Incontro di sensibilizzazione sul tema

T.A.M. – Telefono Anziani Maltrattati
e
Telefono Informanziani
Incontro di sensibilizzazione sul tema:
“Maltrattamento dell’anziano: fattori di rischio e di protezione”
organizzato dal TAM in collaborazione con l’Ordine degli Assistenti Sociali del
Friuli Venezia Giulia- Udine, il giorno 11 aprile 2013
Agli assistenti sociali che hanno partecipato all’incontro, sul tema articolato in
cinque interventi, è stato chiesto di rispondere ad alcuni quesiti utili ad aprire un
dialogo tra TAM ed operatori,quale premessa di collaborazione.
Le risposte ai questionari - fornite dalla quasi totalità dei presenti - sono risultate
significative.
Ne proponiamo una sintesi nelle schede seguenti.
Scheda.1
Si è trovata ad affrontare, nella pratica professionale, situazioni di
maltrattamento ad anziani, in famiglia, nelle istituzioni, nelle residenze?
Nella pratica professionale tutti gli assistenti sociali hanno incontrato il
fenomeno del maltrattamento agli anziani e ne hanno raccolto elementi ed
osservazioni riguardo alle innumerevoli sfaccettature, alla gradualità ed alla
progressione delle manifestazioni.
Si tratta, in prevalenza, di contesti domiciliari con connotazioni che vengono così
precisate:
- situazioni di disagio e di maltrattamento verbale dovuto a stili di vita in
famiglia
- ambienti familiari all’apparenza normali, dove si percepisce l’esistenza di
atteggiamenti psicologici subdoli a danno dell’anziano
- contesti familiari di incuria e degrado che richiedono una attenta e ripetuta
fase di osservazione per verificare sospetti di maltrattamento ai danni
dell’anziano.
- a volte vengono rilevati segnali di trascuratezza. e di maltrattamento che si ha
motivo di ritenere non intenzionali; appaiono dovuti alla inconsapevolezza di
familiari ed operatori rispetto ai diritti della persona anziana e al concreto
riconoscimento della loro dignità. In parole povere: “grezzume”….
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- maltrattamenti “sottili”, mascherati, che connotano comunicazione e relazione
del contesto familiare , che sono “subiti”stabilmente dall’anziano e che
inconsapevolmente li subisce accettandoli.
- famiglie disfunzionali e disagiate- per la presenza di componenti tossico e
alcoldipendenti, che maltrattano l’anziano ignorandone la vulnerabilità o
approfittandone.
- nuclei con membri incapaci di fronteggiare l’anziano - che inizia ad avere
problemi cognitivi o che è demente - e che sono del tutto inadeguati ai compiti
assistenziali. Se al problema si accompagna la solitudine o l’isolamento del
nucleo, la situazione diventa drammatica.
- situazioni pesanti di anziani che vivono con un figlio demente. Casi che
richiedono interventi- purtroppo attuati- di protezione e di allontanamento dal
domicilio
Sono molti gli assistenti sociali che riportano casi di abuso finanziario, sia in
famiglie con scarse risorse economiche che fanno ricorso alle risorse
dell’anziano, sia da parte di figli problematici che abusano del denaro e del
patrimonio. La casistica segnalata fa riferimento anche a comportamenti abusanti
da parte di vicini fino ad episodi estremi di truffa a danno di un anziano non
udente da parte di un funzionario di banca.
Per quanto riguarda le residenze per anziani gli assistenti sociali segnalano
”comportamenti” maltrattanti spesso dovuti ad abitudini consolidate:
- di tipo verbale: squalifiche, svalutazione dirette o metacomunicate
- di tipo relazionale: mancato riconoscimento della volontà dell’anziano e
dell’autodeterminazione, isolamento, segni
espliciti o mascherati di
disinteressamento.
- di tipo assistenziale: linguaggio grossolano, con l’intento, maldestro, di
spronare chi ha impedimenti psicofisici nel compiere gli atti quotidiani
- Attese lunghe per l’accudienza
- “lasciati soli a lungo senza un bicchiere d’acqua”
- abuso di farmaci- contenzione- uso improprio di bandine, di cinture
Per quanto riguarda le istituzioni, c’è chi osserva che c’ è violenza anche nelle
risposte assistenziali fornite dai servizi sociali di base “quando si risponde alle
richieste dei familiari senza verificare la coincidenza con quelle dell’anziano”.
Viene indicato l’abuso da parte di operatori quando si favoriscono o si accettano
regalie; fino al caso limite dell’assistente familiare che si fa nominare erede
testamentaria.
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Scheda 2
Quale idea si è fatta sotto l’ottica professionale del maltrattamento
all’anziano?
Il fenomeno del maltrattamento dell’anziano non è specificatamente contemplato
nel percorso di studi universitari; gli assistenti sociali lo colgono operando.
L’idea che si sono individualmente costruita intorno al fenomeno,attraverso il
lavoro professionale,analizzando le risposte date risulta decisamente uniforme.
Viene descritto come un fenomeno sommerso, celato, sottovalutato, nei confronti
del quale esiste un atteggiamento culturale di copertura e di presa di distanza.
Non è sufficientemente conosciuto.
C’è il dubbio che si più esteso di quel che appare.
C’è la sensazione che sia in crescita, in particolare per l’abuso di tipo psicologico
e finanziario.
E’ molto difficile rilevarlo a motivo della sua complessità.
Un fattore di complessità riguarda la dipendenza dell’anziano dal caregiver in
quanto può determinarne la vulnerabilità.
Può accadere che il caregiver non si renda conto di essere attore maltrattante
Fattore di complessità è anche il sottile confine che c’è tra tutela e comportamenti
maltrattanti; tra benessere dei familiari e benessere dell’anziano nonché
benessere degli operatori.
Può non essere intenzionale quando c’è un sovraccarico assistenziale da parte del
familiare nel caso di anziano demente o che richiede cure assistenziali pesanti. La
fragilità, nel caso, va attribuita all’intero nucleo.
Ci sono anziani “caratteriali”, con manifestazioni iniziali di demenza; come
tener conto del diritto all’autodeterminazione e dei limiti della medesima, quando
richiedono aiuto?
Il fenomeno si manifesta con particolari ambiguità. A volte si tratta di
discriminazioni vere e proprie per cui l’anziano è sottovalutato con la
conseguenza che non si personalizzano gli interventi e lo si fa vivere in ambienti
di vita cupi ed oppressivi. Se è percepito come un “peso”, viene sminuito nelle
sue possibilità di scelta in quanto familiari e chi le sta vicino si sostituiscono a lui
nelle decisioni sia piccole che di rilievo.
L’anziano può vivere in un sistema di relazioni familiari mortificanti, spesso
senza averne consapevolezza; se poi degradano verso comportamenti
maltrattanti, egli ne prova vergogna ed è più disposto a subirli che a denunciarli.
Qualcuno si chiede se la situazione di maltrattamento possa essere strettamente
correlata a grave isolamento. Sicuramente la storia personale e quella della
famiglia, interferiscono.
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Le modalità ed i livelli di maltrattamento sono ampie. Quando nel nucleo c’è un
membro affetto da dipendenza (droga, alcol, farmaci,gioco..) - che si combina
con la vulnerabilità dell’anziano - i rischi di maltrattamento sono elevatissimi.
Ma anche paura, sottomissione, stereotipi culturali, il trovarsi in situazione di
grave bisogno… condizionano la posizione dell’anziano e aumentano il rischio
di subire dei danni.
Inoltre l’isolamento, la ristrettezza ambientale, che riducono movimento e
relazioni sono fattori di maltrattamento
Manca una modalità operativa che faciliti l’intervento, in analogia con l’ area dei
minori.
Serve sensibilizzare, creare una comunità attenta e collaborazioni tra i servizi per
prevenire.
Occorre mirare ad una rete istituzionale che tuteli i diritti degli anziani e che
educhi operatori e parenti particolarmente rispetto ad atteggiamenti che possono
degradare in maltrattamento.
Occorre un’attenzione che deriva dal lavoro di operatori di diverse discipline.
Scheda 3
Quali aspetti ritiene utile approfondire?
a) circa la conoscenza del fenomeno
La generalità chiede che dopo questa giornata di sensibilizzazione, ci siano
approfondimenti sul problema. Gli argomenti dipendono oltre che da interesse e
dalle riflessioni, dalla particolare realtà sociale in cui hanno finora operato.
Chiedono di ampliare la conoscenza e la definizione del fenomeno per:
- l’aspetto quantitativo: incidenza, diffusione in altre regioni e altri
paesi,tipologie e quadri di gravità,dati a disposizione, risultati di ricerche,,
- l’aspetto qualitativo: la lettura che ne fanno la psicologia, la sociologia, le
discipline giuridiche, i mass media
- la dinamica: sistemi familiari e dinamiche relazionali ( nuclei maltrattanticaregiver in burnout /dementi); condizioni e luoghi che aumentano il rischio;
fasi o punti strategici in cui si manifestano gli abusi per cui può essere più
facile rilevarli; responsabilità dei familiari e degli operatori.
- le modalità di fronteggiamento: normativa attuale - azioni legali - mandato
delle istituzioni - la segnalazione alla procura
- lo spazio di lavoro proprio: riconoscimento (campanelli di allarme e indicatori
di rilevazione); definizione e valutazione di maltrattamento (come, quando,
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perché..); modalità per la segnalazione; omogeneità tra colleghi nei criteri di
lettura delle situazioni; l’attenzione all’ aspetto soggettivo del giudizio degli
attori implicati nelle situazioni di sospetto maltrattamento; le responsabilità
etiche, civili, penali; il trattamento e la relazione di aiuto con l’anziano nel caso
di denuncia d’ufficio e nel caso di chi non vuole denunciare; la raccolta di dati e
la restituzione finalizzata a definire appropriati interventi.
La domanda maggiormente elevata riguarda la presentazione e discussione di
casi, per l’approfondimento delle fasi di osservazione e studio, rilevazione,
valutazione, modalità di trattamento.
b) circa le modalità di intervento
Le indicazioni fanno riferimento a quanto si mette (o si dovrebbe) mettere in atto,
socialmente:
- risposta che, di fatto ora,viene fornita concretamente (prassi operative,
procedure, azioni legali, forme di tutela, interventi di rete, fattispecie del
maltrattato che non vuol denunciare)
- modalità operative concrete del TAM
- prevenzione e reti protettive
- sinergie tra chi si occupa di anziani
- accordi di lavoro tra Enti e istituzioni informali
- coinvolgimento di responsabili dell’amministrazione e della gestione di
residenze per anziani- costruzione di reti protettive per gli anziani più vulnerabili e per ogni definita
realtà territoriale
- informazione e sensibilizzazione ai cittadini
- formazione mirata per i familiari che hanno compiti rilevanti di assistenza ad
anziani
- supplemento di considerazione per gli operatori mediante: formazione
specifica preparazione mirata alla presa in carico e alla relazione di aiutoconsulenza legale, gruppi di lavoro negli ambiti territoriali
Una riflessione è rivolta alla realtà sociale in cui si genera il fenomeno: occorre
un’azione di promozione rivolta alla sviluppo culturale della comunità e
all’educazione da rivolgere ai bambini e ai giovani.
I diritti degli anziani vanno trasmessi, conosciuti e interiorizzati. Proclamarli
non è sufficiente.
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Scheda 4
Quali collaborazioni vede indispensabili realizzare nel nostro sistema dei
servizi?
Le risposte partono dalla premessa che il maltrattamento dell’anziano richieda un
intervento congiunto, con più soggetti coinvolti. Quali?
C’è chi osserva che gli spazi di collaborazione esistono già nel sistema dei
servizi e che sta al singolo operatore utilizzarli a dovere.
Il maggior numero di risposte fa riferimento a realtà di lavoro in cui l’attenzione
al problema è molto ridotta per cui serve far emergere sensibilità e motivazione
da parte di operatori e di chi è impegnato nell’area anziani. Occorre promuovere
concretamente percorsi di collaborazione finalizzati a dare risposte valide ed
evitare di lasciar solo l’assistente sociale.
Viene proposta la sinergia tra operatori dei servizi territoriali,(dovrebbero usare
linguaggi-modalità di osservazione - interpretazioni - professionalmente
uniformi) e gli operatori dell’area sanitaria e sociale; vanno inclusi il volontariato
e le associazioni, anche in considerazione dei piani di zona.
Un legame strettissimo di collaborazione va ricercato con i medici di famiglia
che contattano la generalità degli anziani. e dei nuclei.
Qualcuno critica la scarsa attitudine all’ascolto da parte dei MMG nei confronti
dei vecchi,che spesso - a loro modo o velatamente - trasmettano messaggi di
sofferenze e difficoltà.
Gli operatori assistenziali di base - OSS, assistenti domiciliari - vanno preparati
su questo tema a partire dai corsi regionali di formazione di base e quindi sul
campo operativo.
Per molti la collaborazione dovrebbe essere strutturata con modalità da
individuare come:
- gruppi di lavoro interdisciplinari, equipe specifiche, in grado di dare
consulenza e supporto a chi opera nei servizi di base per un approccio efficace
con le famiglie.
- modelli di intervento condivisi
- protocolli,da predisporre e da adottare uniformemente,
- convenzioni: anche con il TAM
- coinvolgimento con le forze dell’ordine,il tribunale
- attenzione e sensibilizzazione a tutte le risorse sociali presenti nei singoli
territori.
- va allargata la rete che può lavorare attorno all’anziano.
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Si nota che un’informazione sui rischi ed episodi di maltrattamento - tipo
educazione civica - rivolta a Circoli ricreativi, patronati, aggregazioni di vario
genere… servirebbe ad allargare la mentalità e la rete di protezione sociale.
Qualcuno propone di sensibilizzare i cittadini all’assunzione di compiti di
amministratore di sostegno; nel caso di anziani soli e fragili ciò si configurerebbe
come strumento di prevenzione di rischi di abuso
Scheda 5
Suggerimenti e proposte rivolte al TAM
Il suggerimento più ripetuto è di far conoscere l’esperienza del TAM, di
pubblicizzarla e di favorirne l’espansione. ad altri ambiti territoriali.
Il lavoro fatto in questi dieci anni, va valorizzato ed utilizzato realizzando
incontri informativi rivolti alla generalità dei cittadini e a gruppi specifici
(operatori – infermieri – familiari - caregiver).
I dati raccolti e le riflessioni maturate andrebbero messe in rete per far conoscere
il maltrattamento e per sollecitare l’attenzione sul fenomeno.
Il Tam dovrebbe partecipare ( o promuovere) gruppi di lavoro motivati.
Dovrebbe valutare l’opportunità di aprire altre sedi ( a Trieste e in altre zone)
Sarebbe importante organizzare eventi a cadenza periodica (annuale?) per
diffondere i dati sul fenomeno a dimensione provinciale e/o regionale e per
sensibilizzare al tema.
Si propone che i temi di oggi vengano approfonditi particolarmente per gli
assistenti sociali che sono impegnati nell’area anziani. Si suggeriscono percorsi
induttivi: partire dalla casistica.. che è estremamente varia ma può essere
esemplare e formare competenze per la presa in carico(..c’è chi si chiede: “esiste
anche l’anziano maltrattante?”)
Si chiede l’uso di diapositive.
Altri propongono sportelli decentrati e si chiedono se l’accesso diretto. e non solo
il Numero Telefonico, potrebbe essere più efficace.
Si riconosce l’unicità dell’esperienza del TAM e la sua utilità.
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