Dall’uso all’abuso di alcol e
farmaci
Dr.ssa med Anna De Benedetti
Caposervizio Vigilanza e qualità
Ufficio del medico cantonale
La vita è suddivisa in fasi, che si modificano e si scambiano con il
trascorrere del tempo, dall'età infantile a l'età adolescenziale,
passando per quella adulta fino a giungere all'età matura o senile.
La vita è un percorso variegato che è caratterizzato da particolarità e
tappe obbligate che scandiscono l'esistenza di ciascuno di noi.
(fonte:http://www.nonsolofitness.it/psicologia/focus-psicologia/l-eta-senile-vita-vissuta-eprospettive-future.html)
• L' adolescente si confronta con il suo ruolo di "quasi" adulto
• L'anziano convive con il suo ruolo di "adulto maturo“
• L'individuo adolescente vive un'importante fase di transizione e
anche l'anziano affronta la fase di radicale cambiamento.
• La persona adolescente vede manifestarsi in modo netto i segni
del cambiamento a livello corporeo così come l'anziano.
• Il ragazzo fatica per costruirsi un nuovo status e anche l'anziano
è impegnato per certi versi in una fase di "ricostruzione" personale.
• L'adolescente si può trovare spesso in conflitto con gli individui
più grandi o più giovani e questo può accadere anche a chi vive
l'età senile, essendo le altre generazioni magari troppo distanti dal
loro modo di vedere.
• L'età adolescenziale viene spesso definita come una fase di "fragilità" e
anche la persona anziana vive un periodo della propria vita che può
essere considerato di fragilità.
•L'adolescente va incontro al cambiamento e anche l'anziano vive il
cambiamento.
(fonte: http://www.nonsolofitness.it/psicologia/focus-psicologia/l-eta-senile-vita-vissuta-eprospettive-future.html)
Qualità della vita: il livello di benessere, reale e percepito, rispetto a
quello ideale o desiderato relativo ad una condizione specifica.
(fonte: http://www.osservareperconoscere.it/html.qualita_vita.php)
La qualità della vita, secondo Lawton (1991),
è un concetto multifattoriale, consistente di
quattro grandi aree: condizione oggettiva,
aspetto comportamentale (inclusa la salute),
percezione soggettiva e benessere
psicologico (incluso il senso di soddisfazione)
(fonte: http://www.geragogia.net/editoriali/qualita.html)
Una consistente minoranza di alcolisti anziani inizia a bere in modo
inadeguato piuttosto tardivamente, in risposta per lo più a fattori di
stress psicosociale ed a situazioni di generico disagio esistenziale.
Tra gli alcolisti anziani ad inizio tardivo, infatti, si riscontrano
solitamente
più
bisogni
di
tipo
psicosociale.
L'alcolismo tardivo dell'individuo anziano è un fenomeno subdolo, di
difficile
interpretazione
e
generalmente
misconosciuto.
(Fonte: http://www.geragogia.net/generale/alcolismo.html)
Earlyonset drinkers sono detti coloro che hanno iniziato a bere in modo
inadeguato nell'età giovanile/adulta e che, ciononostante, sono riusciti a
raggiungere un'età avanzata, evitando il rischio non trascurabile della
mortalità
prematura
correlata
all'alcol.
Lateonset drinkers, invece, sono definiti quegli anziani che non
provengono da precedenti abusi e iniziano a bere in modo inadeguato
quando sono già in età avanzata. Sono i cosiddetti bevitori tardivi o,
anche, i bevitori reattivi perché eccedono in risposta a fattori disturbanti
che sono insiti in una realtà esistenziale a cui non sanno adeguarsi.
(fonte: http://www.geragogia.net/generale/alcolismo.html)
Due terzi degli alcolisti anziani, secondo i dati della letteratura,
appartengono al primo tipo, quello cioè degli alcolisti che sono riusciti a
diventare vecchi, mentre soltanto un terzo è inquadrabile nel secondo
tipo, quello dei vecchi che sono diventati alcolisti
(fonte: http://www.culturaesvago.com/ciclo-di-vita-dellafamiglia/)
Uomini e anziani rappresentano la maggioranza di questa categoria:
in genere cominciano a bere a casa di un amico, in compagnia di
colleghi o familiari, nella convinzione di ritrovare maggiore creatività
o la soluzione ad una situazione complicata. Oppure da soli, per
rilassarsi o per stare meglio con gli altri, vincendo la timidezza o
l’ansia
relazionale.
(fonte: http://alcolismo.myblog.it/tag/dipendenza+alcol+anziani)
Uno studio britannico afferma che l'anziano è il maggior consumatore
di farmaci. Infatti, l'87% degli anziani li assume regolarmente e la
preponderanza del fenomeno è tre volte maggiore rispetto a quella
della popolazione globale. Il 34% prende tre o quattro farmaci al
giorno di una certa rilevanza, come analgesici, psicotropi e diuretici.
http://www.terzaeta.com/med/2001/marzo/28_03_2001.html
Spesso, con l'età, aumentano i problemi di salute e nuovi malanni si
sommano ad altri. Al rialzo della pressione arteriosa si aggiunge l'artrosi; in
un paziente diabetico possono subentrare problemi cardiaci o difficoltà
respiratorie. Gli anziani, in genere, consumano più farmaci perché hanno più
problemi contemporaneamente e in molti casi si tratta di malattie croniche
che richiedono trattamenti continuativi. Aumentando il numero di farmaci
assunti, aumenta anche il rischio che compaiano effetti negativi legati alla
terapia.
(fonte: http://www.saninforma.it/Sezione.jsp?idSezione=5645&sez=
info&cat=biblioteca-della-salute&titolo=farmaci-e-anziani)
Con l'età inoltre può diventare più difficile seguire scrupolosamente le
istruzioni ricevute e possono aumentare gli errori nell'assunzione dei
medicinali. Quanti più farmaci si assumono, tanto più aumenta la
probabilità di sbagliare. La perdita della memoria, l'indebolimento della
vista e la scarsa destrezza manuale possono anch'essi giocare un
ruolo
importante.
(fonte:http://www.saninforma.it/Sezione.jsp?idSezione=5645&sez=info&cat=biblioteca-dellasalute&titolo=farmaci-e-anziani)
I farmaci maggiormente abusati sono i farmaci da banco.
Sempre più spesso oltre ai farmaci prescritti dal medico, si
aggiungono lassativi, ansiolitici e sedativi. Pillole «innocue» ma che
assunte insieme a farmaci «più importanti» possono causare effetti
collaterali anche gravi, diventando in alcuni casi motivo di ricovero.
Un classico abuso è quello dei sedativi presi per addormentarsi.
CONCLUSIONI
Attenzione alle fasi di passaggio, es. dall’attività lavorativa a quella
del pensionamento, per gli uomini perdita del ruolo sociale
professionale e per la donna quello famigliare e sociale.
Fasi di passaggio richiedono la costruzione di un “nuovo” sé
con il rischio che nei momenti di debolezza si ricorra a degli “aiuti”
per superare le difficoltà e colmare il vuoto percepito, ma non ancora
elaborato (vedi risposta test prevalenza di 3).