EMARGINATO L’ANZIANO NELLA SOCIETA’ INDUSTRIALE (Pubblicato sulla Rivista di politica economica e sociale “Politica Meridionalista” – Anno X n. 5 Mag. 1982) L’emarginazione è un termine che angustia, ma è l’unico che rispecchia il vissuto dell’anziano, del pensionato. Nella società non c’è spazio per chi ha varcato la soglia della terza età, per chi non produce né consuma, considerando che le pensioni non bastano nemmeno per i mezzi di sussistenza. Chi ha promosso il processo di emarginazione dell’anziano è l’industrializzazione. Nella società contadina o patriarcale, nella famiglia estesa, il vecchio aveva infatti un suo ruolo, era comunque un’unità produttiva. La sua esperienza, il suo vissuto lo erano. Intanto, ci avviamo sempre più verso una società di anziani. C’è un crescente invecchiamento della popolazione in un rapporto numerico tra vecchie e nuove generazioni che tende a favorire le prime. Ciò è dovuto certamente alla diminuzione delle nascite ed al prolungamento della vita media. I sociologi affermano che nel nostro paese, dove si avvertono i mali dell’eccesso abitativo e delle distorsioni dello sviluppo industriale, la diminuzione è un fatto positivo. Ma che fare per gli anziani, i quali, calati in una sorta di edonismo moderno, nella corsa frenetica dell’arrivismo e delle più varie esperienze di vita, nell’esaltazione dell’essere, dell’individuo, della vita del lavoratore plurimpiegato, si trovano all’improvviso nel nulla, nel pensionamento. E annegano nel vuoto degli affetti. Per loro non c’è che la morte. Che fare, dunque, se, come dice Alberoni, “il corpo invecchia, non il cervello, che la società gradualmente mura vivo in un corpo inerte?”. Il 1982 è stato dedicato dall’Onu all’anziano: quale migliore occasione per un confronto tra politici ed operatori sociali, per il recupero produttivo di questa forza lavoro ed il reinserimento sociale ed economico di questa enorme fetta di popolazione? L’immagine sociale che oggi si prefigura dell’Italia del duemila è quella che volge la gran parte del suo interesse e delle sue richieste allo stato essenziale, all’inerzia, alla ghettizzazione dell’anziano. Per contribuire a mutare questo orientamento la nostra rivista vuole proporre approcci diversi al problema degli anziani, all’integrazione reale tra individuo in età senile ed istituzioni, alle mete e agli obiettivi che si possono raggiungere ai valori a cui guardare, alle strutture da creare, agli strumenti da utilizzare. In sintesi, affinché l’anziano abbia un suo ruolo è necessaria una migliore dialettica tra società civile e società politica, tra i cosiddetti stregoni della cultura e le strutture socioeconomiche. Ma per far ciò è bene anzitutto rifuggire dalle teorizzazioni ed affrontare una realtà concreta, direttamente valutabile, in un preciso momento storico. La Campania e Napoli in particolare saranno oggetto del nostro tentativo d’indagine. Una realtà, cioè, storicamente problematica che il terremoto ha devastato in termini non solo abitativi e di servizi, ma soprattutto in termini sociali. Affronteremo i processi di trasformazione socioeconomica, l’emigrazione, la modificazione demografica, l’evoluzione della famiglia, l’immagine dell’anziano di oggi e le prospettive del suo inserimento nel mondo civile.