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Pagina inziale » Musica » Articolo n. 384 del 10 giugno 2002
O FADO Finardi, Di Giacomo, Poeta
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Cosa porta un cantautore come Eugenio Finardi o un cantante come Francesco Di Giacomo (Banco di Mutuo
Soccorso) ad unirsi ad un chitarrista come Marco Poeta per incidere un disco di Fado?
Forse il brivido di un'avventura in territorio poco conosciuto quale può essere quello del Fado, il generale interesse
che si sta sviluppando in questi anni per la musica etnica e, in generale, per la musica tradizionale o forse,
semplicemente, hanno subìto il fascino di una musica che unisce la "saudade" brasiliana con i ritmi mediterranei e
la tragicità sanguigna del flamenco.
"O Fado" è anche uno spettacolo musicale ideato dal chitarrista recanatese Marco Poeta, specialista della chitarra
portoghese (un incrocio tra un mandolino e una 12 corde, con un suono affascinante e inconfondibile) e unico
musicista italiano ad aver avuto l'ardire di suonare il fado nel Paese in cui questa musica rappresenta molto più che
una forma di espressione artistica. E' una musica che nasce da gente che viaggia per mare e tocca gli angoli più remoti del mondo per ritrovarsi
poi nei porti e scambiarsi le esperienze e ricordare la terra lontana. Una musica che porta sapori africani, umori arabi e mediorientali, sensualità e
tristezza.
Per la parte strumentale Poeta è affiancato da Paolo Galassi al contrabbasso e Michele Ascolese alla chitarra acustica.
Splendida interprete di alcune delle canzoni contenute nel disco è la cantante Elisa Ridolfi che segue le orme della
grande Amalia Rodriguez ricordandone, a tratti, il grande pathos vocale. Emozionanti le interpretazioni di Lisboa
Antiga, Uma Casa Portuguesa e Coimbra.
Di Giacomo sfodera un più che credibile portoghese nell'interpretare, in maniera istrionica e un po' melodrammatica,
le canzoni a lui affidate (Barco Negro, Foi Deus, Fado Portugues, Fado Malhoa e Fado Menor).
Eugenio Finardi ha scritto i testi italiani per tutti i brani da lui interpretati (Le ragazze di Terceira, Cinque Pietre, La
mia canzone è saudade e Non è disgrazia essere povero) e, pur mantenendo lo stile di scrittura che gli è congeniale,
riesce ad entrare benissimo nello spirito della musica portoghese regalandoci un'inedita versione finardizzata di un
Fado che mantiene inalterate le proprie caratteristiche.
Marco Poeta è un vero fenomeno ed il vero motore trainante di tutte le canzoni. Tra i brani strumentali (Aquela Rua,
Danca dos montanheses, Lisboa nao sejas francesa) inserisce anche una sua composizione (A Amalia), dedicata
alla Rodriguez e un brano firmato dal "nostro" Rosalino Cellamare (Piazza Grande) come per restituirlo alle origini da
cui era stato carpito.
L'intero disco è stato registrato in presa diretta (senza sovrincisioni) per rendere il disco il più possibile simile allo
spettacolo musicale che stanno portando sui palcoscenici italiani.
Bella la copertina corredata da i testi delle canzoni.
L'operazione mi sembra sia decisamente riuscita e, ascoltando il disco, si ha l'impressione di vedere Lisbona che osserva sorniona e sorride dalle
sue colline.
Furio Sollazzi
Pavia, 10/06/2002 (384)
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