L’età giolittiana
Giolitti e i suoi simpatizzanti a Dronero, il collegio elettorale
dell’uomo politico piemontese
“La politica è l'arte di governare il paese quale è e con le
leggi che ci sono“ (discorso alla Camera, 21 giugno 1901)
Il contesto politico europeo:
le due Internazionali socialiste
La I internazionale (Londra, 1864)
• Il movimento internazionalista nacque a
Londra nel 1864, in conseguenza dell’esigenza
sentita in diversi paesi dal movimento operaio
di stabilire un collegamento tra i lavoratori a
livello internazionale
• Delegazioni provenienti da diversi paesi
europei si riunirono nella capitale inglese per
far nascere questa organizzazione che assunse
il nome di Associazione internazionale dei
lavoratori
• In realtà, solo le Trade Unions inglesi e le
organizzazioni francesi mandarono
all’incontro delegazioni rappresentative
• Per l’Italia partecipò un emissario di Mazzini
• Egli fu però estromesso dall’Associazione
quando non accettò lo Statuto elaborato da
Karl Marx, presente a titolo personale, che
aveva insistito perché l’organizzazione
assumesse un carattere classista
La proposta politica di Marx
Karl Marx
• In realtà durante il congresso si delinearono
chiaramente due diverse interpretazioni del ruolo
politico del movimento operaio e della sue azioni
• Marx sosteneva che il movimento operaio avrebbe
dovuto diventare un’organizzazione politica per
preparare le condizioni necessarie al verificarsi
della rivoluzione socialista
• Le organizzazioni politiche operaie che sarebbero
nate in ogni nazione avevano come obiettivo
intermedio l’imposizione di una dittatura del
proletariato, un periodo durante il quale i leader
rivoluzionari avrebbero creato insieme ai
lavoratori le basi per una nuova economia
socializzata e una nuova società di lavoratori
uguali
• L’obiettivo finale sarebbe stato la costruzione di
una nuova società di “liberi e eguali” sia sul piano
giuridico, sia sul piano economico
La posizione di Bakunin
Mikhail Bakunin
• Bakunin riteneva che l’ostacolo principale per la
conquista della libertà da parte dell’uomo fosse lo
Stato in unione con la religione
• Lo Stato era lo strumento con il quale le classi
dominanti mantenevano le classi subordinate in
una posizione di inferiorità economica e
intellettuale
• Le masse dovevano essere liberate dalla loro
condizione di inferiorità per mezzo di un’azione
rivoluzionaria che portasse all’abbattimento prima
della religione, poi dello Stato
• Caduto lo Stato, il sistema della proprietà privata
sarebbe a sua volta caduto e le naturali esigenze
delle masse avrebbero portato necessariamente al
comunismo, in quanto esso era il sistema
economico e sociale più adatto a soddisfare quelle
esigenze
• I lavoratori,dotati di un istinto naturale a
collaborare reciprocamente, si sarebbero
organizzati in gruppi, senza più bisogno dello Stato a
guidarli
La separazione tra marxisti e anarchici
• Nel 1872 avviene la frattura decisiva, quando la
maggioranza dei delegati presenti al V congresso
dell’Associazione internazionale (a l’Aja) approvarono una
risoluzione che assumeva la prospettiva marxiana e
rifiutava il progetto bakuniano
• La maggioranza dei votanti concorda che il proletariato
deve costituirsi come partito politico per “combattere
contro il potere delle classi possidenti”.Questo partito “è
indispensabile per assicurare il trionfo della rivoluzione
sociale e il suo obiettivo ultimo, l’abolizione delle classi”
• Le strade politiche di socialisti e anarchici si separano
definitivamente
La Spd, modello per i partiti socialisti
I fondatori della
Spd
in una stampa
dell’epoca
• Nel decennio successivo si ebbero
ulteriori evoluzioni
• In Germania nel 1875 fu fondato da
August Bebel il Partito
socialdemocratico (Spd), ispirato
dalle idee di Marx (che lo criticò per
la sua impostazione troppo
moderata) e capace di ottenere
importanti successi elettorali
(maggioranza relativa alle elezioni
del 1890)
• Fu un partito fortemente
organizzato, che raccolse decina di
migliaia di iscritti, e fece da modello
per gli altri partiti socialisti europei
La II Internazionale
Proclama di istituzione
del I maggio da parte
di un’associazione operaia
siciliana
• I rappresentanti di molti partiti socialisti europei si
riunirono a Parigi nel 1889 e decisero di darsi un
programma comune, il cui obiettivo principale fu
l’ottenimento di una giornata lavorativa di otto
ore.
• Per ottenerla veniva proclamata una giornata di
mobilitazione estesa a tutti i lavoratori, che si
sarebbe tenuta il primo maggio di ogni anno
• Nel 1891 i medesimi rappresentanti costituirono a
Bruxelles la Seconda Internazionale, basata sulle
idee di Marx
• La Seconda Internazionale era una federazione di
partiti nazionali, che svolse il ruolo di
coordinamento tra i diversi partiti socialisti
• I congressi dell’Internazionale, a loro volta, furono
momenti di discussione sui grandi problemi
dell’economia e del lavoro comuni a tutte le
nazioni: sciopero generale, lotta contro la guerra e
anticolonialismo
Teorici del marxismo: Engels e Kautsky
Friederich Engels
Karl Kautsky
• Nell’ultimo decennio dell’800 la
dottrina marxista fu diffusa
soprattutto da F. Engels e K. Kautsky
• Essi insistettero molto sulla necessità
che i partiti socialisti si impegnassero
a fondo nella lotta politica,
partecipando alle elezioni e
sostenendo la democratizzazione dei
diversi stati e le riforme che potevano
venire dai parlamenti nazionali
Riformisti e rivoluzionari
E. Bernstein
K.Liebknecht e R. Luxemburg
Lenin
Si crearono due indirizzi politici diversi
dentro il socialismo
• A. accettare i mutamenti verificatisi nella
politica e nella società grazie alle lotte
operaie e attuare una politica di riforme
sociali e economiche, senza forzare la
mano con iniziative immediatamente
rivoluzionarie; suo esponente più in vista
fu Eduard Bernstein, tedesco
• B. far tornare il socialismo alle origini,
attuando una politica di lotte
rivoluzionarie e rifiutando le azioni
riformatrici limitate alla sola attività
parlamentare; i leader principali di
questa corrente furono Karl Liebknecht e
Rosa Luxemburg,tedeschi, e Vladimir Il’ič
Ulianov, detto Lenin, di origine russa
Socialisti e cattolici in Italia
nell’ultima parte dell’800
Le società di mutuo soccorso
La Società di Mutuo
Soccorso di Bergamo
fu fondata nel 1862
• Tra gli anni ‘60 e ‘70 dell’800, le
Società di mutuo soccorso furono
l’unica organizzazione degli operai in
Italia
• Tali società, legate ai seguaci e alle
idee di Mazzini, non avevano
obiettivi rivendicativi
• Il loro obiettivo era di educare i
lavoratori
• Per questo erano orientate sulla
solidarietà tra i membri
• Rifiutavano sia la lotta tra le classi
sociali, sia l’idea dello sciopero come
strumento rivendicativo
La diffusione delle idee socialiste e anarchiche
in Italia
• Quando le tensioni sociali si acuirono e cominciarono a
diffondersi le idee di Marx e Bakunin, le Sms persero
terreno
• I moti insurrezionali organizzati dagli aderenti alle idee
internazionaliste ebbero però esiti fallimentari
• Il leader socialista Andrea Costa comprese che la giusta
strategia era di elaborare un programma d’azione
• Era necessario partecipare alle lotte giorno per giorno
e fondare un partito, che fissasse gli obiettivi da
perseguire e organizzasse gli aderenti per realizzarli
I primi partiti di ispirazione socialista
• Costa fondò il Partito socialista rivoluzionario di
Romagna, che però rimase legato solo a quella zona
d’Italia (1881)
• A Milano, nel 1882 associazioni di operai milanesi
fondarono il Partito operaio italiano, che ammise come
iscritti solo i lavoratori manuali
• Tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio dei ‘90 nacquero le
prime federazioni di mestiere e le prime Camere del
lavoro (organizzazioni sindacali provinciali), ispirate alle
idee socialiste
• Le idee socialiste si diffusero anche nelle campagne,
specie in Val Padana, tra braccianti e i coloni
La creazione di un partito socialista
• La questione che gli agitatori politici sentivano
come necessaria era di creare
un’organizzazione politica unitaria che
guidasse e coordinasse le lotte a livello
nazionale
• Un problema che si sarebbe potuto risolvere
solo unendo i diversi movimenti di lavoratori
che erano assai frazionati e chiarendo i
presupposti politici della lotta
Il ruolo di Filippo Turati
Filippo Turati
Anna Kuliscioff
• Fu decisiva l’azione di Filippo
Turati, intellettuale milanese ex
radicale
• Egli aveva maturato il suo
socialismo grazie all’incontro con
l’esule russa Anna Kuliscioff, che
aveva contatti con gli ambienti
socialisti europei
• e grazie alla frequentazione con
gli ambienti operai di Milano,
dove esistevano le associazioni di
mestiere più ampie e agguerrite
La proposta politica di Turati
• Turati portò avanti insieme a altri socialisti,
Bonomi, Labriola, Costa un programma d’azione
preciso basato su queste idee
• 1. il movimento operaio era autonomo dalla
democrazia borghese
• 2. l’insurrezionalismo degli anarchici era da
rifiutare
• 3. le lotte economiche erano prioritarie
• 4. lotte politiche e lotte economiche dovevano
essere collegate e finalizzate all’obiettivo finale
della socializzazione dei mezzi di produzione
La nascita del Partito socialista italiano (1892)
• Ad agosto del 1892 rappresentanti di
società operaie, leghe contadine, circoli
politici e altre associazioni si riunirono
per dar vita a un movimento unitario
• Si verificò una frattura tra una
minoranza anarchica e la maggioranza
guidata da Turati e dai socialisti
• Questi abbandonarono il congresso per
riunirsi a parte e dar vita al Partito dei
lavoratori italiani, il cui programma
coincideva in gran parte con la
piattaforma elaborata da Turati e dagli
altri socialisti
• Nel 1895 il Partito dei lavoratori italiani
cambiò definitivamente il suo nome in
Partito socialista italiano
I cattolici
• I cattolici costituivano per la classe dirigente
della politica italiana un problema aperto
tanto quanto lo erano i socialisti
• I cattolici militanti erano fedeli al papa e
rifiutavano l’assetto politico e istituzionale
dell’Italia conseguente al Risorgimento
• Il “pericolo cattolico” nasceva dal fatto che i
movimenti cattolici e comunque la fede
cattolica erano fortemente presenti e radicati
nella società italiana, soprattutto nelle
campagne
I cattolici si organizzano
Gioacchino Pecci,
papa Leone XIII
(1878 - 1903)
• Nel 1874 a Venezia i leader cattolici, laici e
ecclesiastici, decisero la costituzione dell’Opera dei
congressi, così chiamata perché il suo compito
sarebbe stato di convocare periodicamente
congressi di tutte le associazioni cattoliche
operanti in Italia per coordinare la loro azione
• Quando nel 1878 diventò papa Leone XIII
l’atteggiamento della Chiesa rimase intransigente sul
piano politico, ma il nuovo pontefice agì perché la
presenza di associazioni e movimenti cattolici tra i
lavoratori si facesse sempre più capillare
• Aumentò il numero di società di mutuo soccorso e
cooperative agricole e artigiane controllate e
guidate dal clero e ispirate alla dottrina sociale della
chiesa, anche e soprattutto per ispirazione del papa
stesso, che se ne occupò nell’enciclica “Rerum
novarum”
L’enciclica “Rerum novarum” di Leone XIII (1891)
• Leone XIII emanò nel 1891 la lettera enciclica “Rerum
novarum”, incentrata sulla questione del lavoro e in
particolare di quello operaio
• Essa condannava il socialismo e affermava la necessità
della concordia sociale
• La base della concordia tra le classi era il rispetto dei
reciproci doveri
• Operosità, laboriosità e rispetto delle gerarchie erano i
presupposti del buon comportamento del lavoratore
• L’imprenditore doveva retribuire con giustezza il
lavoratore, rispettare la sua dignità umana e la fatica,
che non era una semplice merce da pagare il meno
possibile
La novità della “Rerum novarum”
• La novità dell’enciclica stava
soprattutto nell’indicazione
dell’opportunità di creare società di
operai e di artigiani ispirate ai principi
cristiani
• I cattolici erano sollecitati dal pontefice
a impegnarsi in questo senso
• Per quanto società di questo tipo
esistessero da tempo, il fatto che un
papa prendesse posizione ufficialmente
in questo ambito e lo facesse in un
documento rilevante come un’enciclica
fu una novità di rilievo
Distintivo di una società
cattolica di mutuo soccorso
L’Italia da Crispi a Giolitti
La disfatta di Adua (1896)
La politica repressiva del secondo governo Crispi
• Socialisti e cattolici furono tra gli obiettivi della repressione
portata avanti da Crispi, tornato al governo alla fine del 1893
• Nel luglio 1894, il Parlamento approvò un insieme di leggi
“antianarchiche”, che limitavano la libertà di stampa, riunione e
associazione, per rendere inoffensivo il Partito socialista
• Il Partito fu proclamato fuori-legge nell’ottobre 1894
• L’effetto fu il contrario di quanto voluto da Crispi: il Partito non si
sbandò, perché aveva un’organizzazione solida
• La sinistra radicale e diversi intellettuali come De Amicis, Pascoli,
Lombroso manifestarono simpatia per le battaglie socialiste
• I socialisti decisero di collaborare, limitatamente, con radicali e
repubblicani, e grazie ad alcune alleanze elettorali nel 1895
riuscirono a eleggere in Parlamento dodici deputati
Politica economica e questione morale
• Il governo di Crispi intervenne sull’economia per
rimettere in sesto il bilancio dello Stato, che era in
grave perdita
• Impose tasse più pesanti e istituì la Banca d’Italia
• Tuttavia era in difficoltà a causa della questione
morale, perché una campagna politica della sinistra
radicale aveva messo in luce il pesante
coinvolgimento del Presidente del consiglio nello
scandalo della Banca Romana
Disavventure africane e caduta del governo Crispi
•
•
•
•
•
•
La disfatta di Adua riprodotta
In un giornale dell’epoca
•
Il colpo definitivo al governo Crispi venne dalla
questione coloniale
Un trattato firmato nel 1889, il trattato di Uccialli,
aveva posto teoricamente le basi del rapporto Etiopia –
Italia
Era però un documento ambiguo, interpretato dagli
italiani come via libera alla penetrazione in Etiopia, e
dagli etiopi come accordo di amicizia e collaborazione
Quando l’ambiguità venne allo scoperto, i rapporti tra i
due paesi si guastarono e portarono a nuove
conflittualità
Gli italiani tentarono una nuova penetrazione
dall’Eritrea verso l’Etiopia, ma nel dicembre del 1895
sull’altipiano dell’Amba Alagi un distaccamento
italiano fu circondato e sconfitto tra massacri da
truppe etiopi
Crispi organizzò allora un’azione di vendetta,
sostenuta con convinzione dall’esercito, ma a marzo
1896 un esercito di 16.000 uomini mandato in Etiopia
subì una sconfitta rovinosa a Adua, dove morirono
praticamente la metà dei soldati italiani
La conseguenza furono violente manifestazioni di
piazza contro la guerra africana e le dimissioni di Crispi
L’Italia in Etiopia tra fine ‘800 e inizio ‘900
Fonte:
Ortoleva-Revelli,
Storia dell’età
contemporanea,
Milano,
Bruno Mondadori
Il governo Rudinì e
“Torniamo allo statuto”
Antonio
di Rudinì
Sidney
Sonnino
• Il successore di Crispi fu Rudinì
• Egli unì e rappresentò le forze conservatrici, le
quali ritenevano che bisognava mettere sotto
controllo i nemici delle istituzioni: socialisti,
repubblicani, clericali
• Da una parte, emerse e prese forza la posizione
del deputato liberal-conservatore Sidney Sonnino ,
che proponeva di rendere il governo responsabile
solo verso il re, lasciando alle camere solo il
potere legislativo (in un articolo intitolato
“Torniamo allo Statuto”)
• In sostanza si trattava di abbandonare il regime
parlamentare e di dare al re i pieni poteri
• Dall’altra l’idea delle forze conservatrici era di
utilizzare i metodi repressivi di Crispi contro ogni
protesta sociale
Il significato della crisi di fine secolo
• “Fu questa l’essenza della crisi di fine secolo:
l’incapacità della classe politica liberale o di assumere
come interlocutore privilegiato il nascente
movimento operaio al fine di legarlo più strettamente
alle istituzioni per farne un canale di integrazione
delle masse nello stato
• oppure di costruire un’alleanza conservatrice con i
cattolici “ (Ortoleva-Revelli) su cui basare una politica
conseguente
• La classe politica liberale invece si contrappose sia ai
socialisti, sia ai cattolici e provocò un moto violento di
reazione
I tumulti del 1897-1898 contro il carovita
• Nel 1897, alle elezioni il Psi fece eleggere quindici deputati,
aumentando notevolmente i suoi voti e suscitando allarme a
livello governativo
• Nel 1898 si verificarono durissimi moti popolari di protesta
e reazione causati dall’aumento dei prezzi, in particolare del
prezzo del pane, determinato dai cattivi raccolti del 1897
• I moti cominciarono dalle campagne del centro sud, dove i
contadini erano ridotti alla miseria, e si diffusero nelle città,
dove i lavoratori urbani si trovarono in analoghe difficoltà
• Dappertutto si verificarono assalti ai forni, ai mulini, ai
magazzini del grano, e proteste contro le sedi comunali,
l’esattoria fondiaria, il tribunale e le case dei notabili
• Parole d’ordine: abolire il dazio sul grano e la gestione
municipale dei forni
• Si trattò di moti spontanei, in cui la partecipazione socialista
e sindacale rimase esterna e non determinante
La repressione del governo Rudinì
Il generale
Bava Beccaris
Foto di Milano durante la
repressione di Bava Beccaris
• Il governo attuò un’iniziativa di repressione
violenta contro le organizzazioni socialiste e
operaie
• Quando il 6 maggio 1898 si verificò un’
insurrezione a Milano, le forze conservatrici:
re, corte, alti ufficiali dell’esercito, forze
politiche rappresentative di proprietari terrieri e
imprenditori, decisero l’uso della forza contro
ogni forma di opposizione organizzata
• A Milano, l’8 e 9 maggio il generale Bava
Beccaris decise di impiegare i cannoni contro
la folla di chi protestava, provocando 80 morti
e 450 feriti. Nel resto d’Italia si verificarono
altre 51 morti
• Le province di Milano, Firenze, Livorno e Napoli
furono poste sotto stato d’assedio
• Furono arrestati e processati in migliaia dai
tribunali militari, tra cui leader socialisti,
radicali e repubblicani, accusati, falsamente, di
avere organizzato e guidato le proteste.
Il governo Pelloux
Il generale
Pelloux
• Si aprì una fase caotica e difficile per l’Italia
• Rudinì cercò di rendere leggi i provvedimenti
eccezionali impiegati in quei mesi, ma nel suo
stesso governo vi erano posizioni differenti
• Si dimise e fu sostituito alla Presidenza del
consiglio da Luigi Pelloux, generale piemontese
• Egli cercò di far approvare leggi che avrebbero
limitato il diritto di sciopero, di stampa e di
associazione
• Per contrastarle, i deputati dell’estrema sinistra
attuarono l’ostruzionismo, per paralizzare le
discussioni parlamentari in modo da impedire
l’approvazione delle leggi in esame
Divisioni nella maggioranza e
caduta del governo Pelloux
• La maggioranza era divisa perché al suo interno il
gruppo guidato da Zanardelli (ministro della giustizia
dimissionario) e Giolitti era contrario alle leggi di
Pelloux e quest’ultimo decise di forzare la mano
• Fece sciogliere la Camera, perché si aspettava di
ottenere da nuove elezioni una vittoria che fermasse
tutte le resistenze politiche e lo rafforzasse
• In realtà nelle elezioni del 1900, la maggioranza di
Pelloux perse parecchi seggi, mentre le opposizioni
guadagnarono voti, specie i socialisti (35 deputati)
• Pelloux prese atto della sconfitta, anche se aveva
conservato una risicata maggioranza, e si dimise
• Il re capì che la politica repressiva era esaurita, e
scelse Giuseppe Saracco, un moderato, come nuovo
Presidente
La morte di Umberto I
• Il 29 luglio 1900, Umberto
I a Monza fu ucciso da
Gaetano Bresci, un
anarchico che era
rientrato appositamente
dagli Usa per vendicare i
morti del ‘98
Il governo Zanardelli-Giolitti
Vittorio Emanuele III
Giuseppe
Zanardelli
Giovanni
Giolitti
• Il nuovo re, Vittorio Emanuele III,
preferì una strategia governativa
non improntata alla repressione,
e lasciò che il governo di Saracco
attuasse una politica meno
conflittuale di quanto fosse stato
fatto dai suoi predecessori
• Quando Saracco fu costretto a
dimettersi per le difficoltà
creategli da uno sciopero generale
a Genova, il re incaricò di formare
il governo Zanardelli, capo della
sinistra liberale, che volle con sé al
governo Giolitti nel ruolo-chiave di
ministro dell’interno
• Questo governo ottenne il
sostegno anche dai socialisti
L’Italia di Giolitti
La politica conciliatrice di Giolitti
• Giolitti durante il dibattito parlamentare sui fatti
di Genova aveva espresso l’idea che non
esistessero pericoli per lo Stato liberale da parte
delle organizzazioni operaie e che non avrebbero
dovuto esserne represse le iniziative, in quanto si
trattava di “espressioni di malcontento”.
• Il libero svolgimento di queste ultime era
nell’interesse dello Stato
• Questa posizione di Giolitti, che improntò anche il
suo operato politico e ministeriale negli anni
successivi, determinò un modo nuovo di gestire il
rapporto tra istituzioni statali (governo,
parlamento) e lavoratori
La linea politica di Giolitti
• La linea politica di Giolitti era imperniata sull’idea
che le agitazioni popolari potessero essere un
“fattore di stabilizzazione e rafforzamento dello
stato, attraverso la cooptazione dei dirigenti dei
movimenti emergenti ed il coinvolgimento
istituzionali delle loro organizzazioni”
• “Il suo obiettivo era di contemperare i fattori di
modernità indotti dallo sviluppo con gli equilibri
sociali consolidati”, evitando uno scontro che
portasse a una crisi sociale e istituzionale forse
irreversibile (Ortoleva-Revelli)
Le riforme di Zanardelli-Giolitti
Il governo Zanardelli - Giolitti attuò una serie di importanti riforme sociali
e economiche
• 1. estensione delle norme relative al controllo e alla limitazione del
lavoro femminile e minorile nell’industria (orari, trattamento
economico)
• 2. miglioramento della legislazione su assicurazioni obbligatorie
contro gli infortuni e volontarie per la vecchiaia (→pensioni)
• 3. istituzione dell’ Ufficio Nazionale del Lavoro, che si occupava di
formulare proposte in merito alla legislazione sociale: esso
comprendeva funzionari governativi e rappresentanti delle categorie
economiche, tra cui le organizzazioni sindacali
• 4. autorizzazione ai comuni per la municipalizzazione di servizi:
elettricità, gas, trasporti
Per quanto riguarda gli scioperi, Giolitti, da ministro dell’interno, invitò
i prefetti a lasciare libero lo svolgimento di quelli a carattere
economico, mentre furono repressi sia quelli di tipo politico, sia le
agitazioni nei servizi pubblici
Un contesto socio-economico in evoluzione
Ballo Excelsior è un balletto
mimico la cui prima avvenne al
Teatro alla Scala di Milano l'11
gennaio1881
Realizzato secondo la formula del
"ballo grande italiano" e
denominato "azione coreografica,
storica, allegorica in 6 parti e 11
quadri", lo spettacolo è basato
sull'idea, dominante nella società
di fine Ottocento, del trionfo della
scienza. All'allegoria della vittoria
di Luce e Civiltà contro
Oscurantismo, nemico del
Progresso
• Le iniziative riformatrici del
governo di Zanardelli-Giolitti e
la politica di tolleranza verso i
moti sociali caldeggiata da
quest’ultimo si inserirono in un
contesto generale di crescita
economica e di evoluzione
sociale in Italia
• Tale contesto fornì all’azione
politica riformatrice la cornice
ideale per dispiegarsi in modo
positivo
Riforme nella crescita
• Le riforme del governo Zanardelli – Giolitti
nacquero in un periodo in cui vi erano le
migliori condizioni per una convergenza di
interessi tra imprenditori industriali del Nord,
riformisti socialisti (Turati, Bonomi, Bissolati) e
intellettuali radicali
• L’economia soprattutto era in una fase di
congiuntura favorevole e i prezzi erano sotto
controllo
Precondizioni del take-off industriale italiano
Acciaierie di Terni
La sede del Credito Italiano
a Milano, Piazza Cordusio
Alla fine del 1800 anche per l’Italia cominciò
il take-off industriale
Precondizioni per questo decollo furono
• 1. una rete ferroviaria discretamente
estesa utile ai commerci
• 2. la creazione di una industria
siderurgica moderna, grazie alla tariffa
protezionistica del 1887 e agli
investimenti
• 3. la risistemazione del sistema bancario
(a causa dello scandalo della Banca
Romana): furono create due banche
miste Banca Commerciale Italiana e
Credito Italiano, sostenute dallo stato e
da capitali tedeschi
• Queste banche ebbero un ruolo decisivo
nel far confluire verso l’industria i
risparmi privati
Tessile,siderurgia, zucchero
• L’industria tessile era il settore principale
soprattutto nella produzione di cotone
• Il settore siderurgico era controllato da poche
aziende grandi (Terni, Ansaldo), che erano
sostenute dalle banche e lavoravano
soprattutto grazie alle commesse statali
• L’industria dello zucchero crebbe grazie alla
protezione della tariffa governativa
Chimica, elettricità, meccanica,automobile
Fabbrica della Pirelli Bicocca
a Milano
Fiat 3, 5 cavalli, 1899
• Come in altri paesi durante la II rivoluzione
industriale l’industria chimica, specie quella
della gomma (Pirelli) assunse un ruolo
molto importante
• A sua volta, l’industria elettrica fece
notevoli progressi, centuplicando la sua
produzione nel periodo 1898-1914
• L’industria meccanica, per quanto non
protetta, lavorò soprattutto per le
commesse statali di materiale ferroviario e
cantieristica e per la richiesta di macchinari
da parte degli altri settori industriali
• Cominciarono a sorgere le prime industrie
automobilistiche, tra cui si affermò la
Fabbrica Italiana di Automobili Torino,
fondata nel 1899 dall’ex imprenditore
tessile Giovanni Agnelli
Le cifre dello sviluppo italiano
• L’Italia ebbe uno sviluppo molto
forte, pari al 6,7% l’anno tra fine
800 e inizio ‘900
• Il volume della produzione
industriale raddoppiò e la quota
dell’industria nella formazione
del PNL crebbe al 25% (contro il
43% del settore primario e il 22%
del terziario)
• Tra 1860 e 1890 il reddito procapite rimase fermo, tra 1900 e
1915 crebbe del 30%
Ricchezza e consumi
• Maggiore ricchezza in
circolazione significò che
molti italiani ebbero
maggiori possibilità di
spesa per casa, istruzione,
trasporti
• Si impennarono i consumi
di beni durevoli: utensili
domestici, biciclette,
macchine da cucire
I progressi nella Val Padana
• L’agricoltura dell’Italia settentrionale, specie
nella Pianura Padana, fece notevoli progressi
• Essa, incentrata sulla coltivazione di grano e
riso, crebbe grazie alla protezione doganale
• I proprietari introdussero però anche notevoli
migliorie: fertilizzanti, macchine, selezione di
bestiame e sementi
• La produttività si alzò notevolmente,
nonostante la concorrenza americana
Scioperi agrari nel Nord Italia
Sciopero agrario nel
vercellese
• Le innovazioni agricole portarono a un minore fabbisogno di
manodopera bracciantile
• La situazione di disoccupazione o sottoccupazione dei
lavoratori agricoli determinò da parte loro un’ondata di scioperi
agrari particolarmente lunghi e duri, i più intensi in Europa.Tali
scioperi furono favoriti anche dall’atteggiamento non repressivo
della politica di Giolitti.
• Spesso questi scioperi si verificarono nei periodi di mietitura e
raccolta, determinando perdite notevoli alle grandi proprietà
agricole
L’arretratezza meridionale
• Diversa fu la situazione dell’Italia meridionale,
la cui crescita agraria era ostacolata dalle
condizioni climatiche, dalla scarsezza e
irregolarità dei corsi d’acqua, dalla povertà dei
terreni (spesso montuosi)
• Altri limiti allo sviluppo erano di carattere
sociale: rapporti sociali e lavorativi ormai
sclerotizzati e una mentalità incapace di
favorire il cambiamento
I mali della società meridionale
• Il risultato di questa situazione erano i mali della
società meridionale:
• 1. analfabetismo al 60% nelle città del Sud nel
1911 (nel Nord era al 15%)
• 2. una classe dirigente arretrata
• 3. piccola e media borghesia subordinate agli
interessi dei grandi proprietari terrieri e incapaci
di svolgere un ruolo trainante nell’economia
• 4. una vita politica caratterizzata da clientelismo e
personalizzazione esasperati
Il “ministro della malavita”
Gaetano Salvemini
• Gli oppositori di Giolitti lo accusarono di
non avere fatto niente di serio per
contrastare i fenomeni criminali diffusi
nel Mezzogiorno
• Giolitti, anzi, tollerò che politici del suo
schieramento politico approfittassero dei
malviventi per spaventare i gli elettori,
così che questi votassero per i candidati
giolittiani
• L’uomo politico e intellettuale Gaetano
Salvemini, per questo, definì l’uomo
politico piemontese “il ministro della
malavita”
La forte presenza della malavita organizzata
• Nel Mezzogiorno esistevano gruppi criminali organizzati, mafia e
camorra
• si erano formati dopo l’abolizione delle istituzioni feudali (inizio
‘800), in cui erano presenti molti “uomini d’onore”
• Armati e prepotenti, questi, senza più essere dipendenti dai feudi,
cominciarono a operare in proprio: estorsioni, furti di bestiame,
imposizione di protezione a proprietari e commercianti
• Né i Borboni, né i governi postunitari agirono decisamente per
fermarli
• Dopo l’Unificazione, questi “uomini d’onore” accrebbero il loro
potere, mettendosi al servizio dei notabili locali in modo da
intimidire gli elettori e spingerli a votare “nel modo giusto”.
• Da queste azioni, ebbero importanti guadagni sia in termini di
denaro, sia in termini di potere effettivo sugli individui
• Gli “uomini d’onore” condizionavano fortemente la società e
l’economia meridionale, contribuendo al suo impoverimento
Governo di Giolitti (1903)
• Giolitti diventò presidente del Consiglio nel 1903,
quando Zanardelli si dimise per una grave malattia
• Per allargare la base di appoggio del suo esecutivo offrì
al leader socialista Turati un posto di ministro
• Turati rifiutò, temendo che il Psi non l’avrebbe seguito
• Infatti, in quel periodo la corrente riformista dentro al
Psi, guidata da Turati, era in difficoltà rispetto al gruppo
dei “rivoluzionari”, contrari alla “collaborazione di
classe”
• Il governo Giolitti fu così un esecutivo centrista e
aperto al sostegno dei conservatori
I limiti della politica riformista di Giolitti
• La formazione del governo Giolitti “dà la
misura dei limiti entro cui si muoveva il
riformismo giolittiano, sempre condizionato
dal peso delle forze moderate e sempre
attento alla conservazione degli equilibri
parlamentari, al punto da sacrificare progetti
anche importanti quando si rivelassero
incompatibili con la solidità della
maggioranza” (Sabbatucci-Vidotto)
La filosofia politica di Giolitti
• "Mettiti in capo questo che gli uomini sono quello che sono, in tutti
i tempi e in tutti i luoghi con i loro vizi, i loro difetti, le loro passioni,
le loro debolezze; e il governo deve essere adatto agli uomini come
sono; certo il governo deve mirare a correggere, a migliorare, ma
anch'esso è composto di uomini, e l'uomo perfetto non esiste. Un
governo è il portatore di secoli di storia e la peggiore di tutte le
costituzioni sarebbe quella che venisse studiata in base a principi
astratti e non fosse adatta in tutto e per tutto alle condizioni attuali
del paese. Il sarto che ha da vestire un gobbo se non tiene conto
della gobba non riesce *…+. Io non sono conservatore, tutt'altro,
vedo troppo chiaro quanto vi è di brutto e di spregevole
nell'andamento attuale della politica italiana, ma non voglio aiutare
chi ci porterebbe a cose peggiori. Pur troppo non vi è ora la scelta
fra il bene e il male, ma fra mali diversi, e questo è il lato più triste
della vita politica *…+ ricorda che per dare un giudizio bisogna
considerare le cose come sono, non come dovrebbero essere“
(Giovanni Giolitti, lettera alla figlia, 15 marzo 1896)
Leggi speciali per il Mezzogiorno
Inaugurazione delle acciaierie
Ilva di Bagnoli (1910)
• Nel 1904 il governo Giolitti approvò
le prime “leggi speciali” a favore
dell’Italia meridionale, per favorire
la modernizzazione agricola e lo
sviluppo del Mezzogiorno
• Tali leggi erano deboli e non incisero
in profondità sulle debolezze del Sud
perché non erano pensate per
cambiare il vero male, la struttura
sociale del Mezzogiorno
• L’effetto più immediato e
importante fu la fondazione delle
acciaierie di Bagnoli, alla periferia di
Napoli
Primo sciopero generale e nascita della CGL
Il congresso costitutivo della
CGL , alla Camera del Lavoro
di Milano, 18096
• Lo strappo politico tra Giolitti e il Psi fu
certificato dal primo sciopero generale
organizzato in Italia nel 1904
• Nelle elezioni politiche successive, i
socialisti non ottennero il successo che si
auguravano
• Questo determinò un ritorno della
maggioranza del Psi all’ala riformista,
che, pur senza votare per il governo di
Giolitti, decise di appoggiare singole leggi
e proposte che introducessero riforme
significative
• Nel 1906 fu costituita la Confederazione
Generale del Lavoro, che ebbe il compito
di coordinare le organizzazioni sindacali
socialiste
Statizzazione mancata delle ferrovie
e dimissioni di Giolitti
• Giolitti tentò anche di far passare la legge con la quale la
gestione delle ferrovie sarebbe passata dai privati allo
Stato (1904-5)
• Il progetto, però, fu ostacolato sia dai liberali, legati all’idea
di non ingerenza dello Stato negli affari privati, sia dai
socialisti,contrari non alla statizzazione, ma al divieto di
sciopero previsto dalla legge
• Giolitti si dimise
• Questa fu una tattica che il politico piemontese adottò
spesso: lasciare la Presidenza del consiglio in momenti
difficili per poi riacquistarla, col consenso del re, in
situazione a lui più favorevole, grazie alla capacità che
aveva di controllare le maggioranze parlamentari.
La “conversione della rendita”
• Giolitti, dopo due governi di transizione non presieduti
da lui , tornò al potere nel 1906, e governò per più di
tre anni senza interruzione
• Il suo primo provvedimento fu la “conversione della
rendita”, che consistette nella riduzione del tasso di
interesse versato dallo Stato a chi possedesse titoli
pubblici
• Questo provvedimento nacque dall’esigenza di ridurre
il deficit economico del bilancio statale
• Pochi risparmiatori vollero il rimborso immediato delle
somme prestate: era il segno che la fiducia verso lo
Stato in quel momento era notevole
La strategia politica di Giolitti
L’azione politica di Giolitti seguì tre strade
• 1. sostegno ai settori più avanzati della società
italiana: grande industria e lavoratori organizzati
in partiti e sindacati
• 2. far entrare nell’ambito delle istituzioni liberali
partiti e gruppi che ne erano fuori, sia a causa
della politica delle classi dirigenti verso di loro, sia
per convinzione ideologica
• 3. maggiore intervento dello Stato nell’economia
per controllare e ridurre gli squilibri sociali
Il controllo del Parlamento
Giolitti attuò questa politica
attraverso il controllo del
Parlamento che riuscì a
realizzare
• 1. sia grazie ai sistemi
trasformistici già messi in
atto della sinistra storica
• 2. sia attraverso l’ingerenza
pesante nelle elezioni e nella
vita politica locale
Congiuntura economica sfavorevole e
nascita della Confindustria (1910)
• Il 1907 fu un anno difficile in cui si
verificò una crisi internazionale che mise
in difficoltà sia le banche italiane, sia le
imprese a queste legate
• Tale difficoltà fu superata grazie
all’azione della Banca d’Italia
• Le lotte sociali, tuttavia, diventarono
più intense
• Conseguenza di ciò fu la decisione degli
imprenditori di riunirsi in associazioni e
poi di costituire la Confederazione
italiana dell’Industria (1910)
• Essa assunse un atteggiamento
decisamente duro verso le
organizzazioni operaie e diffidente
verso la politica sociali dei governi
Suffragio universale maschile e
monopolio statale delle assicurazioni sulla vita
• Dopo le solite dimissioni strategiche (1909), Giolitti
tornò alla Presidenza nel 1911
• Il terzo governo del piemontese in 8 anni realizzò due
riforme di grande importanza
• a. estensione del diritto di voto a tutti i cittadini
maschi che avessero trent’anni e a tutti i maggiorenni
che sapessero leggere e scrivere o avessero prestato
servizio militare: in pratica si trattava del suffragio
universale maschile (1912): gli elettori salirono al
23,2% della popolazione italiana (8.700.000 circa)
• b. istituzione del monopolio statale delle assicurazioni
sulla vita: i proventi di questa centralizzazione
avrebbero finanziato il fondo per le pensioni di
invalidità e vecchiaia per i lavoratori
Avversari politici di Giolitti
Enrico Ferri (Psi)
Costantino Lazzari (Psi)
Romolo Murri
• Avversari “di sinistra” della politica
di Giolitti furono i socialisti
rivoluzionari e i cattolici
democratici
• Egli infatti cercò di dividere i due
movimenti, attuando una politica
trasformista con la quale attirare tra
i suoi alleati sia i riformisti (Psi), sia i
cattolici moderati
• I liberali conservatori, tra cui
Sonnino e il direttore del Corriere
della Sera Luigi Albertini, erano
invece i suoi oppositori da destra
• Essi accusavano Giolitti di avere
indebolito l’autorità dello Stato,
perché cercava i suoi alleati tra
forze politiche e sociali nemiche
delle istituzioni
Il primo numero del
Corriere della Sera
(5-6 marzo 1876)
Luigi Albertini
L’avventura coloniale in Libia
I progetti imperialistici dell’Italia
e lo spirito di rivincita nazionale
• Nel 1902, l’Italia giunse a un accordo con la Francia, con la quale si
era riconciliata dopo la guerra commerciale, per la spartizione delle
reciproche sfere di influenza sull’Africa settentrionale: l’Italia poteva
espandersi in Libia, parte dell’impero ottomano, e in cambio i
francesi avrebbero avuto via libera per conquistare il Marocco
• Tale accordo inquietò la Germania, a cui l’Italia era legata dalla
Triplice Alleanza, mentre l’Italia si sentì danneggiata
dall’espansione, concessa dalla Germania, dell’Austria in Bosnia e
Erzegovina (1908), senza compensazioni per l’Italia
• Tale espansione dimostrava che nella Triplice la penisola era
l’alleato più debole, e determinò nell’opinione pubblica italiana un
desiderio di rivincita nazionale
• Verso l’Austria si risvegliarono i sentimenti irredentisti relativi a
Friuli-Venezia Giulia e Trentino, mentre sembrava urgente a molta
parte dell’opinione pubblica che l’Italia si affermasse anche in
campo coloniale
Il nazionalismo di Corradini
Enrico Corradini
• Si affermarono e suscitarono grande
seguito in questo clima le idee dello
scrittore Enrico Corradini , seguace di
D’Annunzio , il quale affermava che la
lotta di classe era stata superata da una
lotta a livello superiore, tra nazioni
“capitalistiche” (cioè ricche) e nazioni
“proletarie” (cioè povere), tra cui l’Italia,
che avevano una popolazione eccedente
rispetto alle risorse e quindi avevano il
diritto di espandersi fuori dai loro confini
• L’Italia era quindi in contrapposizione
alle democrazie occidentali e doveva
superare la lotta tra le classi sociale al
proprio interno in nome di uno sforzo di
tutta la popolazione italiana verso
obiettivi imperiali
Associazione nazionalista italiana
e “L’idea nazionale”
Luigi Federzoni
Alfredo Rocco
• Su impulso di Corradini , nacque
l’Associazione nazionalista italiana
(1910), che riuniva uomini di idee
politiche diverse (irredentisti,
democratici, colonialisti), ma che
fu controllata da una dirigenza
imperialista e conservatrice
• Corradini, Luigi Federzoni e Alfredo
Rocco fondarono il periodico
“L’Idea nazionale”, che cominciò
una violenta campagna di stampa
a favore della conquista della Libia
Carta della Libia
Guerra coloniale per la Libia contro gli ottomani
In Libia, l’Italia impiegò
anche l’arma aerea per
vincere il conflitto
• Il movimento nazionalista era fiancheggiato e
sostenuto economicamente dai gruppi
economici moderati legati alla finanza vaticana e
soprattutto dal Banco di Roma, che puntava a
investimenti cospicui in Libia
• Le pressioni della stampa legata alla banca e dei
nazionalisti si intrecciarono con un fatto decisivo:
la Francia era pronta a imporre il suo
protettorato sul Marocco
• Il governo di Giolitti, fino a quel momento
esitante sul da farsi si convinse a organizzare una
spedizione composta da più di trentamila
uomini, che partì nel settembre 1911
• Il corpo di spedizione italiano dovette fare i conti
con la resistenza ottomana
• L’esercito italiano fu costretto dall’emergenza
strategica a estendere il controllo anche sull’isola
di Rodi e sull’arcipelago del Dodecaneso, sul mare
Egeo
Una vittoria di Pirro ?
Eccidi e massacri
segnarono la
conquista
Italiana della Libia
Caricamento
di bombe su
un biplano
• Dopo un anno di guerra, i turchi furono
costretti a cedere e firmare la pace di
Losanna, con la quale rinunciarono
alla sovranità politica sulla Libia
(1912)
• Gli italiani decisero anche di
mantenere il controllo di Rodi e del
Dodecaneso
• Gli esiti economici della guerra furono
negativi: le tanto decantate risorse
libiche erano ben poca cosa, la
manodopera italiana non poté essere
adeguatamente assorbita dalla Libia e i
costi della guerra furono molto pesanti
Il sostegno dell’opinione pubblica
• Il consenso alla spedizione libica fu
sicuramente molto più ampio
rispetto al conflitto con l’Etiopia,
grazie alla capacità di orientamento
dell’opinione pubblica dimostrata
dai giornali più diffusi
• Spirito nazionalistico e
manifestazioni patriottiche
sostennero l’impegno coloniale,
sentito come rivincita del disastro di
Adua
• Oppositori perdenti furono solo i
socialisti e alcuni intellettuali “fuori
dal coro” come Gaetano Salvemini
Le colonie italiane nel 1911
Fonte:
Ortoleva-Revelli,
Storia dell’età
contemporanea, Milano,
Bruno Mondadori
La fine del giolittismo
La radicalizzazione politica
Benito Mussolini,
all’epoca direttore
dell’Avanti !
• L’effetto più duraturo del conflitto libico fu
la radicalizzazione dello scontro politico
• A causa dell’esito positivo della guerra
coloniale, lo schieramento di destra:
nazionalisti, liberali conservatori e clerico moderati si sentì il vincitore del conflitto,
sostenuto con forza
• Nel Partito socialista la corrente
rivoluzionaria, in cui emerse Benito
Mussolini, diventato direttore del
quotidiano Avanti! si rafforzò ai danni della
componente riformista, indebolita
dall’atteggiamento non ostile alla linea
politica di Giolitti
• In definitiva, gli equilibri politici costruiti da
Giolitti in circa dieci anni cominciarono a
sfaldarsi
I clerico -moderati
Papa Pio X
(1903-1914)
• Il papa Pio X e le gerarchie ecclesiastiche
sostennero le correnti clerico-moderate
che volevano costruire un fronte comune
con lo schieramento conservatore in
funzione anti-socialista
• Giolitti in una prospettiva cavouriana
(“libera Chiesa in libero Stato”), elaborò a
proposito dei cattolici la formula delle
“due parallele”, schieramenti che non
devono mai incontrarsi,
• Tuttavia sia nelle elezioni del 1904 sia in
quelle del 1909 il non expedit fu sospeso
in alcuni collegi elettorali, mentre alcuni
cattolici si presentarono alle elezioni a
titolo personale (“non deputati cattolici,
ma cattolici deputati”)
Il “patto Gentiloni” (1913)
In questa caricatura,
viene dileggiata la
doppia faccia di Giolitti,
bravo capitalista con gli
operai (voto socialista) e
bravo padrone con i
contadini (voto cattolico)
• Nelle elezioni del 1913, le prime a suffragio
universale maschile, l’Unione elettorale cattolica presieduta dal conte Gentiloni,
fece accordi con diversi deputati giolittiani
• I numerosi membri dell’Uec avrebbero
appoggiato localmente i candidati liberali
che si fossero impegnati a: difendere la
scuola cattolica, opporsi al divorzio, agire
per il riconoscimento delle organizzazioni
sindacali “bianche”
• Molti liberali, tra cui noti anticlericali,
sottoscrissero (spesso segretamente) questi
impegni per ottenere il voto cattolico
• I cattolici ottennero così una grossa forza di
pressione politica: il non expedit fu revocato
in oltre trecento collegi elettorali in Italia
• Più di duecento deputati furono eletti con il
voto determinante dei cattolici
Le elezioni del 1913
• Le elezioni del ’13 furono le prime a suffragio
allargato, 8.762.000 votanti
• Apparentemente non si verificarono grosse
novità
• I liberali mantennero la maggioranza
parlamentare
• Il problema fu che le divisioni tra i liberali erano
più forti rispetto al passato, quindi la tradizionale
opera di mediazione per Giolitti era nettamente
più difficile
La polarizzazione della politica
Antonio Salandra
• Nel ‘13 l’economia era in
peggioramento, e la lotta politica
tendeva a polarizzarsi tra due estremi:
la sinistra rivoluzionaria e la destra
conservatrice (sostenuta anche dai
clerico -moderati e dai nazionalisti)
• Giolitti si dimise nel maggio del ’14, per
far decantare la situazione politica a suo
vantaggio
• Il re scelse come Presidente del
consiglio il liberale conservatore
Antonio Salandra
La “settimana rossa”
Prima pagina della
“Domenica del Corriere”
dedicata alla “settimana
rossa”
• Nel giugno del 1914 tre dimostranti morirono a
Ancona durante una manifestazione
antimilitarista, a causa di scontri con le forze
dell’ordine
• Questo evento determinò agitazioni in tutta Italia,
che furono ricordate come “settimana rossa”
• In particolare Marche e Romagna furono coinvolte
in vere e proprie insurrezioni, spinte da anarchici,
repubblicani e parte dei socialisti, in prima fila
c’era Mussolini
• La settimana rossa si concluse senza effetti
perché non aveva un obiettivo preciso, mancava
di un sostegno sindacale forte (la CGL non
l’appoggiò) e fu arginata con successo dal
governo
• Gli effetti che essa produsse furono decisamente
negativi: i liberali conservatori si rafforzarono per
il timore di una rinascita dei vecchi movimenti
sovversivi; i socialisti si divisero ulteriormente,
proprio nel momento in cui la I guerra mondiale
era imminente
La crisi del sistema giolittiano
• L’azione politica di Giolitti era in crisi: la “settimana
rossa” dimostrava che l’uomo politico piemontese era
sempre meno capace di controllare la
radicalizzazione dello scontro politico
• L’entrata dell’Italia in guerra pose termine
all’esperienza del giolittismo
• “Aveva avuto il merito innegabile di favorire la
democratizzazione della società, incoraggiando al
tempo stesso lo sviluppo economico, ma la sua
strategia politica, tutta fondata sulla mediazione
parlamentare, si rivelava inadeguata a fronteggiare le
tensioni sprigionate dalla nascente società di massa
“(Sabbatucci-Vidotto)
Bibliografia
• Giorgio Candeloro, Storia dell’Italia moderna,
Milano, Feltrinelli, vol.VII, “La crisi di fine
secolo e l’età giolittiana”
• Peppino Ortoleva – Marco Revelli, Storia
dell’età contemporanea, Milano, Bruno
Mondadori
• Giovanni Sabbatucci – Vittorio Vidotto, Storia
contemporanea, “L’Ottocento”, Roma – Bari,
Laterza