IPSSEOA “S. PERTINI”- BRINDISI Sintesi del testo di Diritto e Tecniche Amministrative della struttura ricettiva Programma per le classi quinte: Enogastronomia, Servizi di Sala e Vendita A.S. 2016-2017 Docente: prof.ssa Angela ANTELMI 1 Indice UDA 1 Le nuove dinamiche del mercato turistico pag. 3 UDA 2 Tecniche di marketing turistico e web marketing pag. 14 UDA 3 Business plan e gestione strategica pag. 29 UDA 4 Le filiere agroalimentari e i prodotti a chilometro zero pag. 39 UDA 5 Abitudini alimentari ed economia del territorio pag. 53 UDA 6 La tracciabilità dei prodotti: procedure e normative pag. 59 2 UNITA' DI APPRENDIMENTO 1 LE NUOVE DINAMICHE DEL MERCATO TURISTICO Perché si possa parlare di turismo servono le seguenti CONDIZIONI: Che vi sia un viaggio, cioè che le persone si spostino in un luogo diverso da quello di residenza Che vi sia un soggiorno, cioè che le persone pernottino almeno per una notte in quel luogo Ad esempio, non sono considerati turisti i cosiddetti “turisti di giornata”, che effettuano un viaggio ma rientrano in giornata, come i pendolari e gli escursionisti. Il mercato turistico offre diversi SERVIZI: ristorazione alloggio trasporto intrattenimento organizzazione di viaggi Il mercato turistico coinvolge le IMPRESE: ricettive (alberghi, motel) della ristorazione (ristoranti, bar) di trasporto (autobus, taxi) di produzione di pacchetti turistici (tour operator) di intermediazione di servizi turistici (agenzie di viaggio) guide turistiche di organizzazione di eventi (concerti, fiere) di attrazione culturale, sportiva, naturalistica, ecc. (teatri, musei, stadi, parchi naturali) LE CARATTERISTICHE DEL MERCATO TURISTICO riguardano: Dimensioni: il mercato turistico è considerato il più grande del mondo, con importanti effetti sulla crescita economica, sulla bilancia dei pagamenti e sull’occupazione Trend: il mercato turistico è in continua crescita Competitività: la competitività turistica si manifesta a tutti i livelli: tra Paese e Paese, tra regione e regione, tra comune e comune Eterogeneità: il mercato turistico comprende una serie di attività diverse (si pensi, ad esempio, alle differenze tra il turismo religioso e quello sportivo, o tra quello salutistico e quello delle città d'arte). RICORDA: La BILANCIA DEI PAGAMENTI è redatta dalla Banca d'Italia e registra le transazioni dei residenti di un Paese con il resto del mondo. Si suddivide in Bilancia Commerciale (esportazioni e importazioni di beni e servizi) e Conto Capitale (acquisti e vendite di azioni, obbligazioni o immobili) e deve sempre risultare in pareggio. 3 LE MOTIVAZIONI CHE SPINGONO LE PERSONE A FARE TURISMO possono essere di tipo: PUSH: quando provengono da singole persone che vogliono gestire in modo autonomo il proprio tempo libero PULL: quando partono dalla capacità degli operatori turistici di attrarre le persone attraverso politiche di marketing mirate LA DOMANDA TURISTICA Nel mercato turistico la domanda è costituita dall'insieme delle richieste di beni e di servizi che i turisti effettuano in un determinato periodo di tempo all'interno di un dato sistema economico. La domanda turistica è imprevedibile perché può cambiare bruscamente: dal punto di vista qualitativo (per quanto riguarda le mete preferite e i servizi turistici richiesti) dal punto quantitativo (ad esempio possono intervenire cambiamenti nelle somme spese per i viaggi o nel numero dei turisti). Il processo decisionale che porta il turista alla definizione della domanda si compone di due momenti: 1. La scelta di destinare al turismo una parte del proprio reddito e del proprio tempo (propensione al turismo) 2. La scelta del prodotto turistico da acquistare (tipologia di vacanza e destinazione) RICORDA: La propensione al turismo indica la quota di popolazione dedita al turismo CLASSIFICAZIONE DELLA DOMANDA TURISTICA In base al grado di elasticità, la domanda turistica può essere: Elastica: quando la richiesta di turismo cambia rapidamente sulla base di fattori economici, sociali, demografici, culturali, psicologici, politico-ambientali (es. moda, leggi, prezzi); Rigida (o anelastica): quando la richiesta di turismo tende a restare costante nonostante il variare dei fattori indicati al punto precedente; In base al Paese visitato, la domanda turistica può essere: Interna: quando il turismo è effettuato all’interno del proprio Paese (es. turisti italiani che viaggiano in Italia) Esterna: quando il turismo è effettuato da parte di stranieri (es. turisti francesi che viaggiano in Italia) I FATTORI CHE MISURANO L'ELASTICITA' DELLA DOMANDA Il grado di elasticità della domanda misura la sensibilità con cui le vendite di un dato prodotto aumentano o diminuiscono quando cambia una determinata variabile, ad esempio il prezzo. 4 La domanda è elastica se la variazione percentuale della quantità domandata è maggiore della variazione percentuale del prezzo: ad esempio, le vendite diminuiscono del 60% a causa di un aumento dei prezzi del 20%. La domanda è rigida se è poco influenzata dai fattori di riferimento (ad esempio, le vendite diminuiscono del 5% a fronte do un aumento dei prezzi del 40%). L'elasticità della domanda turistica di norma viene misurata in base ai seguenti fattori: prezzo reddito disponibile (BASSA DISPONIBILITA’ DI REDDITO=MINORE PROPENSIONE A FARE TURISMO, mentre non sempre un reddito disponibile elevato comporta una maggiore propensione al turismo poiché spesso è conseguito da persone che hanno poco tempo libero a disposizione, sono spesso in viaggio per lavoro e sentono meno l'esigenza di spostarsi per puro piacere) tempo libero (MAGGIORE TEMPO LIBERO= MAGGIORE PROPENSIONE A FARE TURISMO). RICORDA: il reddito disponibile è la parte di reddito di una famiglia che si rende disponibile dopo che sono stati soddisfatti i bisogni primari. LA STAGIONALITA’ DELLA DOMANDA E’ la tendenza della domanda a concentrarsi in determinati periodi dell’anno: per es., nelle località balneari i flussi turistici si concentrano di solito in estate. La stagionalità della domanda turistica è legata a tre fattori: Il clima I periodi di interruzione del lavoro (chiusura degli uffici e delle fabbriche, vacanze scolastiche) Alcune festività tradizionali (Natale) L’OFFERTA TURISTICA Comprende beni e servizi forniti (in un determinato momento) da organizzazioni e imprese turistiche per soddisfare i bisogni di turismo dei consumatori Deve soddisfare i bisogni turistici (bisogno di relax, di nuove esperienze, di arricchimento culturale) attraverso i beni turistici, che sono i beni e/o servizi naturali, artistici, culturali e sportivi adatti a soddisfarli. I beni turistici sono difficilmente classificabili perché rivolti a soddisfare bisogni e desideri diversificati espressi da consumatori di diverse tipologie. E’ più rigida rispetto alla domanda perché solo raramente, nel breve periodo, riesce ad adeguarsi ai livelli di quest’ultima. 5 I PRODOTTI TURISTICI Dall'assemblaggio dei beni e dei servizi turistici nasce il prodotto turistico. Le principali caratteristiche dei prodotti turistici sono: intangibilità: perché sono immateriali, essendo costituiti da beni e servizi riferiti alla sfera emozionale e psicologica degli individui complessità: perché sono costituiti da beni e servizi assemblati in modo da essere considerati unitariamente variabilità: perché sono soggetti a improvvise variazioni della domanda interazione: cioè la loro produzione nasce dalla cooperazione di più operatori LE RISORSE TURISTICHE Sono gli elementi che attraggono i turisti e possono essere: naturali (es.: un paesaggio) create dall’uomo (es: un monumento o un evento sportivo) Però le risorse di una località diventano turistiche solo quando: vi sono adeguati servizi di alloggio e di ristorazione la località è facilmente raggiungibile dai turisti la risorsa è conosciuta dai turisti come tale perché adeguatamente pubblicizzata è presente un buon rapporto qualità-prezzo LE CONFIGURAZIONI DELL’OFFERTA (cioè tipi di offerta) I diversi tipi di offerta definiscono i rapporti turista/offerta nel processo di realizzazione del PRODOTTO TURISTICO GLOBALE. RICORDA: Il PRODOTTO TURISTICO GLOBALE è l'insieme dei fattori di attrazione (beni, servizi, risorse naturali) in cui il turista traduce la propria domanda di turismo. L’offerta turistica può essere di vario tipo: Punto-punto: il consumatore crea un prodotto turistico cucito sui propri bisogni relazionandosi con gli operatori turistici di interesse Package: il prodotto viene creato dal tour operator, che predispone un pacchetto turistico standard Dynamic packaging: i consumatori possono costruire autonomamente il proprio pacchetto (trasporto aereo, alloggio, ristorazione, noleggio auto o parcheggio), relazionandosi con un solo operatore turistico. La differenza rispetto al package è che il prezzo non è standard, ma dipende dalle disponibilità del momento degli elementi del pacchetto prescelti Network: nasce dalla collaborazione di operatori turistici pubblici e privati che organizzano e gestiscono un sistema di offerta di beni, servizi e informazioni. Un tipo di offerta network è quella fornita dai SISTEMI TURISTICI LOCALI (STL), che nascono dalla collaborazione tra gli operatori di una determinata area geografica che utilizzano le risorse a loro disposizione. 6 TIPOLOGIE DI VACANZE I tipi di vacanze possono essere analizzati come si analizzano i beni di consumo, chiamati anche consumer goods (ad esempio: automobili, vestiti): Vacanze brevi (short break): sono le vacanze che comportano 2 o 3 pernottamenti. Non comportano un grosso impegno economico e non richiedono una grande programmazione. Questo tipo di vacanza è equiparato ai beni di consumo di prezzo contenuto (anche detti convenience goods: pasta, latte, pane), che sono largamente disponibili sul mercato, poco costosi e sono acquistati molto spesso, tenendo conto soprattutto del prezzo e delle promozioni Vacanza lunga: è la vacanza da fare una volta l’anno ed è equiparata ai beni durevoli (anche detti shopping goods: vestiti, televisioni, scarpe), cioè viene considerata un bene costoso il cui acquisto deve essere pianificato. Molto importanti sono la buona reputazione del tour operator, i consigli delle agenzie di viaggio e le esperienze dei turisti, espresse online su siti specializzati. Dall'acquisto della vacanza lunga i consumatori si aspettano di ricevere particolari benefici, soprattutto di tipo psicologico I nuovi prodotti turistici alternativi: viaggi di avventura, destinazioni ancora da scoprire, hotel e ristoranti particolari. Questo tipo di vacanza è equiparata agli specialty goods, il cui acquisto richiede molto denaro (prodotti di lusso, acquistati da persone appartenenti alle classi sociali più elevate). CLASSIFICAZIONE DEI BENI E SERVIZI TURISTICI I beni e i servizi turistici possono essere raggruppati in alcune categorie: Trasporti: trasporto aereo, ferroviario, strade, superstrade, autostrade Strutture ricettive e della ristorazione: alberghi, motel, villaggi, turistici, ristoranti, trattorie Servizi di accesso: Musei, parchi, stadi, che permettono di accedere alle attrazioni sportive, culturali, artistiche Beni e servizi generici: souvenir, prodotti dell’artigianato, prodotti alimentari tipici IL VALORE ECONOMICO DEL TURISMO Il turismo contribuisce alla crescita economica di un Paese, aumentandone il reddito ed il numero di posti di lavoro. Esso, inoltre, permette una maggiore diversificazione economica, con importanti vantaggi per la popolazione. Approfondimento: breve storia del turismo. Nel secondo dopoguerra in Europa si assiste ad una rapida industrializzazione ed alla crescita del settore commerciale. In Italia questo fenomeno si ha negli anni Sessanta (si parla di boom economico): le classi lavoratrici hanno più tempo libero e maggiore reddito disponibile, che permettono di soddisfare nuovi bisogni legati alle relazioni con gli altri: tra questi, il bisogno di turismo assume una grande importanza: così nasce il turismo di massa, che è una forma di turismo praticata da molte persone che si recano in prevalenza nelle stazioni balneari (cioè al mare), nello stesso periodo (luglio e agosto), usando gli stessi mezzi di trasporto (treno e, per gli spostamenti minori, le utilitarie).Contemporaneamente, il miglioramento delle condizioni politiche e sociali e la modernizzazione dei mezzi di trasporto favoriscono in Italia l'ingresso sempre crescente di turisti stranieri, spinti dagli stessi interessi culturali, paesaggistici ed artistici. Così 7 l'Italia diventa la prima meta turistica mondiale. Dagli anni Settanta in poi il turismo assume dimensioni sempre più imponenti, facendo registrare una crescita costante nel movimento dei viaggiatori. Dal turismo di massa al nuovo turismo. Con il passare degli anni lo sviluppo tecnologico e le migliori condizioni di lavoro hanno innalzato ulteriormente il reddito disponibile di buona parte della popolazione, facendo crescere la domanda turistica. Contemporaneamente, l'offerta si si è sempre più differenziata,mentre i prezzi dei viaggi si sono progressivamente abbassati, dando ai turisti la possibilità di raggiungere in tempi brevi destinazioni nuove e lontane. In questo modo il turismo è diventato il mercato più grande del mondo. CARATTERISTICHE PREVALENTI DEI TURISTI Turismo di massa Nuovo turismo Omogenei Eterogenei Immaturi e inesperti Maturi e consapevoli Senza richieste particolari Con specifiche esigenze da soddisfare Prevedibili e poco informati Spontanei e informati Poco attenti all'ambiente e ai costumi locali Attenti all'ambiente e rispettosi delle tradizioni locali LE ATTUALI TENDENZE DEL MERCATO TURISTICO 1-Le vacanze e i viaggi Le vacanze tendono a diventare più brevi, mentre aumenta il numero delle vacanze nel corso dell’anno. Approfondimento: l'albergo diffuso La prima forma di albergo diffuso nasce in Carnia, dopo il terremoto del 1976. Infatti vi erano gruppi di case che, anche se ristrutturate, non erano ancora abitate. Così, alcuni imprenditori ebbero l'idea di sfruttarle a livello turistico. Da allora l'albergo diffuso è diventato una realtà in molte regioni italiane. Questa particolare modalità ricettiva nasce dal recupero di almeno due case preesistenti, disabitate e poste nello stesso borgo o nello stesso centro storico. Il turista che vi alloggia assapora con più intensità lo stile di vita del luogo. Come in un normale albergo, sono previsti spazi comuni e spesso è presente una doppia hall: quella fornita dall'albergo e quella naturale, del borgo o della piazzetta intorno a cui sorgono le case. 2- L'ambiente naturale Si nota una crescente attenzione agli aspetti ambientali, che diventano un fattore importante nel processo di scelta dei luoghi in cui trascorrere le vacanze. Aumenta anche l'importanza attribuita dai turisti alle certificazioni e ai marchi di qualità ambientali, rilasciati da vari enti e organizzazioni. Un esempio è dato dal progetto Goletta Verde lanciato da Legambiente nel 1986 per verificare annualmente l'idoneità delle acque, gli abusi edilizi e lo stato del litorale. 8 I PACCHETTI TURISTICI I prodotti turistici alternativi possono essere confezionati basandosi: 1) Sulle esigenze di mercato: si utilizzano indagini di mercato per individuare i bisogni e i desideri del pubblico e confezionare prodotti standardizzati (es.:l’organizzazione dei villaggi turistici ) 2) Sulla specificità del territorio: individua le caratteristiche ambientali e culturali del territorio per valorizzarle a livello turistico (come avviene nel Sistema Turistico Locale). I TURISTI Il turista è diventato il protagonista nella progettazione delle proprie vacanze. Per questo motivo, i pacchetti turistici offerti dai tour operator si diversificano sulla base delle richieste dei singoli turisti. Infatti vi sono vari tipi di turisti: turisti che amano l’avventura turisti che amano le novità, ma richiedono anche la presenza di strutture turistiche turisti che amano alternare le novità alla sicurezza turisti che preferiscono i pacchetti turistici e di solito dispongono di un reddito modesto Turisti che preferiscono i luoghi familiari e pianificano attentamente le proprie vacanze Approfondimento: come cambia l'età dei turisti Aumenta la quota di mercato occupata dalla terza età, a causa del progressivo invecchiamento della popolazione nel mondo occidentale e del maggior livello di benessere raggiunto dalla terza età. Contemporaneamente è in aumento anche il turismo giovanile: i giovani si spostano, anche per lunghi periodi, soprattutto per motivi di studio, per la formazione professionale e per la ricerca di occasioni di lavoro. INTERNET E LE AGENZIE DI VIAGGIO L’aumento del turismo mondiale e dell'offerta turistica degli ultimi anni è avvenuto grazie ad Internet, che: Aumenta la visibilità e le possibilità di comunicazione degli operatori turistici Permette di effettuare azioni mirate di e-marketing facilita il conseguimento di vantaggi competitivi attraverso numerosi strumenti quali la casella di posta elettronica, sito web vetrina, sito web interattivo, social network, forum; Facilita l’accesso dei consumatori ai servizi turistici permettendo loro di accedere ai vari portali turistici (expedia.com, booking.com) per esaminare occasioni ed offerte vantaggiose Fornisce informazioni dettagliate sulle destinazioni da raggiungere, sui servizi e prodotti che compongono l'offerta Approfondimento : l'e-marketing L'e-marketing consiste nel processo di promozione di una data marca attraverso internet. Esso facilita la comunicazione tra le aziende e i loro clienti ed il processo di commercializzazione. 9 LA SOSTENIBILITA’ DEL TURISMO Il turismo produce ricchezza e sviluppo, ma può anche avere effetti negativi se il suo impatto sul territorio non è sostenibile dal punto di vista economico, ecologico e sociale. Per la valutazione della sostenibilità economica si tiene conto di elementi come: le spese dei turisti, la creazione di occupazione, l'attrazione di capitali. Per la valutazione della sostenibilità sociale si esaminano, ad esempio, la qualità della vita e delle condizioni di lavoro che il turismo ha creato. Per la valutazione della sostenibilità ecologica, si tiene conto delle modifiche al paesaggio, del deterioramento delle risorse naturali e dell'inquinamento. TIPOLOGIE DI TURISMO SOSTENIBILE ECOTURISMO: è un turismo in aree naturali che deve contribuire alla protezione della natura e al benessere delle popolazioni locali. Esso minimizza gli impatti negativi sul paesaggio naturale e sull'ambiente socio-culturale. TURISMO EQUO E SOLIDALE: porta il turismo in Paesi poveri e lontani dalle mete del turismo di massa, allo scopo di fornire un aiuto concreto alle popolazioni ospitanti. La vacanza comporta l'incontro con culture e tradizioni diverse, da vivere con il necessario rispetto. Il turista si sente ospite e non padrone del Paese che lo accoglie. SLOW TURISM (turismo lento): consiste in un modo di viaggiare rivolto alla scoperta di nuove culture, territori, persone e tradizioni. Questa forma di turismo si basa sui seguenti requisiti: la vacanza va vissuta dal turista e progettata dagli operatori senza fretta, a ritmo lento e comporta la scoperta di bellezze e tradizioni autentiche. Ci si muove in modo lento: a cavallo, in bici per conoscere e capire il territorio che si attraversa. TURISMO DI COMUNITA’: inserisce il turista all’interno della comunità che lo ospita per coinvolgerlo nella vita della popolazione del luogo. IL MERCATO TURISTICO NAZIONALE Il turismo in Italia rappresenta una fetta importante del PIL (Prodotto interno Lordo), più o meno l’11% , e dell’occupazione grazie all’offerta molto ricca e varia (città d’arte, attrattive naturali, storiche, paesaggistiche ed enogastronomiche). Esso è caratterizzato dai seguenti elementi: IL MANAGEMENT DEL TURISMO ITALIANO NEL MONDO Per lanciare nel mondo il “marchio italiano” è necessaria una strategia che si suddivide nelle seguenti fasi: Ricerca delle informazioni su: domanda (da chi è composto il turismo in entrata) e offerta (quali sono i prodotti e i servizi offerti); concorrenza (quali sono i Paesi con cui ci si deve confrontare perché occupano gli stessi segmenti di mercato); risorse umane e tecnologiche, (quantità e qualità delle strutture alberghiere, ecc.) . Fissazione degli obiettivi Progettazione degli interventi Esecuzione del piano Controllo dei risultati 10 Approfondimento: plus e minus del mercato turistico italiano Plus: Ricchezza dell'offerta Patrimonio artistico Ampiezza degli spazi utilizzabili per il turismo balneare Gastronomia Clima Minus: Strutture per la mobilità (ferrovie, strade) costose, lente e spesso sovraffollate Strutture alberghiere a volte non in linea con gli standard di mercato internazionali Carenza di personale qualificato IL MERCATO TURISTICO INTERNAZIONALE L’industria turistica internazionale sta cambiando velocemente a causa delle nuove tendenze del mercato, che sono: Aumento dei viaggi individuali e delle vacanze corte Aumento delle prenotazioni all’ultimo momento Maggiore attenzione dei turisti agli aspetti culturali ed ambientali (turismo sostenibile e responsabile) Crescente sensibilità della domanda al prezzo Affermazione di internet come prima fonte di informazioni per pianificare e organizzare le vacanze IL TURISMO INTEGRATO Per migliorare i servizi offerti ai turisti, esso collega l’attività turistica con le altre attività territoriali (artigianali, enogastronomiche, culturali), rispettando l’equilibrio socio-economico del territorio. Questa idea innovativa stimola i turisti a vivere un'esperienza autentica, ma anche a mostrare rispetto verso i valori della comunità ospitante. GLI INDICI DI TURISTICITA’ Misurano la capacità del territorio di sopportare il carico del turismo: Indice di turisticità territoriale: misura il numero di turisti presenti ogni 100.000 abitanti ed è dato dal rapporto tra la popolazione residente nel territorio e le presenze turistiche che vi soggiornano. Esso si calcola così: n. presenze x100.000/n. abitanti. Più l’indice si abbassa, più l’affollamento diminuisce. Più l'indice si alza, più l'affollamento aumenta. Indice di densità turistica: indica il numero di turisti presenti per km2 ed è dato dal rapporto tra gli arrivi turistici in un territorio e la sua superficie espressa in km2. L’indice aumenta all’aumentare delle presenze e al diminuire della superficie del territorio. Indice di sfruttamento territoriale: misura la sostenibilità del territorio in relazione all’impatto dei turisti e dei residenti. L’indice si abbassa quando i Paesi sono ampi rispetto alla popolazione residente e sono poco sfruttati turisticamente. RICORDA: le presenze si riferiscono al numero di notti trascorse dai turisti nel territorio; gli arrivi misurano il numero di turisti che arrivano in un Paese o luogo, trascorrendovi almeno una notte. 11 UNITA' DI APPRENDIMENTO 1 LE NUOVE DINAMICHE DEL MERCATO TURISTICO SCHEMA Perché si possa parlare di turismo servono le seguenti CONDIZIONI: Che vi sia un viaggio Che vi sia un soggiorno IL MERCATO TURISTICO Il mercato turistico offre diversi SERVIZI (ad es. : ristorazione, alloggio, trasporto) e coinvolge le IMPRESE ricettive, della ristorazione, di trasporto , di produzione di pacchetti turistici LA DOMANDA TURISTICA Nel mercato turistico la domanda è costituita dall'insieme delle richieste di beni e di servizi che i turisti effettuano in un determinato periodo di tempo all'interno di un dato sistema economico. CLASSIFICAZIONE DELLA DOMANDA TURISTICA Elastica (l'elasticità della domanda turistica di norma viene misurata in base ai seguenti fattori : prezzo, reddito disponibile, tempo libero) Rigida (o anelastica) Interna Esterna L’OFFERTA TURISTICA Comprende beni e servizi Deve soddisfare i bisogni turistici attraverso i beni turistici E’ più rigida rispetto alla domanda I PRODOTTI TURISTICI Dall'assemblaggio dei beni e dei servizi turistici nasce il prodotto turistico. TIPOLOGIE DI VACANZE Vacanze brevi (short break): sono le vacanze che comportano 2 o 3 pernottamenti. Vacanza lunga: è la vacanza da fare una volta l’anno I nuovi prodotti turistici alternativi: viaggi di avventura, destinazioni ancora da scoprire, hotel e ristoranti particolari. CLASSIFICAZIONE DEI BENI E SERVIZI TURISTICI I beni e i servizi turistici possono essere raggruppati in alcune categorie: Trasporti Strutture ricettive e della ristorazione Servizi di accesso ( Musei, parchi) 12 LE ATTUALI TENDENZE DEL MERCATO TURISTICO Le vacanze e i viaggi: le vacanze tendono a diventare più brevi, mentre aumenta il numero delle vacanze nel corso dell’anno. L'ambiente naturale: si nota una crescente attenzione agli aspetti ambientali, che diventano un fattore importante nel processo di scelta dei luoghi in cui trascorrere le vacanze. LA SOSTENIBILITA’ DEL TURISMO Il turismo produce ricchezza e sviluppo, ma può anche avere effetti negativi se il suo impatto sul territorio non è sostenibile dal punto di vista economico, ecologico e sociale. TIPOLOGIE DI TURISMO SOSTENIBILE ECOTURISMO: è un turismo in aree naturali che deve contribuire alla protezione della natura e al benessere delle popolazioni locali. TURISMO EQUO E SOLIDALE: porta il turismo in Paesi poveri e lontani dalle mete del turismo di massa, allo scopo di fornire un aiuto concreto alle popolazioni ospitanti. SLOW TURISM (turismo lento): consiste in un modo di viaggiare rivolto alla scoperta di nuove culture, territori, persone e tradizioni. . IL MERCATO TURISTICO NAZIONALE Il turismo in Italia rappresenta una fetta importante del PIL (Prodotto interno Lordo), più o meno l’11% , e dell’occupazione grazie all’offerta molto ricca e varia (città d’arte, attrattive naturali, storiche, paesaggistiche ed enogastronomiche). IL MERCATO TURISTICO INTERNAZIONALE L’industria turistica internazionale sta cambiando velocemente a causa delle nuove tendenze del mercato, che sono: Aumento dei viaggi individuali e delle vacanze corte Affermazione di internet come prima fonte di informazioni per organizzare le vacanze IL TURISMO INTEGRATO Per migliorare i servizi offerti ai turisti, esso collega l’attività turistica con le altre attività territoriali (artigianali, enogastronomiche, culturali), rispettando l’equilibrio socio-economico del territorio. GLI INDICI DI TURISTICITA’ Misurano la capacità del territorio di sopportare il carico del turismo. Essi sono: Indice di turisticità territoriale; Indice di densità turistica; Indice di sfruttamento territoriale 13 UNITA' DI APPRENDIMENTO 2 TECNICHE DI MARKETING TURISTICO E WEB MARKETING Il marketing è l'insieme delle politiche che permette all'impresa di facilitare la relazione di scambio con la clientela. L’attenzione verso i consumatori ripaga l’impresa in termini di: fidelizzazione della clientela, successo dei prodotti, aumento dei clienti abituali, giro di affari più soddisfacente con incremento dei profitti. Il marketing è un processo che si basa: sulla programmazione sul raggiungimento sul controllo dei risultati. IL PROCESSO DI MARKETING Con l'analisi del mercato (domanda e offerta) il management: individua OPPORTUNITA' DI BUSINESS programma i PRODOTTI/SERVIZI crea NUOVI BISOGNI E DESIDERI CONSUMATORI-CLIENTI POTENZIALI DEI CONSUMATORI-CLIENTI E DEI ridefinisce la PROGRAMMAZIONE DEI PRODOTTI/SERVIZI IL MARKETING MANAGEMENT Nelle imprese medio-grandi l’attività di marketing può essere organizzata in due distinte funzioni: Funzione marketing: si occupa della pianificazione, realizzazione e controllo delle strategie da adottare. La figura di riferimento di questa funzione è il MARKETING MANAGER, che ha come compito lo studio del mercato e la programmazione dei prodotti Funzione vendite: si occupa della vendita e quindi del contatto diretto con la clientela. La figura di riferimento di questa funzione è il VENDITORE I COMPITI DEL MARKETING MANAGEMENT: I PIANI DI MARKETING Per raggiungere gli obiettivi di vendita i marketing manager devono: - fare uno STUDIO DEL MERCATO per individuare i bisogni dei consumatori stendere un PIANO DI MARKETING per determinare gli obiettivi e le strategie di marketing. 14 Elaborare i PIANI DI IMPLEMENTAZIONE per programmare e gestire le azioni di marketing - Elaborare i PIANI DI CONTROLLO per esaminare i risultati IL PIANO DI MARKETING Attraverso il piano di marketing il management orienta i consumatori all’acquisto di un prodotto nelle quantità e nei termini stabiliti Per la progettazione di un moderno piano di marketing si utilizza il modello delle 4C, che prende in considerazione: - Consumatore: riguarda i desideri e i bisogni dei consumatori Convenienza: riguarda la facilità d’uso del prodotto e i servizi di assistenza Comunicazione: riguarda pubblicità, pubbliche relazioni, promozioni Costo : riguarda il costo di acquisto e di manutenzione del prodotto SCHEMA: IL PROCESSO DI MARKETING MANAGEMENT ANALISI DEL MERCATO CONOSCERE LA DOMANDA E L'OFFERTA GLOBALI ANALISI DEL SISTEMA (vincoli/opportunità) RICERCARE E SELEZIONARE I MERCATI DA SERVIRE SVILUPPO DI STRATEGIE ADEGUATE REALIZZAZIONE DEI PIANI VERIFICA E CONTROLLO DEI PIANI DI MARKETING L’ANALISI DELL’AMBIENTE, DELLA DOMANDA E DELLA CONCORRENZA L'analisi dell’ambiente esterno L’attività di marketing deve partire dall’analisi dell’ambiente in cui opera l’impresa, al fine di individuare opportunità di business. I fattori da considerare sono 4, in sigla si indicano con l'acronmo PEST e riguardano: P: ambiente politico: per avere indicazioni sull’influenza del governo e della legislazione nei confronti del settore di interesse E: ambiente economico: fluttuazioni del mercato, variazioni del reddito dei consumatori S: ambiente sociale: per avere informazioni sulla possibilità di scioperi o sul livello culturale della popolazioni T: ambiente tecnologico: per avere indicazioni sul grado di modernità dei processi di produzione delle aziende e, quindi, sulla loro competitività 15 Approfondimento: la matrice PEST per il turismo AMBIENTE POLITICO AMBIENTE ECONOMICO LEGISLAZIONE E REGOLAMENTI STATO DELL'ECONOMIA POLITICHE GOVERNATIVE SUL TASSI DI INTERESSE TURISMO TASSI DI CAMBIO DELLA MONETA SISTEMI DI TASSAZIONE PREZZI, INFLAZIONE INCENTIVI FISCALI GLOBALIZZAZIONE STABILITA' POLITICA: SCIOPERI, DISTRIBUZIONE DELLA RICCHEZZA DISORDINI, GUERRA ALL'INTERNO DELLA SOCIETA' AMBIENTE SOCIALE AMBIENTE TECNOLOGICO CAMBIAMENTI DEMOGRAFICI TECNOLOGIE DI PRODUZIONE STILI DI VITA PREVALENTI INTERNET E TECNOLOGIE COMUNICAZIONE PROBLEMI AMBIENTALI TECNOLOGIE INFORMATICHE GRADO DI ATTENZIONE ALLA SALUTE GRADO DI ACCETTAZIONE DEI TURISTI DI Analisi della domanda L’obiettivo di ogni impresa è trasformare un consumatore generico in un cliente fedele. Ciò è possibile solo se si propongono prodotti o servizi che interpretano nel modo migliore i bisogni e le aspettative dei consumatori. Bisogna considerare che gli acquisti degli individui dipendono da età, sesso, carattere e da fattori culturali, economici, psicologici e sociali: le tradizioni, il reddito, il ruolo esercitato nella società, i gruppi di riferimento (famiglia, amici, colleghi di lavoro) influenzano lo stile di vita di una persona e le sue abitudini di consumo. Spesso, infatti, i componenti di un gruppo si identificano in una marca o in una pratica di consumo (nel senso che il desiderio di fare parte di un gruppo porta ad acquistare beni che sono il simbolo di appartenenza a quello stesso gruppo, come accade - ad esempio - agli adolescenti). Il MARKETING ESPERIENZIALE, in particolare, tiene conto del fatto che il prodotto perde importanza in quanto merce fisica, mentre trionfa la marca in quanto simbolo/segno. Esso, infatti, considera il consumo come espressione della componente emozionale della clientela. L’analisi della concorrenza Per avere azioni di marketing efficaci il management o l’imprenditore devono studiare le imprese concorrenti. In particolare: i concorrenti diretti i fornitori i clienti i potenziali entranti, cioè i soggetti che potrebbero entrare nel mercato in cui opera l’impresa i produttori di beni sostitutivi: cioè i soggetti che, pur offrendo prodotti diversi da quelli dell’impresa considerata, sono in grado di soddisfare lo stesso target di consumatori. 16 LA RICERCA DI MARKETING Le ricerche di marketing permettono di ottenere le informazioni necessarie per applicare al meglio le politiche di marketing: dei clienti è necessario conoscere i bisogni, le abitudini e i comportamenti che possono influenzare gli acquisti e il potenziale numero; dei concorrenti bisogna conoscere i punti di forza e di debolezza. Nella maggior parte dei casi le aziende acquistano le ricerche da agenzie specializzate LA METODOLOGIA DELLA RICERCA DI MARKETING Esistono vari tipi di ricerca: Ricerche quantitative: sono fatte con l’aiuto di tecniche matematiche e statistiche. Esse recuperano informazioni sul chi, dove, quando. La raccolta dati può consistere in telefonate brevi e poco costose. Ricerche qualitative: di solito richiedono costose e lunghe interviste faccia a faccia. Possono essere diagnostiche (se cercano di scoprire le cause di un comportamento) o esplorative (forniscono idee e rivelano ai manager i percorsi da esplorare) Per facilitare l'attuazione di indagini di mercato di ampia portata si utilizza di solito la ricerca psicografica che, attraverso l'esame degli interessi, delle opinioni e delle convinzioni espresse dai soggetti del campione esaminato, individua i loro stili di vita prevalenti e li inserisce in gruppi omogenei. Approfondimento: GfK Eurisko GfK Eurisko è un istituto specializzato nella ricerca sociale e di mercato. Per le ricerche quantitative opera tramite focus group (in cui un gruppo di persone è interrogato riguardo all'atteggiamento personale su un prodotto, una pubblicità o un'idea) e interviste in profondità (che hanno lo scopo di rilevare le motivazioni e i desideri nascosti, cioè non direttamente dichiarato dai soggetti), mentre per le ricerche qualitative procede con interviste personali LA SEGMENTAZIONE DEL MERCATO Il management, una volta ottenute le informazioni sui consumatori/clienti e sui concorrenti, stabilisce a quale mercato rivolgersi e con quali strategie competitive (cioè quali segmentazione, targeting e posizionamento adottare). L’impresa deve individuare il settore di mercato sul quale vuole concentrare l’offerta: cioè deve attuare la segmentazione del mercato, in modo da definire le strategie di marketing più adatte. La segmentazione permette all’impresa di suddividere il mercato in gruppi di persone (segmenti) con le stesse caratteristiche. 17 La segmentazione comportamentali. può avvenire secondo variabili demografiche, geografiche, psicologiche, Il settore turistico è, forse, uno dei più condizionati dagli atteggiamenti e dai comportamenti derivanti dallo stile di vita: infatti, ogni gruppo in cui è suddivisa la popolazione turistica ha una propria filosofia di vacanza e valuta a suo modo le offerte. Per esempio, i turisti che scelgono i viaggi da catalogo, sono in genere persone con una certa esperienza di viaggi, ma senza la giusta sicurezza ed autonomia per organizzare da soli le proprie vacanze: scelgono questo prodotto perché apprezzano la comodità e vogliono evitare problemi o fastidi e responsabilità, che delegano alle agenzie di viaggi. Negli ultimi anni in Italia le agenzie di viaggi si sono imposte come referenti e consulenti soprattutto per i turisti a lungo raggio che concepiscono questo tipo di vacanza come un'esperienza. SCHEMA: LA SEGMENTAZIONE DEL MERCATO ETA' RELIGIONE SESSO REDDITO SEGMENTAZIONE NUCLEI FAMILIARI OCCUPAZIONE DEMOGRAFICA SINGLE ISTRUZIONE NAZIONI DENSITA' REGIONI CLIMA SEGMENTAZIONE COMUNI GEOGRAFICA QUARTIERI FEDELTA' ALLAATTEGGIAMENTO: POSITIVO MARCA ENTUSIASTICO SEGMENTAZIONE IN BASE INFORMAZIONE NEGATIVO AL COMPORTAMENTO SCARSA/ELEVATA SUL INDIFFERENTE DEL CONSUMATORE PRODOTTO STILE DI VITA SEGMENTAZIONE PERSONALITA' PSICOGRAFICA Approfondimento: segmentazione del mercato: turismo leisure e business Caratteristiche Permanenza media Mezzi di trasporto Mezzi locali di trasporto Mezzi di comunicazione Canali di prenotazione Leisure 5 giorni Aereo, treno e auto Molto usati Passaparola, Internet Self booking, Internet Business 1,5-2 giorni Aereo, auto e treno Molto usati Consigli di agenzie ed esperti Agenzie di viaggio 18 TARGETING E POSIZIONAMENTO Il targeting serve ad individuare un gruppo di persone o di organizzazioni (target) a cui indirizzare la produzione. Il management sceglie il target e poi progetta e realizza prodotti che ne soddisfino le esigenze e ne sfruttino le possibilità. Le imprese possono intraprendere diverse strategie di targeting: indifferenziata, quando ci si rivolge all'intero mercato senza alcuna distinzione di target (cioè i prodotti, i prezzi, le modalità di vendita e di distribuzione sono identici per ogni fascia di clientela); differenziata, quando l'impressa identifica più target di riferimento e si rivolge a uno o ad alcuni di essi; concentrata, quando l'impresa si concentra su una nicchia (cioè su un segmento di mercato molto stretto) attentamente selezionata: per esempio, il turismo d'avventura o gli sport estremi. Quest'ultima strategia si applica, ad esempio, quando le risorse dell'impresa sono limitate e la concorrenza è forte o quando l'impresa, rispetto a quel segmento, è in una posizione di forza che le conviene sfruttare. Con il posizionamento del prodotto l'impresa posiziona la sua offerta in maniera tale che il prodotto venga identificato dai consumatori come unico per i suoi tratti distintivi. L'efficacia del posizionamento è massima quando la marca è in grado di distinguersi nettamente sulla concorrenza e quando il cliente ritiene che il prodotto sia valido per la soddisfazione che trae dall'uso. Per impostare efficaci azioni di posizionamento è necessario compiere due operazioni: individuare il target a cui rivolgersi definire caratteristiche ed attributi che caratterizzeranno, agli occhi della clientela, il prodotto. Le scelte di posizionamento possono essere attuate privilegiando criteri come il rapporto qualità/prezzo (il prezzo del prodotto è il migliore sul mercato a parità di qualità dei prodotti concorrenti); i vantaggi (l'impresa si impone come leader nella soddisfazione dei bisogni); i segni distintivi (le caratteristiche del prodotto sono fortemente sottolineate). IL MARKETING MIX Il marketing mix è un insieme di azioni coordinate che permette di raggiungere, di periodo in periodo, gli obiettivi di mercato stabiliti dall’impresa. Quando si parla di marketing mix si fa riferimento alle 4 P: product: prodotto price: prezzo promotion: comunicazione place: distribuzione Quindi il marketing mix risponde alle domande: cosa vendere, a chi vendere, come vendere, a che prezzo vendere. 19 SCHEMA: GLI INGREDIENTI DEL MIX Prezzo Prodotto Distribuzione Promozione Il prezzo deve essere equo se si vuole che la clientela acquisti quantità sufficienti perchè l'impresa produttrice realizzi un utile Nella scelta del prodotto l'impresa sviluppa i giusti prodotti/servizi, cioè quelli in grado di soddisfare al meglio una serie di bisogni della clientela Si tratta di determinare le strategie che servono a trasferire i prodotti dal produttore al consumatore È la politica che si occupa di pubblicità, propaganda, vendita Per il settore turistico alle quattro P bisogna aggiungere almeno altri due elementi, senza i quali l'impresa turistica potrebbe non avere successo: il personale l'ambiente (accoglienza e atmosfera che un luogo o una struttura sa creare) IL PRODOTTO Dopo aver studiato i gusti, i bisogni e i comportamenti della clientela si stabilisce quale deve essere il prodotto o la gamma produttiva (cioè la serie di prodotti) da mettere sul mercato e con quali caratteristiche. Nel settore turistico gli elementi che entrano a far parte del marketing mix sono più numerosi, dal momento che ci si trova di fronte a imprese di servizi complessi. Il ciclo di vita del prodotto. Ogni prodotto è influenzato dall’evoluzione dei gusti dei consumatori, dalle mode e dalla tecnologia, perciò si parla di ciclo di vita del prodotto (CVP). Il ciclo di vita del prodotto comprende le seguenti fasi: introduzione (il prodotto viene introdotto nel mercato) sviluppo (aumenta la vendita del prodotto) maturità (la vendita continua a crescere, ma a ritmo più lento) declino (la vendita inizia a calare) abbandono (il prodotto non viene più acquistato). Ciascuna fase comporta diverse azioni di marketing mix: per esempio, in fase di lancio del prodotto il management stabilisce un prezzo basso di vendita per attirare più clienti. A ogni fase corrispondono diversi livelli di redditività: nella fase di introduzione o lancio, il prodotto, anche se venduto ad un prezzo elevato, genera comunque perdite e non ricavi perchè il volume limitato delle vendite e gli elevati costi di commercializzazione non creano profitti. Nella fase di crescita l'aumento delle vendite permette di ottenere margini di profitto crescenti, poiché si ha una riduzione dei costi fissi unitari dal momento che i costi totali sono distribuiti su una maggiore quantità di produzione. 20 Nella fase di declino la redditività è bassa Nella fase di abbandono la redditività è nulla Lo studio del ciclo di vita del prodotto può indurre ad interromperne la produzione, a modificarlo o a sostituirlo. IL PREZZO Per la clientela il prezzo ha un ruolo importantissimo nelle scelte di acquisto. Per fissare il prezzo di vendita di un prodotto o di una linea di prodotti, si tiene conto di una serie di elementi importanti: costi di produzione e di commercializzazione del prodotto, pressione della concorrenza, quota di mercato che l’impresa vuole raggiungere. Nella fissazione del prezzo bisogna tenere conto anche di cosa l’impresa vuole ottenere con le politiche di prezzo: se l'obiettivo è la sopravvivenza, l'impresa usa il prezzo per aumentare il volume di vendita fino al livello che compensa i costi se, invece, l'obiettivo è il profitto, per determinare il prezzo ai costi di produzione si aggiunge un margine di profitto (ad esempio, il 30%). Esistono diverse tecniche per fissare i prezzi di vendita. Le imprese turistiche, ad esempio, per la determinazione del prezzo di un servizio ricettivo o di un viaggio organizzato, oltre ai costi di produzione considerano i prezzi dei concorrenti e gli obiettivi di pricing (cioè obiettivi di prezzo). Le politiche di prezzo devono adattarsi anche alle diverse fasi del ciclo di vita del prodotto. Per esempio, nella fase di introduzione di un nuovo villaggio turistico la direzione definisce prezzi bassi (molto competitivi) per accelerare la conquista di significative quote di mercato. Addirittura, per entrare in nuovi mercati i tour operator possono decidere di applicare politiche di prezzi in perdita, con la speranza di compensare tali perdite con profitti conseguiti su altri mercati. Invece, per un prodotto nella fase di maturità si possono applicare iniziative offensive proponendo sconti nei periodi di alta stagione per aumentare la competitività dell'azienda e riguadagnare quote di mercato. 21 SCHEMA: I PRINCIPALI METODI DI DETERMINAZIONE DEI PREZZI NEL SETTORE TURISTICO-RISTORATIVO Metodo Cost-plus Descrizione Vantaggi Svantaggi Ai costi medi si aggiunge Molto usato nel settore E' completamente un margine di profitto. ristorativo, è di facile orientato ai costi, si Si fa il seguente calcolo: applicazione ignorano altri elementi. COSTO MEDIO= COSTI Difficoltà di imputazione TOTALI/NUMERO DEI dei costi generali. COPERTI prezzo di vendita= costo medio+percentuale di profitto atteso (mark-up) Ai costi variabili si Usato dall'intermediazione Non adatto al settore aggiunge una percentuale turistica ricettivo per la presenza di di profitto atteso (markelevati costi fissi. up) che permette di Mark-up coprire i costi fissi e le spese generali. Si fa il seguente calcolo: prezzo di vendita= costi variabili+percentuale di profitto atteso (mark-up) Si tiene conto solo dei Usato nell'industria Non può essere applicato Metodo di contribuzione costi variabili a cui si turistica nei periodi di per lunghi periodi aggiunge una percentuale bassa stagione e per per coprire almeno una stabilire i prezzi dei parte dei costi fissi. pacchetti per gruppi Il prezzo si determina Si individua il livello di E' difficile fare una stima Break-even point individuando il punto in vendita necessario per un della produzione venduta. cui i costi uguagliano i certo profitto. Ogni unità Al variare volume della ricavi. venduta in più genera produzione cambiano RICAVI TOTALI (RT)= profitto ulteriore anche i costi. COSTI TOTALI (CT) Si definisce il prezzo a Si verificano economie di Reazioni della concorrenza livelli più bassi rispetto alla scala nella produzione e Penetrazione concorrenza per nel marketing conquistare una maggiore quota di mercato Il prezzo è più alto rispetto Si possono ottenere Non può essere applicato alla concorrenza profitti elevati per lunghi periodi perchè Scrematura giustificandolo con una la concorrenza crea differenziazione del alternative prodotto Il prezzo è stabilito in base Si ottengono utili di breve Il metodo è rischioso: il Prezzo concorrenziale ai prezzi della concorrenza periodo consumatore potrebbe abbandonare la località per altre destinazioni 22 LA POLITICA DI DISTRIBUZIONE La politica di distribuzione riguarda il modo in cui il prodotto viene trasferito dal produttore al consumatore. Un canale di distribuzione può essere : breve: la merce va dal produttore al consumatore (nessun intermediario) medio: la merce va dal produttore al dettagliante al consumatore (un solo intermediario) lungo: la merce va dal produttore al grossista, al dettagliante al consumatore (due o più intermediari) La distribuzione dei prodotti turistici utilizza di solito: il canale breve (vendita diretta) in cui l’azienda produttrice vende la propria merce direttamente, per mezzo del personale (come, ad esempio, fanno gli addetti al front office nelle strutture ricettive) il canale medio: (vendita indiretta), che raggiunge i clienti passando attraverso i dettaglianti (agenzie di viaggi e promoter). Questa è la modalità più seguita dai tour operator. SCHEMA: I CANALI DI DISTRIBUZIONE DEI PRODOTTI TURISTICI canale breve: TOUR OPERATOR canale medio: TOUR OPERATOR (PRODUTTORE) (INTERMEDIARIO) CLIENTE CLIENTE IMPRESA DI VIAGGI Oggi è molto diffusa la vendita online, che ha portato ad un ridimensionamento del ruolo dell’intermediazione: in rete, infatti, si possono trovare informazioni, consigli, giudizi e recensioni dei viaggiatori. Inoltre l’impatto visivo del web è molto efficace per incrementare il ROI (la redditività del capitale investito, che indica quanto rende un euro investito in azienda). LA POLITICA DI PROMOZIONE La promozione è l’insieme delle iniziative che hanno l’obiettivo di far conoscere un prodotto o un servizio ai consumatori per convincerli ad acquistarlo. E’ opportuno che l’azienda stabilisca cosa vuole comunicare, a chi e attraverso quali mezzi. Gli strumenti della comunicazione promozionale sono: la pubblicità: è una forma di presentazione del prodotto o del servizio. Si fa pubblicità per far conoscere il prodotto; aumentare la quota di mercato; comunicare promozioni; aumentare l’uso del prodotto; prolungarne il ciclo di vita. Quindi, sulla base del progetto aziendale (mission), l’impresa stabilisce l’obiettivo della campagna pubblicitaria (informare, persuadere o ricordare). le pubbliche relazioni: sono quelle attività che hanno l’obiettivo di creare un’immagine positiva e riconoscibile dell’azienda e della sua attività. 23 Sono uno strumento di comunicazione molto efficace e comportano costi inferiori a quelli della pubblicità. la promozione vendite: sconti, raccolta punti, offerte speciali, rateizzazioni di pagamento. la vendita personale: si basa sul rapporto diretto tra venditore e cliente potenziale. In questo caso il successo della vendita dipende dalla capacità del venditore di proporre il prodotto o il servizio nel modo giusto. IL PIANO DI MARKETING Il piano di marketing (o marketing plan) è un documento formale della pianificazione a breve termine che analizza l’ambiente esterno e interno all'impresa, definisce gli obiettivi e le strategie e contiene il controllo di marketing. Fasi della pianificazione di marketing : ANALISI DELLA SITUAZIONE (analisi dell'ambiente esterno ed interno) FISSAZIONE DEGLI OBIETTIVI ENUNCIAZIONE DELLA STRATEGIA DEFINIZIONE DELLE TATTICHE CONTROLLO DI MARKETING ANALISI DELL'AMBIENTE ESTERNO E INTERNO Viene condotta applicando la SWOT ANALYSIS. Uno dei metodi più seguiti per ricavare i dati con cui effettuare l'analisi è quello di preparare un questionario con alcune specifiche domande. Le risposte possono essere fornite dal titolare dell'azienda, dai manager responsabili delle scelte strategiche o essere ricavate da ricerche di mercato o testi specializzati. Ricorda: La SWOT ANALYSIS è uno strumento usato per studiare l'ambiente e per valutare i punti di forza (Strengths), di debolezza (Weaknesses), opportunità (Opportunities) e minacce (Threats) di un'azienda che deve prendere decisioni per raggiungere un obiettivo. Punti di forza: sono le risorse interne, le competenze che aiutano l'impresa a realizzare i propri obiettivi. Punti di debolezza: indicano la mancanza di competenze e di risorse che sarebbero necessarie per raggiungere gli obiettivi programmati; Opportunità: indicano i settori o le caratteristiche dell'ambiente esterno che possono portare al successo l'impresa. Ad esempio, favorevole politica governativa, buona localizzazione dell'impresa. Minacce: sono i fattori che possono ostacolare l'attività dell'impresa. Ad esempio, elevata competizione, localizzazione disagevole. 24 L’analisi dell’ambiente esterno serve per individuare opportunità e minacce provenienti dall’ambiente esterno e studia il mercato, la concorrenza, i fattori politici, sociali, culturali ed economici che incidono sulla domanda. Viene condotta attraverso quella parte della SWOT ANALYSIS che è lo studio della matrice PEST. L’analisi dell’ambiente interno è lo studio dei punti di forza e di debolezza dell’azienda e del prodotto. In seguito a quest’analisi il management deciderà se concentrarsi su strategie di potenziamento o di difesa. OBIETTIVI E CONTROLLO DI MARKETING Dopo l’analisi dell’ambiente interno ed esterno, si definiscono gli obiettivi e le strategie da seguire. Il controllo di marketing è lo strumento che permette di verificare se le azioni realizzate sono conformi agli obiettivi stabiliti e, se questi non sono stati raggiunti, indica quali misure correttive apportare. IL WEB MARKETING E’ l’insieme di tutte le attività di marketing che sfruttano il canale online per studiare il mercato e per sviluppare i rapporti commerciali dell’azienda attraverso il web. La progettazione di un sito web si svolge nelle seguenti fasi: raccolta e definizione delle informazioni da pubblicare organizzazione delle informazioni nel sito definizione del progetto grafico scelta delle tecnologie Il sito va costruito sulla base delle scelte pubblicitarie dell’impresa, per alimentare l’interesse e creare fiducia nei prodotti, per venderli e per assistere la clientela. VENDITA E ACQUISTO ON LINE Le fasi del commercio online sono le seguenti: PRESENTAZIONE DEL PRODOTTO INVIO E ACQUISIZIONE DELL’ORDINE DI ACQUISTO CONSEGNA DEL PRODOTTO SPEDIZIONE DELLA FATTURA PAGAMENTO 25 In particolare, ciò che contraddistingue la vendita online è il particolare processo di acquisto con cui si svolge. Infatti, mentre nella vendita tradizionale il cliente accede fisicamente al punto vendita e partecipa spesso anche allo svolgimento di alcune operazioni (ad esempio, prelievo del prodotto dallo scaffale, trasporto fino a casa), nella vendita online il cliente partecipa al processo di acquisto semplicemente dando input informatici, controllando e giudicando l'esecuzione della vendita. SCHEMA: TIPOLOGIE DI E-COMMERCE Il commercio elettronico diretto Il commercio elettronico indiretto Business to consumer (in sigla, BtoC) Business to Business (in sigla, BtoB) La consegna del prodotto (software, musica, libri ecc....) avviene attraverso il sito La consegna del prodotto (viaggi, soggiorni, biglietti ecc. ) avviene fuori del sito La transazione avviene tra un operatore ed un consumatore finale (la vendita di un pacchetto turistico da parte del tour operator al cliente) La vendita avviene tra due operatori (per esempio, un albergatore vende le sue camere a un agente di viaggio che le include in un pacchetto turistico) IL MARKETING TURISTICO INTEGRATO Il marketing turistico integrato è l’insieme delle politiche pubbliche e private attivate per valorizzare le attrattive e i servizi turistici offerti dal territorio. La pubblica amministrazione (Stato, Regioni, Province, Comuni e, più in generale, le Istituzioni), infatti, può dare un contributo importante allo sviluppo del turismo, valorizzando il patrimonio di un determinato luogo. IL MARKETING DELLA DESTINAZIONE TURISTICA La destinazione turistica è l’insieme delle risorse naturali, paesaggistiche e storico-culturali in grado di attirare visitatori e/o turisti in un determinato luogo. Dal punto di vista commerciale, anche una destinazione è un prodotto a cui si applicano opportune strategie di marketing ed ha un suo ciclo di vita (che si svolge nelle seguenti fasi: lancio, crescita, saturazione, declino, eventuale rilancio o rinnovamento). LE STRATEGIE DI MARKETING Lo sviluppo di un territorio richiede l’applicazione di strategie di marketing per: - analizzare la domanda turistica dell’area definire il piano degli interventi realizzare le iniziative Per ideare un piano di marketing è essenziale conoscere la domanda: la raccolta delle informazioni si basa soprattutto su rilevazioni statistiche che cercano di definire il turista medio secondo età, area di provenienza, stato civile, motivazioni, capacità di spesa. 26 UNITA’ DI APPRENDIMENTO 2 TECNICHE DI MARKETING TURISTICO E WEB MARKETING SCHEMA Il marketing è l'insieme delle politiche che permette all'impresa di facilitare la relazione di scambio con la clientela. OBIETTIVI DELLE POLITICHE DI MARKETING SONO: fidelizzazione della clientela successo dei prodotti aumento dei clienti abituali giro di affari più soddisfacente con incremento dei profitti Il marketing è un processo che si basa su: programmazione raggiungimento controllo dei risultati. IL PROCESSO DI MARKETING Con l'analisi del mercato (domanda e offerta) il management: individua OPPORTUNITA' DI BUSINESS stabilisce la PROGRAMMAZIONE DEI PRODOTTI/SERVIZI crea NUOVI BISOGNI E DESIDERI DEI CONSUMATORI-CLIENTI E DEI CONSUMATORI-CLIENTI POTENZIALI ridefinisce la PROGRAMMAZIONE DEI PRODOTTI/SERVIZI IL MARKETING MANAGEMENT Nelle imprese medio-grandi l’attività di marketing può essere organizzata in due distinte funzioni: Funzione marketing: si occupa dello studio del mercato, della pianificazione, realizzazione e controllo delle strategie da adottare. La figura di riferimento di questa funzione è il MARKETING MANAGER Funzione vendite: si occupa della vendita e quindi del contatto diretto con la clientela. La figura di riferimento di questa funzione è il VENDITORE 27 I COMPITI DEL MARKETING MANAGEMENT: I PIANI DI MARKETING Per raggiungere gli obiettivi di vendita i marketing manager devono: fare uno STUDIO DEL MERCATO (attraverso le ricerche di mercato, che possono essere di tipo qualitativo e quantitativo) per individuare i bisogni dei consumatori. Lo studio del mercato comprende l'analisi dell'ambiente interno ed esterno (condotta attraverso analisi SWOT e studio della matrice PEST, che è parte delle analisi esterne in una analisi SWOT), della domanda e della concorrenza. Procedere a SEGMENTAZIONE del mercato (suddividere il mercato in gruppi di consumatori con caratteristiche omogenee), TARGETING (individuare un gruppo di persone a cui indirizzare la produzione) e POSIZIONAMENTO del prodotto. Definire il MARKETING MIX, che stabilisce le politiche riguardo a prodotto, prezzo, promozione, distribuzione. stendere un PIANO DI MARKETING, che determina gli obiettivi e le strategie di marketing. Elaborare i PIANI DI IMPLEMENTAZIONE per programmare e gestire le azioni di marketing Elaborare i PIANI DI CONTROLLO per esaminare i risultati TIPOLOGIE PARTICOLARI DI MARKETING Web marketing: è l’insieme di tutte le attività di marketing che sfruttano il canale online per studiare il mercato e per sviluppare i rapporti commerciali dell’azienda attraverso il web. Marketing turistico integrato: è l’insieme delle politiche pubbliche e private attivate per valorizzare le attrattive e i servizi turistici offerti dal territorio. IL MARKETING DELLA DESTINAZIONE TURISTICA La destinazione turistica è un insieme di risorse naturali e storico-culturali in grado di attrarre visitatori e/o turisti. Dal punto di vista commerciale è un prodotto, a cui si applicano le strategie di marketing della destinazione turistica 28 UNITA' DI APPRENDIMENTO 3 BUSINESS PLAN E GESTIONE STRATEGICA LA BUSINESS IDEA La BUSINESS IDEA è l’idea imprenditoriale ed è il punto di partenza per la costituzione di una nuova impresa. LE ATTITUDINI DELL'IMPRENDITORE La nascita di una nuova attività imprenditoriale dipende molto dalla creatività e dall’intuizione del futuro imprenditore. Sia nella fase di start up (questa parola indica la fase di avviamento di un'impresa e il periodo in cui questo avviene), sia nelle fasi successive può essere molto importante avere ATTITUDINI PERSONALI e CONOSCENZE E COMPETENZE. Sono ATTITUDINI PERSONALI: la prontezza nel cogliere le occasioni la capacità di trovare soluzioni per superare le difficoltà la forte motivazione la leadership l'autostima la pazienza la capacità di assumere i rischi derivanti dalle proprie decisioni Anche le CONOSCENZE e le COMPETENZE sono importanti perchè una buona conoscenza del settore in cui si opera è fondamentale per affrontare il mercato nel modo migliore. Una buona regola è non farsi mai cogliere di sorpresa. IL PROGETTO IMPRENDITORIALE Per realizzare l’idea imprenditoriale bisogna elaborare il PROGETTO IMPRENDITORIALE, che si fonda sui seguenti elementi: - Il ruolo (cioè la mission) che l’azienda vuole assumere sul mercato - I beni e/o i servizi che costituiscono l’attività caratteristica dell’impresa (attività core) - La struttura organizzativa (divisione dei compiti e definizione dei ruoli di coordinamento) - La forma giuridica (impresa individuale, società di persone, società di capitali) - L’ubicazione (ad esempio, in un grande cento turistico o commerciale, in una città d’arte) Poi, se il progetto riguarda un'impresa già esistente, saranno molto importanti anche i principali dati economico finanziari: cioè il capitale sociale, il fatturato e la composizione quantitativa e qualitativa del patrimonio. 29 SIGNIFICATI DI MISSION E VISION. La missione e la visione sono delle dichiarazioni create per trasmettere in modo chiaro i valori e gli obiettivi fondamentali di un'organizzazione. La missione o mission definisce le finalità dell’organizzazione e i suoi obiettivi primari. La sua funzione è interna, poiché è rivolta soprattutto agli operatori aziendali. Se necessario, la mission dovrà essere modificata in base alle nuove esigenze. Esempi: Mission di Coca –Cola Italia: “Dissetare i consumatori, essere partner dei clienti, premiare gli stakeholder e migliorare la vita delle comunità locali”. Mission di Ritz.Carlton Hotels: “Noi siamo signore e signori che servono signore e signori”. La visione o vision descrive ciò che l’azienda diventerà nel futuro, l’obiettivo finale da raggiungere. Essa indica al personale e agli stakeholders la direzione in cui si muove l'azienda ed aiuta i clienti a comprendere il motivo per cui dovrebbero privilegiare l'azienda rispetto ai concorrenti. Affinchè la vision sia realmente operativa è preferibile che abbia un arco temporale di 3-5 anni e non di più. RICORDA: gli STAKEHOLDERS sono tutti i soggetti legati all'impresa: finanziatori (banche, azionisti, obbligazionisti), manager e lavoratori, fornitori e clienti, pubblica amministrazione. Esempi: Vision di McDonald’s: “Essere il miglior servizio di ristorazione rapida nel mondo. Essere i migliori significa fornire qualità, servizi, pulizia e valore eccezionali, per far sì che ogni cliente in ogni ristorazione sorrida”. Vision di Microsoft: “Un computer su ogni scrivania e in ogni casa”. Vision di IKEA: “soluzioni affidabili per vivere meglio” ATTENZIONE: mentre gli obiettivi fissati dalla visione sono di natura soprattutto strategica, gli obiettivi fissati dalla missione sono solitamente di natura commerciale. 30 IL BUSINESS PLAN La nascita di una nuova attività imprenditoriale deve essere accompagnata da: uno studio di fattibilità che fornisca dati di natura economico-aziendale, sui concorrenti e sull’area di affari a cui ci si rivolgerà. Il business plan (o piano operativo), che è un documento che sintetizza i contenuti e le caratteristiche del progetto imprenditoriale. Il business plan ha una doppia funzione: serve all'imprenditore per avere sempre chiari progetto e scelte aziendali serve ad eventuali soci, banche e altri finanziatori per conoscere e valutare il progetto. Il business plan comprende i seguenti elementi: - Descrizione dell’attività (l'abstract, cioè la sintesi) Descrizione del prodotto offerto Analisi della domanda Analisi dell’offerta/analisi dei concorrenti Individuazione del target (gruppo di consumatori ai quali l’impresa guarda come a potenziali compratori dei propri beni o servizi) Descrizione delle strategie di comunicazione Analisi della struttura organizzativa e delle risorse umane Descrizione della normativa sulla sicurezza Preventivo finanziario (di quanto ho bisogno?) Preventivo economico (costi e ricavi) Allegati Il business plan può comprendere anche il piano dei flussi di cassa. I DESTINATARI DEL BUSINESS PLAN I destinatari del business plan sono l'imprenditore e gli stakeholders, in particolare: - i soci (se si tratta di società) i finanziatori : banche, istituti di credito, enti pubblici (Regioni, Province, Comuni)) il management I REDATTORI DEL BUSINESS PLAN I redattori possono essere: - L’imprenditore (che ha pensato l'idea imprenditoriale) Il management (dove è presente, cioè nelle imprese medio-grandi) I professionisti esterni all’impresa (consulenti specializzati: consulente del lavoro, commercialista) 31 I CONTENUTI DEL BUSINESS PLAN Analisi di mercato e analisi di settore L’analisi di mercato può essere condotta attraverso ricerche di mercato e fornisce informazioni su: reddito pro-capite, familiare e complessivo; capacità di spesa ed entità del risparmio; tassi di inflazione e di disoccupazione; capacità produttiva. L’analisi di settore definisce le opportunità e le minacce interne e/o esterne dell’azienda, il grado di attrattività e le tendenze del settore. Analisi della domanda L’analisi della domanda viene svolta a livello quantitativo e qualitativo. A livello quantitativo : si cerca di risalire alla percentuale di persone che potrebbero diventare clienti dell'impresa e al loro potenziale di spesa. A livello qualitativo: ci si concentra sui comportamenti dei consumatori, suddivisi in gruppi di persone con caratteristiche omogenee (segmenti) e in sottogruppi (target) in base all’età, al sesso, alla capacità di spesa, alla modalità di acquisto (es. in contanti, a rate, online...) Analisi della concorrenza È l’analisi delle imprese concorrenti (competitor) presenti sul mercato: di esse bisogna conoscere la tipologia di prodotto, le tecniche e i prezzi di vendita, i sistemi di promozione. Per analizzare la concorrenza nel settore turistico basta leggere i cataloghi di viaggi, i dépliant promozionali o visitare le strutture concorrenti. Analisi tecnica e tecnologica Con questo tipo di analisi si decide : - Dove localizzare l’impresa - Quale dimensione assumere: questa, in particolare, è una decisione molto importante da prendere perché nel momento della costituzione c’è il rischio di sovradimensionare o di sottodimensionare l’impresa. - Quali immobili utilizzare - Quali impianti acquistare - Come organizzare la produzione - Quanto personale assumere - Quali tecnologie utilizzare Le politiche di commercializzazione Una parte del business plan prevede le politiche di commercializzazione: si illustrano le strategie di vendita e di distribuzione. Inoltre è molto importante definire le strategie di comunicazione per stabilire il modo più efficace per far conoscere la nuova attività ed indicare nel business plan le misure di sicurezza sul lavoro per la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali in azienda. 6. L’analisi economico-finanziaria. Il business plan si completa con l'analisi economico-finanziaria, che comprende: 32 - Il piano di start up, che evidenzia i costi tipici dei primi 12 Esso comprende tutte le spese relative alla costituzione della società e agli investimenti strutturali (arredamento degli uffici, impianti, macchinari, gli stipendi, le spese relative al materiale di consumo e l'indicazione del capitale proprio).mesi di attività e l’ammontare del capitale proprio che si intende investire nell’azienda. RICORDA: il capitale proprio proviene dai soggetti direttamente coinvolti nell'attività aziendale (titolari o soci) e dall'attività aziendale stessa, al netto delle eventuali perdite. - Il preventivo finanziario, che verifica la fattibilità finanziaria del progetto. L’imprenditore deve valutare quanto denaro serve per avviare l’attività (fabbisogno finanziario) e se il capitale proprio è sufficiente o se è necessario ricorrere anche a capitali di terzi. In particolare è opportuno finanziare le immobilizzazioni con capitale proprio e/o con prestiti bancari a medio e lungo termine e l'attivo circolante con prestiti a breve termine. Bisogna, poi, fare attenzione che il capitale proprio sia superiore a quello preso a prestito - Il preventivo economico, che permette di stabilire se conviene o meno costituire l’impresa (solo con l’individuazione dei costi e dei ricavi si determina l’utile della futura attività). La redditività dell’impresa si misura usando 3 indicatori: ROI, ROE, ROS. ROI Valuta l’efficienza dell’attività di impresa. Risponde alla domanda: quanti centesimi di euro ha prodotto ogni euro di capitale investito? ROI= reddito operativo/capitale investito. Il reddito operativo è detto anche margine operativo netto e si calcola sottraendo dal margine lordo operativo ammortamenti ed accantonamenti. Il margine lordo operativo si calcola sottraendo dal fatturato dell'azienda i costi di materie prime, servizi e personale. Il capitale investito netto è dato dalla somma di tutti gli investimenti (correnti e fissi) sostenuti per svolgere l'attività tipica d'impresa. Può essere identificato con il totale attivo dello Stato patrimoniale. ROE Misura la redditività del capitale proprio e valuta quanto ha reso investire il proprio capitale nell’impresa); ROE= reddito netto (o utile netto)/capitale proprio ROS Misura la redditività delle vendite, cioè aiuta a capire quanta parte dei ricavi delle vendite si è trasformata in utile. ROS= reddito operativo/fatturato (somma dei ricavi delle vendite e delle prestazioni di servizi) IL PIANO DEI FLUSSI DI CASSA Il business plan può comprendere il piano dei flussi di cassa, un prospetto che permette di capire se l’attività è in grado di sopravvivere nel caso di crisi di liquidità o se debba fare ricorso a fonti di finanziamento a breve, medio e lungo termine. 33 GLI ALLEGATI DEL BUSINESS PLAN Il business plan si conclude con gli allegati: curriculum vitae dell’imprenditore e soci, articoli di giornale, ricerche o documenti relativi al settore, indagini di mercato trovate su internet o su giornali specializzati…Il materiale inserito in questa sezione non deve comunque eccedere un quinto delle pagine complessive del business plan. LA GESTIONE DELL’IMPRESA La gestione è l’insieme delle attività mirate al raggiungimento degli obiettivi aziendali. Nella fase di avvio dell’attività, per esempio, o nelle fasi di crescita della dimensione aziendale, le decisioni possono riguardare: - I mercati di sbocco La vendita e la commercializzazione I beni e/o servizi da produrre L’ubicazione dell’impresa (cioè dove far sorgere l’impresa) Il modello organizzativo Le forme di finanziamento La forma giuridica L’impresa può dire di aver preso una buona decisione quando la decisione stessa è efficace ed efficiente : l’efficacia si riferisce al raggiungimento dell’obiettivo; l’efficienza si riferisce al buon rendimento dell’utilizzo delle risorse. IL PROCESSO DECISIONALE L'imprenditore e/o il management prende decisioni e formula valutazioni per raggiungere il successo che dipende dalla equilibrata combinazione tra efficacia ed efficienza delle decisioni aziendali IL GOVERNO DELL’IMPRESA IN ITALIA In Italia, nelle imprese di piccole e medie dimensioni, in particolare nel settore turistico, l’imprenditore governa l’impresa secondo il principio dell’imprenditorialità, che è la capacità di prendere decisioni, anche rischiose, mirate al miglioramento dei risultati aziendali. Invece nelle imprese di grandi dimensioni l’approccio alla conduzione dell’azienda è di tipo manageriale: la gestione è affidata al management, che deve sviluppare le decisioni prese da altri (la proprietà) ed attuarle in modo razionale, evitando perdite. 34 GLI ASPETTI GENERALI DELLA GESTIONE STRATEGICA Il processo di gestione strategica si compone di tre fasi: FASE 1) ANALISI DELLE STRATEGIE - Definizione obiettivi - Analisi ambiente esterno ed interno FASE 2) SCELTA DELLE STRATEGIE - Scelta delle strategie per conseguire vantaggi e contenere le minacce che provengono dall’ambiente esterno FASE 3) REALIZZAZIONE DELLE STRATEGIE - Si individua un sistema di controllo che permette di individuare l’errore e di intervenire per adattarsi ai cambiamenti che arrivano dall’esterno. LA PIANIFICAZIONE STRATEGICA Con la pianificazione strategica il management o l’imprenditore si adeguano agli stimoli esterni del macroambiente (ambiente politico, tecnologico, economico e socio-culturale) e del microambiente (concorrenti, potenziali entranti nel settore, fornitori, clienti, prodotti sostitutivi) attraverso la definizione degli obiettivi da raggiungere e delle strategie per attuarli. L'ANALISI DEL MACROAMBIENTE Tra gli strumenti a disposizione del management di un'organizzazione turistica per lo studio dell'ambiente esterno ai fini della pianificazione strategica sono molto importanti: l'ANALISI SWOT, che prende in esame le opportunità e le minacce provenienti dall'esterno e che possono favorire o danneggiare l'impresa (vedi Unità 2) il C-PEST, che studia l'ambiente politico, economico, socio-culturale e tecnologico, tutti elementi che possono influire sulla gestione delle aziende turistiche (vedi Unità 2). A questi quattro elementi se ne può aggiungere un altro, l'ambiente Competitivo (individuato da una C). Questo è il motivo per cui si parla di C-PEST. Ambiente politico: E' importante capire come il potere politico puo' cambiare in futuro, poiché ciò può avere pesanti conseguenze sul turismo nazionale ed internazionale. Ambiente economico: i cambiamenti economici possono avere importanti ricadute sulla domanda e sui costi dell'offerta turistica. Ambiente socio-culturale: riguarda stili di vita, differenze culturali, attitudini a viaggiare e tradizioni di una popolazione, tutti elementi che possono influire sulle motivazioni dei turisti e sull'attrattività di una meta turistica. Ambiente tecnologico: può offrire opportunità per il turismo (ad esempio, apportando miglioramenti nella produzione e distribuzione di beni e servizi) o nascondere minacce (per esempio, se è obsoleto - cioè superato - rispetto alla concorrenza). Inoltre l'ICT (Information Communication Technology) ha aperto nuove strade al turismo: ad esempio, per la prenotazione e l'acquisto di viaggi e servizi online; consultazione online di offerte last minute; informazioni sulle varie strutture turistiche. Ambiente competitivo: comprende tutti i concorrenti e le forze esterne che caratterizzano il mercato in cui l'impresa compete o ha intenzione di competere. 35 L'ANALISI DEL MICROAMBIENTE Il microambiente è costituito dall'impresa, dai suoi concorrenti e dai soggetti a cui questa si rivolge per acquistare i fattori produttivi e vendere i prodotti finiti. Per il management di un'organizzazione turistica sono strumenti importanti per lo studio del microambiente interno (l'azienda stessa) ed esterno l'ANALISI SWOT e il MODELLO DELLE CINQUE FORZE COMPETITIVE D PORTER. L'ANALISI SWOT permette di conoscere i punti di forza e di debolezza dell'impresa rispetto ai concorrenti Il MODELLO DI PORTER descrive il microambiente dell'azienda, prendendo in considerazione i seguenti cinque elementi: i diretti concorrenti i potenziali entranti nel settore i fornitori i clienti (e intermediari) i prodotti sostitutivi IL PIANO DI PROGRAMMAZIONE AZIENDALE La programmazione aziendale può riguardare : tutta l'impresa oppure singoli settori (settore produzione, finanziario, economico, marketing e vendite) LA PIANIFICAZIONE OPERATIVA La pianificazione strategica viene tradotta in piani operativi che fissano gli obiettivi di breve periodo (in funzione del raggiungimento degli obiettivi di lungo periodo) FASI DELLA PIANIFICAZIONE OPERATIVA VALUTAZIONE DELLE RISORSE A DISPOSIZIONE ANALISI DELLE OPPORTUNITA' DI MERCATO e VALUTAZIONE DELLE POTENZIALITA' DELL'IMPRESA POLITICHE DA ADOTTARE OBIETTIVI DA RAGGIUNGERE A mano a mano che si svolge l'attività si procede al controllo, che può essere concomitante (se si fa durante lo svolgimento delle azioni) o susseguente (se si fa sui risultati finali). 36 UNITA' DI APPRENDIMENTO 3 BUSINESS PLAN E GESTIONE STRATEGICA SCHEMA LA BUSINESS IDEA è l’idea imprenditoriale ed è il punto di partenza per la costituzione di una nuova impresa. La nascita di una nuova attività imprenditoriale deve essere accompagnata da: studio di fattibilità business plan (o piano operativo) I DESTINATARI DELBUSINESS PLAN I destinatari del business plan sono l'imprenditore e gli stakeholders, in particolare: i soci (se si tratta di società i finanziatori il management I REDATTORI DEL BUSINESS PLAN I redattori possono essere: l’imprenditore il management i professionisti esterni all’impresa (consulente del lavoro, commercialista) I CONTENUTI DEL BUSINESS PLAN sono: Analisi di mercato e analisi di settore Analisi (quantitativa e qualitativa) della domanda Analisi della concorrenza Analisi tecnica e tecnologica Politiche di commercializzazione Analisi economico-finanziaria ( che comprende: Il piano di start up; il preventivo finanziario; il preventivo economico) Eventualmente, il piano dei flussi di cassa. Allegati (curriculum vitae dell'imprenditore e dei soci, indagini di mercato) LA GESTIONE DELL’IMPRESA La gestione è l’insieme delle attività mirate al raggiungimento degli obiettivi aziendali. 37 IL PROCESSO DECISIONALE E' così strutturato: L'imprenditore e/o il management prende decisioni e formula valutazioni per raggiungere il successo che dipende dalla equilibrata combinazione tra efficacia ed efficienza delle decisioni aziendali GLI ASPETTI GENERALI DELLA GESTIONE STRATEGICA Il processo di gestione strategica si compone di tre fasi: FASE 1) ANALISI DELLE STRATEGIE FASE 2) SCELTA DELLE STRATEGIE FASE 3) REALIZZAZIONE DELLE STRATEGIE LA PIANIFICAZIONE STRATEGICA Con la pianificazione strategica il management o l’imprenditore si adeguano agli stimoli esterni del macroambiente (ambiente politico, tecnologico, economico e socio-culturale) e del microambiente (concorrenti, potenziali entranti nel settore, fornitori, clienti, prodotti sostitutivi). L'analisi del macroambiente. Strumenti importanti per lo studio dell'ambiente esterno sono l'ANALISI SWOT e il C-PEST. L'analisi del microambiente. Strumenti importanti per lo studio del microambiente interno sono l'ANALISI SWOT e il MODELLO DI PORTER (che prende in considerazione i diretti concorrenti, i potenziali entranti nel settore, i fornitori, i clienti, i prodotti sostitutivi). LA PIANIFICAZIONE OPERATIVA DI BREVE PERIODO: fissa gli obiettivi di breve periodo. FASI: VALUTAZIONE DELLE RISORSE A DISPOSIZIONE ANALISI DELLE OPPORTUNITA' DI MERCATO e DELLE POTENZIALITA' DELL'IMPRESA POLITICHE DA ADOTTARE OBIETTIVI DA RAGGIUNGERE 38 UNITA' DI APPRENDIMENTO 4 LE FILIERE AGROALIMENTARI E I PRODOTTI A CHILOMETRO ZERO IL SISTEMA AGROALIMENTARE Il SISTEMA AGROALIMENTARE è l’insieme delle attività di produzione e distribuzione che contribuiscono alla creazione dei prodotti agroalimentari, fino al consumatore finale. Il sistema agroalimentare è composto dai seguenti macro-settori: Industria chimica e industria meccanica, che forniscono i mezzi tecnici necessari all’attività agricola (fertilizzanti, mangimi, macchinari) Agricoltura Industria alimentare Distribuzione Ristorazione collettiva COS’E’ UNA FILIERA AGROALIMENTARE Nel comparto agroalimentare, una FILIERA indica l’insieme dei soggetti (imprese e amministrazioni) e delle operazioni attraverso cui si realizza un prodotto agroalimentare e lo si rende disponibile per il consumatore Il termine filiera, quindi, indica l’insieme dei passaggi (coltivazione, raccolta, trasformazione, immagazzinamento, trasporto, distribuzione, vendita e consumo) che il prodotto subisce prima di essere reso disponibile sulla tavola dell’utilizzatore finale. IL PRODOTTO AGROALIMENTARE E’ il prodotto a destinazione alimentare che si ottiene dalla lavorazione di una o più materie di origine agricola. Ogni passaggio che il prodotto subisce lungo la filiera comporta dei costi di intermediazione, conservazione e trasporto che fanno aumentare il VALORE DEL PRODOTTO. RICORDA: il valore è il prezzo al quale il bene può essere venduto. 39 LE FASI DELLA FILIERA AGROALIMENTARE AZIENDA AGRICOLA e/o ZOOTECNICA Produce le materie prime INDUSTRIA Lavora e trasforma il prodotto rendendolo pronto per il consumo DISTRIBUZIONE Grossista (vende il prodotto ai negozianti) Centrale di acquisto (Acquista grandi quantità di prodotti per più clienti) GDO (Grande Distribuzione Organizzata) Vende il prodotto ai ristoranti ed ai consumatori Dettagliante (Vende il prodotto ai ristoranti e/o ai consumatori) RISTORAZIONE COLLETTIVA e/o CONSUMATORE SCOMPOSIZIONE VERTICALE DEL SISTEMA AGROALIMENTARE Le filiere suddividono il sistema agroalimentare in senso verticale, in base a specifiche categorie di prodotti: olio d'oliva ortofrutta fresca ortofrutta trasformata carni suine e insaccati carni bovine vino latte e derivati conserve alimentari prodotti ittici cereali 40 I CANALI DI DISTRIBUZIONE Il canale di distribuzione indica il percorso che un bene deve effettuare per passare dal magazzino del produttore fino al consumatore finale. Secondo il percorso effettuato si distingue: CANALE LUNGO: prevede la presenza di due o più intermediari (es.: grossista e dettagliante); CANALE BREVE (O CORTO): è presente un solo intermediario (es. negoziante) nel passaggio dal produttore al consumatore; CANALE DIRETTO: il consumatore è collegato al produttore senza alcun intermediario. Approfondimento: Le centrali e le supercentrali di acquisto Le centrali di acquisto sono organizzazioni create per raggruppare gli ordini di più negozianti, che in questo modo possono ottenere migliori condizioni d'acquisto dai fornitori. Sono previste 3 tipologie di centrali d'acquisto : l'unione volontaria: composta da più grossisti e da più commercianti al dettaglio che si accordano per organizzare in comune gli acquisti (es. Selex e Despar) il gruppo di acquisto: si ha quando un gruppo di dettaglianti si associa con lo scopo di effettuare acquisti e servizi di vendita in comune, ottenendo condizioni migliori (es. Conad e CRAI) la cooperativa di consumo : è costituita da soci consumatori uniti per fare acquisti in comune a condizioni più favorevoli rispetto al mercato (per esempio, Coop Italia). Approfondimento: la Grande Distribuzione Organizzata (GDO) La GDO nasce dall'unione della Distribuzione Organizzata (DO) con la Grande Distribuzione (GD). Le imprese della Distribuzione Organizzata (Es. CRAI, Sigma, Despar) operano sotto un unico marchio su tutto il territorio nazionale o su buona parte di esso, ma per l'attività di vendita si servono di solito di punti vendita di altre imprese. Sono costituite da negozianti associati in gruppi di acquisto al fine di avere un maggiore potere contrattuale nelle trattative. Fanno parte di questa categoria anche le cooperative di consumatori come Coop e di negozianti come Conad. La Grande Distribuzione comprende imprese di notevoli dimensioni, che dispongono di propri punti vendita sul territorio nazionale : es. Auchan. 41 I PUNTI VENDITA DEI PRODOTTI AGROALIMENTARI I punti vendita possono assumere diverse denominazioni a seconda della funzione che svolgono, delle dimensioni e dei prodotti venduti. Cash & Carry: sono di grandi dimensioni e non aperti al pubblico perchè sono riservati solo ai commercianti in possesso di un tesserino di riconoscimento (rilasciato solo ai detentori di partita IVA). Discount: vendono articoli, non solo alimentari, ad un prezzo scontato perchè non di marca o di marca poco nota. Factory outlet: Sono centri commerciali che ospitano soprattutto negozi di abbigliamento, in cui si vendono capi di marca a prezzi scontati perchè di fine serie o di seconda scelta. Ipermercati: Sono grandi negozi al dettaglio che offrono un vasto assortimento di generi alimentari e prodotti di largo consumo. Negozi a libero servizio: sono negozi in cui il cliente entra e sceglie liberamente i prodotti da acquistare, con la metodologia self service e il supporto di commessi di vendita. Negozi a pieno servizio: sono negozi che completano la propria attività offrendo il servizio di consegna a domicilio e dando la possibilità al cliente di ordinare per telefono la merce. Negozi specializzati: vendono al dettaglio un numero limitato di prodotti, anche se di ogni linea offrono un'ampia gamma di varianti e di marche. Negozi tradizionali: vendono beni di consumo su una superficie inferiore ai 100 m2. Prima della diffusione dei supermercati costituivano la forma prevalente di distribuzione. Shopping center: sono centri commerciali di medie e grandi dimensioni, composti da un numero variabile di negozi al dettaglio. Supermercati: sono simili agli ipermercati, ma hanno una dimensione inferiore. IL GLOBAL SOURCING (approvvigionamento globale) Grazie ad una forte crescita, la GDO ha potuto conquistare una grande libertà di manovra e un ruolo di predominio nei confronti dei propri fornitori. Ciò è avvenuto anche attraverso la creazione di private labels, vale a dire alla commercializzazione, nei propri punti vendita, di prodotti con marchio dell'azienda distributrice. In questo modo il marchio non viene più riferito all'azienda che realizza il prodotto, ma a quella che lo vende, che in questo modo aumenta il proprio potere contrattuale. L'internazionalizzazione dei mercati e i progressi nei trasporti e nelle comunicazioni fanno sì che le imprese della GDO possano scegliere i fornitori di uno stesso prodotto in varie aree geografiche, imponendo i propri standard qualitativi e dando vita al fenomeno noto come GLOBAL SOURCING (approvvigionamento globale). 42 LA FILIERA AGROALIMENTARE ITALIANA Si differenzia da quella dei principali partner europei per le seguenti caratteristiche: Presenza di un numero elevato di aziende di piccole dimensioni con un basso fatturato Minor peso delle catene della GDO (Grande Distribuzione Organizzata, che opera su tutto il territorio nazionale o su buona parte di esso: es. CRAI, Sigma, Despar) rispetto agli altri Paesi europei Numero ridotto di imprese agricole e alimentari di dimensioni medio-grandi o grandi Sensibile dipendenza dall’estero nell’approvvigionamento di alcune materie prime agricole Notevole costo di trasporto delle merci e presenza di infrastrutture inadeguate Prezzo elevato dell’energia elettrica utilizzata dalle aziende CLASSIFICAZIONE DELLE FILIERE In base al numero dei soggetti coinvolti ed al numero dei chilometri che separano i luoghi di produzione dai punti vendita le filiere possono essere classificate in : FILIERE LUNGHE: In base al numero di passaggi: sono quelle in cui le materie prime vengono trasformate in prodotti agroalimentari dopo una serie di lavorazioni (es. marmellate e conserve alimentari) In base al numero di chilometri che separano i luoghi di produzione dai punti vendita: sono quelle in cui i luoghi di raccolta delle materie prime distano molti chilometri dai punti vendita dei prodotti che se ne ricavano (es. quando vengono usate materie prime provenienti dall’estero) FILIERE CORTE: In base al numero di passaggi: sono quelle che prevedono un numero ridotto di passaggi e di soggetti coinvolti: di solito sono quelle che non richiedono particolari lavorazioni (es.: filiere di ortofrutta fresca). In base al numero di chilometri che separano i luoghi di produzione dai punti vendita: sono quelle in cui il luogo di produzione delle materie prime coincide o non è lontano da quello di vendita dei prodotti finiti. In questo caso di parla di prodotti a chilometro zero. Inoltre, in base all'area geografica che comprendono, le filiere possono essere distinte in regionali e nazionali: filiere regionali: sono le filiere in cui tutti i processi sono svolti nella stessa regione filiere nazionali: sono le filiere in cui ciò non avviene 43 SVILUPPO SOSTENIBILE E NUOVI MODELLI AGROALIMENTARI L'obiettivo dello sviluppo sostenibile è che le esigenze delle generazioni attuali vengano soddisfatte senza compromettere le capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie. Temi come la salvaguardia dell'ambiente, l'inquinamento atmosferico, la tutela della salute e la sicurezza sul lavoro hanno favorito un nuovo approccio al modello agroalimentare basato sui principi della sostenibilità. Sono considerate alternative tutte le organizzazioni agroalimentari che si allontanano dal modello di produzione basato sulle grandi aziende e sulla grande produzione organizzata. Esempi di filiere alternative sono quelle che basano la loro attività sull'agricoltura biologica e le organizzazioni del commercio equo e solidale. In particolare, le filiere biologiche di piccole dimensioni, localizzate in ambito territoriale ristretto, promuovono un modello di sviluppo basato sull'equità, sul rispetto dell'ambiente e sulla conoscenza diretta tra produttore e consumatore. Sono dette controllate le filiere in cui è certificata la rintracciabilità di prodotti e in cui sono stati rispettati gli standard igienico-sanitari definiti secondo i criteri dell'HACCP. CARATTERISTICHE DELLA FILIERA LUNGA (in base al numero di passaggi) Questo tipo di filiera lunga: Incrementa l’esclusione dal mercato dei piccoli produttori Favorisce la diffusione di prodotti alimentari omologati, slegati dalla stagionalità e dalle tradizioni locali Favorisce i processi di controllo igienici Con i numerosi passaggi incrementa il valore, e quindi il prezzo, del prodotti presso il consumatore Una filiera può essere definita lunga in base alla distanza che separa il produttore della materia prima dai consumatori finali del prodotto agroalimentare. In questo caso la filiera può comportare: inquinamento dovuto ai mezzi che trasportano le merci su lunghe distanze difficoltà nel tracciare in modo corretto e chiaro il percorso delle merci Infine, una filiera può essere definita lunga quando è lungo il tempo che separa il raccolto dalla vendita. 44 CARATTERISTICHE DELLA FILIERA CORTA Una filiera si dice corta quando il sistema di produzione/commercializzazione tende a ridurre: Il numero dei passaggi di intermediazione commerciale tra il produttore agricolo e il consumatore La distanza geografica che il prodotto deve compiere prima di giungere al consumatore finale. In questo senso la filiera è sinonimo di “chilometro zero” se tale distanza non supera i 70 km. Il tempo che separa la raccolta e/o la produzione del bene agroalimentare dalla vendita e dal consumo: cioè si privilegia la vendita di prodotti freschi, appena raccolti e legati alle stagioni BENEFICI DELLA FILIERA CORTA La filiera corta comporta i seguenti benefici: Dal punto di vista ambientale: la minore distanza tra produttore e consumatore limita l’inquinamento provocato dai trasporti Dal punto di vista sociale: valorizza le aziende agroalimentari locali e offre opportunità di occupazione agli abitanti del territorio. Dal punto di vista economico: riducendosi il numero dei passaggi tra produttore e consumatore, si abbassa il prezzo di vendita e si ricompensano in modo equo i produttori locali. Inoltre si valorizzano i prodotti tipici, nati e lavorati nel territorio d’origine. FORME DI COMMERCIALIZZAZIONE DELLA FILIERA CORTA Tra le più importanti abbiamo: La vendita diretta al consumatore nell’azienda produttrice L’e-commerce o commercio elettronico (fatto via Internet) I farmer’s market: i mercati dei contadini, in cui i prodotti del territorio sono venduti direttamente ai consumatori I GA (Gruppi di Acquisto) e i GAS (Gruppi di Acquisto Solidale) che effettuano, per gruppi di persone, ordini di alimenti direttamente ai coltivatori del territorio Le fiere e le sagre paesane I punti vendita consorziali Manifestazioni: cantine aperte, frantoi aperti e strade del vino, dell’olio e dei sapori. I menu a chilometro zero dei ristoranti che usano alimenti del proprio territorio, spesso contrassegnati da una targa. Es: “chilometro zero”, concessa dalla Coldiretti (la più grande organizzazione di produttori agricoli in Italia e in Europa). LA VENDITA DIRETTA IN AZIENDA E’ la forma più semplice di filiera corta: il produttore apre in azienda uno spaccio per la vendita diretta ai consumatori. L’attività è regolamentata dal D.Lgs. 228/01 che consente all’imprenditore agricolo di esercitare, oltre la normale coltivazione, anche le attività di manipolazione, conservazione, trasformazione, commercializzazione dei prodotti agricoli. Ciò può avvenire a condizione che queste attività 45 riguardino in prevalenza prodotti derivanti dalla coltivazione del proprio fondo o dall’allevamento dei propri animali. RICORDA: Manipolazione è l'insieme delle modifiche apportate al bene per renderlo più appetibile, senza però cambiarne la natura. Un esempio è la vendita di ortaggi già lavati e pronti al consumo. Trasformazione: è un'azione che provoca un mutamento della natura di un bene, per esempio, la trasformazione della frutta in marmellata. L'E-COMMERCE (O COMMERCIO ELETTRONICO) Nel commercio elettronico il produttore vende direttamente i suoi prodotti tramite internet. Esso ha portato importanti cambiamenti ai tradizionali metodi di vendita perché: Comporta l’uso della carta di credito come mezzo di pagamento; Amplia il mercato delle aziende venditrici, mettendole in contatto con potenziali clienti che possono risiedere anche a migliaia di chilometri di distanza; Rende le operazioni di vendita veloci e comode: il consumatore può acquistare a qualsiasi ora del giorno, senza lasciare la propria abitazione; Favorisce la riduzione del prezzo al compratore grazie alla diminuzione del numero di passaggi tipico della filiera corta. Aspetti negativi dell’e-commerce Inquinamento ambientale: se i compratori sono molto distanti dai venditori, il trasporto della merce viene fatto di solito per via aerea. Inoltre l’uso di computer, tablet o smartphone fa aumentare il consumo di energia elettrica. Aspetti positivi dell’e-commerce Grazie all’organizzazione dei vettori (trasportatori) specializzati che consegnano a domicilio i prodotti, si evitano sprechi di carburante e si limita l’inquinamento dovuto agli spostamenti su strada dei singoli clienti dalle loro abitazioni ai punti vendita tradizionali. L'e-commerce offre buone opportunità anche ai piccoli produttori inseriti nei processi di trasformazione agroalimentare: in particolare, si adatta bene ai prodotti tipici non facilmente deperibili, come la pasta, l'olio, il vino e le conserve alimentari. FARMER’S MARKET Sono i mercati contadini, che hanno frequenza settimanale o, più raramente, mensile o occasionale. Spesso sono destinati alla vendita di prodotti biologici. Le vendite devono essere effettuate dai produttori dei beni agroalimentari e non da ambulanti. Nei mercati contadini si vendono frutta e verdura fresche, vino o olio. 46 I GRUPPI DI ACQUISTO Sono organizzazioni di consumatori che acquistano prodotti agroalimentari (di norma biologici) rivolgendosi direttamente ai piccoli produttori del territorio. I GRUPPI DI ACQUISTO SOLIDALE (GAS) si differenziano per una maggiore attenzione alle alternative offerte dallo sviluppo sostenibile e per una forte solidarietà verso i componenti del gruppo, i produttori e le popolazioni svantaggiate del Sud del mondo. LE SAGRE Sono feste di paese spesso nate per celebrare e valorizzare i prodotti tipici del territorio. PICK YOUR OWN e COMMUNITY SUPPORTED AGRICULTURE Sono nuove forme di commercializzazione diretta che si fondano su particolari forme di collaborazione tra produttori agricoli e consumatori. Nel PICK YOUR OWN (che letteralmente significa “raccoglilo da solo”) sono i consumatori stessi ad entrare nei campi e a raccogliere i prodotti. La COMMUNITY SUPPORTED AGRICULTURE (CSA) è caratterizzata dal fatto che i consumatori partecipano con il proprio lavoro o con dei capitali alla vita dell’azienda agricola, ottenendo in cambio parte della produzione. CONSORZI E PUNTI VENDITA CONSORZIALI Sono formati da piccoli produttori che si uniscono per tutelare la tipicità e la qualità dei prodotti del proprio territorio, per esempio i prodotti tipici di fattoria. CANTINE APERTE E FRANTOI APERTI Sono eventi che prevedono l’apertura al pubblico, in giorni prestabiliti, delle cantine produttrici di vino e delle aziende olearie. “Cantine aperte” ha trasformato la cantina in una risorsa turistica, meta di piacevoli visite, dando vita al fenomeno dell’enoturismo (o Turismo del vino). Nell’ultimo weekend (o domenica) di maggio, il pubblico visita le cantine aderenti all’iniziativa, dove può degustare e acquistare il vino e in molti casi ha anche la possibilità di ascoltare musica o di assistere ad altre iniziative predisposte per l’occasione. La manifestazione “frantoi aperti” si tiene nei weekend di novembre e dicembre: i visitatori possono degustare e acquistare l’olio. All’evento possono essere collegate altre iniziative: visite guidate a musei e borghi antichi, passeggiate a cavallo o in bicicletta tra boschi e vigneti. RICORDA: il termine “enoturismo”, o turismo del vino, indica un viaggio effettuato allo scopo di provare cantine e regioni vinicole. Il turismo del vino comprende sia la fornitura di un servizio che il marketing di una destinazione. 47 LE STRADE DEL VINO, DEI SAPORI E DELL’OLIO Sono percorsi che valorizzano sotto l’aspetto economico e turistico i territori a vocazione agricola o di interesse ambientale e naturale. Le strade del vino sono disciplinate dalla L. 268/99 e sono definite (art. 1) come percorsi, segnalati e pubblicizzati con appositi cartelli, lungo i quali vi sono vigneti e cantine di aziende agricole aperte al pubblico. L'art. 2 della L. 268 tratta degli strumenti di organizzazione e gestione delle strade del vino da parte delle regioni, prevedendo: il disciplinare della strada del vino (cioè l'insieme dei requisiti da rispettare per poter qualificare un itinerario come “strada del vino”) il sistema della segnaletica le guide e il materiale illustrativo Poi, la L. 730/1985 (Disciplina dell'agriturismo) specifica che le attività di ricezione e di ospitalità, compresa la degustazione dei prodotti aziendali e l'organizzazione di attività ricreative, svolte da aziende agricole nell'ambito delle strade del vino possono essere ricondotte alle attività agrituristiche. Approfondimento: L'art. 2 della L.730/85stabilisce che rientrano fra le attività agrituristiche: dare stagionalmente ospitalità somministrare per la consumazione sul posto pasti e bevande costituiti prevalentemente da prodotti propri organizzare attività ricreative o culturali nell'ambito dell'azienda. Secondo il Decreto Ministeriale 12 luglio 2000 ogni strada del vino deve prevedere: il logo identificativo unico la segnaletica informativa (posta lungo il percorso e in prossimità del soggetto aderente alle strade del vino L’esposizione presso ciascun soggetto aderente di una mappa orientativa Il regolamento di funzionamento Il soggetto responsabile (comitato di gestione) Inoltre, ad ogni strada del vino devono aderire almeno i seguenti soggetti: due o più aziende vitivinicole una o più cantine una o più strutture tra: esercizi autorizzati alla somministrazione di pasti, alimenti e bevande della strada del vino enoteche, aziende agrituristiche. Spetta alle regioni comunicare al ministero, entro il 31 dicembre di ogni anno, l'elenco delle strade del vino riconosciute nel proprio ambito territoriale. 48 I MENU A CHILOMETRO ZERO Si tratta di menu elaborati da osterie, taverne e ristoranti specializzati, in cui tutti gli ingredienti principali provengono da aziende agricole del territorio. Ai ristoranti che ne fanno richiesta viene concessa dalla Coldiretti una targa o un’etichetta con la dicitura “Km 0”.Per poterla esibire all’ingresso e all’interno del locale i ristoratori si impegnano ad utilizzare prevalentemente prodotti stagionali della regione e comunque provenienti da luoghi che non superino una distanza prefissata (di norma 70 Km). Inoltre tutti gli ingredienti utilizzati devono essere di produzione italiana e non OGM. Approfondimento: impariamo a disegnare una filiera: il vino Le filiere sono costituite dalla sequenza di tutte le imprese che partecipano alla produzione di un bene, dall'apporto delle materie prime fino alla vendita al consumatore. In termini tecnici, i soggetti che partecipano alla filiera sono definiti stakeholders, ossia portatori di interessi. Prima di tracciare uno schema della filiera del vino, bisogna conoscere le fasi che costituiscono il processo di produzione del vino: FASE 1: produzione dell'uva FASE 2: vinificazione FASE 3: imbottigliamento FASE 4 : commercializzazione Sulla base del processo di produzione, è possibile schematizzare la filiera del vino: IMPRESA VITIVINICOLA A IMPRESA VITIVINICOLA B IMPRESA VITIVINICOLA C CANTINA INDUSTRIA (imbottigliamento, confezionamento) GROSSISTA DETTAGLIO RISTORANTE CONSUMATORI 49 I PRODOTTI A CHLOMETRO ZERO Si chiamano “a chilometro zero” (km 0) i generi alimentari venduti sul luogo di produzione o in un’area limitrofa (vicina, confinante). La caratteristica fondamentale di questa tipologia è, quindi, la commercializzazione di prodotti che abbiano percorso distanze brevi per arrivare nel luogo di vendita (di norma il limite è di 70 km). I prodotti a chilometro zero offrono molti vantaggi: Vantaggi economici Si riducono i passaggi tra produttore e consumatore, ottenendo un abbattimento delle spese legate alla distribuzione ed al trasporto Si valorizzano i prodotti del territorio, accrescendone la notorietà e favorendone il consumo Vantaggi ecologici Viene facilitata la tracciabilità dei prodotti alimentari e, quindi, monitorata la loro genuinità Riducendo le distanze tra luoghi di produzione e luoghi di vendita, si abbattono le emissioni di anidride carbonica legate al trasporto delle merci. Si riducono gli imballaggi e i costi legati al loro smaltimento Si consumano alimenti freschi, non conservati Vantaggi sociali Si crea un collegamento più stretto tra produttori e consumatori: l’acquisto dei prodotti alimentari è legato soprattutto al rapporto di fiducia e di conoscenza personale. Viene promosso lo sviluppo di fiere e mercatini di prodotti che provengono dall’agricoltura biologica, contribuendo ad accrescere la cultura del rispetto dell’ambiente presso un numero maggiore di clienti. La filosofia del chilometro zero presuppone che i consumatori cambino il proprio stile di vita e prestino maggiore attenzione alla stagionalità dei prodotti alimentari. Approfondimento: chilometro zero e filiera corta. Filiera corta e chilometro zero non sono sinonimi. L'espressione “a chilometro zero” si riferisce SOLO ai prodotti del territorio acquistati localmente che abbiano percorso solo pochi chilometri per passare dai campi alla tavola: in questo senso, quindi, tali prodotti appartengono sicuramente alla filiera corta. Però la filiera corta comprende anche altri tipi di prodotti: quelli che hanno subito un numero ridotto di passaggi per arrivare al consumatore; i prodotti venduti freschi, ma fabbricati con materie prime provenienti da altre regioni. Entrambe queste categorie di prodotti appartengono alla filiera corta, ma non a chilometro zero. 50 CHILOMETRO ZERO: COSA DICE LA LEGGE I prodotti agricoli a chilometro zero sono tutelati da numerose leggi regionali emanate per incentivarne il consumo. La prima regione ad aver approvato una legislazione in materia è stata il Veneto, con la legge regionale n. 7 del 2008, che ha introdotto la definizione di “produzioni agricole a chilometro zero”, individuandone le qualità più importanti: qualità, stagionalità, sostenibilità a livello ambientale, legame con la tradizione culinaria del territorio. Questa legge regionale è poi stata modificata dalla legge regionale n. 3 del 2010. Con questa legge, la Regione Veneto disciplina interventi per: Valorizzare il consumo di prodotti agricoli a “chilometro zero” Incentivare l’impiego da parte dei gestori dei servizi di ristorazione collettiva pubblica di prodotti agricoli a chilometro zero nella preparazione dei pasti Sostenere l’impiego di prodotti agricoli a chilometro zero da parte delle imprese esercenti attività di ristorazione o ospitalità nel territorio regionale 51 UNITA' DI APPRENDIMENTO 4 LE FILIERE AGROALIMENTARI E I PRODOTTI A CHILOMETRO ZERO SCHEMA Il SISTEMA AGROALIMENTARE è l’insieme delle attività di produzione e distribuzione che contribuiscono alla creazione dei prodotti agroalimentari, fino al consumatore finale. Nel comparto agroalimentare, una FILIERA indica l’insieme dei soggetti (imprese e amministrazioni) e delle operazioni attraverso cui si realizza un prodotto agroalimentare e lo si rende disponibile per il consumatore Il PRODOTTO AGROALIMENTARE è il prodotto a destinazione alimentare che si ottiene dalla lavorazione di una o più materie di origine agricola. CLASSIFICAZIONE DELLE FILIERE In base al numero di passaggi ed al numero di chilometri che separano i luoghi di produzione dai punti vendita le filiere vengono classificate in lunghe o corte. FORME DI COMMERCIALIZZAZIONE DELLA FILIERA CORTA Tra le più importanti abbiamo: La vendita diretta al consumatore nell’azienda produttrice L’e-commerce o commercio elettronico (fatto via Internet) I farmer’s market: i mercati dei contadini, in cui i prodotti del territorio sono venduti direttamente ai consumatori I GA (Gruppi di Acquisto) e i GAS (Gruppi di Acquisto Solidale) che effettuano, per gruppi di persone, ordini di alimenti direttamente ai coltivatori del territorio Le fiere e le sagre paesane I punti vendita consorziali Manifestazioni: cantine aperte, frantoi aperti e strade del vino, dell’olio e dei sapori. I menu a chilometro zero dei ristoranti che usano alimenti del proprio territorio, spesso contrassegnati da una targa. Es: “chilometro zero”, concessa dalla Coldiretti (la più grande organizzazione di produttori agricoli in Italia e in Europa). I PRODOTTI A CHLOMETRO ZERO Si chiamano “a chilometro zero” (km 0) i generi alimentari venduti sul luogo di produzione o in un’area limitrofa (vicina, confinante). La caratteristica fondamentale di questa tipologia è, quindi, la commercializzazione di prodotti che abbiano percorso distanze brevi per arrivare nel luogo di vendita (di norma il limite è di 70 km). I prodotti agricoli a chilometro zero sono tutelati da numerose leggi regionali emanate per incentivarne il consumo. 52 UNITA' DI APPRENDIMENTO 5 ABITUDINI ALIMENTARI ED ECONOMIA DEL TERRITORIO IL MODELLO ALIMENTARE TRADIZIONALE Le abitudini alimentari di un Paese sono strettamente legate a elementi come: la tradizione l'andamento dell'economia gli stili di vita fattori socio-economici, quali il ruolo delle donne nella società, l'invecchiamento della popolazione il livello di attenzione alle diete Il modello alimentare tradizionale del nostro Paese è noto come "dieta mediterranea" ed è frutto delle tradizioni contadine e della posizione geografica dell'Italia nel Mar Mediterraneo. Gli alimenti tipici di tale dieta sono quelli di origine vegetale come cereali, legumi, ortaggi, olio di oliva, vino, insieme ad un moderato consumo di carne. Nel corso del tempo molti studi hanno confermato l'influenza positiva di questo modello sulla salute e sulla salvaguardia da malattie tipiche del benessere come obesità, patologie cardiache, diabete. ANDAMENTO DELL'ECONOMIA E CONSUMO DEI BENI ALIMENTARI 1. La domanda di beni alimentari. In Italia la domanda di beni alimentari primari, come pane e pasta è poco elastica e tende a rimanere stabile rispetto all'andamento dell'economia: infatti, se aumenta il reddito di un individuo, la quantità domandata tende ad aumentare in misura meno che proporzionale, mentre cresce la richiesta di beni non alimnetari. Il grado di elasticità della domanda nei confronti del reddito è determnato dalla formula : elasticità al reddito= variazione % della quantità domandata variazione % del reddito I fattori che guidano le scelte di acquisto dei prodotti agroalimentari sono : la qualità percepita dai consumatori il prezzo In generale, nei momenti di crescita economica i consumatori privilegiano i prodotti di qualità, mentre nei momenti di crisi scelgono i prodotti più economici. 53 2.Gli attributi assegnati ai prodotti La qualità viene percepita dai consumatori sulla base degli attributi assegnati ai prodotti. Si distinguono tre categorie di attributi: attributi di ricerca (marca, prezzo, confezione): grazie ad essi i consumatori, prima dell'acquisto, possono valutare la convenienza di prodotti concorrenziali privilegiando, ad esempio, i beni meno costosi o qualli che offrono il miglior rapporto qualità/prezzo. attributi di esperienza: permettono ai consumatori di valutare la qualità di un prodotto dopo l'acquisto. Infatti attraverso la prova i prodotti si guadagnano sul mercato una propria reputazione. attributi di fiducia (salubrità, sicurezza alimentare): si tratta, ad esempio, dei prodotti DOC o di quelli con la dicitura "non contiene OGM" per i quali solo i produttori conoscono le reali caratteristiche qualitative dei beni che vendono. Il mercato di questi prodotti si può sviluppare solo grazie alla fiducia dei consumatori nei confronti dei produttori. RICORDA: la sigla OGM sta per "Organismo Geneticamente Modificato" e indica un organismo il cui DNA ha subito delle modifiche attraverso interventi di ingegneria genetica. Il consumatore, quindi, attribuisce maggiore o minore qualità ad un prodotto sulla base del numero di caratteristiche che soddisfano le sue esigenze e i suoi gusti. I FATTORI SOCIO-ECONOMICI Famiglie monoreddito e famiglie plurireddito. Il passaggio da una società rurale ad una industriale e postindustriale ha causato l'emigrazione di gruppi di persone dalle campagne alle città, la riduzione numerica dei nuclei familiari e il cambiamento del ruolo della donna, che ora contribuisce al reddito familiare. Nella famiglia monoreddito (in cui lavora solo il marito) la donna generalmente può dedicare molto tempo alla cucina, per cui si pranza e si cena a casa con alimenti freschi cucinati al momento. Invece nella famiglia plurireddito anche le donne lavorano fuori casa, per cui le occasioni per pranzare (o cenare a casa) diminuiscono sensibilmente. Sono profondamente cambiate le abitudini alimentari: dalla cucina di casa si passa alla cucina dei ristoranti e delle mense. Inoltre si è ridotto il tempo complessivo dedicato ai pasti, i cui orari sono stati rivoluzionati per adattarli alle pause di lavoro. RICORDA: la società postindustriale è un modello di società in cui i settori più avanzati (ad esempio, la telematica) e il settore terziario (dei servizi) concorrono in maniera spesso prevalente alla formazione del reddito nazionale. 54 L'invecchiamento della popolazione. Nella popolazione italiana gli ultrasessantacinquenni sono oltre il 20%. Il progressivo invecchiamento della popolazione ha portato all'adozione in maniera diffusa di regimi alimentari più controllati per tutelare la propria salute. I CAMBIAMENTI NELLE ABITUDINI ALIMENTARI IN ITALIA Gli anni cinquanta. Alla fine della Seconda guerra mondiale l'economia italiana inizia lentamente a crescere. Si diffonde un modello di alimentazione in cui: la casa diventa il centro dell'alimentazione familiare, un rito a cui partecipano tutti i membri a orari fissi i pasti (pranzo e cena) sono suddivisi in tre portate: il primo (la pasta o la minestra), il secondo (carne, pesce, legumi, uova...) e la frutta. I beni alimentari si acquistano soprattutto in negozi di piccole dimensioni. Gli anni Sessanta. Sono gli anni del boom economico, in cui l'economia italiana continua a crescere, favorendo - tra l'altro – la diffusione dei prodotti alimentari di origine industriale., che sono venduti attraverso nuovi mezzi di distribuzione commerciale di massa : i supermercati (il primo viene aperto nel 1957 a Milano con il nome di "Supermarket" e l'anno successivo viene seguito dal PAM di Padova). Attraverso i supermercati si riducono le differenze di alimentazione tra regione e regione. Invece la buona situazione economica riduce le differenze di alimentazione tra le classi sociali. Gli anni Settanta. Sono semprre più numerosi i ristoranti italiani che diffondono nel mondo occidentale la cucina mediterranea. La carne, inoltre, inizia ad avere un ruolo di primo piano. Gli anni Ottanta. Nascono nuove abitudini alimentari, favorite da un'accresciuta attenzione alla "linea" e alla salute in generale: si inizia ad evitare alcuni cibi, ritenuti carichi di sostanze nocive, si privilegiano i prodotti salutisti, di qualità, naturali, leggeri e si ritorna alla dieta mediterranea. Allo stesso tempo, cresce la diffusione dei prodotti industriali, commercializzati da strutture di vendita sempre più grandi: gli ipermercati. Gli anni Novanta. Gli anni Novanta vedono la nascita del Mercato Unico Europeo (1992), che comporta la libera circolazione delle merci, dei servizi, delle persone e dei capitali e l'abolizione delle frontiere. Le abitudini alimentari cambiano ancora: il tradizionale rito del pranzo in famiglia cede il posto a pasti veloci consumati in mense, ristoranti convenzionati, fast-food.Il nuovo millennio. 55 Nel 2000 il tempo dedicato alla cucina continua a diminuire, sia per i ritmi di lavoro sempre più frenetici, sia per il desiderio di risparmiare tempo libero da dedicare ad altre attività. Aumenta l'attenzione per le diete e cresce il numero di persone che cura la propria alimentazione per mantenersi in forma e prevenire le malattie. Inoltre la forte presenza di immigrati da Paesi europei ed extraeuropei favorisce la diffusione di nuovi alimenti. LE ATTUALI ABITUDINI ALIMENTARI IN ITALIA Conoscere le abitudini alimentari dei consumatori è fondamentale per il servizio di ristorazione, al fine di soddisfare una clientela divenuta molto attenta ed esigente. Istituti di ricerca come Censis ed Istat hanno svolto a livello nazionale indagini sulle abitudini alimentari degli italiani, le cui tendenze attuali sono le seguenti: Nell'alimentazione il consumo è soggettivo: ognuno di noi preferisce decidere in autonomia cosa mangiare e bere, secondo le proprie preferenze alimentari e le proprie risorse finanziarie. La spesa alimentare delle famiglie è orientata: alla rapidità e semplicità di uso dei prodotti; alla garanzia di sicurezza e genuinità; alla convenienza dei prezzi. La qualità prevale sulla quantità Si fanno strada nuove tendenze, riferite all'uso di prodotti DOC e IGP o biologici. La Grande Distribuzione Organizzata (GDO) copre circa i 2/3 della spesa alimentare degli Italiani per i pasti consumati a casa. Si riscopre la tradizione culinaria italiana, ma si apre allo stesso tempo alla cucina e alle tradizioni di altri popoli. Approfondimento: Le abitudini alimentari degli Italiani in tempi di crisi La spesa per l'alimentazione è la seconda voce per importanza delle famiglie italiane. Gli Italiani sono alla ricerca del miglior rapporto qualità-prezzo dei prodotti acquistati e mostrano una maggiore attenzione alle etichette ed alla composizione degli alimenti. La situazione economica influisce parecchio sulla spesa alimentare di un Paese: nei momenti positivi si spende di più, mentre nei momenti di crisi diminuiscono gli sprechi e si pone maggiore attenzione ai prezzi.La caduta del reddito disponibile delle famiglie ha, infatti, provocato una diminuzione dei consumi che ha investito anche il comparto alimentare. Nel 2013, secondo il Rapporto Italia Eurispes, oltre il 70% degli Italiani ha effettuato i propri acquisti alimentari in punti vendita che offrono prodotti più economici. Questa tendenza coinvolge in particolare il Sud Italia, ma è presente anche nel Centro e nel Nord. Sono inoltre state limitate le uscite fuori casa, sostituendo le cene in pizzeria o al ristorante con quelle a casa. 56 IMMIGRAZIONE E ALIMENTAZIONE L'Italia è da tempo meta di flussi migratori. Tra i problemi che il migrante deve affrontare vi sono le differenti abitudini alimentari tra la propria terra d'origine e il Paese che lo ospita. Un improvviso cambiamento nell' alimentazione può avere conseguenze serie sulla sua salute: molto spesso i nuovi arrivati, per mancanza di risorse finanziarie e di un'adeguata cultura alimentare, non consumano a sufficienza ortaggi, legumi e frutta, cioè alimenti che apportano vitamine, fibre e proteine. Diete così squilibrate portano in breve tempo alle cosiddette "malattie del benessere", come obesità, diabete e scompensi cardiovascolari. L'immigrazione si lega strettamente all'alimentazione, favorendo la contaminazione della cucina tradizionale con sapori, gusti e alimenti provenienti da altre tradizioni. A questo proposito si parla di sincretismo alimentare, per indicare il fatto che attraverso il cibo si mescolano culture differenti e in questo modo si cambiano e si saldano tra loro abitudini alimentari della popolazione migrante e di quella ospitante. L'alimentazione transculturale (in cui si fondono tradizioni di Paesi diversi) fa ormai parte della nostra vita. 57 UNITA' DI APPRENDIMENTO 5 ABITUDINI ALIMENTARI ED ECONOMIA DEL TERRITORIO SCHEMA Il modello alimentare tradizionale del nostro Paese è la "dieta mediterranea". ANDAMENTO DELL'ECONOMIA E CONSUMO DEI BENI ALIMENTARI 1. La domanda di beni alimentari. In Italia la domanda di beni alimentari primari, come pane e pasta è poco elastica e tende a rimanere stabile rispetto all'andamento dell'economia. I fattori che guidano le scelte di acquisto dei prodotti agroalimentari sono la qualità percepita dai consumatori ed il prezzo. In generale, nei momenti di crescita economica i consumatori privilegiano i prodotti di qualità, mentre nei momenti di crisi scelgono i prodotti più economici. 2.Gli attributi assegnati ai prodotti La qualità viene percepita dai consumatori sulla base degli attributi assegnati ai prodotti: attributi di ricerca (marca, prezzo, confezione); attributi di esperienza; attributi di fiducia (salubrità, sicurezza alimentare). I FATTORI SOCIO-ECONOMICI Con il passaggio da una società rurale ad una industriale e postindustriale sono profondamente cambiate le abitudini alimentari: dalla cucina di casa si passa alla cucina dei ristoranti e delle mense. Inoltre si è ridotto il tempo complessivo dedicato ai pasti. L'invecchiamento della popolazione. Il progressivo invecchiamento della popolazione ha portato all'adozione in maniera diffusa di regimi alimenari più controllati per tutelare la propria salute. LE ATTUALI ABITUDINI ALIMENTARI IN ITALIA Conoscere le abitudini alimentari degli Italiani è fondamentale per il servizio di ristorazione. Le attuali tendenze alimentari degli Italiani sono le seguenti: La spesa alimentare delle famiglie è orientata: alla semplicità di uso dei prodotti; alla garanzia di sicurezza e genuinità; alla convenienza dei prezzi. Si fanno strada nuove tendenze, riferite all'uso di prodotti DOC e IGP o biologici. Si riscopre la tradizione culinaria italiana, ma si apre allo stesso tempo alla cucina e alle tradizioni di altri popoli. IMMIGRAZIONE E ALIMENTAZIONE L'immigrazione si lega strettamente all'alimentazione, poichè attraverso il cibo si mescolano culture differenti dando vita ad un'alimentazione transculturale. 58 UNITA’ DI APPRENDIMENTO 6 LA TRACCIABILITA’ DEI PRODOTTI: PROCEDURE E NORMATIVE LA QUALITA’ Secondo lo standard UNI EN ISO 9000:2000 la qualità indica il grado (cioè il livello: eccellente, buono, medio, basso) secondo cui un insieme di caratteristiche presenti in un prodotto soddisfa i requisiti (cioè le esigenze o le aspettative di tutti i soggetti interessati). Per esempio, i requisiti possono essere riferiti al cliente, al prodotto e al rispetto delle normative vigenti. GLI ENTI DI NORMAZIONE L’Organizzazione internazionale per la standardizzazione (ISO) è stata fondata nel 1947 e ha sede generale a Ginevra, in Svizzera. Il suo compito principale consiste nel definire norme tecniche condivise (cioè standard) per la qualità che siano accettate a livello internazionale. GLI STANDARD ISO Sono documenti che forniscono linee guida e caratteristiche da rispettare per garantire che materiali, prodotti, processi e servizi siano sicuri, affidabili e di buona qualità. Sono sviluppati dall’ISO con la collaborazione di esperti provenienti da tutto il mondo. Gli standard ISO hanno le seguenti caratteristiche: - Sono ad adesione volontaria; - Sono internazionali; - Si fondano sul consenso e sulla trasparenza. Gli standard ISO riducono i costi, in quanto minimizzano gli sprechi e gli errori e allo stesso tempo migliorano la produttività. Spesso molte organizzazioni e società richiedono la certificazione degli standard, cioè dei documenti che attestino il rispetto delle norme ISO adottate. L’ISO non rilascia questo tipo di certificazioni, perciò bisogna rivolgersi a società private esterne. COME SI LEGGE UNA NORMA ISO Esempio ISO 22005:2007 “TRACEABILITY IN THE FEED AND FOOD CHAIN-GENERAL PRINCIPLES AND BASIC REQUIREMENTS FOR SYSTEM DESIGN AND IMPLEMENTATION” ISO = ente di normazione 22005 = 22000 : N.della serie (gestione sicurezza del cibo) – 22005: N. dello standard a cui si riferisce la serie 2007 = anno dell’ultima revisione dello standard “TRACEABILITY IN THE FEED AND FOOD CHAIN-GENERAL PRINCIPLES AND BASIC REQUIREMENTS FOR SYSTEM DESIGN AND IMPLEMENTATION” 59 GLI ENTI DI NORMAZIONE CEN e UNI Oltre a ISO, sono operativi nel nostro Paese gli enti di normazione: CEN (Comité Européen de Normalisation), che agisce su base europea: è l’unica organizzazione a livello europeo per la redazione di standard europei in tutti i settori dell’attività economica (tranne che nei settori dell’elettrotecnica e delle telecomunicazioni) UNI (Ente Nazionale Italiano di Unificazione) CEI (Comitato Elettrotecnico Italiano) Le combinazioni possibili tra le diverse tipologie di normazione sono indicate nella seguente tabella: Ente di normazione Sigle Combinazioni possibili ISO ISO ISO CEN EN EN ISO (norma europea pubblicata dal CEN e identica a una norma ISO) UNI UNI UNI UNI ISO (norma internazionale elaborata dall'ISO e adottata in Italia) UNI EN (norma europea elaborata dal CEN e recepita in Italia) UNI EN ISO (norma internazionale elaborata dall'ISO , adottata dal CEN e recepita in Italia) GLI STANDARD DELL’ALIMENTAZIONE ISO ha sviluppato una serie di standard che riguardano il cibo. La serie ISO 22000 riguarda la gestione di sistemi di sicurezza degli alimenti e può essere usata da ogni organizzazione della catena alimentare. In particolare, la norma ISO 22000:2005 (requisiti di ordine generale) è molto importante per la gestione della sicurezza in quanto permette a tutti gli operatori del settore agroalimentare di identificare e affrontare in modo efficace i rischi a cui sono esposti. Il documento si basa sui principi dell'HACCP e introduce il concetto di comunicazione interattiva (cioè definisce un flusso di informazioni strutturate sia verso l'interno, sia verso l'esterno dell'azienda). RICORDA: HACCP è una sigla che sta per Hazard Analysis and Critical Control Points (Analisi del Pericolo e Punti critici di controllo) ed indica un sistema di autocontrollo utilizzato dagli operatori del settore alimentare per garantire la salubrità delle preparazioni alimentari, prevenire i pericoli di contaminazione e tutelare la salute dei consumatori. 60 I BENEFICIARI DELLE NORME ISO I beneficiari degli standard elaborati da ISO sono: L’industria Gli operatori pubblici I consumatori LA QUALITA’ NELL’ALIMENTAZIONE Il concetto di qualità riferito ai prodotti alimentari comprende diversi aspetti: sicurezza alimentare qualità tecnologica qualità nutrizionale qualità gastronomica La SICUREZZA ALIMENTARE è la più richiesta dai consumatori, soprattutto negli aspetti: - - igienico-sanitario: la qualità igienico-sanitaria comporta l’accertamento che il prodotto alimentare non contenga sostanze dannose per la salute, cioè non sia contaminato dalla presenza di elementi di natura chimica (es.: pesticidi, diserbanti), fisica (corpi estranei), o biologica (batteri patogeni come il Clostridium botulinum e la salmonella). ambientale: l’espressione agricoltura sostenibile indica i sistemi produttivi rispettosi dell’ambiente. Tra i modelli agricoli che praticano le tecniche sostenibili vi sono i modelli di produzione biologica ed integrata. L’agricoltura biologica non usa prodotti chimici: per l’eliminazione dei parassiti non usa fitofarmaci (cioè pesticidi), ma insetti o batteri. Inoltre si privilegiano la fertilizzazione organica e le rotazioni colturali che consentono di arricchire il terreno. L’agricoltura integrata privilegia metodi di coltivazione e tecnologie di ridotto impatto ambientale e utilizza le risorse naturali finchè sono in grado di sostituire adeguatamente i mezzi tecnici dell’agricoltura tradizionale. La QUALITA’ TECNOLOGICA Si può parlare di buona qualità tecnologica quando il prodotto alimentare è ottenuto tramite un adeguato ed efficiente processo di lavorazione. La QUALITA’ NUTRIZIONALE Un alimento si può considerare di buona qualità dal punto di vista nutrizionale quando apporta la giusta quantità di carboidrati, lipidi, proteine, sali minerali, vitamine, fibre, ecc.. LA QUALITÀ GASTRONOMICA (organolettico-sensoriale) Un alimento può essere considerato di buona qualità sotto questo aspetto quando presenta sapore, odore, aroma, colore, aspetto e consistenza gradevoli. La percezione soggettiva della qualità di un alimento, però, non dipende da un solo fattore (il gusto), ma nasce dalla combinazione di più elementi: qualità nutrizionale (ricavata anche attraverso le informazioni fornite nelle etichette), provenienza geografica, presenza o meno di coloranti e additivi chimici, sicurezza igienico-sanitaria, qualità tecnologica. 61 LA RINTRACCIABILITA’ DEI PRODOTTI AGROALIMENTARI La rintracciabilità è il processo attraverso cui si segnala e si ricostruisce il percorso effettuato da un alimento lungo tutte le fasi della filiera. TRACCIABILITA’ E RINTRACCIABILITA’ La tracciabilità (o tracking) è la possibilità di SEGUIRE il processo di un alimento, mangime, animale destinato alla produzione alimentare o sostanza che entra a far parte di un alimento o mangime attraverso tutte le fasi di produzione, trasformazione e distribuzione. La tracciabilità procede da monte a valle di una filiera e cura la registrazione dei dati di ogni passaggio La rintracciabilità (o tracing), invece, indica il processo inverso, ossia la possibilità di RICOSTRUIRE il processo di un alimento, mangime, animale destinato alla produzione alimentare o sostanza che entra a far parte di un alimento o mangime attraverso tutte le fasi di produzione, trasformazione e distribuzione. Quindi la rintracciabilità procede al contrario, da valle a monte di una filiera, allo scopo di consultare le informazioni precedentemente rilasciate. Comunque, a livello pratico i due termini sono spesso usati come sinonimi. GLI ELEMENTI COSTITUTIVI DELLA TRACCIABILITA' La tracciabilità può essere vista come un insieme di tecnologie e di procedure convergenza di tre sistemi: nato dalla sistema documentale, attraverso cui si descrivono le principali fasi in cui si snoda il processo produttivo dell'azienda; sistema informatico, per mezzo del quale viene gestito, elaborato ed archiviato l'insieme delle informazioni riguardanti la filiera dei vari alimenti; sistema di etichettatura, a cui è affidato il compito di facilitare il riconoscimento delle aziende coinvolte nella filiera e di fornire informazioni utili sui prodotti agroalimentari. A questo tipo di documentazione interna (cioè definita all'interno della filiera) si aggiunge la documentazione esterna, costituita dalle norme di riferimento europee, dai regolamenti comunitari e dalle norme ISO, EN e UNI. TRACCIABILITA' ED ETICHETTATURA La tracciabilità descrive tutto il percorso di un prodotto agroalimentare, dal campo alla tavola del consumatore, permettendo di rintracciare gli eventuali responsabili di azioni non conformi agli standard programmati. L’etichettatura fornisce informazioni utili sui prodotti alimentari e sugli ingredienti che li compongono allo scopo di tutelare la salute dei consumatori e rendere i prodotti più trasparenti. Un’etichetta è un qualunque marchio commerciale o di fabbrica, segno, immagine o altra rappresentazione grafica scritto, stampato o impresso sull’imballaggio o sul contenitore di un alimento o che accompagna detto imballaggio o contenitore. Le etichette indicano anche qualità specifiche di un prodotto, come origine e metodo di produzione. 62 Prodotti alimentari particolari come gli OGM, i prodotti alimentari allergenici e quelli destinati ai lattanti sono soggetti a regolamentazioni specifiche ed hanno etichette più dettagliate. I MARCHI DI QUALITA’ Il sistema dei marchi di qualità europei mira alla protezione ed alla promozione dei prodotti alimentari europei tradizionali. Questo sistema è stato istituito nel 1992 e prevede i seguenti marchi di qualità: - DOP (Denominazione di Origine Protetta): il marchio protegge i prodotti tradizionali le cui qualità derivano dall'ambiente geografico d'origine, ambiente in cui è necessario che sia svolto anche tutto il processo produttivo; - IGP (Indicazione Geografica Protetta): questo marchio tutela prodotti agricoli e alimentari legati ad una precisa area geografica. In questo caso, però, è richiesto che nell'area geografica delimitata debba avvenire almeno una delle fasi di produzione, lavorazione o preparazione (e non l'intero processo di produzione, come invece richiesto per il DOP); STG (Specialità Tradizionali Garantite): Questo marchio non fa esplicito riferimento all'origine del prodotto agroalimentare, ma ne protegge e valorizza il carattere tradizionale dovuto alla specificità della composizione o dei metodi di lavorazione, che lo distinguono da prodotti simili. - VANTAGGI DELLA TRACCIABILITA’ Per il consumatore: - Maggiore garanzia di salubrità dei prodotti - Maggiore tutela in caso di immissione sul mercato di prodotti con caratteristiche non conformi agli standard, in quanto le autorità competenti possono intervenire in tempi rapidi per rimuoverle Per il produttore: - Fidelizzazione dei consumatori - Possibilità di gestire più efficacemente il sistema di controllo sulla filiera produttiva Per la comunità: - maggiore trasparenza dei prodotti alimentari, in quanto tutto il processo di produzione è documentato con una serie di registrazioni. - possibilità di un più efficace controllo delle informazioni fornite con le etichette dei singoli alimenti TRACCIABILITA' E HACCP Ogni azienda in cui si lavorano, si confezionano, si depositano o si somministrano alimenti deve redigere e mettere a disposizione delle autorità un manuale di autocontrollo elaborato secondo il metodo HACCP. Il manuale di autocontrollo HACCP è lo strumento di cui gli operatori del settore alimentare si servono per organizzare i controlli e pianificare l’attività al fine di ridurre al minimo i rischi per la salute dei consumatori (per esempio i rischi relativi alla contaminazione degli alimenti). 63 Questo documento, su cui deve essere annotato qualunque evento in grado di influenzare la salubrità degli alimenti, viene consultato dalle autorità di controllo (NAS e ASL) durante le ispezioni nelle aziende. La redazione del manuale deve essere effettuata dal titolare dell’azienda, che potrà avvalersi della collaborazione di un consulente esperto. RICORDA : La sigla NAS sta per Nucleo Antisofisticazioni e Sanità, appartenente al Comando Carabinieri. Dipende dal Ministero della Salute e ha potere di intervento nei luoghi in cui si producono , si somministrano, si depositano o si vendono prodotti destinati all'alimentazione. TRACCIABILITA’ INTERNA E DI FILIERA La tracciabilità può essere: interna: comprende l’insieme delle procedure interne ad una singola azienda e documenta la provenienza delle materie, il loro utilizzo e la destinazione dei prodotti e riguarda tutto il processo di lavorazione. esterna (o di filiera): nasce dal contributo di tutti i processi interni di tracciabilità attuati dai singoli operatori della filiera e si basa sulla comunicazione di tutti gli operatori che hanno contribuito alla formazione del prodotto agroalimentare. RINTRACCIABILITA’ OBBLIGATORIA E FACOLTATIVA Rintracciabilità obbligatoria (dal 10 gennaio 2005. Tale rintracciabilità si basa sul Regolamento CE 178/2002): Gli operatori del settore alimentare e dei mangimi devono essere in grado di individuare chi abbia fornito loro un alimento, un mangime, un animale destinato alla produzione alimentare. La rintracciabilità si applica in tutte le fasi della filiera produttiva (produzione, trasformazione e distribuzione). Soggetti obbligati sono tutti gli operatori che entrano in contatto con alimenti, mangimi, materie prime agricole ed ogni altra sostanza destinata a far parte dell'alimento. Il Regolamento impone di risalire non alle materie prime, ma all'operatore che le ha fornite. Tutti gli operatori della filiera hanno l’obbligo di registrare e conservare le informazioni da fornire alle autorità competenti (sanitarie e di controllo) sui nominativi e i recapiti dei fornitori e dei clienti, al natura dei beni ricevuti e dei prodotti venduti. Si segue il principio di registrazione a cascata, in cui ogni soggetto registra il flusso dei materiali in entrata ed in uscita. Rintracciabilità facoltativa (o volontaria): si basa sull’adozione da parte degli operatori dello STANDARD UNI EN ISO 22005:2008 “Rintracciabilità nelle filiere agroalimentari”, che specifica i requisiti di base per attuare un sistema di tracciabilità agroalimentare. PROGETTARE UN SISTEMA DI TRACCIABILITA' La progettazione di un sistema di tracciabilità di una filiera agroalimentare si può suddividere nelle seguenti fasi: 64 FASE 1: DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI (di sicurezza, di qualità, di marketing) FASE 2: DEFINIZIONE DEL FLOW SHEET (grafico) DELLA FILIERA: questa fase consiste nell'identificazione di tutte le aziende coinvolte nella filiera per collocarle in un grafico (flow-sheet). FASE 3: INDIVIDUAZIONE DEL NODO DI COORDINAMENTO: il nodo di coordinamento può essere un'azienda interna alla filiera, detta azienda leader, oppure una società di servizi. Il nodo di coordinamento: coordina la raccolta dei dati riguardanti la tracciabilità lungo la filiera controlla che le aziende partecipanti rispettino le regole convenute fornisce le richieste di informazioni da parte degli operatori interessati FASE 4: INDIVIDUAZIONE E MONITORAGGIO DEI FLUSSI DI MATERIALI : le aziende identificano ogni lotto della loro produzione con un proprio numero e si impegnano a fornire i dati che ad esso si riferiscono. FASE 5 : REGISTRAZIONE DEI DATI: in particolare, è necessario registrare le informazioni che, lungo la filiera, permettano di ricostruire : i flussi di entrata, cioè l'identità delle aziende fornitrici dei materiali il processo di lavorazione, cioè quali lotti di materie hanno contribuito ai prodotti i flussi in uscita, cioè l'identità delle aziende cui sono pervenuti materiali e prodotti IL REGOLAMENTO CE n. 178/2002 e le altre norme europee La norma più importante per la rintracciabilità dei prodotti agroalimentari è il Regolamento CE 178/2002, che per la prima volta usa in modo esplicito il termine “rintracciabilità”. Esso contiene alcune importanti disposizioni : La rintracciabilità degli alimenti è disposta in tutte le fasi della trasformazione e della distribuzione dei prodotti Gli alimenti dannosi per la salute non possono essere immessi sul mercato Gli operatori del settore alimentare devono essere in grado di individuare chi abbia fornito loro un alimento o qualsiasi sostanza destinata a far parte di un alimento. Gli alimenti o i mangimi che sono immessi sul mercato devono essere adeguatamente etichettati per agevolarne la rintracciabilità Questo Regolamento istituisce l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (che, tra l'altro, ha funzioni di assistenza tecnica per la normativa e le politiche comunitarie); prevede un sistema di allarme rapido per notificare un rischio diretto o indiretto per la salute umana dovuto ad alimenti o mangimi. IL REGOLAMENTO DI ESECUZIONE UE 931/2011 Tale Regolamento indica in modo dettagliato le informazioni (descrizione dettagliata degli alimenti, riferimento di identificazione del lotto o della partita, ecc.... ) che i fornitori devono mettere a disposizione dei clienti che li seguono nella filiera, contribuendo a facilitare la rintracciabilità dei prodotti, a garantirne la sicurezza e a tutelare maggiormente la salute dei consumatori. NORME EUROPEE SU IGIENE E SICUREZZA ALIMENTARE RICORDA: Il termine igiene indica il complesso di misure e condizioni necessarie per controllare i pericoli e garantire l'idoneità al consumo umano di un prodotto alimentare. 65 Ricordiamo: - il Regolamento CE 852/2004 sull'igiene dei prodotti alimentari, che prevede la necessità di garantire le sicurezza degli alimenti lungo tutta la catena alimentare, a cominciare dalla produzione primaria. A tal fine, i manuali di corretta prassi sono uno strumento prezioso per gli operatori del settore alimentare nell'applicazione dei principi del sistema HACCP. RICORDA: la produzione primaria comprende i prodotti della terra, della caccia, della pesca e dell'allevamento. il Regolamento CE 882/2004 relativo ai controlli ufficiali rivolti a verificare la conformità alla normativa in materia di mangimi ed alimenti e alle norme sul benessere e sulla salute degli animali. Tale Regolamento si propone di prevenire, eliminare o ridurre a livelli accettabili i rischi per gli esseri umani e gli animali. I controlli ufficiali sono eseguiti in qualunque fase della produzione, della trasformazione e della distribuzione dei mangimi, degli alimenti, degli animali e dei prodotti di origine animale. LA NORMATIVA NAZIONALE SULL’ALIMENTAZIONE A livello nazionale ricordiamo : il Provvedimento 15 dicembre 2005 Accordo 28 luglio 2005 (contenente le Linee guida ai fini della rintracciabilità degli alimenti e dei mangimi per fini di sanità pubblica) D. Lgs. 190/2006 (Recante la disciplina sanzionatoria per le violazioni stabilite dagli artt. 18, 19 e 20 del Regolamento CE n. 178/2002) Provvedimento 15 dicembre 2005 Questo Provvedimento è stato istituito per permettere la gestione omogenea in ambito nazionale di un sistema di allerta per alimenti destinati al consumo umano. Le indicazioni del Provvedimento si applicano ai prodotti che presentano gravi rischi per la salute dei consumatori. Gli alimenti sono suddivisi in due categorie: Alimenti che rappresentano un grave rischio per la salute del consumatore per i quali è richiesta l’attivazione del Sistema di allerta: in questo caso si procede con una Notifica di allerta Alimenti che, pur non conformi alle norme (ad esempio, quando nell’alimento è riscontrata la presenza di additivi superiore alla media), non rappresentano un grave rischio per il consumatore e non richiedono un intervento immediato, né comportano l’attivazione del sistema di allerta: in questo caso si procede con una Segnalazione di non conformità L’attivazione del Sistema di allerta può essere disposta solo dall’ASL competente. 66 In seguito all’attivazione del Sistema di allerta, ognuno dei seguenti soggetti ha delle specifiche competenze: I servizi medici e/o veterinari del dipartimento di Igiene e Prevenzione dell’ASL hanno il compito di verificare le notizie e di adottare le misure più opportune I servizi medici e/o veterinari della Regione o della Provincia Autonoma devono coordinare tutte le operazioni successive alla segnalazione Il Ministero della Salute ha il compito di raccogliere tutte le informazioni, comunicare la situazione ai consumatori e agli altri Paesi ed adottare eventualmente ulteriori misure di controllo ufficiale a tutela della salute pubblica LE NORMATIVE SULLA RINTRACCIABILITA’: lo standard UNI EN ISO 22005:2008 La norma UNI EN ISO 22005:2008 (sulla rintracciabilità nelle filiere agroalimentari) prevede i requisiti per la progettazione di un sistema di rintracciabilità per la filiera agroalimentare. In particolare prevede: Un manuale della rintracciabilità: cioè il documento in cui viene tracciato e controllato il percorso degli alimenti e dei mangimi lungo tutta la filiera allo scopo di garantire la loro sicurezza e igiene Un piano di addestramento del personale Una procedura di controllo sul funzionamento del sistema di rintracciabilità Un riesame sistematico del sistema di rintracciabilità GLI ALIMENTI A RISCHIO Il Regolamento CE n. 178/2002 prevede che un alimento è a rischio e quindi non può essere immesso sul mercato quando: - È dannoso per la salute È inadatto al consumo umano Per determinare se un alimento sia dannoso per la salute occorre prendere in considerazione: i probabili effetti immediati e/o a breve termine e/o a lungo termine dell'alimento sulla salute del consumatore e su quella dei discendenti i probabili effetti tossici cumulativi di un alimento la particolare sensibilità, sotto il profilo della salute, di una specifica categoria di consumatori Per determinare se un alimento sia inadatto al consumo umano occorre prendere in considerazione se esso sia inaccettabile per il consumo umano secondo l'uso previsto, in seguito a contaminazione dovuta a materiale estraneo o altro, o in seguito a deterioramento. 67 Inoltre, se un alimento a rischio fa parte di una partita di alimenti della stessa classe si presume che tutti gli alimenti contenuti in quella partita siano a rischio, a meno che, a seguito di una valutazione approfondita, risulti infondato ritenere che il resto della partita sia a rischio. RITIRO DEL PRODOTTO DAL MERCATO Secondo lo schema di accordo Stato-Regioni concernente le Linee guida ai fini della rintracciabilità degli alimenti e mangimi per fini di Sanità Pubblica ai sensi del Regolamento 178/2002, se l’operatore del settore alimentare ritiene che il prodotto non sia conforme ai requisiti di sicurezza previsti dal Regolamento, e questo non è più sotto il suo immediato controllo, deve: Identificare il prodotto Identificare l'ambito di commercializzazione (nazionale, comunitario, esportazione verso Paesi terzi) Provvedere all’immediato ritiro del prodotto dal mercato da lui rifornito Informare immediatamente l’ASL territorialmente competente per le procedure di ritiro/richiamo del prodotto Attuare altre misure idonee a tutelare la salute del consumatore Informare il consumatore in modo efficace e tempestivo sui motivi del ritiro del prodotto dal mercato. L’informazione del consumatore deve essere effettuata: dal titolare del marchio, se presente; in assenza di marchio, dall’operatore indicato nell’etichetta; per i prodotti venduti sfusi, dal punto vendita o di somministrazione. Gli operatori della vendita al dettaglio o della distribuzione che non incidono sulla sicurezza del prodotto attraverso una manipolazione diretta devono: ritirare dal mercato i prodotti dei quali hanno ricevuto informazione di non conformità requisiti di sicurezza alimentare da parte del fornitore o dell'ASL competente ritirare dal mercato, informando il fornitore, i prodotti che loro stessi (anche a seguito segnalazioni da parte dei consumatori) hanno fondato motivo di ritenere non conformi requisiti di sicurezza informare immediatamente l'ASL competente dei motivi del ritiro e degli interventi messi atto al fine di evitare rischi per il consumatore ai di ai in Non tutte le situazioni di non conformità del prodotto alle norme obbligano l’operatore a ritirarlo dal mercato. Infatti, se la non conformità non ha effetti sulla salute del consumatore il ritiro non è obbligatorio. RICORDA: Ritiro: consiste in qualsiasi misura dell'operatore o dell'autorità pubblica che impedisca la distribuzione, l'esposizione e l'offerta al consumatore di un prodotto non conforme al requisito della sicurezza alimentare. Richiamo: è la procedura di ritiro di un alimento rivolta direttamente al consumatore finale, da attuare quando altre misure risultino insufficienti a conseguire un livello elevato di tutela della salute. 68 I PUNTI CRITICI DEL SISTEMA Sono i punti della filiera in cui è maggiore il rischio di perdere il controllo sulla tracciabilità e si trovano di solito all'inizio o alla fine della catena. In particolare, nella produzione di materie prime da parte delle aziende a monte della filiera si possono verificare delle introduzioni di materie non tracciabili. Per questo motivo è bene predisporre degli opportuni piani di controllo. LE REGISTRAZIONI Le registrazioni sono documenti cartacei o elettronici grazie ai quali è possibile ricostruire il percorso effettuato da un alimento lungo la filiera, dal ricevimento delle materie prime al ricevimento del prodotto finito. E' sufficiente registrare solo le informazioni che permettono la ricostruzione : dei flussi in entrata di materiali e prodotti del processo di trasformazione dei flussi in uscita di materiali e prodotti Buona parte delle registrazioni si basa su normali documenti contabili come: il documento di trasporto il registro di ingresso dei materiali il registro di lavorazione la fattura accompagnatoria Le registrazioni si possono avvalere di supporti cartacei o elettronici: i supporti cartacei presentano il vantaggio di essere poco costosi e di facile utilizzo, però possono presentare rischi di imprecisioni ed errori e problemi relativi alla buona conservazione dei documenti i supporti elettronici comportano investimenti iniziali consistenti, ma presentano parecchi vantaggi: semplicità di impiego, rapidità di accesso alle informazioni. 69 UNITA’ DI APPRENDIMENTO 6 LA TRACCIABILITA’ DEI PRODOTTI: PROCEDURE E NORMATIVE SCHEMA Secondo lo standard UNI EN ISO 9000:2000 la qualità indica il grado (eccellente, buono, medio, basso) secondo cui un insieme di caratteristiche presenti in un prodotto soddisfa i requisiti (cioè le esigenze o le aspettative di tutti i soggetti interessati). Gli enti di normazione (ISO, CEN e UNI) si occupano di elaborare gli standard, documenti che forniscono specifiche tecniche sulla scurezza e la qualità dei processi e dei prodotti alimentari. Nel regolamento CE 178/2002 è stato introdotto il concetto di rintracciabilità dei prodotti alimentari, vale a dire la possibilità di RICOSTRUIRE la storia di un prodotto lungo tutta la filiera. La rintracciabilità può essere obbligatoria o facoltativa. La rintracciabilità obbligatoria si basa sul Regolamento CE 178/2002 e deve essere garantita dagli operatori del settore alimentare in tutte le fasi della filiera produttiva. La rintracciabilità volontaria si basa sull’adozione, da parte degli operatori, di uno standard riconosciuto. Lo standard UNI EN ISO 22005:2008 specifica i requisiti di base l’attuazione di un sistema di rintracciabilità per la filiera agroalimentare. per la progettazione e La normativa sulla rintracciabilità si basa principalmente sul Regolamento CE 178/2002, che : dà disposizioni agli operatori del settore alimentare istituisce l’Autorità europea per la sicurezza alimentare prevede un sistema di allarme rapido per notificare un rischio diretto o indiretto per la salute umana dovuto ad alimenti o mangimi In Italia le norme sull’alimentazione sono fornite principalmente dai seguenti atti: il Provvedimento 15 dicembre 2005 (istituito per permettere la gestione omogenea in ambito nazionale di un sistema di allerta per alimenti destinati al consumo umano) Accordo 28 luglio 2005 (contenente le Linee guida ai fini della rintracciabilità degli alimenti e dei mangimi per fini di sanità pubblica) D. Lgs. 190/2006 (Recante la disciplina sanzionatoria per le violazioni stabilite dagli artt. 18, 19 e 20 del Regolamento CE n. 178/2002) 70