Accordo nominale. Sequenze acquisizionali dell’ italiano L2 e breve confronto con l’acquisizione dell’italiano L1 numero numero 1 genere partire lui, lei) 2 numero (a da genere partire lui, lei) articolo 3 (a da numero numero genere (a partire da lui, lei) articolo genere partire lui, lei) articolo attributivo attributivo 4 numero numero numero genere (a partire da lui, lei) articolo genere (a partire da lui, lei) articolo attributivo attributivo attributivo predicativo predicativo predicativo predicativo 5 part. passato part. passato part. passato 6 part. distanza 7 (a da genere partire da lei) articolo (a lui, a part. a distanza .......... La categoria di numero viene appresa prima, perchè più diffusa in varie lingue e meno marcata. I francofoni hanno bisogno di poche settimane di esposizione all’italiano L2, i tedescofoni di solito 4-6 mesi, gli anglofoni di più, e ancora di più naturalmente sinofoni etc. Il riconoscimento dell’appartenenza di un nome a uno dei due generi non è affatto un compito facile (tempo necessario, anche un anno, un anno e mezzo), specie per soggetti di L1 tipologicamente assai distanti dall’italiano (persianofoni, sinofoni). In loro, come anche in anglofoni e in misura minore in tedescofoni, è stata rilevata una scarsa attenzione alla terminazione del nome. Frequenti perciò a livello basico imprecisioni desinenziali. E’ d’altro canto necessario rendersi conto della scarsa salienza fonica delle vocali terminali in italiano atone, tranne che nelle tronche, e spesso indistinte nel parlato. Per le sovraestensioni, soprattutto di –o e –a, si rimanda al testo dell’incontro n.3. Aggiungiamo qui che tali sovraestensioni , tradendo una scelta di genere conforme al prototipo (-o per il maschile, -a per il femminile), possono rivelare una dinamica evolutiva. Anche l’interferenza di genere da L1 (impossibile per sinofoni) rivela comunque una consapevolezza delle norme sul genere. Sia per quanto riguarda il numero che il genere, bisogna aspettarsi una interferenza negativa della L1 sulla L2. In questo caso, gli studi sul corpus di Pavia sembrano inoltre accertare una differenza bnella rapidità di apprendimento, tra adulti e minori (più sensibili soprattutto riguardo la flessione di numero) 1. A differenza che per la L1, è evidente negli apprendenti l’italiano L2 la precedenza nell’acquisizione della categoria del numero rispetto a quella del genere. Prima compare il singolare, che viene sovraesteso, magari ricorrendo a numerali e quantificatori plurali (come in L1, ma in maniera più persistente). L’uso abbastanza precoce del plurale viene ricondotto da alcuni studiosi anche al fatto che molti nomi flessi sono presenti al plurale già nell’input: si tratterebbe dell’uso di una forma inanalizzata. Per i sinofoni, Valentini registra addirittura una sovraestensione del purale con alcuni nomi (uno mesi, buon anni nuova). Abbiamo rilevato la medesima sovraestensione in persone presenti in Italia da molti anni, anche di altre L1 (ad es., somala: qualche mesi fa). Per comprendere il. fenomeno, va considerato l’alto input al plurale di parole indicanti periodo di tempo. Dopo, si riscontrano incertezze ed errori nei plurali allomorfici, come nei bambini apprendenti l’italiano L1 (“uomi” per “uomini”, etc.). Il nome può rimanere invariabile dopo un quantificatore (tre mese): si tratta di una posizione transitoria riscontrata anche nei “cugini” francofoni. 2. Spesso iperutilizzati “lui, lei”, anche in contesti in cui l’italofono anche bambino ricorrerebbe al semplice accordo verbale per codificare il soggetto. Nell’italiano L1 invece a volte i clitici precedono addirittura i tonici. Molto più tardivi i pronomi clitici (lo, la, le, etc.). Per quanto riguarda l’individuazione del genere, prevalgono regole di tipo formale (con sovraestensione della terminazione in –o per i maschili, in –a per i femminili). Analogo il percorso dei bambini italofoni alle prese con L1, con meno errori ad esempio nell’individuazione del genere delle parole in –e: torre alta, il stivale, etc. In L1 sono anche più rari gli errori sulla terminazione dei nomi (“vestita” per “vestito”, etc.) 3. Categoria della determinatezza, ne determina la scelta (determinativo/definito VS indeterminativo/indefinito). Si tratta di un esempio di “trasformazione innovante” (Benveniste 1977), derivato da forme latine preesistenti (dimostrativo, indefinito). L’articolo può avere una funzione di supporto per l’apprendimento del genere e del numero (es. lo stop, il parabrezza, la claque). Atoni (e perciò morfologicamente “fragili”, come scrive Simone), nella prima fase dell’apprendimento di L2 vengono omessi. Se ne producono, invece, di inanalizzati (lo stesso, alle sei). Sinofoni, ma anche persone aventi come L1 il giapponese e il tedesco, lo rimpiazzano a volte col dimostrativo. In persianofoni adulti è stato notato un grande ritardo nell’uso – fino a 18 mesi – e l’adozione di una regola di assonanza nella concordanza (le lavatrice, la problema). Il ritardo si può spiegare o con una difficoltà di percezione o per una strategia di semplificazione tipica delle interlingue di base e dei pidgin. In sinofoni, a un periodo di omissioni segue l’uso dell’articolo singolare, soprattutto la, sovraesteso. Tale tendenza si riscontra anche in altri apprendenti, e va spiegata con la salienza di “la” rispetto a “il – lo”, alla sua conformità allo schema sillabico “naturale” (consonante/vocale, VS il) e alla “naturalezza” fonologica della vocale a – di cui non viene percepita inizialmente la funzione morfologica). Incertezze e ritardi nell’uso di allomorfi marcati (lo, gli), come nell’ital. L1. L’indeterminativo compare dopo il determinativo nei bambini italofoni, mentre per gli apprendenti L2 sembra avvenire il contrario. Possono spiegare questo fenomeno: a – la coincidenza con il numerale uno, presente nel lessico di sopravvivenza degli apprendenti; b – la maggiore consistenza fonica di alcune forme (bisillabe); c – la salienza funzionale (comunicativa, narrativa). Di “uno, una” viene percepita presto la funzione di marca di referente nuovo (messa in luce dalla linguistica testuale: si veda Lo Duca 2003, pp.182-183: “un segnalatore di presunta novità”). Tale rilevanza pragmatica contrasta con la frequenza dell’input, più bassa rispetto a quella del determinativo. Naturalmente questo induce l’apprendente a usare l’articolo prima di avvertire la necessità della flessione per genere. Viene perciò sovraestesa una forma (sulla cui scelta paiono interferire le differenti L1). Più precoce l’accordo di numero nel bambino apprendente l’italiano L1. Per il genere, nei bambini italofoni non è evidente un percorso evolutivo (da 3 a 4 a 5 a 6 a 7) come nei non italofoni apprendenti l’ital. L2: una volta che si inizi a flettere, lo si fa in modo corretto per ogni tipo di parola. Altri indicatori di regolarità nelle interlingue: A – applicazione analogica della regola di base (la fantasma, il mano) B – incertezza nell’uso di il, la davanti ai nomi in e (il lavatrice) C – Preferenza (lieve) per il plur. le rispetto a i (soprattutto nei francofoni, per influsso di L1) D – influsso del genere del nome corrispondente in L1 (la mare) E – incertezze con il quantificatore tutto, e con i possessivi. 4. All’inizio, sovraestensione del maschile singolare, La sovraestensione del femminile si riscontra in apprendenti poco esposti e poco avanzati. Più lento l’apprendimento nei sinofoni, in cui però è stato osservato l’influsso del genere naturale sulle prime aggettivazioni corrette. Per l’accordo il criterio fonologico, che era assai forte per gli articoli, rimane prevalente, ma si assiste a un peso maggiore degli indizi semantici. L’aggettivo in –e spesso viene sostituito da una formazione analogica (felicia). Portano più spesso marche corrette di sing. femm. aggettivi possessivi e aggettivi in posizione prenominale (probabilmente perchè presenti in sintagmi fissi frequenti nell’input): la mia casa, dall’altra parte, sua sorella... Come risulta intuitivo, solo in apprendenti capaci di accordi corretti al 65% si trovano accordi non sporadici con nomi femminili di classi diverse dalla II (la mano, la televisione). I quantificatori invece vengono trattati spesso come invariabili (tanti frutta, molto scuola) Più precoce l’accordo di numero nel bambino apprendente l’italiano L1. 5. Sia gli agg. predicativi che i participi flessi sono target strutturalmente più lontani dal nome controllore dell’accordo. Esso avviene assai tardi per sinofoni e persianofoni, che sovraestendono la forma del maschile singolare in -o. Anche ragazzi iraniani dinamici e rapidi in altre acquisizioni si sono mostrati lenti nell’acquisizione di questo tipo di accordo (almeno un anno: e prima nello scritto che nel parlato). Si conferma la gerarchia notata da Greenberg (universale 31), per cui l’accordo di genere tra il nome e l’aggettivo risulta meno marcato di quello tra nome e verbo (e perciò anche aggettivo nel predicato). Più precoce l’accordo di numero nel bambino apprendente l’italiano L1. 6. Più precoce l’accordo di numero nel bambino apprendente l’italiano L1. 7. Il criterio della distanza sintattica dal nome controllore (come quello della rilevanza semantica e pragmatica) sono determinanti in L2, ma sembrano avere meno assai peso in L1 Le differenze fondamentali tra acquisizione di italiano L1 e L2 vengono fatte risalire a una più precoce sensibilità, nei bambini italofoni, verso i parametri*tipologici centrali dell’italiano. In essi le proprietà formali sembrano giocare un ruolo decisivo nell’acquisizione della grammatica del nome. L’apprendimento della L2 può essere invece a lungo dominata da modalità presintattiche e pragmatiche. esempi 2. E’ arrivato anche Giovanni. Lui ha detto che non ha incontrato traffico. E’ arrivato anche Giovanni; ha detto che non ha incontrato traffico. (in inglese: impossibile omettere il pronome “he”) * parametri Nella grammatica generativa, per spiegare la dinamica tra grammatica universale e variazioni linguistiche viene introdotto alla fine degli anni settanta il Modello principi e parametri. I primi rappresentano quanto c’è di invariante in tutte le lingue, i secondi sono responsabili della variazione linguistica. La grammatica di ogni lingua risulta dall’applicazione dei principi invarianti e dalla scelta di un particolare valore per ciascuno di parametri (ad esempio il parametro dell’ordine delle parole, quello del soggetto nullo, etc.). Il Modello principi e parametri ha dato un notevole impulso agli studi sull’acquisizione del linguaggio. cfr. per una rapida e lucida sintesi Anna Cardinaletti, voce “Grammatica generativa”, in G.L.Beccaria, “Dizionario di linguistica”, Einaudi, Torino 1989 (seconda ed. 1996), pp.365-369