Automatica: cenni storici sull`idea di movimento

A. Giua - Automatica: cenni storici sull'idea di movimento
Automatica: cenni storici sull'idea di movimento
Alessandro Giua ([email protected])
2 ottobre 2006
Il termine Automatica nasce dalla parola greca αυτοµατος (automatos) "che si muove da solo".
L’idea di costruire un dispositivo automatico o perfino un individuo artificiale, dotato di movimento
e autonomia nelle proprie azioni, non è un’idea recente, né una conseguenza allo sviluppo
dell’informatica e della robotica. In questo breve articolo, senza alcuna pretesa di esaustività o
completezza, vorrei ricordare per mezzo di pochi esempi come l'idea del movimento e i tentativi di
costruire automatismi hanno sempre affascinato l’uomo. Questi esempi trattano della storia non solo
della tecnologia, ma anche della speculazione filosofica e del costume.
•
Erone di Alessandria1 è un matematico e ingegnere greco vissuto probabilmente nel I° secolo
d.C. Fu autore di due libri di Pneumatica, quella branca delle scienze dell'automazione che
studia l'uso dell'aria compressa per automatizzare i sistemi industriali. Tra i dispositivi da lui
ideati riveste particolare importanza la Macchina di Erone2 mostrata in questa immagine, che
serviva ad aprire e chiudere automaticamente le porte di un tempio (una versione tardo
ellenistica delle moderne porte
automatiche).
Lo si può
considerare come uno dei primi
esempi di macchina a vapore
della storia, seppur avesse un
mero scopo ludico. Tale sistema
utilizzava l'espansione dell'aria
calda per mettere in pressione
l'acqua di un serbatoio che,
attraverso un sifone, andava a
riempire un secchio sospeso, la
cui discesa faceva aprire le porte
del tempio. Quando il fuoco
veniva spento, la pressione nel
recipiente diminuiva e l'acqua
tornava indietro, svuotando il
secchio. In questo modo, un
peso collegato alla porta,
scendeva e la faceva chiudere.
•
Nel medio evo l'idea del movimento è ancora oggetto di speculazione filosofia e teologica. Ne è
un esempio la prova ex motu dell'esistenza di Dio di San Tommaso d'Aquino3 (1224/5-1274).
Secondo Tommaso, benché l'esistenza di Dio sia una verità già evidente per chi possiede la fede
è possibile dimostrare l'esistenza di Dio4, come conferma il fatto che anche i filosofi non
credenti, come Aristotele e poi Avicenna, servendosi della sola ragione, giunsero a tale
dimostrazione. Ma per effettuarla non si può partire a priori dalla nozione di Dio, come aveva
1
http://it.wikipedia.org/wiki/Erone_di_Alessandria
http://it.wikipedia.org/wiki/Macchina_di_Erone
3
http://it.wikipedia.org/wiki/Tommaso_D%27Aquino
4
Diego Fusaro (a cura di). Tommaso d'Aquino: l'esistenza di Dio. http://www.filosofico.net/tommaso6.htm
2
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preteso Anselmo d'Aosta5, autore nel suo Proslogion (3,5) di una prova ontologica dell'esistenza
di Dio.
La prova di Anselmo procede per assurdo, ossia assumendo per vera la tesi dell'avversario.
Ammettiamo, come fa l'insipiente, che ciò di cui non si può pensare nulla di maggiore (cioè
Dio) esista solo nell'intelletto. Sempre rimanendo all'interno dell'intelletto, è possibile pensare
che ciò di cui non si può pensare nulla di maggiore esista anche nella realtà, oltre che
nell'intelletto, e che pertanto esso, esistendo anche nella realtà, sia maggiore di ciò che esiste
solamente nell'intelletto. Ma è contraddittorio che di una stessa cosa si possa pensare qualcosa
di maggiore e, al tempo stesso, nulla di maggiore. Se non si vuole cadere in questa
contraddizione, occorre allora riconoscere che ciò di cui non si può pensare nulla di maggiore
esiste, oltre che nell' intelletto, anche nella realtà .
Secondo Tommaso la prova di Anselmo si basa su idee metafisiche che possono solo convincere
chi già ha la fede. Per dimostrare che Dio esiste l'uomo deve invece partire, come già aveva
sottolineato Aristotele, da quel che è più vicino a lui, ossia dalle cose sensibili, di cui ha
conoscenza diretta mediante i sensi. Procedendo in questo modo, secondo Tommaso, si
otterranno con la sola ragione prove a posteriori dotate di valore dimostrativo anche per i non
credenti. Tommaso individua 5 vie per dimostrare l'esistenza di Dio. Esse erano già state
enunciate in precedenza da vari filosofi, quali Platone, Aristotele o Avicenna, ma Tommaso ne
dà una riformulazione sistematica, sia nella Summa contra Gentiles, sia nella Summa
theologica.
Così scrive Tommaso nella Summa Theologica (parte prima, Quaestio 2, Articolo 3: I q. 2 a. 3):
L'esistenza di Dio si può dimostrare per cinque vie. La prima e più evidente via è quella che si
desume dal movimento.[...]è necessario giungere a un primo motore che da null'altro sia
mosso: e per questo primo motore tutti intendono Dio.
Questa prima prova, detta appunto ex motu o cosmologica, è dunque fondata sulla nozione di
movimento. Il presupposto di essa è che ciò che si muove, è mosso da altro e quest'ultimo, a sua
volta, da altro ancora e così via. Ma come già aveva riconosciuto Aristotele, non è possibile
andare all'infinito ed occorre, invece, ammettere l'esistenza di un primo motore. Infatti, se non ci
fosse un primo motore, non ci sarebbero neppure gli altri movimenti; ma noi vediamo che di
fatto le cose si muovono; dunque occorre ammettere l'esistenza di un primo motore, che gli
uomini chiamano Dio.
•
Nel rinascimento vi fu un autentico fiorire di studi e progetti di meccanica e meccanismi, che il
più delle volte si esprimevano poi in invenzioni sceniche per gli spettacoli alle corti reali6. Il
massimo esponente in questo senso fu sicuramente Leonardo da Vinci, con costruzioni quali il
leone meccanico che incantava durante le rappresentazioni teatrali alla corte di Francesco I.
Anche Cartesio si cimentò nella costruzione di un automa di sembianze femminili, dal nome
Arcine.
Con il tempo si cercò di rendere questi automi capaci di azioni sempre più complesse,
apparentemente impossibili ad una macchina priva di reale cognizione. Durante il XVIII e il
XIX secolo, in Europa, un grande numero di orologiai (cioè meccanici di precisione) cercarono
di scoprire il segreto della vita realizzando straordinarie creature di grande complessità
meccanica e tecnica7.
5
Diego Fusaro (a cura di). Anselmo d'Aosta. http://www.filosofico.net/anselmo.htm
Blaise. http://guide.supereva.com/intelligenza_artificiale/interventi/2005/05/210269.shtml
7
http://www.automates-anciens.com/version_italienne/index.htm
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Proprio il XVIII secolo vide il fiorire di una lunghissime serie di automi che apparentemente
sembravano in grado di fare qualcosa che andava ben oltre il meccanicistico susseguirsi di
movimenti: giocare a scacchi. Ne furono progettati numerosi, ma tutti seguivano uno schema di
base: una scatola che metteva in mostra un
meccanismo contenuto all'interno e che
sembrava in grado di giocare a scacchi grazie a
un braccio meccanico; in realtà, naturalmente,
tutte queste invenzioni giocavano a scacchi solo
grazie all'intervento umano. Tipico esempio di
questa lunga generazione di automi fu il celebre
giocatore di scacchi progettato nel 1769 dal
barone ungherese Wolfgang von Kempelen (vedi
immagine). Era composto da un manichino di
forma umana vestito di abiti turchi, attaccato a un
mobile. Kempelen descrisse la sua creazione
come un automa in grado di giocare a scacchi,
ma in realtà veniva fatto funzionare da giocatori
nascosti al suo interno.
•
8
Oggi, alla fine del 2006, il più famoso esempio di automa è forse l'eroica sonda Opportunity8.
Opportunity e Spirit sono le due sonde scese su Marte, a distanza di circa tre settimane l'una
dall'altra, nel gennaio del 2004: dovevano funzionare per 90 giorni e, invece, sono in servizio
permanente effettivo da quasi mille giorni e stanno ancora spedendo sulla Terra foto e dati.
Opportunity ha appena raggiunto il bordo del cratere Victoria. Dopo un viaggio difficile di circa
9 chilometri, durato 18 mesi, la sonda ha inviato dal bordo del cratere alcune foto, e
informazioni, senza precedenti.
http://marsrovers.nasa.gov/home/
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