COMUNITÀ DI S. MARIA DEL POPOLO vigevano PAROLE D’AMORE: VI HO CHIAMATI AMICI Canto iniziale ACCOGLIENZA Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo. Amen. Padre, che hai tanto amato il mondo da mandare a noi il tuo Figlio, Parola fatta carne, rendici capaci di ascolto. Illumina, Signore, il nostro cuore. Figlio di Dio, Parola eterna uscita dal silenzio e venuta tra noi per amore, apri il nostro cuore perché tu possa dimorare in noi. Illumina, Signore, il nostro cuore. Spirito datore di vita, che hai adombrato la Vergine Maria e l’hai resa Madre di Dio, rendi noi pure capaci di generare il Verbo nel mondo. Illumina, Signore, il nostro cuore. INTRODUZIONE Alleluja Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15, 12-17) Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri. PRIMA PARTE VI HO CHIAMATI AMICI Dal libro del profeta Isaia (Is 43, 1-7) Ora così dice il Signore che ti ha creato, o Giacobbe, che ti ha plasmato, o Israele: «Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni. Se dovrai attraversare le acque, sarò con te, i fiumi non ti sommergeranno; se dovrai passare in mezzo al fuoco, non ti scotterai, la fiamma non ti potrà bruciare; poiché io sono il Signore tuo Dio, il Santo di Israele, il tuo salvatore. Io do l'Egitto come prezzo per il tuo riscatto, l'Etiopia e Seba al tuo posto. Perché tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo, do uomini al tuo posto e nazioni in cambio della tua vita. Non temere, perché io sono con te; dall'oriente farò venire la tua stirpe, dall'occidente io ti radunerò. Dirò al settentrione: Restituisci, e al mezzogiorno: Non trattenere; fa’ tornare i miei figli da lontano e le mie figlie dall'estremità della terra, quelli che portano il mio nome e che per la mia gloria ho creato e formato e anche compiuto». Segno Il nome è simbolo della totalità della persona e chiamare per nome significa riconoscere la dignità dell’interlocutore. Accostare la parola “amico” al nome vuol dire invitare a un rapporto profondo e stretto di appartenenza, in cui le distanze sono annullate. Consegnare il proprio nome significa allora accettare questa proposta di amicizia che arriva gratuitamente dall’altro. Ora scriveremo il nostro nome sul biglietto che abbiamo trovato al nostro posto. I nostri nomi saranno raccolti e portati all’altare: è il segno che accettiamo l’incredibile offerta di Gesù, dono del suo amore immenso. Lettura personale (musica) Da un’omelia di Mons. Antonio Riboldi Ci sono pagine del Vangelo in cui Gesù svela quel meraviglioso e a volte misterioso santuario che è il nostro cuore. E' lì che l'uomo, tutti noi, davvero narriamo ogni giorno le nostre gioie e le nostre speranze, le nostre angosce e le nostre sofferenze. E' lì che domina su tutto, come "impronta del Padre che ci ha creati a Sua immagine e somiglianza", la nostra vera natura, ossia un amore ricevuto e donato. Direbbe Paolo, l'apostolo, nella sua lettera ai Corinzi: tutto passa, ma la carità resta per l'eternità. L'amore, possiamo dirlo con franchezza, non solo è il "sigillo" di Dio, ma dovrebbe essere il "sigillo di ogni uomo". La Parola di Dio oggi, sia nella lettera di Giovanni sia nel discorso di Gesù nell'ultima cena, è una solenne dichiarazione di amore che non è fondata sulla sabbia, come sono tante nostre affermazioni, ma sulla roccia del Cuore di Dio. Possiamo facilmente immaginare il clima dell'Ultima Cena di Gesù con i suoi, prima di avviarsi verso la dimostrazione di cosa voglia dire "essere amico", ossia dare la propria vita per renderci felici: e Gesù era atteso di lì a poco a iniziare il durissimo cammino verso il Calvario e quindi la crocifissione. Certamente davanti al suo Cuore, angosciato (lo dirà nella agonia del Getsemani) sfilavano le cattiverie, fino al disumano, di cui siamo capaci quando in noi viene meno l'amore. Ogni parola in quella Cena pesa come un testamento prezioso, affidato ad ognuno di noi: un testamento in cui si scriveva ciò che siamo chiamati ad essere e tante volte non siamo. Mentre scrivo queste parole, mi sento come uno dei discepoli seduti a tavola nel cenacolo con Gesù, maestro di amore, dono di amore, fonte di amicizia. Sento con voi la povertà dell'uomo che "ha sete del Dio vivente" ossia dell'amore, e lo cerca con passione. Sempre immaginando di essere a tavola con Gesù, e questo avviene nella Eucarestia, le nostre parole sembrano fastidioso rumore, nel sentire Gesù ripetermi: "Voi siete miei amici...se fate ciò che vi comando..." Ed ancora, come a sottolineare le parole: "Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone, ma vi ho chiamato amici, perché tutto quello che ho udito dal Padre mio, l'ho fatto conoscere a voi". Non so cosa dicano a voi, carissimi, queste parole che oggi, dico oggi, rivolge a noi Gesù: "Vi chiamo amici...siete miei amici". So quello che vuol dire la vera amicizia, anche sul piano umano: vuol dire condividere tutto con l'amico, gioie e dolori; vuol dire non essere soli, ma contare sull'amore di chi sarà sempre vicino fino all'eternità. Sappiamo tutti che l'amicizia di Gesù è camminare con Lui, fino a salire sulla croce sua, ossia conoscere la prova dell'amore capace di offrire la vita. A volte forse si vorrebbe che l'amore di Dio ci risparmi quelle prove che sono "la valle oscura" che tutti a volte siamo chiamati ad attraversare. Quei momenti in cui sembra che Dio ti abbia voltato le spalle e non si interessi più di te. Quanta gente, davanti alla sofferenza, si è ribellata a Dio, rinunciando al suo amore...senza sapere che quella sofferenza fa parte di un piano di salvezza, duro se vogliamo, ma in cui Lui si fa nostro Cireneo, o prende il posto di Maria sotto la croce, la nostra croce. Canto SECONDA PARTE NESSUNO HA UN AMORE PIÙ GRANDE DI QUESTO: DARE LA VITA PER I PROPRI AMICI C'era una volta l'Amore... L'Amore abitava in una casa pavimentata di stelle e adornata di sole. Un giorno l'Amore pensò a una casa più bella. Che strana idea quella dell'Amore! E fece la terra, e sulla terra, ecco fece la carne e nella carne ispirò la vita e, nella vita, impresse l'immagine della sua somiglianza. E la chiamò uomo! E dentro l'uomo, nel suo cuore, l'Amore costruì la sua casa: piccola ma palpitante, inquieta, insoddisfatta come l'Amore. E l'Amore andò ad abitare nel cuore dell'uomo e ci entrò tutto là dentro, perché il cuore dell'uomo è fatto di infinito. Ma un giorno... l'uomo ebbe invidia dell'Amore. Voleva impossessarsi della casa dell'Amore, la voleva soltanto e tutta per sé, voleva per sé la felicità dell'Amore come se l'Amore potesse vivere da solo. E l'Amore fu scacciato dal cuore dell'uomo. L'uomo allora cominciò a riempire il suo cuore, lo riempì di tutte le ricchezze della terra, ma era ancora vuoto. L'uomo, triste, si procurò il cibo col sudore della fronte, ma era sempre affamato e restava con il cuore terribilmente vuoto. Un giorno l'uomo... decise di condividere il cuore con tutte le creature della terra. L'Amore venne a saperlo... Si rivestì di carne e venne anche lui a ricevere il cuore dell'uomo. Ma l'uomo riconobbe l'Amore e lo inchiodò sulla croce. E continuò a sudare per procurarsi il cibo. L'Amore allora ebbe un'idea: si rivestì di cibo, si travestì di pane e attese silenzioso. Quando l'uomo affamato lo mangiò, l'Amore ritornò nella sua casa... nel cuore dell'uomo. E il cuore dell'uomo fu riempito di vita, perché la vita è Amore. (racconto brasiliano) Dalla prima lettera di S. Giovanni apostolo (1 Gv 4, 7-18) Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si è manifestato l'amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui. In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati. Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi. Da questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha fatto dono del suo Spirito. E noi stessi abbiamo veduto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del mondo. Chiunque riconosce che Gesù è il Figlio di Dio, Dio dimora in lui ed egli in Dio. Noi abbiamo riconosciuto e creduto all'amore che Dio ha per noi. Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui. Per questo l'amore ha raggiunto in noi la sua perfezione, perché abbiamo fiducia nel giorno del giudizio; perché come è lui, così siamo anche noi, in questo mondo. Nell'amore non c'è timore, al contrario l'amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell'amore. Segno La croce è il segno più forte che ci racconta dove arriva l’amore di Gesù: dare la vita per i propri amici. Nessuno ha un amore più grande di questo. La croce viene portata all’altare: fissiamo lo sguardo su Gesù e contempliamo il suo amore che non ha uguale. Lettura personale (musica) Da uno scritto di Chiara Lubich Fu così che ti trovai Quando si parla d'amore, Signore, forse gli uomini pensano ad una cosa sempre uguale. Ma quanto è vario l'amore! Ricordo che quando t'ho incontrato non mi preoccupavo d'amarti. Forse perché eri Tu che mi hai incontrato e Tu stesso pensavi a riempire il mio cuore. Ricordo che alle volte ero tutta fiamma, anche se il fardello della mia umanità mi dava noia e avevo l'impressione di trascinare il peso. Allora, già d'allora per grazia tua, capivo un po' chi ero io e chi Tu, e vedendo quella fiamma come un dono tuo. Poi mi hai indicato una via per trovarti. «Sotto la croce, sotto ogni croce - mi dicevi - ci sono io. Abbracciala e mi troverai». Me l'hai detto molte volte e non ricordo le argomentazioni che adducevi. So che mi hai convinta. Allora, al sopravvivere d'ogni dolore, pensavo a te, e con volontà ti dicevo il mio sì... Ma la croce restava il buio che incupiva l'anima, lo strazio che la dilaniava, o altro... Quante sono le croci della vita! Ma Tu, più tardi, mi hai insegnato ad amarti nel fratello e allora, incontrato il dolore, non mi fermavo ad esso, ma accettatolo, pensavo a chi mi stava accanto, dimentica di me, E dopo pochi istanti, tornata in me, trovavo il mio dolore dileguato. Così per anni e anni: ginnastica continua della croce, ascetica dell'amore. Sono passate tante prove e Tu lo sai: Tu che conti i capelli del mio capo, le hai annoverate nel tuo cuore. Ora l'amore è un altro: non è solo volontà. Lo sapevo che Dio è Amore, ma non lo credevo così. Dal Messaggio di Papa Benedetto XVI per la XXII Giornata Mondiale della Gioventù La Croce di Cristo rivela pienamente l’amore di Dio Come si manifesta a noi Dio-Amore? Anche se già nella creazione sono chiari i segni dell’amore divino, la rivelazione piena del mistero intimo di Dio è avvenuta con l’Incarnazione, quando Dio stesso si è fatto uomo. In Cristo, vero Dio e vero Uomo, abbiamo conosciuto l’amore in tutta la sua portata. Infatti “la vera novità del Nuovo Testamento – ho scritto nell’Enciclica Deus caritas est - non sta in nuove idee, ma nella figura stessa di Cristo, che dà carne e sangue ai concetti - un realismo inaudito” (n. 12). La manifestazione dell’amore divino è totale e perfetta nella Croce, dove, come afferma san Paolo, “Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Rm 5,8). Ognuno di noi può pertanto dire senza tema di sbagliare: “Cristo mi ha amato e ha dato se stesso per me” (cfr Ef 5,2). Redenta dal suo sangue, nessuna vita umana è inutile o di poco valore, perché tutti siamo amati personalmente da Lui con un amore appassionato e fedele, un amore senza limiti. La Croce, follia per il mondo, scandalo per molti credenti, è invece “sapienza di Dio” per quanti si lasciano toccare fin nel profondo del proprio essere, “perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini” (cfr 1 Cor 1,24-25). Anzi, il Crocifisso, che dopo la risurrezione porta per sempre i segni della propria passione, mette in luce le “contraffazioni” e le menzogne su Dio, che si ammantano di violenza, di vendetta e di esclusione. Cristo è l’Agnello di Dio, che prende su di sé il peccato del mondo e sradica l’odio dal cuore dell’uomo. Ecco la sua veritiera “rivoluzione”: l’amore. Tu ci ami per primo, sempre O Dio nostro Padre, tu ci hai amato per primo! Signore, noi parliamo di Te come se ci avessi amato per primo in passato, una sola volta. Non è così: Tu ci ami per primo, sempre, tu ci ami continuamente, giorno dopo giorno, per tutta la vita. Quando al mattino mi sveglio e innalzo a te il mio spirito, Signore, Dio mio, tu sei il primo, tu mi ami sempre per primo. E' sempre così: Tu ci ami per primo non una sola volta, ma ogni giorno, sempre. Soren Kierkegaard Canto TERZA PARTE QUESTO È IL MIO COMANDAMENTO: CHE VI AMIATE GLI UNI GLI ALTRI, COME IO VI HO AMATI Dal Libro del Siracide Figlio, non rifiutare il sostentamento al povero, non essere insensibile allo sguardo dei bisognosi. Non rattristare un affamato, non esasperare un uomo già in difficoltà. Non turbare un cuore esasperato, non negare un dono al bisognoso. Non respingere la supplica di un povero, non distogliere lo sguardo dall'indigente. Da chi ti chiede non distogliere lo sguardo, non offrire a nessuno l'occasione di maledirti, perché se uno ti maledice con amarezza, il suo creatore esaudirà la sua preghiera. Fatti amare dalla comunità, davanti a un grande abbassa il capo. Porgi l'orecchio al povero e rispondigli al saluto con affabilità. Strappa l'oppresso dal potere dell'oppressore, non esser pusillanime quando giudichi. Sii come un padre per gli orfani e come un marito per la loro madre e sarai come un figlio dell'Altissimo, ed egli ti amerà più di tua madre. Lettura personale (musica) Da una meditazione di Giovanni Paolo II durante l’incontro con i giovani a Parigi L'esistenza cristiana esige che noi progrediamo sulla via dell'amore. La legge di Cristo è la legge dell'amore. Nel trasformare il mondo come un fermento, essa disarma i violenti e restituisce il proprio posto ai deboli ed ai più piccoli, chiamati ad annunciare il Vangelo. Avendo ricevuto lo Spirito, il discepolo di Cristo è spinto a porsi al servizio dei fratelli, nella Chiesa, nella famiglia, nella vita professionale, in numerose associazioni e nella vita pubblica, sia a livello nazionale che internazionale. Tale processo è in un certo senso la continuazione del Battesimo e della Cresima. Servire è la via della felicità e della santità: la nostra vita diviene allora un progredire nell'amore verso Dio e verso i fratelli. Lavando i piedi ai discepoli, Gesù anticipa l'umiliazione della morte in croce, mediante la quale egli servirà il mondo in modo assoluto. Fa vedere che il suo trionfo e la sua gloria passano attraverso il sacrificio ed il servizio: tale è anche il cammino di ogni cristiano. Non vi è amore più grande che dare liberamente la vita per i propri amici (cfr Gv 15, 13), poiché l'amore salva il mondo, costruisce la società e prepara l'eternità. Voi sarete così profeti di un mondo nuovo. Che l'amore e il servizio siano le regole principali della vostra vita! Nel sacrificio di voi stessi scoprirete ciò che avete voi stessi ricevuto, e riceverete a vostra volta il dono di Dio. Oggi anche voi siete chiamati ad impegnarvi in tale senso: accettando di seguire Cristo, voi annunciate che il cammino dell'amore perfetto passa attraverso il dono totale e costante di se stessi. Quando uomini soffrono, quando sono umiliati dalla miseria e dall'ingiustizia, quando sono disprezzati nei loro diritti, sia vostra cura servirli; la Chiesa invita tutti i suoi figli ad impegnarsi affinché ogni persona possa vivere ed essere riconosciuta nella sua dignità primordiale di figlio di Dio. Ogni volta che serviamo i fratelli, non ci allontaniamo da Dio; al contrario, lo incontriamo sul nostro cammino e lo serviamo. «Quanto avrete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l'avete fatto a me» (cfr Mt 25, 40). In questo modo, rendiamo gloria al Signore, nostro Creatore e Salvatore, contribuiamo a far crescere il Regno di Dio nel mondo e a far progredire l'umanità. Chi ama non fa calcoli, non ricerca vantaggi; agisce nel segreto e gratuitamente per i fratelli, sapendo che ogni uomo, chiunque esso sia, ha un valore infinito. In Cristo non vi sono persone inferiori o superiori; non vi sono che membra di un medesimo corpo, che vogliono la felicità gli uni degli altri e che desiderano costruire un mondo accogliente per tutti. Con gesti di attenzione ed attiva partecipazione alla vita sociale, testimoniamo al nostro prossimo che lo vogliamo aiutare a diventare se stesso e a dare il meglio di sé, per la sua promozione personale e per il bene dell'intera comunità umana. La fraternità bandisce la volontà di potenza e il servizio bandisce la tentazione del potere. Attraverso il vostro apostolato, voi proponete ai fratelli il Vangelo della carità. Laddove la testimonianza della parola è difficile o impossibile in un mondo che non l'accoglie, con il vostro atteggiamento rendete presente il Cristo servo, poiché la vostra azione è in armonia con l'insegnamento di Colui che annunciate. Si tratta di una forma eminente di confessione della fede, praticata con umiltà e perseveranza dai santi. E' un modo di mostrare che si può sacrificare tutto alla verità del Vangelo e all'amore ai fratelli, come Cristo. Conformando la nostra vita alla sua, vivendo come lui nell'amore, acquistiamo la vera libertà, per rispondere alla nostra vocazione. Ciò talvolta può richiedere l'eroismo morale che consiste ad impegnarci con coraggio nella sequela di Cristo, con la certezza che il Maestro ci indica il cammino della felicità. Solo in nome di Cristo possiamo giungere sino all'estremo dell'amore, nel dono disinteressato. Che io ami il tuo comando Mio Gesù, so che non comandi nulla di impossibile; conosci meglio di me la mia debolezza e la mia imperfezione, sai pure che mai riuscirei ad amare le mie sorelle come le ami tu se non fossi ancora tu, mio divino salvatore, ad amarle in me. È perché vuoi concedermi una simile grazia che hai fatto un comandamento nuovo. Ch’io lo ami, dunque, poiché mi dona la certezza che la Tua volontà è di amare in me tutti coloro che mi comandi di amare. Teresa di Lisieux Segno La prova che accettiamo l’amicizia di Gesù è la nostra disponibilità ad accogliere il suo comando di amarci a vicenda. Ora riprenderemo ciascuno uno dei biglietti con i nostri nomi. Un nome: una persona verrà affidata alle nostre cure. Ci impegneremo ad accompagnarla con la nostra preghiera e la nostra attenzione. INTERCESSIONI Rispondiamo insieme: Ascoltaci, o Signore. Per la tua Chiesa, perché sia sempre casa accogliente e sorgente d’amore. Preghiamo Illumina il nostro cuore perché cresca in noi la consapevolezza del Tuo grande e infinto amore per ciascuno di noi. Preghiamo Signore, l’amicizia cresce anche grazie ad un ascolto attento e costante. Insegnaci a pregare e a perseverare nella preghiera. Preghiamo Signore, nostro Dio, nella Tua immesa bontà ci hai voluto come amici e fratelli. Rendici capaci di essere sempre attenti a coloro che hai voluto accanto a noi. Preghiamo Signore, grazie al dono dell’amicizia consenti a noi uomini di scorgere il Tuo volto. Hai disegnato per noi una strada da percorrere insieme, come Comunità. Aiutaci a tenerci per mano quando il sentiero si fa più scosceso. Preghiamo Ti ringraziamo, Signore, per il dono della presenza di Don Comelli. La sua fede profonda e la sua sensibilità attenta alle esigenze dei giovani, della Chiesa e della società siano per noi sempre uno stimolo a crescere nell’amore verso di Te e nella testimonianza ai fratelli. Preghiamo PADRE NOSTRO PREGHIAMO INSIEME Signore, rendici capaci di vivere con amore la nostra vocazione, da veri innamorati della bellezza spirituale, rapiti dal profumo di Cristo che esala da una vita di conversione al bene, stabiliti non come schiavi sotto una legge, ma come uomini liberi guidati dalla grazia. CONCLUSIONE