Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana
Gruppo di Lavoro
Micropropagazione e
tecnologie in vitro
Newsletter n°3 – Luglio 2010
In questo numero:
Ricerca & Innovazione
L’embriogenesi somatica: un valido strumento di risana
mento da virus in vite di Ivana Gribaudo e Giorgio Gambino
Pag. 2
Conservazione dei semi in azoto liquido (-196°C): un
metodo efficiente di salvaguardia della biodiversità
vegetale
di Anna De Carlo
Pag. 4
Laboratori di Ricerca e Commerciali
Il Laboratorio del Centro Sperim. Ortofloricolo “Po di
Tramontana” di Rosolina (RO) – Veneto Agricoltura
Pag. 6
Laboratori di ricerca e sperimentazione del Centro Nazionale per lo Studio e la Conservazione della Biodiver
sità Forestale (C.N.B.F.) del C.F.S., Pieve S. Stefano (AR)
Pag. 8
Il Laboratorio Commerciale di Claudio Depaoli
Pag. 9
Convegni, Congressi & Simposi
La micropropagazione alle IX Giornate Scientifiche SOI
Pag. 10
Giornata Dimostrativa “Enbiojet Pasteurizer”, 21.5.2010
Pag. 11
La coltura in vitro al Convegno VIVAFLOR, 10.6.2010
Pag. 12
Prossimi appuntamenti del Gruppo di Lavoro
Workshop “La coltura in vitro applicata alla conservazio
ne e alla valorizzazione della biodiversità“. L’Aquila,
30 settembre-1 ottobre 2010 – Programma provvisorio
Pag. 14
II° Conv. Naz. sulla Micropropagazione - Save The Date!
Pag. 16
Novità
Novità Editoriali
Pag. 17
Gruppo di Lavoro
Micropropagazione e
tecnologie in vitro
Ricerca & Innovazione
L’embriogenesi somatica: un valido strumento di
risanamento da virus in vite
Le malattie virali costituiscono, com'è noto, un grave problema patologico per molte specie di
interesse agrario, tra le quali la vite. Non esistendo ad oggi la possibilità di effettuare
direttamente trattamenti in campo per mancanza di fitofarmaci antivirali validi, il principale
metodo di lotta preventiva è la diffusione di materiale di propagazione sano. Quando non sia
possibile reperire in natura biotipi esenti almeno dalle virosi più importanti (come ad esempio
avviene di frequente nel caso di vitigni di antica coltivazione in zone ristrette e su un limitato
numero di ceppi) o quando un certo biotipo sia interessante per molti aspetti ma non possa
essere avviato alle procedure di selezione clonale perché affetto da una o più virosi, diventa
necessario procedere al risanamento artificiale. I metodi comunemente utilizzati per ottenere il
risanamento di viti affette da malattie virali sono la termoterapia e la coltura di apici
meristematici; negli ultimi anni, però, l'embriogenesi somatica si sta dimostrando uno strumento,
di grandi potenzialità “sanitarie”, sebbene di non semplice applicazione.
Com’è noto, l’embriogenesi somatica consiste nella differenziazione di embrioni da tessuti di
diversa origine, quali foglie, parti del fiore immaturo, internodi, ecc. In vite questo avviene in
modo indiretto, mediante la formazione di callo (callogenesi) e la successiva differenziazione degli
embrioni (embriogenesi). Da tali embrioni si sviluppa una pianta intera con un processo molto
simile a quello proprio dell’embrione zigotico. L’embriogenesi somatica è ampiamente utilizzata,
per la vite e per moltissime altre specie, per la rigenerazione a partire da cellule sottoposte a
trasferimento genico; embrioni somatici possono altresì essere usati come espianti da sottoporre
a crioconservazione e come potenziale fonte di variabilità somaclonale.
Il fatto che piante derivate da embrioni somatici di vite potessero risultare esenti dai virus
presenti nelle piante madri da cui erano stati prelevati gli espianti era già stato notato da un
gruppo di ricercatori sudafricani all’inizio degli anni ’90, osservando però un’efficacia limitata a
solo alcuni virus, in particolare virus floematici. Alcuni anni più tardi, anche grazie alla
disponibilità di efficaci protocolli di rigenerazione per molte specie e cultivar, la tecnica è stata applicata con successo a Citrus, canna da zucchero e cacao. Il
gruppo di ricerca dell’Istituto di Virologia Vegetale (IVV) del
CNR di Grugliasco (TO) da alcuni anni sta effettuando ricerche,
non solo sull’efficacia dell’embriogenesi somatica come
metodo di risanamento da virus della vite, ma anche sui
meccanismi attraverso i quali si esplica tale effetto. Il
risanamento da virus quali Grapevine leafroll-associated virus1 e -3 (GLRaV-1 e GLRaV-3), Grapevine virus A (GVA) e
Grapevine fleck virus è risultato sempre del 100% in tutte le
prove eseguite, su centinaia di linee ottenute da embrioni
somatici. Inoltre, questa tecnica ha permesso di ottenere
pieno successo nel risanamento da Grapevine rupestris stem
pitting-associated virus (GRSPaV), virus per il quale le
tecniche tradizionali (coltura di meristemi, termoterapia in
vivo e in vitro) applicate in precedenza avevano portato a
percentuali di risanamento non superiori al 29%. Per quanto
riguarda il Grapevine fanleaf virus (GFLV), un nepovirus che
invade con relativa facilità i meristemi, il risanamento è stato
possibile nel 98% circa dei casi, mentre precedenti risultati
ottenuti nel 1992 nella Repubblica Sudafricana evidenziavano
Plantula di vite ottenuta da embrio
la necessità di applicare un periodo di termoterapia agli
genesi somatica
espianti iniziali per ottenere il risanamento da GFLV.
Newsletter n° 3 – Luglio 2010 - 2
Gruppo di Lavoro
Micropropagazione e
tecnologie in vitro
Per spiegare i differenti risultati è stato ipotizzato che nel
nostro caso la maggiore concentrazione di fitoregolatori nei
substrati utilizzati possa aver contribuito all’eradicazione del
virus, anche se le conoscenze sugli effetti di citochinine ed
auxine esogene sui virus sono poche e non esaustive. Un
protocollo analogo a quello da noi seguito è stato
recentemente utilizzato da un gruppo di ricerca austriaco
che ha ottenuto l’eliminazione dell’Arabis mosaic virus, un
altro nepovirus, nel 100% degli embrioni somatici derivati
da viti infette.
A fronte di ottimi risultati nel risanamento, rimanevano
però molte domande sui meccanismi che lo inducono
durante il processo di rigenerazione. E’ stata quindi studiata
la presenza di GRSPaV, GLRaV-1 e GVA in vari stadi delle
colture embriogeniche di vite mediante RT-PCR. Mentre i
virus erano sempre presenti negli espianti iniziali, dopo 4
Sezione di callo di vite dopo
mesi di coltura il 65% dei calli era ancora infetto da almeno
ibridazione in situ per la rilevazione di
un virus e dopo 8 mesi non era possibile rilevare la
GFLV: il colore blu indica la presenza
presenza dei virus in alcuno dei calli esaminati. Nessuno
dell’RNA virale.
degli embrioni somatici e delle viti da essi ottenute risultava
infetto, neppure dopo ambientamento e anni di coltura in serra. Risultava anche che la
rigenerazione di embrioni sani avveniva quando parte dei calli era ancora positiva ai saggi
virologici. In un secondo studio è stata valutata in parallelo la distribuzione di GFLV, GLRaV-3 e
GVA in calli embriogenici, mediante ibridazione in situ con sonde oligonucleotidiche marcate con
digossigenina. Mentre per il GFLV dopo 4 mesi di coltura era possibile osservare un mosaico di
cellule infette e di cellule non infette, con forti concentrazioni del virus in alcuni gruppi di cellule
in zone periferiche del callo, GVA e GLRaV-3 erano in genere presenti in poche cellule circondate
da aree di cellule libere da questi virus. Dopo 6 mesi di coltura, calli ed embrioni risultavano
essere liberi dai virus. I risultati ottenuti hanno quindi confermato la diversa capacità da parte dei
virus in esame di diffusione nei calli e comunque l’efficacia di questo metodo di rigenerazione per
l’eliminazione dei virus.
Indubbiamente la rigenerazione per embriogenesi somatica ha grossi vincoli (i tempi lunghi, la
forte dipendenza dal genotipo, la trueness-to-type delle piante rigenerate da accertare) che
ancora non le permettono di affiancarsi alle tecniche tradizionali di risanamento nelle applicazioni
di routine. In compenso presenta, a nostro parere, un grande interesse dal punto di vista
scientifico, mostrando di essere potenzialmente il metodo più efficace per ottenere una vite
totalmente virus-esente; in tal senso, si tenga conto che i saggi virologici riguardano in genere i
virus più importanti, ma la vite è la coltura agraria in cui è stato identificato il più alto numero di
agenti patogeni virali. Speriamo con questa nota di stimolare contributi e un proficuo confronto
su questo argomento nell’ambito del Gruppo di Lavoro SOI “Micropropagazione e tecnologie in
vitro”.
Bibliografia di approfondimento
Goussard, P.G., Wiid, J. & Kasdorf, G.G.F. (1991) The effectiveness of in vitro somatic
embryogenesis in eliminating fanleaf virus and leafroll associated viruses from grapevines.
South African J. Enol. Vitic., 12, 77-81.
Goussard PG, Wiid J (1992) The elimination of fanleaf virus from grapevines using in vitro
somatic embryogenesis combined with heat therapy. South African J. Enol. Vitic. 13: 81-83.
D’Onghia A.M., Carimi F., De Pasquale F., Djelouah K., Martelli G.P. (2001) Elimination of
Citrus psorosis virus by somatic embryogenesis from stigma and style cultures. Plant
Pathology, 50, 266-269.
Ivana Gribaudo
Giorgio Gambino
<[email protected]>
Istituto Virologia
Vegetale-CNR, Unità di
Grugliasco (Torino)
Gambino G., Bondaz J., Gribaudo I. (2006) Detection and elimination of viruses in callus,
somatic embryos and regenerated plantlets of grapevine. Europ. J. Plant Pat. 114: 397-404.
Gribaudo I., Gambino G., Cuozzo D., Mannini F. (2006) Attempts to eliminate Grapevine
rupestris stem pitting-associated virus from grapevine clones. J. Plant Path. 88(3): 293-298.
Gambino G., Di Matteo D., Gribaudo I. (2009) Elimination of Grapevine fanleaf virus from
three Vitis vinifera cultivars by somatic embryogenesis. Europ. J. Plant Pat. 123: 57–60
Newsletter n° 3 – Luglio 2010 - 3
Gruppo di Lavoro
Micropropagazione e
tecnologie in vitro
Conservazione dei semi in azoto liquido (-196°C): un metodo
efficiente di salvaguardia della biodiversità vegetale
I semi delle specie vegetali vengono tradizionalmente conservati in banche del seme, in
camere fredde mantenute alla temperatura, in genere, di –18°/-20°C. In conservazione, la
longevità del seme dipende da fattori intrinseci ed estrinseci e, inoltre, da meccanismi di
protezione e riparazione dai danni eventualmente prodotti dalle basse temperature. A
secondo del comportamento dei semi sottoposti a disidratazione vengono distinti tre gruppi:
semi tolleranti alla disidratazione (semi ortodossi), semi intermedi (semi sub-ortodossi) e
semi sensibili alla disidratazione (non ortodossi o recalcitranti). I semi ortodossi, che vanno
incontro ad una naturale riduzione del contenuto in acqua già sulla pianta madre, possono
essere disidratati fino ad avere un contenuto in acqua anche inferiore al 10%, senza che ne
venga compromessa la vitalità e la germinabilità. La conservazione a bassa temperatura di
questi semi, opportunamente disidratati, può quindi essere protratta per tempi molto lunghi
(anche per decenni). I semi non ortodossi o recalcitranti non entrano in dormienza e sono
metabolicamente pronti a geminare quando ancora sulla pianta madre; quindi, a differenza
dei semi ortodossi, non vanno incontro ad una naturale disidratazione prima della
maturazione. Per la conservazione, i semi non ortodossi devono essere raccolti ad un ben
preciso stadio di maturità, spesso di breve o brevissima durata. I tempi di conservazione
sono comunque sempre molto limitati, in quanto questi semi hanno, a maturità, un contenuto
in acqua che oscilla fra valori del 35% e del 90%, sono molto sensibili alla disidratazione
artificiale e perdono facilmente la loro vitalità già quando il contenuto in acqua scende sotto il
30%.
Per quanto sopra, la crioconservazione di semi interi o embrioni escissi rappresenta un
valido strumento per la conservazione a lungo termine del germoplasma di specie a
propagazione gamica, caratterizzate da semi sub- o non-ortodossi. La crioconservazione
permette di conservare il materiale vegetale in condizioni di temperatura ultra-bassa per
tempi illimitati. La conservazione viene effettuata con organi e tessuti vegetali immersi in
azoto liquido, cioè alla temperatura di -196°C, oppure mantenuti nei suoi vapori, a circa
-160°C. A queste temperature non si ha alcuna attività biochimica cellulare e, di
conseguenza, è bloccata la crescita biologica e lo sviluppo degli organi o tessuti, senza che ne
sia compromessa la sopravvivenza. I semi, prima dell’immersione in azoto liquido, devono
essere opportunamente ridotti nel loro contenuto in acqua a valori, in genere, inferiori al
25%. La disidratazione viene condotta mediante esposizione dei semi per tempi definiti sotto
il flusso d’aria sterile di una cappa a flusso laminare, oppure in contenitori ermeticamente
chiusi, contenenti gel di silice o una soluzione acquosa satura di un sale potassico (acetato,
idrossido o carbonato di potassio). La conservazione in azoto liquido si opera ponendo i semi
in crioprovette da 2 cc (cryovials) che vengono, a loro volta, inserite in scatole di plastica da
criogenia (cryoboxes). Le scatole vengono quindi impilate all’interno di appositi contenitori
per azoto liquido. Dopo il recupero dall’azoto liquido e lo scongelamento in bagno
termostatato, i semi sono posti a germinare in vitro. In questa fase, la coltura in vitro svolge
un importante ruolo, in quanto la scelta del substrato più idoneo e l’applicazione di opportune
condizioni di coltura (temperatura, illuminazione e fotoperiodo) possono favorire la
germinazione dei semi sopravvissuti alla crioconservazione e il primo sviluppo dei semenzali.
E’ da rilevare che la crioconservazione dei semi si presta, oltre che alla conservazione di
specie a propagazione gamica, anche alla conservazione clonale di specie da frutto
caratterizzate dalla contemporanea presenza nel seme dell’embrione zigotico e di embrioni
nucellari. E’ questo il caso del genere Citrus, all’interno del quale si annoverano molte specie
poliembrioniche. In tal senso, una recente applicazione della crioconservazione ha riguardato
lo studio condotto dal CNR-IVALSA di Sesto Fiorentino (Firenze) su un’antica collezione
Medicea di agrumi, svolto in collaborazione con la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio
Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Firenze.
Newsletter n° 3 – Luglio 2010 - 4
Gruppo di Lavoro
Micropropagazione e
tecnologie in vitro
Lo studio ha permesso di sviluppare un’idonea procedura di crioconservazione per
numerose accessioni della collezione di Citrus della Villa Medicea di Castello in Firenze. La
collezione, iniziata da Cosimo I° de’ Medici nel XVI° secolo, comprende oltre 600 accessioni di
elevato valore storico, la maggior parte delle quali mantenute in grandi conche di terracotta.
Il progetto, sviluppato grazie anche ad un finanziamento dell’Ente Cassa di Risparmio di
Firenze, si basa sulla determinazione, per ogni accessione, del contenuto in acqua del seme
più appropriato a garantirne il mantenimento della germinabilità durante l’immersione diretta
e la conservazione in azoto liquido. I semi, subito dopo il prelievo, sono privati del tegumento
esterno e decontaminati mediante immersione in etanolo (al 70%, v/v in acqua) per 5 minuti,
successivo trattamento in ipoclorito di sodio (al 2%, peso/v in acqua) per 15 minuti e
lavaggio finale con acqua sterile. Il seme originariamente ha un contenuto in acqua del 4050%, a seconda delle accessioni. Viene pertanto disidratato ponendolo sotto flusso d’aria
sterile, fino a portarlo ad un contenuto in acqua inferiore al 25%, e successivamente immerso
direttamente in azoto liquido all’interno di cryovials. Dopo scongelamento, la germinabilità è
valutata ponendo i semi in scatole Petri contenenti substrato MS, addizionato di 146 mM di
saccarosio e 0.5 g/l di estratto di malto, a pH 5.7. I semi sono poi mantenuti a 26±1°C e in
oscurità per una settimana e successivamente trasferiti in fotoperiodo 16h (40 µmol m-2 s-1).
Trascorsi 21 giorni, si provvede a trasferire le plantule in contenitori di plastica da 80 cc.
Ad oggi, il progetto ha permesso di sviluppare un idoneo protocollo di disidratazione e
immersione diretta in azoto liquido per 14 antiche accessioni, provenienti da 9 specie di
Citrus e da un ibrido; per 11 di queste è stata ottenuta una germinabilità superiore al 75%
dopo recupero dall’azoto liquido. Obiettivo primario del progetto è la duplicazione in
criobanca della collezione di agrumi Medicea, primo esempio applicativo in Italia di
crioconservazione di semi. Oltre gli agrumi, presso il CNR-IVALSA è stata in questi anni
oggetto di indagine anche la conservazione in azoto liquido del seme di Pistacia spp. e di
embrioni escissi di arachide (Arachis hypogaea). Sono inoltre in corso prove sperimentali di
crioconservazione di semi di specie forestali (Fagus sylvatica, Abies alba, Pinus cembra,
Prunus avium), in collaborazione con Centro Nazionale Biodiversità Forestale di Peri (Verona).
La principale criobanca del seme è oggi presso il National Center for Genetic Resources
Preservation (NCGRP) di Fort Collins, Colorado, ove sono conservati a -18°C e in
crioconservazione semi di oltre 750.000 specie vegetali.
Per maggiori dettagli ed informazioni sulla crioconservazione di semi, organi e tessuti
vegetali, nonché per una aggiornata bibliografia sull’argomento, si può consultare:
Lambardi e De Carlo, 2009. Tecniche ed applicazioni della criogenia alla
conservazione ed al risanamento di germoplasma vegetale. Italus Hortus, 16 (1):
79-98.
Anna De Carlo
<[email protected]>
CNR-IVALSA,
Sesto Fiorentino (FI)
Semenzali di Citrus sviluppati da semi
crioconservati della collezione della Villa
Medicea di Castello (Firenze). a, C. aurantium
‘Virgatum’; b, C. limon ‘Foliis variegatis’; c, C.
medica; d, C. sinensis ‘Oblongus’.
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Micropropagazione e
tecnologie in vitro
Laboratori di Ricerca e Commerciali
Segnalate le attività del vostro laboratorio in max 500 parole e 1-2 immagini a:
<[email protected]>
Il Laboratorio di Micropropagazione del Centro
Sperimentale Ortofloricolo “Po di Tramontana”
di Rosolina (Rovigo)
Il Laboratorio di Micropropagazione del Centro
Sperimentale “Po di Tramontana” è stato costituito
nel 1988 per l’introduzione e la propagazione in
vitro di materiale selezionato del comparto
ortoflorofrutticolo, adempiendo in questo ad uno dei
compiti propri di Veneto Agricoltura a favore del
territorio.
Specie orticole
Tra le numerose ricerche scientifico-applicative svolte dal Laboratorio nell’arco di oltre un
ventennio è senz’altro da segnalare l’attività condotta nel settore orticolo, con particolare
riguardo a radicchio del Veneto, ad aglio polesano e a carciofo ‘Violetto di Chioggia’ e ‘Violetto di
S. Erasmo’. Per quanto riguarda il radicchio, il Laboratorio ha svolto una intensa attività di
moltiplicazione, produzione e conservazione in vitro delle migliori linee di varie tipologie del
Veneto, quali ‘Rosso di Chioggia’, ‘Precoce di Treviso’, ‘Tardivo di Treviso’, ‘Verona’ e
‘Castelfranco’. Per l’aglio polesano sono stati sviluppati efficienti protocolli di micropropagazione e
risanamento dal patogeno di qualità OYDV (Onion Yellow Dwarf Virus); questa attività ha
permesso di iscrivere alle liste del Ministero due linee selezionate di aglio bianco polesano e di
costituire un primo nucleo pre-base presso il Centro stesso, a disposizione dei produttori
consorziati per la produzione massale. Sul germoplasma Veneto di carciofo sono al momento in
corso prove di conservazione in vitro in crescita rallentata.
Specie ornamentali
Di noteole interesse anche l’attività svolta presso il Laboratorio nell’ambito delle specie
ornamentali. Si segnala in particolare il risanamento da patogeni di qualità, mediante
termoterapia in vitro e coltura di apice meristematico, e la micropropagazione di materiale prebase di crisantemo e rosa. Il lavoro di selezione in vitro svolto in crisantemo ha portato, tra
l’altro, alla realizzazione di due brevetti europei.
Specie da frutto
Per quanto concerne i fruttiferi, il Laboratorio possiede una
collezione in vitro di piante indicatrici, a disposizione del Centro
“Pradon” di Veneto Agricoltura di Porto Tolle (RO) per l’uso in
saggi biologici specifici; inoltre, in collaborazione con il
Dipartimeno di Colture Arboree dell’Università degli Studi di
Bologna, sono stati selezionati portinnesti di pero, dei quali uno
oggetto di brevettazione (‘Fox 9’).
Conservazione in vitro e crioconservazione
Da diversi anni il Laboratorio svolge, in collaborazione con il
CNR-IVALSA di Sesto Fiorentino (FI), un’intensa attività sulla
conservazione in vitro e crioconservazione (in azoto liqido) di
germoplasma orticolo e frutticolo. In particolare, sono state
sviluppate e ottimizzate procedure di crioconservazione
mediante vitrificazione di apici vegetativi di radicchio, aglio, melo
Una cella climatica del
laboratorio
Newsletter n° 3 – Luglio 2010 - 6
Gruppo di Lavoro
Micropropagazione e
tecnologie in vitro
e pero. Inoltre, in collaborazione anche con il Centro “Pradon”, è allo studio una procedura
molto innovativa di conservazione del germoplasma di melo e ciliegio mediante disidratazione
e conservazione in azoto liquido di gemme dormienti, prelevate direttamente da piante in
campo durante la stagione invernale. Proprio nell’ambito della crioconservazione, a seguito
degli importanti risultati recentemente ottenuti, è allo studio un progetto per la realizzazione
presso Veneto Agricoltura della prima “Criobanca vegetale” italiana.
Lo scrivente, Responsabile dal 1991 del Laboratorio di Micropropagazione del Centro “Po di
Tramontana”, si avvale della collaborazione del Tecnico di laboratorio, Sig. Francesco Da Re,
e di due operatrici per i trasferimenti sotto cappa, Sig.re Corradin Stefania e Sartore
Maristella.
Alberto Previati, Responsabile del Laboratorio
<[email protected]>
Poster presentato al Convegno conclusivo del
Progetto MiPAF “Il Carciofo: dal laboratorio al
mercato”. CRA, Roma, 19-21 aprile 2006.
Poster presentato al “5th International
Conference on Propagation of Ornamental
Plants”. Sofia (Bulgaria), 5-8 settembre 2007.
Newsletter n° 3 – Luglio 2010 - 7
Gruppo di Lavoro
Micropropagazione e
tecnologie in vitro
Laboratori di ricerca e sperimentazione del Centro Nazionale per lo
Studio e la Conservazione della Biodiversità Forestale (C.N.B.F.) del
Corpo Forestale dello Stato - Ufficio Territoriale per la Biodiversità di
Pieve S. Stefano (AR)
Il Centro Nazionale per lo Studio e la Conservazione
della Biodiversità Forestale è un centro di ricerca del
Corpo Forestale dello Stato, istituito con D. L.vo n.
227 del 18.05.2001 ai fini della salvaguardia
dell'ambiente e della biodiversità forestale. I
laboratori di ricerca del C.N.B.F. del Corpo Forestale
dello Stato hanno sede in Pieve S. Stefano (AR),
presso le strutture dell’Ufficio Territoriale per la
Biodiversità del Corpo Forestale dello Stato. Nati per
finalità di analisi delle sementi e per il miglioramento
genetico
delle
specie
forestali,
i
laboratori
promuovono ricerche finalizzate alla conservazione ex
situ di specie di interesse della flora italiana. Il
C.N.B.F. è dotato inoltre di un vivaio forestale della
superficie di 17 ha, dotato di serre e tunnel, e di uno stabilimento per la lavorazione e
conservazione delle sementi.
Laboratorio di micropropagazione
Il laboratorio per colture in vitro è stato realizzato nel 1988 per finalità di miglioramento genetico.
Localizzato in un edificio appositamente costruito in funzione delle necessità logistiche del
laboratorio, al suo interno sono presenti due camere di crescita per un volume totale di circa 50
m3, una camera sterile con due cappe a flusso laminare orizzontale e le apparecchiature
necessarie per la preparazione e conservazione dei substrati di coltura. Nato per incrementare le
conoscenze e per l’elaborazione di protocolli di micropropagazione di specie del settore forestale,
si è inizialmente orientato alla produzioni di cloni di Prunus avium L. per arboricoltura da legno,
ottenendo materiale che è stato utilizzato per l’impianto di arboreti oligoclonali, tra i quali quello
di S. Michele di Alife (CE). Attualmente sono allo studio protocolli di moltiplicazione di esemplari
monumentali e di interesse storico, come la Sequoia sempervirens (Lamb.) Endl. del parco di
Sammezzano (FI), e di specie ad areale ridotto, come il Pinus leucodermis del Monte Pollino (CS).
Laboratorio di analisi delle sementi forestali
Presso lo Stabilimento Semi si effettuano le analisi delle partite di sementi lavorate per la
determinazione delle caratteristiche fisico-biologiche, secondo i Metodi Ufficiali di analisi per le
sementi ai sensi del D.M. 22.12.1992. Sono in corso inoltre ricerche ai fini dell’individuazione di
protocolli di germinazione di semi di specie rare, endemiche e minacciate (Gentiana
pneumonanthe L. subsp. pneumonanthe, Genista pulchella Vis. subsp. aquilana, Pinguicula
vulgaris L. subsp. vestina, Astragalus aquilanus Anzal., Goniolimon italicum Tammaro, Succisa
pratensis Moench.). Sono inoltre effettuate attività di raccolta di semi di specie ad areale ridotto o
sporadico (Ribes petraeum Wulfen, Ribes alpinum L., Ribes multiflorum Kit., Ribes uva crispa L.,
Ephedra nebrodensis Tineo ex Guss., Frangula alnus Mill., Juniperus sabina L., Amelanchier ovalis
Medic., Arctostaphilos uva-ursi (L.) Sprengel, ecc.) sulle quali sono in corso studi sulle modalità di
rimozione della dormienza.
L’Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Pieve S. Stefano offre la possibilità alle Università che ne
facciano richiesta di effettuare tesi di laurea, di dottorato e tirocini formativi presso i laboratori di
ricerca e le altre strutture del C.N.B.F. Informazioni su strutture e attività del Centro Nazionale
per lo Studio e la Conservazione della Biodiversità Forestale di Pieve S. Stefano sono disponibili
sul sito del Corpo Forestale dello Stato (www.corpoforestale.it) alla voce “Centri di ricerca”.
Comm. Capo Biondini Dr. Silvia, <[email protected]>
Ass. Capo Betti Adriano, <[email protected]>
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Gruppo di Lavoro
Micropropagazione e
tecnologie in vitro
Il Laboratorio Commerciale di Micropropagazione
di Claudio Depaoli, via Fontanele 1, Taio (TN)
Il laboratorio di miropropagazione di
Caludio Depaoli nasce dalla grande
passione del titolare per questa tecnica
e risale agli anni ‘80. Attualmente il
laboratorio è posto su una superficie di
circa 200 m2 e dispone di 6 posti cappa
e di un locale termostatato per la
crescita delle piante con uno sviluppo di
circa 100 m2 di bancali; può contare
all’interno del’azienda su serre-tunnel
per il successivo ambientamento e
crescita delle plantule micropropagate,
con una potenzialità produttiva di circa
500.000 piante/anno. Nel corso degli
anni si è operato prevalentemente con
La stanza delle cappe a flusso laminare
portinnesti di drupacee e pomacee e
con piccoli frutti; attualmente la maggior parte del lavoro è rivolto alla produzione di piante di
kiwi. Il laboratorio ha inoltre rapporti di collaborazione con aziende vivaistiche e istituti di
ricerca; tra questi si segnala la collaborazione, instaurata da diversi anni, con l’Istituto Agrario
di S. Michele all’Adige relativamente alla moltiplicazione di piante interessanti ai fini della
sperimentazione in campo, quali portinnesti del melo apomittici o selezionati per fattori
agronomici o di resistenza a malattie.
Recentemente è in corso un’attenta valutazione dei fattori limitanti la sopravvivenza economica
di un laboratorio di modeste dimensioni, quali l’alta incidenza del costo della manodopera e il
passaggio dal vitro al vivo, spesso difficoltoso fino al punto di poter pregiudicare per alcune
specie i risultati della fase di moltiplicazione e, di conseguenza, il vantaggio economico della
produzione. Il modo di operare del laboratorio si è pertanto indirizzato:
- nell’utilizzo, accanto alla coltura in agar, della coltura liquida (Temporary Immersion System)
per la fase di messa in coltura e di moltiplicazione, con conseguente maggior tasso di
proliferazione e riduzione di fisiopatie quali la vitrescenza e la necrosi dell’apice;
- nel fare radicazione-ambientamento direttamente in serra su substrati inerti o su torba, con
materiale precondizionato nelle fasi precedenti di laboratorio; questa fase di radicazioneambientamento è gia applicata per la moltiplicazione di kiwi e piccoli frutti, mentre risulta
promettente anche per l’applicazione a portainnesti di drupacee e pomacee, nonché a varie
piante ornamentali.
Claudio Depaoli
<[email protected]>
Lo scrivente sente il dovere di esprimere tutta
la sua gratitudine al Dr. Alberto Previati,
profondo conoscitore delle tecniche di coltura
in vitro e da anni continua occasione di
confronto e di stimolo.
Una tunnel di ambientamento piante
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Micropropagazione e
tecnologie in vitro
Convegni, Congressi & Simposi
La micropropagazione alle
IX GIORNATE SCIENTIFICHE SOI
Firenze, 10-12 marzo 2010
Le IX Giornate Scientifiche SOI si sono svolte a Firenze dal 10 al 12 marzo, nel bellissimo
contesto del Palazzo dei Congressi, registrando anche questa volta un grande successo
organizzativo e di partecipazione. Relativamente alla micropropagazione e alla coltura in vitro,
si è notato un numero più contenuto di presentazioni rispetto alle precedenti edizioni, aspetto
questo peraltro ampiamente compensato dallo svolgimento di un interessante Workshop
sull’argomento. Il Workshop 5 “IL supporto della ricerca alla propagazione in vitro di
qualità”, infatti, organizzato nell’ambito di questo Gruppo di Lavoro, ha ancora una volta
dimostrato, con l’ampia partecipazione registrata, l’utilità del confronto tra ricercatori, studiosi
e addetti del settore. I lavori del Workshop sono stati introdotti da due relazioni ad invito,
delle quali si riportano brevi riassunti. Nella prima lettura, Margherita Beruto, Direttrice
dell’Istituto Regionale per la Floricoltura di Sanremo, ha sinteticamente ripercorso 25 anni di
storia della micopropagazione, evidenziandone i grandi progressi compiuti in termini sia di
innovazione tecnologica, sia di offerta di specie “convertite” alla propagazione in vitro. Ma ha
ribadito, al tempo stesso, l’assoluta necessità di proseguire nel promuovere lo sviluppo della
ricerca di settore. Nella seconda lettura, Rosario Muleo dell’Università degli Studi della
Tuscia ha affrontato il problema della possibile instabilità genetica del materiale proveniente
da propagazione in vitro. Muleo, dopo aver descritto brevemente i molteplici test molecolari
oggi a disposizione dello sperimentatore, ha proposto un’interpretazione critica su come l’uso
combinato di più tecniche, esploranti regioni diverse del DNA, possano incrementarne il livello
di attendibilità in termini di valutazione della stabilità genetica. L’interesse suscitato da questa
presentazione ha fatto emergere la necessità di un ulteriore approfondimento dell’argomento,
anche attraverso uno specifico incontro che potrebbe essere sviluppato nell’ambito del
Gruppo di Lavoro. Il Workshop si è concluso con la presentazione di due futuri appuntamenti,
patrocinati dalla SOI e che vedono coinvolto il Gruppo di Lavoro nell’organizzazione: il
Workshop “La coltura in vitro applicata alla conservazione e alla valorizzazione della
biodiversità“ che si terrà a L’Aquila il 30 settembre-1 ottobre 2010 presso
l’Auditorium Sericchi, con organizzazione di Loretta Pace e Laura Spanò dell’Università degli
Studi dell’Aquila, e il “2° Convegno Nazionale di Micropropagazione” che sarà
organizzato nell’autunno 2011 dal CRA-Unità di Ricerca per la Floricoltura e le Specie
Ornamentali di Sanremo, con Barbara Ruffoni in veste di convenor. Di tali iniziative si da’
informazione anche in questa Newsletter.
Si segnalano inoltre i contributi sulla coltura in vitro presentati durante le Giornate,
rimandando per informazioni dettagliate agli Autori corrispondenti, dei quali si fornisce
indirizzo email.
Benelli C., De Carlo A., Previati A., Roncasaglia R. - Recenti acquisizione sulla conservazione
in vitro in crescita rellantata (presentazione orale). <[email protected]>
Campanelli A., Ruta C., Calabrese N., Morone-Fortunato I. - Selezione in vitro di ibridi di
carciofo tolleranti lo stress salino (poster). <[email protected]>
Di Silvestro D., Basile A., Marino G., Gaggia F., Fedi S., Romussi G., Savona M., Pistelli L.,
Ruffoni B. - Analisi e trattamento delle contaminazioni batteriche durante la
micropropagazione di specie ornamentali (poster). <[email protected]>
Newsletter n° 3 – Luglio 2010 - 10
Gruppo di Lavoro
Micropropagazione e
tecnologie in vitro
Sacco E., Mascarello C., Cassetti A., Ruffoni B. - Relazione tra la qualità delle radicazione in
vitro e l’ambientamento in serra di specie mediterranee (poster). <[email protected]>
Airò M., Aprile S., Giovino A., Farruggia G., Zizzo G.V. - Studi preliminari sull’introduzione in
vitro di ginestre siciliane (poster). <[email protected]>
Antonetti M., Teani A., Burchi G. - Protocolli per la micropropagazione su larga scala di nuove
costituzioni di Limonium Miller (poster). <[email protected]>
Palma D., Girolomini L., Pandolfini T., Navacchi O., Mezzetti B. - Trasformazione genetica di
Vitis vinifera L. vc. ‘Vitroblack’ per lo studio di geni coinvolti nello sviluppo del frutto (poster).
<[email protected]>
Magnani S., Gargaro A., Maltoni M.L., Palombi M.A., Andreotti C. - Progetto BIO.GENE:
impiego del modello di innesto in vitro per l’analisi degli eventi biochimici e molecolari
caratterizzanti il rapporto tra i bionti di pero (poster). <[email protected]>
Gargaro A., Frattarelli A., Monticelli S., Damiano C., Palombi M.A. - Monitoraggio della
variabilità somaclonale in diverse specie di Prunus micropropagati (poster).
<[email protected]>
Micheli M., Gardi T., Locci L., Standardi A. - Studi preliminari sull’impiego della tecnologia
dell’incapsulamento per la conservazione ex situ di alberi di interesse storico (poster).
<[email protected]>
Caboni E., Frattarelli A., Condello E., Arias M., Damiano C. - Crioconservazione di fruttiferi
mediante incapsulazione-disidratazione presso il CRA – Centro di Ricerca per la Frutticoltura
(poster). <[email protected]>
Maurizio Lambardi, <[email protected]>
***************************************
GIORNATA DIMOSTRATIVA
del sistema di pastorizzazione dei substrati
ENBIOJET COMPACT FLOW PASTEURIZER
Martorano di Cesena (FC), 21 maggio 2010
La Giornata Dimostrativa ENBIOJET, organizzata nell’ambito del
Gruppo di Lavoro il 21 maggio 2010 presso i Vivai Piante
Battistini di Martorano di Cesena, è solo la più recente
occasione nel segno della continuità dell'Azienda ad ospitare
eventi e manifestazioni di interesse per il settore delle colture
in vitro. La novità di questa giornata, assimilabile ad un "porte
aperte" rivolto a ricercatori ed operatori in micropropagazione,
ha riguardato un’apparecchiatura, l’Enbiojet Compact Flow
Pasteurizer, proposto dalla giovane ditta polacca Enbio
Technology (www.enbiotechnology.com), molto interessan
te per il modo di sterilizzare il substrato di coltura sfruttando
l'energia delle microonde. Nelle due sessioni della Giornata, il
capo-progetto Enbiojet, Marek Krajczynski, e la responsabile
commerciale e del marketing, Katarzyna Bednarczyk, hanno
brillantemente intrattenuto e mostrato l'operatività del
pastorizzatore Enbiojet e del sistema di riempimento del
substrato in ambiente sterile, sotto cappa a flusso laminare. La
Giornata ha registrato un grande successo di partecipanti (oltre
40) che hanno espresso il loro apprezzamento per questo tipo
di iniziative. La descrizione di Enbiojet è sulla Newsletter n° 2.
Romano Roncasaglia, <[email protected])
Newsletter n° 3 – Luglio 2010 - 11
Gruppo di Lavoro
Micropropagazione e
tecnologie in vitro
La coltura in vitro al Convegno di chiusura del
Progetto Nazionale di Ricerca VIVAFLOR
“Individuazione, caratterizzazione e valorizzazione di
specie dotate di caratteristiche mediterranee”
Pescia (PT), 10 giugno 2010
Si è svolto il 10 giugno 2010 a Pescia (PT), nell’accogliente sala “Moreno Bambi” del CRA-VIV
(Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura-Unità di ricerca per il vivaismo e
la gestione del verde ambientale ed ornamentale), il Convegno di chiusura del progetto
VIVAFLOR, organizzato dal Coordinatore del progetto Antonio Mercuri del CRA-FSO
(Unità di ricerca per la floricoltura e le specie ornamentali), in collaborazione con il direttore
della sede ospitante Antonio Grassotti. Il progetto, finanziato dal Ministero per le Politiche
Agricole, Alimentari e Forestali con un Decreto Ministeriale del 2006, nasce da un’idea di Tito
Schiva, ex-Direttore del CRA-FSO e ha coinvolto 11 Unità Operative afferenti a Unità di
Ricerca del CRA (CRA-FSO, CRA-VIV, CRA-SFM), a Università degli Studi (Napoli e Catania) e
all’Istituto Regionale per la Floricoltura (IRF). Tredici presentazioni orali e vari poster hanno
evidenziato il lavoro svolto nell’ambito delle 4 tematiche del progetto: linea a, “Individuazione
e valutazione di germoplasma adatto alle condizioni pedoclimatiche italiane”; linea b,
“Miglioramento genetico di germoplasma selezionato, attraverso tecniche già note o da
mettere a punto in funzione del materiale oggetto di studio”; linea c, “Valorizzazione delle
specie mediterranee attraverso l’individuazione di tecniche colturali e prove di conservazione
più adatte alle specie in esame”; linea d, “Messa a punto di sistemi di certificazione della
qualità del materiale propagato di nuovo ottenimento”. I risultati ottenuti sono stati
accuratamente raccolti dal Coordinatore in un volumetto riassuntivo; ai numerosi partecipanti
al convegno è stato anche consegnato il coloratissimo libro “Le campanule mediterranee”
di Carla Dalla Guda e Enrico Farina, ACE International, prodotto divulgativo del lavoro di
ricerca “Valutazione agronomica di germoplasma selezionato di alcune specie di Campanula”.
Due ricerche, “Introduzione e propagazione in vitro di Bouganvillea spp.” (Gianvito Zizzo) e
“Miglioramento genetico di Sterlitzia reginae attraverso interventi di mutagenesi e messa a
punto di metodi efficienti di micropropagazione di genotipi superiori” (Paolo Chiaiese),
hanno messo in evidenza i limiti della coltura in vitro applicata a specie recalcitranti, per le
quali è molto difficile trovare un protocollo di micropropagazione efficiente che tenga conto
dell’estrema variabilità delle cultivar esistenti negli ibridi di Buganvillea e della presenza di
endosimbionti e di fenomeni di imbrunimento nei tessuti di Sterlitzia reginae. Solo da gemme
preformate dell’apice vegetativo, coltivate su un substrato contenete thidiazuron (5mM) per
sette giorni, è stato possibile indurre la formazione di gemme multiple e micropropagare i
germogli di sterlizia in assenza di fitoregolatori. La coltura in vitro in substrato liquido in
immersione temporanea è risultata essere un sistema particolarmente efficace per la rapida
proliferazione di cormi di gladiolo e di germogli di Zantedeschia aetiopica ed è proposta come
valida alternativa alla coltivazione in mezzo agarizzato nella ricerca “Propagazione di specie
mediterranee ornamentali mediante tecniche innovative” (Barbara Ruffoni). La coltura in
vitro di cultivar commerciali di peonie erbacee, finalizzata ad una produzione massale e ad
un’estensione a livello industriale, è proposta come alternativa alla propagazione
convenzionale della specie nella ricerca “Valorizzazione attraverso l’utilizzo della tecnica di
micropropagazione di selezioni di peonia erbacea (Paeonia spp.) adatte alle condizioni
climatiche mediterranee” (Paolo Curir). L’approccio in vitro è presente come supporto al
breeding anche nella tematica di miglioramento genetico: nella scheda “Induzione di
variabilità somaclonale in piante ornamentali, la Passiflora” come strumento per indurre
variabilità genetica in specie ed ibridi di passiflore (Laura De Benedetti), nella scheda
“Miglioramento genetico e valorizzazione di Limonium spp.” per la conservazione della
biodiversità di una specie endemica rara di Limonium (Federica Nicoletti) e, infine, nella
Newsletter n° 3 – Luglio 2010 - 12
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tecnologie in vitro
scheda “Miglioramento genetico di specie adatte all’ambiente mediterraneo: Anemone ed
Osteospermum” per l’ottenimento di piante androgenetiche di Anemone coronaria da coltura
di antere su terreno a doppio strato, da utilizzare in vivo per la produzione di ibridi F1
(Andrea Allavena). La ricerca della linea d “Messa a punto di tecniche molecolari per
l’identificazione precoce di virosi e risanamento del materiale propagato di nuovo ottenimento
in Lilium per il ripristino della qualità del fiore” ha utilizzato l’introduzione in vitro di meristemi
di cloni ibridi asiatici di Lilium, la termoterapia ed un secondo prelievo del meristema come
strumenti validi per il risanamento dai virus CMV e LSV (Beatrice Nesi). La qualità del
materiale micropropagato è stata oggetto di studio delle ricerche “La qualità fisiologica nel
materiale micropropagato integrata negli schemi di produzione industriale: il caso del
ranuncolo” (Margherita Beruto e Simona Rinino) e “Messa a punto di sistemi di controllo
della qualità del materiale propagato in specie ornamentali” (Annalisa Giovannini). I relatori
hanno illustrato il successo commerciale della micropropagazione di nuovi cloni di ranuncolo,
la cui produzione industriale ha raggiunto nel 2009 un milione di piante, e come contenere il
fenomeno della fioritura in vitro, una problematica che può fortemente influenzare la qualità
del materiale microprogatato. L’aumento del contenuto di sali minerali, una riduzione del
contenuto di saccarosio e l’aggiunta del fitoregolatore GA3 nel substrato di coltura riducono la
percentuale di induzione a fiore nel clone commerciale “Minou” che presenta una forte
attitudine alla fioritura. L’induzione dell’alterazione fenotipica dei germogli definita “bushy”,
osservata nella micropropagazione massale della varietà commerciale di Gerbera jamesonii
“Elide”, è stata contrastata con l’aggiunta del prodotto Imazalil al substrato di coltura.
Utilizzando l’innovativa tecnica M-SAP (Methylation-Sensitive Amplification Polymorphism
assay) con primers fluorescenti è stato possibile associare il fenotipo “bushy” ad una
maggiore percentuale di metilazione del DNA genomico totale. Dopo ogni relazione ha fatto
seguito un breve dibattito con i partecipanti al Convegno, oltre cinquanta persone fra le quali
ricercatori, floricoltori, vivaisti ed operatori del settore, tutti molto interessati ai risultati
ottenuti dal progetto. Si evince quindi come siano importanti ricerche volte a migliorare le
tecniche e la qualità del materiale di propagazione a livello fitopatologico, fisiologico, genetico
ed epigenetico, per immettere dei prodotti sempre più innovativi e competitivi nel mercato
globale. La coltura in vitro è quindi stata la “parola chiave” di questo progetto, presente
trasversalmente in tutte le linee di ricerca, come ha sottolineato Paolo Ranalli, Capo ad
interim del Dipartimento di Biologia e di Produzioni Vegetali del CRA, nel suo
commento finale a conclusione del Convegno VIVAFLOR.
Annalisa Giovannini, <[email protected]>
Barbara Ruffoni, <[email protected]>
Il Coordinatore del Progetto
VIVAFLOR, Antonio Mercuri
La sala del Convegno
Newsletter n° 3 – Luglio 2010 - 13
Gruppo di Lavoro
Micropropagazione e
tecnologie in vitro
Prossimi appuntamenti del Gruppo di Lavoro
Newsletter n° 3 – Luglio 2010 - 14
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Micropropagazione e
tecnologie in vitro
PROGRAMMA PROVVISORIO
30 settembre
ore 14.00
ore 14.30
ore 15.00
Registrazione partecipanti - Affissione posters
Apertura del Workshop - Indirizzi di saluto
Lettura ad invito
Sabrina SABATINI, Università della Sapienza, Roma
(titolo della presentazione da definire)
ore
ore
ore
ore
ore
ore
15.30
16.30
17.00
17.30
18.30
20.30
Comunicazioni orali
Coffee break
Comunicazioni degli sponsor
Comunicazioni orali
Visita guidata alla zona rossa della città
Cena sociale
1 ottobre
ore
9.00
Lettura ad invito
Fiorella LO SCHIAVO, Università degli Studi di Padova
"Senescenza e morte programmata in colture cellulari vegetali"
ore 9.30
ore 10.30
ore 11.30
ore 12.30
ore 13.30
Comunicazioni orali
Coffee break - Visione poster
Comunicazioni orali
Discussione finale
Comunicazioni del Gruppo di Lavoro SOI
Chiusura del Workshop
Organizzazione
Loretta Pace, Dip. di Scienze Ambientali, Università degli Studi dell’Aquila
Laura Spanò, Dip. di Biologia di Base ed Applicata, Università degli Studi dell’Aquila
Paolo Fasciani, Dip. di Scienze Ambientali, Università degli Studi dell’Aquila
Comitato Scientifico
Maurizio Lambardi, CNR-IVALSA, Coord. GdL SOI ‘Micropropagazione e tecnologie in vitro’
Giordana Marcozzi, Dip. di Biologia di Base ed Applicata, Università degli Studi dell’Aquila
Loretta Pace, Dipartimento di Scienze Ambientali, Università degli Studi dell’Aquila
Luca Sebastiani, BioLabs - Scuola Superiore S.Anna di Studi Universitari e di Perfez., Pisa
Laura Spanò, Dip. di Biologia di Base ed Applicata, Università degli Studi dell’Aquila
Andrea Tartarini, Dip. di Biologia di Base e Applicata, Università degli Studi dell’Aquila
Per richiedere la scheda di iscrizione rivolgersi all Segreteria del Workshop:
Università degli Studi dell’Aquila – Dipartimento di Scienze Ambientali
Via Vetoio, località Coppito, 67100 L’Aquila
Tel.: 0862 433212-433247 - Fax 0862 433205 - Email: [email protected]
Per informazioni sul programma scientifico:
Dr.ssa Loretta Pace, tel.: 0862 433212 - Email: [email protected]
Prof.ssa Laura Spanò, tel.: 0862 433263 - Email: [email protected]
Newsletter n° 3 – Luglio 2010 - 15
Gruppo di Lavoro
Micropropagazione e
tecnologie in vitro
Save the date!
II° Convegno Nazionale
sulla Micropropagazione
Sanremo (IM), 7-9 novembre 2011
Organizzato dal CRA-FSO, Unità di Ricerca per la Floricoltura e le Specie
Ornamentali, nell’ambito delle attività del Gruppo di Lavoro SOI
“Micropropagazione e tecnologie in vitro”
Comitato organizzatore
Barbara Ruffoni, <[email protected]>
Annalisa Giovannini, <[email protected]>
Antonio Mercuri, <[email protected]>
Andrea Allavena, <[email protected]>
Maurizio Lambardi, <[email protected]>
Possibili argomenti di interesse:
Tecnologie di automazione
Rigenerazione ed embriogenesi
Qualità del materiale micropropagato
Le colture in vitro a supporto del miglioramento genetico e della
conservazione del germoplasma
Metaboliti secondari
Visto che siamo un Gruppo di Lavoro e che il Convegno è un nostro strumento di
aggiornamento e confronto, invitiamo colleghi e operatori del settore a
mandarci suggerimenti e indicazioni sugli argomenti che si ritiene importante
trattare, al fine di rendere questo momento di confronto sulla coltura in vitro il
più possibile utile ed interessante. Le proposte saranno raccolte e
attentamente valutate prima di definire il programma definitivo del Convegno.
Inviate i vostri suggerimenti scrivendo a:
Barbara Ruffoni, <[email protected]> - <[email protected]>
oppure alla email del Gruppo di Lavoro <[email protected]>
Newsletter n° 3 – Luglio 2010 - 16
Gruppo di Lavoro
Micropropagazione e
tecnologie in vitro
Novità
Novità Editoriali
Questa rubrica riporta le novità editoriali (articoli di riviste, libri, note tecniche) di
interesse per il settore della micopropagazione e delle tecnologie in vitro. Inviate le
vostre segnalazioni a <[email protected]>.
PROTOCOLS FOR IN VITRO PROPAGATION OF
ORNAMENTAL PLANTS
S. Mohan Jain and Sergio J. Ochatt (eds). Methods in
Molecular Biology™. 400 pagine, Hardcover, 2010.
Springer-Humana Press, New York-DordrechtHeidelberg-London. ISBN: 978-1-60327-390-9.
Le piante ornamentali (da fiore reciso, da interno e da
esterno) hanno una straordinaria importanza economica
nel mondo, con fatturati che registrano incrementi
annuali del 10%, specie in Paesi emergenti. D’altra parte,
l’elevato costo del lavoro nei Paesi sviluppati lascia bassi
margini di profitto alle aziende produttrici che possono
però trovare nella micropropagazione una tecnica di
straordinaria importanza, capace di garantire produzioni
in larga scala di piante selezionate e di elevate
caratteristiche qualitative. La tecnica ha inoltre importanti
applcazioni nella conservazione del germoplasma, nella
eliminazione di patogeni e nella manipolazione genetica.
A conferma di ciò, la propagazione in vitro è largamente
impiegata in laboratori commerciali e di ricerca e molti milioni di piante ornamentali sono oggi
prodotte nel mondo con tale tecnica. Per questo motivo, un testo come questo che descrive
dettagliatamente i protocolli di numerose e importanti specie ornamentali è di grande beneficio
per addetti e studiosi del settore. Edito da due “maestri” della micropropagazione, Mohan Jain e
Sergio Ochatt, nella serie di grande successo dei manuali “step-by-step” Springer Protocols della
Springer-Humana Press, Protocols for In Vitro Propagation of Ornamental Plants consta di 32
capitoli, divisi in due sezioni, scritti dai più autorevoli esperti mondiali del settore della
micropropagazione. La Sezione A contiene 26 capitoli che trattano la micropropagazione di
importanti specie ornamentali, prevalentemente da fiore reciso (Anthurium andreanum, Begonia
tuberous, Vanda teres, Ranunculus asiaticus, Crataeva adansonii, Bromeliads, Poinsettia,
Phalaenopsis, Dianthus caryophyllus, Jasminum officinale, Lysionotus pauciflorus, Rhododendron,
Passiflora, Rose, Chrysanthemum, Codiaeum variegatum, Pelargonium x hortorum, Marigold,
Leucojum vernum, Scaevola spp., Tulip, Myrtus communis, Sunflower, Cyclamen persicum). Ogni
capitolo include una breve introduzione, una lista del materiale di laboratorio necessario per la
propagazione in vitro e protocolli dettagliati, corredati da numerose note che facilitano la
replicabilità delle procedure. La Sezione B contiene 6 reviews su argomenti di grande interesse:
produzione in vitro di Lathyrus odoratus mediante germogli ascellari, conservazione in vitro e
crioconservazione di specie ornamentali, produzione di piante ornamentali transgeniche,
ricostruzione della filogenesi dell’azalea mediante tecniche molecolari, stato attuale della
floricoltura in Europa, organogenesi di specie ornamentali mediante thin cell layers.
Aylin Elif Ozudogru
Newsletter n° 3 – Luglio 2010 - 17
Gruppo di Lavoro
Micropropagazione e
tecnologie in vitro
A GUIDE TO SOME IN VITRO TECHNIQUES - SMALL FRUITS.
B. Mezzetti, D. Ruzic and A. Gajdosova (eds).
Čacak: Fruit Research Institute; Brussels: COST Action 836,
2009 (Čacak: Grafica Jureš). 116 pagine.
ISBN: 978-86-910245-3-6
Questo testo, si avvale dell’apporto di esperti internazionali nel
settore propagazione in vitro di piccoli frutti. Il volume è il contributo
dell’Azione COST 836 “EUROBERRY”, avente lo scopo di promuovere
e sostenere l'integrazione tra ricerca, sperimentazione e sistemi di
produzione di piccoli frutti di elevata qualità e valore nutrizionale. In
particolare questo testo è il risultato di uno “Small Group Meeting”
tenutosi a Nitra, in Slovacchia, nel maggio del 2007. La monografia
è divisa in 4 capitoli che trattano diversi aspetti della coltura in vitro
dei piccoli frutti. Un intero capitolo è dedicato ai protocolli di
micropropagazione e/o rigenerazione, sviluppati per singole specie
(fragola, lampone, mora, mirtillo e ribes nero). Segue un capitolo sui
possibili vantaggi di una introduzione della propagazione in vitro della fragola in un contesto industriale, in cui viene anche esposta una valutazione dei costi nelle
singole fasi di produzione. I capitoli 3 e 4 prendono in considerazione gli aspetti genetici del
settore, sia per la valutazione della stabilità genetica del materiale micropropagato, sia per la
trasformazione genetica, usata come strumento per introdurre nuovi caratteri, quali resistenza a
funghi ed insetti o ad erbicidi. Infine uno spazio viene dato alle innovazioni della coltura in vitro,
quali la coltura liquida in immersione temporanea e la crioconservazione per il mantenimento di
materiale selezionato e germoplasma. Questo testo è un valido supporto per ricercatori,
laboratori commerciali, studenti e tutti coloro che hanno intenzione di operare nel settore della
micropropagazione dei piccoli frutti. Copie della pubblicazione possono essere chieste
direttamente al coordinatore dell’Azione COST 836, Prof. Bruno Mezzetti ([email protected]).
Carla Benelli
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MICROPROPAGAZIONE “IN VITRO” DI TESSUTI VEGETALI
di Silvia Pacifici.
SEU-Servizio Editoriale Universitario, Pisa. 2010.
43 pagine, softcover. Prezzo: Є 2.
Silvia Pacifici, una giovane collaboratrice del CRA-FSO (Unità di ricerca
per la floricoltura e le specie ornamentali) di Pescia, è l’Autrice di
questo manuale di micropropagazione, conciso ma molto curato,
realizzato facendo anche tesoro dell’esperienza fatta “sul campo”
dall’Autrice che per anni ha operato nel settore della coltura in vitro.
Concepito come uno strumento a disposizione di studenti degli Istituti
Tecnici e delle Università, è comunque una ricca fonte di informazioni
che lo rendono comunque idoneo per chiunque necessita di un primo
ma esaustivo approccio alla micropropagazione. Nelle 43 pagine che
compongono il manuale vengono descritti il laboratorio di
micropropagazione, i mezzi di coltura, i contenitori e i sistemi di propa
gazione in vitro, mentre un’ampia parte centrale è dedicata ad una precisa descrizione delle
diverse fasi di cui si compone la tecnica. Alcune, seppur di poco rilievo, imprecisioni nelle
informazioni riportate saranno, ne siamo certi, eliminate in una 2a edizione del manuale alla
quale, è auspicabile, l’Autrice vorrà presto dedicarsi. Da rilevare, infine, che il prezzo del
manuale (Є 2) va veramente incontro alle “tasche” degli studenti! Per l’acquisto rivolgersi alla
SEU di Pisa (tel/fax 050 540120) o direttamente all’Autrice ([email protected]).
Maurizio Lambardi
Newsletter n° 3 – Luglio 2010 - 18
Gruppo di Lavoro
Micropropagazione e
tecnologie in vitro
Gruppo di Lavoro SOI “Micropropagazione e tecnologie in vitro”
vitro”
Responsabile: Maurizio Lambardi, CNR-IVALSA, <[email protected]>
Comitato di Redazione della Newsletter
Carla Benelli, CNR-IVALSA, <[email protected]>
Maurizio Capuana, CNR-IGV, <[email protected]>
Anna De Carlo, CNR-IVALSA, <[email protected]>
Corrispondenti
Specie da frutto:
Maurizio Micheli, <[email protected]>
Claudia Piagnani, <[email protected]>
Specie ornamentali:
(fiore, interno, esterno)
Margherita Beruto, <[email protected]>
Aylin E. Ozudogru, <[email protected]>
Arboree da legno e forestali: Maurizio Capuana, <[email protected]>
Anna De Carlo, <[email protected]>
Specie orticole e medicinali: Giorgio De Paoli, <[email protected]>
Alberto Previati, <[email protected]>
Agrumi e vite:
M. Antonietta Germanà, <[email protected]>
Ivana Gribaudo, <[email protected]>
Fruttiferi minori:
Edgardo Giordani, <[email protected]>
Tecnologie in vitro:
Carla Benelli, <[email protected]>
Emilia Caboni, <[email protected]>
Innovazione nei laboratori:
Giuliano Dradi, <[email protected]>
Barbara Ruffoni, <[email protected]>
L’email della Newsletter è [email protected]
Le note tecnico-scientifiche della Newsletter
appaiono anche su www.fertirrigazione.it