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Newsletter n. 2 marzo 2014
Oblivion in: “Othello, l’H è muta”
martedì 25, mercoledì 26 marzo 2014 ore 20.30
testi di Davide Calabrese e
Lorenzo Scuda
arrangiamenti musicali Lorenzo Scuda
al piano Denis Biancucci
consulenza registica Giorgio Gallione
Gli Oblivion sono Graziana Borciani,
Davide Calabrese, Francesca Folloni,
Lorenzo Scuda e Fabio Vagnarelli
una co-produzione Teatro Stabile del
Friuli Venezia Giulia, Bags Live e Malguion srl
Durata: 1h 30 minuti senza intervallo
Il nuovo lavoro degli Oblivion è un mix
di arie d’opera, canzoni, citazioni grottesche, gag, cosi“Othello, la H è muta”
diventa uno spasso nel quale la parodia, genere teatrale del quale gli Oblivion sono maestri, non riguarda solo le
vicende, ma si estende alle note di Verdi
e alle parole di Boito e Shakespeare. Un
esperimento ardito che i cinque artisti affrontano con totale naturalezza.
In novanta minuti il quintetto gioca a
tutto campo con arie d’opera, canzoni
pop, citazioni irriverenti e gag esilaranti.
Le vicende di Otello, Desdemona, Cassio e Iago vengono ridicolizzate citando
Freddie Mercury e Montserrat Caballé
(Barcelona nelle loro mani diventa Desdemòna), Vasco Rossi, Elio e le Storie
Tese (La scena monotòna), Gianna Nannini, Lucio Battisti, Ligabue, Rettore (Il
Cassio non è un serpente), l’Ave Maria
di Schubert, Little Tony, Caterina Caselli
(Nessuno mi può soffocare), Cochi e Re-
nato, Piero Angela, Diego Abatantuono,
Andrea Roncato e molti altri.
Due secoli di critica musicale e teatrale
condensati in una rivoluzionaria scoperta: la differenza tra l’Otello verdiano
e quello shakespeariano? È l’H…. E così
si compie il misfatto e il doppio bicentenario Verdi–Wagner viene comicamente
profanato alla maniera degli Oblivion…
Il Moro ritorna per l’ultima volta in scena
amato e tradito dai cinque alfieri canterini. Un’orgia tra Wagner, Verdi e Shakespeare nella quale a Rossini spetta il
ruolo di voyeur. Un pianista con un
piano ben preciso accompagnerà gli
Oblivion in un percorso shakespeariano
alternativo. Da Otello a BalOtello in tutti
i Mori, in tutti i Iaghi.
La classica vicenda shakesperiana prende pieghe del tutto inattese e capita che
i nobili personaggi verdiani si dimentichino i testi di Arrigo Boito per usare
quelli di Mogol o di Zucchero…
Varietà di linguaggi, “esercizi di stile” e
tante citazioni pop per uno show che non
mancherà di divertire e conquistare ogni
tipo di pubblico teatrale, dal più esigente
al più scanzonato.
Teatro comico musicale al suo meglio,
con tanto talento dispensato senza avarizia, arricchito dagli equilibrismi canori
e dai montaggi beffardi ma impeccabili
cui ci hanno abituati questi cinque formidabili attori e cantanti, diventati in poche
stagioni beniamini del pubblico teatrale,
seguiti da decine di migliaia di spettatori
anche su Internet.
La fabbrica dei preti
martedì 29 aprile 2014 ore 20.30
di e con Giuliana Musso
Assistenza e ricerche fotografiche
Tiziana De Mario
Responsabile tecnico Claudio Parrino
Collaborazione allestimento
Massimo Somaglino
Realizzazione video
Giovanni Panozzo e di Gigi Zilli
Elementi di scena Francesca Laurino
Ricerche bibliografiche
Francesca Del Mestre
Consulenza musicale RiccardoTordoni
Canzoni e musiche di
Giovanni Panozzo, Daniele Silvestri,
Marcello Serli, Mario D’Azzo,
Tiromancino
Produzione La Corte Ospitale
Durata: 1 h 30 minuti senza intervallo
Giuliana Musso, autrice di rara sensibilità
e attrice di grande talento interpretativo,
con “La fabbrica dei preti” attribuisce un
atto di rispetto, solidarietà e condivisione
dedicato ai ragazzi di allora, usciti dai
Seminari negli anni del Concilio Vaticano
II (1962–1965): un momento fondamentale nella storia della Chiesa, chiamata a
fare i conti con una società in cambiamento e lacerata fra volontà di dialogo e
ostinata chiusura. Giuliana Musso disegna efficacemente – senza sostenere
ideologie, ma puntando sul lato umano
della questione – l’epoca e le correnti interne al clero di allora, fra un Papa Giovanni XXIII che nel suo indimenticabile
“discorso della luna” invitava genitori a
dare una carezza ai loro bambini e dire
che quella era “la carezza del papa” uno
schieramento opposto, che in quel gesto
così umano vedeva un pericoloso indebolimento della torre d’avorio nella quale
la Chiesa doveva arroccarsi. Molto cambiò, dopo quel Concilio. Molto altro no,
negato o non affrontato. E nel mezzo
c’erano loro, una generazione di ragazzi
che impararono a dire la messa in latino
e si ritrovarono a celebrarla in italiano,
che furono educati a isolarsi dal mondo
e da se stessi e con il mondo e con se
stessi dovettero fare i conti. Sul sipario
poche cose: una serie di pannelli bianchi
sui qualivengono proiettate foto d’epoca
e, appesi di lato, una tonaca, un abito
da sposo, una tuta da lavoro, simboli
delle parti che compongono l’uomoprete, quello negato dal sistema educativo annichilente dell’epoca. Brani tratti
dai regolamenti dei Seminari, letti con
voce neutra dalla Musso, parlano da soli,
rivelando oggi le storture di un sistema
che sarebbe comico se non fosse profondamente tragico. Tra l’uno e l’altro, tra
foto e canzoni di grande intensità, tre figure di preti si stagliano potenti, costruite
dalla Musso attraverso testimonianze
reali. S’inizia con lo spretato, un “errore
vivente perla Chiesa”, che lo rinnega, gli
fa terra bruciata intorno, privandolo persino di un diploma parificato dopo tanti
anni di studio; lo spretato che non se ne
va perché si è innamorato di una donna,
ma perché non si riconosce in una Chiesa che nega l’umanità del mondo. Il secondo è il prete felice di esserlo, perché
felice di essere un uomo tra gli uomini,
sulle orme di Gesù. Seguiamo il suo percorso, dalla dolcezza di una famiglia
tutta al femminile al gelo di un sistema nel
quale la donna è demonizzata e annullata. È lui a dichiarare: “Non mi è mai
mancata una donna; mi è mancato il rapporto con il mondo femminile, con la
mente e il cuore delle donne”. Ed è ancora lui a dire ai credenti “non venite a
confessarmi cose di esso; pentitevi invece
di non aver amato”. Infine, il prete infelice
perché uomo infelice: con straordinaria
delicatezza Giuliana Musso gli dà una
voce leggera e stanca per raccontare
una religiosità malata che lo piega fino
a farlo perdere dentro se stesso; che gli
fa incontrare una donna vittima come lui
di una violenza subdola e silenziosa, di
una paura che si allenta per un attimo
nelle loro mani strette, come quelle di due
bambini, in una notte sulla cima di una
montagna; e che gli fa cercare un appiglio che non c’è, nella tempesta di una
vita troppo forte per lui, per lei, per loro.
Spettacolo stupendo, intelligente e profondo. Che certamente denuncia un certo
tipo di vecchia Chiesa, ma esalta la fede
di chi crede così come – non suoni strano
– di chi non crede in un dio, ma nell’uomo
e nella vita. Da dovunque provengano.
È nata a Vicenza il 30 marzo del 1970.
Nel 1989 dopo un anno negli Stati Uniti
come “exchange student”, rientra in Italia
e inizia un lungo percorso di formazione
teatrale fatto di laboratori e corsi in Italia
e all’estero. Nel 1992 vince il primo premio del concorso “il sarchiapone” del
Comune di Cervia con lo spettacolo comico “Si vede che era destino” che si distingue nelle borse dello spettacolo ed è
programmato a Zelig, Milano. Dal 1993
al 1998 partecipa all’attività della LIIT
giocando i “Match d’improvvisazione
teatrale” (RAI2, dic. 98 – giu. 99) nelle
maggiori città italiane ed europee. Nel
1997 consegue il diploma di attrice
presso la Civica Scuola d’Arte Drammatica “Paolo Grassi di Milano“. È esperta
nella tecnica dell’improvvisazione comica, del buffone, della Commedia dell’Arte. Della narrazione e della recitazione corale. Nel mese di gennaio
2014 il Teatro Elfo Puccini di Milano ha
dedicato all’attrice una sua personale retrospettiva mettendo in scena, per due settimane, tutti i suoi spettacoli.
Teatro e scuola
Dalla stagione 2012/2013 l’Associazione “Amici del Teatro di Locarno“ ha
individuato nella stesura dei propri programmi artistici un riferimento costante
con il mondo della scuola. Oltre all’abituale ospitalità di studenti delle scuole
superiori nel corso delle recite program-
mate all’interno del cartellone di prosa,
sono state proposte in orario scolastico
produzioni di spettacoli di compagnie
teatrali largamente affermate. Anche
quest’anno si offre a maggio nel teatro
di Locarno, un ciclo di spettacoli atto a
creare un contatto diretto e prolungato
Giuliana Musso
Il 5 e 6 maggio andranno in scena tre
recite dello spettacolo “Per la strada” proposto dalla compagnia teatrale “Eccentrici Dadarò”. “Per la strada” è uno spettacolo sulla voglia inarrestabile d’identità, di libertà di scoprirsi, sulla ricerca
della propria strada, sulla voglia di disegnarla con tutti i colori tenuti nascosti. Ed
è uno spettacolo sulla tempesta dell’adolescenza, quando tutto questo esplode
con una forza incontrollabile e i tentativi
di risposta si fanno confusi, a volte improvvisati, a volte inadatti, ma sempre infinitamente vitali. È uno spettacolo sul
cammino della crescita, lungo una strada
che tutti ogni giorno continuiamo a imparare. Lo spettacolo è indirizzato agli studenti delle scuole medie.
Lo spettacolo è proposto gratuitamente a tutti gli abbonati della stagione teatrale 2013/2014 e agli
iscritti all’Associazione “ Amici del
Teatro di Locarno”.
Le norme di prenotazione sono indicate in un’apposita comunicazione inviata a tutti gli aventi
diritto.
con autori, attori e tecnici che permette
alla giovane platea una conoscenza approfondita del teatro e non solo attimi di
divertimento finalizzati esclusivamente a
se stessi.
Il 12 e 13 maggio la compagnia “Fontemaggiore” di Perugia mette in scena,
per le scuole elementari, lo spettacolo “I
tre porcellini”. È un classico racconto inglese, una di quelle storie che i nonni
raccontano ai nipotini di generazione in
generazione. La prima versione scritta
risale probabilmente al 1843 e da allora la fiaba ha subito innumerevoli modifiche. In alcune storie i primi due
porcellini riescono a sopravvivere, in alcune il lupo è mangiato, mentre in altre
scappa sconfitto con la coda in fiamme.
Nello spettacolo proposto si è rimasti fedeli alla versione del racconto più simile
all’originale: i primi due porcellini muoiono, il lupo viene mangiato dal terzo,
simbolo della sopravvivenza e della capacità di prevedere le cose.
Nella stagione teatrale in corso, dopo nove titoli andati in scena gli studenti
delle scuole superiori che hanno partecipato alle recite, sono stati 420. Il
12 dicembre un apposito spettacolo, “La locandiera”, è stato proposto gratuitamente su iniziativa dell’Associazione Amici del Teatro di Locarno la mattina in orario scolastico. Sono stati presenti 404 giovani spettatori.
Per il ciclo di recite programmate a maggio e rivolte alle scuole elementari
e medie inferiori del locarnese sono attesi 2400 studenti.
“La grande bellezza”, lungometraggio di Paolo Sorrentino, il 3 marzo ha
vinto l’Oscar 2014 come miglior film straniero. Interprete principale Toni
Servillo, siamo orgogliosi che il bravo attore sia stato sul nostro palcoscenico, nel corso dell’attuale stagione teatrale, il 22 novembre quando ha incontrato gli spettatori e dialogato con Carlo Chatrian direttore artistico del
Festival del film di Locarno e Paolo Crivellaro nostro direttore artistico mentre
il 23 e 24 novembre ha proposto, con grande successo, lo spettacolo “Le
voci di dentro”.
Amici del Teatro di Locarno
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www.teatrodilocarno.ch
Biglietto d’ingresso:
CHF 35.- a persona
giovani fino a 18 anni CHF 20.Prevendita:
Ente Turistico Lago Maggiore
Largo Zorzi 1, 6600 Locarno
Tel. 091 759 76 60 - Fax 091 759 76 59
Ritiro biglietti prenotati:
30 minuti prima d’inizio spettacolo
Amici del Teatro di Locarno