Vol1_uni1_cap4_crociata bambini

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ingrandimenti
La crociata dei bambini
N
el 1212 un giovane originario del bacino della Loira, Stefano di Cloyes, si mette alla testa
di 30 000 ragazzi e ragazze, in massima parte pastori e miseri contadini, per incontrare
il re di Francia Filippo Augusto, cui deve consegnare una lettera che ha ricevuto da Gesù
Cristo in persona. Gesù – dice – gli ha anche affidato la missione di guidare quei ragazzi fino in
Terrasanta, e lì convertire i musulmani con la sola forza della virtù. Non è chiaro se il re accetti
il colloquio. Probabilmente quell’armata scalza e affamata finisce dispersa; secondo altre versioni
del racconto, invece, arriva fino al porto di Marsiglia, dove viene imbarcata con l’inganno sulle navi
di due mercanti che, anziché in Terrasanta, portano i ragazzi a Tunisi e li vendono come schiavi.
Contemporaneamente un episodio analogo ha luogo in Renania, nella Germania occidentale. Questa
volta il profeta si chiama Nicola di Colonia, e promette ai giovani che, una volta giunti sulle rive del
Mediterraneo, il mare si dividerà in due consentendo loro di marciare fino a Gerusalemme. Il corteo
arriva a Genova, ma il miracolo non accade, e i ragazzi si trovano a vagare per l’Italia finché non
muoiono di fame e di malattie.
Da queste vicende Robert Browning trasse, nel 1842, il famoso racconto per bambini Il pifferaio
di Hamelin, ambientato nella Germania del xiii secolo.
Oggi la storiografia tende a negare
carattere di realtà alle due crociate dei
ragazzi. Esse, narrate in più versioni da
fonti duecentesche, sarebbero versioni
di fantasia delle numerose crociate
popolari che in quel secolo coinvolsero
ampi strati popolari in pellegrinaggi
non autorizzati dalla Chiesa e che
si risolsero in vagabondaggi collettivi,
assalti a monasteri e case nobili,
massacri di ebrei.
Gustave Doré, La crociata
dei fanciulli, xix secolo,
incisione.
© Loescher Editore, 2017
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