UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA DIPARTIMENTO DI SCIENZE MEDICO-DIAGNOSTICHE E TERAPIE SPECIALI SEZIONE DI ANATOMIA PATOLOGICA SPECIALE Direttore: Prof. Gaetano Thiene Padova, 6 Novembre 2008 Al Preg.mo Avv. Fabio Anselmo Studio Legale Associato Viale Cavour 51 44100 Ferrara Proc. N.4922/05 RG NR – N.2060/06 RG GIP sulle cause di decesso di ALDROVANDI Federico Sono stato richiesto di esprimere un parere medico-scientifico sulle cause e i meccanismi di morte del giovane Federico Aldrovandi di anni 20, deceduto a seguito di una colluttazione con le Forze di Polizia. La revisione dei reperti autoptici (esame dei visceri vitali, istologia, esami tossicologici) nonché delle circostanze di morte consente di affermare che il meccanismo di morte sia stato cardiaco di natura aritmica, essendo state escluse cause di morte extracardiache (emorragia cerebrale, embolia polmonare) nonché cardiache meccaniche (rottura di aorta o di cuore). Vi è però un dato molto evidente, che risulta dalla descrizione autoptica del cuore e dalla documentazione iconografica e che non è stato valorizzato dalle varie perizie. Alla base del cuore, lungo l’efflusso ventricolare sinistro, in particolare in corrispondenza del setto membranoso situato fra cuspide aortica non coronarica e Via A. Gabelli, 61 – (I) 35121 Padova – E-mail: [email protected] – Tel. 049 8272283 – Fax 049 8272284 Segreteria: Tel 049 8272286 E-mail: [email protected] – Amministrazione: Tel. 049 8272280 E-mail: [email protected] pag. 2 coronarica destra, si osserva un cospicuo ematoma. Questa è la sede del fascio di His, ovvero del fascicolo che conduce lo stimolo elettrico dagli atri ai ventricoli. Il coinvolgimento del fascio di His da parte dell’ematoma è vistoso e con grande verosimiglianza è di origina traumatica, da “blunt trauma” (contusione cardiaca da trauma a torace chiuso), oppure ipossico da insufficienza respiratoria prolungata. Con probabilità molto elevata questa complicanza è stata la causa di morte, per blocco atrioventricolare da infiltrazione emorragica del fascio di His, interruzione della conduzione atrioventricolare e asistolia. Depongono a favore di questa ipotesi (morte improvvisa da blocco atrioventricolare per ematoma del fascio di His): 1) L’edema polmonare acuto; 2) L’edema cerebrale per danno ischemico da riduzione della perfusione cerebrale per bradicardia e asistolia terminale; 3) I danni ischemici terminali del miocardio. La sequenza degli eventi può essere pertanto così ricostruita: 1) Il giovane ha subito uno schiacciamento del torace. 2) Lo schiacciamento ha traumatizzato il cuore e impedito la respirazione con asfissia, creando una emorragia alla sua base, in particolare nella regione del setto membranoso, che ha coinvolto il fascio di His e determinato una interruzione della conduzione atrioventricolare. pag. 3 3) Il ritmo cardiaco è diventato idioventricolare, passando da 80-100 a 10-20, non sufficienti per garantire una adeguata perfusione cerebrale con conseguente danno ischemico, edema e perdita di coscienza. 4) La bassa gittata cardiaca ha creato anche danni ischemici nel miocardio, documentati dalle ondulazioni delle miofibre. 5) Il giovane è passato dalla perdita di coscienza alla morte, per il persistere della grave bradicardia fino alla asistolia irreversibile. Si fa osservare che il reperto patologico di emorragia in corrispondenza della regione del fascio di His è clamoroso e che rappresenta il meccanismo più ragionevole di morte per blocco atrioventricolare. Non si esclude che all’origine dell’ematoma abbia concorso una asfissia per impedita ventilazione durante la colluttazione. Risulta priva di fondamento un meccanismo di morte, quale quello osservato nei giovani o negli atleti, in quanto il cuore non presentava cardiopatie occulte. Né appare verosimile una morte improvvisa da agitazione psicomotoria, mancando evidenze istologiche nel miocardio di danno da iperincrezione di catecolamine. Un arresto del respiro cerebrale da oppiacei è pure da escludere, viste le circostanze di morte, la dinamica degli eventi e i risultati di laboratorio. Prof. Gaetano Thiene pag. 4 Fig. 1