiley & Sons). Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Vibrazioni delle molecole poliatomiche Pertanto, se cerchiamo regole di selezione per transizioni radiative in approssimazione di dipolo dallo stato fondamentale di una molecola poliatomica, dovra valere la A 1 F2 I f A1 ovvero F2 I f A1 Questa relazione seleziona gli stati finali raggiungibili per assorbimento ottico. Es.: molecola CH4 Tavola di moltiplicazione del gruppo Td A2 E F1 F2 A2 A1 E F2 F1 E E A1+A2+E F1+F2 F1+F2 F1 F2 F1+F2 A1+E+F1+F2 A2+E+F1+F2 F2 F1 F1+F2 A2+E+F1+F2 A1+E+F1+F2 La F2 I f vibrazionali A1 ammette soluzioni solo per I f 3 e 4, F2 ossia per i modi normali come confermato sperimentalmente. Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Vibrazioni delle molecole poliatomiche 3 4 Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Spettroscopia roto-vibrazionale B10.2 In generale, se lo stato elettronico, vibrazionale e rotazionale di una molecola di N atomi e dato da 1 R s , , J , MJ , s (r ) ( R) J ,MJ , ( , ) la probabilita di transizione e data da N D dR R ' 2 dr * s' (r ) * ' ( R) * J ', M ' J , ' ( , ) Z i Ri i 1 rj s (r ) ( R) j J ,MJ , ( , ) con R distanza internucleare e l integrale e esteso a tutte le coordinate elettroniche e al momento di dipolo elettrico contribuiscono sia i nuclei che gli elettroni. Per determinare le regole di selezione nelle transizioni rotovibrazionali ci interessa solo la componente nucleare. Le transizioni dallo stato vibrazionale Dvv' * v' D ( R) v allo stato sono vietate se l elemento di matrice dR del momento di dipolo dovuto ai nuclei e nullo. Le sono delle autofunzioni di oscillatore armonico semplice, almeno nella prima approssimazione di oscillatore rigido J ( J 1) 2 R2 J ( J 1) 2 R02 e di oscillatore armonico E s ( R) E s ( R0 ) Materia Condensata 1 k ( R R0 ) 2 2 2008/2009 Mario Capizzi Spettroscopia roto-vibrazionale B10.2 Se D(R)=costante, gli elementi fuori diagonale della matrice saranno nulli per la ortogonalita delle autofunzioni di oscillatore armonico e la transizione e vietata. In caso contrario, D ( R) D ( R0 ) ( R R0 ) D R ... R R0 e i termini superiori al primo sono trascurabili in una prima approssimazione in quanto in una molecola sono tipicamente piccole le vibrazioni rispetto alla posizione di equilibrio R0. Il primo termine in D(R 0) da elementi di matrice diversi da zero solo per = e interviene nelle transizioni puramente rotazionali nel termine J ,M J , ( , ) D ( R0 ) J ,M J , ( , ) La regola di selezione per transizioni fra stati vibrazionali ( Dvv ' * v' I (v , v ' ) 2 v con ( R R0 ) 2= 0, Nv e 0 ( R R0 ) ( R R0 ) 2 2 v dR (ove D R ) dipende percio dall integrale ... e un numero 0) R R0 H v ( R R0 ) pulsazione dell oscillatore e Hv polinomio di Hermite. Ne segue (B A3.15) Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Spettroscopia roto-vibrazionale B10.2 e v 1 v 2, 3, etc se si considerano i termini di espansione del dipolo al secondo, terzo, ordine etc. Questi termini sono piu deboli del primo per almeno un ordine di grandezza a termine e sono evidentemente legati alla anarmonicita del potenziale. La intensita di ogni componente spettrale sara determinata dal valore di 2 D R R R0 e dalla popolazione del livello di partenza, data da nv n0 e m 0 k BT Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Spettroscopia roto-vibrazionale Poiche tipicamente si ha pesanti, per cui 0 0>>kBT B10.2 (a meno che la molecola non sia costituita da atomi kBT ), l assorbimento in uno spettro vibrazionale sara praticamente sempre dovuto a transizioni dallo stato fondamentale v = 0 allo stato eccitato v = 1 (banda fondamentale). Inoltre, poiche l assorbimento di un fotone e sempre associato alla variazione di una unita del momento angolare della molecola, se la molecola e in uno stato elettronico , ovvero =0 transizioni vibrazionali pure non possono avere luogo a un fotone ma devono sempre essere associate a una variazione (transizione) nello stato rotazionale della molecola che tenga conto della variazione di momento angolare. La parte rotazionale della transizione e soggetta alle stesse regole di selezione che per transizioni rotazionali pure. Pertanto in assorbimento ( v = +1), per transizioni all interno della stessa configurazione elettronica, si avra Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Spettroscopia roto-vibrazionale B10.2 J = +1 branca R h R h h E ( n 1, J 1) E ( n, J ) 0 0 n 1 1/ 2 2 B( J 1) B ( J 1)( J J 2) h 0 n 1/ 2 BJ ( J 1) 0 , 1, 2 , 3.... J = -1 branca P h P h E (n 1, J 1) E (n, J ) 0 2 BJ J 1, 2 , 3.... Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Spettroscopia roto-vibrazionale B10.2 Queste due bande costituiscono la banda rotovibrazionale, con linee separate di ~2B eccetto che al centro, ove la separazione e ~4B. Da una misura della frequenza centrale hv0 e della separazione fra due righe e possibile ricavare la costante di forza k e la distanza di equilibrio R0. hv0=0.369 eV = 2885,9 cm-1 B=10.59 cm-1 HCl 75,5% 35Cl 24,5% 37Cl In effetti la spaziatura nelle due branche P e R non e costante in quanto B non e costante: al crescere della energia vibrazionale cresce leggermente la distanza di equilibrio e percio diminuisce B. Dovremmo percio valutare una costante per ogni stato vibrazionale, Bn e Bn+1, e la frequenza delle righe, ovvero della separazione fra livelli, diviene una funzione quadratica di J, per cui solo le differenze seconde delle energie sono, in linea di principio, costanti (ma molto piu difficili da valutare sperimentalmente). Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Spettroscopia roto-vibrazionale B=10.59 cm-1 dallo spettro rotazionale puro. Perche la spaziatura e diversa fra le due branche? Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Spettroscopia roto-vibrazionale B10.2 J = +1 branca R(J) h R E (n 1, J 1) E (n, J ) h 0 B h n 1 1/ 2 Bn Bn Bn 1( J 1)( J 0 Bn 1( J 1)( J h 0 2 Bn 1( J 1) J B ( J 1) 2 Bn 2) Bn J B ( J 1) 1 h 0 n 1/ 2 B nJ ( J 1) 0 1 h 0 2) B J ( J 1) J B J ( J 1) 0 , 1, 2 , 3.... J = -1 branca P(J) h P h E (n 1, J 1) E (n, J ) 0 B h 0 2 Bn 1 J Bn - 2 Bn 1 B J ( J 1) Bn 1 0 B( J 1) J J 1, 2, 3.... All aumentare di J la spaziatura fra le righe diminuisce nella branca R, aumenta nella branca P. Correzione sempre piu importante al crescere di J. Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Spettroscopia roto-vibrazionale R ( 0) 0 1 2906,25 cm 1 P(1) 1 2865,09 cm 1 0 R(1) 1 2925,78 cm 1 2 R(1) 1 2 R(0) 0 1 2( B n h 1 2( Bn h 0 2(2 Bn 0 2(h R ( 0) 0 1 P(1) 1 0 2(2 Bn B) B) 1 1 B) 19,53 cm 1 P(1) 1 2.1 1 0 1 B 2 Bn h R ( 0) 0 2 [1] - [3] 0 B) 0 1 B) 4 B [1] 1 5771,34 cm 41,16 cm B 1 [2] [3] 0,525 cm 1 dalla [1] Bn 10,29 cm 1 1 dalla [3] Bn 10,03 cm 1 1 Bn 10,16 cm 1 1 10,68 cm 1 Bn 1 Bn dalla [2] B10.2 h 0 2886,19 cm Un risultato migliore si avrebbe fittando le espressioni teoriche ai dati usando tre parametri di fit 1 Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Spettroscopia roto-vibrazionale B10.2 J = +1 branca R(J) R h h h E (n 1, J 1) E (n, J ) 0 0 n 1 1/ 2 Bn 1 ( J 1)( J B n 1 ( J 1)( J 2) h 0 2) - Bn J ( J 1) n 1/ 2 J Bn J ( J 1) 0 , 1, 2, 3.... J = -1 branca P(J) h P h E ( n 1, J 1) E (n, J ) 0 Bn 1 ( J 1) J Bn J ( J 1) J 1, 2 , 3.... ove bisogna fare attenzione che il J cui ci si riferisce e quello dello stato iniziale R( J ) P( J ) R( J ) P( J B n 1 B n 1[( J 1)( J 2) R( J ) P( J ) 2(2 J 1) B n[( J 1) J (J J ( J 1)] 2 Bn 1 (2 J 1) 3)( J 2)] 2 Bn (2 J 2925,78 2865,09 10,115 cm 1( J 2(2 1 1) 10,125 cm (1 J Bn 2) R( J ) P( J 2) 2(2 J 1) 3) 10,118 cm 1( J 1) 10,133 cm 1( J 2) 10,090 cm 1( J 5) 4) 2906,25 2843,56 10,448 cm 1 ( J 2(2 0 3) 10,436 cm 1 ( J 3) 0) 10,429 cm 1 ( J Bn 1 10.116 cm 1 1) 1 2) 10,414 cm 1 ( J Materia 3) 10Condensata ,403 cm 1 ( J 2008/2009 4) Bn 10 . 425 cm Mario Capizzi Spettroscopia roto-vibrazionale B10.2 In realta , nel nostro spettro avremmo anche dovuto tenere conto della distorsione centrifuga, ossia dell aumento della distanza di equilibrio R0 (e dell aumento del momento di inerzia I e diminuzione di B) all aumentare della energia di rotazione. Lo scorso anno si era mostrato, introducendo delle correzioni al secondo nei termini vibrazionali e rotazionali, che Ei ;l Rn R De a( nR ki 0 ; ( nR 0 1 / 2) 1 / 2) lR (lR B 1 ; 2 2 R0 ( nR 2 1 / 2) 1) b lR2 (lR a BlR (lR 1) 1)2 3( 3 ) 0 1 3 4 R0 De 1 ; R0 b ( 4) 4 2 2 R06 De con, nell ordine, la buca di potenziale De, il termine vibrazionale (armonico e non), il termine di rotatore rigido, quello di accoppiamento roto-vibrazionale (negativo in quanto la anarmonicita causa un aumento di R0 all aumentare di nR), e il termine di correzione al rotatore rigido (negativo in quanto in aumento di lR causa un aumento di R0) La correzione al rotatore rigido introduce una tendenza a diminuire di Bn e Bn+1 con J. Si potrebbe assumere come valore corretto di B quello per J = Jmin e poi valutare b. Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Spettroscopia roto-vibrazionale Se la molecola NON e in uno stato elettronico , ovvero se B10.2 0, allora sono permesse anche transizioni con J=0, ossia transizioni vibrazionali pure. In tale caso si ha una ulteriore branca, Q, con dipendenza quadratica da J se Bn+1 Bn J = 0 branca Q h Q E (n 1, J ) E (n, J ) h 0 n 1 1/ 2 B Bn Bn 1 Bn 1J ( J 1) h 0 n 1/ 2 B n J ( J 1) 0 h 0 Bn 1J ( J 1) Bn h 0 J B ( J 1) J B J ( J 1) J B ( J 1) 0 , 1, 2 , 3.... che si riduce a una singola riga a energia h Q E (n 1, J ) E (n, J ) h 0 se Bn+1=Bn. Il rapporto fra le intensita delle righe corrispondenti nelle due branche e anche determinato dalla temperatura I I R J0 J0 1 P J0 1 J0 2J 0 1 2( J 0 1) 1 e e B J0 ( J0 1) kB T B ( J0 1)( J0 2 ) kB T 2J 0 1 e 2J 0 3 2 B ( J 0 1) k BT Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Spettroscopia elettronica di molecole biatomiche B10.3 Sono spettri elettronici quelli per cui si ha una variazione della configurazione elettronica, oltre che rotazionale e vibrazionale, della molecola. Tipicamente cadono nel visibile o ultravioletto e appaiono costituiti da piu bande larghe che, osservate con risoluzione elevata, appaiono essere costituite da molte righe finemente spaziate. Se ricordiamo che l energia totale in una molecola e data da E s , v, r h Es Es ' Ev Er Ev ' Er ' si avra Es Ev Er h s's h v 'v h r 'r ove, per una transizione elettronica fissata il primo termine e costante mentre il secondo e terzo possono essere maggiori, minori o uguali a zero, dando luogo a un sistema di banda con la struttura vibrazionale dello spettro modulata da una struttura fine dovuta al contributo rotazionale. Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Struttura vibrazionale degli spettri elettroniciB10.3 Trascurando la struttura fine rotazionale, per una data transizione elettronica, in approssimazione armonica del potenziale elettronico, abbiamo h h s 's h ' 0 ( n' 1 / 2) h 0 ( n 1 / 2) mentre in approssimazione anarmonica di ordine superiore si ha h h s' s h '0 (n' 1 / 2) ' h '0 (n' 1 / 2)2 h 0 (n 1 / 2) h 0 (n 1 / 2) 2 o formula di Deslandres Se poi consideriamo una banda elettronica con transizioni elettroniche (hvs s) e vibrazionali (hv ) fissate, avremo le bande rotazionali gia viste che determinano la struttura fine h P h B' J ( J 1) B( J 1) J h Q h B' J ( J 1) BJ ( J 1) h R h B' ( J 1)( J 2) BJ ( J 1) con hv dato dalle formule precedenti nei due casi di approssimazione armonica o meno, e il livello di energia piu bassa contraddistinto sempre da J, quello di energia piu alta da J1, J, o J+1, rispettivamente, per le tre bande P, Q e R. Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Struttura rotazionale degli spettri elettronici B10.3 Le regole di selezione sono le seguenti J 0, 1 0 ses 0 J momento angolare totale 0, 1 S 0 in assenza S-O per molecole biatomiche : simmetria ( ) antisimmetria (-) della funzione d' onda per riflessioni rispetto a un piano passante per i nuclei g u aggiuntiva per molecole biatomiche omonucleari (pari o dispari per inversione) arbitrario in quanto transizioni fra stati elettronici diversi Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Principio di Franck-Condon B10.3 La assenza, o quasi, di interazione fra moti elettronici e nucleari, dovuta alla durata molto diversa dei moti nucleari ed elettronici o, se preferite, alla validita dell approssimazione di BornHoppenheimer, fa si che la transizione elettronica possa essere assunta avvenire istantaneamente sulla scala dei tempi delle vibrazioni dei nuclei, ossia per valori della distanza internucleare circa costante principio di Franck-Condon Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Principio di Franck-Condon B10.3 Questo principio determina anche la intensita delle righe di una banda elettronica. Infatti, classicamente un oscillatore passa la maggior parte del suo tempo in R=R0 nello stato fondamentale e agli estremi della sua oscillazione, ove ha velocita nulla, nello stato eccitato. Pertanto, nella figura la transizione dallo stato fondamentale di A avra intensita (probabilita ) massima verso lo stato con v =6, mentre il sistema eccitato decadra radiativamente dallo stato fondamentale di B al livello v=7 di A. Analogamente si avranno massimi di intensita per le transizioni v=2 v =2 o v=3 v =1. Si arriva alle stesse conclusioni a partire dalla meccanica quantistica: se lo stato della molecola e dato da 1 R s, , J , M J, D ' dR R (r ) ( R) s 2 dr * (r ) s' J ,MJ , * (' R) ( , ) * la probabilita di transizione e data da ( , ) J ', M ' J , ' Z i Ri i rj s (r ) ( R) j J ,MJ , ( , ) con R distanza internucleare e l integrale e esteso a tutte le coordinate elettroniche. Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Principio di Franck-Condon e , che non interessano, nel caso presente si ha Se trascuriamo i termini in T s T D s' (r ) (r ) ' la probabilita di transizione e data da ( R) T' T ( R) DN T' Zi Ri s T (r ) De ( R) T' s' (r ) ' ( R) i ' ( R) rj s (r ) ( R) j Zi Ri ( R) s' (r ) (r ) rj s s (r ) i [con De ( R ) s' j 0 De ( R0 ) B10.3 ' ( R) ( R) (r ) ] ' ( R ) De ( R ) ( R) nella ipotesi che il dipolo elettrico non dipenda dalla distanza internucleare R per la ortogonalita delle s La probabilita di transizione e proporzionale al fattore di Franck-Condon, * ossia all integrale di sovrapposizione fra le funzioni d onda fv ' v ( R) ( R) dR ' vibrazionali nei due differenti stati elettronici (massimo per R = R0 e ai punti di inversione . dell oscillatore). Questo integrale e moltiplicato per un fattore angolare che mi da le regole di selezione per la parte rotazionale in parte gia note, J= MJ=0,±1, ma non la 0 0 (continua a valere nel processo la conservazione del momento angolare totale). Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Predissociazione B10.3 Uno stato eccitato B puo decadere radiativamente sullo stato fondamentale A ovvero essere trasferito nonradiativamente a uno stato dissociativo D a causa di un accoppiamento fra lo stato B e D dovuto a fattori interni (accoppiamento L-S) o esterni (collisioni). Ne risulta un indebolimento e un allargamento delle righe di emissione radiativa dallo stato eccitato. Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Fluorescenza B10.3 Una molecola assorbe un fotone passando dallo stato 1X allo stato eccitato 1A con la stessa molteplicita . Poi decade (via collisioni con altre molecole e cessione di quanti vibrazionali -termalizzazione) allo stato vibrazionale di energia minima dello stato eccitato 1A. Questo processo e tipicamente piu veloce che non il decadimento radiativo inverso sullo stato 1X. Di qui la molecola decade sullo stato fondamentale elettronico 1X emettendo un fotone di energia inferiore a quello incidente. Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Fosforescenza B10.3 Una molecola assorbe un fotone passando dallo stato 1X allo stato eccitato 1A con la stessa molteplicita . Poi decade (via collisioni con altre molecole e cessione di quanti vibrazionali) verso stato vibrazionale di energia minima dello stato eccitato 1A. Durante il processo di termalizzazione, la molecola passa a uno stato eccitato 3A di diversa molteplicita con cui e accoppiata. Da qui decade sullo stato fondamentale 1X per accoppiamento L-S con tempi lunghi anche secondi o piu , in particolare per eccitazione spenta. Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Diffusione della luce Generalita sulla diffusione della luce Un atomo o una molecola, investiti da una radiazione monocromatica (onda piana), possono: 1. trasmetterla senza interagirvi (assorbimento nullo) 2. A) assorbirla (eccitandosi, mentre l'intensità del fascio incidente si riduce) B) essere stimolati a emettere altra radiazione della stessa frequenza, direzione, e fase di quella incidente (diseccitandosi, mentre l'intensità del fascio incidente aumenta) N.B. L emissione spontanea, che ha luogo in assenza di radiazione elettromagnetica incidente, dà un contributo trascurabile alla variazione d'intensità nella direzione dell'onda piana incidente, perché, diversamente da quella stimolata, avviene con uguale probabilità in tutte le direzioni (radiazione isotropa) 3. diffonderle" in una direzione qualunque, in generale diversa da quella del fascio incidente (sia restando inalterati che variando il loro stato rispetto a quello iniziale). Il terzo fenomeno, la diffusione, ha probabilità molto minore rispetto all'assorbimento e all'emissione stimolata in quanto e un fenomeno del second'ordine nel campo elettromagnetico applicato (l'intensità della radiazione diffusa dipende quadraticamente dall'intensità della radiazione incidente), mentre il tasso temporale di assorbimento (e di emissione stimolata) è lineare nell'intensità dellaMateria radiazione incidente. Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Diffusione della luce Percio in un esperimento di diffusione della luce in laboratorio, si scelgono lunghezze d'onda tali che la luce incidente non sia assorbita dagli atomi o dalle molecole da studiare (cioè si lavora a per le quali il "bersaglio" da studiare risulta trasparente, v. http://web.na.infn.it/fileadmin/gruppoV/nanotech/Gucciardi_and_Patan_.pdf). Poiche la probabilità di diffusione è molto piccola anche in termini assoluti, occorre una sorgente luminosa di grandissima intensità, tipicamente un laser focalizzato. Considerazioni quantitative si trovano su http://bio.phys.uniroma1.it/bachelet/MC07/LEZIONE6.DOC. Il cielo appare di un azzurro brillante all'alba e al tramonto sfuma verso il rosa perché le molecole dell'atmosfera diffondono in tutte le direzioni la luce proveniente dal sole: qualsiasi sia il nostro punto di osservazione, siamo raggiunti dalla parte di luce solare diffusa che molecole e atomi dell'atmosfera fanno rimbalzare verso di noi. Sulla luna, dove non c'è atmosfera, il cielo appare invece nero sia di giorno che di notte. Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Diffusione della luce La teoria classica della diffusione spiega in modo soddisfacente la diffusione Rayleigh (diffusione di luce alla stessa frequenza di quella incidente), e con essa il colore del cielo e la polarizzazione della luce solare diffusa dal cielo; spiega invece solo in parte la diffusione Raman. In particolare spiega la diffusione di luce a frequenza lievemente maggiore o lievemente minore di quella incidente, e anche il fatto che il fenomeno abbia probabilità molto piú bassa ( 1000 volte) della diffusione Rayleigh. La teoria quantistica risulta però necessaria per determinare regole di selezione, intensità relative delle cosiddette righe Stokes e anti-Stokes ed altri aspetti quantitativi e qualitativi della diffusione Raman. Approssimazione di dipolo o di piccole particelle Nel caso di luce visibile (lunghezza d'onda 400 (diametro tipico 0.2 d=2a 20 nm ) è sempre 700 nm) diffusa da atomi e molecole >> d; in tale caso vale l approssimazione di dipolo, che nella trattazione classica viene chiamata spesso approssimazione di piccole particelle (small size approximation). Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Diffusione della luce La teoria (sia classica che quantistica) della diffusione della luce di cui parleremo qui di seguito si basa su questa approssimazione, e non funziona piú quando la dimensione delle particelle diventa paragonabile alla lunghezza d'onda della radiazione incidente. Anche in questo ultimo caso si hanno effetti apprezzabili a occhio nudo: quando si formano le nuvole, fatte di goccioline microscopiche d'acqua di dimensione paragonabile con le lunghezze d'onda dello spettro visibile, il cielo non appare piú azzurro (o rosa, all'alba o al tramonto), ma bianco o grigio. Questo diverso comportamento nel regime d è correttamente previsto dalla teoria di Mie, una soluzione piú generale delle equazioni di Maxwell per la diffusione della luce che, nel caso limite >> d, restituisce la diffusione Rayleigh-Raman discussa qui di seguito. Sir William Strut, barone di Rayleigh (1842-1919) anche noto come Lord Rayleigh, fu uno dei primi vincitori del premio Nobel per la Fisica (1904). A 29 anni derivò una formula per la diffusione della luce da parte di una singola molecola, modellata come una sfera polarizzabile (una sferetta di materiale dielettrico) di diametro d << a3 1 2. polarizzabilità e costante dielettrica , quindi di Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Diffusione della luce Sembra che Rayleigh sia arrivato a queste formule nel 1871, senza conoscere ancora le equazioni di Maxwell (uscite nel 1873), basandosi sull'analisi dimensionale. La formula, la stessa che si ottiene dalle equazioni di Maxwell, dice che se un'onda piana monocromatica d'intensità I0 e lunghezza d'onda incide su una di queste sferette-molecole, essa viene diffusa alla stessa lunghezza d'onda in tutte le direzioni in modo tale che, se è l'angolo compreso fra il versore della luce diffusa e quello della luce incidente, a grande distanza r >> a dalla sferetta l'intensità I della luce diffusa e la sua polarizzazione sono date da La diffusione avviene in tutte le direzioni, ma non è esattamente isotropa; data la dipendenza 2 da 1 cos , l'intensità diffusa è simmetrica in e ha il suo massimo in =0 (avanti) e = (indietro); l'intensità è invece minima ad angolo retto = /2 , ma anche nel minimo non è affatto trascurabile: è soltanto la metà del valore massimo. Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Diffusione della luce In corrispondenza del minimo d'intensità a = /2, la luce e polarizzata al cento per cento linearmente nella direzione perpendicolare al piano di diffusione (definito dalle due direzioni della radiazione incidente e di quella diffusa; nel caso del cielo e delle molecole dell'atmosfera, polarizzata perpendicolarmente al piano contentente il sole, il centro del sistema diffusivo, ossia il punto all'orizzonte verso cui guarda l'osservatore, e l'osservatore). J.D. Jackson (Elettrodinamica classica, Zanichelli 2001; versione originale, Classical Electrodynamics, Wiley 1975; p. 411-427) sostiene che fu questo aspetto (la polarizzazione della luce e la sua dipendenza dall'angolo di osservazione) a scatenare la curiosità di Lord Rayleigh e spingerlo a formulare la teoria del fenomeno. Trattazione qualitativa quantistica della diffusione La diffusione di un fotone da un atomo (una molecola) e un processo ad almeno due step: prima un fotone e assorbito e la molecola e promossa da uno stato a a uno stato eccitato intermedio n (elettronico, rotazionale o vibrazionale), successivamente la molecola si diseccita per andare in uno stato b di energia minore di quella dello stato intermedio. Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Diffusione della luce B10.2 Il processo puo anche avvenire in modo inverso, con la emissione di un fotone e il successivo suo riassorbimento L energia deve conservarsi fra lo stato finale a e quello finale b, non necessariamente nello stato intermedio, virtuale, n. Se gli stati iniziale e finale, a e b, sono gli stessi, ho una diffusione elastica o Rayleigh, in caso contrario ho una diffusione anelastica o Raman, dal nome del suo scopritore C.V. Raman nel 1928, con ' ( Ea Eb ) Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Diffusione Raman B10.2 Trattazione semiclassica della diffusione della luce Le rotazioni o vibrazioni di una molecola possono modularne la polarizzabilita dando luogo a fenomeni di diffusione anelastica (effetto Raman) o elastica (scattering Rayleigh) di un fascio di luce incidente sulla molecola. In entrambi i casi la potenza irraggiata W e proporzionale a 4 (relazione alla base del colore blu del cielo, almeno in assenza di diffusione da particelle macroscopiche, come polvere, gocce di acqua, etc). In tale caso il campo elettrico E E0e i t associato al fotone deforma la nube elettronica e da origine a un dipolo indotto M( ) M( ) ove ( ) E0e i t e la polarizzabilita elettronica. La potenza irraggiata da un dipolo oscillante alla frequenza e data da W( ) M( ) 2 2 ( ) E0 2 4 4 2 ( )I ( ) con I intensita del campo di radiazione incidente. Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Diffusione Raman B10.2 Supponiamo ora che la polarizzabilita di una molecola sia modulata dai modi vibrazionali ( ) e rotazionali (r): ( ) sin 0 t r sin 2 r t Il fattore 2 nella frequenza rotazionale ha una giustificazione quantistica. In una trattazione semiclassica e introdotto ad hoc e puo essere giustificato dal fatto che per una molecola omonucleare la polarizzabilita deve dipendere quadraticamente dalla frequenza di rotazione dato che la molecola torna uguale a se stessa ogni mezza rotazione - considerazione che pero non si applica alle molecole eteronucleari! Pertanto M ( ,t) [ 0 sin t r sin 2 r t ]E0 sin t che, usando le formule di addizione-sottrazione, diventa 1 M ( ,t) E t E0[cos( sin 0 0 2 1 2 r E0 [cos( 2 )t cos( r )t cos( Materia Condensata )t ] 2 r )t ] 2008/2009 Mario Capizzi Diffusione Raman B10.2 Pertanto si avranno componenti diffuse a elastica: Rayleigh 2 r anelastica: Raman Stokes 2 r anelastica: Raman Antistokes Nella branca Raman Stokes la luce perde energia per promuovere il sistema a uno stato di energia vibrazionale o rotazionale maggiore: n o J > 0 Nella branca Raman Antistokes la luce guadagna energia a spese di quella vibrazionale o rotazionale del sistema, che deve percio essere gia in uno stato eccitato: n o J < 0 e tipicamente una frequenza nel visibile (16.000÷30.000 cm-1). Le regole di selezione per diffusione Raman o Rayleigh, derivate da una trattazione quantistica, sono intuibili anche dalla trattazione semiclassica: 1 vibrazioni n rotazioni J 0, 2 J 0, 1, 2; molecole biatomiche, lineari, spherical top 0 molecole symmetrical top Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Diffusione Raman B10.2 La J = 0 si applica al solo caso della diffusione Rayleigh. Le transizioni con J = ±2 sono dette appartenere alla branca S e sono indicate con il valore di J del livello di piu bassa energia. Per una diffusione che coinvolge i soli livelli rotazionali, le righe Stokes differiscono dalla riga Rayleigh di una energia J ,S BJ ( J 1) B ( J 2)( J 3) B(4 J 6) Le Antistokes ne differiscono invece di J , AS B( J 2)( J 3) BJ ( J 1) B(4 J 6) Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Diffusione Raman B10.2 Livelli rotovibrazionali saranno invece interessati per B(4 J S B(4 J AS Ove 6) 6) e la frequenza vibrazionale fondamentale (0 1) in quanto a temperature ordinarie e popolato solo lo stato fondamentale ( =0). Rapporto fra le intensita Antistokes e Stokes Per le vibrazioni I AS IS e e (1 1 / 2 ) ( 0 1/ 2 ) / kB T / kB T e / k BT con 1000 K Per le rotazioni (per lo stesso valore di J) I AS IS [2( J 2) 1] e [ B ( J [2 J 1] e [ BJ ( J 2 )( J 3) / k BT ] 1) / k BT ] 2J 5 [ e 2J 1 B ( 4 J 6 ) / k BT ] Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Diffusione Raman Dal link http://bio.phys.uniroma1.it/bachelet/MC07/ di G.B. Bachelet Osservazione importante. Chi ha buona memoria ricorderà che al corso di Struttura della materia, seguendo il Bransden-Joachain (e molti altri libri di testo), avevamo sí ottenuto, al prim'ordine perturbativo, processi a un solo fotone (assorbimento o emissione), ma soltanto per aver preliminarmente trascurato il termine quadratico nel potenziale vettore rispetto a quello lineare. Se non l'avessimo scartato avremmo ottenuto, al prim'ordine, anche processi a due fotoni: molto meno intensi rispetto a quelli a un fotone, certo; ma questo è vero anche per i processi del second'ordine rispetto a quelli del primo. Come si concilia questo fatto con l'affermazione (che si legge sul Bransden-Joachain e su altri libri di testo) secondo cui, per processi a due fotoni, è necessario il secondo ordine perturbativo? La domanda non è preregrina, visto che un dubbio simile è affrontato e risolto da Breit nel 1931 (paragrafo 8 di Quantum Theory of Dispersion, vedi bibliografia). La risposta è che, prima di passare alla teoria quantistica relativistica, l'affermazione risulta effettivamente imprecisa se non si specifica la gauge adottata per il campo elettromagnetico. Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Diffusione Raman Finché si parte dall'equazione di Schrödinger non relativistica e dalla descrizione classica del campo elettromagnetico (una scelta didattica obbligata se ancora non si conoscono la meccanica quantistica relativistica, la quantizzazione del campo elettromagnetico e l'equazione di Dirac), la presenza o meno di processi a due fotoni al prim'ordine perturbativo viene a dipendere dalla scelta di gauge. La scelta da noi a suo tempo seguita (la stessa del testo Bransden-Joachain, e, in origine, di Dirac) consiste nell'assegnare al potenziale vettore la parte oscillante del campo elettromagnetico un'onda piana trasversa . , cioè la radiazione incidente, scelta poi come , che dà luogo a un campo elettrico oscillante ; e nell'assegnare il campo elettrostatico del "bersaglio" (atomo o molecola) imperturbato al potenziale scalare . Con questa scelta la perturbazione introdotta dalla radiazione incidente nell Hamiltoniana del bersaglio è e perciò, come richiamato poco fa, anche al prim'ordine compaiono processi a due fotoni. Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Diffusione Raman Un'altra scelta di gauge possibile, usata da Kramers e Heisenberg nella derivazione originaria dell'equazione di Schroedinger e anche da altri padri della meccanica quantistica (vedi bibliografia), è invece quella di mettere tutto il campo elettromagnetico (radiazione incidente + potenziale elettrostatico del bersaglio imperturbato) nel potenziale scalare, cioè porre e , dove è un'onda piana trasversa dello stesso tipo di prima. E' facile verificare che questa scelta, quando vale l'approssimazione di dipolo , restituisce lo stesso campo elettromagnetico complessivo della scelta di gauge da noi seguita; la corrispondente perturbazione introdotta dalla radiazione incidente nell Hamiltoniana del bersaglio è in questo caso . , la stessa che classicamente si otterrebbe dall'energia di un sistema di piccole dimensioni e momento di dipolo nel campo esterno . Stavolta la perturbazione non contiene termini quadratici nel potenziale vettore, e quindi, al prim'ordine, dà luogo solo a processi a un fotone. [Nota: Landau, Vol.4, adotta questa seconda scelta di gauge.] Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Diffusione Raman Se invece avessimo sviluppato la teoria delle perturbazioni a partire dall'equazione di Dirac nell'ambito della meccanica quantistica relativistica, il che ora è possibile a quanti stanno seguendo il corso di Meccanica Quantistica Relativistica del prof. Maiani in parallelo a questo di Materia Condensata, avremmo immediatamente visto che al prim'ordine ci sono solo processi a un fotone, e che i processi a due fotoni emergono solo al second'ordine perturbativo: infatti l'equazione di Dirac, diversamente da quella di Schrödinger, è lineare nell'impulso. La presenza o meno di un termine a due fotoni al prim'ordine perturbativo a seconda della scelta di gauge è quindi un artificio legato all'approssimazione nonrelativistica. La formula di Kramers e Heisenberg (1925). Dall'osservazione appena fatta s'intuisce che la trattazione piú conveniente è quella relativistica; per motivi di spazio, il nostro testo di fisica atomica e molecolare Bransden-Joachain non affronta tutti gli sviluppi della teoria relativistica al second'ordine perturbativo e si limita a fornirne il risultato finale. Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Diffusione Raman B10.2 La teoria della diffusione, Raman o Rayleigh, puo essere fatta a partire dalla teoria delle perturbazioni dipendenti dal tempo per perturbazioni deboli, in particolare dalla relazione dc m 1 m H n d 3 r m* (r ) H n (r ) c n (t ) m H n e i ( m n ) t dt i n che, sviluppata al secondo ordine, invece che al primo come fatto l anno scorso, porta alla determinazione della sezione d urto differenziale (in unità SI) per la diffusione 2 d d r02 r0 e2 1 4 0 mc 2 3 ' n m 2 ae Dna ' Dbn En Ea 2.82 10 15 m ' Dbn En Ea Dna ' raggio classico dell elettrone Questa formula fornisce una spiegazione quantistica unificata della diffusione Rayleigh e Raman. D ij e l elemento di matrice del momento di dipolo elettrico D fra gli stati i e j del sistema atomico, e sono, rispettivamente, i vettori di polarizzazione dei fotoni negli stati iniziale (fotone incidente) e finale (fotone diffuso). Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Diffusione Raman B10.2 E a e l energia dello stato iniziale, Eb quella dello stato finale, che, per la conservazione della energia, e pari a Eb= Ea + - . La sommatoria viene fatta su tutti i possibili n stati intermedi, di energia En, e non si hanno divergenze nel primo termine nel caso =En-Ea ove si tenga conto del tempo di vita finito 1/ dei livelli che ne determina l allargamento intrinseco (En En i n/2). Sfruttando la conservazione della energia E n na En d d Ea / e En Eb ' definiamo Eb / . Passando poi a unita elettrostatiche si ha 2 3 ' 2 4 c En nb Ea ' Dbn n a Dna na Dbn ' Dna nb Poiche le regole di selezione in approssimazione di dipolo impongono che lo intermedio abbia parita diversa sia dallo stato iniziale che da quello finale, ne segue che il momento angolare totale della molecola debba cambiare di due unita o restare invariato (per diffusione Rayleigh). J 0, 2 Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Diffusione Raman B10.2 Se lo stato iniziale e il fondamentale, quello finale e di energia piu alta e si parla di righe Stokes, mentre si parla di righe anti-Stokes nel caso di transizioni da uno stato a uno di energia piu bassa. Perche la probabilita di diffusione Raman sia apprezzabile, dovra essere l energia dello stato intermedio la piu vicina possibile a quella dello stato iniziale (e/o finale), per cui e piu intensa la diffusione che coinvolge transizioni verso stati intermedi dati da livelli rotazionali della molecola, rispetto ai vibrazionali e infine ai livelli elettronici. Mica vero! Inoltre, essendo la transizione del secondo ordine, non occorre che la molecola abbia un momento di dipolo elettrico permanente, ma basta il dipolo indotto dal campo di eccitazione, motivo per cui si osserva una diffusione Raman anche nel caso di molecole simmetriche come l O2, H2, etc, che non hanno transizioni rotazionali e vibrazionali pure senza una variazione dello stato elettronico (queste ultime transizioni sono di difficile risoluzione in assorbimento, perche comportano variazioni di energia di pochi cm-1, per transizioni rotazionali, a fronte di energie dell ordine delle decine di migliaia di cm-1 caratteristiche delle transizioni elettroniche). Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Ammoniaca B10.6 N z0=0.38 Å d=1.014 Å = 67º58 d z0 H H Consideriamo l energia del sistema in funzione di z, la quota H dell N, sito in z0. A causa della simmetria attorno al piano z=0, l energia del sistema e una funzione pari di z. Consideriamo un modo di vibrazione particolare, associato alla inversione della molecola: in questo modo variano gli angoli e la quota z0 (come in un ombrello che si apre e chiude). In ciascuno dei due minimi (z = z0) la molecola vibra con frequenza ~ 950 cm Materia Condensata 2008/2009 1 . Mario Capizzi Spettro di inversione della ammoniaca B10.6 La barriera fra i due minimi, dovuta alla repulsione Coulombiana fra il nucleo dell N e i tre nuclei dell H, e finita e vale 2072 cm-1, per cui esiste una probabilita finita di passaggio per effetto tunnel quantistico da una configurazione all altra. Se la barriera fosse infinita, i minimi sarebbero disconnessi e i livelli energetici nelle due buche sarebbero doppiamente degeneri. In tal caso, le autofunzioni corrispondenti a un dato livello energetico sarebbero date da una combinazione lineare delle autofunzioni u e d ( up e down ) che descrivono lo stato fondamentale del sistema in ciascuna buca (mostrate in figura successiva per lo stato fondamentale =0). Una misura localizzerebbe l azoto in una o nell altra buca. Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Spettro di inversione della ammoniaca B10.6 In realta la barriera non e infinita, anche se maggiore della energia vibrazionale in gioco. Pertanto gli stati nelle due buche sono accoppiati per effetto tunnel. La degenerazione in energia e rimossa e si ha un doppietto di stati la cui separazione in energia dipende solo dalla forma dell energia potenziale e dal livello vibrazionale considerato. Poiche la barriera di potenziale e finita, le autofunzioni corrette contempleranno una probabilita finita che l azoto possa passare da una buca all altra, sia pure restando nelle due buche con probabilita diverse, come mostrato in figura. Le autofunzioni vere del sistema devono pero essere anche simmetriche o antisimmetriche rispetto alla inversione z 1, 2 1 2 u d -z, e pertanto dovranno essere del tipo con la funzione simetrica legante e l antisimmetrica antilegante, separate in energia da 0,8 cm-1, molto meno della frequenza vibrazionale, a causa della piccola probabilita di tunnel dell atomo di azoto fra i due minimi. Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Spettro di inversione della ammoniaca B10.6 La soluzione generale dipendente dal tempo sara data da iE1t ( z, t ) iE 2 t c 1 1( z )e c 2 2( z )e E 2-E 1 E 9,84 10 5 eV 0,8 cm 1 Imponendo che per t=0 l azoto stia al di sopra del piano degli idrogeni, abbiamo 1 ( z, t 0) c1 1 ( z ) c2 2 ( z ) da cui u 1 ( z) 2 ( z) 2 1 c1 c2 e pertanto 2 ( z, t ) 1 2 i(E 1 ( z) 2 2 E 1) t ( z )e iE 1t e 1 2 iE1t 1 ( z) 2 ( z )e i2 t e Ne segue che dopo mezzo periodo (z ,t 1/ 2 ) 1 2 iE1 / 2 1 (z ) 2 (z )e i2 /2 e 1 2 iE 1 /2 1 (z ) 2 (z ) e iE1 / 2 d e Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Spettro di inversione della ammoniaca B10.6 di modo che ( z, t 1 / 2 ) 2 d ( z) 2 Pertanto la molecola oscilla fra le due configurazioni alla frequenza v E/h 2,387 1010 Hz con un tempo di inversione della configurazione t=1/2 =2,1 10-11 s Una analisi accurata degli spettri rotovibrazionali e rotazionali dell ammoniaca conferma l esistenza di questo doppietto. Inoltre, nel 1934 C.E. Cleeton e N.H. Williams hanno osservato un assorbimento a 1,25 1 cm 0,8 ossia alla energia dello splitting del doppietto a v=0. Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Un po di cronologia LASER - Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation 1916-17 - Albert Einstein introduce il processo di emissione stimolata, base del funzionamento dei laser, necessario per raggiungere l equilibrio termodinamico radiazione/materia 1951 - Charles Townes e Arthur Schawlow progettano il maser ad ammoniaca (Microwave Amplification by Stimulated Emission of Radiation) 1954 C. Townes e A. Schawlow realizzano il maser (e lo brevettano il 24 Marzo 1959, Bell Labs), usando gas di ammoniaca e una tecnologia simile a quella tipica del laser, ma piu semplice da realizzare sperimentalmente, per i motivi che spiegheremo 1958 C. Townes e A. Schawlow teorizzano il laser (a vapori di metalli alcalini, Bell Labs) 16 Maggio 1960 - Theodore Maiman (Hughes Aircraft) realizza il primo laser a rubino a tre livelli, impulsato, eccitato da una lampada spirale a flash di Xenon Gordon Gould, uno studente di dottorato di C. Townes alla Columbia U., per primo introduce il termine laser (e, forse, lo realizza a partire dal 1958), per poi brevettarlo solo nel 1977 Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Un gigante: NOVA@LLNL - CO2 - 1014 W Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Un nano: il laser per telecomunicazioni 5 m VCSEL: Vertical Cavity Surface Emitting Laser AlAs/GaAs 10-3 W 10-3/5x5x15 3 2x106 W/cm3 Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Laser per telecomunicazioni e data storage (InGa)(AsP) GaN Laser emettitore nel blu per l immagazzinamento di dati: ~27 Gb nel blue-ray DVD =1.3, 1.55 m Telecomunicazioni via fibra ottica Da =0.82 m to 0.40 m Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Laser a CO2 per saldatura e scrittura su metalli The surface of a test target is instantly vaporized and bursts into flame upon irradiation by a high power continuous wave carbon dioxide laser emitting tens of kilowatts of far infrared light. Note the operator is standing behind sheets of plexiglass, which is opaque in the far infrared. Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Laser e applicazioni ludiche Lasers used for visual effects during a musical performance Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Assorbimento, emissione, coefficienti di Einstein A partire da 1) un modello classico del campo em e 2) un modello quantistico non relativistico dell atomo (equazione di Schroedinger), abbiamo dimostrato che i processi di emissione e di assorbimento di quanti del campo em con relative transizioni di elettroni fra due livelli atomici hanno uguale probabilita di avvenire, proporzionale alla intensita del campo em. Pertanto, gli elettroni possono transire fra stati dell Hamiltoniana imperturbata, ossia stati stazionari con vita media infinita per gli elettroni, solo se una perturbazione esterna rimescola o accoppia questi stati. Dal punto di vista sperimentale si conosceva bene solo l assorbimento di un fotone e la emissione spontanea di un fotone, ossia un processo che, in assenza di perturbazioni esterne capaci di accoppiare due stati elettronici, porta alla transizione di un elettrone dal livello energetico piu alto a quello piu basso. Non si aveva invece evidenza sperimentale dell emissione stimolata, contrappunto dell assorbimento. Nel 1917, prima di De Broglie (1923) e di Schroedinger (1926), Albert Einstein con delle semplici considerazioni di carattere termodinamico (necessita di ottenere l equilibrio termodinamico ad energia arbitraria), utilizzando la quantizzazione del campo em introdotta da Plank nel 1900, arrivo a introdurre il concetto di emissione stimolata e a darne la relazione con l emissione spontanea e l assorbimento. Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Assorbimento, emissione, coefficienti di Einstein A. Einstein: Zur Quantentheorie der Strahlung, Physikalische Zeitschrift 18, 121 (1917) "A splendid light has dawned on me about the absorption and emission of radiation..." Albert Einstein, lettera a Michele Angelo Besso, Novembre 1916 Consideriamo una cavita a temperatura assoluta T (corpo nero) nel quale sono all equilibrio termodinamico radiazione em e materia, per semplicita costituita di un solo tipo di atomi con due soli livelli energetici, |a e |b . Siano Na e Nb il numero di atomi all equilibrio nei due stati, N ab (e Nba) il numero di atomi che passano dallo stato |a allo stato |b (e viceversa), ( )=I( )/c la densita di energia del campo em. All equilibrio avremo tre processi possibili, emissione spontanea, stimolata, e assorbimento, a ciascuno dei quali e associato un coefficiente (di Einstein) che e una misura della probabilita che quel processo abbia luogo. Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi I coefficienti di Einstein: emissione spontanea L emissione spontanea e il processo per cui un elettrone decade spontaneamente (ossia in apparente assenza di perturbazioni esterne) da un livello di energia Eb a uno Ea (<Eb), vuoto, emettendo con probabilita Aba un fotone di energia h ab = Eb Ea. La fase e il momento del fotone emesso sono completamente casuali. Pertanto l ampiezza e l intensita del campo e.m. crescono linearmente con N, numero delle transizioni spontaneee dal livello b al livello a . La probabilita di creare un fotone di energia h ab cresce con 1 N p . 1 1 e h ab kT , ove 1 N p e il numero di occupazione dei fotoni dato dalla funzione di Bose-Einstein Se Nb e la densita di atomi nello stato |b , il tasso di variazione per unita di tempo di questa densita dovuto alla emissione spontanea e dNb dt Nb spont dN ba dt Nb 0 e A ba t Aba N b spont t Nb 0 e ba La vita media per emissione radiativa ba dell elettrone sul livello |b e pari a 1/Aba Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi I coefficienti di Einstein: emissione stimolata L emissione stimolata e un caso di quantum causality : un elettrone transisce, con probabilita Bba, da un livello di energia Eb a uno di energia Ea (< Eb), vuoto, in presenza di un fotone di energia ab pari (o vicina) a Eb-Ea ( N p 0) Il secondo fotone creato e totalmente coerente con il primo: ha lo stesso momento, fase, frequenza, e polarizzazione del fotone incidente. L ampiezza del campo e.m. cresce linearmente con N, l intensita cresce quadraticamente con N, numero delle transizioni stimolate dal livello b al livello a . Se n2 e la densita di atomi nello stato |2 e ( ) I ( ) / c I ( ) la densita di energia del campo em, il tasso di variazione per unita di tempo di n2 dovuto alla emissione stimolata e dN b dt stim dN ba dt Bba N b ab Nb Nb0 e B ba t Nb 0 e t * ba 1 con * ba stim 1 Bba L emissione stimolata e il processo quanto-meccanico di amplificazione ottica alla base del funzionamento di un laser o di un maser Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi I coefficienti di Einstein: emissione stimolata Dal punto di vista della teoria quantistica dei campi, anche eventi quantistici casuali come l emissione spontanea sono in realta stimolati dalla energia di punto zero del vuoto. "When you come right down to it, there is really no such thing as truly spontaneous emission; its all stimulated emission. The only distinction to be made is whether the field that does the stimulating is one that you put there or one that God put there..." David Griffths, Introduction to Quantum mechanics "From the perspective of quantum electrodynamics, spontaneous emission is a type of stimulated emission induced by fluctuations in the electromagnetic field of the vacuum. Confining an excited atom or molecule to a sufficiently small enclosure significantly modifies the fluctuations of the vacuum, and therefore also the spontaneous decay rate of a quantum state; see D. Kleppner, Inhibited Spontaneous Emission, Phys. Rev. Lett. 47 (1981) 233" Mark Silverman, And Yet it Moves Strange systems and subtle questions in physics L emissione spontanea e la responsabile dell allargamento intrinseco delle energie dei livelli eccitati dell atomo e della loro NON stazionarieta ! In un certo senso, riusciamo a vedere grazie all energia di punto zero del campo em che determina la emissione spontanea Materia di un sistema eccitato. Condensata 2008/2009 Mario Capizzi I coefficienti di Einstein: assorbimento N.B. Nel seguito, a causa della diversa provenienza delle figure, useremo i pedici 1 e a come sininimi dello satao fondamentale, e 2 e b come sinonimi dello stato eccitato. L assorbimento (stimolato) e il processo per cui un elettrone transisce, con probabilita B 12, da un livello di energia E1 a uno di energia E2 (> E1) in presenza di un fotone di energia 12 pari (o vicina) alla differenza di energia fra i due livelli Se n1 e la densita di atomi nello stato |1 , il tasso di variazione per unita di tempo di questa densita dovuto all assorbimento e pertanto dN a dt dN ab dt ass Na Na 0 e tBab B ab N a ab ass Na 0 e t * 1 ab con * ab 1 B ab ( ab ) Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Bilancio dettagliato I coefficienti di Einstein sono probabilita fisse associate a ciascun atomo e non dipendono dallo stato del gas di cui gli atomi sono parte. Pertanto, ogni relazione ricavata fra i coefficienti, p.e. all equilibrio termodinamico, deve avere valore universale. All equilibrio, la popolazione dei vari livelli atomici deve essere costante nel tempo, e la sua variazione nulla. Ne segue che, per unita di tempo, all equilibrio fra due livelli atomici e il campo e.m. l incremento di popolazione dello stato |2 dovuto a processi di assorbimento dallo stato piu basso, |1 , dovra essere bilanciato dal decremento dovuto ai processi di emissione, stimolata e spontanea, dallo stato |2 stesso 0 dNb dt tot dN a dt ass dNb dt em stim dN b dt Bab N a ab Bba N b ab Aba N b em spont Si noti che la introduzione del termine di emissione stimolata, sconosciuta ai tempi di Einstein, era necessaria per poter scrivere una relazione indipendente dalla intensita del campo e.m. ab. nella interazione radiazione-materia . Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Bilancio dettagliato e relazioni varie n2 E2 ( 12) em. stim. ass. em. spont. n1 E1 0 dN b dt Bab N a Aba N b all equilibrio termodinamico ab tot 1 2 3 c e ab Nb Na Bba N b ab gb e ga e E b kT E a kT gb e ga 3 ab ab kT 1 E b E a kT formula di Planck (1900) di equilibrio radiazionemateria in un corpo nero (Wien + Rayleigh-Jeans) gb e ga A temperatura ambiente kT ~ 25 meV ab kT dalla statistica di Boltzmann (1877) per transizioni nel campo delle microonde ( ~ 0.01 0.1 meV) Nb Na, mentre per transizioni nel visibile ( ab ab ~ 1 eV) Nb << Na Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Relazioni fra i coefficienti di Einstein All equilibrio temodinamico Bab N a ab Aba N b Bba N b ab Aba ab Na Bab Nb ; ab Aba Bba ga e gb ab kT Bab ab 1 2 3 c e ab 3 A ba B ba g a B ab ab kT 1 e g b B ba ab 2 3 c g a Bab gb Bba Aba Bba Bba N b Aba N b Aba / Bba g a Bab e ab kT 1 g b Bba Bba Ricordando la formula di Planck Bab N a 3 ab ab kT 1 si ottiene l identita 1 e ab kT 1 ab 1 3 ab 2 3 c Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Valore dei coefficienti di Einstein Se ricordiamo quanto ottenuto per la probabilita di assorbimento di un singolo fotone in approssimazione di dipolo Pab ( t) 2 4 t ba dPab dt Wab 2 rba 4 I( ba 2 ba ) 2 2 2 2 4 rba I ( )t dN ab dt con ba ) rba I ( ba W abt Wab N a e che il tasso di variazione per unita di tempo della densita di atomi nello stato |a verso lo stato |b dovuto all assorbimento di un fotone dn 12 dt B B B12 n1 N a W otteniamo immediatamente 12 ab dN ab dt 1 ab ab c ass 2 N a 2 r ba I ( ba) 4 1 Na 2 ab 3 ab 2 3 ab dN ab dt 1 4 ab Aba e dato da ass 1 ab ab Bba 4 3 3 2 rba 2 ab 2 3 c 4 3 3 2 3 12 ba r r ba 2 Wab N a ab 4 3 2 rba 2 gb Bba ga in u.a. (c=1/ ) e mediando sulle polarizzazioni Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Il laser Nell emissione stimolata, il secondo fotone ha la stessa fase, energia e vettore d onda del primo, con cui e coerente, per cui l intensita Iem del campo e.m. cresce con il quadrato N 2 del numero N di fotoni emessi, piu velocemente quindi dell emissione spontanea, incoerente, che cresce con N, ossia linearmente con il numero dei fotoni. Se si riuscissero ad avere condizioni per cui l emissione stimolata prevale sia sulla emissione spontanea che sull assorbimento, si potrebbero avere sorgenti luminose coerenti e molto piu intense di quelle convenzionali: Direzionale: <10-3 rad Monocromatico: / ~ 10-12 Coerente: focalizzabile su 1 m Potente: 10-3-10 6 W Veloce: 10-15 s - dc Quali sono le condizioni necessarie (ma NON sufficienti) perche cio avvenga? Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Condizioni necessarie per un Laser g1 B12 g2 h L emissione stimolata e il processo opposto dell assorbimento B21 3 12 2 3 c B21 A21 L emissione spontanea domina su quella stimolata al crescere della energia del fotone emesso, meglio (ma non sempre, possono intervenire altri fattori contrari) lavorare a bassa energia L emissione stimolata deve essere maggiore dell assorbimento Ora, il rapporto fra emissione stimolata e assorbimento e dato da rem .st . / ass . B 21n 2 B12 n1 12 12 B 21n 2 B12 n1 n2 n1 g2 e g1 h 12 kT inversione di popolazione, per cui meglio lavorare ad alta T, a bassa energia Pertanto perche l emissione stimolata predomini sull assorbimento si devono ottenere condizioni di inversione di popolazione o di temperatura (efficace) negativa Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Condizioni necessarie per un Laser L emissione stimolata deve essere maggiore anche della emissione spontanea Il rapporto fra emissione spontanea e stimolata e dato da A21 n2 B21 n2 rem. sp. / em. st. A21 B21 12 12 Pertanto il rapporto rem.sp. / em.st . diminuisce all aumentare del campo e.m. necessita di una cavita risonante Inoltre, r em. sp. / em. st. A21 B21 necessita di h 1 c 12 h 12 kT 3 12 2 3 1 2 3 c h h ( e 3 21 kT 1) eh 12 kT 1 12 , ossia di lavorare a alta T e/o a bassa energia questa volta per massimizzare emissione stimolata rispetto alla spontanea Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Condizioni necessarie per Laser e Maser 1) Inversione di popolazione 2) Cavita risonante Alta T e bassa energia del campo e.m. favoriscono il raggiungimento di queste due condizioni, ma non sono necessarie. In qualche caso (laser a semiconduttore) condizioni di bassa T agevolano invece il funzionamento di un laser La realizzazione del MASER (1954, C.H. Townes e A. Schawlow ) precede quella dei LASER (N. P. 1964, C. H. Townes, N.G. Basov e A. Prokhorov) Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Maser-Laser Ci interesseremo ora dei diversi modi in cui si e riusciti a: - ottenere una inversione di popolazione; - realizzare una cavita risonante. In questo processo si metteranno in evidenza i vantaggi, e i limiti, dei diversi sistemi e strutture che hanno permesso di soddisfare le due condizioni suddettte, come pure i progressi della tecnologia che hanno reso possibile la realizzazione di queste strutture e di passare da laser impulsati in grado di funzionare solo a bassa temperatura, a laser in continua a bassa temperatura e, finalmente, a laser in continua a temperatura ambiente. Faremo pertanto un breve excursus, con accenni anche storici, al maser a ammoniaca e ai laser a: - stato solido, a tre o quattro livelli di tipo atomico; - a gas (a liquidi); - a semiconduttore, con inversione in un continuo di livelli, a buca quantica (a fine corso). Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Maser B14.2 La molecola di ammoniaca nel suo stato fondamentale ha un momento di dipolo elettrico spontaneo D diretto dall atomo di azoto verso il piano dei tre idrogeni e pertanto si accoppia con il campo elettromagnetico. Poiche la separazione tra i due livelli e molto piccola (0,8 cm-1 = 1,15 K) sono praticamente equipopolati a temperatuura ambiente. E allora possibile separare spazialmente le molecole che si trovano nei due livelli applicando un campo elettrico disomogeneo, cosi come un campo magnetico B disomogeneo separava componenti diverse del dipolo magnetico nell esperimento di Stern e Gerlach. La presenza di un campo configurazioni E1 ' u (+D ) e E1 (D ) 2 / E ( Fz )1, 2 z ' 1, 2 (E ) E 2' diretto lungo l asse z, verso positivo, cambia l energia delle due d (-D E2 ) . Per i piccoli campi producibili in laboratorio, si ha ( D )2 / E mentre la forza agente agente sulla molecola e D2 2 E e dipende dallo stato della molecola. In tal modo e possibile ottenere, per separazione dei fasci, un fascio di molecole (meta circa di quello iniziale) con inversione completa dei livelli. Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Maser B14.2 Poiche la probabilita di transizione al livello inferiore per emissione spontanea e proporzionale a 3, tale probabilita sara bassa per transizioni dal livello E2 al livello E1, con differenza di energia nelle microonde. L emissione stimolata fra i due livelli sara pertanto dominante, anche perche rinforzata dal passaggio del fascio attraverso una cavita risonante alla frequenza E voluta. La condizione perche la molecola di ammoniaca decada nello stato fondamentale cedendo energia al campo a microonde e che il tempo di percorrenza T della cavita sia ~T ~ 0 4 2 0 2D 0 La lunghezza ottimale L della cavita risonante e L vT 2 v ~ 0 v D v 0 3k B M 1/ 2 con v velocita delle molecole, che dipende dalla temperatura del forno e dal campo elettrico disomogeneo. Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Maser e laser B14.2 Quando tutto e ottimizzato (T del forno, lunghezza della cavita , campo elettrico disomogeneo), si ottengono potenze di uscita di 10-10 W con una larghezza di riga di 10-2 Hz su una frequenza di 23,8x10 9 Hz, il che fa del maser un ottimo standard di frequenza ( v/v~4,2x10-13) Cavita ottica e guadagno di soglia nei laser Un particolare modo del campo e.m. si rinforza se la sua lunghezza d onda L m e tale che 2 ove L e la lunghezza della cavita ottica. Consideriamo una onda e.m. che parta dallo specchio R2 e percorra la cavita per tutta la sua lunghezza L per poi riflettersi sullo specchio R1, tornare indietro lungo la cavita e riflettersi nuovamente sullo specchio R2. A questo punto l onda avra percorso un intero ciclo nella cavita . L R2 R1 Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Cavita ottica e guadagno di soglia nei laser Durante tale ciclo, nel percorso 2L in cavita , la intensita dell onda e.m. varia a causa della interazione della radiazione con la materia di cui e costituita la cavita (il laser). Tali variazioni sono rappresentate da: - un guadagno g, dovuto alla emissione stimolata in cavita - un assorbimento , dovuto al materiale idella cavita - perdite varie, c, dovute a imperfezioni della cavita , e.g., modi della emissione stimolata diffusi da difetti in cavita , l emissione spontanea, l energia laser estratta dalla cavita Questi processi causano una variazione dell intensita I del campo e.m. esponenziale nella lunghezza percorsa, per cui, se nel passaggio dal ciclo n al ciclo n+1 si ha In 1 I n R1 R 2 e ( 2 g L 2 L 2 c L) In Si definisce guadagno di soglia il valore di g per cui In+1= In, ossia g net g g net th c 1 ln R1 R2 2L avendo introdotto il guadagno netto, differenza fra il guadagno e l inevitabile assorbimento E ovvio che la amplificazione risulta agevolata se: 1) diminuiscono e c; 2) aumenta L Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Laser a rubino Rubino: Al2O3:Cr3+ (~1018÷1019 cm-3), struttura esagonale compatta Zaffiro: Al2O3:Ti3+ (Fe3+, Mn3+) Q 4 Ln 1 1 R Cavita data da un cilindro di rubino a facce piane e ), con coating parallele, lungo 5÷10 cm (L , Q , di Al o Ag per aumentare la riflettivita R (0.98÷1) Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Laser a rubino Cavita ottica Q 4 Ln 1 1 R Questa condizione e simile a quella di un Fabry-Perot, ove la condizione per avere onde stazionarie e che la sua lunghezza L sia pari a un numero intero di semilunghezze d onda, entro il materiale, ossia L m punto della cavita 2n , condizione facilmente soddisfatta in qualche Si noti pero che, a differenza di quanto avviene per un Fabry-Perot, la superfice del rubino presenta delle perdite che, sommate a quelle nel volume dovute a assorbimento, diffusione, estrazione del segnale, etc, devono essere minori del guadagno, ossia dell incremento che il campo e.m. ha ad ogni passaggio lungo il cilindro. Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Laser a rubino Inversione di popolazione, sistema a tre livelli Il Cr nell isolante Al2O3 da origine ad un centro di impurezza con transizioni di tipo atomico multipletto, ~10-8 s calore Se gli e- vengono pompati dallo stato E1 allo stato E3, e da qui a E2, ad una velocita maggiore di quella con cui decadono da E2 a E1, si puo avere una inversione di popolazione di E2 rispetto a E1 ~5 10-3 s ~ 550 nm 694,3 nm = Il pompaggio ottico e dato da una lampada allo Xe, impulsata da una capacita , con durata dell impulso ~ ms dn 2 dt n2 tot dn2 dt 1 1 emsp emstim dn2 dt em sp 1 non rad em stim n2 dn2 dt con A21 n2 B21 n2 12 n2 non rad non rad 1 1 rad 1 non rad e con 1 rad Materia Condensata 1 em sp 1 em stim 2008/2009 Mario Capizzi Laser a rubino Durante l impulso di luce si raggiunge l inversione con emissione stimolata piu forte della spontanea e dell assorbimento lo stato metastabile si svuota rapidamente con * si passa sotto soglia sino a che non si ripopola E2 durata impulso 10-9÷10-6 s ~ 0.2 kJ/treno di impulsi ~ 0.4 kW RMS ~ 4 MW cm-2 su Ø= 10-2 cm Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Laser a rubino: Q switching Impulsi singoli, piu intensi Per avere impulsi piu intensi, bisogna far si che l inversione di popolazione si accresca sopra soglia senza dare luogo a un impulso laser Q spoiling o Q switching Una estremita del rubino e parzialmente riflettente, per l uscita dell impulso, l altra e non riflettente (R << 1). La cavita risonante e ricostituita da uno specchio esterno ruotante ad alta frequenza 1 J su 10-7 s 107 W Si puo anche usare una cella di Kerr per luce polarizzata messa fra il rubino e uno specchio fisso, esterno. La cella agisce come un polarizzatore ruotante ad alta frequenza (MHz). In alternativa alla cella di Kerr si puo usare un dye, liquido normalmente opaco tranne quando investito da una intensa emissione di luce (spontanea, per alti livelli di inversione) che lo rende trasparente (self-induced transparency) 1 J per 10-12 s 1012 W Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi NO Un po di storia Theodor Maiman nacque a Los Angeles nel 1927. Suo padre era un ingegnere elettronico, che lavoro ai Bell Labs durante la II guerra mondiale, e un inventore (convertitore dc-dc per automobili, stetoscopio elettronico, etc) incompreso all epoca, che voleva introdurre l elettronica in medicina. Ted Maiman a 12 anni gia lavorava riparando dispositivi a valvole e a 14 anni dirigeva il laboratorio nel quale aveva cominciato a lavorare. B.S. in Fisica ingegneristica alla U. del Colorado nel 1949, fu respinto due volte dal Dipartimento di Fisica dell U. di Stanford, ma riusci a entrare nel dipartimento di Ingegneria Elettronica, ove si laureo sotto la guida di Willis Lamb (Lamb s shift, 1947, H2s 1/2 H2p1/2 = 1057,77 MHz, Nobel nel 1955 Quantum ElectroDynamics) Ottenuto il PhD a Stanford nel 1955, entro alla Hughes Aircraft ove nel 1959 ebbe un grant di 50.000$, comprensivo del salario suo e degli assistenti e della apparecchiatura. per realizzare il LASER preconizzato da C. Townes e A. Schawlow nel 1958. Il Pentagono aveva dato un grant di 1.000.000$ alla TRG, e Bell Labs, RCA, Lincoln Labs, IBM, Westinghouse, Siemens, GE e altri laboratori lavoravano al progetto. Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi NO .e di storia Nessuno all epoca riteneva il rubino un materiale di interesse per i laser. T. Maiman abbandono il rubino in quanto un suo ex studente alla Westinghouse misuro una efficienza quantistica del rubino dell 1%, salvo riprenderlo in considerazione dopo quando cercando di capire perche fosse cosi inefficiente misuro lui stesso una efficienza del 77%. Utilizzando una nuova lampada stroboscopica ellissoidale di cui aveva letto su una rivista fotografica, e un sbarra di rubino preparata ad hoc dalla Union Carbide in 5-6 mesi, ricoprendo le superfici lavorate otticamente del rubino con dell argento con una tecnica ereditata dai suoi lavori sul Maser con Townes, il 16 Maggio 1960, dopo nove mesi, realizzo il primo laser, a rubino, funzionante. La Hughes, entusiasta, organizzo una conferenza stampa il 7 Luglio ma volle che Maiman presentasse come laser non il prototipo, ma un altro, falso e non funzionante, di dimensioni maggiori, rimasto poi nella storia per le foto che ne furono fatte. Nel frattempo Samuel Goudsmit, fisico teorico scopritore dello spin e Editor di Physical Review Letters, rifiuto il lavoro sottomesso da T. Maiman alla rivista, forse ritenendolo un altro degli N lavori sottoposti sui MASER, ma vedi anche dopo. T. Maiman preparo allora un conciso riassunto di 300 parole che invio a Nature che lo pubblico il 6 Agosto del 1960. Theodore H. Maiman "Stimulated optical radiation in ruby" Nature 187, 493 (Aug. 6, 1960) Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi NO .e di storia Th. H. Maiman "Stimulated optical emission in fluorescent solids, Part 1, Theoretical considerations" Phys. Rev. 125, 1145 (1961); Th. H. Maiman, R.H. Hoskins, I.J. D´Haenens, C.K. Asawa, and V. Evtuhov, Part II, Phys. Rev. 125, 1151 (1961). Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi NO Una morale dalla storia .. Maiman attribui una volta le ragioni del suo successo nel realizzare il laser a quattro cause. Primo: il suo solido solido background in ingegneria e ottica, molto inusuale all epoca, guadagnato lavorando sui Maser nel laboratorio di W. Lamb e riparando strumenti a 12 anni. Nei nove mesi di durata del progetto sfrutto tutta la sua esperienza precedente. Secondo: la sua filosofia di cercare la semplicita e la capacita di scartare le risposte sbagliate nei problemi a scelte multiple. Terzo: il suo rifiuto di seguire le raccomandazioni dettate dall establishment scientifico su come realizzare un laser, o effetto guru , che ritardarono molti suoi colleghi. Quarto: il suo spirito indipendente che lo spinse a perseverare, pur essendo solo un giovane ricercatore appena assunto, nuovo al mestiere, contro il parere degli scienziati leader nel campo. Interrogato una volta se si ritenesse uno scienziato o un ingegnere, rispose di essere entrambi, e che non riteneva si potesse categorizzare facilmente uno scienziato come sperimentale o teorico, dovendo egli fare uso sia della pratica che della teoria.. Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Laser a Nd-Yag quattro Laser a tre livellilivelli 4calore 3< 3 2 3 2 2 < 1 3 2 Il sistema a tre livelli raggiunge l inversione quando lo stato fondamentale e svuotato almeno al 50%, ovvero per altissime intensita di pompaggio, con conseguente forte riscaldamento . si deve lavorare in impulsata. In un sistema a quattro livelli, come quello mostrato, l inversione si ottiene quando il livello 3 e piu popolato del livello 2, che NON e lo stato fondamentale e pertanto puo essere all inizio poco popolato. Perche cio sia possibile, il livello E2 deve decadere verso E1 piu velocemente di quanto E3 non decada verso il livello E2, che deve essere praticamente vuoto in condizioni di equilibrio (ossia E2- E1 >> kT). Materiali vari (vetri, plastiche, soluzioni liquide) drogati con terre rare i cui livelli energetici variano con il reticolo ospitante, danno sistemi a quattro livelli Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Laser a Nd-Yag Y3Al5O12:Nd Y3Al5O12:Nd granato di ittrio e alluminio, drogato con Nd, funziona in continua, come il YVO4:Nd YVO4:Nd Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Altra cronologia 1954 - C.H. Townes e A. Schawlow realizzano il MASER 16 Maggio 1960 T. Maiman, laser a rubino Fine 1960 - Ali Javan, William Bennet, e Donald Herriot realizzano il primo laser in continua, a gas, a quattro livelli usando elio e neon eccitati da una scarica elettrica. 1964 - J.F. Geusic e R.G. Smith realizzano il primo laser a Nd:YAG 1964 C. Kumar N. Patel realizza il primo laser di potenza, a CO2 1964 Earl Bell realizza il laser a ioni (ioni Hg in elio). Poco utilizzato, fu il predecessore diretto del laser a ioni argon, sviluppato da William Bridges. 1964 P. N. per i maser a C. H. Townes, N.G. Basov, e A. Prokhorov . 1965 H. W. Mocker e R. J. Collins, laser a rubino a Q-switching 1966 A. J. DeMaria, D. A. Stetser, e H. Heynau, laser a vetro drogato con Nd a mode-locking, ~109 W di picco per ~10-12 s Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Laser a gas Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Laser a gas La eccitazione ottica nei laser a rubino e YAG:Nd e poco efficiente in quanto la maggior parte della luce non ha l energia necessaria al pompaggio laser a impulsi, per facilitare il raffreddamento Il laser a gas usa la eccitazione elettrica di un plasma di ioni, piu efficiente laser in continua 2000 V, 28 MHz, 50 W Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi Laser a gas Laser a He (~ 1 Torr) Ne (~ 0.1 Torr) L He ha dei livelli 21S0 e 23S1 metastabili, con vita media lunga, per i quali si raggiunge 3,39 m facilmente una condizione di inversione. 1,15 m 0,633 m Questi livelli sono raggiungibili dal livello fondamentale per eccitazione dalla scarica elettrica. Il Ne ha stato fondamentale con configurazione 2p (1s)2 (2s)2 (2p)6 e stati eccitati (1s)2 (2s)2 (2p)5 (nl). Di questi ultimi, gli stati 4s e 5s sono coincidenti in energia con gli stati metastabili 21S0 e 23S1 dell He. Percio , collisioni fra atomi di He eccitato e di Ne nello stato fondamentale eccitano il Ne a questi stati (mentre l He torna allo stato fondamentale). La vita media degli stati eccitati del Ne (10-7s) e circa 10 volte maggiore di quella degli stati 3p e 4p verso i quali il Ne decade, in un sistema a 4 livelli. La R( ) degli specchi definisce la di uscita. Efficienza < 1%, come Ar+, inferiore al CO2 (kW d.c). HFWM limitata da effetto Doppler, ~ 80 kHz, / ~ 8 104/(2 1014) ~ 4 10-10 Materia Condensata 2008/2009 Mario Capizzi