Associazione Amici del Teatro di Locarno Ufficio Via della Pace 5, 6600 Locarno Tel. 091 756 10 93 Teatro Largo Zorzi 1, 6600 Locarno Tel. 091 759 76 60, fax 091 759 76 59 [email protected] www.teatrodilocarno.ch Ente Turistico Lago Maggiore Largo Zorzi 1, 6600 Locarno Tel. 091 759 76 60, fax 091 759 76 59 Newsletter n. 2 marzo 2014 Oblivion in: “Othello, l’H è muta” martedì 25, mercoledì 26 marzo 2014 ore 20.30 testi di Davide Calabrese e Lorenzo Scuda arrangiamenti musicali Lorenzo Scuda al piano Denis Biancucci consulenza registica Giorgio Gallione Gli Oblivion sono Graziana Borciani, Davide Calabrese, Francesca Folloni, Lorenzo Scuda e Fabio Vagnarelli una co-produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Bags Live e Malguion srl Durata: 1h 30 minuti senza intervallo Il nuovo lavoro degli Oblivion è un mix di arie d’opera, canzoni, citazioni grottesche, gag, cosi“Othello, la H è muta” diventa uno spasso nel quale la parodia, genere teatrale del quale gli Oblivion sono maestri, non riguarda solo le vicende, ma si estende alle note di Verdi e alle parole di Boito e Shakespeare. Un esperimento ardito che i cinque artisti affrontano con totale naturalezza. In novanta minuti il quintetto gioca a tutto campo con arie d’opera, canzoni pop, citazioni irriverenti e gag esilaranti. Le vicende di Otello, Desdemona, Cassio e Iago vengono ridicolizzate citando Freddie Mercury e Montserrat Caballé (Barcelona nelle loro mani diventa Desdemòna), Vasco Rossi, Elio e le Storie Tese (La scena monotòna), Gianna Nannini, Lucio Battisti, Ligabue, Rettore (Il Cassio non è un serpente), l’Ave Maria di Schubert, Little Tony, Caterina Caselli (Nessuno mi può soffocare), Cochi e Re- nato, Piero Angela, Diego Abatantuono, Andrea Roncato e molti altri. Due secoli di critica musicale e teatrale condensati in una rivoluzionaria scoperta: la differenza tra l’Otello verdiano e quello shakespeariano? È l’H…. E così si compie il misfatto e il doppio bicentenario Verdi–Wagner viene comicamente profanato alla maniera degli Oblivion… Il Moro ritorna per l’ultima volta in scena amato e tradito dai cinque alfieri canterini. Un’orgia tra Wagner, Verdi e Shakespeare nella quale a Rossini spetta il ruolo di voyeur. Un pianista con un piano ben preciso accompagnerà gli Oblivion in un percorso shakespeariano alternativo. Da Otello a BalOtello in tutti i Mori, in tutti i Iaghi. La classica vicenda shakesperiana prende pieghe del tutto inattese e capita che i nobili personaggi verdiani si dimentichino i testi di Arrigo Boito per usare quelli di Mogol o di Zucchero… Varietà di linguaggi, “esercizi di stile” e tante citazioni pop per uno show che non mancherà di divertire e conquistare ogni tipo di pubblico teatrale, dal più esigente al più scanzonato. Teatro comico musicale al suo meglio, con tanto talento dispensato senza avarizia, arricchito dagli equilibrismi canori e dai montaggi beffardi ma impeccabili cui ci hanno abituati questi cinque formidabili attori e cantanti, diventati in poche stagioni beniamini del pubblico teatrale, seguiti da decine di migliaia di spettatori anche su Internet. La fabbrica dei preti martedì 29 aprile 2014 ore 20.30 di e con Giuliana Musso Assistenza e ricerche fotografiche Tiziana De Mario Responsabile tecnico Claudio Parrino Collaborazione allestimento Massimo Somaglino Realizzazione video Giovanni Panozzo e di Gigi Zilli Elementi di scena Francesca Laurino Ricerche bibliografiche Francesca Del Mestre Consulenza musicale RiccardoTordoni Canzoni e musiche di Giovanni Panozzo, Daniele Silvestri, Marcello Serli, Mario D’Azzo, Tiromancino Produzione La Corte Ospitale Durata: 1 h 30 minuti senza intervallo Giuliana Musso, autrice di rara sensibilità e attrice di grande talento interpretativo, con “La fabbrica dei preti” attribuisce un atto di rispetto, solidarietà e condivisione dedicato ai ragazzi di allora, usciti dai Seminari negli anni del Concilio Vaticano II (1962–1965): un momento fondamentale nella storia della Chiesa, chiamata a fare i conti con una società in cambiamento e lacerata fra volontà di dialogo e ostinata chiusura. Giuliana Musso disegna efficacemente – senza sostenere ideologie, ma puntando sul lato umano della questione – l’epoca e le correnti interne al clero di allora, fra un Papa Giovanni XXIII che nel suo indimenticabile “discorso della luna” invitava genitori a dare una carezza ai loro bambini e dire che quella era “la carezza del papa” uno schieramento opposto, che in quel gesto così umano vedeva un pericoloso indebolimento della torre d’avorio nella quale la Chiesa doveva arroccarsi. Molto cambiò, dopo quel Concilio. Molto altro no, negato o non affrontato. E nel mezzo c’erano loro, una generazione di ragazzi che impararono a dire la messa in latino e si ritrovarono a celebrarla in italiano, che furono educati a isolarsi dal mondo e da se stessi e con il mondo e con se stessi dovettero fare i conti. Sul sipario poche cose: una serie di pannelli bianchi sui qualivengono proiettate foto d’epoca e, appesi di lato, una tonaca, un abito da sposo, una tuta da lavoro, simboli delle parti che compongono l’uomoprete, quello negato dal sistema educativo annichilente dell’epoca. Brani tratti dai regolamenti dei Seminari, letti con voce neutra dalla Musso, parlano da soli, rivelando oggi le storture di un sistema che sarebbe comico se non fosse profondamente tragico. Tra l’uno e l’altro, tra foto e canzoni di grande intensità, tre figure di preti si stagliano potenti, costruite dalla Musso attraverso testimonianze reali. S’inizia con lo spretato, un “errore vivente perla Chiesa”, che lo rinnega, gli fa terra bruciata intorno, privandolo persino di un diploma parificato dopo tanti anni di studio; lo spretato che non se ne va perché si è innamorato di una donna, ma perché non si riconosce in una Chiesa che nega l’umanità del mondo. Il secondo è il prete felice di esserlo, perché felice di essere un uomo tra gli uomini, sulle orme di Gesù. Seguiamo il suo percorso, dalla dolcezza di una famiglia tutta al femminile al gelo di un sistema nel quale la donna è demonizzata e annullata. È lui a dichiarare: “Non mi è mai mancata una donna; mi è mancato il rapporto con il mondo femminile, con la mente e il cuore delle donne”. Ed è ancora lui a dire ai credenti “non venite a confessarmi cose di esso; pentitevi invece di non aver amato”. Infine, il prete infelice perché uomo infelice: con straordinaria delicatezza Giuliana Musso gli dà una voce leggera e stanca per raccontare una religiosità malata che lo piega fino a farlo perdere dentro se stesso; che gli fa incontrare una donna vittima come lui di una violenza subdola e silenziosa, di una paura che si allenta per un attimo nelle loro mani strette, come quelle di due bambini, in una notte sulla cima di una montagna; e che gli fa cercare un appiglio che non c’è, nella tempesta di una vita troppo forte per lui, per lei, per loro. Spettacolo stupendo, intelligente e profondo. Che certamente denuncia un certo tipo di vecchia Chiesa, ma esalta la fede di chi crede così come – non suoni strano – di chi non crede in un dio, ma nell’uomo e nella vita. Da dovunque provengano. È nata a Vicenza il 30 marzo del 1970. Nel 1989 dopo un anno negli Stati Uniti come “exchange student”, rientra in Italia e inizia un lungo percorso di formazione teatrale fatto di laboratori e corsi in Italia e all’estero. Nel 1992 vince il primo premio del concorso “il sarchiapone” del Comune di Cervia con lo spettacolo comico “Si vede che era destino” che si distingue nelle borse dello spettacolo ed è programmato a Zelig, Milano. Dal 1993 al 1998 partecipa all’attività della LIIT giocando i “Match d’improvvisazione teatrale” (RAI2, dic. 98 – giu. 99) nelle maggiori città italiane ed europee. Nel 1997 consegue il diploma di attrice presso la Civica Scuola d’Arte Drammatica “Paolo Grassi di Milano“. È esperta nella tecnica dell’improvvisazione comica, del buffone, della Commedia dell’Arte. Della narrazione e della recitazione corale. Nel mese di gennaio 2014 il Teatro Elfo Puccini di Milano ha dedicato all’attrice una sua personale retrospettiva mettendo in scena, per due settimane, tutti i suoi spettacoli. Teatro e scuola Dalla stagione 2012/2013 l’Associazione “Amici del Teatro di Locarno“ ha individuato nella stesura dei propri programmi artistici un riferimento costante con il mondo della scuola. Oltre all’abituale ospitalità di studenti delle scuole superiori nel corso delle recite program- mate all’interno del cartellone di prosa, sono state proposte in orario scolastico produzioni di spettacoli di compagnie teatrali largamente affermate. Anche quest’anno si offre a maggio nel teatro di Locarno, un ciclo di spettacoli atto a creare un contatto diretto e prolungato Giuliana Musso Il 5 e 6 maggio andranno in scena tre recite dello spettacolo “Per la strada” proposto dalla compagnia teatrale “Eccentrici Dadarò”. “Per la strada” è uno spettacolo sulla voglia inarrestabile d’identità, di libertà di scoprirsi, sulla ricerca della propria strada, sulla voglia di disegnarla con tutti i colori tenuti nascosti. Ed è uno spettacolo sulla tempesta dell’adolescenza, quando tutto questo esplode con una forza incontrollabile e i tentativi di risposta si fanno confusi, a volte improvvisati, a volte inadatti, ma sempre infinitamente vitali. È uno spettacolo sul cammino della crescita, lungo una strada che tutti ogni giorno continuiamo a imparare. Lo spettacolo è indirizzato agli studenti delle scuole medie. Lo spettacolo è proposto gratuitamente a tutti gli abbonati della stagione teatrale 2013/2014 e agli iscritti all’Associazione “ Amici del Teatro di Locarno”. Le norme di prenotazione sono indicate in un’apposita comunicazione inviata a tutti gli aventi diritto. con autori, attori e tecnici che permette alla giovane platea una conoscenza approfondita del teatro e non solo attimi di divertimento finalizzati esclusivamente a se stessi. Il 12 e 13 maggio la compagnia “Fontemaggiore” di Perugia mette in scena, per le scuole elementari, lo spettacolo “I tre porcellini”. È un classico racconto inglese, una di quelle storie che i nonni raccontano ai nipotini di generazione in generazione. La prima versione scritta risale probabilmente al 1843 e da allora la fiaba ha subito innumerevoli modifiche. In alcune storie i primi due porcellini riescono a sopravvivere, in alcune il lupo è mangiato, mentre in altre scappa sconfitto con la coda in fiamme. Nello spettacolo proposto si è rimasti fedeli alla versione del racconto più simile all’originale: i primi due porcellini muoiono, il lupo viene mangiato dal terzo, simbolo della sopravvivenza e della capacità di prevedere le cose. Nella stagione teatrale in corso, dopo nove titoli andati in scena gli studenti delle scuole superiori che hanno partecipato alle recite, sono stati 420. Il 12 dicembre un apposito spettacolo, “La locandiera”, è stato proposto gratuitamente su iniziativa dell’Associazione Amici del Teatro di Locarno la mattina in orario scolastico. Sono stati presenti 404 giovani spettatori. Per il ciclo di recite programmate a maggio e rivolte alle scuole elementari e medie inferiori del locarnese sono attesi 2400 studenti. “La grande bellezza”, lungometraggio di Paolo Sorrentino, il 3 marzo ha vinto l’Oscar 2014 come miglior film straniero. Interprete principale Toni Servillo, siamo orgogliosi che il bravo attore sia stato sul nostro palcoscenico, nel corso dell’attuale stagione teatrale, il 22 novembre quando ha incontrato gli spettatori e dialogato con Carlo Chatrian direttore artistico del Festival del film di Locarno e Paolo Crivellaro nostro direttore artistico mentre il 23 e 24 novembre ha proposto, con grande successo, lo spettacolo “Le voci di dentro”. Amici del Teatro di Locarno Via della Pace 5, 6600 Locarno Tel. 091 756 10 93 Teatro Largo Zorzi 1, 6600 Locarno Tel. 091 759 76 60, fax 091 759 76 59 [email protected] www.teatrodilocarno.ch Biglietto d’ingresso: CHF 35.- a persona giovani fino a 18 anni CHF 20.Prevendita: Ente Turistico Lago Maggiore Largo Zorzi 1, 6600 Locarno Tel. 091 759 76 60 - Fax 091 759 76 59 Ritiro biglietti prenotati: 30 minuti prima d’inizio spettacolo Amici del Teatro di Locarno