RIASSUNTI DELLE PUBBLICAZIONI 1. Il corpo mioide della retina: analisi immunochimica Il corpo mioide è presente nei fotorecettori retinici dove svolge un ruolo non ancora ben definito. Infatti, alcuni Autori gli attribuiscono propietà contrattili, mentre altri pensano che esso intervenga nella sintesi delle proteine che poi migrano lungo l'intero fotorecettore. Il presente lavoro si propone di chiarire la morfologia e la funzione del corpo mioide della retina mediante l'uso di tecniche immunochimiche. 2. Analisi istochimica ed immunochimica della retina Si è condotto uno studio istologico, istoenzimatico ed immunochimico della retina di coniglio per chiarire la morfologia e la funzione del corpo mioide dei fotorecettori. I risultati lasciano supporre che nel corpo mioide sono presenti proteine di natura contrattile e confermano che i fotorecettori retinici sono cellule dotate di un loro specifico dinamismo. 3. Sul comportamento della pressione oculare e di altri parametri dopo l'applicazione di Ocusert-P.40 È stato valutato il comportamento della pressione oculare in soggetti glaucomatosi dopo l'applicazione di Ocusert-P40. Parallelamente è stata pure esaminata in soggetti normali dal punto di vista pressorio la risposta dell'ampiezza accomodativa, del diametro pupillare e della profondità della camera anteriore. Dopo aver esposto i risultati gli Autori concludono che l'Ocusert-P40 rappresenta indubbiamente un progresso sia come efficacia che dal punto di vista degli effetti collaterali nella terapia medica del glaucoma. Infatti, è stato osservato che prescindendo dalla presssione oculare, tutti i parametri esaminati risentono in misura notevolmente inferiore dell'effetto del miotico quando questo viene somministrato a mezzo del sistema Ocusert-P40. 4. Nota sui recenti progressi nella terapia medica del glaucoma È stato valutato il comportamento della pressione oculare in soggetti glaucomatosi dopo l'applicazione di Ocusert 24 h. Parallelamente negli stessi soggetti è stato esaminato il tono oculare dopo Pilocarpina 2%. In un altro gruppo di pazienti glaucomatosi è stato notato il comportamento della pressione oculare dopo l'applicazione di Ocusert P40. In un terzo gruppo di pazienti del tutto normali dal punto di vista pressorio è stata valutata la risposta dell'ampiezza accomodativa, del diametro pupillare e della profondità della camera anteriore dopo l'applicazione di Ocusert P40. Dopo aver esposto i risultati gli Autori concludono che l'Ocusert e specialmente il P.40 rappresenta un tangibile progresso sia come efficacia che dal punto di vista degli effetti collaterali nella terapia medica del glaucoma. 5. Azione di farmaci adrenergici sull'ampiezza accomodativa, il diametro pupillare ed i vasi congiuntivali La contemporanea somministrazione locale di Propranololo allo 0,5 per cento e di Bufenina allo 0,5 per cento antagonizza l'azione ipotonizzante oculare osservata dopo somministrazione di solo Propranololo. Un antagonismo più modesto è stato osservato tra Propranololo 1 per cento e Epinefrina 2 per cento. La Bufenina determina una lieve ma duratura miosi ed un aumento del potere accomodativo, mentre il Propranololo ha mostrato una lieve tendenza alla midriasi ed una diminuzione del potere accomodativo. Anche per questi parametri è stato rilevato, tra i farmaci, un antagonismo vario a seconda delle concentrazioni usate. Nessuna azione antagonista è stata esercitata dal Propranololo sull'Epinefrina la quale sembra possedere a livello oculare una attività eminentemente alfa-stimolante. 6. Comportamento del coefficiente di rigidità sclerale in occhi normali e glaucomatosi, dopo somministrazione orale di glicerolo È stata notata una modesta diminuzione del coefficiente di rigidità sclerale dopo somministrazione orale di glicerolo (g. 1/Kg) in soggetti normali ed in pazienti affetti da vari tipi di glaucoma. Tale modificazione non è sembrata essere significativa. Gli Autori fanno alcune considerazioni su tale fenomeno. 7. La morfologia funzionale del trabecolato corneo- sclerale umano in condizioni normali Vengono riportati i risultati di una indagine istochimica tendente a dimostrare nell'occhio umano la presenza di una sostanza autocontrattile a livello trabecolare. In base ai risultati ottenuti gli Autori Pag. 1 espongono il loro pensiero sulla possibile patogenesi del glaucoma cronico semplice. 8. Histochemical studies on the retinal morphology Scopo della presente indagine è stato quello di approfondire alcuni aspetti istochimici ed immunochimici del tessuto retinico. È stato così osservato che i recettori retinici contengono filamenti contrattili presumibilmente in grado di produrre finissimi movimenti nella retina vivente. Tali movimenti produrrebbero la contrazione di una porzione delle cellule visive allo stimolo luminoso. È stata inoltre evidenziata una intensa attività enzimatica di tipo LDH, SDH, e G-6-PDH a livello recettoriale 9. ll comportamento dell'idrodinamica oculare in corso di trattamento con Epinefrina Quattordici pazienti affetti in uno od entrambi gli occhi da glaucoma cronico ad angolo aperto sono stati trattati con Epinefrina al 2 per cento per tre volte al giorno. È stata osservata una ipotensione oculare in tutti i pazienti trattati. Da un punto di vista idrodinamico avviene un significativo decremento della formazione dell'umor acqueo all'inizio della terapia. In seguito si è notato un progressivo incremento della fuoriuscita di esso. Sono state avanzate alcune considerazioni sulla azione della Epinefrina. 10. Caratteristiche morfologiche e funzionali del trabecolato corneo-sclerale del bulbo oculare umano Vengono riportati i risultati istochimici volti a dimostrare la presenza di una sostanza contrattile miosino-simile a livello del trabecolato 11. Sulla natura della miosi e dell'iperemia congiuntivale da somminitrazione locale di farmaci con proprietà betasimpaticomimetiche Le indagini sono state condotte in soggetti normali ed in pazienti affetti da glaucoma cronico. In tali indagini è stato rilevato quanto segue: 1) la miosi e l'iperemia congiuntivale indotte dalla somministrazione locale di Bufenina (betastimolante) e di Oxprenololo (beta-bloccante) sono risultati essere Atropino resistenti. Non sembra pertanto interessato il sistema parasimpatico; 2) il pretrattamento con indometacina, al fine di inibire la sintesi delle prostaglandine dal loro precursore, l'acido arachidonico, ha parzialmente ridotto l'intensità di tali fenomeni specie per quanto riguarda l'iperemia congiuntivale; 3) associando all'Oxprenololo, l'instillazione di Pilocarpina, si ottiene un notevole incremento della miosi, ma non dell'ipotonizzazione oculare. Si ritiene pertanto che tali farmaci coinvolgano nella loro azione beta-stimolo, con la mediazione del sistema AMPc-Prostaglandine. A tale attività sono da farsi risalire tanto l'ipotonizzazione oculare, quanto la miosi e l'iperemia congiuntivale. 12. La presenza di una proteina contrattile miosino-simile a livello trabecolato corneo-sclerale di cane e di uomo Molti dati della letteratura sull'argomento fanno presumere che le strutture che compongono il trabecolato sclerale partecipano attivamente al deflusso dell'umor acqueo. La presenza di microfilamenti nel citoplasma delle cellule endoteliali che rivestono le trabecole e lo strato più profondo del canale di Schlemm ha indotto gli Autori a condurre la presente indagine. Infatti, tali filamenti sono molto simili a quelli osservati all'interno di strutture cellulari dotate di attività contrattile. Mediante una tecnica istochimica che si avvale di anticorpi anti-miosina, è stato possibile dimostrare la presenza di una proteina contrattile miosino-simile a livello delle trabecole in modo particolare, dell'endotelio corneale e di quello che riveste i collettori dell'umor acqueo. Tali reperti sono stati rilevati in preparati di cane e di uomo. Vengono fatte alcune conseguenti osservazioni sull'importante e sconosciuto meccanismo del deflusso dell'umor acqueo a livello trabecolare. 13. Moderni aggiornamenti sulla toxoplasmosi con particolare riguardo a quella oculare - Nota 1^ Viene fatta una descrizione del Toxoplasma e delle sue caratteristiche biologiche con particolare riferimento alla Toxotossina e alle sue caratteristiche bio fisico chimiche. 14. Moderni aggiornamenti sulla toxoplasmosi con particolare riguardo a quella oculare - Nota2^ Viene descritta l'epidemiologia, la patogenesi, l'immunità, l'ipersensibilità, le forme cliniche, l'anatomia patologica oculare, l'aspetto oftalmoscopico e gli esami di laboratorio nella malattia toxoplasmotica. Pag. 2 15. Indagini istochimiche sulla distribuzione di un farmaco betabloccante (Pindololo) a livello del segmento anteriore oculare L'indagine è stata condotta su occhi di cane e di uomo. Il Pindololo, coniugato ad isotiocianato di fluoresceina è stato rilevato a livello della muscolatura interna oculare (muscolo sfintere e dilatatore), delle pareti vasali (iride e coroide), del trabecolato sclerale e dei collettori intrasclerali. Tali reperti consentono anzitutto di meglio giustificare alcuni fenomeni (miosi, spasmo accomodativo,iperemia) che si osservano dopo somministrazione di farmaci del gruppo beta- adrenergico. Inoltre, la presenza eventuale di beta- recettori a livello del trabecolato sclerale avvalorerebbe l'ipotesi dell'esistenza di una partecipazione "attiva" di tale distretto ai fenomeni idrodinamici oculari 16. Über die Möblichkeit die systemischen Neben wirkungen der Augentropfen Isoproterenol durch lokale Verabreichung von Propranolol zu verhindern La somministrazione locale di Isoproterenolo riduce la pressione oculare in occhi normali e glaucomatosi ma determina la insorgenza di effetti collaterali sistemici quali tachicardia ed ipotensione arteriosa. Al fine di poter usare il suddetto farmaco evitando gli effetti collaterali è stato adottato il seguente procedimento consistente nell'instillare nell'occhio controlaterale Propranololo 1%, 30-60 m' prima della installazione dell'Isoproterenolo nell'occhio da ipotonizzare. In tale modo non viene diminuita l'efficacia terapeutica del farmaco e nello stesso tempo vengono evitati episodi di tachicardia o riduzione marcata della pressione arteriosa. 17. Lokales Oxprenolol bei der Behandlung verschiedener Glaukomformen L'Oxprenololo è una nuova sostanza appartenente alla famiglia dei beta-bloccanti e si è mostrata efficace nel trattamento della ipertensione oculare. Nella presente indagine sono stati sottoposti a trattamento con Oxprenololo varie forme di glaucoma. Il farmaco è stato somministrato alla concentrazione dell'1 per cento e dello 0,5 per cento. È stata osservata una notevole azione ipotonizzante oculare anche in occhi non più sensibili ad altro genere di terapia medica. Gli effetti collaterali sono risultati praticamente trascurabili (modica iperemia e lieve miosi in qualche occhio trattato). Inoltre, il pretrattamento con Oxprenololo consente di poter instillare anche l'Isoproterenolo senza che questi determini tachicardia od ipotensione arteriosa. 18. Azione locale e sistemica dell'associazione isoproterenolo-oxprenololo In 12 soggetti affetti bilateralmente da glaucoma cronico semplice è stata condotta un'indagine al fine di studiare gli effetti locali e sistemici della somministrazione associata di Isoproterenolo (betastimolante) e di Oxprenololo (beta bloccante). Da tali indagini si è potuto concludere anzitutto che l'Isoproterenolo è in grado di ridurre la pressione oculare anche se parallelamente induce una marcata tachicardia. Questa viene antagonizzata pre-trattando l'occhio controlaterale con Oxprenololo, farmaco pure in grado di ridurre di per sé la pressione oculare. La fase ipertensiva oculare che segue subito alla instillazione del farmaco, è una risposta locale in quanto presente anche in condizioni di antagonismo sistemico ed in quanto riducibile mediante pre- trattamento locale omolaterale con un farmaco in antagonismo farmacologico, quale è l'Oxprenololo. 19. Enzymatic studies in the trabeculum of the dog Al fine di dimostrare come il trabecolato corneo- sclerale partecipi attivamente a livello cellulare al processo idrodinamico del deflusso dell'umor acqueo, gli Autori hanno dimostrato che negli occhi normali di cane è presente una attività enzimatica in corrispondenza del trabecolato stesso. È stata infatti evidenziata una moderata positività per l'SDH ed una marcata positività per l'LDH. Indubbiamente la presenza di questo ultimo enzima di natura squisitamente metabolica, può confortare l'ipotesi che a tale livello si attui un "attivo" trasporto di fluidi. 20. Le lenti a contatto morbide come sistema di somministrazione di farmaci nel glaucoma Avvalendosi di lenti corneali morbide opportunamente pre-trattate è stato possibile prolungare l'azione farmacologica di un farmaco beta- bloccante (Oxprenololo) usando anche concentrazioni solitamente inefficaci. Tale metodica sembra essere valida in quanto consente l'uso di sostanze che a concentrazioni consuete (1-2%) possono indurre fenomeni collaterali locali e sistemici intollerabili. Inoltre con tale metodica può essere prolungata l'azione del farmaco anche durante le ore notturne. 21. Effetti sistemici della somministrazione orale (propranololo) e locale (isoproterenolo) di farmaci ipotensivi oculari La somministrazione locale di Isoproterenolo al 4- 5 per cento in uno od entrambi gli occhi di un soggetto glaucomatoso riduce la pressione oculare ma provoca una ipotensione arteriosa reattiva ed una marcata tachicardia. Pag. 3 La somministrazione orale di Propranololo, in dosi di 10 mg. 2 ore prima, consente di eliminare i suddetti effetti collaterali ma di non antagonizzare l'azione ipotensiva oculare dell'Isoproterenolo, sia 4 che 5 per cento in entrambi gli occhi. Vengono fatte considerazioni sul diverso effetto di tali combinazioni farmacologiche a livello sistemico ed oculare. 22. Ipertensione oculare acuta da instillazione di miotici Vengono descritti due casi di pazienti in cui somministrazione di Pilocarpina e di Bufenina ha provocato un attacco acuto di glaucoma. In riferimento, anche ad altri casi riportati dalla letteratura, vengono fatte alcune considerazioni sui possibili meccanismi d'azione responsabili. 23. Controindicazioni all'uso di lenti corneali Gli Autori discutono sulle controindicazioni all'uso delle lenti corneali auspicando che nell'applicazioni di dette protesi esse siano sempre ben presenti all'applicatore. 24. Comportamento del senso cromatico in occhi portatori di lenti a contatto morbide colorate Gli Autori hanno studiato le modificazioni del senso cromatico sull'asse rosso-verde con lenti idrofile variamente colorate con assorbimento del 25% utilizzando l'apparecchio di Nagel tipo I in soggetti con Farnsworth-Munsell 100 Hue normale. Con le lenti marroni e grigie si tendeva al perfetto dosaggio dei colori (P<0,05) mentre con le lenti azzurre alla protanomalia (P<0,01). 25. A comparative evaluation of the effectiveness of topical Oxprenolol and Propranolol in the treatment of glaucoma La somministrazione locale di Propranololo 1 per cento e di Oxprenololo 0,5 ed 1 per cento è stata eseguita in pazienti affetti da glaucoma ad angolo aperto, valutandone in maniera comparativa l'azione ipotonizzante oculare. Parallelamente è stato controllato il comportamento della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca, essendo stato in precedenza rilevato un risentimento di tali parametri dall'azione di tali sostanze betabloccanti. Non è stata rilevata alcuna differenza significativa fra l'azione ipotonizzante oculare delle due sostanze, mentre si e osservato che: 1) La pressione arteriosa sistolica diminuisce significativamente (P<0,01) solo dopo l'instillazione di Propranololo 1 per cento a distanza di 40 m’. 2) La pressione arteriosa diastolica diminuisce (P<0,01) sia dopo Propranololo 1 per cento che dopo Oxprenololo 1 per cento. L'Oxprenololo 0,5 per cento non ha indotto alcuna modificazione di entrambi i parametri. Sia dopo la instillazione di Propranololo 1 per cento che di Oxprenololo 1 per cento, è stata rilevata una bradicardia statisticamente significativa, mentre l'Oxprenololo 0,5 per cento non ha mostrato alcun effetto bradicardico. Si ritiene pertanto che quest'ultimo farmaco, usato alla concentrazione dello 0,5 per cento rappresenti un mezzo efficace ed innocuo nel trattamento della ipertensione oculare. 26. L'associazione Adrenalina-Oxprenololo nella terapia del glaucoma È stata condotta un'indagine clinico-sperimentale al fine di valutare l'azione ipotonizzante oculare di due farmaci adrenergici, l'Oxprenololo e l'Adrenalina, somministrati singolarmente ed in associazione. Sono stati esaminati 41 occhi affetti da glaucoma cronico semplice. L'Oxprenololo si è dimostrato più efficace dell'Adrenalina nel ridurre la pressione oculare ed anche l'associazione Oxprenololo + Adrenalina ha consentito di rendere più duratura nel tempo l'azione ipotonizzante posseduta dal solo Oxprenololo. 27. Microftalmoscopia con lampada a fessura. Sull'utilità dell'impiego della lente a contatto corneale di Danker & Wohlk per la visione del fondo oculare Le lenti a contatto concave (metodo introdotto da Koeppe) e quelle intercalari piano-concave (metodo introdotto da Lemoine e Valois) danno del fondo oculare una immagine diretta e virtuale mentre le lenti intercalari piano-convesse danno un'immagine reale e capovolta (metodo introdotto da Zamenhof). Si utilizza il primo metodo con i vetri a contatto di Goldmann e d'Allen e con le lenti intercalari di Hruby mentre il secondo metodo è stato rimesso in auge dalle lenti intercalari di Bayadi. Le lenti ausiliarie concave danno un campo stereoscopico limitato mentre le lenti convesse un campo stereoscopico illimitato ma fastidioso. Le lenti a contatto presentano dei campi di visione mono e Pag. 4 binoculare più grandi delle lenti intercalari concave. 28. Un attivatore del AMPc (Carbocromene) nella terapia del Glaucoma Dopo somministrazione locale di un attivatore "indiretto" dell'AMPc (Carbocromene) alla concentrazione del 2 e del 4 per cento è stata osservata una riduzione significativa della pressione oculare in occhi affetti da glaucoma cronico ad angolo aperto. Vengono fatte alcune considerazioni sull'aumento dell'AMPc intracellulare a livello trabecolare ed un incremento del deflusso dell'umore acqueo tonograficamente rilevato. Gli AA. avanzano l'ipotesi che l'AMPc intervenga come attivatore di processi energetici (glicolisi) necessari per un'attiva partecipazione della cellula endoteliale del trabecolato al meccanismo del deflusso dell'umor acqueo. 29. Possibili cause dell'ipertono oculare dopo test del buio L'indagine è stata condotta in pazienti affetti da glaucoma cronico o sospetti glaucomatosi. Lo scopo è stato quello di valutare il comportamento della pressione oculare in tali occhi nelle condizioni sperimentali suddette. È stato osservato che il buio non è necessario e neppure sufficiente in alcuni casi per determinare una risposta pressoria. Infatti, la chiusura palpebrale con le conseguenti turbe termodinamiche e bioenergetiche che essa comporta sembra essere l'elemento determinante per determinare un ipertono oculare. La midriasi non gioca alcun ruolo trattandosi di occhi con angolo iridocorneale del tutto aperto. Infatti, anche il pretrattamento con miotici non inibisce tale rialzo pressorio. Efficace a tale scopo è risultata essere la instillazione di Propranololo, Isoproterenolo e di Fosfocreatinina. Tale test della "chiusura palpebrale" non deve tuttavia essere confuso con il classico test del buio, positivo in occhi con angolo iridocorneale stretto. Occorrono ulteriori indagini per meglio approfondire tale fenomeno. 30. Modello biofisico-matematico per lo studio fluido- dinamico dell'occhio umano Gli Autori hanno voluto realizzare un nuovo modello bio-fisico-matematico per lo studio fluidodinamico dell'occhio umano in toto e dei suoi componenti. Tale modello contiene cinque variabili morfofunzionali indipendenti: tre componenti di velocità che forniranno il vettore V e due proprietà termodinamiche in funzione di spazio e tempo. Queste sono sufficienti a determinare lo stato e quindi tutte le altre proprietà ad esso relative. Con queste cinque variabili morfofunzionali abbiamo elaborato cinque equazioni indipendenti corrispondenti: tre di moto, una di continuità ed una di energia. A questo modello si è aggiunta infine una equazione di stato per poter descrivere l'equazione dell'energia in funzione di tre variabili: temperatura, densità e pressione invece che di due soltanto. Con tale modello è stato possibile ottenere, secondo gli Autori, un quadro del comportamento del moto del fluido oculare. 31. Considerazioni sull'uso delle lenti a contatto morbide nelle atalamie dopo interventi fistolizzanti Gli AA. nella prima parte del lavoro prendono in considerazione le espressioni cliniche, le teorie eziopatogeniche, le complicanze e le terapie in uso per le atalamie insorgenti dopo un intervento fistolizzante mentre successivamente descrivono i risultati clinici su sei casi di atalamia da loro risolti utilizzando lenti a contatto morbide. Gli AA., considerando che la condizione viscoelastica delle tuniche oculari prima dell'intervento sia la condizione, sine qua non, dell'atalamia, ipotizzando che le lenti a contatto morbide applicate dopo l'intervento servono a correggere e conservare il modulo viscoelastico sclero-corneale ed abbreviare così il tempo di risposta di rilassamento delle fibre corneo-sclerali per mezzo del fenomeno dell'elasticità ritardata. Prospettano infine la possibilità di poter impedire questa complicanza analizzando prima dell'intervento alcuni parametri bio-meccanici del sistema globo oculare e regolandosi di conseguenza. 32. Primi dati analitici per l'indirizzo alla scelta del tipo di lente a contatto ottimale in funzione delle caratteristiche fluidodinamiche del sistema globo- oculare Gli AA hanno esempliflicato attraverso la loro metodica (biomeccanica del sistema globo oculare ) un caso specifico di valutazione di alcuni parametri biomeccanici di utile significatività pratica in contattologia. Attraverso questi hanno stabilito come scegliere razionalmente il tipo di lente a contatto più idonea sia secondo il tensore energetico risultante dalle forze esercitate dalla lente a contatto sul sistema globooculare e sia secondo il parametro indicizzato della norma fisiologica della viscosità cinematica e dinamica del film lacrimale. 33. Studi sulla personalità dei pazienti glaucomatosi Pag. 5 Gli Autori hanno effettuato una ricerca bibliografica sullo stato della personalità dei pazienti glaucomatosi constatando che alcuni studiosi hanno stabilito delle tappe che debbono essere considerate fondamentali per chiarire gli aspetti "psicosomatici" del glaucoma. 34. Biomeccanica del sistema globo oculare:prime osservazioni Gli AA. hanno descritto il concetto di deformazione a livello del sistema globo-oculare soffermandosi principalmente su quella alla compressione e trazione; hanno definito il carico specifico ed il rapporto tra carico e deformazione che è una costante caratteristica e peculiare per ogni sostanza morfofunzionale: elasticità. Si nota che le deformazioni dell'occhio sano sono proporzionali entro certi intervalli al carico che gli viene applicato (comportamento elastico)mentre in uno con grave patologia della struttura viscoelastica si parlerà di comportamento plastico, cioè esso rimane deformato anche quando la sollecitazione non è più presente. Gli AA. hanno inoltre chiarito il concetto di resistenza soffermandosi sul fatto che l'elasticità e la resistenza descrivono biotecnologicamente un materiale biologico. Nell'impossibilità di misurare la resistenza con unità di misura biomeccaniche si prospetta l'ipotesi di utilizzare a tale scopo quelle energetiche che dovrebbero essere l'unità di base del fattore di correzione delle misurazioni biomeccaniche. Nell'occhio c'è una conversione continua tra le varie forme di energia (potenziale, elastica, cinetica, superficiale) e dai vari rapporti fra queste si possono spiegare numerose lesioni oculari e misurazioni biomeccaniche. Il lavoro si conclude con una delucidazione schematica di come si può calcolare il carico necessario per la formazione di una soluzione di continuo. 35. Biomeccanica del sistema globo-oculare: Prime osservazioni teorico-sperimentali per l'impiego degli ultrasuoni in tempo reale Gli AA. hanno studiato ed analizzato il SGO per l'elaborazione di una tecnica che permetterà loro di interpretare i parametri forniti di tipo biomeccanico in quelli clinici. Essi hanno analizzato le diverse condizioni di stato delle varie fasi morfofunzionali del SGO. Per queste ultime hanno posto i limiti di validità per la scelta di quei parametri necessari al calcolo sia delle deformazioni che della elasticità per l'impiego del RT in Clinica Oculistica. 36. L'ipobarismo orbitario come test di provocazione per lo studio del rapporto di elasticità tra il binomio occhio-lente corneale Gli AA. hanno realizzato una metodica che ha messo in risalto la tecnica dell'ipobarismo orbitario in occhi sani e glaucomatosi con e senza lenti a contatto. Anche se la casistica non è molto significativa dal punto di vista statistico essa è servita ugualmente a rilevare l'utilità a fini diagnostici. Gli AA. hanno determinato il vantaggio e/o svantaggio tra la lente a contatto tipo HEMA e l'occhiale mentre per gli altri tipi di lenti hanno potuto soltanto stabilire indicativamente il tempo di rifiuto dell'occhio alla lente a contatto. Gli AA. concludono che i valori ottenuti sono valori limite e quindi ad una mancanza di rifiuto in tali condizioni di stress ci sarà una completa sicurezza della capacità viscoelastica di tolleranza del sistema globo-oculare alla lente corneale nelle normali condizioni ambientali. 37. Lente a contatto morbida per l'esame del fondo oculare Viene descritta una nuova lente a contatto la cui nota essenziale è quella di essere flessibile (HEMA al 38%) per l'esame del fondo oculare. Tale lente presenta i seguenti parametri: - diametro totale: 14,5 mm.; raggio di curvatura: 8,40 mm.; zona ottica utile: 8 mm.; potenza diottrica: 58 diottrie negative. Nell'impiego di questa lente, preceduta da midriasi pupillare, abbiamo osservato: a) facilità di applicazione senza il formarsi di bolle d'aria come spesso avviene con il vetro a 3 specchi di Goldmann; b) l'anestesia locale preventiva non è strettamente indispensabile; c) non è necessario l'impiego di soluzioni alla metilcellulosa che disturbano notevolmente il paziente; Pag. 6 d) possibilità di esplorare zone più periferiche rispetto alla lente a contatto rigida in quanto essa,una volta applicata non si decentra e segue i movimenti di sguardo; e) facilità di rimozione. 38. Azione dell'Acetazolamide sulla pressione arteriosa sistemica ed oftalmica Gli AA. hanno ritenuto interessante procedere alla determinazione dei rapporti intercorrenti tra il tono oculare, pressione arteriosa omerale ed oftalmica dopo somministrazione di Acetazolamide al fine di meglio comprendere un'eventuale componente vascolare nell'azione ipotonizzante oculare del farmaco e gli effetti sistemici indesiderati accusati dai pazienti. Gli AA. concludono che il parallelo decremento della pressione arteriosa oftalmica e del tono oculare non fa che ridurre lo squilibrio di gradiente a livelli inferiori mentre per un risultato positivo non si dovrebbero osservare riduzioni della pressione arteriosa sistemica ed in particolare oftalmica. 39. Effetti a distanza oculari e generali dopo somministrazione di Propranololo ed Isoproterenolo Gli Autori hanno preso in considerazione un beta- bloccante (Propranololo) ed un beta-stimolante (Isoproterenolo) rispettivamente dati per via generale e locale. Il pretrattamento di 1 h con il betabloccante a 10 e 20 mg non antagonizza a livello oculare (ipotensione) gli effetti del beta-stimolante. Sulla frequenza cardiaca, l'associazione prima detta, provoca una bradicardia mentre sulla pressione arteriosa omerale max e min.una ipotensione ma solo con dosi di 20 mg di Propranololo. 40. Effetti di un beta-bloccante (Oxprenololo) nel trattamento dei glaucomi congeniti Gli Autori hanno condotto un'indagine clinico- sperimentale al fine di valutare l'azione ipotonizzante oculare di un beta-bloccante (Oxprenololo) dato per via locale in occhi affetti da glaucoma congenito. Il farmaco si è dimostrato efficace momentaneamente e nel tempo nel ridurre la pressione oculare non dando luogo ad effetti collaterali locali o sistemici. 41. Possibili sinergismi tra Carbocromene e farmaci adrenergici In occhi affetti da glaucoma cronico è stata valutata l'azione ipotonizzante oculare della associazione del Carbocromene, farmaco in grado di determinare un aumento del contenuto intracellulare di AMPCiclico, con altri farmaci ipotonizzanti oculari, quali l'Epinefrina, l'Isoproterenolo, il Propranololo e l'Antidrasi. L'attività ipotonizzante oculare del Carbocromene è stata incrementata solo dalla associazione col Propranololo e con l'Antidrasi. Poichè l'azione di questi ultimi sembra esercitarsi elettivamente mediante una riduzione della produzione di umor acqueo, pare essere indirettamente confermato che il Carbocromene riesca ad incrementare la attività degli elementi trabecolari facilitando o stimolando la loro funzione di drenaggio dell'umor acqueo. 42. Sui possibili effetti sistemici dell'Oxprenololo 1% collirio in pazienti con affezioni cardio-vascolari Gli AA. hanno condotto un'indagine clinico- sperimentale al fine di valutare gli effetti sistemici di un Beta-bloccante (Oxprenololo) dato per via locale in occhi sani alla concentrazione dell'1% ed in soggetti con patologia cardiovascolare. Il farmaco si è dimostrato ben tollerato dai pazienti e con scarsi efffetti sulla pressione arteriosa massima e minima, la frequenza cardiaca e l'elettrocardiogramma. 43. Sempre maggiore l'interesse degli Oculisti per l'applicazione delle lenti a contatto: Colloquio Internazionale di Contattologia Medica di Monaco- Montecarlo È una sintesi dei lavori scientifici presentati al Colloquio Internazionale di Contattologia Medica di Monaco-Montecarlo. 44. Decennale della Contattologia Medica: Congresso di Londra 18-20 aprile, 1980 È una sintesi dei lavori presentati al decennale di Contattologia Medica di Londra. 45. Ricerche istochimiche sull'angolo irido corneale: Gli enzimi del metabolismo glucidico Nel presente studio è stata analizzata istochimicamente la distribuzione degli enzimi latticodeidrogenasi (LDH, come indicatore della via glicolitica), succinico-deidrogenasi (SDH, come indicatore del ciclo di Krebs) e glucosio-6-fosfato deidrogenasi (G6PDH, come indicatore della via dei pentosofosfati) a livello dell'angolo irido-corneale, nel ratto. I risultati ottenuti hanno dimostrato la presenza di un'attività LDH ed SDH in corrispondenza dell'angolo irido-corneale.La G6PDH non ha dimostrato positività di reazione. Pag. 7 I risultati analizzati sono in discussione. 46. Designing a suitable lens shape for compatibility with the tear film Vengono descritte le caratteristiche ideali di una lente a contatto che dovrebbe possedere una viscoelasticità che soddisfi i parametri fluido- meccanici del film lacrimale e che si mantenga in equilibrio dinamico indifferente sull'occhio per la corrispondenza dei baricentri tra sistema globo- oculare e lente stessa. 47. Variabile psicologica nel glaucoma primario:appunti per un modello operativo Gli AA. hanno analizzato 100 soggetti glaucomatosi per metterne a fuoco una supposta variabile psicologica. In questa ricerca il glaucoma primario viene messo in correlazione con una abnorme tensione psichica di tipo ansioso e per verificare detta ipotesi è stato utilizzato il questionario S.A. IPAT di R.B. Cattell. Gli AA. hanno concluso che vi è una maggiore incidenza di ansia nei soggetti glaucomatosi di sesso maschile; che il fenomeno ansioso si manifesta con maggior frequenza fra i 40 ed i 49 anni, nonostante la massima incidenza di glaucoma sia stata rilevata tra i 50 e i 59; che non è stata accertata una correlazione significativa tra attività lavorativa e malattia glaucomatosa relativamente al livello di ansia; che il decorso della malattia-diagnosi più o meno recente e gravità obiettiva (% invalidità) non incide o interferisce sullo stato d'ansia accertato. 48. Ha significato per una lente a contatto idrofila la trasmissibilità all’aria? Gli AA. hanno evidenziato la problematica della trasmissibilità all'aria delle lenti a contatto idrofile mediante un singolare procedimento che permette un'esatta valutazione dei parametri chimicofisici interessati. 49. Nuovo metodo di sterilizzazione per lenti a contatto Gli AA. hanno presentato una tecnica originale di sterilizzazione per lenti a contatto caratterizzata dal fatto di racchiudere queste all'interno di una camera a tenuta ermetica dotata di pareti rigide ed indeformabili e di operare secondo le seguenti fasi: a) lavaggio meccanico; b) introduzione in detta camera di un flusso di CO2; c) produzione di vuoto all'interno di detta camera. 50. Lenti corneali per ogni sport Gli AA. in questa breve nota hanno analizzato l'importanza delle lenti a contatto nello sport ed il compito che il medico specialista deve svolgere. 51. Architettura e funzione meccanica della struttura macromolecolare dei polimeri per lenti a contatto idrofile Gli AA. hanno descritto in modo abbastanza esauriente sia dal punto di vista tecnologico che chimicofisico la progettazione e la realizzazione di una lente a contatto idrofila. Hanno inoltre analizzato in modo originale le relazioni tra le proprietà meccaniche e le caratteristiche chimiche del polimero utili per una migliore applicazione delle lenti a contatto. 52. Valutazione dell'idratazione delle lenti a contatto idrofile nei confronti dell'acqua libera Gli AA. hanno evidenziato attraverso una breve nota, basata sui concetti di porosità assoluta ed effettiva, il significato reale del fenomeno chimico- fisico dell'assorbimento dell'acqua libera di una lente a contatto idrofila. Hanno in seguito spiegato il significato pratico del parametro commerciale di idrofilia come aliquota di una percentuale: volume di acqua assorbita per cento come uguale al percento del volume degli spazi comunicanti del per cento del volume del vuoto totale. 53. II film lacrimale, Anatomia, fisiologia ed esami funzionali Si analizza l'anatomia, la fisiologia e gli esami funzionali in uso per lo studio del film precorneale. Molte conoscenze si sono ottenute in questi ultimi anni ma ancora grossi problemi necessitano un più accurato riscontro che si spera di risolverli con i rapidi progressi della ricerca. 54. Disinfezione fisica per lenti a contatto idrofile Si analizzano i vari processi di sterilizzazione fisica in uso per lenti a contatto idrofile facendo notare vantaggi e svantaggi e si presenta inoltre una tecnica teorica originale di disinfezione caratterizzata dalle seguenti fasi: a) lavaggio meccanico, b) introduzione, in una camera ermetica dove sono alloggiate le lenti a contatto, di un flusso di CO2, con il raggiungimento di una pressione di 5 atm., c) rapida produzione, sempre in detta camera, del vuoto molecolare (5 mmHg). Pag. 8 55. Problemi per la formulazione di soluzioni in contattologia Si discute la problematica che si apre quando si vuol formulare un liquido per contattologia. Isotonia, isodria, viscosità, sterilità e soluzioni tampone sono parametri che vanno attentamente analizzati ma risulta a tutt'oggi impossibile ottenere dei risultati ideali in quanto spesso le componenti sono in aperto conflitto. Come conclusione si prospetta che alcune cause di rifiuto della lente a contatto possono essere legate all'errata formulazione del liquido. 56. Depositi su lenti a contatto idrofile e soluzioni rigeneranti Si sono analizzati i principali depositi sulle lenti morbide e le soluzioni cosiddette rigeneranti in uso per rimuoverli. Le conclusioni invitano ad un uso piu attento nella pulizia delle lenti ed alla ricerca di metodi più sicuri per effettuarla. 57. Gli psicofarmaci ed il tono oculare Le conclusioni che si possono trarre da questa indagine bibliografica non sono certo univoche. In effetti, sembrerebbe importante, in primum, analizzare se al paziente si somministra un farmaco psicolettico o psicoanalettico e cioè un sedativo od uno stimolante. L'impiego degli psicolettici, in soggetti glaucomatosi, sembrerebbe in effetti migliorare quasi sempre lo stato tensionale mentre più dubbio appare l'impiego dei timoanalettici. Se si prendono invece in considerazione quelle ricerche statistiche in cui il farmaco neurolettico era elettivo, si nota che i risultati sono contrastanti ed infatti per Bock ed Isayama questi farmaci aumenterebbero la pressione intra-oculare mentre per Georgiades avrebbero un effetto ipotonizzante. Inoltre, mentre per Faggioni e Nouri i neurolettici diminuirebbero la pressione oculare, i timolettici avrebbero azione opposta,evento non riscontrato da Cuendet. In conclusione, da tutti questi studi non sembra essere addivenuti a dei risultati certi per cui si consiglia un attento controllo tonometrico prima e dopo la somministrazione continua di questi farmaci. 58. La maschera subacquea è veramente innocua? Effetti sulla pressione endoculare ed utilità come test di provocazione per la diagnosi nel glaucoma cronico semplice Viene descritto un originale esame di provocazione della malattia glaucomatosa: il test della maschera. È comparato con il test delle palpebre chiuse notandosi una completa sovrapposizione dei risultati ottenuti. Si dà notevole importanza al gradiente termico che si ottiene sotto maschera in quanto al neutralizzarsi di questo anche l'ipertono viene a mancare. Si auspica che tale test venga eseguito in tutti i soggetti che per vari motivi hanno bisogno di tale mezzo protettivo per un tempo appena superiore alla mezz'ora. 59. Emicrania oftalmica: eziopatogenesi e terapia L'Autore riporta le conoscenze attuali sull'eziologia dell'emicrania oftalmica; teoria umorale e meccanica, che interpretano il sintomo dolore polarizzato alla periferia ed un'ulteriore teoria (Sicuteri) in cui questo viene proposto come originantesi da ancor non ben determinate strutture del tronco encefalico. Vengono inoltre sintetizzati i criteri generali di trattamento che consistono nella psico e farmacoterapia (analgesici, ergotamina, indometacina, antiserotoninici, precursori della serotonina, clonidina, antiaggreganti piastrinici, bromocriptina, cinnarizina, propranololo ed antidepressivi). 60. Trattamento dell'ipertensione oculare dopo test a palpebre chiuse In un gruppo di soggetti selezionati, la chiusura delle palpebre e non il buio, determina un aumento significativo della pressione oculare. La presente indagine è stata condotta per valutare la possibilità di inibire farmacologicamente tale rialzo pressorio. Tra i farmaci usati solo alcuni beta-bloccanti (Propranololo e Oxprenololo) e beta-stimolanti (Isoproterenolo) e la Fosfocreatina si sono mostrati efficaci. La Pilocarpina,l'Epinefrina, la Clonidina, il Salbutamolo, il Carbocromene e la Diclorfenamide sono risultati inefficaci. Vengono fatte alcune considerazioni sul possibile meccanismo patogenetico di tale risposta ipertensiva. 61. Gli elementi inorganici nel film lacrimale di soggetti sani. Nota I. Li, Na, K, Ca, Mg Gli Autori, dopo aver brevemente illustrato il ruolo bioogico degli elementi alcalini ed alcalinoterrosi presi in considerazione, hanno studiato la loro presenza nel film lacrimale di soggetti sani. Le concentrazioni riscontrate sono state paragonate con quelle statisticamente presenti nel siero. 62. Gli elementi inorganici del film lacrimale di soggetti sani. Nota II. Cr, Mn, Fe, Pb Pag. 9 Dopo aver brevemente illustrato la chimica ed il ruolo biologico degli elementi inorganici studiati, gli Autori hanno effettuato il confronto tra i valori riscontrati nel film lacrimale di soggetti sani e quelli relativi ad altri fluidi biologici. 63. Valutazione tonografica dell'ipertono oculare da chiusura palpebrale Sono state condotte indagini idrodinamiche per approfondire il meccanismo d'azione patogenetica dell'ipertono oculare dopo test delle palpebre chiuse. Sono stati esaminati soggetti che presentavano una risposta negativa al test del buio eseguito con palpebre aperte (ambiente buio) ed una risposta positiva dopo test eseguito con chiusura delle palpebre stesse. Il fenomeno è risultato essere di natura idrodinamica anche se forse provocato da uno squilibrio energetico. 64. Test di provocazione nel glaucoma: midriasi e palpebre chiuse. Analisi comparativa Gli AA. hanno analizzato i dati ottenuti sperimentalmente in 94 occhi con valori pressori ai limiti della norma, ad angolo aperto, sottoposti successivamente ai test di provocazione: midriasi, palpebre chiuse ed associazione dei due test. I risultati ottenuti depongono per una maggiore validità ed attendibilità offerta dal test delle palpebre chiuse. 65. Nuova metodica del test di Schirmer con anestesia locale L'Autore evidenzia come per una corretta esecuzione del test di Schirmer basale sia necessario far intercorrere tra l'instillazione dell'anestetico locale e la prova un tempo minimo di 7' senza necessità di prosciugamento del fornice. Si osserva inoltre una correlazione tra il Dp (peso cartina asciutta-umidificata) e la misurazione in millimetri della quantità di secrezione lacrimale. È stato inoltre calcolato il peso specifico medio del fluido assorbito dalla carta bibula (0,35-0,39) il cui basso valore apre nuove problematiche di ricerca. 66. Variation de la concentration des éléments inorganique du film lacrimal chez les sujets ayant un bref "Break up Time". Interêt d'un collyre à base de phosphocreatinine Tenendo conto del dosaggio dei componenti inorganici presenti nel film lacrimale di soggetti con B.U.T. ridotto, gli Autori suggeriscono che questo stato patologico possa essere messo in relazione con una alterazione dell'equilibrio ionico delle lacrime. Un collirio a base di fosfocreatinina, di cui hanno eseguito la sperimentazione, tende a riportare il film lacrimale ad uno stato ottimale. 67. Les éléments minéraux du film précornéen chez les sujets porteur au non de lentilles de contact Gli Autori hanno studiato la variazione di concentrazione degli elementi inorganici del film lacrimale, in soggetti sani non portatori e portatori di lenti a contatto. Hanno constatato una diminuzione sensibile della concentrazione del calcio e ferro (-48%), del rame, magnesio, manganese e cromo (-36%) e più moderata per lo zinco (-18%) nel film preoculare di soggetti portatori di lenti a contatto. 68. Biomeccanica del sistema globo-oculare: deformazioni di tipo viscoelastico Gli AA. hanno valutato il comportamento viscoelastico di un elemento anatomico in funzione della temperatura osservando che a temperature inferiori ai 4°C il materiale biologico è rigido (deformazione elastica), fra i 4 e i 37° è elastico, intorno ai 37° è viscoso (deformazione plastica irreversibile). Gli AA., per usufruire di un modello semplice per la simulazione morfofunzionale del sistema globo oculare hanno immaginato la deformazione viscoelastica come una combinazione, in serie od in parallelo, di deformazione elastica e viscosa (modello della molla: elastico e dell'ammortizzatore: viscoso). Seguono degli esempi di patologia oculare che si potranno probabilmente risolvere razionalizzando su questa strada alcune nozioni e concetti di Clinica Oculistica. 69. La regolazione neurovegetativa della pressione arteriosa. Ruolo dei riflessi a partenza oculare Gli AA., dopo aver descritto la presenza del riflesso neurovegetativo a partenza oculare di DagniniAschner, hanno voluto verificare se uno stimolo a partenza oculare, come quello provocato con il test del buio, sia in grado di causare modificazioni dei parametri cardio-vascolari. Gli AA. osservano nei normotesi un abbassamento del 10% della pressione arteriosa sistolica e diastolica e della frequenza cardiaca mentre due diversi tipi di risposta negli ipertesi (come i normotesi o modificazioni non apprezzabili). I risultati vengono discussi. 70. Modello di informatica per l'interpretazione dei movimenti saccadici dell'occhio Pag. 10 Gli AA. hanno elaborato un modello teorico- sperimentale per lo studio dei movimenti saccadici e la loro valutazione in termini di informatica, al fine di apportare un contributo alla diagnosi differenziale dell'occhio sano da quello patologico. 71. Midriatici Agli AA. è stata affidata la trattazione di tale tema per l'Enciclopedia Medica Italiana. 72. Miotici Agli AA. è stata affidata la trattazione di tale tema per l'Enciclopedia Medica Italiana. 73. Regolazione adrenergica dell'idrodinamica oculare L'A. riporta i nuovi aspetti della regolazione dell'idrodinamica oculare e quindi dell'omeostasi pressoria che sembra avvenire con un meccanismo adrenergico. Quando viene a mancare questa capacità di regolazione per cui ad una diminuzione del coefficiente di deflusso non corrisponde una diminuzione della produzione di umor acqueo avremo un aumento della pressione oculare che può portare ad un glaucoma. 74. Depositi mucoproteici sulle lenti idrofile e tempo di uso Dai dati ottenuti si può concludere che i depositi mucoproteici, su lenti in HEMA disinfettate chimicamente e mai rigenerate, sono sempre presenti già al terzo mese di uso senza sensibilmente aumentare con il tempo e ciò porta ad osservare che una diligente pulizia effettuata dal portatore è la cura migliore per una lente. Il fatto che in effetti più sorprende è la presenza di depositi anche su lenti completamente nuove. Ciò apre la problematica della asettizzazione industriale di queste protesi e del ciclo di preparazione per cui si richiedono alle Autorità competenti disposizioni precise e severe in merito. 75. Indagine su 18 elementi inorganici nel film lacrimale di soggetti sani Gli AA., dopo aver brevemente illustrato la chimica ed il ruolo biologico di 18 elementi inorganici, hanno investigato la loro presenza nel film lacrimale di soggetti sani. Le concentrazioni riscontrate sono state paragonate con quelle statisticamente presenti in altri fluidi biologici. 76. Riflessi neurovegetativi a partenza oculare. Possibile influenza nella patogenesi del danno glaucomatoso Gli AA. dopo aver descritto la presenza di riflessi neurovegetativi a partenza oculare anche da minimi stimoli quali il bendaggio, discutono l'ipotesi suggestiva di una influenza di tali riflessi sulla emoreologia distrettuale oculare come concausa di alterazioni funzionali e strutturali quali i deficit campimetrici nel glaucoma sine ipertensione. 77. Ricerca della patogenesi delle variazioni del tono oculare indotta da lenti a contatto Gli AA., sulla scorta delle recenti osservazioni di ipertono oculare conseguenti all'applicazione di lenti a contatto di vario tipo hanno condotto una ricerca su tale possibile evenienza. I risultati tonometrici, gonioscopici, tonografici, di pachimetria, sul diametro e sul tipo di lente, hanno portato a prospettare conclusioni patogenetiche legate non solo ad un possibile ruolo meccanico ma ad una azione organolesiva indotta dai metaboliti tossici e non ultima l'azione tossica dei conservanti e dei monomeri ceduti dalle lenti stesse. 78. La profilassi nei portatori di lenti a contatto Gli AA., nel tentativo di individuare una condotta valida da consigliare per la profilassi nei portatori di lenti a contatto morbide, mediante le soluzioni correntemente utilizzate in contattologia, hanno preso in esame una serie di lenti in HEMA prima e dopo il trattamento chimico. Il reperto costante di depositi organici ed inorganici sulle lenti trattate apre il problema sull'utilità di adoperare le usuali soluzioni pulenti. 79. Analisi della validità del test di Schirmer Gli AA., partendo dalla constatazione delle varianti del test di Schirmer, delle possibili false risposte sia in senso positivo che negativo, si sono proposti di indagare la validità del test anche in funzione della carta bibula impiegata. I risultati depongono che la quantità di adsorbimento e quindi della risposta del test è funzione delle caratteristiche chimico-fisiche della carta. Non ultimo assume significato il pH acido della carta. Pag. 11 80. Una nuova metodica per lo studio della problematica fisiopatologica in clinica oculistica: biomeccanica del sistema globo oculare Gli AA. hanno esposto una nuova metodica per lo studio della problematica fisiopatologica del "sistema globo oculare". Essi hanno ampliato una loro precedente tecnica già elaborata e verificata per i segmenti scheletrici ossei. Tale nuova metodica permetterà di esaminare e di determinare biomeccanicamente le varianti morfofunzionali oculari; fornirà inoltre l'indirizzo, per la valutazione sia teorica che sperimentale dei parametri per la formulaziorme della diagnosi e della prognosi e per nuove tecniche sperimentali per rilevare contemporaneamente più parametri partendo da un generico punto del sistema globo oculare. 81. The Closed - Eyelid Test in the Management of Glaucoma In un selezionato gruppo di soggetti sospettati di essere affetti da glaucoma ad angolo aperto e con il test del buio negativo è risultato presente un incremento pressorio dopo "test delle palpebre chiuse". Una completa ripetibilità del test è possibile dopo permanenza del soggetto a 60' di luce. L'esame tonografico non ha rilevato esserci alcuna relazione tra i valori di C e di F e l'incremento pressorio dopo il test. Numerosi farmaci antiglaucomatosi sono stati provati per inibire il rialzo pressorio. Sono risultati efficaci solo il dl- propanololo, l'isoproterenolo e la fosfocreatina o similari. Il test è risultato inoltre positivo in soggetti operati con successo di intervento antiglaucomatoso. 82. Gli elementi inorganici nel film lacrimale di soggetti sani. Nota III: Cu, Zn, Co, Ni Gli Autori, dopo aver brevemente illustrato la chimica ed il ruolo biologico degli elementi inorganici studiati hanno effettuato il confronto tra i valori riscontrati nel film lacrimale di soggetti sani e quelli relativi ad altri fluidi biologi. In particolare è stata riscontrata una correlazione inversa tra il contenuto di rame e di zinco nel film lacrimale. 83. Trattamento della retinopatia diabetica con vitamina E Gli Autori hanno esaminato in 24 soggetti diabetici con micro-angiopatia retinica, mediante l'esame fluorangiografico, l'ERG, la F.C.F., il senso cromatico e luminoso, l'efficacia di altri dosaggi di Vit. E (600mg/die) I risultati ottenuti vanno messi in evidenza come si abbiano almeno 2 vantaggi: un netto miglioramento dei potenziali oscillatori ed una normalizzazione della curva scotopica e della soglia terminale. Gli Autori prospettano quindi un largo impiego della Vit. E ad alti dosaggi nella prevenzione e/o stabilizzazione della microangiopatia diabetica retinica. 84. Test delle palpebre chiuse: alterata regolazione nella liberazione di nor-adrenalina nelle giunzioni sinaptiche? Viene ipotizzato che il test delle palpebre chiuse possa ricollegarsi ad un'alterata regolazione nell'attivazione dell'adenilciclasi delle cellule dell'epitelio ciliare per insufficiente secrezione di catecolamine a livello delle giunzioni neuro- effettrici sinaptiche. Ciò potrebbe avvenire o per scarsa eccitazione dei recettori facilitanti o per ipereccitazione dei recettori inibenti presinaptici. Viene infine chiarito il possibile meccanismo di azione di alcuni farmaci utili per antagonizzare il fenomeno (Vit. E, fosfageni, ß+, ß-bloccanti). 85. Determinazione di elementi inorganici sulla superficie e nella struttura di lenti a contatto idrofile Sono stati dosati biochimicamente 14 elementi inorganici nel liquido conservante ed in lenti idrofile al 38% previamente incenerite. 10 elemcnti inorganici sono stati inoltre dosati nelle lenti idratate e dopo dialisi esaustiva. Alcuni frammenti di lente sono stati anche sottoposti a procedimenti morfologici (MES ed istochimici) per evidenziare la presenza di eventuali depositi organici ed inorganici. I risultati ottenuti portano a credere che il periodo ottimale per l'uso delle lenti idrofile sia compreso entro i 24 mesi. Dopo tale tempo si assisterebbe ad una sineresi del polimero della lente con alterazioni irreversibili di essa e perdita della propria elasticità. Si auspica che dopo i processi di lavorazione industriale le lenti siano sottoposte a dialisi per permettere l'allontanamento di elementi contaminanti. Si è infine accertato che la riduzione di numerosi elementi inorganici nel film lacrimale di soggetti portatori di lenti a contatto è causata da una diversa secrezione del film lacrimale o ad una diversa composizione di questo nel fornice congiuntivale. 86. Interesse clinico dei liquidi per contattologia L'Autore descrive le problematiche presenti nella formulazione dei liquidi per contattologia. È necessario che queste soluzioni siano isotoniche al liquido lacrimale, che il pH abbia un valore tale da Pag. 12 assicurare la tolleranza, la massima efficacia del disinfettante, la stabilità dello stesso e non modifichi i parametri della lente. Un ulteriore requisito essenziale che queste soluzioni debbono possedere è la sterilità. Questo problema è quello più arduo da ottenere. L'Autore descrive quindi i requisiti che un disinfettante dovrebbe possedere: 1) Ampia attività batteriostatica-battericida, fungistatica-fungicida; 2) Azione continua nel tempo; 3) Azione non allergica o sensibilizzante; 4) Compatibile con gli altri componenti la soluzione; 5) Chimicamente stabile e non fotodegradabile; 6) Solubile negli appropriati agenti veicolanti; 7) Non deve alterare né la forma né i parametri della lente; 8) Non deve essere adsorbito dalle materie plastiche con cui sono confezionati i contenitori né dalle lenti a contatto; 9) Azione non tossica e non irritante per i tessuti oculari. Su ognuno di questi requisiti l'Autore si dilunga notevolmente ed in specie all'ultimo preso in considerazione. L'Autore descrive infine i principali antisettici utilizzati in contattologia con le proprie caratteristiche di azione e di efficacia. 87. Studi morfologici sulle cellule di sfaldamento dell'epitelio corneale presenti nelle lacrime In questo lavoro vengono presentati i risultati morfologici relativi alle cellule di esfoliazione presentinel liquido lacrimale di soggetti portatori di lenti a contatto. I risultati ottenuti portano a credere che nei soggetti portatori di lenti a contatto aumenti il numero delle cellule esfoliative, diminuisca la loro concentrazione relativa e si modifichi la loro morfologia. 88. Vitamina E, biomembrane e retinopatie L'Autore riporta una sintesi dei lavori sulle azioni antiossidante - strutturale di membrana e vitaminica dell'alfa-tocoferolo dopo aver fatto una breve premessa sulle sue caratteristiche fisico- chimiche. Più in particolare la produzione di un radicale superossido (02-) in un vasto numero di reazioni biochimiche è ampiamente documentata. Mentre lo 02- è coinvolto in talune reazioni biologicamente importanti da una parte, dall'altro esso ha un effetto deleterio sugli organismi a causa della sua elevata reattivìtà nei confronti di sostanze biologicamente importanti come i lipidi insaturi con formazione di idroperossidi. I tocoferoli, ubicati abbondantemente nelle membrane subcellulari, eliminano l'ossigeno singlet (02-) ed i radicali liberi con protezione delle biomembrane. Oltre a svolgere una funzione antiossidante l'alfa-tocoferolo verrebbe ad avere un'azione strutturale di membrana in virtù di specifiche interazioni che possono insorgere tra questa vitamina ed i fosfolipidi polinsaturi di membrana. Ulteriore azione dell'alfa-tocoferolo è quella di intervenire sia a livello del citocromo che forse sugli ubichinoni, presenti sulla membrana interna mitocondriale e quindi nella fosforilazione ossidativa, con una riduzione delle richieste metaboliche dei tessuti. L'Autore riporta infineuna sintesi dei più recenti lavori dedicati al ruolo protettivo svolto dalla vit. E sulle membrane corioretiniche con i vantaggi che essa apporta in base alle sue proprietà (azione inibitoria sulla sintesi del collagene e sulla riparazione tessutale; effetto antinfiammatorio; strutturale di membrana ed antiossidante, rivolto verso gli acidi grassi essenziali e polinsaturi, la Vit. A ed i caroteni, gli aminoacidi solforati ed i donatori di metile ed infine azione regolatrice sulla sintesi di ATP). 89. Emicrania oftalmica: danno di biomembrane? L'Autore riporta una sua teoria etiopatogenetica sull'insorgenza dell'emicrania oftalmica ipotizzando che il primum movens di tale affezione sia da ricercarsi in un danno morfofunzionale di alcune biomembrane (endoteliali, piastriniche o neuronali). Tale anomala condizione altera il loro equilibrio dinamico con insorgenza del dolore. L'Autore prospetta l'impiego di sostanze con azione stabilizzatrice di membrana quale l'_ - tocoferolo che possiede una riconosciuta azione strutturale di membrana ed un effetto antiossidante. 90. Alterazioni chimiche delle lenti a contatto. Patologie ad esse conseguenti Gli Autori riferiscono sulla tolleranza biologica dei materiali usati in contattologia. Vengono inoltre esaminati i metodi di polimerizzazione con cui il materiale viene sintetizzato. Come concause delle alterazioni delle lenti vengono presi anche in considerazione gli effetti dovuti all'ambiente e le interazioni con il liquido lacrimale. Gli Autori hanno studiato in particolare il fenomeno dell'interazione del PHEMA con gli elementi inorganici presenti nel film lacrimale e con i sistemi di disinfezione. 91. Valutazioni chimico-fisiche dei materiali gas- permeabili usati in contattologia Gli Autori, dopo aver sottoposto a revisione critica sulla base delle ultime acquisizioni scientifiche il concetto di "lente gas permeabile", lo ridefiniscono per singole classi di materiali, spiegando per ognuno il meccanismo di trasporto attraverso il polimero del gas disciolto. Pag. 13 Al fine di rendere la trattazione più semplice gli Autori propongono una riclassificazione dei materiali attualmente impiegati nella correzione delle ametropie, modificando ed ampliando quella proposta da Peppas. 92. Die anorganischen Elemente in der flüssigen und der zellulären Phase des Tränenfilms beim Normalen - I. Mitteilung: Mg, Cr, Mn, Cu, Zn Gli Autori hanno analizzato, utilizzando la tecnica della spettrofotometria con assorbimento atomico, alcuni elementi inorganici (Mg, Cr, Mn, Cu, Zn) presenti nel liquido e nella fase cellulare del film lacrimale. I risultati ottenuti nel sopranatante sono stati comparati con quelli del siero osservando un decremento per il magnesio ed il rame, un valore più alto per il manganese mentre concentrazioni simili si sono osservate per il cromo e lo zinco. I risultati vengono discussi. 93. Die anorqanischen Elemente in der flüssigen und der zellulären Phase des Tränenfilms gesunder Mlenschen - II. Mitteilung: Na, K, Ca, Fe Gli Autori hanno analizzato certi elementi inorganici (Na, K, Ca, Fe) presenti nella fase liquida e cellulare del film lacrimale, impiegando la spettrofotometria ad assorbimento atomico. I risultati ottenuti nel sopranatante sono stati comparati con quelli del siero; per il Ca ed Fe si è osservata una netta diminuzione, concentrazioni uguali per il K e quasi uguali per il Na. Vengono discussi i risultati. 94. Analyse anorganischer Elemente in hydrophilen Kontaklisen und Konservierungsmedien mittel atomabsorptions Spektralphotometrie I. Mitteilung: Na, K, Ca, Mg Gli Autori hanno analizzato, mediante spettrofotometria di assorbimento atomico, alcuni elementi inorganici (Na, K, Ca, Mg) in lenti tornite in Hema al 38% nuove e con vario periodo di uso e nei liquidi conservanti prima e dopo l'impiego. I risultati ottenuti mettono in evidenza un aumento di sostanze osmoticamente attive nelle lenti usate anche per breve periodo (15 gg.) e che il calcio non è un elemento sempre presente nelle lenti nuove od usate ed anzi in queste ultime la sua concentrazione può essere inferiore alle lenti nuove. Si auspica un migliore processo di lavorazione industriale sia nei liquidi che nelle lenti ed una migliore metodica di pulizia ad uso del portatore per controllare tali elementi inorganici. 95. Le alterazioni microstrutturali dell'epitelio corneale in contattologia: effetti della pressione osmotica lacrimale L'Autore ha supposto che le alterazioni microstrutturali dell'epitelio corneale descritte da alcuni Autori in occhi portatori di lenti a contatto (conservate in soluzioni saline isotoniche) possono ricollegarsi ad una perturbazione del film lacrimale. Il parametro fisico presumibilmente e direttamente responsabile sarebbe l'ipotonicità che si viene a manifestare in occhi non adattati alle lenti a contatto. Si auspica un controllo del flusso e dell'osmolarità lacrimale dopo un certo periodo di adattamento alle lenti a contatto per valutarne il valore e confermare o meno la buona sopportabilità di esse nel tempo. 96. Valutazione della permeabilità all'ossigeno dei materiali plastici impiegati in contattologia e del consumo dell'ossigeno della cornea Gli Autori hanno esaminato i metodi attualmente più impiegati per la valutazione della permeabilità all'ossigeno dei materiali plastici usati in contattologia. Hanno inoltre esposto i metodi in uso per la misurazione diretta del consumo d'ossigeno della cornea, mettendo in evidenza le difficoltà tecniche che si frappongono per l'esatta valutazione dei dati. 97. Valutazione del gradiente osmotico del liquido lacrimale nelle alterazioni microstrutturali dell'epitelio corneale in contattologia Gli Autori hanno supposto che le alterazioni microstrutturali dell'epitelio corneale descritte in occhi portatori di lenti a contatto (conservate in soluzioni saline isotoniche) possono ricollegarsi ad una perturbazione del film lacrimale. Un parametro fisico presumibilmente e direttamente responsabile sarebbe l'ipotonicità lacrimale che si verrebbe a manifestare in occhi non adattati alle lenti a contatto. Si auspica un controllo del flusso e dell'osmolarità lacrimale dopo un certo periodo di adattamento alle lenti a contatto per valutarne il valore e confermare o meno la buona sopportabilità di essi nel tempo. 98. Effetto dei farmaci psicotropi sul tono oculare. Indagine monometrica Pag. 14 Gli Autori riportano uno studio tonometrico eseguito su 74 pazienti ricoverati psichiatrici. Si sottolinea come gli psicofarmaci ed in specie gli psicolettici anche a dosi elevate e per lungo tempo eseguite non provochino un aumento del tono oculare. Si evidenzia come in soggetti psicotici trattati o non il tono oculare sia frequentemente più elevato della norma per cui si reputa opportuno un controllo di tale parametro in questi soggetti. 99. Test di provocazione nel glaucoma cronico semplice: prova del carico idrico Gli Autori, analizzando le più importanti ricerche effettuate sulla prova del carico idrico come test di provocazione nel glaucoma cronico semplice, e sulla base delle proprie esperienze cliniche, esaminano l'interpretazione data nel tempo del fenomeno ipertono da carico idrico, per meglio comprendere il meccanismo di azione del test, valutarne l'utilità o meno della clinica e considerare le reali possibilità di migliorarlo con adeguate modifiche. Pongono inoltre in risalto i limiti e le condizioni che più spesso possono renderlo inattendibile quando si è spinti a richiederlo. 100. Voruntersuchung zur Auswahl des besten Papiers für den Shirmer-Test Gli Autori, allo scopo di valutare la carta bibula ottimale per eseguire il test di Schirmer hanno preliminarmente preso in considerazione tre tipi di carta: la Whatman 111, 41 e 113 che differiscono principalmente per la loro capacità di ritenzione. Per la loro attendibilità sono stati in esse dosati, prima e dopo il test di Schirmer, alcuni minerali che fanno parte di complessi metalloproteine. I risultati ottenuti portano a concludere che ciò che viene ad adsorbirsi sulle carte bibule prese in esame è un liquido notevolmente diverso rispetto alla normale componente acquosa del film lacrimale. Se però tutti gli Autori usassero sempre la stessa carta e quindi si riportasse sempre lo stesso errore si potrebbe nondimeno valutare la "secrezione totale" normale. Ciò non esclude però che, visti i risultati, sia necessario continuare la ricerca della carta ottimale e cìoè con minor azione selettiva per dare una migliore attendibilità al test. 101. Analyse anorganischer Elemente in hydrophilen Kontaktlinsen und Konservierungsmedien mittels Atomabsorptions-Spektral-photometrie. II Mitteilung: Fe, Cu, Zn, Cr, Mn, Si, Al Gli Autori hanno analizzato, mediante la spettofotometria di assorbimento atomico, alcuni elementi inorganici (Fe, Cu, Zn, Cr, Mn, Al, Si) in lenti tornite in HEMA al 38% nuove e con vario periodo di uso e nei liquidi conservanti prima e dopo l'impiego. I risultati ottenuti mettono in evidenza nelle lenti tracce di ferro e quantità non irrilevanti di rame e zinco sia nelle lenti nuove che usate. Tracce di ferro si riscontrano anche nei liquidi conservanti prima e dopo l'impiego. Si ipotizza che la formazione delle macchie rossicce possa avvenire mediante il processo della corrosione galvanica e si auspica una migliore lavorazione industriale sia dei liquidi che delle lenti. 102. Lo pterigio come malattia ergoftalmologica: studio clinico-statistico sul personale di un'Azienda dei Trasporti. Risultati preliminari Gli Autori hanno valutato la frequenza dello pterigio su 14.774 soggetti del personale di sesso maschile e di età media di 50 anni di un'Azienda dei Trasporti. Hanno osservato un'incidenza crescente di tale malattia in funzione dell'esposizione agli agenti irritanti estrinseci: 0,3% per quello di linea, con massima frequenza calcolata tra i 50-54 anni. 103. Le alterazioni microstrutturali dell'epitelio corneale riscontrate in seguito all'applicazione delle lenti a contatto Gli Autori, nel presente lavoro, descrivono le alterazioni microstrutturali dell'epitelio corneale riscontrate in seguito all'applicazione di lenti a contatto. Queste alterazioni sono causate o dall'alterazione del film lacrimale o dalla tossicità delle soluzioni disinfettanti. Infatti, i conservanti sono assorbiti dai polimeri e quindi ceduti durante l'applicazione. 104. L'indice di perfusione papillare, parametro per la valutazione di un fattore di rischio nell'ipertensione oculare Nella genesi o nell'aggravamento dei deficit campimetrici nel glaucoma, la componente vascolare della testa del nervo ottico sembra giocare un notevole ruolo. Riconosciuta l'importanza di poter in qualche modo quantizzare il rapporto pressorio occhio - sangue, a livello della testa del nervo ottico, si è ritenuto opportuno utilizzare l'indice di perfusione. Scopo del presente lavoro clinico-statistico è stato quello di valutare la reale estensione dell'area così detta "normale" per poter così cominciare ad applicare clinicamente tale indice. 105. Importanza dell'educazione al sistema di pulizia e disinfezione per lenti a contatto Pag. 15 Gli Autori analizzano i vari tipi di depositi sulle lenti a contatto dopo aver fatto una doverosa premessa sui materiali in uso per dette protesi, ritenendo che l'azione di pulizia sia estremamente importante perchè i depositi, oltre a causare notevoli fastidi, aumentano il pericolo di infezione. Infatti, gli antisettici, interagendo con i depositi stessi impoveriscono le soluzioni disinfettanti del principio attivo che viene ceduto successivamente all'occhio. Da ciò risulta l'importanza dell'educazione del paziente all'adozione di una metodica pulizia. 106. Problemi medici della Pseudofachia nei trasporti Si è posto il quesito, se personale addetto a compiti per i quali è richiesta un'ottimale funzione visiva possa svolgere tali compiti pur essendo portatore di I.O.L. mono o bilaterale. Le conclusione tratte,anche in seguito ai dati fornitici da quattordici Professori, Direttori di Cliniche Universitarie,sembrano affermare che questo mezzo protesico, pur rappresentando un buon metodo di correzione dell'afachia, non offra una soluzione ideale, nè tanto meno,garanzia assoluta o permanente ad ottimali funzioni visive specie in soggetti giovani e ancor più se utilizzati nella conduzione di mezzi di trasporto pubblici. 107. Il trabecolato corneo-sclerale: analisi quantitativa di alcuni enzimi Il deflusso dell'umor acqueo della camera anteriore del bulbo oculare è regolato dal trabecolato corneo-sclerale, in cui sono presenti alcune attività enzimatiche correlate con il ciclo di Krebs, con la glicolitica e con la neurotrasmissione. Il mantenimento della normale pressione endobulbare è sotto il controllo di tali enzimi. Nel presente studio sono state misurate quantitativamente mediante analisi elettronica d'immagine, alcune attività enzimatiche presenti nel trabecolato corneo-sclerale di cane. Le attività enzimatiche dell'LDH e dell'SDH sono risultate elevate, mentre le attività dell'AChe e della G6PDH sono scarsamente presenti. La LDH è presente anche in altre strutture del bulbo oculare implicate nel trasporto attivo e riassorbimento della acqua. La SDH appartiene alla via glicolitica ed è implicata nella produzione di legami altamente energetici. La presenza in concentrazione elevata di tali enzimi, implicati nella produzione di energia, può indicare che il deflusso dell'umor acqueo è controllato mediante il trasporto attivo di acqua. 108. Das Übersichtsreferat: Kontaktologie und Antiseptika - Benzalkoniumchlorid (BAK) Gli Autori fanno il punto sullo stato delle conoscenze attuali degli ammoni quaternari ed in particolare del cloruro di benzalconio. Questo prodotto è utilizzato per il trattamento locale antinfettivo e nei prodotti di conservazione delle lenti a contatto. Dopo qualche nozione preliminare sugli ammoni quaternari, gli Autori descrivono le proprietà chimiche, la preparazione ed il dosaggio del cloruro di benzalconio. Successivamente espongono il meccanismo dell'attività antibatterica, le proprietà tensioattive, l'interazione con il materiale delle lenti a contatto e con i flaconi in plastica e lo studio della citotossicità nelle strutture oculari. Gli Autori concludono che il cloruro di benzalconio è un antisettico particolarmente efficace che può essere utilizzato per la conservazione delle lenti a contatto rigide. 109. Presenza di attività ATP-asica a livello dell'angolo irido-corneale È stata descritta la presenza di un'attività enzimatica ATPasica a livello della porzione di transizione tra camera anteriore e posteriore dell'occhio. A liveIlo dell'angolo irido-corneale l'ATPasi è presente in corrispondenza degli elementi endoteliali ed a livello delle pareti del canale di Schlemm. Una minore reattività per l'enzima è stata osservata a livello delle trabecole dell'angolo irido-corneale. I risultati sono discussi in rapporto alla ipotesi avanzata, che il deflusso dell'umore acqueo sia un meccanismo attivo, mediato dalla attività contrattile delle cellule del trabecolato irido-corneale. 110. Le lesioni corneali secondarie all'impiego di lenti a contatto Le lesioni corneali conseguenti all'impiego delle lenti a contatto sono determinate dalla riduzione della tensione di ossigeno all'interfacie lente- liquido lacrimale, per effetto delle modificazioni del film lacrimale e della tossicità dei liquidi disinfettanti delle lenti. È quindi importante consigliare l'impiego delle lenti a contatto basandosi su principi di ordine clinico e non su motivazioni meramente estetiche. 111. L'elettroretinogramma come espressione della maturazione funzionale della retina Nel presesente lavoro sono stati studiati gli elettroretinogrammi della retina di ratti tra i 7 ed i 60 giorni di età in seguito alla stimolazione con flashes luminosi. I risultati ottenuti mostrano che la Pag. 16 maturazione funzionale della retina di ratto si attua gradualmente nei primi 28 giorni di vita extrauterina. 112. Vergleichende Untersuchungen der Polymere von Hydrogellinsen mit verschiedener Hydrophilie mit dem Rasterelktronenmikroskop Gli AA. hanno voluto caratterizzare con il MES lo stato della struttura del polimero di lenti idrogel a varia idrofilia (38-79%) e mai usate così da poter comprendere se esistono zone dove i depositi si instaurano con una frequenza preferenziale e quale é l'influenza dei componenti del polimero in riferimento a questo fenomeno. 113. Effetti di un'associazione antocianosidi-vincamina sulla funzione visiva Il presente studio descrive gli effetti a breve termine di una associazione di farmaci, vincaminaantocianosidi, sulla funzione visiva. Detta funzione è stata studiata analizzando il visus, la frequenza critica di fusione, l'ERG e la curva adattometrica, prima e dopo l'assunzione del farmaco. 114. Untersuchung der Wechselwirkung zwischen Kontaktlinsen und Hornhaut durch morphometrische computergesteuerte Analyse des Endothels der Hornhaut Scopo della presente ricerca è stato quello di proporre una tecnica per lo studio in vivo della permeabilità corneale all'ossigeno dopo applicazione di lenti a contatto. A tal fine è stato utilizzato il microscopio endoteliale prima e dopo 90' dall'applicazione delle lenti. Sono stati valutati i seguenti parametri che caratterizzano la forma delle cellule endoteliali: diametro massimo, area, fattore di forma ed è stato introdotto il concetto di "valutazione dinamica relativa". Per meglio comprendere le modifiche funzionali endoteliali intercorse dopo l'applicazione delle lenti si è proceduto alla interrelazione dei dati: diametro massimo-area, diametro massimo-fattore di forma. I risultati ottenuti prospettano che la correlazione: fattore di forma-diametro massimo è quella più attendibile nel fornirci dei dati funzionali endoteliali e cioè in sintesi nel valutare in vivo la permeabilità all'ossigeno di una lente a contatto. In tal caso l'eventuale danno corneale potrà essere rilevato e prevenuto prima che sia clinicamente manifesto. 115. Cheratotomia radiale. Procedimento estremo per correggere un handicap L'Autore considera la cheratotomia radiale con le sue indicazioni e complicanze e la indica solo come estremo rimedio per correggere una ametropia. 116. Chirurgia refrattiva: cheratotomia radiale Vengono sintetizzati i vari tipi di interventi in corso per la chirurgia refrattiva ed in particolare si considera la cheratotomia radiale con le sue indicazioni e le sue complicanze. Detta chirurgia è indicata solo in quei casi in cui nè gli occhiali nè le lenti a contatto risolvono soddisfacentemente il problema dell'ametrope e cioè tali mezzi non sono compatibili con la loro vita. 117. Strukturelle änderungen des polymers der hydrogellinse nach der "Reinigungsbehandlung" - Untersuchungen mit dem Rasterelektronenmikroskop I risultati ottenuti dall'Autore al M.E.S., sugli effetti di una soluzione così detta "rigenerante", sui polimeri di lenti idrogel al 38%, porterebbero a concludere che detto trattamento,che dovrebbe essere utile alla pulizia radicale delle lenti e quindi provocare un benessere per il portatore, non sarebbe altro che deleterio alla struttura stessa del polimero e quindi da non utilizzare neppure saltuariamente. 118. Prüfung der bakterizide Wirksamkeiit eines thermischen "Langzeitdesinfektionsgeräts" Gli AA. hanno valutato l'efficacia battericida di un asettizzatore termico a ciclo lungo. Stabilita la sterilità del liquido contenente le lenti sigillate, queste sono state contaminate in soluzioni contenenti 108 batteri/ml selezionati da soggetti portatori. Le lenti sottoposte a trattamento termico a ciclo lungo si sono rilevate sterili mentre le altre non trattate hanno evidenziato la crescita di innumerevoli colonie batteriche. 119. Bewertung der Betriebstemperatur eines therischen "Langzeitdesinfektionsgeräts" Gli AA. hanno valutato la costanza della temperatura di esercizio in un nuovo tipo di asettizzatore a "ciclo lungo" servendosi di una speciale microsonda al Pt. I risultati ottenuti evidenziano tale proprietà. La correlazione dei dati trovati sperimentalmente, con quelli riportati in letteratura per altri asettizzatori, vengono analizzati al fine di stabilire una correlazione termodinamica con il processo di degradazione del polimero. Gli AA. concludono facendo notare che pur esistendo tale correlazione, questa è di natura solo qualitativa, non essendo tutt'ora stata valutata quantitativamente tale relazione. 120. Film lacrimale - Sistema difensivo contro le infezioni esogene Pag. 17 Come esistono gli agenti aggressori devono pur essere presenti fattori che servono a proteggere l'occhio dalle infezioni. Già la continua dinamica del film lacrimale con l'ammiccamento palpebrale e le ciglia sono fattori protettivi fisici di primaria importanza in quanto riescono ad eliminare la maggior parte dei potenziali microrganismi patogeni ma a questi devono aggiungersi fattori chimici presenti nelle lacrime quali: il lisozima, la lattoferrina, la beta-lisina, il complesso sistema immunologico, il complemento, il muco vero ed alcuni prodotti del metabolismo batterico. Nel presente lavoro i vari fattori vengono presi specificatamente in esame. 121. Perfusion Pressure and the Papillary Perfusion Index in a Non-glaucomatous population Le prove clinico-sperimentali hanno messo in luce che nel meccanismo patogenetico del danno al nervo ottico nel glaucoma, l'equilibrio tra la pressione intraoculare e la pressione sistemica rappresenta un parametro importante. In una popolazione non glaucomatosa, selezionata con pressione intraoculare normale e valori sia normali che alti della pressione sistemica, è stata valutata sia la distribuzione della pressione di perfusione che l'indice di perfusione papillare. In rapporto alla pressione di perfusione, i due gruppi di soggetti non glaucomatosi mantengono una chiara distinzione in relazione principalmente al valore della pressione sistemica, mentre l'indice di perfusione papillare tende ad unificare entrambi i gruppi in una popolazione più omogenea non glaucomatosa. Si è concluso che l'indice di perfusione papillare è clinicamente più significativo della correlazione tra la pressione oculare e quella sistemica e può risultare utile nella distinzione degli occhi normali ed emodinamicamente non ben equilibrati. 122. Protocolli di indagine sperimentale in contattologia: idoneità dei materiali Gli AA. descrivono come si debba valutare l'idoneità di un materiale sia sotto il profilo chimico-fisico che microbiologico. È opportuno prendere in considerazione: a) trasparenza ottica ed altre caratteristiche correlate, b) inerzia biologica, c) bagnabilità e caratteristiche delle superfici, d) inerzia o stabilità chimica ed altre caratteristiche correlate, e) stabilità meccanica e dimensionale, f) permeabilità all'ossigeno, g) conducibilità termica. Nessuno degli aspetti sopra elencati può essere valutato dall'applicatore, anche se esperto; è quindi opportuno un protocollo di indagine per valutare a priori sicurezza di un materiale, così come avviene per i sistemi di pulizia e disinfezione. 123. Tono oculare e ritmi circadiani I rapporti tra campo visivo e tono oculare sono ben noti, ad un aumento del tono può corrispondere una riduzione del campo visivo. Ne deriva l'importanza di studiare il tono oculare non solo estemporaneamente, in occasione di visite oculistiche ma di considerare l'andamento nell'arco delle ventiquattro ore al fine di accertare l'esistenza di un suo andamento ciclico. In effetti, è importante una analisi relazionale tra il tono oculare e gli altri indici biologici legati ai ritmi circadiani. Si è potuto cosi constatare come il tono non sia costante ma presenti escursioni più o meno rilevanti nell'arco delle ventiquattro ore e soprattuto evidenti nelle tarde ore della mattinata. Sapere per quante ore il tono perduri elevato, più che l'importanza del picco, è un fattore che ci dà la possibilità, calcolando l'integrale dell'area sopratesa,di valutare meglio il rischio a cui va incontro il soggetto. 124. Comportamento della funzionalità visiva alle alte velocità con particolare riguardo al movimento su ferrovia Gli AA. prendono in esame le varie funzioni visive, anche in relazione al loro substrato anatomofunzionale, ponendole in rapporto alle alte velocità sviluppate dai treni di nuovo progetto. Questa disanima anche in accordo con le ricerche eseguite da vari Autori, arriva a puntualizzare le alterazioni ed i possibili impegni patologici oculari causati da stimoli ad alta velocità. In modo particolare gli Autori si sono interessati degli effetti di deprivazione sensoriale, delle capacità percettive in relazione a forma ed effetti ottici, soffermandosi soprattutto sull'esame dell'acuità visiva dinamica, sul senso del contrasto, sul campo visivo, sul senso cromatico, sugli effetti dell’abbagliamento e sulla analisi di altri parametri prettamente oculari. Sono state esaminate infine alcune rare patologie insorgenti alle alte velocità menzionate da vari Autori. Il lavoro si conclude proponendo una serie di esami diagnostici, che dovrebbero essere inseriti nel protocollo della funzionalità visiva per l'idoneità dei macchinisti ad alta velocità. 125. Morphologische und strukturelle unterschiede von Kontaktlinsen mit 38% Wasseraufnahme Gli AA. hanno studiato al microscopio elettronico a scansione le superfici di più lenti idrofile al 38% attualmente utilizzate nella correzione delle ametropie. È stata risontrata una differenza strutturale e morfologica delle varie superfici. Questi risultati sono una prova dell'influenza dei processi di sintesi e fabbricazione sullo stato finale delle superfici e portano ad Pag. 18 ipotizzare una diversa risposta dopo l'interazione con il film lacrimale anche in differenti zone della stessa lente. Sembra così dimostrarsi che la stessa idratazione non sia fattore da solo sufficiente nella scelta fra due lenti. 126. Bakterizide Wirksamkeit und Wirkungen auf das Polymer eines thermischen Langzeitdesinfektionsgerats, rastereletronenmikroskopische Untersuchungen Gli AA. hanno valutato al microscopio elettronico a scansione l'efficacia battericida e l'influenza sul polimero di un asettizzatore termico a "ciclo lungo". Le lenti sottoposte a questo trattamento non hanno messo in evidenza residui biologici mentre il polimero sembra aver subito alterazioni morfo-strutturali simili a quelle delle lenti contaminate e non trattate termicamente. Si può quindi dedurre un effetto di degradazione del polimero da parte di sostanze biologiche mentre non si può per ora avvalorare un effetto termico (55° per 60') a breve o lungo termine sul polimero, richiedendo ciò ulteriori indagini. I risultati preliminari evidenziano come per ottenere un'efficace azione di disinfezione delle lenti non sia necessario raggiungere elevate temperature di esercizio, con conseguente marcato stress per il polimero, ma che temperature di 55°C per un tempo di 60' possono essere sufficienti in quanto già dette temperature potrebbero essere critiche specie se si integrano alle alterazioni indotte dai materiali biologici. 127. Il muco congiuntivale Gli AA. descrivono il ruolo svolto dal muco congiuntivale e la sua composizione chimica; vengono anche analizzate le metodiche di studio e le problematiche tutt'ora aperte. 128. Neue Methodik für die quantitative Bewertung der Reinigungswirkung von enzymatigchen Lösungen Gli AA. sfruttando la capacità di legame della clorexidina con le proteine del film lacrimale, hanno messo a punto una metodica per valutare l'efficacia di più sistemi pulenti. Tale metodica è stata impiegata per studiare alcune soluzioni enzimatiche presenti sul mercato. I risultati negativi ottenuti hanno fatto ipotizzare che sia necessario, fino a prova contraria, far seguire alla pulizia con enzimi una con tensioattivi, che non si ha una perfetta conoscenza del programma di azione degli enzimi in soluzione e che non sono ancora ben note le reazioni degli enzimi con gli altri prodotti chimici impiegati. 129. Ruolo delle lacrime nella resistenza alle infezioni oculari esogene Si sono descritti i fattori chimici di difesa dell'apparato lacrimale contro infezioni oculari esogene: lisozima, lattotransferrina, beta-lisina immunoglobuline, sistema complementare, prodotti del metabolismo dei batteri, effettori cellulari misti dell'immunità, sistema afferente dell'immunità e muco vero, i quali agirebbero in modo sinergico ma non ancora del tutto noto. Solo un'approfondita conoscenza di questo sistema ed il facile dosaggio dei vari componenti chimici potrà aprire una svolta nell'applicazione più sicura delle lenti a contatto al fine di prevenire le complicanze tipo la congiuntivite papillare gigante. 130. A provocative Test for the Diagnosis of Low -Tension Glaucoma Gli Autori descrivono una nuova procedura per formulare la diagnosi di glaucoma a bassa pressione. Tale test consiste nella tecnica dell'ipobarismo (-50 mmHg per 5 minuti) orbitario. Si è osservato una significativa riduzione della produzione di umor acqueo in soggetti affetti da glaucoma a bassa pressione in confronto a soggetti normali. Simili risultati sono stati ottenuti in persone con una severa vasculopatia. Si ipotizza che nella riduzione della pressione oculare sia responsabile una ridotta perfusione sanguigna. 131. Soluzioni per contattologia Viene valutato quanto sia indaginoso formulare una soluzione per contattologia per le notevoli problematiche che si aprono: isotonia, pH e conservante che deve possedere numerose caratteristiche. Vengono esaminati i principali disinfettanti in commercio e descritte le caratteristiche delle soluzioni detergenti, comprese le enzimatiche, le conservanti, le umettanti e quelle per il risciacquo. 132. Indicazioni, limiti e possibilità nell'utilizzo dei potenziali visivi evocati Gli AA., dopo aver brevemente esaminato la struttura anatomo-funzionale delle vie visive, presentano un quadro generale sui potenziali visivi evocati, con particolare riguardo all'aspetto tecnico e diagnostico, esponendo anche una rassegna di patologie con il loro quadro elettrodiagnostico. 133. Fondamenti elettrofisiologici e principali applicazioni clinico-oftalmologiche. Rilevanza in Medicina dei Trasporti Pag. 19 in Gli AA. espongono i fondamenti elettrofisiologici ed i principali ed i più comuni aspetti applicativi campo clinico dell'esame elettroretinografico. 134. Esame oftalmologico: sua utilità nel formulare una diagnosi precoce di vasculopatia generalizzata Gli AA. descrivono le alterazioni retiniche precoci in varie vasculopatie sistemiche ricordando come un esame oftalmologico routinario sia quanto mai utile per svelare dette malattie e per prevenire che, con il fisiologico incremento della popolazione anziana, non si abbia anche un aumento di una patologia retinica vascolare con i notevoli problemi psicologici ed assitenziali che ciò comporterebbe. 135. Studio al microscopio elettronico a scansione di alcuni materiali idrofili usati per lenti intracorneali Gli AA., utilizzando il MES, hanno valutato le superfici di tre lenti idrofile utilizzate come lenti intracorneali (ICL). I risultati mettono in evidenza come il loro aspetto morfologico sia sostanzialmente differente e come esso vari ancha tra zona e zona di una stessa lente. Ciò porta a concludere che la scelta di un polimero per l'impianto intracorneale, oggi del tutto occasionale, debba in futuro basarsi su dati più squisitamente scientifici. 136. Farmaci e chirurgia refrattiva L'epitelio corneale rappresenta una barriera naturale alla penetrazione dei microorganismi e dei farmaci somministrati per via locale. È noto altresì che la maggior parte dei farmaci per uso oftalmico possa risultare potenzialmente tossica verso le strutture corneali, in particolare verso l'epitelio, con l'effetto di un incremento della permeabilità corneale. Tale incremento può essere ancora più marcato dopo un intervento di cheratoplastica, di epicheratofachia o di cheratotomia radiale in cui la barriera epiteliale è gravemente alterata se non distrutta. Secondo gli AA. l'aumentata permeabilità della cornea sottoposta a questi interventi è da non sottovalutare quando si voglia farmacologicamente trattare il postintervento e le successive affezioni corneali, valutando, all'uopo, gli effetti tossici del farmaco impiegato e ricorrendo, se necessario, ad un aggiustamento del dosaggio al fine di ottenere il miglior risultato terapeutico. 137. Analyse der Oberflächen von Hydrogel-Kontaktlinsen mit höherem Wassergehalt und physiolgiche Korrelation Zwischen Wassergehalt und Hornhautstoffwechsel Gli AA. confrontano i dati fisico-chimici delle lenti a contatto con quelli della cornea e specialmente il consumo di ossigeno in vivo. Cinque lenti a contatto ad alta idrofilia sono state esaminate sulle due facce mediante il microscopio elettronico a scansione. Mediante l'analisi termica differenziale gli AA. hanno esaminato la qualità dell'acqua di idratazione di un idrogel. Questi risultati sono stati confrontati con il Dk e con l'equivalente di ossigeno alla temperatura tra i 2540 gradi. 138. Korrelation zwischen den chemisch-physukalischen Eigenschaften von Hydrogelkortaklinsen-Polymeren und der Hornhaut Gli AA. hanno analizzato mediante l'analisi termica differenziale la natura dell'acqua di idratazione delle lenti a contatto ad alta idrofilia. Le caratteristiche così determinate sono confrontate con lo stato fisiologico della cornea con il modello di Tsuda. 139. Fisiopatologia oculare negli operatori ai videoterminali ed aspetti clinici, medico-legali e prevenzione Gli AA. considerano in generale gli aspetti costruttivi dei VdT ed in particolare quelli inerenti l'insorgenza dei disturbi visivi negli operatori del settore. Successivamente valutano gli aspetti fisio-patologici soggettivi responsabili di tali disturbi insieme alle caratteristiehe dell'ambiente di lavoro auspicando l'attuazione di un protocollo diagnostico oftalmologico preventivo di cui gli stessi Autori forniscono lo schema. Vengono infine esaminati gli attuali aspetti legislativi in materia. 140. Materiali clinicamente in uso dopo estrazione della cataratta. Lenti intraoculari Gli AA. descrivono le caratteristiche chimiche dei materiali in uso per l'impianto di un cristallino artificiale con le problematiche inerenti. 141. Water content of hydrogel contact lenses. A study by 1H NMR relaxation times Pag. 20 È ben noto come la permeabilità dell'ossigeno (DK) delle lenti a contatto hydrogel sia in rapporto al contenuto idrico. Per acquisire maggiori conoscenze sul meccanismo di idratazione delle lenti a contatto è stato svolto uno studio dei tempi di rilassamento 1H NMR. I tempi di rilassamento 1H NMR hanno dato informazioni sui differenti tipi di acqua e gli scambi relativi tra questi differenti compartimenti. Sono riportati i risultati preliminari ed esaminate le lenti a contatto hydrogel a diversi valori in contenuto idrico. 142. Considerazioni sulla validità ed affidabilità della cheratotomia radiale: aspetti etici e medico-legali Gli AA. valutano l'efficacia e l'affidabilità della cheratotomia radiale nella correzione della condizione ottica della miopia basandosi sui dati disponibili in letteratura ed esponendo personali considerazioni circa la sua utilità. Vengono inoltre affrontati gli aspetti medico- legali connessi a tale tecnica chirurgica sia per la responsabilità professionale del chirurgo che per l'idoneità a mansioni lavorative specifiche. 143. Nuove prospettive terapeutiche nei processi riparativi corneali: Epidermal Growth Factor Gli AA. valutano gli effetti degli Epidermal Growth Factors sulle strutture corneali alla luce di osservazioni sperimentali e cliniche: prendono altresì in considerazione gli aspetti del reperimento di tali sostanze e le potenziali applicazioni cliniche. 144. Su di un caso di lussazione spontanea del bulbo oculare Gli AA. descrivono un caso di lussazione spontanea del bulbo oculare giunto alla loro osservazione. Colgono l'occasione per una disamina della letteratura ma non traggono considerazioni circa la possibile patogenesi. 145. Rilievi epidemiologici della pressione oculare in una popolazione lavorativa Gli AA. hanno esaminato due campioni di popolazione per l'individuazione della media della pressione oculare: uno rappresentato da una popolazione selezionata e perchè lavorativa e perchè priva di patologie oculari (584 pazienti); un altro rappresentato da una popolazione selezianata solo in quanto lavorativa (1938 pazienti). Gli AA., in base ai risultati ottenuti, si sentono di indicare come valore pressorio oculare medio di una popolazione di età tra 39 e 62 anni, quasi tutta maschile, emmetrope e priva di patologie oculari accertate, il valore di 13,9 ± 1,7 mmHg ed il valore di 15,03 ± 2,5 mmHg per la popolazione lavorativa nel suo complesso e con le caratteristiche epidemiologiche della precedente. Non è risultata una differenza significativa tra il primo gruppo di persone e la popolazione nel suo complesso. I risultati non consentono di trarre conclusioni circa le influenze ormonali mentre si è messo in evidenza come la differenza di tono tra l'occhio destro e sinistro è sempre uguale o inferiore ai 3 mmHg. 146. Correlazione fra pressione arteriosa oftalmica e pressione oculare in soggetti normali Gli AA. si sono proposti di verificare le correlazioni esistenti tra la pressione nell'arteria oftalmica ed il tono oculare. Lo studio è stato condotto su un campione di 3875 occhi esaminati mediante un protocollo di indagine standard che prevedeva, tra l'altro, la misurazione della perfusione arteriosa ed il rilevamento del tono oculare. Il lavoro si è concluso con una complessa elaborazione matematico-statistica dei dati ottenuti dimostrando la debolezza della correlazione tra pressione arteriosa oftalmica e tono oculare. 147. Autoregolation of microcirculation in the preliminar area of the optic nerve. Proposal for a clinical screening system Vengono descritti i contributi sperimentali per la valutazione di uno stato di Autoregolazione della microcircolazione nell'area preliminare del nervo ottico che notevole importanza viene ad assumere per la funzionalità dello stesso. I risultati ottenuti dai vari Autori non sono concordi per cui è necessario un ulteriore approfondimento della problematica. 148. Effetti del trattamento prolungato di un'associazione vincamina-antocianosidi sulla soglia luminosa differenziale e sull'acuità visiva fotopica Gli AA.hanno analizzato, in soggetti con patologie oculari, dopo somministrazione prolungata di un'associazione di due specialità medicinali: antocianosidi di Vaccinium Myrtillus e vincamina a cessione protratta, le modificazioni indotte sul senso luminoso differenziale e sull'acuità visiva fotopica (A.V.F.). Pag. 21 Si rileva che per effetto di tale combinazione la sensibilità retinica si eleva sensibilmente, specie nella zona paracentrale, la fluttuazione resta invariata nella maggioranza dei casi mentre l'A.V.F. migliora. 149. Correzione dell'afachia nella prima e seconda infanzia con lenti a contatto L'impiego di lenti a contatto nell'infanzia rappresentano l'alternativa più valida dopo un intervento per cataratta. In questo lavoro gli Autori esaminano le problematiche connesse con questo sistema correttivo: lunghezza assiale del bulbo, raggio di curvatura corneale, film lacrimale, aniseiconia ed anisoforia. Descrivono inoltre i benefici e gli svantaggi connessi con i vari tipi di lenti: rigide, idrofile ed al silicone. 150. Valutazione dell'effetto refrattivo della cheratotomia radiale Gli Autori hanno esaminato i risultati degli interventi di cheratotomia radiale, disponibili nella letteratura internazionale, sotto il profilo della loro efficacia immediata ed a distanza di tempo dall'intervento ed anche in relazione alla diverse tecniche utilizzate. 151. Fenomeni istodinamici e neuroplastici corneali dopo cheratotomia radiale Da una fase definita "refrattiva", in cui veniva dato il massimo impulso alla parte prettamente chirurgica della cheratotomia radiale, gli operatori stanno ora passando ad una definita "istologica", al cui risultato finale contribuisce in modo determinante il processo di rimaneggiamento tessutale ed in cui emerge chiara la necessità di conoscere il destino dell'innervazione tessutale dopo l'intervento. Tali rilievi sano di grande importanza per i soggetti che si sottopongono a questo tipo di chirurgia perchè difetti di innervazione, oltre a compromettere lo stesso trofismo corneale, potrebbero pregiudicare l'uso di lenti a contatto di cui i pazienti potrebbero giovarsi dopo l'intervento. Dall'esame della letteratura emerge come l'evolversi delle tecniche chirurgiche ed il tipo di tecnica influenzi notevolmente il processo. Gli AA. concludono come la conoscenza dei processi riparatori che seguono ad un intervento di RK, per quanto studiati, sono ancora non perfettamente noti e presentano numerosi interrogativi e nella misura in cui questi saranno sciolti la prevedibilità della RK diverrà più precisa 152. Autoregolazione della circolazione coroideale - Il polso oculare Gli AA. descrivono la fisiologia del polso oculare e le sue modificazioni in varie patologie oculari. La misurazione del polso tramite O.C.V.M. (Ocular Cerebral Vascular Monitor) associata eventualmente ad un'unità di suzione sclerale, per lo studio delle variazioni del polso oculare all'incremento della pressione intraoculare, risulta essere assai promettente nella diagnosi precoce e nella prognosi di varie patologie oculari, in particolare nel glaucoma. 153. Neuroplasticità ed emmetropia: binomio indispensabile nel processo visivo La visione è un processo estremamente complesso che origina da un processo fotochimico a livello retinico e si compie con la percezione ed il riconoscimento delle immagini, cioè con la sensazione visiva. Alla base di tutto ciò c'è la costituzione di connessioni neuronali che portano alla formazione di circuiti sia a livello corticale che sottocorticale ed anche a livello intraretinico. Tale plasticità neuronale sembra necessariamente prerogativa dell'età infantile e gli AA. descrivono l'importanza dell'emmetropia quale fattore di stimolo della neuroplasticità nel processo visivo. Analizzano quindi quella vasta gamma di presidi, ottici e chirurgici, per la correzione dei vizi di refrazione, anche in considerazione delle particolari esigenze dell'età pediatrica, permettendo così alle strutture nervose di trarre le necessarie e corrette sollecitazioni dal mondo esterno per completare lo sviluppo delle strutture neuroftalmologiche in età prenatale 154. A.M.P. Ciclico e regolazione del deflusso dell'umor acqueo Negli ultimi anni molti studi sono stati condotti per identificare quali fossero i mediatori extra ed intracellulari del feedback fisiologico riguardanti la pressione intraoculare. Poco alla volta, partendo da analisi diverse, si è andato mettendo in luce il ruolo centrale svolto dall'AMPc che svolgerebbe l'azione di secondo mediatore nel delicato meccanismo dell'omeostasi pressoria intraoculare. Gli AA., nel presente lavoro, descrivono gli studi effettuati per chiarire ciò ed il ruolo centrale dell'AMPc quale mediatore intracellulare dell'azione delle prostaglandine che notevole importanza vengono anch'esse ad assumere nel deflusso dell'umor acqueo 155. Acuità visiva a luminanza ridotta - Proposta per una metodica di screening Gli Autori propongono un test di screening rapido, ripetibile e relativamente economico per la valutazione dell'acuità visiva a luminanza ridotta, che contrappone ad una illuminazione variabile un Pag. 22 ottotipo fisso. Nella messa a punto di tale test gli Autori hanno preso in considerazione metodiche similari, in specie quella di Trimarchi e coll 156. Intorno alle possibilità tecniche di valutare il grado di capacità visiva notturna nei candidati all'ottenimento della licenza di guida dei veicoli a motore Gli Autori,dopo aver passato in rassegna i pregi ed i limiti delle tecniche intese ad esaminare la capacità visiva scotopica, propongono un protocollo di studio di tale funzione basato su metodiche elettrofunzionali 157. Valutazione mediante RNM a bassa risoluzione dello stato di idratazione della cornea dopo cheratotomia radiale - Studio preliminare Allo scopo di individuare un indice di ritorno a valori normali di cornee operate con cheratotomia radiale, cornee di coniglio sono state esaminate mediante spettroscopia di Risonanza Magnetica Nucleare di protone a bassa risoluzione. Dall'esame dell'interazione del liquido corneale con la matrice solida mediante tempi di rilassamento RMN le cornee operate e non mostrano differenze significative in tempi immediatamente seguenti l'intervento. Tali differenze sembrano scomparire dopo 60 giorni dall'intervento 158. Cheratotomia radiale e implicazioni in ambito M.M. Gli Autori tracciano le linee principali di ricerca nel campo della chirurgia oculare, per la correzione dei difetti di refrazione. Vengono espresse valutazioni personali sull'atteggiamento da mantenere all'atto del reclutamento nella marina militare (M.M.) dei soggetti sottoposti a tali interventi 159. A new approach to the study of contact lens: high resolution NMR spectroscopy Gli Autori allo scopo di comprendere perché i polimeri utilizzati per la costruzione di lenti a contatto abbiano una diversa capacità di disidratazione ed evidenzino diversi stati di moto dell'acqua hanno intrapreso uno studio mediante spettroscopia RMN ad alta risoluzione per chiarire la struttura configurazionale, conformazionale ed i costituenti di base del polimero. Sono state studiate lenti idrogel al 38, 45 e 70%. I risultati hanno messo in evidenza i componenti del polimero e la loro struttura bidimensionale 160. Correzione dei difetti di refrazione con innesto di materiale alloplastico I vizi di refrazione possono essere corretti in modo permanente con innesto di lentine intracorneali (ICL). Le ICL possono essere impiantate con due diverse tecniche chirurgiche: "Dissezione lamellare a mano libera" e "Dissezione completa con microcheratomo". Con la prima tecnica, più facile da realizzare e meno traumatica, devono essere usate lentine rigide molto sottili ad alto indice di refrazione (le morbide infatti danno risultati molto scadenti). I risultati ottenuti finora negli esperimenti su animali ed i primi innesti nell'uomo sono stati molto promettenti. Con la seconda tecnica sono stati eseguiti finora solamente esperimenti su animali usando lentine morbide ed i risultati sono stati molto soddisfacenti con limitate complicazioni. Gli Autori valutano le possibili complicazioni connesse a detti interventi e suggeriscono la necessità di ulteriori studi sui materiali da utilizzare 161. Biocompatibilità delle lenti a contatto - Metodiche di esame Gli Autori analizzano le varie metodiche in uso per valutare l'inerzia biologica dei materiali per lenti a contatto e come questa debba essere esaminata dal punto di vista sia immediato che cronico. La biocompatibilità dei materiali per lenti a contatto è indubbiamente di importanza fondamentale per l'uso clinico dato lo sviluppo di questo mezzo correttivo nelle ametropie 162. Importanza degli antisettici nelle formulazioni delle soluzioni in contattologia Gli Autori, dopo una premessa sulla storia delle lenti a contatto idrofile, osservano come con l'immissione sul mercato di queste lenti, il problema della disinfezione di esse emerga in tutta la sua importanza. Le lenti idrogel assorbono dal 35 all'80% di acqua, rispetto al loro peso allo stato anidro, ciò è possibile grazie alla natura idrofila del polimero e più precisamente alla presenza di gruppi -OH nel gel ed al fatto che, allo stato idratato, il gel presenta su tutta la superficie dei minuscoli pori. Questi fatti contribuiscono in maniera determinante ad aumentare i rischi di infezione per cui nelle soluzioni multiuso per contattologia sono quanto mai utili gli antisettici che devono proteggere l'ametrope Pag. 23 dal pericolo di infezioni e mantenere l'efficacia delle soluzioni nel tempo 163. Water dynamic states in hydrogel contact lenses. Study by NMR at low resolution Quattro tipi di lenti in idrogel a diverso grado di idratazione: 38,6% (Allergan Optical, Polymacon, HEMA), 45% (Bausch & Lomb, Hetafilcon B, HEMA-NVP), 58% (Vistakon, Etafilcon A, HEMA-MA) e 78% (Toray, Incanto, MMA-VP), sono state studiate mediante NMR a bassa risoluzione riscontrando che esse sono caratterizzate dalla presenza di acqua con elevato grado di immobilizzazione mentre le lenti Toray, con un 78% di acqua nel polimero, anche da un'acqua con le caratteristiche di mobilità tipiche dei fluidi. Si è ancora ottenuto, durante il processo di disidratazione di queste lenti, un graduale aumento in percentuale del legame dell'acqua che va dal 5% nello stato di massima idratazione al 23% dopo 27 ore 164. Trattamento delle superfici delle lenti da occhiali e trasmittanza delle radiazioni UV e visibili L'Autore descrive i vari trattamenti superficiali a cui può essere sottoposta una lente da occhiali osservando come essi abbiano un risvolto più clinico che estetico e per cui non può essere omessa la loro conoscenza. I risultati possono essere così sintetizzati. Il trattamento antiriflesso multistrato effettuato su lenti in materiale organico oltre al prevedibile incremento di trasmittanza (T) nel visibile riduce la T delle radiazioni ultraviolette. Lo stesso trattamento su lenti Crown con ne 1,52 ed 1,60 riduce la T sia delle radiazioni blu che ultraviolette, sulle lenti al titanio con ne 1,7 solo delle radiazioni ultraviolette mentre induce un incremento della T, sia delle radiazioni blu che ultraviolette, sulle lenti al lantanio con ne 1,8. Il trattamento selettivo per gli UV è altamente efficace (lenti UVX Essilor Orma) su lenti non colorate mentre se effettuato su lenti tipo PLS (selettive per il blu) non determinarebbe sostanziali modifiche della loro trasmittanza. Il trattamento combinato UV ed antiriflesso multistrato su lenti organiche induce un notevole incremento di T nel blu e parzialmente nel campo degli UV. Il trattamento selettivo per le radiazioni blu è di recente introduzione e si è visto come per le lenti PLS (530, 540, 550) sia altamente efficace mentre parzialmente si sarebbe osservato per le lenti Corning 511, 527, 550. I trattamenti di colorazione per lenti solari hanno messo in evidenza una T molto varia di queste lenti nel campo degli ultravioletti. Il trattamento fotocromatico dà luogo ad una notevole riduzione della T delle radiazioni ultraviolette rispetto al materiale base ed i risultati sono diversi per le varie lenti in commercio. Trattamento polarizzante, stratificato, indurente, antiappannante ed a specchio vengono infine descritti. In conclusione, va sempre tenuto presente il trattamento da consigliare al momento della prescrizione di una lente da occhiali per una migliore salvaguardia dello stato visivo 165. Nuovi materiali per lenti a contatto Vengono descritti i nuovi materiali in uso per lenti a contatto: rigidi, semi-rigidi, elastomeri ed idrofili. L'evoluzione tecnologica di questi ultimi anni è stata notevole e ciò ha permesso di avere a disposizione questi nuovi polimeri che offrono miglior confort ed una garanzia a più lungo termine. Tutto ciò deve essere motivo di stimolo per l'applicazione ottimale 166. Il comportamento di alcuni parametri oculari e sistemici dopo il test delle palpebre chiuse Precedenti indagini hanno dimostrato che durante la prova del buio ("dark-room test"), la chiusura delle palpebre e non il buio dell'ambiente è responsabile della positività del test. Nella presente indagine è stato dimostrato che non esiste alcuna correlazione fra: la risposta a tale test e valori pressori di base, valore di base e variazione della profondità della camera anteriore, valore di base e variazione dello spessore della lente. Al contrario è emersa una correlazione inversa fra pressione oculare di base e corrispondenti variazioni della pressione sistemica sistolica e diastolica. Vengono fatte considerazioni sull'utilità di tale test nella diagnosi di glaucoma, specie in quei casi in cui i valori pressori rilevati non giustificano la presenza di danni anatomo-funzionali. 167. Preliminary study on the dehydration of hydrogel contact lenses by NMR at low resolution La tecnica della Risonanza magnetica nucleare (RMN) è in grado di valutare le proprietà e le caratteristiche delle lenti a contatto utilizzate per la correzione dei vizi refrattivi. In particolare essa può fornire un metodo di valutazione della quantità, dei tipi e degli stati di moto dell'acqua presenti in una lente nonchè seguirne le cinetiche di idratazione e disidratazione ed è contemporaneamente in grado di Pag. 24 chiarire i meccanismi di tali processi. Nelle lenti è rilevata l'interazione dell'acqua con la matrice polimerica e conseguentemente i campi di esistenza, le cinetiche e i meccanismi di scambio tra gli stati dell'acqua ottenendo così informazioni riguardo le proprietà tecnologiche del materiale. Nel nostro studio sono state prese in considerazione a temperature controllate lenti a differenti contenuti di acqua e valutazioni quantitative tramite RMN sono state confrontate con dati ottenuti con la tecnica gravimetrica. È stato possibile delineare un meccanismo di disidratazione ed i risultati ci inducono ad ipotizzare la necessità di utilizzare tempi differenti di asciugamento in base alle caratteristiche del polimero 168. Antisettici in contattologia. Principi fondamentali per la formulazione di soluzioni Gli Autori nel presente lavoro osservano come solo con l'immissione sul mercato delle lenti morbide, il problema della disinfezione delle lenti a contatto, fino a quel momento dibattuto solo in funzione del confort dell'ametrope, emerga in tutta la sua importanza. Fanno ancora notare quale siano gli scopi degli antisettici per le soluzioni per lenti a contatto. Aspetti legislativi, generalità, dinamica del processo di disinfezione, fattori che influenzano l'attività degli antisettici, principali caratteristiche che dovrebbero possedere sono tutti fattori presi in considerazione. Gli Autori inoltre osservano come il problema dell'antisettico non possa essere mai disgiunto da quello deIla formulazione in cui entra a far parte in modo integrante. Infatti, i pro ed i contro del grande numero dei prodotti chimici usati per i sistemi di disinfezione, sono tutti discutibili ma è indubbio che, degli antisettici usati in questo tipo di soluzioni, si debba assolutamente conoscere il periodo di validità dell'attività, l'efficacia dell'antisettico e la sicurezza del disinfettante. GIi Autori infine analizzano le componenti fondamentali di una soluzione 169. Studio mediante RMN di 1H e 23Na di idrogel Gli idrogel costituiscono una classe di polimeri rigonfiabili, non solubili in acqua e quindi particolarmente idonei allo studio delle caratteristiche di acqua dispersa in matrice solida. È stato ipotizzato che il contenuto di acqua in equilibrio con gli idrogels viene a dipendere dal grado dl cross linking del network polimerico. Gli idrossiderivati del metilmetacrilato costituiscono una categoria di idrogels largamente impiegati come materiali biocompatibili, in particolare in lenti a contatto. Allo scopo di caratterizzare gli stati fisici dell'acqua che vengono a dipendere dalla interazione con la matrice polimerica, gli eventuali fenomeni di scambio, la cinetica e i meccanismi del processo di disidratazione, in funzione della differente natura della matrice polimerica sono stati studiati tre differenti tipi di idrogel mediante tempi di rilassamento protonici T1 e T2 RMN in bassa risoluzione. Sono stati ottenuti valori delle costanti cinetiche di disidratazione ed i meccanismi dei processi di disidratazione sono stati correlati alle caratteristiche strutturali della matrice polimerica. È stata inoltre presa in esame la permeabilità della matrice solida allo ione sodio mediante RMN di 23Na 170. Aspetti costituzionali e conformazionali della Bendalina mediante Risonanza Magnetica Nucleare La bendalina lisinato dell'acido [(1-benzil-1H- indazol-3-il)ossi]acetico è un farmaco dall'azione antidegradativa largamente usato nel trattamento della cataratta. Gli aspetti costituzionali sono stati investigati mediante spettroscopia RMN bidimensionale COSY e spettroscopia bidimensionale eterocorrelata carbonio-idrogeno ed è stato seguito il comportamento dei siti di protonazione e deprotonazione in funzione del pH nell'intervallo d'uso fisiologico onde chiarire il meccanismo e l'ordine di protonazione e deprotonazione. È stato condotto uno studio di RMN protonica in funzione della concentrazione ed è stato possibile calcolare la costante di associazione. Sono state inoltre studiate le proprietà conformazionali in soluzione mediante la misura dei tempi di rilassamento T1 spin-reticolo di H-1 e C-13, degli effetti Overhauser selettivi e non selettivi C-13-(H- 1) e protonici. Su tali basi è stato possibile costruire un modello Dreiding della conformazione in soluzione acquosa 171. Studio mediante spettroscopia RMN 31P, 1H, 13C del metabolismo del cristallino di coniglio nella cataratta da trattamento topico con desametasone L'etiopatogenesi della cataratta, valutata negli aspetti biochimici, a tutt'oggi non è ancora chiarita. La spettroscopia RMN 31P e 13C è stata ampiamente applicata allo studio delle variazioni biochimiche nel cristallino indotte da cataratta sperimentale. Uno del modelli più utilizzati per lo studio "in vitro" è l'induzione della cataratta osmotica mediante incubazione del cristallino con alte concentrazioni di galattosio o glucosio. Tuttavia, l'incubazione "in vitro" del cristallino comporta variazioni delle condizioni fisiologiche di esso che possono influenzare una corretta interpretazione delle variazioni biochimiche osservabili nella formazione della cataratta. È stato messo a punto un metodo sperimentale per l'induzione in vivo della cataratta nel coniglio mediante trattamento topico (collirio) per 30 gg. con desametasone alle concentrazioni normalmente impiegate nella clinica(0,2%). Variazioni dei metaboliti Pag. 25 fosforilati, aminoacidi, zuccheri, polioli sono stati determinati mediante spettroscopia 31P, 1H e 13C RMN e discusse in termini di meccanismi di azione 172. Comportamento dell'ampiezza del polso oculare dopo instillazione di ß-bloccanti Mediante l'utilizzazione dell'Ocular Cerebral Vascular Monitor (OCVM), che consente di ottenere registrata su carta l'ampiezza del polso oculare, è stato valutato il comportamento di tale parametro dopo somministrazione locale di alcuni farmaci beta-bloccanti: timololo 0,5%, betaxololo 0,5%, levobunololo 0,5 %, carteololo 2%. Una riduzione significativa di tale ampiezza è stata rilevata dopo instillazione di carteololo 2% e non significativa dopo timololo 0,5 % e betaxololo 0.5%. Solo l'instillazione di levobunololo 0,5% ha determinato un aumento significativo dell'ampiezza del polso oculare. Vengono fatte alcune considerazioni sulla possibile interferenza di tale azione vasomotoria sulla perfusione del circolo cilio-retinico 173. Lenti da occhiali colorate e miopia Gli Autori, in seguito al desiderio di molti soggetti miopi di utilizzare lenti da occhiali colorate, prendono in considerazione i fattori da valutare prima della prescrizione: senso cromatico e recettori retinici, aberrazione cromatica dei mezzi diottrici dell'occhio, alterazioni del senso cromatico nella miopia ed in rapporto all'età, aberrazione cromatica delle lenti da occhiali, trasmittanza ed interferenza delle lenti colorate da occhiali nella guida di autoveicoli ed infine possibile insorgenza di patologie. Gli Autori concludono, dopo una disamina degli argomenti sopra esposti, come la prescrizione di detto mezzo correttivo colorato sia tutt'altro che semplice e come esso sia il risultato di varie esigenze talora contrastanti 174. Effect of a topical alphalytic drug, Dapiprazole, on the ocular pulse amplitude È stato valutato il comportamento del polso oculare prima e dopo la somministrazione topica di dapiprazolo, un farmaco con attività alfalitica. Per la determinazione del polso oculare è stato usato l'Ocular Cerebral Vascular Monitor (OCVM). Sono stati valutati 23 occhi di soggetti sani. I risultati mostrano come il dapiprazolo aumenti in modo significativo l'ampiezza del polso oculare e che tale aumento è indipendente da variazioni della pressione intraoculare. 175. Study by P-31 and H-1 N.M.R. spectroscopy on the effect of antiglaucoma drugs on rabbit lens metabolism Sono stati valutati nel presente lavoro gli effetti metabolici di farmaci antiglaucoma sul metabolismo del cristallino di coniglio mediante R.M.N. P-31 e H-1. Per il trattamento a lungo termine sono stati valutati colliri a base di pilocarpina e di due beta- bloccanti: timololo (0,5%) e befunololo (0,5%). Le analisi sono state eseguite su estratti acquosi di cristallini. I risultati hanno messo in evidenza un aumento del flusso glicolitico sui cristallini trattati con betabloccanti, in particolare su quelli trattati con befunololo. Il trattamento con pilocarpina non ha messo invece in evidenza variazioni significative 176. Modificazioni cromatiche da lenti colorate per occhiali. Loro idoneità per la guida dei mezzi di trasporti La memoria affronta il problema delle alterazioni cromatiche provocate dalle lenti colorate per occhiali, con specifico riferimento al riconoscimento dei segnali semaforici nella guida di veicoli. L'introduzione riassume alcuni concetti relativi alla colorimetria dei segnali luminosi ed alle metodologie seguite per definire nella normativa le caratteristiche cromatiche della luce emessa. Viene illustrata in particolare una norma UNIFER piuttosto recente e molto rigorosa. È stato anche messo a punto un programma di calcolo - basato su un foglio elettronico - che consente un agevole calcolo delle alterazioni cromatiche che le luci semaforiche subiscono quando osservate attraverso un filtro (una lente per occhiali, ma anche ad es. il vetro frontale del veicolo). Mediante questo programma si potranno calcolare le alterazioni di cromaticità indotte sui segnali semaforici da lenti colorate. I risultati potranno così suggerire di classificare le lenti in tre gruppi: - lenti sostanzialmente neutre, omologabili come raccomandate per la guida di veicoli; lenti con colorazione apprezzabile, "sconsigliabili" per la guida dei veicoli; lenti che causano una pesante alterazione cromatica, per le quali sarebbe auspicabile l'imposizione di "warning" che ne vietino l'impiego nella guida dei veicoli 177. Fattore luminoso di trasmissione di "lenti da sole" ed influenza sulla guida dei mezzi di trasporto L'utilizzo di lenti "da sole" per la correzione di un vizio di rifrazione, per motivi estetici o semplicemente per un miglior comfort, comporta una serie di problematiche. Pag. 26 Scopo della presente nota è stato quello di analizzare il fattore luminoso di trasmissione (tv) al fine di poterle classificare in lenti per scopi generali (attenuazione della luce), cosmetiche e per scopi speciali (ANSI Z80.3-1986). Mentre in una prima fase del lavoro mediante lo spettrofotometro è stato valutato il fattore spettrale di trasmissione di numerose lenti colorate scelte fra le più diffuse sul mercato italiano, successivamente è stato calcolato il fattore luminoso di trasmissione di ogni lente per l'illuminante naturale ed artificiale (lampada ad incandescenza). Discutendo i risultati gli AA. classificano le "lenti da sole" rispetto alle norme ANSI Z80.3-1986 (propositi generali, uso cosmetico, propositi speciali) ed elaborano una proposta per l'omologazione di esse per la guida dei mezzi di trasporto quando il soggetto deve possedere integra la propria performance visiva 178. Flusso coroideale pulsatile: parametro da valutare per l'idoneità alla guida di mezzi di trasporto ad alta velocità Gli Autori prendono in considerazione le diverse metodiche clinicamente utilizzate per valutare il flusso ematico oculare nonché le patologie nelle quali è stata evidenziata una sua alterazione. Essi sottolineano che tra le varie tecniche utilizzate: metodi contrastografici, termografia ed oculopletismografia, quest'ultima, pur valutando solo il flusso coroideale pulsatile, è utilizzabile per conoscere lo stato funzionale della coroide. Dato inoltre il suo carattere di non cruenza, facilità di impiego e ripetibilità, si propone per la selezione del personale idoneo alla guida dei mezzi di trasporto ad alta velocità, evenienza che richiede l'esclusione di qualsiasi stato di sofferenza oculare 179. Discromatopsie e guida di autoveicoli Gli Autori prendono in considerazione i disturbi della visione cromatica in rapporto alla guida degli autoveicoli. Dopo aver brevemente esaminato i fattori che influenzano la percezione cromatica e gli effetti che una sua alterazione può indurre sul riconoscimento della segnaletica stradale, essi si soffermano sulle proposte (modifica delle segnalazioni stradali luminose e non, ausili visivi come le lenti selettive) avanzate dagli altri Autori per risolvere almeno parzialmente il problema. Essi concludono auspicandosi che l'applicazione della normativa, già presente nella nostra legislazione, che richiede un senso cromatico sufficiente per la guida degli autoveicoli sia attentamente controllatra e che essa venga adottata anche dagli altri paesi che hanno aderito alla patente europea 180. Influenza di un farmaco vasoattivo sul flusso coroideale pulsatile Gli AA., in considerazione del fatto che il flusso ematico coroideale rappresenta l'85-90% del flusso sanguigno oculare totale, hanno valutato, mediante l'Ocular Cerebral Vascular Monitor sec. Langham, il polso oculare o meglio il flusso sanguigno pulsatile oculare in soggetti in terapia protratta con Vincamina ritardo. I risultati hanno messo in evidenza come il flusso ematico coroideale pulsatile non ha, nella media, subito modificazioni ma si sono osservate anche notevoli variazioni tra prima e dopo il trattamento. Gli AA. concludono che la soggettività di alcune risposte non sia ancor oggi spiegabile ma l'importanza del dato funzionale deve portare a valutare clinicamente quelle altre variabili che sicuramente entrano in giuoco e che fanno migliorare il flusso coroideale sanguigno specie in quei soggetti ai quali ci si propone di somministrare il farmaco in modo protratto 181. L'ampiezza del polso oculare dopo dapiprazolo in soggetti glaucomatosi in terapia locale con ß-bloccanti Gli Autori hanno studiato le modificazioni del polso oculare (P.O.) con l'Ocular Cerebral Vascular Monitor (O.C.V.M. sec. Langham), in soggetti glaucomatosi in terapia cronica con farmaci ß-bloccanti topici, dopo instillazione di un farmaco ad azione a1-litica (dapiprazolo 0.5%). Dopo 16±2 gg. di terapia il valore del P.O. è risultato significativamente aumentato di 0.21±0.45 mmHg. I valori sembrano poter concludere positivamente sull'esistenza di un effetto di incremento del P.O. e cioè del flusso ematico pulsatile dapiprazolo topico anche in presenza di un farmaco ß-bloccante 182. Lenti da occhiali colorate per scopi speciali come protezione per le radiazioni UV e Blu È dimostrato che le radiazioni ad elevata energia fotonica (Blu e UV) possono essere dannose per la cornea, il cristallino e la retina. Le lenti per occhiali possono assicurare un'adeguata protezione oculare se vengono utilizzati dei materiali UV e Blu assorbenti. Con tale prospettiva emerge, per gli specialisti oftalmici, la necessità di educare i pazienti che gli occhiali, e in special modo quelli "da sole", non debbono essere scelti semplicemente seguendo i criteri estetici e di moda. È necessario quindi che vengano al più presto formulate normative per classificazione di tutti i tipi di lenti oftalmiche Pag. 27 uniformandosi così ad altri Paesi 183. Effetti del monosialoganglioside GM1 (Sygen) sui difetti perimetrici da glaucoma ad angolo aperto dopo trattamento a breve termine Gli AA. hanno valutato gli effetti sull'evoluzione dei difetti perimetrici da glaucoma ad angolo aperto del monosialoganglioside GM1 (Sygen) con trattamento a breve termine. Il suo razionale impiego viene giustificato in una limitazione della neurotossicità da neurotrasmettitori eccitatori (EAA) per inibizione della traslocazione permanente della proteinkinasi C (PKC). La significativa reversibilità di parte del danno perimetrico ottenuta dopo questo trattamento tenderebbe ad avvalorare l'ipotesi che in tale patologia oculare vi possa essere una traslocazione permanente della PCK nelle fibre neuronali per cui il monosialoganglioside GM1, inibendo quest'ultimo evento, risulterebbe utile per "controllare" l'evoluzione del danno perimetrico che come "test di reversibilità". D'altra parte, la regressione ottenuta dopo sospensione della terapia prospetta il suo utilizzo per cicli più lunghi anche per un "ottimale potenziamento della neuroplasticità", con riattivazione di circuiti latenti e cioè potenziando gli effetti trofici del Nerve Growht Factor in quanto agendo esclusivamente a valle della stimolazione dei recettori degli EAA e non bloccandoli non danneggia funzioni fisiologiche incluse le risposte plastiche necessarie alla riparazione 184. Valutazione del metabolismo del cristallino mediante spettroscopia RMN P-31 ed H-1. Potenzialità della sua applicazione nello studio patogenetico della cataratta sperimentale La spettroscopia RMN è una tecnica non invasiva e non distruttiva che permette di determinare contemporaneamente i diversi cambiamenti metabolici che avvengono in un tessuto vivente in condizioni fisiologiche e patologiche. Gli AA., su queste premesse, hanno intrapreso uno studio sul metabolismo del cristallino di coniglio non trattato mediante spettroscopia RMN P-31 ed H-1 (di protone) su estratti acquosi. Informazioni utili si possono trarre dallo spettro protonico (mio-inositolo, aminoacidi...) per cui in definitiva, studiando il cristallino mediante la spettroscopia RMN P-31 ed in particolare H-1 sarà possibile ottenere delle informazioni che permetteranno una maggiore comprensione dei processi metabolici nello studio patogenetico della cataratta sperimentale 185. Comportamento del polso oculare dopo instillazione di befunololo cloridrato in soggetti glaucomatosi - Studio a lungo termine Gli Autori hanno studiato il comportamento del polso oculare in soggetti glaucomatosi in terapia con befunololo cloridrato 0,5%. I rilevamenti sono stati effettuati dopo 3 ore, 15 e 30 giorni dall'inizio della terapia, in condizioni di costanza della pressione intraoculare, della pressione sistemica e della frequenza cardiaca; per rilevare il polso oculare è stato usato l'O.C.V.M. sec Langham. All'analisi statistica non si sono evidenziate differenze tra i valori del P.O. rilevati a 3 ore, 15 e 30 giorni e quindi una costanza di influenza di questo farmaco sul flusso ematico sistolico. Gli Autori ipotizzano che eventuali effetti di mediatori locali sul sistema vasale coroideale possono essere evidenziabili nel caso specifico, a breve termine (entro le 3 ore), in quanto a medio (15 gg) e lungo termine (30 gg) fenomeni di compenso possono alterare i dati rilevabili 186. Pilocarpina gel Vs pilocarpina collirio Un gel di pilocarpina (PILOGEL®) è stato di recente introdotto sul mercato italiano e dai primi studi effettuati ha dimostrato una efficacia paragonabile per azione ipotensiva al prodotto in collirio al 2-4%. Per verificare quanto da altri Autori asserito, è stato intrapreso il presente studio volto a confrontare l'effetto della pilocarpina 4% gel Vs pilocarpina 2-4% collirio. Sono stati sottoposti a trattamento con Pilogel® pazienti affetti da glaucoma cronico semplice in precedenza già trattati con pilocarpina 2 e 4% collirio. Mentre il confronto pilocarpina 4% gel Vs pilocarpina 4% collirio non ha evidenziato differenze significative tra l'effetto ipotonizzante dei due farmaci ad eccezione delle prime ore pomeridiane in cui il collirio è significativamente più efficace, il confronto pilocarpina 4% gel Vs pilocarpina 2% collirio ha messo in evidenza risultati temporalmente opposti e cioè una maggiore efficacia ipotensiva della pilocarpina 4% gel la mattina e con assenza di variazioni significative nel pomeriggio.Per quanto riguarda l'andamento tonometrico nel corso della giornata dopo somministrazione di Pilogel® è stato osservato il massimo incremento pari a 0.93±1.96 mmHg tra le ore 10 e le ore 11, circa 12 ore dopo la somministrazione. Gli Autori concludono che l'effetto del Pilogel® può essere assimilato nel corso della mattinata a quello della pilocarpina 4% collirio e nel pomeriggio a quello della pilocarpina 2% collirio per l'incremento tonometrico statisticamente significativo (10% circa) riscontrato 12 ore dopo la somministrazione del Pag. 28 farmaco (h. 22) e mantenutosi costante nel corso della rimanente giornata 187. Effetto sul flusso oculare pulsatile di un farmaco a1-litico (Dapiprazolo 0,5%) in soggetti affetti da retinite pigmentosa Gli Autori, dopo aver valutato il flusso coroideale pulsatile di base in un gruppo di pazienti affetti da retinite pigmentosa (R.P.) che risultava ridotto (376.50±169.95 µl/min), hanno studiato gli effetti su questo parametro di un collirio con proprietà a1-litica quale il dapiprazolo. Il farmaco veniva instillato a medio termine (30 gg.) alla concentrazione dello 0.5% tre volte al giorno. Circa il 57 % dei soggetti ha ottenuto un incremento significativo in percentuale del flusso coroideale pulsatile (24.28±20.29)mentre nei restanti non ha sortito variazioni superiori alla fluttuazione di base che è risultata ampia in questo gruppo di soggetti. Tale risultato può essere interpretato per le diverse condizioni anatomo- funzionali dei soggetti o per particolari proprietà del farmaco tutt'ora non note. Di contro, nel periodo oggetto di studio, non si sono ottenute modifiche del visus. Gli AA. concludono che l'incremento del flusso coroideale pulsatile, almeno teoricamente, va considerato come un primo risultato per l'ulteriore utilizzo del dapiprazolo in questa patologia anche in considerazione del fatto che è stata riscontrata una migliore performance visiva in soggetti affetti da R.P. che presentavano un più elevato flusso coroideale pulsatile e per il fatto che l'unica controindicazione sembra essere una sensazione di "ridotta luminosità" per la modesta miosi da esso indotta a parte lo scarso bruciore 188. Comportamento del polso oculare dopo instillazione protratta di un beta-bloccante selettivo in soggetti glaucomatosi: il betaxololo cloridrato Gli Autori hanno studiato il comportamento del polso oculare di soggetti glaucomatosi dopo l'instillazione di betaxololo cloridrato 0,5%. Il rilevamento è stato condotto con l'O.C.V.M. sec. Langham (Digilab). Non si sono evidenziate differenze statisticamente significative nei rilevamenti tra 3 ore dalla prima instillazione e 15 giorni di terapia in condizioni di costanza della pressione intraoculare, della pressione sistemica e della frequenza cardiaca. Gli AA. ipotizzano una costanza di influenza del farmaco ß1-selettivo sul flusso coroideale pulsatile per il valore riscontrato a medio termine (15 gg.) rispetto a quello riscontrato a breve termine (3 ore) ed interpretano i dati anche in base ai risultati ottenuti con altri farmaci ß-bloccanti: befunololo 0,5% e carteololo 2% 189. Valutazione del flusso coroideale pulsatile di base ed in condizioni di ipertono acuto indotto in soggetti affetti da retinite pigmentosa ed in terapia con un farmaco a1-litico (Dapiprazolo 0,5%) Gli Autori hanno valutato in un gruppo di pazienti affetti da retinite pigmentosa (R.P.) il flusso coroideale pulsatile (Fp) di base che è risultato ridotto(415.68±175.21 µl/min) rispetto a soggetti normali di pari età e sesso. Hanno quindi rilevato gli effetti su questo parametro del dapiprazolo, collirio con proprietà a1-litica. Il farmaco veniva instillato a medio termine (30 gg.) alla concentrazione dello 0,5% tre volte al giorno. È stato ottenuto un incremento significativo del flusso coroideale pulsatile. Successivamente, in stato di ipertono acuto indotto mediante coppetta di suzione, i risultati ottenuti hanno messo in evidenza un decremento del flusso coroideale pulsatile di uguale entità sia in condizioni di base che dopo dapiprazolo. Gli AA. concludono che l'incremento del flusso coroideale pulsatile, almeno teoricamente, va considerato come un primo risultato per l'ulteriore utilizzo del dapiprazolo in questa patologia e come l'ipertono acuto indotto, almeno con i valori pressori da noi effettuati, annullerebbe l'effetto vasoattivo del farmaco per la contropressione meccanica esercitata 190. Cataratta da corticosteroidi - Possibili meccanismi eziopatogenetici Gli Autori hanno esaminato le varie ipotesi eziopatogenetiche descritte in letteratura sull'insorgenza della cataratta sottocapsulare posteriore in seguito a trattamento corticosteroideo, sia sistemico che topico, e ciò al fine di valutare una possibile prevenzione, visto l'ampio uso di questi farmaci nel trattamento di molte patologie sia oculari che generali. In effetti, gli AA. hanno osservato che molte sono le opinioni oggi proposte per l'insorgenza di detta cataratta, per cui sono necessari ulteriori studi per meglio capire il fenomeno e quindi prevenirlo 191. Fattore luminoso di trasmissione di lenti per miopia elevata Gli Autori hanno preso in considerazione il fattore luminoso di trasmissione di lenti oftalmiche per elevata miopia che non risulta essere di rilevanza clinica per le comuni lenti in uso non trattate che trattate Pag. 29 superficialmente. 192. Beta-bloccanti nel trattamento dell'ipertensione oculare dopo test delle palpebre chiuse Gli AA., allo scopo di meglio antagonizzare la risposta ipertensiva dopo test delle palpebre chiuse (TPC), hanno valutato l'efficacia di alcuni beta- bloccanti in commercio (levobunololo 0,5%, timololo 0,5%, betaxololo 0,5%, carteololo 1%). I risultati hanno dimostrato come il levobunololo 0,5% ed in minor misura anche gli altri beta-bloccanti valutati siano in grado di ridurre la risposta ipertensiva dopo TPC e questo dato, a parere degli AA, può essere ricondotto non ad un peculiare meccanismo di beta-blocco ma alle specifiche caratteristiche delle molecole con una azione a livello degli elementi cellulari delle vie di deflusso 193. Influenza di un farmaco ß-bloccante dotato di I.S.A. sul polso oculare di soggettio glaucomatosi Gli Autori hanno studiato il comportamento del polso oculare in pazienti affetti da glaucoma cronico ad angolo aperto dopo somministrazione di carteololo cloridrato 2%. Sono stati valutati i dati di quei pazienti che non avevano mostrato modificazione di pressione arteriosa sistemica, frequenza cardiaca e pressione intraoculare. I valori del polso oculare, rilevati con l'O.C.V.M. sec. Langham, non si erano modificati tra 3 ore, 15 e 30 giorni. Gli AA. interpretano questa condizione vascolare coroideale e formulano delle ipotesi fisiopatologiche per interpretarne il meccanismo 194. Nuove acquisizioni sulla patogenesi delle proliferazioni vitreoretiniche e trattamento farmacologico Gli Autori, sulla base delle conoscenze riportate in letteratura, espongono le linee di ricerca attuali per la conoscenza della genesi delle proliferazioni vitreo-retiniche e per la possibilità di un approccio farmacologico complementare a quello chirurgico classico. Gli Autori concludono che pur avendo a disposizione categorie di farmaci, ogni sforzo terapeutico dovrà essere volto alla prevenzione della loro formazione ed in questo senso acquistano particolare rilievo i farmaci utili per l'integrità della barriera emato-retinica quali gli antocianosidi del mirtillo 195. Studio mediante spettroscopia P-31 ed H-1 dell'effetto di farmaci antiglaucoma sul metabolismo del cristallino di coniglio Nel presente studio è stato valutato mediante spettroscopia P-31 e H-1 RMN, l'effetto metabolico di farmaci antiglaucoma nei cristallini di conigli. pilocarpina e due farmaci con attivityà ß-bloccante, quali timololo 0,5% e befunololo 0,5% sono stati utilizzati per il trattamento mediante instillazione a lungo termine. I risultati hanno messo in evidenza un aumento del flusso glicolitico nei cristallini trattati con ß- bloccanti, in particolare befunololo ma non con pilocarpina. 196. Retinite Pigmentosa e glaucoma: Momento causale o correlazione statisticamente positiva? Gli Autori presentano due casi di R.P. associata a glaucoma. Essi colgono l'occasione per una disamina degli altri casi descritti in letteratura e delle possibili connessioni etiologiche tra le due malattie proposte da diversi Autori. Gli Autori ritengono che l'analisi dei rapporti intercorrenti tra R.P. e glaucoma non può prescindere dalla disamina dello stato idrodinamico dei soggetti 197. Assorbimento dei farmaci topici dopo cheratotomia. Possibilità di valutazione del loro effetto mediante RMN a bassa risoluzione Gli Autori illustrano importanti aspetti della strategia farmacologica dopo cheratotomia sulla base delle nuove prospettive della ricerca farmacologica e delle modificate condizioni strutturali della cornea. Da questo punto di vista vengono considerate la idroliposubilità del farmaco, la variazione del dosaggio della preparazione standard in base alla sua concentrazione ed al volume, un controllo del pH lacrimale in base al pK della sostanza utilizzata, le varie modalità di somministrazione ed infine il ricorso ad associazioni farmacologiche al fine di limitarne gli effetti collaterali e potenziarne l'azione. Viene infine valutata la possibilità dello studio del loro effetto mediante la RMN a bassa risoluzione 198. Comportamento dell'idrodinamica oculare in pazienti affetti da Retinite Pigmentosa sottoposti al test delle palpebre chiuse Gli Autori hanno sottoposto un gruppo di soggetti affetti da Retinite Pigmentosa al test delle palpebre chiuse, esame che permetterebbe di valutare la funzionalità trabecolare. I risultati hanno evidenziato nei soggetti con retinite pigmentosa un incremento volumetrico Pag. 30 significativamente più basso rispetto a quello riscontrato in soggetti sani, con tono endoculare "borderline"e con glaucoma primario ad angolo aperto. Tale comportamento, secondo gli Autori, potrebbe considerarsi secondario ad una ridotta produzione di umor acqueo e/o far ipotizzare un deflusso trabecolare aumentato 199. Studio della pressione oculare dopo instillazione protratta di ß-bloccanti Gli Autori hanno studiato l'andamento della pressione intraoculare in pazienti glaucomatosi trattati con ß-bloccanti non selettivi: levobunololo cloridrato e timololo maleato, in varie concentrazioni ed anche associandoli. La pressione intraoculare durante la terapia associata (levobunololo cloridrato 0,25% e timololo maleato 0,25% in somministrazione quadriquotidiana bimodale) si è ridotta in modo statisticamente significativa dalla 3ª-5ª ora in poi rispetto a quanto osservato durante la terapia farmacologica quadriquotidiana bimodale con timololo maleato 0,25% e levobunololo cloridrato 0,25% che peraltro non ha fornito risultati statisticamente diversi, se non ai limiti della significatività alla 5ª ora della curva tonometrica. Il trattamento monofarmacologico 0,25% quadriquotidiano bimodale ha fornito inoltre risultati tonometrici sempre significativamente più bassi rispetto al trattamento con lo stesso farmaco allo 0,50% instillato biquotidianamente. 200. Cinetica dell'umor acqueo a pressione non costante valutata con il test dell'ipobarismo orbitario in soggetti normali Gli AA., avendo riscontrato come il fenomeno ipertensivo oculare successivo alla sospensione del test dell'ipobarismo orbitario sia principalmente correlabile ad una produzione di umor acqueo (U.A.), hanno proposto questa tecnica per valutare clinicamente il flusso sotto stress a pressione non costante, cioè in condizioni di decremento della pressione oculare ed in assenza di influenza delle vie di deflusso pressione dipendenti. I risultati ottenuti non hanno messo in evidenza variazioni significative di produzione di U.A. in µl/min nelle varie frazioni di tempo per lo stesso valore di ipobarismo mentre hanno fatto osservare che per valori costanti di tempo la produzione di U.A. µl/min aumenta in modo non lineare in funzione del decremento pressorio 201. Metodi analitici per lo studio dei depositi sulle lenti a contatto Gli Autori valutano e confrontano le diverse tecniche di studio dei depositi sulle lenti a contatto, distinguendo le metodiche di analisi in qualitative e quantitative, ambulatoriali e di laboratorio. Le metodiche di esame ambulatoriali prese in considerazione sono: esame con lampada a fessura, di idrofobicità, con lente di ingrandimento 7x e con intensa sorgente luminosa, con microscopio speculare, stereomicroscopia, macrostereomicroscopia e microscopia ottica. Le metodiche di laboratorio descritte sono: istologiche ed istochimiche, microscopia ad immunofluorescenza, microscopia a contrasto di fase ed interferenziale, microscopia a luce polarizzata, microscopia elettronica a scansione ed a trasmissione, microanalisi con microsonda elettronica a raggi X, elettroforesi, metodi biologici, ELISA, metodica radioimmunologica (RIA), spettrofotometria, spettroscopia a raggi infrarossi tradizionale ed a trasformata di Fourier, spettroscopia Raman-Laser, spettroscopia ad assorbimento atomico o di emissione, diffrazione a raggi x e cristallografia, cromatografia su strato sottile, gascromatografia, cromatografia liquida ad alta pressione, analisi degli aminoacidi, scansione elettronica per analisi chimica, termogravimetria ed analisi calorimetrica differenziale, risonanza magnetica nucleare (RMN) e procedimento di analisi simultanea. Gli AA. concludono che assume un particolare rilievo la possibilità di individuare con queste metodiche la presenza e la composizione dei depositi al fine di selezionare quei polimeri più adatti alla contattologia e valutare la possibile causa di rifiuto di una lente a contatto da parte del portatore. 202. Ruolo dello "stress ossidativo" da radicali liberi dell'ossigeno nell'incremento tonometrico da "Test delle palpebre chiuse" L'Autore, al fine di valutare il ruolo dello "stess ossidativo" da radicali liberi dell'ossigeno nell'incremento tonometrico da "Test delle palpebre chiuse" (TPC) ha utilizzato una sostanza, l'allopurinolo, che agisce quale scavenger di radicali liberi in virtù della sua azione bloccante la xantinaossidasi che verrebbe ad essere presente nei tessuti in condizioni di ipossia. I risultati ottenuti hanno messo in evidenza come la somministrazione di allopurinolo riduca significativamente l'ipertono da TPC e cioè in condizioni di stress termico e quindi viene ad essere avvalorata l'importanza dei radicali liberi dell'ossigeno in questo evento. Inoltre, si ipotizza che l'incremento tonometrico riscontrato dopo il test sarebbe rapportabile ad un ostacolato deflusso a livello del trabecolato per la ridotta presenza di scavengers. Pag. 31 203. Effetto dell'indometacina collirio sull'ipertono da "Test delle palpebre chiuse" L'Autore, al fine di valutare il ruolo dello stress ossidativo-termico nell'incremento tonometrico da "Test delle palpebre chiuse", ha utilizzato una sostanza, l'indometacina 1% collirio, che agisce fra l'altro sulla liberazione dei radicali liberi da parte delle cellule attivate. I risultati ottenuti hanno messo in evidenza che l'instillazione del farmaco riduce significativamente l'ipertono da TPC e quindi viene ad essere avvalorata l'importanza dei radicali liberi dell'ossigeno in questo evento. 204. Comportamento dell'idrodinamica oculare valutato con il test dell'ipobarismo orbitario previa instillazione di un collirio a base di epinefrina borato 1% Gli AA. hanno sottoposto un gruppo di soggetti al Test dell'Ipobarismo Orbitario (TIO) eseguito monocularmente dopo singola instillazione di un collirio a base di epinefrina borato 1% in entrambi gli occhi. Tale test valuta la produzione di umor acqueo (UA) in condizioni di stress ed in assenza di influenza delle vie di deflusso pressione dipendenti. È stata eseguita anche una curva tonometrica dopo instillazione del farmaco in entrambi gli occhi. I risultati ottenuti hanno messo in evidenza come mentre il tono oculare raggiunge il massimo decremento dopo un'ora dall'instillazione di epinefrina borato 1%, rimanendo poi stabile per le prime ore, la massima riduzione di produzione si riscontra anch'essa alla 1ª ora mentre incrementi significativamente non diversi rispetto alla base si riscontrano dalla terza ora. Gli AA., per spiegare il fatto che mentre il tono resta costante la produzione sotto stress aumenta, ipotizzano che vi sia una lenta perdita di efficacia del farmaco non ancora valutabile nelle condizioni di stato per cui, per un migliore controllo del mantenimento dell'effetto tonometrico, prospettano l'impiego di una sua più ridotta concentrazione e più frequente instillazione al fine di ridurre anche gli effetti collaterali sistemici. 205. Nuova metodica per valutare l'effetto idrodinamico di un collirio nell'occhio consensule Gli AA. hanno sottoposto un gruppo di soggetti al Test dell'Ipobarismo Orbitario (TIO) in entrambi gli occhi dopo instillazione di un collirio a base di epinefrina borato 1% in un solo occhio. Tale test valuta la produzione di umor acqueo (UA) in condizioni di stress ed in assenza di influenza delle vie di deflusso pressione dipendenti. I risultati ottenuti supportano l’ipotesi che il farmaco non raggiunga valori idrodinamicamente utili ad una riduzione di produzione nell’occhio consensuale ed inoltre che l’ipertono paradosso dopo 5’ in entrambi gli occhi sia da rapportare ad eventi extrabulbari. 206. Radicali liberi, scavengers ed antiossidanti nella fisiopatologia oculare Gli Autori espongono il ruolo dei radicali liberi e dei processi ossidanti nella patologia oculare considerando i meccanismi biologici fisiologici di difesa tessutale ed auspicano una strategia farmacologica che protegga le strutture cellulari dagli agenti ossidanti. 207. Prevenzione con Bendazac-lisina dei danni oculari indotti da radiazioni non ionizzanti ad alta energia Nel presente lavoro gli Autori si sono proposti di valutare se la somministrazione orale o topica del Bendazac-lisina, sostanza ad azione antidenaturante, sia un mezzo farmacologico atto a prevenire le opacizzazioni lenticolari e, se possibile, le lesioni retiniche causate da radiazioni ad alta energia nella considerazione degli intimi meccanismi che causano il danno molecolare, dipendente dagli UV e dalla luce blu, sulle strutture oculari. 208. P31, H-1 and C-13 NMR studies on the rabbit cataract induced by topical treatment with dexamethasone Negli ultimi anni la spettroscopia RMN è stata utilizzata per studiare i meccanismi biochimici molecolari coinvolti nell'induzione della cataratta. In particolare questi studi utilizzano modelli animali per spiegare i meccanismi molecolari coinvolti nella produzione della cataratta diabetica. Inoltre è stata osservata una cataratta sottocapsulare posteriore nei pazienti sottoposti a trattamento cronico con corticosteroidi. Noi abbiamo sviluppato un modello sperimentale per indurre una cataratta nel coniglio utilizzando un trattamento topico con desametasone. La spettroscopia H-1, P-31 e C-13 ha mostrato che le variazioni metaboliche nei cristallini di conigli trattati per 15 e 30 giorni erano simili alle variazioni osservate precedentemente nella cataratta diabetica. I livelli di glucosio plasmatico negli animali trattati erano cambiati rispetto ai controlli. Sono inoltre discussi il meccanismo di azione del desametasone sul cristallino e l'utilizzo del modello Pag. 32 sperimentale presentato per studiare i farmaci anti- cataratta. 209. Characteristic biochemical alterations induced in rabbit lens by topical short-term administration of dexamethasone La cataratta è una effetto collaterale ben conosciuto della somministrazione sia sistemica che topica dei glicocorticoidi; attualmente non è chiaro quale sia l'alterazione biochimica responsabile di questo effetto. L'obiettivo di questo studio è stato quello di studiare se un trattamento a breve termine con desametasone (Dx) per via topica conducesse a delle alterazioni biochimiche caratteristiche del cristallino, dell'umor acqueo e del vitreo. I risultati hanno messo in evidenza dopo un trattamento a breve termine (da 1 a 4 settimane) con Dx topico che la spettroscopia NMR rilevava un apprezzabile incremento del Sorbitolo (S), del sorbitolo-3-fosfato (S-3-P) e del fruttosio-3-fosfato (F-3-P) nell'estratto acquoso dei cristallini degli occhi trattati. I livelli del S del S-3-P e del F-3-P aumentavano in rapporto alla durata del trattamento. I livelli del glucosio aumentavano nell’umor acqueo e nel vitreo mentre quelli dell'acido ascorbico nell'umor acqueo e nel vitreo erano ridotti rispetto a quelli degli occhi non trattati. Poichè un incremento del S, S-3-P e del F-3-P è caratteristico nei cristallini catarattosi dei conigli diabetici è possibile che la cataratta diabetica e quella indotta da glicocorticoidi abbiano una simile via biochimica. 210. Ruolo degli oligoelementi nel film lacrimale di soggetti sani Gli Autori, dopo aver illustrato la chimica ed il ruolo biologico di 18 elementi inorganici, hanno studiato la loro presenza nel film lacrimale di soggetti sani. Le concentrazioni riscontrate nel film lacrimale sono state paragonate con quelle presenti nel siero. 211. Estetica e funzionalità visiva: binomio attuale I notevoli cambiamenti di vita intercorsi in questi ultimi anni hanno reso sempre più importante possedere una buona funzionalità visiva con un ottimale stato estetico. Ciò risulterà essere ancora più rilevante negli anni futuri. Per un corretto trattamento dei vizi refrattivi l'occhiale, specie in alcune condizioni patologiche come l'afachia e la miopia elevata, non dà un risultato funzionale ed estetico valido il che è invece possibile utilizzando: lenti a contatto, lenti intraoculari oppure ricorrendo alla chirurgia refrattiva. Gli Autori discutono i vantaggi e gli svantaggi dei vari sistemi concludendo che estetica e funzionalità visiva sono oggi un binomio attuale ed in rapida evoluzione. 212. Papillary conjunctivitis and calcific corneal degeneration Vengono riportati due casi di congiuntivite papillare indotta presumibilmente dagli esiti di una cheratopatia calcarea, con completa risoluzione sia dei sintomi soggettivi che dell'ipertrofia papillare, dopo utilizzo di lenti a contatto morbide-idrogel del tipo monouso (Etafilcon A) per un periodo prolungato di sette giorni. 213. Esperienza clinica con un tipo di lenti a contatto ibride Lenti di concezione relativamente recente, rigide nella porzione centrale e morbide nella porzione periferica, sono state applicate a un gruppo di 84 soggetti, già portatori di lenti rigide, di cui 72 affetti da cheratocono bilaterale di vario grado. La sintomatologia soggettiva presente con le lenti rigide è stata completamente risolta con l'uso di tali lenti ibride. Le difficoltà incontrate sono state soprattutto di ordine pratico e limitate alla tendenza alla rottura della lente nel punto di transizione tra la parte rigida e quella morbida e una certa difficoltà di rimozione della lente dall'occhio. Quest'ultimo problema è stato in larga parte risolto con l'esecuzione di un microforo nella parte periferica della lente rigida. 214. Danno fotochimico delle strutture corneo-congiuntivali da radiazioni ultraviolette Nel presente lavoro sono valutati la lunghezza d'onda ed i diversi valori di energia luminosa implicati nella produzione del danno fotochimico delle strutture corneo-congiuntivali e vengono esposte le modifiche istologiche e metaboliche che ne derivano. L'esposizione cronica in ambienti ad alta densità di radiazioni ultraviolette è stata messa in relazione con l'insorgenza di pterygium, pinguecola, cheratite a bandelletta e tumori maligni corneali e per questi motivi deve essere consigliata ad individui dediti a particolari attività lavorative o ricreazionali una prudente esposizione o misure protettive: cappello con visiera ed occhiali UV filtranti. 215. Dinamica dell'umor acqueo sotto stress dopo instillazione di timololo maleato Pag. 33 Gli AA. hanno sottoposto un gruppo di soggetti al Test dell'Ipobarismo Orbitario (TIO) dopo instillazione di un collirio beta-bloccante (timololo maleato 0,5%). Tale test valuta la produzione di umor acqueo (UA) in condizioni di stress ed in assenza di influenza delle vie di deflusso pressione dipendenti. I risultati ottenuti, nelle condizioni sperimentali testate (-50 mmHg x 8'), evidenziano come il farmaco già nei primi minuti agisca riducendo sensibilmente la produzione di UA mentre la pressione oculare non risulta ancora ridotta. Gli AA. ipotizzano che l'ipotono avvenga per una riduzione della secrezione attiva che per altro avverrebbe indirettamente. 216. Effetti dell'instillazione di propranololo sulla dinamica dell'umor acqueo in condizioni di provocazione Gli AA. hanno sottoposto un gruppo di soggetti al Test dell'Ipobarismo Orbitario (TIO) dopo instillazione di un collirio beta-bloccante (propranololo 1%). Tale test valuta la produzione di umor acqueo (UA) in condizioni di stress ed in assenza di influenza delle vie di deflusso pressione dipendenti. I risultati ottenuti, nelle condizioni sperimentali testate (-50 mmHg x 8'), supportano l'ipotesi che il farmaco già nei primi minuti e quando la pressione oculare non risulta modificata riduce statisticamente la produzione di UA. Inoltre, dopo due ore dall'instillazione del propranololo, quando significativa risulta la riduzione della pressione oculare nella curva tonometrica, la produzione sotto stress ritorna ad essere quella iniziale. Gli AA. prospettano ulteriori studi, anche in condizioni di non provocazione, al fine di un ottimale controllo della produzione di UA nei soggetti glaucomatosi. 217. Effetti dell'isoproterenolo sulla produzione dell'umor acqueo sotto stress Gli AA. hanno sottoposto due gruppi di soggetti omogenei dopo instillazione (5' ed 1h prima del test) di un collirio beta-stimolante: isoproterenolo solfato 4%, al Test dell'Ipobarismo Orbitario (TIO). Tale test valuta la produzione di umor acqueo (UA) in condizioni di stress ed in assenza di influenza delle vie di deflusso pressione dipendenti. I risultati ottenuti hanno messo in evidenza, nella prima ora dall'instillazione, un'azione bifasica: prima una riduzione di produzione quindi un suo incremento mentre il tono oculare di base risultava non variare. Resta indubbio che il fenomeno sia secondario ad una risposta vascolare locale con conseguenti turbe idrodinamiche. Successive ricerche sono necessarie al fine di meglio comprendere il meccanismo di azione di questi farmaci ß-stimolanti. 218. Ruolo di sostanze antiossidanti, vitamina A, E, C, sull'ipertono da "Test delle palpebre chiuse" Gli Autori ipotizzano che l'ipertono da "Test delle palpebre chiuse" (TPC) sia da correlare ad uno stato di alterato bilanciamento tra richieste ed offerte metaboliche con stess ossidativo. I radicali liberi prodotti durante il test sarebbero causa, in rapporto alla resistenza all'autossidazione, di ostacolato deflusso trabecolare anche se è possibile un'aumentata produzione di umor acqueo. Si è voluta confermare tale ipotesi somministrando separatamente, per via sistemica e per sette giorni consecutivi prima del test, ad intervallo di una settimana, sostanze antiossidanti quali vitamine A, E, C. I risultati ottenuti portano a considerare che tali sostanze, ed in specie il retinolo, almeno per le posologie usate, possono ridurre l'ipertono da TPC. Si intravede così l'importanza dello stato di autossidazione delle strutture del segmento anteriore oculare ed il ruolo centrale che potrebbe assumere il sistema adenosinico in un momento complesso di interventi in quelle occasioni in cui cellule e tessuti si trovano a dover fronteggiare un elevato dispendio energetico allo scopo di mantenere e ripristinare un adeguato bilanciamento tra richieste ed offerte metaboliche così come durante il TPC. 219. Effetti biologici delle radiazioni ultraviolette sul cristallino Durante gli ultimi venti anni le radiazioni sono state identificate come un importante fattore implicato nel determinismo di opacità lenticolari. Infatti, sono state accumulate numerose prove che coinvolgono gli UV nella formazione di aggregati proteici nel cristallino, nella generazione di composti fluorescenti, nella pigmentazione nucleare, nella inibizione di attività enzimatiche e nell'alterazione della permeabilità di membrana. Gli Autori hanno ricercato nel processo d'invecchiamento del cristallino ed in determinati tipi di cataratta senile l'importanza di un'esposizione cronica a radiazioni UV. 220. Prevenzione delle patologie oculari da radiazioni a brevi lunghezze d'onda mediante l'instillazione di composti chinolinici L'instillazione di colliri contenenti sostanze con azione di filtro nei confronti degli UV e della luce blu viene presa in considerazione dagli Autori come un utile mezzo nella prevenzione di patologie oculari adesse collegate. In particolari attività tale mezzo può permettere di superare difficoltà legate all'uso degli Pag. 34 occhiali e del cappello con visiera ma d'altra parte necessita di una instillazione di una goccia ogni duetre ore il che può limitarne l'accettazione per usi prolungati. 221. Test di reversibilità e controllo dell'evoluzione dei difetti perimetrici da glaucoma cronico semplice mediante trattamento a breve termine con monosialo- ganglioside GM1 (Sygen) Gli AA. hanno valutato gli effetti sull'evoluzione dei difetti perimetrici da glaucoma ad angolo aperto del monosialoganglioside GM1 (Sygen) con trattamento a breve termine. Il suo razionale impiego viene giustificato in una limitazione della neurotossicità da neurotrasmettitori eccitatori (EAA) per inibizione della traslocazione permanente della proteinkinasi C (PKC). La significativa reversibilità di parte del danno perimetrico ottenuta dopo questo trattamento tenderebbe ad avvalorare l'ipotesi che in tale patologia oculare vi possa essere una traslocazione permanente della PCK nelle fibre neuronali per cui il monosialoganglioside GM1, inibendo quest'ultimo evento, risulterebbe utile per "controllare" l'evoluzione del danno perimetrico che come "test di reversibilità". D'altra parte, la regressione ottenuta dopo sospensione della terapia prospetta il suo utilizzo per cicli più lunghi anche per un "ottimale potenziamento della neuroplasticità", con riattivazione di circuiti latenti e cioè potenziando gli effetti trofici del Nerve Growht Factor in quanto agendo esclusivamente a valle della stimolazione dei recettori degli EAA e non bloccandoli non danneggia funzioni fisiologiche incluse le risposte plastiche necessarie alla riparazione. 222. Processi di disidratazione di lenti a contatto idrogel mediante RMN a bassa risoluzione Gli idrossi derivati del metacrilato costituiscono una categoria di idrogel largamente impiegati come materiali biocompatibili in particolare per le lenti a contatto. Allo scopo di caratterizzare gli stati fisici dell'acqua che vengono a dipendere dall'interazione con la matrice polimerica, gli eventuali fenomeni di scambio, la cinetica ed i meccanismi del processo di disidratazione, in funzione della differente natura della matrice polimerica, sono stati studiati quattro differenti tipi di idrogel mediante tempi di rilassamento protonici T2 RMN a bassa risoluzione. Ciò è stato effettuato dopo uguale asciugamento, per eliminare l'acqua di superficie, ed a temperatura costante di 35°C. I risultati ottenuti hanno messo in evidenza che i meccanismi dei processi di disidratazione non sono strettamente correlabili né con il valore nominale del contenuto di acqua (38.6,45,58,78%), né con gli stati fisici (libera o legata) dell'acqua stessa per cui si ipotizza che la cinetica di disidratazione degli idrogel dipenda dalle caratteristiche strutturali della matrice polimerica. 223. Ruolo del processo di disidratazione in lenti a contatto “Monouso” e qualità della visione. Studio mediante Risonanza Magnetica Nucleare La conoscenza nel tempo dello stato di idratazione di una lente a contatto in idrogel rappresenta un fattore di estrema rilevanza clinica influenzando, in ultima analisi, la qualità della visione. In tale ambito una grande importanza assume lo studio del processo di disidratazione eseguito su lenti “monouso”. Tale processo è stato a tutt’oggi prevalentemente considerato mediante le tecniche gravimetriche. Le Risonanze Magnetiche Nucleari (RMN) sono in grado di fornire invece informazioni non solo sul contenuto in acqua, ma anche sui tipi di acqua (libera e legata) presenti e sui meccanismi dei corrispondenti processi. Recenti studi condotti dagli Autori hanno infatti messo in evidenza il preminente ruolo giocato dei differenti tipi di acqua nel processo di disidratazione rispetto al contenuto di acqua. Nel presente lavoro mediante RMN sono stati analizzati i processi di disidratazione di tre lenti monouso di Case diverse. I risultati ottenuti hanno messo in evidenza il ruolo rappresentato dall’acqua legata nella struttura del polimero e conseguentemente nella qualità del prodotto. 224. Somministrazione topica di glucocorticoidi ed alterazioni biochimiche indotte nel cristallino. Relazione con lo sviluppo della cataratta Sono stati studiati gli effetti biochimici e metabolici, a livello oculare e sistemico, della somministrazione oculare topica di due glucocorticoidi, il desametasone (Dx) ed il clobetasone butirrato (Cb), al fine di individuare le alterazioni responsabili della formazione della cataratta indotta da steroidi. Le alterazioni biochimiche indotte nel cristallino sono state studiate mediante spettroscopia RMN. I risultati indicano che Dx, ma non Cb, provoca, a livello del cristallino alterazioni del metabolismo glicidico e delle membrane, modificazioni assai simili a quelle riscontrate in animali diabetici e nella cataratta da zuccheri. Queste modificazioni sembrano quindi essere attribuibili ad un aumento dei livelli di glucosio. È d’altronde possibile il coinvolgimento di un meccanismo di tipo ossidativo, come suggerito dalla drastica diminuzione dei livelli di acido ascorbico. È infine possibile che vi sia una precoce alterazione della funzionalità della Na-K,ATPasi epiteliale del cristallino. Gli effetti oculari sembrano comunque essere secondari a fenomeni sistemici. Pag. 35 225. Iridotomia periferica con laser Nd:YLF (1053 nm): nostra esperienza Gli Autori hanno verificato l’efficacia della iridotomia con laser Nd:YLF a picosecondi nel glaucoma primario acuto. Sono stati sottoposti ad iridotomia laser 15 occhi di altrettanti pazienti durante le 12 ore successive alla diagnosi. Non è stata impiegata alcuna terapia locale ipotonizzante pre e nell’immediato post-operatorio. In 8 pazienti, risultati positivi a distanza di un mese dal trattamento al test della camera buia, è stata eseguita anche una iridotomia nell’occhio adelfo. Alla fine del follow-up di 4 mesi si è osservato un buon compenso tonometrico in oltre il 90% dei casi trattati. L’iridotomia praticata con il Nd: YLF presenta margini regolari e ridotto danno perilesionale. L’energia totale accumulata è più elevata rispetto a quella del Nd: YAG laser, tuttavia la bassissima quantità di energia liberata da ogni singolo impulso risulta meno lesiva per il tessuto. 226. Danno fotochimico sulla retina da radiazioni ultraviolette Gli Autori hanno intrapreso la loro ricerca per stabilire se l'esposizione acuta o cronica a radiazioni nello spettro dell'ultravioletto prossimo durante attività all'aperto o in occasione di intensa illuminazione artificiale (microscopio operatorio) può causare sulla retina umana un danno paragonabile a quello che si verifica in condizioni sperimentali di notevole irraggiamento. 227. Suscettibilità retinica al danno da luce blu Lo spettro d'azione del danno retinico fotochimico comprende non solo l'ultravioletto prossimo (300400 nm) ma anche la luce blu (400-500 nm) ed i dati istologici mostrano come i due tipi di lesioni abbiano caratteristiche differenti così come viene discusso in dettaglio. Infatti ci sono diverse molecole nei coni, nei bastoncelli e nell'epitelio pigmentato retinico capaci di assorbire fotoni ad alta energia, di trasmettere il loro stato di eccitazione ad altri costituenti del tessuto retinico e di causare danni irreversibili. 228. Rilievo epidemiologico della pressione endoculare in un gruppo di pazienti affetti da retinite pigmentosa È stato preso in esame un gruppo di 159 pazienti affetti da retinite pigmentosa (RP) afferenti al Centro per le Patologie Retiniche Eredofamiliari al fine di valutare la possibile presenza di valori della pressione endoculare (IOP) diversi da quanto riscontrato in una popolazione di soggetti sani e privi di patologie oculari. La valutazione della IOP è stata effettuata sia sul gruppo nel suo comlesso che in otto sottogruppi, sei dei quali distinti in base all'aspetto oftalmoscopico dl fondo oculare e due costituiti da pazienti affetti da forme sindromiche di RP (S. di Usher e Laurence-Moon-Bardet-Biedl). I risultati di questo studio consentono di escludere la possibile associazione dell'ipertensione endoculare con questa affezione retinica, sia con la malattia considerata nel suo complesso sia in rapporto ai diversi quadri identificabili sulla base dei riscontri oftalmoscopici. Appare peraltro indispensabile verificare attentamente l'effettiva presenza di un ipertono prima di sottoporre pazienti affetti da RP a trattamenti antiglaucomatosi, data l'azione vasocostrittrice che molti di questi farmaci esplicano a carico del circolo coroideale. 229. Sul fattore luminoso di trasmissione di ausili visivi di soggetti affetti da Retinite Pigmentosa Gli Autori, dopo una valutazione degli ausili in uso per la riabilitazione visiva in soggetti affetti da retinite pigmentosa (RP): mezzi ottici ingrandenti (sistemi telescopici per lontano ed ausili per vicino), mezzi per l'espansione del campo visivo (telescopi inversi, prismi) ed intensificatori di brillanza, valutano l'importanza del fattore luminoso di trasmissione degli ausili ottici in uso per lontano e vicino. In conclusione gli AA. pur non potendo valutare quantitativamente questo fattore considerano come esso sia di primaria importanza nella scelta dell'ausilio ingrandente per il fatto che il soggetto affetto da RP desidera una massima luminosità per una miglior "performance" visiva. 230. Sclerostomia "ab esterno" mediante Ho-YAG laser pulsato nel glaucoma primario ad angolo aperto. Risultati preliminari Gli ultimi decenni sono stati caratterizzati da un notevole impulso alla ricerca di metodiche di trattamento del glaucoma primario ad angolo aperto mediante radiazione laser in alternativa alla chirurgia filtrante tradizionale. D'altra parte, la scarsa stabilità nel tempo dei risultati ottenuti con le tecniche di trabeculoplastica Argon e Nd:YAG laser e la costante evoluzione della tecnologia hanno riportato in auge le tecniche di sclerostomia, aggiornate mediante l'utilizzo di diverse sorgenti di radiazione laser. Gli Autori presentano i risultati preliminari della loro esperienza relativa al trattamento del glaucoma primario ad angolo aperto mediante sclerostomia "ab esterno" eseguita con Ho-YAG laser pulsato e monitoraggio post-operatorio dei valori tonometrici sino a 4 mesi. 231. Ipobarismo orbitario: Test per valutare la cinetica dell'umor acqueo a pressione non costante Pag. 36 Reputando interessante l'impiego clinico di un test per la valutazione della cinetica dell'umor acqueo (U.A.) in condizioni di provocazione in assenza di influenza delle vie di deflusso pressione dipendenti gli AA. si sono proposti di utilizzare il Test dell'Ipobarismo Orbitario (TIO). Per un riscontro che il fenomeno ipertensivo alla sospensione dell'ipobarismo fosse principalmente correlabile ad una produzione di UA e non ad una congestione corio-retinica, si sono avvalsi di un inibitore dell'anidrasi carbonica (diclorfenamide, 50 mg) che come noto agirebbe riducendo la produzione di UA per uno scambio Na+DH+ a livello delle cellule chiare dell'epitelio ciliare. I risultati ottenuti avvalorano l'ipotesi che l'ipertono dopo TIO può essere proposto per valutare la produzione di U.A. in condizioni di stress con esclusione delle vie di deflusso pressione dipendenti a pressione non costante e cioè in condizioni di decremento della pressione oculare. 232. Effetti della iridoclasia con Nd-YAG laser e dell'argon laser trabeculoplastica nella profilassi dell'ipertono da "Test delle palpebre chiuse" Non è ancora ben nota la causa dell'incremento pressorio dopo il Test delle Palpebre Chiuse (TPC). Gli AA, allo scopo di valutare questa problematica, hanno sottoposto un gruppo di soggetti con angolo stretto ad iridoclasia con Nd-YAG laser e quindi ad Argon laser trabeculoplastica (ALT) mentre un ulteriore gruppo con angolo aperto solo ad ALT. Il TPC veniva ripetuto prima e dopo ogni trattamento laser. I risultati ottenuti dopo iridoclasia con Nd-YAG laser non hanno messo in evidenza alcuna variazione tonometrica né di base né dopo il test di provocazione mentre dopo ALT in ambedue i gruppi si è ottenuto sia una riduzione significativa del tono oculare basale che dopo TPC con valori statisticamente superiori in quest'ultimo caso. Gli AA concludono che l'incremento tonometrico riscontrato dopo il test di provocazione non sarebbe rapportabile ad un blocco pupillare per cui il trattamento con Nd-YAG laser non risulterebbe utile mentre l'ALT costituirebbe un sicuro indirizzo terapeutico in quanto i valori di incremento rientrerebbero nella normalità almeno per i tempi esaminati (3-4 settimane). 233. Apparato lacrimale In questo capitolo, del libro di "Oftalmologia" di M.G. Bucci, viene descritta l'anatomia, la fisiologia, la semeiotica, le metodiche cliniche di indagine e la patologia dell'apparato lacrimale e cioè delle ghiandole lacrimali, che provvedono alla secrezione delle lacrime e delle vie lacrimali che sono deputate alla escrezione del liquido lacrimale. 234. Film lacrimale In questo capitolo, del libro di "Oftalmologia" di M.G. Bucci, viene descritta la composizione fisica e chimica delle lacrime, gli esami di pratica clinica per lo studio della funzionalità del film lacrimale, le anomalie ed il loro trattamento medico. 235. Lenti a contatto In questo capitolo, del libro di "Oftalmologia" di M.G. Bucci, vengono descritte le indicazioni e controindicazioni all'uso delle lenti a contatto, i materiali in uso, le tecniche di applicazione, la manutenzione e le complicazioni all'uso. 236. Danno fotoindotto da strumenti e metodiche d'indagine utilizzati in campo oftalmologico Alcuni strumenti oftalmologici e l'angiografia a fluorescenza possono rappresentare una sorgente di radiazioni non ionizzanti che presentano la potenziale proprietà di causare un danno fotoindotto sulle strutture oculari soprattutto sulla retina. Particolare attenzione deve essere prestata dagli Oftalmologi nel valutare la contemporanea assunzione di farmaci fotosensibilizzanti. 237. Miopia e luce Lo scopo del presente lavoro è quello di rivedere gli studi sperimentali eseguiti in occhi di animali riguardanti la possibilità di indurre per mezzo della stimolazione luminosa lo sviluppo della miopia e di avanzare l'ipotesi che l'emmetropizzazione è un fenomeno dipendente dalla visione. 238. Importanza della valutazione dello stato di idratazione delle lenti a contatto in idrogel sulla qualità delle immagini visive L'Autore valuta l'importanza dello stato di idratazione delle lenti a contatto nella qualità delle immagini visive. I dati riscontrati non confermano che gli idrogel ad alto contenuto nominale di acqua si disidratano più velocemente e così gli idrogel con più elevata percentuale di acqua libera. Pag. 37 La disidratazione è funzione quindi delle proprietà chimico fisiche del polimero. 239. Problemi e metodiche sperimentali per l'induzione del danno sulle strutture oculari da radiazioni ultraviolette e luminose Nel presente lavoro gli Autori considerano i problermi riguardanti l'induzione sperimentale del danno da radiazioni UV e luminose sulle strutture oculari (cornea, cristallino, retina) facendo attenzione agli aspetti pratici che hanno una correlazione con la vita umana e rilevano la necessità di utilizzare animali che presentino un'analogia più rispondente possibile con i mezzi diottrici o con la retina umana per ottenere risultati di utilità clinica. 240. Lenti filtranti le radiazioni ultraviolette come protezione per la fotosensibilizzazione dei tessuti oculari da farmaci ad uso dermatologico Gli Autori, avendo riscontrato la presenza di cataratta in soggetti la cui relativa giovane età non poteva giustificare il cosiddetto processo di aging del cristallino, sono stati spinti, in base all'anamnesi fornita dai pazienti, ad indagare su alcuni farmaci, come gli psoraleni e i retinoidi, usati in campo dermatologico, per comprendere i danni indotti dalla loro accertata o potenziale attività fotosensibilizzante a carico delle strutture oculari e quindi capaci di determinare tra l'altro l'insorgenza della cataratta e mettere in atto le opportune misure di protezione del cristallino e della retina utilizzando lenti UV filtranti. 241. Comportamento dell'idrodinamica oculare dopo instillazione di apraclonidina cloridrato 1% Gli Autori hanno valutato il comportamento dell'idrodinamica oculare in ambedue gli occhi dopo instillazione monoculare di un collirio a base di apraclonidina cloridrato 1%. I risultati ottenuti hanno messo in evidenza una significativa riduzione del tono e della produzione di umor acqueo in ambedue gli occhi anche se con un significativo minor effetto idrodinamico nell'occhio consensuale. Gli AA. concludono che il farmaco, per il suo assorbimento sistemico, avrebbe un effetto idrodinamico sull'occhio consensuale mentre, per la sua scarsa lipofilia e ridotta penetrazione della barriera ematoencefalica, influenzi solo scarsamente la pressione arteriosa. 242. Analisi spettrofotometrica (visibile ed UV) di lenti da occhiali Poiché la relazione causa-effetto tra radiazione UV e blu e determinate patologie oculari sta acquisendo sempre più credito in campo oftalmologico, gli Autori hanno ritenuto opportuno effettuare un'estesa analisi spettrofotometrica di lenti da occhiali in commercio. Sono state comparate lenti per uso principalmente refrattivo, con superfici ottiche differentemente trattate, lenti per uso principalmente terapeutico e lenti per uso principalmente antisolare, sia in materiale organico che minerale.I dati sono stati analizzati alla luce della loro efficacia nell'assorbimento delle radiazioni a corta lunghezza d'onda. I trattamenti superficiali (antiriflesso, UV selettivo e i due combinati), effettuati su lenti a scopo principalmente refrattivo, hanno effetto differenziato sulla trasmittanza della radiazione blu ed UV, a seconda del materiale con cui è costruita la lente. Le lenti a scopo principalmente terapeutico con colorazione in pasta hanno mostrato di poter effettivamente ostacolare la trasmissione sia della radiazione blu che UV in misura maggiore rispetto ad altre lenti commercializzate a tal scopo. Per le lenti a scopo principalmente antisolare i risultati sono stati notevolmente contrastanti sulla capacità selettiva sia della radiazione blu che UV. Tutto ciò rende evidente la necessità di una formulazione di norme che pongano in condizione sia i distributori che i fruitoridi lenti organiche di conoscere in modo univoco le caratteristiche di trasmittanza. 243. Farmaci e fotosensibilizzazione dei tessuti oculari Esiste per alcuni farmaci la possibilità di causare, tramite un meccanismo fototossico, dei danni a carico delle strutture oculari esposte all'azione delle radiazioni ultraviolette (cornea, cristallino, retina). L'eventualità di insorgenza di una fotoallergia sembra invece essere più remota e comunque molto più difficilmente determinabile, ma non è escluso che sia implicata in manifestazioni definite, fino ad oggi, semplicemente "da ipersensibilità". È pur vero che questa capacità degli agenti fotosensibilizzanti di determinare alterazioni cellulari può essere vantaggiosamente indirizzata a scopo terapeutico. Infatti, gli Psoralieni trovano impiego, oltre che nella psoriasi e nella vitiligine, nella cura dei linfomi cutanei (fotoferesi), l'Ematoporfirina nel trattamento di melanomi oculari e dei retinoblastomi (fototerapia) e se alle sperimentazioni effettuate anche con Doxorubicina ed Ac. retinoico (instillati intraoperatoriamente) seguirà un'applicazione pratica, farmaci con potenziale proprietà fotosensibilizzante potranno essere utilizzati nell'inibizione della proliferazione e della migrazione dell'epitelio lenticolare, responsabile dell'insorgenza di opacità, dopo intervento di estrazione extracapsulare di cataratta. Non bisogna infine dimenticare che è stato dimostrato che anche sostanze utilizzate nelle soluzioni per la conservazione, la Pag. 38 disinfezione ed il risciacquo delle lenti a contatto, quali il Thimerosal e la Clorexidina, presentano un'attività mutagena UVA dipendente e che perciò deve essere sconsigliato un uso improprio dei prodotti che li contengono, evitando, per quanto è possibile, il contatto con essi. Considerando poi che composti come le Fenotiazine, gli Psoraleni, l'Allopurinolo, le Tetracicline ed i Sulfamidici per uso topico, tanto per citare i più usati, sono difficilmente sostituibili con altri farmaci e che in assenza di radiazioni elettromagnetiche di determinate lunghezze d'onda non sono dannosi per i tessuti dell'occhio, l'utilizzazione di speciali lenti filtranti gli UV e la luce blu, già sperimentate ed adottate in corso di PUVA terapia della psoriasi e della vitiligine, potrebbe essere estesa, per il relativo basso costo e la buona tollerabilità, a quei trattamenti con i farmaci citati in questo lavoro. In realtà, l'uso di comuni lenti da sole, che non solo non presentano un filtraggio selettivo nei riguardi di UV e luce blu, ma addirittura ostacolano la normale risposta miotica dell'iride alla stimolazione luminosa, non risulta di alcuna utilità, anzi può accentuare l'assorbimento di radiazioni dannose. 244. Clobetasone-17 butirrato e cataratta. Studio RMN con 31P, 1H e 13C Sono stati studiati gli effetti di un farmaco corticosteroideo sintetico, il clobetasone-17- butirrato, sul metabolismo di cristallini di coniglio utilizzando risonanza magnetica nucleare spettroscopica 31P, 1H e 13C. Non sono state osservate variazioni nei livelli di sorbitolo, sorbitolo 3-P, alfa-glicerofosfato, fruttosio 3P o mioinositolo. Comunque il clobetasone- 17-butirrato non ha influenzato il trasporto attivo di aminoacidi né alterato i livelli plasmatici di glucosio. Questi risultati indicano che l'instillazione di clobetasone-17-butirrato non induce effetti collaterali nel cristallino di coniglio, che invece sono stati descritti con trattamento prolungato di desametasone. 245. I materiali delle lenti a contatto In quest’ultimi venti anni un notevole numero di materiali adatti alla costruzione di lenti a contatto sono stati immessi nel mercato. Una classificazione di tali materiali viene proposta, riferendosi alla classica suddivisione in morbidi e rigidi, e una analisi comparata delle loro caratteristiche viene effettuata. 246. Nuclear Magnetic Resonance study of dehydration in a glyceryl-methylmethacrylate contact lens È stato studiato il processo di disidratazione delle lenti a contatto di gliceril-metil-metacrilato (Crofilcon A) con la risonanza magnetica nucleare (RMN) a bassa risoluzione e i risultati sono stati confrontati con le misurazioni gravimetriche. L’analisi dei tempi di rilassamento traversi permette di distinguere l’acqua legata da quella libera della lente. Ci sono due fasi nel processo di disidratazione. Durante la prima fase si osserva una perdita dell’acqua libera, mentre quella legata rimane costante, mentre in una seconda fase si è osservata una perdita dell’acqua legata. 247. Antibiotici e chemioterapici con potenziale effetto fotosensibilizzante sulle strutture oculari e protezione con lenti filtranti gli ultravioletti. Su di un caso clinico di colorazione della cornea dopo impiego topico di tetraciclina Gli Autori, avendo osservato un caso di colorazione della cornea dopo impiego topico di tetraciclina, hanno preso in esame le modalità con cui i raggi ultravioletti possono attivare delle molecole dotate di particolare attività fotosensibilizzante, in modo da consentire loro di intragire con le strutture biologiche. Hanno così ricercato tra gli antibiotici ed i chemioterapici, quei composti che a causa della loro capacità di fotolegame con i tessuti oculari avessero la probabilità di causare danni a questi livelli. 248. Correlazione tra danno da fotosensibilizzazione dei tessuti oculari ed assunzione di fenotiazine, allopurinolo ed ematoporfirina. Vantaggi nell’impiego di lenti filtranti gli ultravioletti Gli Autori, continuando la loro ricerca sull’attività fotosensibilizzante posseduta da alcuni farmaci, come Psoralieni, Retinoidi, Antibiotici e Chemioterapici, hanno potuto appurare che anche le Fenotiazine, l’Allopurinolo e l’Ematoporfiina posseggono una tale proprietà. Essi vogliono sottolineare che, abolita per mezzo di lenti UV schermanti la eventuale interazione di tali sostanze presenti nell’occhio con i raggi UV, responsabile del danno sulle strutture oculari, potrebbe essere salvaguardata l’integrità di questi tessuti. 249. Fenomeni di superficie di lenti a contatto in idrogel. Potenziali fattori eziologici di processi infettivi La relazione tra fenomeni di superficie delle lenti a contatto (lac) in idrogel ed infezioni corneali appare a tutt’oggi confusa e per certi versi contraddittoria. L’obiettivo del lavoro è stato quindi quello di individuare e studiare, oltre al contenuto totale dell’acqua ed alla carica ionica, ulteriori parametri fisicochimici, come i tipi di acqua e la loro cinetica, degli idrogel più diffusi per la costruzione di lenti a “rimpiazzo frequente”, possibili fattori causali dell’evento infettivo. Utilizzando la RMN a bassa risoluzione l’acqua totale è stata differenziata in esterna ed interna di cui inoltre è stata caratterizzata la Pag. 39 cinetica. Dopo aver discusso l’aspetto biotecnologico dei polimeri studiati si è considerata l’acqua esterna come fenomeno di superficie in rapporto alla formazione dei depositi muco-proteici, all’aderenza batterica e alla disepitelizzazione corneale ed i risultati vengono discussi. 250. Mezzi ottici di protezione per le radiazioni ultraviolette e blu È dimostrato che le radiazioni ad elevata energia fotonica possono essere dannose per la cornea, il cristallino e la retina. Sia le lenti per occhiale che le lenti a contatto morbide possono assicurare un’adeguata protezione oculare se vengono utilizzati dei materiali UV assorbenti. Le lenti a contatto rigide possono lasciare scoperta, e quindi non protetta, circa il 30% della superficie corneale mentre le lenti intraoculari con filtri per la radiazione UV (RUV), oggi in uso, ed auspicabili anche per la radiazione blu (RB), rappresentano un’essenziale forma di protezione per la retina dell’afachico ma per ovvie ragioni non per la cornea. Con tale prospettiva emerge, per gli oftalmologi, la necessità di educare i pazienti che gli occhiali, e in special modo quelli “da sole”, non debbono essere scelti semplicemente seguendo i criteri estetici e di moda. È necessario inoltre che vengono al più presto formulate delle restrittive e uniformi normative a livello internazionale (ISO-CEN) sulle proprietà di trasmissione di questi mezzi ottici di protezione. 251. Scelta di una lente da occhiali per scopi speciali come sistema di protezione da danno fotochimico in base al valore del fattore luminoso di trasmissione Gli Autori, considerando che le lenti da occhiali per scopi speciali e cioè selettive per le radiazioni UV e blu, con l’impiego primario di alleviare la fotofobia, l’abbagliamento e la perdita di contrasto in alcune patologie oculari così come quello preventivo per il danno fotochimico indotto da radiazioni a brevi lunghezze d’onda sono in continua espansione, hanno osservato come il fattore luminoso di trasmissione (tv e tblu) sia un parametro da considerare per l’idoneità di una lente da utilizzare a tal ascopo. I risultati ottenuti su alcuni tipi di queste lenti (22) hanno messo in evidenza, con diversi illuminanti, la notevole variabilità del tv e tblu per le lenti esaminate e quindi come la scelta di una lente per scopi speciali debba essere sempre ponderata per il fine prefissatoci. 252. Importanza dell’illuminamento nell’ipovisione e suo controllo con mezzi ottici e non ottici Gli Autori prendono in considerazione le problematiche connesse al controllo dell’illuminamento nell’ipovisione: tipo di illuminante, distanza superficie illuminante-occhio, angolo di irraggiamento della superficie illuminante, tipo di lente prescritta, mezzi non-ottici ed il fattore luminoso di trasmissione. 253. Danni oculari indotti da radiazioni infrarosse, microonde, radiofrequenze e campi ELF Studi di laboratorio hanno mostrato un sensibile aumento di danni oculari (opacità lenticolari e cataratta, cicatrici corioretiniche, disorganizzazione del vitreo) a seguito di esposizione a microonde, radiofrequenze, radiazioni infrarosse ed abnormi stimolazioni della retina (magnetofosfeni) indotte da campi ELF. L’estrapolazione dei dati ottenuti in vitro all’uomo non è accettata da tutti gli Autori ma le implicazioni di questi risultati sperimentali non possono essere ignorate. 254. Apraclonidina VS indometacina nell’ipertono da argon laser trabeculoplastica Gli AA. si sono proposti di valutare l’efficacia dell’apraclonidina cloridrato nella profilassi dell’ipertono acuto che segue l’Argon laser trabeculoplastica (ALT) quando tale farmaco viene instillato sia nell’occhio in cui viene eseguito il trattamento che nel controlaterale. L’effetto dell’apraclonidina è stato confrontato VS l’indometacina. I risultati ottenuti confermano l’efficacia dell’a2-agonista nel ridurre detto ipertono anche quando è instillato nell’occhio consensuale pur se con valori significativamente minori. Si conferma l’effetto non ipotonizzante dell’indometacina su l’incremento pressorio dopo ALT. 255. Lenti a contatto in idrogel. Importanza della valutazione del loro stato di idratazione L’Autore esamina le varie possibilità offerte dalla tecnologia per valutare lo stato di idratazione di un idrogel per lenti a contatto: gravimetria, refrattometria, analisi termica differenziale, termogravimetria, spettroscopia Raman laser ed all’infrarosso con trasformate di Fourier (ATR/FTIR) e la risonanza magnetica nucleare (RMN) a bassa risoluzione. L’Autore reputa che quest’ultima metodica sia molto idonea. Infatti, con i metodi gravimetrici si ottengono solo dati inerenti alla variazione del contenuto totale di acqua del sistema mentre con l’analisi dei parametri dinamici RMN è possibile seguire nel tempo la distribuzione e la mobilità dell’acqua di superficie (esterna) ed interna e valutare il loro coefficiente di disidratazione. Queste indicazioni possono essere quindi utilizzate per una migliore valutazione dei polimeri per lenti a Pag. 40 contatto. 256. Realtà e nuove prospettive sulla chirurgia refrattiva corneale Gli Autori riportano gli interventi di chirurgia refrattiva corneale che oggi si eseguono e quelle che sono le nuove prospettive sia con la chirurgia che con i trattamenti laser. Esistono dati precisi per i quali può essere indicato un intervento ed a cui bisogna attenersi e ciò in riferimento all’età del soggetto, allo stato obiettivo oculare, all’attività svolta e non ultimo alla motivazione indotta dal paziente. La scelta della soluzione chirurgica deve essere una soluzione ponderata e non dettata dalla moda ma giustificata da validi motivi. 257. Recenti acquisizioni sul ruolo della vitamina A in oftalmologia La vit. A è implicata nello sviluppo fetale e nella regolazione della proliferazione e differenziazione cellulare durante tutto l’arco della vita e, probabilmente, nella prevenzione e nella cura dei tumori. L’esigenza di vit. A per la visione è conosciuta da decenni ed i deficit vitaminici costituiscono una delle maggiori cause di morbidità pediatrica oculare. La vit. A gioca anche un ruolo importante nel mantenimento dell’integrità corneale e congiuntivale, nei processi metabolici e, probabilmente, nella guarigione delle ferite corneali. Nell’uomo è la ghiandola lacrimale a costituire la fonte principale di retinolo per la superficie dell’occhio. Il ruolo della vitamina A è stato riscontrato anche nel controllo dell’ipertono oculare con regolazione dei processi metabolici nel segmento anteriore conseguenti ad uno stress termico (Test delle palpebre chiuse). Inoltre gli AA. si soffermano su quelle sostanze in grado di legare e proteggere la vit. A nelle sue varie forme nell’ambito del ciclo visivo e degli eventi ad esso correlati. 258. Ormoni sessuali e tono oculare Gli AA. hanno esaminato gli studi condotti sui rapporti tra pressione intraoculare ed ormoni; poiché i risultati sono spesso contrastanti viene proposta una interpretazione delle cause di questo disaccordo circa gli effetti degli ormoni sul tono oculare. 259. Follow up ad un anno della sclerostomia “ab esterno” mediante Ho-YAG laser pulsato nel glaucoma primario ad angolo aperto Gli Autori presentano i risultati della loro esperienza relativa al trattamento del glaucoma primario ad angolo aperto mediante sclerostomia “ab esterno” eseguita con Ho-YAG laser pulsato su 13 occhi di 11 pazienti e con monitoraggio post-operatorio fino a 12 mesi. Si è ottenuta la normalizzazione in 5 casi (38,5%) senza terapia medica; in 3 occhi (23%) normalizzazione con terapia medica minimale; in 2 casi (15,4%) è stato necessario ricorrere a terapia medica massimale; negli ultimi tre casi (23%) si è reso necessario l’intervento chirurgico filtrante. 260. Effetti metabolici nel cristallino e nei fluidi intraoculari ed effetti sistemici nella somministrazione topica di corticosteroidi nel coniglio; correlazione con la formazione della cataratta Sono stati studiati gli effetti biochimici e metabolici, a livello oculare e sistemico, indotti dalla somministrazione topica di due corticosteroidi, il desametasone (Dx) ed il clobetasone butirrato (Cb), in conigli giovani ed adulti. I conigli sono stati sottoposti a trattamenti di durata compresa tra 7 e 30 giorni. Le alterazioni biochimiche indotte nel cristallino sono state studiate su estratti acquosi di cristallini mediante spettroscopia RMN di 31P, 1H e 13C; sono state inoltre determinate le variazioni dei livelli di glucosio, Na+, K+ ed acido ascorbico nel siero e nei fluidi intraoculari. I due farmaci hanno mostrato caratteristiche diverse: Dx provoca un aumento transitorio dei livelli di glucosio, una diminuzione, anch’essa transitoria, dei livelli di K+ e di Na+ ed una diminuzione stabile e notevole dei livelli di acido ascorbico; a livello del cristallino, Dx provoca estese alterazioni del metabolismo glicidico, con aumento o comparsa di metaboliti anomali; si ha inoltre riduzione dei livelli di alcuni aminoacidi e dei metaboliti idrosolubili dei fosfolipidi di membrana. Tali alterazioni sono analoghe a quelle riscontrate nella cataratta indotta da zuccheri e nella cataratta diabetica sperimentale. Cb non provoca variazioni significative, sia a livello sistemico che a livello oculare, in nessuno dei parametri considerati. 261. Le lenti fotocromatiche Gli Autori hanno descritto le caratteristiche di fabbricazione e di funzionamento delle lenti fotocromatiche in vetro minerale ed organico. Segue un’analisi sui parametri di uso pratico quali il tempo di oscuramento e di rischiaramento, la possibilità di effettuare trattamenti aggiuntivi quali l’antiriflesso, assorbenti e di tempra. È stata ancora considerata la possibilità di costruire con il materiale fotocromatico Pag. 41 lenti bi-tri-multifocali e per scopi speciali. 262. Dapiprazolo e Timoxamina vs placebo nell’ipertono acuto da argon laser trabeculoplastica. Studio preliminare Gli Autori si sono proposti di valutare l’efficacia di due a1-bloccanti, dapiprazolo e timoxamina, nella prevenzione all’ipertono acuto che segue l’Argon laser trabeculoplastica (ALT). Il confronto è stato effettuato verso un placebo. I dati ottenuti sembrano evidenziare il positivo effetto di questi farmaci e specie per il dapiprazolo. Viene discusso il vantaggio di poter ottenere durante l’ALT, con un solo collirio, un’azione miotica senza riduzione di profondità della camera anteriore, consensualmente ad un decremento dell’ipertono acuto. 263. Effetti biofisici dei laser in oftalmologia Gli Autori, dopo una breve trattazione sulle caratteristiche tecniche dei laser, descrivono gli effetti biofisici conseguenti all’interazione tra tessuti oculari ed emissione laser, in particolare il meccanismo di fotodissociazione indotto dal laser ad eccimeri ed i suoi danni reali o potenziali. 264. Inibizione della proliferazione e migrazione dell’epitelio lenticolare dopo estrazione extracapsulare della cataratta con particolare riguardo alle sostanze fotosensibilizzanti Gli Autori hanno esaminato le modalità pratiche e sperimentali, con particolare attenzione all’azione meccanica ed alle sostanze fotosensibilizzanti, per inibire la proliferazione e la migrazione dell’epitelio lenticolare e quindi l’opacizzazione della capsula posteriore in seguito ad intervento di estrazione extracapsulare della cataratta e ciò dopo un rapido riepilogo dell’origine dei tessuti epiteliali responsabili del fenomeno. 265. L’azione ultravioletto-filtrante di una sostanza antiallergica: il sodio cromoglicato (SCG) Gli Autori hanno esaminato allo spettrofotometro colliri contenenti sodio cromoglicato al 2-4%. I risultati delle analisi mostrano un’ottima proprietà UV-filtrante del SCG. In tal modo è prospettabile che la sostanza possa essere impiegata non soltanto come specifico antiallergico ma anche come filtro adatto a prevenire il danno UV dipendente sulle strutture oculari. 266. Studio dell’idrodinamica oculare in condizioni di provocazione dopo instillazione di dapiprazolo Gli AA. hanno sottoposto un gruppo di soggetti al test dell’ipobarismo orbitario (TIO) dopo una singola instillazione di un collirio a base di dapiprazolo 0,5% in un solo occhio. Il test utilizzato valuta la produzione di umor acqueo in condizioni di stress ed in assenza d’influenza delle vie di deflusso pressione-dipendenti prendendo come parametro l’ipertono oculare che viene riscontrato dopo l’esame. I risultati ottenuti hanno messo in evidenza che l’incremento tonometrico rispetto al valore di base è significativamente ridotto, specie tra la prima e la seconda ora dell’instillazione. Gli AA. ipotizzano che un meccanismo d’azione del farmaco risieda in una interferenza con le strutture preposte alla produzione dell’umor acqueo. 267. Cinetiche di disidratazione di lenti a contatto monouso L’Autore esamina le varie possibilità offerte dalla tecnologia per valutare lo stato di idratazione di un idrogel per lenti a contatto: gravimetria, refrattometria, analisi termica differenziale, termogravimetria, spettroscopia Raman laser ed all’infrarosso con trasformate di Fourier (ATR/FTIR) e la risonanza magnetica nucleare (RMN) a bassa risoluzione. L’Autore reputa che quest’ultima metodica sia molto idonea. Infatti, con i metodi gravimetrici si ottengono solo dati inerenti alla variazione del contenuto totale di acqua del sistema mentre con l’analisi dei parametri dinamici RMN è possibile seguire nel tempo la distribuzione e la mobilità dell’acqua di superficie (esterna) ed interna e valutare il loro coefficiente di disidratazione. Queste indicazioni possono essere quindi utilizzate per una migliore valutazione dei polimeri per lenti a contatto. 268. The administration in association of topical beta-blockers reduced intraocular pressure and increases tonographic outflow more effectively than the administration of the single drugs I beta-bloccanti rappresentano il trattamento più frequente del glaucoma, ma hanno gravi effetti collaterali, particolarmente nei pazienti asmatici e cardiopatici. È stato precedentemente dimostrato come la somministrazione cronica di due beta-bloccanti in associazione sia stata più efficace nel ridurre la pressione intraoculare (IOP) di quanto ci si potesse aspettare in base all’attività di ogni singolo farmaco. Per chiarire le caratteristiche farmacodinamiche di questo sinergismo abbiamo studiato gli effetti tonografici della somministrazione acuta in associazione binaria di tre beta-bloccanti [timololo maleato Pag. 42 0.25% (Tm), metipranololo 0.1% (Mt) e levobunololo idrocloride 0.25% (Lv)], in pazienti con valori patologici o ai limiti della IOP e del deflusso tonografico (C). Diciotto pazienti (età 53±15.4 aa) che non avevano ricevuto in precedenza alcun trattamento sono stati in un primo tempo sottoposti a tonografia per determinare i valori basali di IOP e C. Quando erano testati i trattamenti con i singoli farmaci i pazienti ricevevano i farmaci due volte, alle 7.00 a alle 9.00; in caso di trattamento in associazione i pazienti ricevevano un farmaco alle 7.00 e il secondo alle 9.00; in entrambi i casi i pazienti erano sottoposti a tonografia alle 11.00. Poiché abbiamo usato dosaggi dei tre farmaci che sono considerati equivalenti, la dose totale dei beta-bloccanti era uguale in tutti i tests. Sono state testate tutte le associazioni binarie dei tre farmaci, cambiando anche l’ordine di somministrazione. L’intervallo di washout è stato di 15 giorni. Qui sotto si riportano solo i risultati statisticamente significativi. Nei pazienti con IOP basale >21 mmHg i trattamenti con i singoli farmaci riducevano la IOP del 25-30% e non c’erano differenze fra i tre farmaci. I trattamenti in associazione riducevano la IOP del 45-45% e tutti erano più efficaci rispetto al trattamento con ogni singolo farmaco. Nei pazienti con IOP basale <21 mmHg, d’altro canto, i trattamenti in associazione avevano la stessa efficacia del trattamento con i singoli farmaci. Nei pazienti con valori basali di IOP <21 mmHg e C<0.15 ml/min, l’associazione dei trattamenti che comprendevano Mt incrementavano i vali C più dei singoli trattamenti farmacologici e del trattamento Tm+Lv. Questi risultati suggeriscono che la somministrazione in associazione può ridurre la IOP con dosi più basse di quelle correntemente utilizzate, limitando pertanto l’incidenza di effetti collaterali. 269. Lenti a contatto a “ricambio frequente” in soluzione di lacrime artificiali. Effetto sui parametri dinamici RMN È stata esaminata la dipendenza dei tempi di rilassamento RMN dei protoni dell’acqua in interazione con lenti a contatto in idrogel a “ricambio frequente” dal tempo di trattamento delle lenti stesse con una soluzione modello di lacrime artificiali. Per tutti e tre i tipi di lenti analizzate il trattamento con lacrime artificiali ha mostrato una debole influenza sui parametri dinamici RMN dell’acqua “esterna” alle lenti, mentre è stata osservata una dipendenza del tempo di rilassamento T2 dell’acqua “interna”. Si misura infatti una forte variazione di T2 (fino al 25% del valore di riferimento) sin dal primo minuto di applicazione delle lacrime artificiali per le lenti costituite da un polimero non-ionico, variazione che è più contenuta e cineticamente più lenta per idrogel di tipo ionico. Essendo il valore del tempo di rilassamento T2 RMN legato alla mobilità molecolare si può supporre una ridotta mobilità per le molecole d’acqua in interazione con gli idrogel nelle condizioni di utilizzo e, in prima approssimazione, una minore velocità di diffusione nella matrice polimerica. 270. Farmacovigilanza in oftalmologia Gli Autori hanno preso in considerazione gli effetti sistemici dei farmaci somministrati localmente in terapia oftalmica. Molti di questi effetti collaterali (ad es. per i beta-bloccanti e la pilocarpina di uso quotidiano nella terapia del glaucoma, la fenilefrina impiegata nella diagnostica oftalmoscopica) potrebbero essere prevenuti con semplici manovre, all’atto della instillazione, messe in atto dal paziente stesso. Sono stati inoltre riassunti gli effetti secondari a carico dell’occhio provocati dai farmaci somministrati per via sistemica. Questi sono noti da molto tempo, ma è necessario sottolinearli in quanto sono spesso sottovalutati; in alcuni casi gli studi effettuati hanno indicato le strategie che si possono mettere in atto per evitare effetti collaterali, spesso irreversibili. È stato ad esempio rilevato come spesso non siano i farmaci stessi a produrre i danni ai tessuti oculari ma l’interazione tra il farmaco depositatosi nel tessuto stesso e le radiazioni elettromagnetiche: questo tipo di danno è oggi prevenibile. Mentre il danno secondario provocato da alcuni farmaci è noto a tutti, e da tutti tenuto presente, quello causato da tanti altri farmaci di impiego comune è meno noto (ad es. da psoralieni, retinoli, antibiotici e chemioterapici). Inoltre, viene messa in evidenza l’interazione tra contraccettivi orali ed occhio, per la grande diffusione dell’impiego dei primi e per il gran numero di effetti oculari indesiderati verificatisi senza che il paziente ne fosse informato. Da quanto esposto gli Autori giungono alla conclusione che la sempre auspicata collaborazione tra specialisti, sinora affatto realizzata, è oggi indispensabile, sia per il dovuto rispetto nei confronti del paziente, sia perché la ricerca farmacologica mette a disposizione un tale numero di nuovi prodotti all’anno che è di fatto difficile che il paziente li sappia riferire con precisione al momento della raccolta dei dati anamnestici. 271. Visiere colorate per gli utenti di veicoli a due ruote motorizzate e riconoscimento dei segnali luminosi stradali Nonostante che i caschi per veicoli a due ruote motorizzate siano stati resi obbligatori da 1986 nel nostro Paese la visiera non è stata presa in considerazione pur dovendo soddisfare alcuni requisiti tra cui Pag. 43 quelli ottici. In merito alle proprietà ottiche è possibile fare riferimento a due normative già promulgate: BS 4110:1979 e E/ECE/324-E/ECE/TRANS/505-Rev.1/Add.1/Rev.2/Amend.3 del 25-6-91, mentre in altre nazioni si può far riferimento ad altre normative specifiche per lenti colorate. Risulta da tali normative che i dati spettrali dei segnali luminosi stradali utilizzati sono decisamente differenti e che il calcolo delle coordinate cromatiche x-y, che fanno riferimento al diagramma CIE, evidenzia risposte diverse per il rosso, verde e giallo. Un confronto diretto tra le varie normative non risulta del tutto appropriato anche per le differenze nei metodi di calcolo. Così, per esempio, per la normativa ANSI Z80.3-1986 si fà riferimento al fattore luminoso di trasmissione del segnale (tsig), per la normativa AS 1067.1-1990 al fattore R e fattore V, per le normative BS 2724:1987 e DIN 58217.1980 al quoziente di indebolimento visivo relativo (Q). Gli AA., nel presente lavoro, esaminano quindi, in riferimento alle varie normative, alcune visiere in uso nel nostro Paese e concludono dimostrando che solo due visiere sono idonee per la normativa BS4110:1979 ed una per quella ECE mentre il 50% delle visiere esaminate sarebbero idonee per l’uso diurno in base alle normative per lenti da sole. Prospettano quindi ulteriori indirizzi normativi che richiedono una più fattiva collaborazione tra i vari specialisti interessati all’argomento affinché siano proposte ponderate limitazioni in funzione anche dello stato del senso cromatico del conducente, mentre non è auspicabile una risoluzione del problema limitando notevolmente e praticamente eliminando dal commercio le visiere colorate. 272. Riconoscimento dei segnali luminosi stradali con visiere colorate per gli utenti di veicoli a due ruote motorizzate Nonostante che i caschi per veicoli a due ruote motorizzate siano stati resi obbligatori da 1986 nel nostro Paese la visiera non è stata presa in considerazione pur dovendo soddisfare alcuni requisiti tra cui quelli ottici. In merito alle proprietà ottiche è possibile fare riferimento a due normative già promulgate: BS 4110:1979 e E/ECE/324-E/ECE/TRANS/505-Rev.1/Add.1/Rev.2/Amend.3 del 25-6-91, mentre in altre nazioni si può far riferimento ad altre normative specifiche per lenti colorate. Risulta da tali normative che i dati spettrali dei segnali luminosi stradali utilizzati sono decisamente differenti e che il calcolo delle coordinate cromatiche x-y, che fanno riferimento al diagramma CIE, evidenzia risposte diverse per il rosso, verde e giallo. Un confronto diretto tra le varie normative non risulta del tutto appropriato anche per le differenze nei metodi di calcolo. Così, per esempio, per la normativa ANSI Z80.3-1986 si fà riferimento al fattore luminoso di trasmissione del segnale (tsig), per la normativa AS 1067.1-1990 al fattore R e fattore V, per le normative BS 2724:1987 e DIN 58217.1980 al quoziente di indebolimento visivo relativo (Q). Gli AA., nel presente lavoro, esaminano quindi, in riferimento alle varie normative, alcune visiere in uso nel nostro Paese e concludono dimostrando che solo due visiere sono idonee per la normativa BS4110:1979 ed una per quella ECE mentre il 50% delle visiere esaminate sarebbero idonee per l’uso diurno in base alle normative per lenti da sole. Prospettano quindi ulteriori indirizzi normativi che richiedono una più fattiva collaborazione tra i vari specialisti interessati all’argomento affinché siano proposte ponderate limitazioni in funzione anche dello stato del senso cromatico del conducente, mentre non è auspicabile una risoluzione del problema limitando notevolmente e praticamente eliminando dal commercio le visiere colorate. 273. I processi cognitivi visivi e l’elaborazione dell’immagine Sulla base delle ultime esperienze effettuate da diversi ricercatori, sono illustrati due distinti modelli di elaborazione delle immagini identificati nell’uomo normale. Il primo, cognitivo, molto sofisticato e ad elevata frequenza spaziale, preposto principalmente alla percezione, il secondo, visuale-motorio, meno raffinato ma più essenziale e a bassa frequenza spaziale, preposto al controllo del movimento guidato visivamente. Viene inoltre illustrato un efficace test di dissociazione dei due sistemi al fine di poterne studiare le peculiari caratteristiche. 274. La cheratite erpetica: ruolo della terapia medica e prevenzione con disodiocromoglicato collirio L’osservazione di un caso di vitiligine curato con PUVAsol terapia (4,5’-8-trimetilpsoralene + esposizione solare) che presentava in un occhio una tipica ulcerazione dendritica da HSV1 ha indotto gli AA. a considerare la possibilità che gli psoraleni possano causare la riattivazione del virus erpetico. Gli AA. nel sottolineare il ruolo fondamentale della prevenzione dall’esposizione solare focalizzano l’attenzione sulla pressoché totale azione di filtro nei confronti dell’UV prossimo attuata dal disodio cromoglicato collirio. 275. L’invecchiamento del cristallino: analisi biochimica e morfologica Pag. 44 Gli AA. esaminano gli studi compiuti sui processi di invecchiamento del cristallino animale ed umano per evidenziare le alterazioni comuni tra presbiopia e cataratta, e per inquadrare questo fenomeno evolutivo da un punto di vista funzionale, biochimico ed ultrastrutturale. Propongono l’impiego delle misure PFG-SE per acquisire nuovi dati al fine di una migliore conoscenza dei fenomeni in gioco nella senescenza del cristallino. 276. Materiali per lenti a contatto: aggiornamento e nuove prospettive In questi ultimi anni un notevole numero di materiali adatti alla costruzione di lenti a contatto sono stati immessi sul mercato. In questo lavoro viene proposta una classificazione, viene effettuata un’analisi comparata delle caratteristiche dei materiali e vengono prospettate delle linee di sviluppo. 277. Valutazione tonografica dell’efficacia della somministrazione in associazione di tre b-bloccanti non selettivi Lo scopo del presente lavoro era quello di confrontare l’efficacia della somministrazione acuta di un’associazione binaria di tre b-bloccanti non selettivi, con quella dei farmaci singoli, valutata mediante tonografia. La somministrazione dei farmaci associati determina un significativo decremento della IOP, in pazienti con valori basali maggiori di 21 mmHg. Le associazioni con metipranololo determinano inoltre un significativo aumento del deflusso. Dal punto di vista clinico questi dati possono rappresentare un vantaggio nella terapia del glaucoma. I possibili meccanismi che sono alla base del sinergismo osservato sono brevemente discussi. 278. Lenti a contatto terapeutiche L’idea di utilizzare le lenti a contatto a scopo terapeutico, al fine di migliorare la sintomatologia oculare ed il decorso di alcune malattie oculari, risale al 1859. Da allora notevoli progressi sono stati eseguiti ed abbiamo oggi a disposizione lenti idrogel, rigide gas-permeabili ed al collagene, per impieghi terapeutici a breve e lungo termine. Gli Autori descrivono per le varie lenti i criteri di applicazione (raggio di curvatura, spessore, grado di idrofilia, diametro, potere), le indicazioni (ruolo di riserva di farmaci e di enzimi, di cicatrizzazione, antalgico, di protezione e nelle tesaurismosi) e le loro complicazioni indotte. 279. La retinopatia diabetica nel ratto: valutazione biochimica e morfologica Abbiamo indotto nel ratto un diabete sperimentale da streptozotocina. Dopo 6 settimane e dopo 40 settimane dalla comparsa del diabete abbiamo studiato la retinopatia diabetica. I livelli di noradrenalina contenuti nell’omogenato di retina diminuiscono di circa il 20% dopo 6 settimane e di oltre il 75% dopo 40 settimane rispetto ai valori iniziali. L’analisi quantitativa delle immagini per lo studio delle cellule nervose catecolaminergiche contenute nella retina ha dimostrato che dopo 6 settimane si ha una riduzione di circa il 15% rispetto ai valori iniziali. Tale riduzione dopo 40 settimane è molto evidente e raggiunge il 50% rispetto ai valori iniziali. Questi dati dimostrano che la retina è precocemente coinvolta nella malattia diabetica. Tale coinvolgimento è molto eclatante nel diabete di lunga durata (40 settimane). Queste cellule nervose catecolaminergiche retiniche hanno probabile significato ortosimpatico e servono per il controllo locale dei vasi della circolazione retinica. 280. Iridotomia periferica eseguita con Nd:YLF Laser (1053nm) Gli Autori hanno testato la validità della iridotomia eseguita con il laser a picosecondi Nd:YLF nel glaucoma acuto primario. Quindici occhi sono stati sottoposti all’iridectomia laser entro dodici ore dalla diagnosi. Non è stata somministrata nessuna terapia locale prima o immediatamente dopo il trattamento. Otto pazienti che sono risultati positivi al test del buio un mese dopo il trattamento sono stati sottoposti ad iridectomia laser nell’occhio controlaterale. Gli Autori hanno osservato un buon controllo pressorio oculare in più del 90% dei pazienti alla fine di quattro mesi di follow-up. L’iridotomia fatta con Nd:YLF laser a picosecondi mostra margini regolari e minimi danneggiamenti perilesionali. L’enegia totale impiegata è più alta rispetto al Nd:YAG laser, tuttavia il minor livello di energia erogata per ogni impulso è meno dannosa per il tessuto. 281. Gli occhiali da sole per la fotoprotezione individuale L’Autore esegue un confronto delle normative per filtri solari (DPI di classe 1) esistenti nel mondo: BS 2724: 1987, DIN 58 217, ANSI Z80.3-1986 e AS 1067.1-1990. Tali normative, ad eccezione di quelle australiane, sono di carattere volontario e cioè sono delle raccomandazioni per il fabbricante. Attualmente, in Europa, la situazione è stata sostanziamente modificata dall’entrata in vigore della direttiva 89/686/CEE, che fissa i principi generali a cui il fabbricante di filtri solari deve attenersi. In data 17-08-94 è stato inoltre pubblicato il documento finale CEN/TC85/WG1N53 riguardante gli occhiali da sole per uso generale (non industriale: EN172) che dopo 6 mesi ha assunto la status di Norma Europea Pag. 45 sostituendo le Norme nazionali eventualmente esistenti. 282. La visione delle figure ambigue Nell’interpretazione delle figure ambigue appare dimostrata l’alternanza tra varie forme di rappresentazione mentale, come anche di notevole interesse appare l’ipotesi di un controllo da parte dei modelli cognitivi sullo sguardo attivo con movimenti sequenziali. 283. Gli antimetaboliti nella terapia chirurgica del glaucoma Gli Autori valutano i risultati riportati in letteratura circa l’impiego di farmaci antimetaboliti nella terapia chirurgica del glaucoma particolarmente i meno conosciuti di cui si hanno risultati ancora sperimentali di laboratorio. 284. Nuove tecnologie laser per la terapia del glaucoma Gli Autori analizzano le nuove tecnologie laser attualmente in fase sperimentale per la realizzazione di sclerostomie filtranti. 285. Impiego dell’UBM nello studio sulla sclerotomia da trattamento Ho - YAG laser Gli AA con una moderna tecnica di “imaging” ultrasonico (UBM) hanno esplorato la sclerotomia dopo trattamento con Ho - YAG laser. La tecnica di analisi ha consentito di visualizzare i tragitti fistolosi, di definirne il decorso, la localizzazione e la forma. Non è azzardato prospettare in futuro un uso prematuro dell’UBM come eco - guida alla corretta esecuzione della laser - terapia. 286. Effetto ipotonizante del 5-Fluorouracile L’effetto della somministrazione sottocongiunti-vale di 5-Fluorouracile sulla PIO è stato studiato in pazienti glaucomatosi non recentemente operati in trattamento topico cronico. Il farmaco riduceva del 30% circa la PIO dopo singola somministrazione in circa metà dei pazienti; l’effetto era massimo ad una settimana dalla somministrazione. Nei pazienti che non rispondevano alla prima somministrazione si osservava comunque una riduzione pari al 30% della PIO in seguito a 3 ulteriori somministrazioni effettuate ad una settimana di distanza. Gli effetti collaterali erano lievi e con un’incidenza globale pari al 35%. I risultati di un effetto “tossico” e reversibile sull’epitelio ciliare vengono discussi. 287. Meccanismi extracristallini nella cor-rezione della presbiopia Gli AA. prendono in considerazione alcuni dei meccanismi neurofunzionali in giuoco quando si usino per la prima volta delle correzioni per la presbiopia o qualora se ne cambi il potere. Vengono analizzati gli effetti di tale situazione ed i meccanismi di adattamento posti in atto. Viene proposto di trasporre nella pratica quotidiana alcune delle osservazioni rilevate in sede sperimentale. 288. Lenti a contatto morbide colorate: una rassegna aggiornata Le lenti a contatto in idrogel possono essere colorate4 per soddisfare diverse esigenze principalmente per renderle meglio visibili, per cambiare il colore dell’iride e fini cosmetici, per assorbire specifiche lunghezze d’onda e, infine per scopi protesici. Oltre che per il maggior comfort iniziale le lenti morbide colorate sono da preferirsi alle lenti rigide colorate per vantaggi conseguenti all’uso di diametri più elevati, che permettono un’intera copertura della cornea, e per effetto della ridotta mobilità. Viene preso in esame lo stato dell’arte delle lenti morbide colorate sottolineando da una parte la notevole potenzialità di diffusione delle lenti semi-trasparenti, a matrice di punti o linee. 289. Prime esperienze con nuove lenti a contatto terapeutiche dopo sclerostomia con laser ad olmio Il problema dell’incarceramento irideo risulta di gran lunga la complicanza più rilevante dopo sclerectomia olmio YAG. Inoltre anche un’ipotonia marcata può persistere dopo l’intervento. Gli Autori, con lo scopo di prevenire tali complicanze hanno ritenuto che una nuova lente a contatto morbida a grande diametro totale (Glaucontact) potesse meglio regolare il deflusso dell’acqueo. I risultati ottenuti hanno messo in evidenza che con l’applicazione permanente di tale lente non si riesce ad ottenere una riduzione apprezzabile del deflusso per cui vengono ipotizzate alcune variazioni da apportare alla geometria della lente. 290. Occhi sani, sicurezza garantita L’analisi della curva della sensibilità al contrasto è già da vari anni utilizzata nello studio della funzione visiva in corso di diverse patologie. In questo lavoro il rilievo della sensibilità al contrasto è stato impiegato come test per verificare l’efficienza della funzione visiva in un gruppo di volontari in possesso di patente di guida. Pag. 46 Lo scopo del lavoro è stato quello di controllare la possibilità di impiego di questo parametro della funzione visiva a livello di screening ed inoltre di definire una fascia di normalità per l’idoneità alla guida di autoveicoli. I risultati ottenuti sembrano confermare la possibilità di un uso di questa metodica come esame di screening della funzione visiva in ampi campioni di popolazione, mentre non è stato possibile tracciare una curva media o una fascia di normalità relativa al tipo di metodica ed allo strumento utilizzato a causa del numero limitato di campioni. 291. Studio della interazione Bengalina-Albumina mediante spettroscopia RMN La Bendalina (BNDL) o lisato dell’acido ⎨[1-(Benzil)-1H-Indazol-3-il]ossi⎬ aceto è un farmaco con proprietà antinfiammatorio usato per la cura della cataratta. La principale azione della BNDL è come antidenaturante delle proteine; in particolare in vivo e in vitro è in grado di inibire la denaturazione di albumina e delle cristalline (le proteine del cristallino) originata da calore, da radiazione U.V. e da radicali liberi, prevenendo e riducendo, nel caso delle cristalline, la formazione dei larghi aggregati. Estremamente importante è la capacità di stabilizzare le proteine plasmatiche in quanto lo studio dell’interazione con esse è in grado di far meglio comprendere le proteine funzionali delle sostanze. È stato eseguito uno studio dell’interazione Bendaline-Albumina mediante parametri di moto RMN che ha permesso di accertare nella porzione indazolacetina il gruppo responsabile della interazione con l’Albumina. Il sito di binding della Bengalina con l’Albumina analogamente a quello di altri componenti indolcii sembra essere rappresentato dai subdolini IIA e IIIA ove sono legate altre sostanze biologicamente attive a base di acidi carbossilici aromatici. Tali subdomini sono di tipo prevalentemente idrofobico ma con un contributo al binding della lisina 100 del subdominio IIA con il gruppo carbossilato. 292. L’esame del campo visivo nel glaucoma mediante metodiche non convenzionali Nel corso degli ultimi anni sono state sperimentate numerose tecniche alternative alla perimetria automatica computerizzata nello studio del C.V. nel glaucoma o nell’ipertono endoculare. Gli AA. Illustrano le metodiche più suscettibili di un impiego futuro, esaminandone i vantaggi e gli svantaggi. 293. Ipertono oculare da uso di glicocorticoidi Esistono diverse forme di glaucoma tra cui quello iatrogeno indotto da somministrazione di glicocorticoidi sia per via sistemica che topica. Nel nostro lavoro abbiamo voluto evidenziare la correlazione tra tali farmaci ed il tono oculare, nonché ricercare in letteratura come viene spiegato tale evento e quindi il meccanismo d’azione dei glicocorticoidi. Dagli studi sperimentali presi in considerazione è emerso che il glaucoma da glicocorticoidi ha le caratteristiche cliniche e strutturali di un glaucoma cronico semplice e che si sviluppa solo in soggetti geneticamente predisposti con la partecipazione di altri fattori (trasmissione ereditaria multifattoriale). Inoltre, i glicocorticoidi agiscono sul tono oculare, tramite un’ostruzione meccanica delle vie di deflusso con uno o più dei seguenti meccanismi: 1. inibiscono la fagocitosi da parte delle cellule trabecolari con conseguente accumulo di pigmenti e di detriti cellulari; 2. alterano le membrane delle cellule endoteliali; 3. aumentano le dimensioni cellulari e di conseguenza riducono lo spazio intercellulare; 4. modificano la sintesi e quindi il turnover della matrice extracellulare. A ciò bisogna aggiungere: 1. fattori oculari (rapporto C/D), miopia, fuso di Krukemberg); 2. fattori endocrini (iperglicemia indotta da carico orale di glucosio, diabete, asse ipotalamo-ipofisisurrene); 3. fattori legati ai farmaci (frequenza di somministrazione, concentrazione, composizione chimica, vie di somministrazione. 294. I fattori di crescita e la formazione delle strutture dell’angolo irido-corneale Gli Autori descrivono i principali processi embriogenetici legati allo sviluppo dell’angolo camerulare e delle sue strutture, dell’iride e del corpo ciliare. Vengono inoltre riassunte le principali anomalie e malformazioni congenite. Alla luce delle più recenti acquisizioni scientifiche, gli Autori discutono il ruolo rivestito da alcuni geni e fattori di crescita nelle varie fasi di maturazione degli organi, consapevoli dell’importanza che essi assumeranno nei prossimi anni come possibili mediatori nella prevenzione di importanti malattie congenite e/o ereditarie dell’occhio. 295. L’esame del campo visivo nella guida automobilistica Con le nuove normative introdotte agli inizi degli anni ’90 riguardo all’idoneità psico-fisica per il Pag. 47 conseguimento o il rinnovo della patente di guida automobilistica è stato confermato tra gli altri esami il campo visivo che deve risultare normale. Il campo visivo esplora la parte di spazio che ciascun occhio riesce a percepire mantenendo fisso lo sguardo. L’importanza di tale esame nell’ambito della prevenzione della sicurezza alla guida è fuori discussione, tuttavia, la sua attuazione pratica incontra non pochi ostacoli. L’esecuzione più classica è mediante il perimetro manuale di Goldmann che presenta il grosso limite del tempo d’esame e della specifica preparazione del tecnico. Nuove metodiche sono state quindi proposte per sopperire a questi limiti d’altra parte nessuna finora è in grado di soddisfare i requisiti necessari per testare il campo visivo nell’ambito del conseguimento dell’idoneità fisica alla guida automobilistica. Nuove vie di ricerca devono quindi essere perseguite. 296. Disturbi da abbagliamento dell’analisi funzionale della visione per l’idoneità alla guida di autoveicoli Gli Autori hanno voluto richiamare l’attenzione sulla differenza tra acutezza visiva e funzione visiva. A tal scopo semplificando al massimo il fenomeno visivo e limitandoci alla semplice visione in bianco e nero, osservano che per poter distinguere un oggetto è necessario che vengano superate le soglie di almeno tre parametri fondamentali della visione: Luminanza, Dimensione e Contrasto. I parametri vengono discussi e posti in relazione all’abbagliamento durante la guida di autoveicoli. Gli Autori concludono come sia necessario una migliore selezione ed interventi tecnici per ridurre il fenomeno dell’abbagliamento. 251. Input “visivi” e sicurezza nella guida automobilistica L’apparato visivo, stimolato dalla luce, consente l’acquisizione dell’ambiente esterno e dei suoi particolari caratterizzanti. Frequentemente per meglio assolvere le proprie funzioni l’occhio deve variare la distanza di messa a fuoco mediante l’accomodazione, capacità che tende a diminuire con l’età. Durante la guida, in particolare in condizioni di traffico elevato, l’accomodazione viene continuamente utilizzata dal guidatore nell’osservare l’ambiente esterno o il cruscotto o viceversa, con conseguente possibile affaticamento visivo e distrazione, sia pure temporanea, dello sguardo dalla strada. Per minimizzare questo problema ed aumentare la sicurezza di guida, diverse Case automobilistiche hanno proposto interessanti soluzioni alcune delle quali derivate dalla tecnologia aereonautica. Tuttavia non solo l’accomodazione ma tutto l’apparato visivo viene comunque estesamente sollecitato durante la guida, soprattutto in condizioni ambientali difficili quali traffico urbano intenso, scarsa visibilità o marcia notturna. Per supportare o ampliare le capacità visuali del guidatore in tali condizioni, sono in corso di progettazione o di sperimentazione tutta una serie di dispositivi, alcuni dei quali estremamente sofisticati. Gli AA. illustrano le proposte più recenti valutandone le loro possibili applicazioni in campo automobilistico, tenuto conto delle caratteristiche del tutto peculiari di quest’ultimo e ritenendo necessari ulteriori approfondimenti. 252. Il ruolo della funzione visiva nella sicurezza del traffico: Studio della sensibilità al contrasto - I screening effettuato presso l’AC di Mantova È stata analizzata la curva della sensibilità al contrasto mediante un metodo di rilevazione binoculare a tre frequenze spaziali (0,79; 3,16 e 12 C/°). Lo scopo, è quello di esaminare la funzione visiva dell’individuo per una maggiore sicurezza di guida nel traffico in condizioni di nebbia e foschia. I risultati hanno dimostrato che questo tipo di metodica consente di ottenere rapidamente risultati attendibili e significativi. Sono riportate considerazioni personali. 253. Studio comparativo nell’utilizzo dell’Argon laser trabeculoplastica (ALT) e della diodi laser trabeculoplastica (DLT) nel trattamento parachirurgico del glaucoma primario ad angolo aperto Gli Autori hanno eseguito una laser trabeculoplastica in 31 pazienti (54 occhi) affetti da glaucoma primario ad angolo aperto, suddividendoli, in modo random in due gruppi di 27 occhi ciascuno; il primo gruppo è stato trattato con laser ad Argon ed il secondo con laser a diodi. Ambedue i trattamenti sono stati applicati nei 180° inferiori del trabecolato. L’andamento tonometrico è stato controllato a tre giorni e successivamente a 1-6-12-24 mesi. Lo scopo dello studio è stato quello di valutare eventuali differenze nel decremento tonometrico ottenuto con i due tipi di laser trabeculoplastica come supporto parachirurgico alla terapia medica del glaucoma; essa può essere eseguita con vantaggio in casi selezionati di glaucoma ad angolo aperto, sia con il laser ad Argon sia con quello a diodi. Durante il follow up considerato i due tipi di trattamento non hanno mostrato differenze statisticamente significative nell’andamento dei valori pressori. A fronte di una pari efficacia, la trabeculoplastica Argon Pag. 48 è risultata di più facile esecuzione mentre il laser a diodi più maneggevole e pratico. 254. Utilità della ripresa fotografica a colori della papilla ottica: nostre considerazioni su casi particolari Scopo del presente lavoro è di evidenziare l’utilità clinica della fotografia della papilla ottica nella gestione del follow-up di pazienti affetti da glaucoma cronico semplice, soprattutto in casi clinici particolari. Presso il centro Glaucoma della II Divisione della Clinica Oculistica dell’Università “La Sapienza” di Roma, gli Autori hanno eseguito la ripresa fotografica in gruppi di pazienti affetti da glaucoma cronico semplice o in accertamento diagnostico che presentano malformazioni papillari, aree di atrofia corioretinica peripapillare, dischi ottici con rapporto cup/disk alterato (≥ 0,3), asimmetrie significative del rapporto cup/disk (> 0,2) o semplicemente perchè monoculi o di giovane età. Spesso i pazienti presentano contemporaneamente più criteri di inclusione, rafforzando la necessità di eseguire in questi casi tale indagine. In ognuno di questi gruppi è presente una problematica clinica, per la quale lo studio dello stato papillare gioca un ruolo fondamentale. La fotografia della papilla ottica consente di documentare lo stato attuale papillare e di effettuare una valutazione obiettiva da parte di più operatori, rappresentando un indispensabile ausilio per il monitoraggio cronologico del paziente. L’analisi fiotografica della papilla ottica si pone alla stregua delle più moderne metodiche di indagine dello stato papillare per la semplicità di esecuzione, l’economicità, la ripetibilità e la non invasività; inoltre rappresenta la base di un’ulteriore analisi morfometrica. In conclusione, la fotografia della papilla ottica è una pratica estensibile all’intera popolazione glaucomatosa, o quanto meno a casi particolari, che alla utilità clinica associa la possibilità di effettuare un’opera di educazione sanitaria specifica, migliora il rapporto “paziente-malattia” e agevola anche la compliance terapeutica. 301. Interaction of disposable contact lenses with synthetic analogue of human tears In questo studio sono state analizzate mediante RMN a bassa risoluzione le lenti a contatto in idrogel disposable, basate su copolimeri dell’HEMA, in interazione con soluzione salina e analogo sintetico delle lacrime umane. La misura RMN dei tempi di rilassamento tra le molecole di acqua “esterna” ed “interna” delle lenti a contatto può essere dedotta dalla loro dinamica. I tempi di rilassamento dei protoni relativi all’acqua interna sono più alti nei polimeri non ionici (Polymacon) rispetto a quelli ionici (Etafilcon A, Vifilcon A), ciò suggerisce che le molecole hanno una ridotta mobilità quando interagiscono con la matrice dei polimeri non ionici. Il trattamento con analogo sintetico delle lacrime umane induce un notevole incremento dei tempi di rilassamento nella quota relativa all’acqua interna. Così come un incremento dei tempi di rilassamento più alto dipende dalla durata del trattamento (1 minuto o un giorno) per le lenti costituite da polimeri ionici, similmente risulta essere più alto per le lenti costituie da polimeri non-ionici immerse per 1 minuto. Questo fenomeno può essere razionalmente spiegato ipotizzando che anche l’interazione proteinamatrice polimerica contribuisce a ridurre il contenuto di acqua dell’idrogel quando applicato, così come la temperatura e la evaporazione sono state già ipotizzate. 302. Multinuclear NMR Spectroscopy of rabbit lenses: Metabolic effects of glucocorticoids Le modificazioni metaboliche nel cristallino di giovani conigli indotte da un prolungato trattamento topico con desametasone sono state studiate mediante 1H, 13C e 31P spettoscopia RMN. Si è visto che il trattamento con desametasone induce un incremento dei livelli di sorbitolo, sorbitolo-3fosfato, fruttosio-3-fosfato, glicerolo-3-fosfato e glucosio-6-fosfato ed un decremento dei livelli di GSH e mio-inositolo, in analogia a quanto è stato osservato nelle lenti di ratti diabetici da streptozotocina e che precedono le opacità lenticolari. L’incremento dei livelli sierici di glucosio spiega solo parzialmente le variazioni biochimiche osservate, e la perdita di incremento degli intermediari del ciclo dei pentoso-fosfati, esempio il sedoeptulosio-7fosfato, sembra supportare l’ipotesi di una inibizione di glucosio-6-fosfato deidrogenasi dipendente dal trattamento con desametasone. Un decremento delle potenzialità antiossidanti delle cellule epiteliali lenticolari attraverso la riduzione del GSH ha suggerito un suo possibile meccanismo patogenetico nella cataratta indotta da glicocorticoidi. 303. Embriologia del cristallino: i fattori di crescita Abbiamo analizzato i fattori di crescita che esercitano un ruolo specifico nell’embriogenesi del cristallino. I dati raccolti sono stati integrati da alcune osservazioni sull’embriologia e sulla morfologia funzionale del cristallino stesso. Pag. 49 304. Embriologia della retina: i fattori di crescita Gli Autori descrivono le principali fasi evolutive dell’embriogenesi della retina neurosensoriale e dell’epitelio pigmentato retinico, ed analizzano i fattori di crescita che intervengono nel corso dei processi di differenziazione e di sviluppo di queste strutture, in particolare è stato studiato e descritto il processo di maturazione dei fotorecettori retinici. 305. Embriologia dei muscoli estrinseci dell’occhio: i fattori genetici ed epigenetici regolatori Dopo una breve introduzione sull’anatomia macro e microscopica dei muscoli estrinseci dell’occhio vengono descritte alcune tra le teorie, peraltro molto controverse, che riguardano i primi eventi della ontogenesi dei muscoli estrinseci dell’occhio e delle loro giunzioni neuromuscolari. Esistono strette correlazioni tra lo sviluppo dei muscoli extraoculari nella scimmia Macacus e quello del genere umano ed infatti gli studi più interessanti sono stati condotti appunto su campioni prelevati da feti dei primati. 306. Embriologia delle palpebre e dell’apparato lacrimale: i fattori di crescita Abbiamo studiato i fattori di crescita che svolgono un ruolo nell’embriogenesi delle palpebre e dell’apparato lacrimale. Sono stati inoltre presi in considerazione i fattori coinvolti nella secrezione mucosa dell’epitelio congiuntivale. I dati sono integrati da osservazioni sulla embriologia e sulla morfologia dei due sistemi. 307. Correzione dell’ipermetropia: occhiali multifocali, l’effetto prismatico e l’aniseiconia Le lenti multifocali vengono usate nell’ipermetropia o per correggere l’ametropia associata a presbiopia o quando è presente una eso-deviazione latente o manifesta. La prescrizione di tali lenti può indurre effetti prismatici non voluti durante la visione a distanza ravvicinata. Le maggiori probabilità di scatenare una sintomatologia astenopeica si presentano quando si produce una differenza di effetto prismatico sui meridiani verticali. Vengono proposte alcune soluzioni per superare tale problema. Per qunanto riguarda l’aniseiconia, viene sottolineata l’inadeguatezza, dal punto di vista clinico, della legge di Knapp e si suggerisce di utilizzare sempre lenti a contatto nella correzione dell’anisometropia senza tenere in alcun conto la causa della stessa. 308. Effetto sull’idrodinamica oculare in condizioni di provocazione di un farmaco α-1 litico (Dapiprazolo 0,5%) in soggetti con retinite pigmentosa Gli Autori hanno studiato in un gruppo di soggetti affetti da Retinite Pigmentosa, dopo instillazione a lungo termine di dapiprazolo 0,5%, la risposta al test dell’ipobarismo orbitario, esame che permette di valutare la produzione di umor acqueo in assenza di deflusso pressione-dipendente. I risultati hanno evidenziato che tale farmaco è in grado di ridurre la produzione dell’umor acqueo del 53% circa, che peraltro è già ridotta, senza indurre variazione significativa della pressione endoculare in condizioni basali. 309. Il nervo ottico: Morfologia, morfogenesi e fattori di crescita Dopo aver descritto la morfologia del nervo ottico ed esaminate le principali fasi della morfogenesi vengono studiati quei fattori di rischio che sembra possano esercitare uno specifico ruolo nel corso di questo periodo. 310. Il chiasma ottico: Morfologia, morfogenesi e fattori di crescita Sono descritte le caratteristiche morfologiche e le principali linee di organizzazione architettonicofunzionali seguite nel corso della morfogenesi del chiasma ottico. Vengono discusse in particolare le più recenti ipotesi relative alla “scelta” evolutiva intrachiasmatica delle fibre “dirette” e di quelle “crociate”. Sono elencati infine i principali fattori di crescita che controllano la morfogenesi del chiasma ottico. 311. Lenti a contatto a “ricambio frequente”: uso giornaliero o prolungato Gli Autori espongono come l’ipossia da lenti a contatto (lac) a “ricambio frequente” si possa prevenire effettuandone un uso solo giornaliero in quanto il DK/L di queste lenti è sufficiente solo per un uso diurno (EOP 10% ad occhi aperti). Studi sul cambiamento delle proteine lacrimali tra occhio aperto e chiuso sembrano confermare l’ipotesi che l’occhio chiuso è esposto ad uno stato infiammatorio sub-clinico per cui l’applicazione di lac peggiora tale condizione e per questo gli Autori ne sconsigliano l’uso. 312. Glaucoma, pressione arteriosa e farmaci antipertensivi sistemici Pag. 50 Fra i possibili fattori di rischio nella eziologia del glaucoma, particolare importanza è stata rivolta alla pressione arteriosa (PA), specificatamente tra alta PA sistolica non trattata e glaucoma cronico semplice e tra bassa PA diastolica e glaucoma sine ipertensione, ed al suo trattamento qualora essa risultasse elevata (calcio-antagonisti, beta-bloccanti, ACE-inibitori, diuretici). A tal riguardo è stato osservato che la somministrazione orale di calcio antagonisti (es. nitrendipina) in soggetti con ipertensione essenziale moderata e senza ipertono oculare determina oltre che effetti sistemici anche un moderato decremento della pressione intraoculare, mentre la sua instillazione evidenzia un marcato effetto ipotensivo oculare. Gli scotomi nei soggetti con glaucoma sine ipertensione miglioravano dopo che il paziente riceveva il Ca-antagonista dimostrando quindi una reattività dei vasi a quest’ultimo con una vasodilatazione che risultava in un aumentato flusso sanguigno al nervo ottico. La somministrazione orale di β-bloccanti è anch’essa correlata con una riduzione della pressione oculare (IOP) specie quando il farmaco β-bloccante controlla, riducendola, la pressione sistemica. Peraltro, il nadololo, farmaco non selettivo ad emivita più lunga, ad una singola dose di 20 o 40 mg per os determina un consistente decremento della IOP per l’intera giornata. Anche gli ACE-inibitori per via sistemica si sono dimostrati efficaci nel ridurre la IOP con meccanismi non perfettamente noti e probabilmente agendo sulle arterie ciliari posteriori inibendo l’enzima di conversione da angiotensina I ad angiotensina II e provocando così un furto sanguigno al corpo ciliare. Infine, tra i diuretici, non di uso corrente per ridurre i valori pressori, si è messo in evidenza il ruolo dell’acetazolamide nel controllo della IOP. 313. Le fibre nervose catecolaminergiche nella cornea del coniglio È stata dimostrata la presenza di fibre nervose catecolaminergiche nella cornea di coniglio. Negli anni passati si pensava che solo le fibre nervose dell’endotelio e quelle dello stroma vicino all’endotelio fossero di origine simpatica. I nostri risultati dimostrano che le fibre corneali sono catecolaminergiche e che esse si trovano in maggior numero nello strato epiteliale rispetto allo strato endoteliale e quello stromale. Tre settimane dopo una lesione chimica le fibre catecolaminergiche sono fortemente ridotte nello strato epiteliale ma sono ben conservate nello strato stromale ed in quello endoteliale. 314. I microfilamenti nella cornea del coniglio: studio autoradiografico, immunochimico ed ultrastrutturale Le cellule epiteliali ed i fibroblasti della cornea del coniglio legano anticorpi anti-miosinosimili (AMA). Studiando le stesse cellule con il microscopio elettronico abbiamo dimostrato che tali cellule contengono fasci di microfilamenti nelle zone corticali del citoplasma. I risultati immunochimici ed ultrastrutturali suggeriscono che entrambe queste cellule sono capaci di produrre in vivo movimenti collegati con i fenomeni morfogenetici. Inoltre abbiamo formulato l’ipotesi che i microfilamenti esercitano un ruolo nella motilità e nella riparazione delle lesioni traumatiche della cornea. 315. Argon laser Photocoagulation in the treatment of the palpebral lobe cysts of the lacrimal gland (dacriops) Il dacriops è una cisti chiusa che si sviluppa dal lobo palpebrale della ghiandola lacrimale principale, evidenziandosi nella regione del canto esterno; la sua crescita lenta ed insidiosa provoca disturbi di tipo meccanico e di tipo estetico, senza mai regredire in maniera spontanea. Il trattamento prevede una escissione chirurgica della cisti con risparmio del tessuto ghiandolare adiacente oppure la marsupializzazione della stessa nei casi associati a ipolacrimazione. La terapia Argon-laser è stata proposta dagli Autori per i casi di dacriops semplice, poiché il trattamento è eseguito in poche sedute ambulatoriali, in anestesia locale, evitando così i rischi operatori ed anestesiologici nonché il ricovero ospedaliero. Il trattamento fotocoagulativo non è consigliabile nei casi complicati da fistole ed in quelli con presentazione clinica atipica. 316. L’acuità visiva nella visione crepuscolare In questo lavoro vengono descritti ed analizzati i dati sul visus in condizioni di bassa luminanza ed in visione binoculare, rilevati in uno screening effettuato presso la sede dell’automobile Club di Mantova. I dati sono stati rilevati su di un gruppo di individui volontari in possesso di patente di guida, senza patologie sistemiche dichiarate e senza evidenti segni di opacità dei mezzi diottrici. I dati ottenuti, anche se non ancora definitivi, consentono di ricavare una prima curva standard delle capacità visive al variare della luminosità e forniscono, inoltre, dei valori di riferimento per fasce di età. Questi dati possono, quindi, rappresentare un valido punto di partenza per una migliore valutazione della visione crepuscolare, richiesta per il conseguimento ed il rinnovo della patente di guida automobilistica. Pag. 51 317. L’impiego di C.R.T. display per una guida sicura Numerosi studi recenti hanno sottolineato come molti test per la visione dei colori comunemente impiegati nella pratica clinica possano risultare non sufficientemente discriminanti per una serie di svariati fattori. Oltre a tali inconvenienti, la necessità sempre più avvertita di poter sottoporre ad elaborazione i dati ottenuti dai test, unita alla possibilità di introdurre nuovi parametri d’indagine in condizioni costanti e ripetibili, sembra rendere l’uso del CRT (Chatode Ray Tube) Display, con annesso elaboratore, particolarmente indicato nell’indagine e nella individuazione delle anomalie del senso cromatico. 318. Percezione di variazioni di luminosità e guida sicura Gli Autori, dopo uno studio statistico sulla misura della sensibilità al contrasto condotta su soggetti diabetici senza retinopatia ed in possesso di normale patente di guida, hanno evidenziato riduzioni statisticamente significative di questa funzione. Nella guida dei veicoli ciò si traduce praticamente in una riduzione dello spazio utile di percezione di ostacoli in condizioni di nebbia, fumo e foschia. Questo test si dimostra quindi indispensabile per una completa valutazione della funzione visiva. 319. Il ruolo della percezione visiva nella guida notturna Con un’apparecchiatura appositamente realizzata è stato condotto uno studio sull’acuità visiva, a varie luminanze, su un gruppo di soggetti miopi in possesso di regolare patente di guida. I risultati sono stati confrontati con quelli di un gruppo di soggetti normali emmetropi omogeneo per numero, età e sesso. È stata riscontrata una riduzione statisticamente significativa del visus a basse luminanze di tutti i soggetti miopi. Nei miopi con difetto diottrico maggiore di 6 diottrie tale riduzione è risultata superiore al 50%. Nella guida di veicoli di veicoli ciò si traduce in una riduzione dello spazio utile di percezione di ostacoli in caso di guida notturna o in gallerie. Questo test si dimostra quindi utile per una più corretta valutazione della funzione visiva. 320. Analisi quantitativa degli enzimi LDH ed SDH a livello del trabecolato corneosclerale umano: eventuale ruolo nella malattia glaucomatosa Gli Autori nel presente studio hanno effettuato l’analisi quantitativa relativa delle attività enzimatiche LDH ed SDH presente nell’angolo iridocorneale umano sia in condizioni normali che nella malattia glaucomatosa. Questi enzimi sono responsabili a livello dell’iride, del corpo ciliare, della coroide, e dell’angolo camerulare del trasporto attivo dell’acqua. Gli Autori hanno riscontrato nelle aree suindicate che l’attività si riduce in concentrazione del 42%. Nel glaucoma ad angolo aperto, ristretto e chiuso tale attività si riduce rispettivamente sino a raggiungere valori del 27%, 19% e del 14%. Questo dato indica una riduzione del trasporto attivo di acqua e pertanto una riduzione della funzione di controllo della pressione endoculare. Mentre l’attività SDH è presente in condizioni normali nel 66% delle aree osservate, nel glaucoma ad angolo aperto, ristretto e chiuso tale attività si riduce del 20% rispettivamente al 62%, 58% e 56%. 321. Il glaucoma ad angolo chiuso primario acuto Gli Autori descrivono il comportamento di pronto soccorso ambulatoriale che deve tenere un oculista di fronte ad un ipertono. Per quanto riguarda l’ipertono acuto da glaucoma da angolo chiuso primario acuto da blocco pupillare o da iride a plateau è imperativo ridurre il dolore e la pressione oculare del paziente. Si potranno così utilizzare farmaci sistemici e topici non dimenticando mai le loro controindicazioni. Contemporaneamente alla terapia medica si potrà procedere ad una indentazione corneale con lente di Zeiss. Se tale terapia farmacologica e fisica dovesse fallire, già dopo poche ore, si dovrà procedere ad una paracentesi della camera anteriore e se necessario ad una goniosinechiolisi. Dopo questo intervento, se riuscito, si potrà procedere dopo diverse ore ad una iridotomia Nd-YAG laser in ambo gli occhi. In effetti, tale trattamento può precedere la paracentesi se lo strumento è a pronta disposizione dell’oculista. Si potrà anche eseguire una iridoplastica periferica specie nelle iridi a plateau o una pupilloplastica se l’iridotomia e l’iridoplastica falliscono. Peraltro, in caso di insuccesso, cioè in presenza di una chiusura sinechiale per 270° o più sarà necessario procedere ad un intervento filtrante. Pag. 52 322. Le uveiti Gli Autori descrivono il comportamento di pronto soccorso ambulatoriale che deve tenere un oculista di fronte ad un ipertono acuto o ad una uveite Il trattamento delle emergenze delle uveiti deve necessariamente tener conto della assoluta inadeguatezza della comune convinzione che sia possibile trattare tutte le flogosi oculare con lo stesso schema terapeutico. L’importanza di un corretto approccio clinico-diagnostico fin dalle fasi iniziali di rilevazione di un’uveite consente di migliorare la prognosi quoad functionem e di ridurre gli effetti collaterali di terapie a volte inutili o inadeguate, e, spesso, potenzialmente dannose per il paziente. 323. L’acuità visiva in condizioni di ridotta illuminazione. Rapporto con lo stato di illuminamento indotto dai proiettori delle automobili In questo lavoro vengono descritti ed analizzati i risultati sul visus in condizioni di basse luminanze ed in visione binoculare, dopo uno screening effettuato presso la sede dell’Automobil Club di Mantova. I dati sono stati rilevati su di un gruppo di individui volontari in possesso di patente di guida, senza patologie sistemiche dichiarate e senza evidenti segni di opacità dei mezzi diottrici. I dati riscontrati, anche se non ancora definiti, consentono di ricavare una prima curva standard delle capacità visive al variare della luminosità e forniscono, inoltre, dei valori di riferimento per fasce di età. Questi risultati possono, quindi, rappresentare un valido punto di partenza per una migliore valutazione della visione crepuscolare richiesta per il conseguimento ed il rinnovo della patente di guida automobilistica. Inoltre, si sono fatte delle considerazioni con le reali condizioni di guida crepuscolare ed è stato rapportato il valore delle condizioni dell’acuità visiva alle basse luminanze con lo stato di illuminamento dell’ambiente indotto dai proiettori delle automobili, deducendo che il valore di 0,5 Cd/m2 è quello che da solo potrebbe essere valutato clinicamente dopo un adattamento al buio per 30’ ed il visus dovrebbe raggiungere i 6/10 in visione binoculare. Conferme cliniche saranno però necessarie su vari gruppi di popolazione (sani, miopi, diabetici, etc.). 324. Ultrasound biomicroscopy in the clinical evaluation of ab externo holmium: YAG laser sclerostomies La biomicroscopia ad ultrasuoni ad alta frequenza (UBM) ha un elevato potere di risoluzione ciò rende possibile l’esplorazione e lo studio in alcune aree del segmento anteriore con una chiarezza comparabile a quella dei preparati istologici. L’UBM ad alta frequenza È stato impiegato nella valutazione clinica di 10 occhi glaucomatosi sottoposti a sclerostomia con holmium: yttrium-alluminiumgarnet (Ho:YAG) laser ab externo. Le caratteristiche anatomiche delle fistole sono state esaminate e confrontate con immagini ecografiche. Gli Autori hanno dimostrato che nei 5 casi dove erano presenti la bozza filtrante, la fistola e l’ostio interno, la pressione intraoculare risultava ridotta. L’UBM è uno strumento diagnostico ad alta definizione nel follow-up di fistole e bozze filtranti dopo sclerostomia con Ho:YAG laser , rendendo possibile reintervenire tempestivamente prima che le manifestazioni cliniche si instaurino. 325. Valutazione dell’effetto dei farmaci antiglaucomatosi sull’ipertensione oculare indotta da prolungata chiusura palpebrale La chiusura prolungata delle palpebre provoca un marcato aumento della pressione intraoculare (PIO), la cui entità è proporzionale, tra 15 e 60 minuti, alla durata della manovra. Questo fenomeno è di grande interesse sia sul piano fisiologico, in quanto consente di studiare i meccanismi adattativi dell’occhio all’ipossia legata alla chiusura palpebrale; sia sul piano farmacologico, in quanto sembra riprodurre i picchi ipertensivi che si verificano durante il sonno ed il cui controllo potrebbe migliorare l’efficacia della terapia anti-glaucomatosa. Gli esperimenti sono stati condotti misurando la PIO immediatamente prima la chiusura delle palpebre e dopo 60 minuti; i pazienti rimanevano seduti pe tutta la durata del test. I farmaci sono stati somministrati a tempi variabili dall’inizio del test, in funzione delle loro caratteristiche farmacocinetiche. I risultati ottenuti mostrano che l’effetto dei farmaci antiglaucomatosi sull’aumento della PIO da chiusura palpebrale varia non solo da classe a classe, ma anche all’interno di una stessa classe. Tra i β-bloccanti, metipranolo 0,3% inibisce l’incremento pressorio del 100%, levobunololo 0,5% del 70%, timololo 0,5% del 40%, betaxololo 0,5% del 25%. Clonidina, pilocarpina, adrenalina ed acetazolamide inibiscono l’incremento pressorio del 20-40%. Questi risultati indicano che l’effetto dei farmaci sul picco ipertensivo da chiusura delle palpebre non è necessariamente correlato al loro effetto sulla PIO basale. Questo test potrebbe, quindi, fornire utili informazioni sulla capacità dei farmaci di controllare i picchi ipertensivi che si verificano, in particolare, prima e durante il sonno. 326. A Probabilistic model to evacuate the risk exposure of drivers affected by visual function reduction Pag. 53 La visione binoculare rientra tra le molte funzioni che entrano in gioco durante la guida e dipende dalle condizioni di viabilità ed atmosferiche. Dopo aver analizzato in profondità gli scenari stradali più significativi secondo un test a cui sono stati sottoposti gli automobilisti a seconda delle loro patologie visive si propone un metodo per quantificare l’esposizione al rischio di incidenti stradali.Il metodo, che si basa su un approccio sperimentale del tipo Monte Carlo, è adatto per lo studio non solo se certe funzioni patologiche (che possono essere più o meno debilitanti) che costituiscono un alto grado di rischio ma se l’uso di materiali specifici per lenti e l’uso di altri strumenti che aiutino nella guida può ridurre in una certa misura il rischio di incidenti. I risultati ottenuti dall’applicazione del metodo agli scenari proposti sono valutati per quanto riguarda il relativo peso che può essere attribuito alle varie patologie. 327. Neurotrasmission in human trabeculae corneoscleral La eziopatogenesi del glaucoma è molto complessa e controversa. Altri studi hanno dimostrato che le strutture del trabecolato sclero-corneale sia umano che canino giocano un ruolo importante nell’attivo assorbimento dell’umore acqueo. Noi abbiamo ipotizzato che un ruolo attivo è svolto dall’innervazione del traecolato sclero-corneale. Abbiamo così studiato tre neurotrasmettitori nel trabecolato sclero-corneale i quali potrebbero avere un importante ruolo nella idrodinamica dell’umore acqueo sia nelle condizioni normali che in quelle patologiche. 328. Catecholaminergic nerve fibres in normal and alkali-burned rabbits cornea Negli anni recenti le ricerche anatomiche hanno rivelato la presenza di vari tipi di fibre nervose nella cornea. Ci siamo proposti in questo studio di valutare la distribuzione delle fibre catecolaminergiche nei vari strati della cornea di coniglio e di studiare gli effetti di una lesione superficiale indotta sperimentalmente sul pattern delle fibre catecolaminergiche e sulla loro distribuzione nei vari strati corneali. Tre settimane dopo aver provocato una ustione da alcali nel centro della cornea destra di cinque conigli albini e poi sacrificati, sono state colorate le sezioni dei tessuti corneali dei due occhi al fine di valutare la distribuzione delle fibre catecolaminergiche e quindi scattate le fotografie in bianco e nero. Queste sono state esaminate mediante un analizzatore di immagini Quantimet Leica. Fibre nervose catecolaminergiche sono state osservate nell’epitelio e negli strati profondi dello stroma corneale. Si è constatato nelle sezioni della cornea danneggiata una importante riduzione di esse nello stroma superficiale mentre quelle endotelio e dello strato profondo non erano interessate. Anche se le fibre nervose catecolaminergiche sono state osservate in tutti gli strati della cornea, la loro ripartizione dopo l’induzione di una lesione superficiale della cornea sembra indicare che le fibre nervose superficiali e profonde hanno probabilmente una differente ripartizione. 329. Une approche raisonnée de l’utilisation des lentilles de contact dans un but thérapeutique: notre expérience Le lenti a contatto terapeutiche in commercio sono in idrogel o al collagene. Sebbene tali lenti, in quanto specificamente progettate per essere utilizzate a fini terapeutici, si siano dimostrate adatte per il trattamento di alcune patologie, non lo sono per altre, come le patologie da esposizione, il nistagmo, la ptosi, il microftalmo, l’albinismo assoluto, le bozze congiuntivali ecc.. Inoltre nessuna lente a contatto in idrogel trasmette ossigeno in quantità sufficiente tale da poter essere utilizzata in regime prolungato per trattamenti che richiedono tempi lunghi. Gli Autori, in base alla loro esperienza considerano la possibilità di utilizzare oltre alle lenti convenzionali, altri tipi di lenti: in gomma siliconica, rigide sclerali o corneali, in idrogel a basso tasso di disidratazione o monouso, non convenzionalmente terapeutiche, al fine di poter trattare, con maggior efficacia, un ampio ventaglio di patologie oculari. 330. Induced acute hypertension: Mode of retinal cell degeneration Sono stati studiati gli effetti dell’ipertensione oculare sperimentale sulle cellule retiniche. Sono stati valutati i livelli della pressione intraoculare ed il grado di danneggiamento delle cellule mediante l’analisi citochimica e del DNA. Sono state osservate due modalità di degenerazione delle cellule retiniche: Necrotica ed Apoptotica. 331. Danno da glaucoma: Blocco del trasporto assoplasmatico nel nervo ottico Gli Autori descrivono la fisiologia del trasporto assoplasmatico, in particolare nel nervo ottico, ed una serie di studi sperimentali relativi alla sua interruzione. Non è ancora chiaro il meccanismo con il quale l’aumento della pressione intraoculare, artificialmente indotto o in corso di glaucoma, possa determinare il blocco del flusso assoplasmatico, malgrado siano Pag. 54 stati prospettati eventi meccanici e/o vascolari, capaci di attivare l’apoptosi nelle cellule gangliari retiniche. La riattivazione del trasporto assoplasmatico potrebbe essere ottenuta sia interferendo sull’evento primitivo, che attraverso l’apporto di fattori neurotrofici. 332. Occlusioni venose retiniche: Aspetti eziopatogenetici Gli AA hanno valutato i fattori di rischio coinvolti nell’insorgenza delle occlusioni venose retiniche considerando come questa patologia sia multifattoriale e quindi come sia necessaria una ricerca attenta dell’evento scatenante al fine di intervenire in modo specifico dal punto di vista terapeutico. 333. Considerazioni sull’eziopatogenesi della miopia Gli AA riportano le recenti vedute eziopatogenetiche sull’insorgenza della miopia considerando come la deprivazione visiva o uno stimolo luminoso anomalo mediante l’azione di mediatori chimici sistemici o locali possa aumentare tale vizio refrattivo. 334. Genetica del glaucoma pigmentario Gli Autori riportano le più recenti acquisizioni sulla sindrome da dispersione pigmentaria, evidenziandone il carattere eredo-familiare e la localizzazione cromosomica. Sembra rilevante anche l’influenza di particolari geni omeobox. 335. Controversie sulla vascolarizzazione della testa del nervo ottico e dell’area periottica Gli AA descrivono l’architettura e la struttura dei vasi della testa del nervo ottico, nei suoi vari strati, e dell’area periottica. Al momento alcuni aspetti dell’angioarchitettura risultano ignoti; sono necessari ulteriori studi per chiarire definitivamente le caratteristiche del microcircolo papillare e peripapillare. 336. Effetti metabolici dei glucocorticoidi su cristallini di coniglio - Studio mediante RMN Gli Autori studiano, mediante spettroscopia RMN 1H, 13C, 31P, le variazioni del metabolismo nel cristallino di conigli giovani indotte da un prolungato trattamento topico con desametazone. È stata proposta, come un possibile meccanismo patogenetico per la cataratta indotta da glicocorticoidi, una diminuzione del potenziale di riduzione delle cellule epiteliali del cristallino di coniglio secondario a perdita di GSH. 337. Le basi molecolari dello sviluppo Gli AA descrivono i meccanismi molecolari preposti al differenziamento cellulare studiati nel Caenorhabditis elegans, nella Drosophila melanogater, nel topo e nell’uomo. Geni materni, segmentari ed omeotici vengono analizzati. 338. Lo sviluppo dell’organizzazione spaziale del corpo Gli Autori sostengono che nel programma di sviluppo del corpo esistono istruzioni semplici che determinano le forme. Nell’organizzazione spaziale notevole importanza viene attribuita alla posizione della cellula che, in base al suo codice genetico, interpreta il segnale inviato da morfogeni. Questi segnali non sono oggi tuttora noti. Nello sviluppo dello schema spaziale è inoltre importante il fenomeno dell’induzione che avverrà solo su cellule competenti. 339. Lo sviluppo delle strutture ossee dell’orbita Gli AA, dopo una premessa anatomica delle ossa dell’orbita, descrivono la sua morfogenesi. Il cranio può essere suddiviso in due parti: il neurocranio e lo splancnocranio. Il primo deriva dai somitomeri e dai somiti occipitali (mesoderma parassiale) e forma il rivestimento protettivo dell’encefalo con la porzione cartilaginea che forma le ossa della base del cranio. Lo splancnocranio, che deriva dalla cresta neurale, darà invece origine allo scheletro della faccia principalmente attraverso i primi due archi faringei. 340. Morfogenesi della tunica sclerale Gli AA riportano nella prima parte del lavoro la morfologia antomo-funzionale della sclera mentre nella successiva gli aspetti embriologici che possono spiegare alcune anomalie congenite. 341. Sviluppo della cornea umana Pag. 55 Gli Autori riportano le nuove acquisizioni sull’embriologia della cornea dopo aver valutato le più recenti acquisizioni morfologiche. Uno dei concetti più importanti sarebbe l’origine neuroectodermica piuttosto che mesenchimale, delle cellule endoteliali e stromali posteriori. 342. Morfogenesi del vitreo Gli AA. dopo una breve premessa anatomica, descrivono lo sviluppo embriogenetico del vitreo che avviene attraverso due fasi: vitreo primitivo e vitreo secondario. 343. Lo sviluppo postnatale delle vie visive In questo lavoro gli Autori sottolineano il ruolo fondamentale dell’esperienza visiva nello sviluppo postanatale delle vi visive. Dopo aver ripercorso la strada delle principali scoperte, dagli anni 60, relative alla fisiologia dello sviluppo della funzione visiva, vengono affrontate le più moderne tematiche di segregazione, oculare e corticale, sinaptogenesi. Malgrado la ricerca in questo campo sia orientata sulla biologia molecolare, c’è accordo unanime nel ritenere il potenziale d’azione, in quanto attività elettrica evocata, come primo attore nel corretto sviluppo delle vie visive. 344. I potenziali visivi nello sviluppo postnatale delle vie visive Gli AA, riportano gli studi eseguiti sullo sviluppo postnatale delle vie visive osservando come il potenziale d’azione sia l’elemento cruciale. L’eliminazione chimica nel gatto dei potenziali d’azione arresta lo sviluppo delle terminazioni assoniche nelle cellule gangliari ed inoltre sono necessari per i primi due mesi di vita per far maturare le terminazioni delle cellule gangliari e far stabilire nuove connessioni sinaptiche. Se i potenziali d’azione sono bloccati in qualsiasi momento durante questo periodo, lo sviluppo normale viene impedito. 345. Lo sviluppo postnatale delle funzioni visive e plasticità del sistema visivo Lo sviluppo delle varie funzioni visive nel periodo postnatale è un processo che diventa attivo rapidamente e tende a completarsi nei primi periodi di vita parallelamente ai processi di corticogenesi e di sinaptogenesi sotto lo stimolo delle esperienze visive. La ricerca clinica e biomolecolare indicano che il sistema visivo, a livello corticale, mantiene uno stato di plasticità anche dopo lo sviluppo postnatale è stato ultimato. Gli Autori riportano i più recenti lavori internazionali rivolti a queste tematiche. 346. Lo sviluppo della vascolarizzazione del segmento posteriore dell’occhio e del nervo ottico Gli Autori riportano le tappe essenziali dello sviluppo del sistema vascolare del segmento posteriore oculare in epoca prenatale. Viene descritta, in particolare, la morfogenesi del complesso angioarchitettonico che rifornisce la testa del nervo ottico nelle sue varie porzioni e la sua struttura anatomica definitiva. 347. Danno da glaucoma: Il ruolo della matrice extracellulare nella testa del nervo ottico Gli Autori descrivono le caratteristiche ultrastrutturali della lamina cribrosa nella testa del nervo ottico, sia in occhi di soggetti normali che in occhi affetti da glaucoma. Particolare riguardo è rivolto ai processi involutivi istochimici che coinvolgono la matrice extracellulare. La sofferenza degli astrociti sembra essere direttamente correlata ai livelli di pressione intraoculare, per causa di un insulto meccanico e/o metabolico; tuttavia la reattività individuale è in grado di condizionare la suscettibilità della lamina cribrosa all’insulto glaucomatoso. 348. I fattori di rischio nel normal tension glaucoma Gli AA riportano i fattori di rischio nel glaucoma a pressione normale considerando come alla base vi sia un’eziopatogenesi multifattoriale: fattori locali e sistemici e come sia difficile modulare la loro influenza. In effetti, sono necessari ulteriori studi per conoscere la possibile presenza di fattori di rischio. 349. Lo sviluppo dei neuroni cerebrali Gli AA, dopo aver descritto la morfogenesi del tubo neurale, analizzano la differenziazione dei vari strati nella parte anteriore del tubo neurale: zona ventricolare, intermedia e marginale. Segue la formazione della placca corticale che darà successivamente luogo alla corteccia cerebrale. Moltiplicazione cellulare, migrazione, molecole di riconoscimento (es. N-CAM), orientamento preferenziale di neuroni, proprietà di trasmissione, elaborazione progressiva dei prolungamenti, fattori di crescita, quadri specifici di connessione, chemioaffinità, polarizzazione, periodo critico, apoptosi sono tutti eventi di notevole importanza presi in considerazione nella neurogenesi. 350. Presbiopia: Involuzione nella crescita del sistema visivo Pag. 56 Gli AA, evidenziano che si fa riferimento a studi oggettivi che affermano che l’ampiezza accomodativa è praticamente nulla dopo i 52 anni di età, appare evidente che altri fattori causali debbono essere necessariamente individuati per spiegare l’incremento di addizione positiva che normalmente viene prescritto nell’età successiva. Di primaria importanza risulterebbe per gli AA la minore trasparenza dei mezzi diottrici ed una minore “efficacia retinica” che possono essere considerati fattori causali della riduzione della sensibilità al contrasto e dell’acuità visiva mentre la variazione (riduzione) del gradiente dell’indice di refrazione del cristallino è presumibile che abbia effetto soltanto sull’acuità visiva. Gli AA, espongono quindi un caso clinico che sembra confermare l’ipotesi che la necessità di addizioni elevate dipenda non tanto da ulteriori riduzione dell’ampiezza accomodativa ma da un’involuzione nella crescita del sistema visivo. A conclusione del lavoro gli AA propongono la loro definizione di presbiopia e cioè progressiva riduzione con l’età della visione distinta degli oggetti vicini in cui la perdita di accomodazione avrebbe un ruolo rilevante ma non determinante. 351. Nebbia e perdita di efficienza nella guida automobilistica: attuale e possibile prevenzione sul conducente Gli Autori, dopo un’introduzione in cui riportano la mancata conoscenza del problema della sensibilità al contrasto da parte delle Autorità preposte alla sicurezza stradale, prendono in considerazione i presupposti anatomo-fisiologici. Quindi descrivono i metodi di valutazione di queste funzioni. Ritengono, peraltro, che bisogna indagare tale funzione nei conducenti di autoveicoli per evidenziare patologie oculari che possono influire sull’efficienza dell’apparato visivo in condizioni di scarsa visibilità quale la nebbia. Va considerato infatti come un deficit della sensibillità al contrasto sia di notevole rischio per il conducente. Peraltro il contrasto influenza altre caratteristiche visive come la percezione dei colori e la velocità apparente di un oggetto. Viene infatti fatto presente che lo studio della sensibilità al contrasto rappresenta l’unica possibile prevenzione sul conducente nelle condizioni di nebbia e che specifiche lenti possono essere parzialmente utili a questo fine. 352. Occurrence of cholinergic nerve fibers in the human uveoscleral tissue Lo scopo del lavoro è stato quello di studiare le fibre nervose colinergiche (CNF) del tessuto uveosclerale umano normale ed in condizioni patologiche ( pressione intraoculare-IOP- elevata di varia entità) e di sottoporre ad analisi quantitativa le CNF al fine di analizzare un’ipotetica associazione tra IOP e livello uveosclerale del neurotrasmettitore colinergico nelle fibre nervose di occhi enucleati. Sono stati esaminati nel nostro protocollo undici pazienti ipertesi oculari di varia entità sottoposti ad enucleazione chirurgica per ragioni traumatiche o neoplastiche. Il tessuto uveosclerale analizzato presentava un’attività enzimatica acetilcolinesterasi (Ache) a livello delle sue fibre nervose. La positività Ache risultava del 7,2% nel tessuto normale, mentre del 20,3% nei pazienti con pressione oculare elevata nel totale dell’area osservata. L’aumento dell’attività enzimatica può essere rapportata all’incremento della IOP. 353. Degenerated events-necrosis and apoptosis of the detached retina caused experimentally in the rats Lo scopo del presente lavoro è stato quello di studiare gli eventi degenerativi, necrotici ed apoptotici, nella retina di ratto dopo un suo distacco indotto sperimentalmente mediante l’ipertensione oculare acuta e di verificare eventuali meccanismi di neuroprotezione. L’ipertensione oculare è stata indotta iniettando in modo rapido 10μl di soluzione fisiologica in camera anteriore in modo da indurre un brusco incremento della pressione intraoculare a cui veniva fatto seguire un rapido ritorno ai valori basali. Il valore pressorio ottenuto veniva registrato con un trasduttore Unirecord, modello 7050, Ugo Basile. Dopo 6 ore dal trattamento si evidenziavano alterazioni della cromatina nucleare nelle cellule retiniche ed eventi degenerativi del DNA indicanti comparsa di necrosi soprattutto a carico dei fotorecettori. Intorno alle 24 ore sono presenti sia fenomeni apoptotici, evidenziati con la comparsa di frammentazione nucleosomale del DNA, che danni necrotici. Dopo 48 ore i fenomeni necrotici sembrano divenire prevalenti. Analogamente a quanto osservabile in altre situazioni sperimentali in cui sono presenti fenomeni degenerativi neuronali il trattamento con troxolo, scavenger dei perossidi, induce protezione delle cellule retiniche, a 24 ore dall’induzione del danno, con modalità concentrazione-dipendente. 354. Degenerated events in the cells of the anterior chamber caused by experimentally produced acute glaucoma in rats Nel presente lavoro è stata utilizzata una tecnica sperimentale di induzione di ipertensione oculare acuta che provoca fenomeni di degenerazione necrotica ed apoptotica nel segmento posteriore dell’occhio di ratto per studiare le alterazioni indotte nelle popolazioni cellulari del segmento anteriore, con particolare riferimento alla cornea ed al corpo ciliare. L’ipertensione oculare è stata indotta iniettando in Pag. 57 modo lento e continuo in camera anetriore metilcellulosa (MTC) al 2%. Nel segemento anteriore dell’occhio di ratto, in cui è stata indotta ipertensione oculare acuta, si osserva, mediante la tecnica TUNEL, un evidente degradazione del DNA delle cellule endoteliali della cornea e delle cellule epiteliali del corpo ciliare a 24 ore dall’evento ipertensivo. Non siamo ancora in grado di verificare se questo evento è ascrivibile a fenomeni necrotici ed apoptotici, ma i concomitanti eventi degenerativi, di natura apoptotica, a livello retinico e coroideo ci portano a supporre anche per queste cellule la presenza di fenomeni apoptotici. Ciò presuppone un possibile controllo farmacologico. 355. Neuroprotective effect of troxol (water-soluble product of vitamine E) in degenerated retinal cells after experimentally produced acute glaucoma in rats Lo scopo del presente lavoro è stato quello di studiare i fenomeni degenerativi retinici indotti utilizzando una tecnica sperimentale di ipertensione oculare acuta da noi messa a punto e che induce i fenomeni degenerativi necrotici ed apoptotici nell’occhio di ratto, animale ben conosciuto per quanto riguarda i meccanismi di base dell’apoptosi e di studiare eventuali meccanismi di neuroprotezione. L’ipertensione oculare è stata indotta iniettando in modo lento e continuo in camera anteriore metilcellulosa (MTC) al 2%. Il DNA a basso peso molecolare è stato separato mediante elettroforesi su gel di agarosio allo 0,8% ed è stato evidenziato mediante autoradiografia. La protezione da apoptosi è stata ottenuta iniettando troxolo 1-5 mM finale insieme con la metilcellulosa. Dopo un’ora dal trattamento già sono evidenti eventi necrotici. Il fenomeno apoptotico non è ancora chiaramente evidente dopo 6 ore dal trattamento mentre raggiunge il suo massimo dopo 24 ore ed è rilevabile anche dopo 48 ore tempo a cui i fenomeni necrotici sembrano tornare ad essere retinici, a 24 dall’induzione del danno, con modalità concentrazione-dipendente. I nostri dati dimostrano che in seguito ad ipertono si manifesta danni cellulari che possono essere ascrivibili a due diversi eventi degenerativi, necrosi ed apoptosi. Gli eventi correlati a fenomeni apoptotici potrebbero essere suscettibili di un trattamento farmacologico, mediante l’uso del troxolo, atto a prevenire ulteriori danni neuronali. 356. The protective role of troxol in the choroidal cells of the against degeneration caused by experimental acute rise in the intraocular pressure Lo scopo del presente lavoro è stato quello di verificare se i danni indotti da ipertensione oculare acuta sulle cellule coroidee possono essere sensibili all’azione protettiva degli scavenger dei perossidi (troxolo). Nelle cellule coroidee di ratto, in cui è stata indotta ipertensione oculare acuta, si osserva, mediante la tecnica TUNEL, un’evidente degradazione del DNA. Questa comincia ad essere osservabile circa 6 ore dopo il trattamento e persiste almeno sino a 48 ore. Non siamo ancora in grado di veerificare se questo evento è ascrivibile a fenomeni necrotici od apoptotici, ma i concomitanti eventi degenerativi, di natura apoptotica, a livello retinico ci portano a supporre anche per queste cellule la presenza di fenomeni apoptotici. Il trattamento con 5 mM di troxolo, scavenger dei perossidi induce protezione delle cellule coroidee, a 24 ore dal danno. 357. Choroidal cells degeneration after experimentally produced glaucoma in rats Lo scopo del presente lavoro è stato quello di utilizzare una tecnica sperimentale di induzione di ipertensione oculare e di studiarne gli effetti sulle cellule coroidee. Nelle cellule coroidee di ratto, si osserva, mediante la tecnica TUNEL, un’evidente degradazione del DNA. Questa comincia ad essere osservabile circa 6 ore dopo il trattamento e persiste almeno sino a 48 ore. Non siamo ancora in grado di verificare se questo evento è ascrivibile a fenomeni necrotici od apoptotici o ad entrambi, ma i concomitanti eventi degenerativi, di natura apoptotica, a livello retinico ci portano a supporre anche per queste cellule la presenza di fenomeni apoptotici. 358. Evoluzione nel tempo del concetto di accomodazione e presbiopia Gli Autori propongono una rivisitazione storica, dalle prime ipotesi di Keplero e Cartesio alle più recenti, per capire le problematiche sulla etiopatogenesi dell’accomodazione e della presbiopia. Anche attualmente non tutto è chiarito in merito all’insorgenza ed all’evoluzione della presbiopia, pertanto altri fattori, oltre alla perdita dell’accomodazione, devono essere necessariamente individuati. 359. Equilibrio dinamico tra epitelio e stroma nella fisiopatologia corneale Gli AA, dopo una introduzione volta a sintetizzare l’anatomia della cornea, descrivono le interazioni tra epitelio e stroma nella fisiopatologia corneale. L’evento chiave documentato è una riduzione dei cheratociti stromali (apoptosi) a seguito del turnover epiteliale, di abrasioni corneali, LASIK ed altre manipolazioni chirurgiche corneali. L’apoptosi dei Pag. 58 cheratociti risulta coinvolta anche nella patogenesi del cheratocono, nell’applicazione di lenti a contatto rigide non corneo conformi, l’eccessivo strofinamento dei bulbi e nelle patologie allergiche della superficie oculare. Appare evidente che intervenire in uno stadio iniziale rappresenta sicuramente il modo più efficace per controllare la risposta riparativa e che nel futuro si potrà modulare questa risposta per il fine che ci si ripropone di ottenere. 360. Morphological changes of human retinas affecteed vascular diseases L’esame clinico della retina umana può dare numerose informazioni su disturbi vascolari comuni come l’ipertensione sistemica, l’aterosclerosi e la vasculopatia diabetica. Lo scopo del nostro studio è stato quello di ricercare le manifestazioni morfologiche di queste malattie prendendo in considerazione occhi umani enucleati la cui retina risulta integra da precoci alterazioni postmortem. La microscopia ottica, la microscopia polarizzata, a trasmissione ed a scansione elettronico sono state utilizzate per queste indagini. Una progressiva perdita di periciti ed un ispessimento della membrana basale sono significativamente e caratteristicamente presenti nelle variazioni retiniche correlate all’età, ma sono più evidenti in caso di retinopatia diabetica e retinopatia ipertensiva. In alcuni casi queste variazioni si associano con occlusioni capillari dovute a microtrombi o proliferazione intraliminare di cellule similgliali. Oltre ad un danno delle cellule neuronali marcate variazioni delle cellule gliali sono state osservate. In casi di ischemia retinica la morfologia gliale intraretinica mostra caratteristiche epiteliali che sono associate alla condensazione del vitreo ad essa adiacente. Nei disturbi retinici essudativi, le cellule gliali invadono le giunzioni vitreoretiniche mostrando caratteristiche tipiche dei miofibroblasti. Alcune complicanze legate a patologie vascolari retiniche, come le neovascolarizzazioni vitreoretiniche e la vitreoretinopatia proliferativa (PVR) saranno ulteriormente presentate. 361. Age related changes of retina and optic pathways Nei soggetti si verificano molte variazioni età-dipendenti nel sistema visivo. Essi principalmente consistono in: perdita dell’acuità visiva, riduzione del senso cromatico, così come la riduzione del campo visivo. Per molti anni la riduzione delle funzioni visive nei soggetti anziani sono state considerate come causate dalle opacità dei mezzi diottrici, mentre una scarsa attenzione è stata rivolta ai cambiamenti che si verificano nella retina e nelle vie ottiche. Lo spessore della retina si riduce significativamente con l’età. Si è visto che i bastoncelli e le cellule ganglionari sono più vulnerabili al danno con l’età rispetto ai coni. Le cellule dell’epitelio pigmentato della retina diventano di diametro e forma irregolare ed accumulano una massiva quantità di lipofuscina. La retina può essere alterata precocemente da un danno postmortem o premortem comune alle malattie vascolari (per es., ipertensione, arteriosclerosi, vasculopatia diabetica). In alcune condizioni questi cambiamenti sono associati con l’occlusione dei capillari, danni delle cellule neurali e cambiamenti delle cellule gliali. Per questi motivi è necessario distinguere i danni età-correlati e le malattie retiniche. 362. Analisi della sensibilità al contrasto a duplicazione di frequenza (Dinamica) in soggetti in possesso di patente di guida automobilistica La sensibilità al contrasto, cioè la capacità di percepire variazioni di luminanza, è uno dei parametri che caratterizzano la funzione visiva. Finora nei precedenti lavori abbiamo studiato la sensibilità al contrasto a frequenza statica (1.98 Hz) con stimolazione a barre fisse. Tuttavia le condizioni di guida automobilistica sono di tipo dinamico. Queste variazioni attivano meccanismi neuronali diversi a seguito di fenomeni di sollecitazione. Per questa ragione abbiamo approntato una variazione alla metodica di studio classica per analizzare queste condizioni. Ci siamo così avvalsi di un sistema di stimolazione computerizzato in grado di fornire una variazione temporale a quella che è una variazione spaziale (C/°). Le variazioni spaziali testate sono state quattro (0.17- 0.53- 1.54- 4.69 C/°) mentre quella temporale è stata di 21.8 Hz. Tale frequenza è stata scelta come limite al di sotto della frequenza critica di fusione. I risultati hanno messo in evidenza che in 16 occhi su 44 i valori di sensibilità al contrasto comparivano soltanto in 2 pazienti di età inferiore ai 30 anni. Pertanto in seguito a quanto emerso dal nostro studio e dalla bibliografia internazionale reputiamo quanto mai utile introdurre la valutazione della sensibilità al contrasto dinamica come esame di routine per il conseguimento e soprattutto il rinnovo della patente di guida automobilistica perché indice di condizioni neuronali retiniche o delle vie ottiche. 363. Acute ocular hypertension as a model retinal cell degeneration Sono stati studiati gli effetti dell’ipertensione oculare sperimentale sulle cellule retiniche. Sono stati valutati i livelli della pressione intraoculare ed il grado di danneggiamento delle cellule mediante l’analisi Pag. 59 citochimica e del DNA. I dati dimostrano che l’ipertensione oculare acuta causa una estesa morte delle cellule retiniche per apoptosi. 364. Tinted Spectacle lenses and Myopia Le lenti oftalmiche colorate vengono frequentemente prescritte per la correzione della miopia con lo scopo di ridurre l’abbagliamento solare o semplicemente per fini estetici. Gli Autori analizzano le relazioni tra alcuni fattori ottici e funzionali dell’occhio miope e le caratteristiche ottiche e tecnologiche delle lenti colorate con lo scopo di ottimizzare la prescrizione di tali lenti. Viene anche considerata la prescrizione preventiva di lenti che assorbono le radiazioni blu ed ultraviolette. 365. Localization of Dopamine Receptors in the Rabbit Cornea Lo scopo del lavoro è stato quello di analizzare il profilo farmacologico e la localizzazione anatomica dei recettori D1 e D2 dopaminergici in sezioni di cornea di coniglio in condizioni normali. Sono stati estratti campioni di cornea di coniglio. Sono state usate tecniche biochimiche ed autoradiografiche su sezioni congelate. È stato usato il [3H]SCH-23390 come ligando dei recettori dopaminergici D1 ed il [3H]spiroperidolo come ligando dei recettori dopaminergici D2. Gli [3H]SCH-23390 e [3H]spiroperidolo sono localizzati nelle sezioni di cornea di coniglio. Il profilo farmacologico dei legami è stato concorde con la classificazione dei recettori D1 e D2 rispettivamente. L’analisi al microscopio ottico della localizzazione dei recettori D1 e D2 rivela l’accumulo dei due radioligandi nello strato epiteliale ed endoteliale della cornea. È suggestivo un possibile ruolo del sistema dopaminergico nel controllo delle funzioni corneali. 366. Il microsistema epitelio corneale- lenti a contatto Gli AA riportano le manifestazioni sub-cliniche e cliniche indotte dalle lenti a contatto (lac) sull’epitelio corneale. Le manifestazioni sub-cliniche riconoscono cause meccaniche, metaboliche (termiche ed ipossiche), lacrimali ed iatrogene. Le manifestazioni cliniche daranno peraltro luogo ad i seguenti eventi: ipoestesia corneale, edema corneale, deficit lacrimale localizzato, fragilità epiteliale, complicanze propriamente dette (sindrome del rifiuto corneale, neovascolarizzazione, cheratiti infettive) e complicanze meccaniche (in rapporto alle lenti ed al materiale confinato sotto le lac). Gli AA concludono osservando come l’applicazione di una lac perturbi un microsistema locale quale quello inter-oculo-palpebrale per cui l’applicazione deve essere sempre effettuata con scienza e controllata nel tempo. 367. Uveoscleral outflow in dog’s eye: role of several enzymes È stato valutato il pattern morfologico di enzimi diversi (succinico-deidrogenasi - SDH, glucosio-6fosfato deidrogenasi - G6PDH e lattico-deidrogenasi – LDH) in occhi sani di cane. Una speciale attenzione è stata posta al tessuto uveo-sclerale. Le sezioni criostatiche degli occhi di cane sono state colorate con il blu di toluidina per riconoscere i dettagli microanatomici o con metodi istoenzimatici per l’attività della SDH, G6PDH e LDH usando il sodio succinato, il glucosio-6-fosfato ed il lattato di sodio come substrati ripsettivamente, la nicotinamide adenina dinucleotide (NAD) come agente riducente ed il sodio nitro-blu-tetrazolina come sostanza colorante. Nel tessuto uveo-sclerale sono state osservate una moderata reazione positiva per la SDH ed una forte reazione positiva per la LDH, mentre la G6PDH dà una colorazione negativa. Sono state suggerite alcune considerazioni riguardanti un possibile ruolo attivo per queste attività enzimatiche sul deflusso dell’umore acqueo. 368. Accomodazione del cristallino: Aspetti eziopatogenetici Gli AA espongono gli aspetti anatomici e fisiologici dell’accomodazione, funzione automaticoroflessa, che permette all’occhio di far variare il suo potere diottrico in funzione della vicinanza di un oggetto. Osservano come non ci siano ancora certezze sulle modifiche del cristallino e della zonula di Zinn e come la stessa perdita della capacità accomodativa negli anni sia tutt’altro che definita. 369. Apoptotic degeneration induction in retinal cells by acute ocular hypertension and neuroprotection by troxol Sono stati studiati gli effetti dell’ipertensione oculare sperimentale acuta sulle cellule retiniche. Sono stati valutati i livelli di IOP ed il grado di danneggiamento delle cellule mediante analisi citochimica e del DNA, di cui si sono osservate le modalità di degenerazione, necrotica ed apoptotica. Sono stati individuati possibili approcci farmacologici per prevenire gli eventi degenerativi almeno in parte ascrivibili a processi ossidativi 370. Microphilaments inregenerating cells of rabbit cornea: immunological and ultrastructural observations Pag. 60 È stato suggerito il ruolo della proteina miosino-simile nella rigenerazione e proliferazione delle cellule corneali seguendo come standard un danno da alcali nell’occhio di coniglio. Mediante il convenzionale microscopio elettronico a trasmissione (T.E.M.) sono stati osservati microfilamenti nell’epitelio danneggiato e nei fibroblasti. È stato evidente il tipico aggregato di microfilamenti con strutture elettron dense e con fibre tensili. La presenza di proteina miosino-simile è stata dimostrata mediante mezzi di immunochimica e tecniche autoradiografiche. Sia le cellule epiteliali che i fibroblasti legano anticorpi antimiosina-simile (AMA). Le stesse cellule studiate con il M.E. hanno mostrato fasci di microfilamenti nell’area corticale del loro citoplasma in corrispondenza con lo stesso lato fluorescente o classificato AMA. I risultati immunochimici ed ultrastrutturali suggeriscono che entrambe le cellule sono capaci di produrre in vivo movimento coinvolgendo un fenomeno morfogenetico. Pertanto, queste strutture giocano un ruolo nella rigenerazione post-traumatica della cornea. 371. Effetto modulante dei farmaci antiipertensivi sistemici sulla pressione oculare Tra i possibili fattori di rischio nella eziologia del glaucoma, particolare importanza è stta rivolta alla pressione arteriosa (PA). Vari studi hanno evidenziato una relazione tra ipertensione arteriosa (PA) non trattata ed ipertensione oculare anche se non vi è una relazione lineare tra PA e pressione di perfusione oculare a causa della Autoregolazione dei vasi retinici. Peraltro, è stata dimostrata una maggiore correlazione tra una bassa PA diastolica e la pressione oculare (IOP) con una prevalenza di glaucoma cronico a pressione normale. Gli Autori, dopo quanto esposto osservano come non sia da sottovalutare la possibile influenza dei farmaci antiipertensivi sulla IOP e se essi intervengono o meno sulla progressione del danno glaucomatoso. A tal riguardo è stato osservato che la somministrazione orale di calcio-antagonisti (es. nitrendipina) in soggetti con ipertensione essenziale moderata e senza ipertono oculare determina oltre ad effetti sistemici anche un moderato decremento della pressione intraoculare. Gli scotomi nei soggetti con glaucoma a pressione normale migliorano dopo che il paziente riceve il Ca-antagonista (verapamil) dimostrando quindi una reattività dei vasi a quest’ultimo con una vasodilatazione che risulta in un aumentato flusso sanguigno al nervo ottico. La somministrazione orale di beta-bloccanti è anch’essa correlata con una riduzione della IOP specie quando il farmaco beta-bloccante controlla, riducendola, la pressione sistemica. Peraltro, il nadololo, farmaco non selettivo ad emivita più lunga, ad una singola dose di 20-40 mg per os determina un considerevole decremento della IOP per l’intera giornata. Anche gli ACE-inibitori per via sistemica si sono dimostrati efficaci nel ridurre la IOP con meccanismi non perfettamente noti, probabilmente agendo sulle arterie ciliari posteriori. Inibirebbero l’enzima di conversione da angiotensina-I ad angiotensina-II e provocando così un furto sanguigno al corpo ciliare. Infine, tra i diuretici, non di uso comune nel ridurre i valori pressori, si è messo in evidenza il ruolo dell’acetazolamide nel controllo della IOP. D’altra parte se la pressione di perfusione viene a ridursi dopo il trattamento della PA potrebbe essere accelerato il danno del campo visivo. 372. La razionalizzazione degli impianti di segnalazione stradale quale fattore di sicurezza, con riferimento alla visibilità in montagna L’Autore, dopo aver esposto le condizioni obiettive delle strade di montagna in cui il pericolo maggiore è costituito dalle curve riporta il tasso di incidentalità in questo particolare tipo di tracciato. Considerando l’attuale realtà e nell’attesa di provvedere ad interventi più adeguati, che vengono riportati, sarebbe opportune una razionalizzazione degli impianti di segnaletica quale fattore di sicurezza. La segnaletica, infatti deve essere uno strumento integrativo delle informazioni necessarie per una buona condotta di guida. L’Autore si è quindi proposto di valutare questo problema in un caso specifico di “oggetto in curva” considerandolo di importanza notevole per la sicurezza in montagna ed al fine di porre le basi per redigere apposite direttive. L’Autore ha così costruito un modello semplificativo per valutare la velocità di sicurezza in tracciato con curvature di limitato raggio in diverse situazioni ambientali riassunte da un unico parametro di decelerazione. L’Autore considera che il segnale generico di curva dovrebbe essere integrato con indicazione della velocità massima o meglio con un intervallo di velocità di sicurezza in corrispondenza delle diverse situazioni di decelerazione che tengono conto anche delle condizioni ambientali. 373. Terapia antiossidante della degenerazione maculare senile La degenerazione maculare legata all’età (DMLE) è una patologia del segmento posteriore dell’occhio e più propriamente della regione maculare, che si manifesta dopo i 50 anni di età e che determina un’alterazione della visione centrale. Questa malattia rappresenta oggi una delle prime cause Pag. 61 di cecità legale in Europa e negli Stati Uniti. La possibilità di influenzare questa malattia mediante trattamento farmacologico è di grande importanza e molti studi offrono spunti interessanti per un’applicazione terapeutica. Un’attenzione particolare merita in primis il trattamento con sostanze antiossidanti. Gli antiossidanti rappresentano la linea di difesa dagli effetti dei radicali liberi formando prodotti non reattivi. Gli Autori descrivono le principali sostanze quali la vitamina A e C, i flavonoidi, le antocianodine, i carotenoidi, i tarpeni lattoni, il coenzima Q-10, la vitamina PP ed altre ancora. In definitiva, quello che possiamo attualmente dire, dall’insieme di questi dati riportati è che il trattamento antiossidante è discusso e che peraltro ne deve essere provata la tossicità della sua supplementazione nella dieta, in quanto alcuni di questi minerali sono tossici in quantità elevate nel siero, e di alcune vitamine conosciamo solo parzialmente gli effetti collaterali così come evidenziato per carotenoidi in soggetti fumatori. È necessario quindi che gli studi continui sia nella ricerca di una migliore valutazione degli agenti di rischio sia alla ottimizzazione del trattamento con sostanze antiossidanti che come detto, indubbiamente, svolgono un ruolo rilevante. 374. Modulazione del sistema neuroautonomico cardiovascolare da instillazione di timololo È noto come i farmaci beta-bloccanti topici abbiamo effetti collaterali sistemici, pertanto abbiamo intrapreso uno studio sugli effetti del timololo maleato 0,5%, nelle sue formulazioni ad uso topico presenti in commercio, sul sistema neurovegetativo cardiovascolare. Sono stati così arruolati 40 pazienti di età compresa tra 45 e 60 anni, di entrambi i sessi, non in terapia sia locale che sistemica, con diagnosi di glaucoma primario ad angolo aperto, suddivisi in maniera random in due gruppi di cui uno trattato con timololo 0,5% e l’altro con Timoptol-XE 0,5%. Tutti i pazienti selezionati sono stati sottoposti a registrazione elettrocardiografica ed alla valutazione continua della pressione arteriosa, in condizioni basali e dopo trattamento farmacologico. Queste registrazioni sono state utilizzate per l’analisi Spettrale dell’RR e della pressione arteriosa. L’analisi Spettrale distingue una componente in alta frequenza (HF) intorno a 0,26 Hz che rappresenta un indice della modulazione parasimpatica ed una seconda in bassa frequenza (LF) intorno a 0,1 Hz influenzata dall’attività simpatica. I nostri dati confermano l’effetto ipotonizzante oculare delle due soluzioni (Timoptol 0,5% e TimoptolXE 0,5%) (da ~24 a 16 mmHg) ed una riduzione significativa della frequenza cardiaca (da ~72 a 60 b/m). In aggiunta a questi dati noti, si è osservato un aumento significativo della modulazione parasimpatica (HF NU: da 37,80 ± 3,93 a 5,16 ± 5,97, p < 0,005) ed una riduzione della modulazione simpatica (LF NU: da 58,87 ± 4,73 a 45,64 ± 6,16, p < 0,05). Per quanto riguarda la variabilità dell’RR, il gruppo trattato con Timoptol 0,5% ha mostrato solo un livello significativamente più alto di HF ln ms2. In conclusione, si è osservato un diverso effetto sul sistema neuroautonomico cardiovascolare in base alla formulazione del prodotto. I risultati portano a considerare il Timoptol-XE come il farmaco più indicato negli scompensi cardiaci, nel post-infarto del miocardio e nell’ipertensione arteriosa sistemica ma controindicato nei soggetti diabetici non insulino-dipendenti. 375. Una carta dei diritti dei pazienti ipovedenti Gli autori fanno presente che sarebbe opportuna la presentazione di una carta dei diritti del paziente ipovedente su cui sta lavorando l’associazione Low Vision Academy-Italy (LVA). Il paziente ipovedente dovrebbe: 1) Ricevere cure mediche ed una precoce consulenza per le valutazioni cliniche ed i mezzi di riabilitazione visiva idonei; 2) Ricevere servizi da professionisti competenti ed interessati al trattamento dell’ipovisione in multidisciplinarietà; 3) Essere visitato con mezzi idonei alle sue condizioni e cioè specifici per l’ipovisione. 376. Trattamento perioperatorio delle trabeculectomie. Un approccio farmacologico su fibroblasti in coltura Per creare delle alternative nel trattamento dei pazienti glaucomatosi con alto rischio di insuccesso chirurgico, da sottoporre a trabeculectomia, sono in fase di progettazione alcuni trial sperimentali alla ricerca di più selettivi agenti antifibrotici. Gli Autori presentano uno studio su culture di fibroblasti murini in vitro, sottoposte all’azione della Ciclosporina A, dell’Interferon α-2b e dell’Eparina allo scopo di valutare l’efficacia nell’indurre l’apoptosi a varie concentrazioni molari, rispetto al 5-Fluorouracile. Vengono riferiti risultati di questa prima fase di studio in attesa di passare alla sperimentazione in vivo. 377. Alterazioni microcircolatorie cutanee in pazienti con neuropatia ottica glaucomatosa. Studio con Laser Doppler Sia la pressione oculare (IOP) che i fattori vascolari sembrano giocare un ruolo importante nella patogenesi della neuropatia ottica glaucomatosa (NOG). Quando la IOP assuma un ruolo rilevante si Pag. 62 parla di glaucoma iperbarico (GI) mentre, quando predominano i fattori vascolari parliamo di glaucoma a pressione normale (GPN) o glaucoma vasogenico. Una sindrome vasospastica è stata associata al GPN in vari studi e, pur non essendo stato chiarito il disordine, si è ipotizzato che la compromissione dell’autoregolazione vascolare renderebbe l’occhio più sensibile alla IOP ed all’ipotensione sistemica. In effetti, nel glaucoma cronico semplice si manifesterebbero le due componenti con una prevalenza o del fattore vascolare o del fattore iperbarico. I risultati del nostro studio, effettuati con laser doppler dell’estremità superiore con flussimetro applicato al polpastrello, sembrerebbero confermare la presenza di un’alterata regolazione della dinamica microvascolare cutanea nei pazienti con NOG così come è stato messo in evidenza da altri autori con alter metodiche di studio. Tale disregolazione cutanea potrebbe essere espressione di un disordine microcircolatorio generalizzato. Il nostro studio sembrerebbe confermare l’ipotesi che sia la IOP sia i fattori vascolari giochino un ruolo determinante e verosimilmente indipendente nella patogenesi della NOG. Inoltre, l’alterata risposta microcircolatoria da noi osservata nei pz con GI potrebbe spiegare il perché in questi soggetti la malattia spesso progredisca nonostante la normalizzazione della IOP. 378. Use of 5-fluorouracil in ab externo holmium laser sclerostomy La sclerostomia holmium laser (HLS) fu eseguita in 48 occhi glaucomatosi di 46 pazienti, usando 5fluorouracile in 5 dosi di 5 mg ciascuna in 0,1 mL. Questo gruppo fu confrontato con uno di 42 occhi glaucomatosi di 41 pazienti che furono sottoposti a HLS senza 5-fluorouracile. 28 occhi trattati e 24 occhi di controllo avevano bisogno di un secondo trattamento. Venti mesi dopo HLS, la percentuale di successo nel gruppo trattato, tra quelli non sottoposti al secondo trattamento, era del 50% contro il 33,3% dei controlli. 379. Embriologia del sistema lacrimale Gli Autori descrivono le varie fasi di sviluppo della superficie oculare: ghiandole lacrimali principali ed accessorie sebacee e mucose, congiuntive e palpebre. L’articolo è corredato da sezioni istologiche corrispettive delle varie fasi dello sviluppo. 380. Struttura, stabilità, dinamica e funzioni del film lacrimale Gli Autori descrivono accuratamente il film lacrimale nei suoi vari aspetti anatomo-funzionali. Vengono riportate le varie teorie sui diversi argomenti trattati facendo osservare come tale sistema necessiti ancora di un ulteriore fase di ricerca. 381. Le alterazioni del film lacrimale L’autore riporta le patologie da iperlacrimazione e da occhio secco. Ponendo principalmente l’attenzione sull’aspetto etiopatogenetico e quindi sul trattamento terapeutico, facendo osservare come le “lacrime artificiali” vadano considerate sotto l’aspetto mucomimetico mentre vi è necessità di effettuare una terapia etiopatogeneticamente mirata. 382. Il genoma umano I. Strumento di indagine di pratica clinica Gli Autori, confermando che la genetica non viene più considerata una disciplina a se stante, quanto uno strumento di indagine di pratica clinica, riprendono alcuni aspetti utili al clinico quali la descrizione del DNA, la trascrizione e la traduzione del messaggio genetico. La duplicazione del DNA è ancora oggetto del presente articolo. 383. Ruolo dell’Apoptosi nello sviluppo dell’apparato visivo La morte cellulare è tradizionalmente considerata come un evento degenerativo passivo conseguente ad un insulto esterno alla cellula stessa ed accompagnato da fenomeni degenerativi ed infiammatori (necrosi). Questa visione è stata rivoluzionata da Kerr e coll. nel 1972 che introdussero il concetto di morte cellulare programmata (apoptosi) inteso come un processo fisiologico di eliminazione cellulare. La cellula in cui tale programma viene attuato, presenta alterazioni a livello citologico-molecolare che la rendono facilmente individuabile. Queste consistono essenzialmente nella formazione di corpi apoptotici e nella frammentazione non casuale del DNA. Il programma di morte cellulare, completamente contenuto nel genoma, è sotto controllo genetico ed epigenetico con un particolare ruolo, spesso ignorato, di tipo morfogenetico durante lo sviluppo embrionale. Alla cellula arrivano comunque dall’esterno segnali che sbilanciano il delicato equilibrio interno e la indirizzano verso la morte o la continuazione della vita. La comprensione di come tali segnali attivino l’uno o l’altro dei due percorsi, potrà fornire informazioni strategicamente fondamentali per risolvere il conflitto tra sopravvivenza e morte. Riuscire a controllare l’apoptosi potrebbe significare in futuro risolvere problemi quali il cancro, le degenerazioni nervose e l’invecchiamento cellulare. Infine, tra l’altro la comprensione di tale meccanismo permetterebbe di capire Pag. 63 uno dei fenomeni più complessi dello sviluppo perché alcune cellule nel sistema nervoso centrale, anche il cinquanta per cento, muoiono durante le prime fasi di sviluppo embrionale mentre altre sopravvivono andando a formare connessioni specifiche. 384. Valutazioni chimico-fisiche sulle interazioni lacrime artificiali e lenti a contatto in idrogel La valutazione delle interazioni tra diversi campioni di lacrime artificiali (soluzioni di ialuronato di sodio o d’idrossipropil cellulosa) e materiali per lenti a contatto (copolimeri di 2-HEMA) è stata realizzata mediante Spettroscopia di Risonanza Magnetica Nucleare (RMN) a bassa risoluzione. In particolare, sono stati analizzati i parametri di moto RMN dell’acqua: tempi di rilassamento e coefficienti d’autodiffusione. I risultati non hanno evidenziato sostanziali cambiamenti nelle possibilità di diffusione delle molecole d’acqua nelle soluzioni di lacrime artificiali, rispetto a quelle misurate nella soluzione fisiologica. Come atteso, è stata rivelata una differenza nei valori dei tempi di rilassamento nelle varie soluzioni da attribuirsi quantitativamente alle diverse caratteristiche fisico-chimiche dei campioni. Ulteriori misure sono state effettuate sui polimeri, sia a carattere non ionico che ionico, che, dopo una lunga permanenza nelle soluzioni, risultavano rigonfiarsi e formare gel ad alta concentrazione d’acqua. Utilizzando i dati relativi ai campioni rigonfiati nella soluzione fisiologica come riferimento, è stato possibile valutare l’interazione tra gli idrogel e le lacrime artificiali. Tale confronto ha rivelato un diverso comportamento dei materiali ionici rispetto a quelli non ionici nel trattenere l’acqua al proprio interno e nell’interazione con le lacrime artificiali. Per i campioni ionici con maggiore possibilità di rigonfiamento è stata evidenziata la possibilità di inglobare ioni, se presenti nelle soluzioni, che possono far variare le caratteristiche chimico-fisiche del materiale. 385. Distribution of peptidergic nerve fibres in the guinea pig trabecular meshwork Gli Autori hanno condotto un’analisi quantitativa delle fibre nervose peptidergiche localizzate a livello del trabecolato di maiali della Guinea. I risulatati confermano che questa struttura contiene VIP-, NYP-, e sostanze simil-P immunoreattive come maggiori neurotrasmettitori. Ciò fu ottenuto con tecniche immunoistochimiche. I dati dimostrano che le fibre SP-positive, NPY-positive e VIP-positivo occupano rispettivamente l’11.2, il 4.9 e il 2.4% dell’area osservata del trabecolato dell’occhio del maiale della Guinea. Questi tre tipi di fibre nervose peptidergiche sembrano essere più grandi in proporzione all’area totale osservata. Questo è il primo studio che riporta misurazioni quantitative di tre tipi di fibre nervose peptidergiche identificate e analizzate in questa area. La presenza di questi tre neurotrasmettitori a livello del trabecolato dell’occhio di maiale della Guinea suggerisce una loro possibile partecipazione alla regolazione dell’umore acqueo. 386. Distribution of cathecholaminergic nerve fibers in normal and alkali-injured rabbit corneas Gli Autori hanno studiato le ustioni corneali da alcali di 12 conigli con microscopia a fluorescenza ad 1 settimana, a 3 settimane e a 6 mesi dal danno, al fine di identificare la distribuzione delle fibre nervose catecolaminergiche (CNF) ed i relativi livelli di norepinefrina. Nelle cornee guarite, CNF erano ridotte sia ad 1 sia a 3 settimane mentre erano ricostituite a 6 mesi, come mostrato dalla colorazione ad istofluorescenza. I risultati biochimici mostrarono che anche la norepinefrina andava incontro alle fasi di sopravvivenza, degenerazione e rigenerazione. 387. Guida automobilistica in sicurezza in condizioni di nebbia Gli AA, dopo aver descritto le condizioni obiettive di vita nella nebbia fanno presente come le varie proposte di sicurezza attualmente adottate:fendinebbia, illuminazione stradale, segnaletica attiva e pellicole catadiottriche che non permettono l’adesione dell’acqua, non abbiano riportato risultati apprezzabili. Per una maggiore sicurezza bisogna quindi puntare su due altri aspetti: a) condizione efficiente della sensibilità al contrasto del conducente; b) far conoscere agli utenti la distanza di sicurezza da manetnere per una data visibilità. Per quanto riguarda il secondo punto che viene trattato nel presente lavoro, gli AA hanno così proposto un modello semplificato per valutare la distanza di sicurezza da tenere in diverse condizioni di visibilità (nebbia) e per diverse variabili: velocità del veicolo, tempo di reazione del conducente e decelerazione. Vengono quindi prese in considerazione alcune situazioni: condizione normale, stanchezza del conducente, inefficacia del sistema frenante, stanchezza ed inefficacia. Gli AA considerano però, che resta ancora un importante problema da risolvere e cioè far comprendere al conducente quali siano le velocità da tenere nelle varie condizioni esposte (A-D). 388. Experimental ocular acute hypertension-induced chromatic alterations in astrocytes cells in rat optic nerve Sono stati studiati gli efetti dell’ipertensione acuta oculare sperimentalmente indotta sulle cellule Pag. 64 astrocitarie del nervo ottico di ratto. È stato valutato il danneggiamento della cromatina di tali cellule mediante analisi citochimica (ematossilina-eosina) e lo stato di frammentazione del DNA, mediante tecnica TUNEL, nonché l’effetto protettivo di uno scavengers dei perossidi (troxolo) su tali eventi. 389. Impaired insulin sensitivity in subjects with macular degeneration of different degree Un’aumentata incidenza di degenerazione maculare è stata dimostrata in soggetti con diminuita tolleranza al glucosio. Un ruolo determinante nello sviluppo dellla degenerazione maculare correlata all’età (ARMD) dovrebbe essere svolta dall’insulina. La finalità di questo studio era di valutare la sensitività all’insulina in soggetti con ARMD di diverso grado, stadio precoce o atrofia, usando un test di tolleranza al glucosio intravenoso (FSIVGTT). Trentasette soggetti, 17 con ARMD e 20 di controllo (C), sottoposti ad esami oculari e fisici, FSIVGTT (0,33 gr.x kgbw di glucosio) e angiografia con fluoresceina. La sensitività all’insulina (SI) e l’efficacia del glucosio (SG) sono stati calcolati con il modello d’analisi minimale di Bergmann. Sebbene i livelli di glucosio fossero normali, SI e la concentrazione di insulina (I) erano diverse nei diversi gruppi (SI=ARMD: 2,37±0,47, C: 7,84±4,4 10-4 μU-1 x min-1; p<0,05; I=ARMD: 11,07±1,01, C: 6,25±0,57; p=0,001). Tuttavia, in base al grado di ARMD, i soggetti con degenerazione maculare atrofica mostravano una più bassa SI rispetto a quella dei casi-controllo (p<0,001), questa osservazione indica che la riduzione della sensitività all’insulina si correla con il grado di severità della degenerazione maculare. Sembra verosimile che l’insulina, agendo anche sull’endotelio, possa promuovere lo sviluppo della degenerazione maculare, pertanto la resistenza all’insulina potrebbe essere un fattore di rischio per la malattia. 390. Le Drusen sono markers di diminuita tolleranza al glucosio? La degenerazione maculare età correlata (ARMD) è una delle principali cause di riduzione della visione. Lo stadio precoce è caratterizzato da accumuli di detriti amorfi nella membrana basale dell’epitelio pigmentato retinico (drusen). La finalità del nostro studio era quella di valutare la tolleranza al glucosio e la sensitività all’insulina nei pazienti affetti da ARMD. 55 volontari sani e pazienti affetti da ARMD in fase precoce, sono stati sottoposti ad esame oculistico, è stata eseguita la fluorangiografia, la prova di tolleranza orale al glucosio (OGTT) e la Homeostasis Model Assessment (HOMA). La concentrazione basale di glucosio e di insulina erano 4,75±0,66 mM e 10,31±7,46 μU/ml nei controlli e 5,24± 0,85 mM e 13,79 ±8,83 μU/ml nei pazienti (pz) affetti da AMRD. Dopo 30 minuti dal carico orale i valori di insulina e glucosio erano statisticamente più alti nei pz ARMD (8,37±0,81 vs 5,06± 0,59 mM, p<0,05; 72,39± 41,22 vs 56,23± 24,74 μU/ml; p<0,05); dopo 120 minuti questo andamento si manteneva senza differenze statisticamente rilevanti (6,18±2,67 vs 5,25±1,94 mM; 57,20±42,51 vs 46,02±40,29 μU/ml). Il punteggio dell’HOMA era 3,35±2,56 nei pz ARMD vs 3,21±2,41 nei controlli con funzione delle β-cellule di 192,56 ±110,33 e 163,24± 92,48%. Nonostante la mancanza di differenze statisticamente importanti in alcuni dei risultati, l’incidenza di IGT nella ARMD suggerisce che il glucosio abbia un ruolo nello sviluppo della degenerazione maculare. Ulteriori ricerche sono necessarie per conoscere se i soggetti con una forma severa di ARMD siano predisposti a sviluppare l’insulino-resistenza o il diabete franco. 391. Il genoma umano II. Strumento di indagine di pratica clinica Gli Autori riportano alcuni aspetti di genetica utili da riconsiderare per la pratica clinica. Viene così descritta la genetica cromosomica cioè lo studio del cariotipo umano e le parti attive del DNA, cioè i geni. Tra questi ci si è soffermati su quelli del sistema maggiore di istocompatibilità. Si sono quindi descritte le mutazioni puntiformi del DNA nucleare e le anomalie cromosomiche. L’articolo termina con una breve sintesi delle applicazioni tecnologiche sul DNA. 392. Fattori di rischio genetici del melanoma uveale Gli Autori riportano alcune sindromi congenite come condizioni favorenti l’insorgenza del melanoma uveale. La correlazione genetica tra le varie patologie ha indotto ad analizzare il melanoma uveale come predisposizione geneticamente trasmessa Si sono quindi descritte le principali anomalie coinvolgenti i tre cromosomi deputati come responsabili dell’insorgenza del melanoma uveale: cromosoma 3, 6 e 8 ed altri possibili geni come il p53 ed altri localizzati nel cromosoma 9 e 12 sono da valutare. Considerando che il tumore metastatizza è stata descritta la metodica che si può utilizzare per valutare la diffusione metastatica. È la PCR (RT-PCR), in quanto valuta l’espressione del gene della tirosinasi (specifico dei melanociti), nelle cellule ematiche. 393. Age related changes in rat retina Proposta: Lo scopo di questo studio è quello di descrivere i cambiamenti che avvengono nella retina Pag. 65 di ratti con il passare degli anni, attraverso metodi istologici, osservazioni al microscopio elettronico e dati morfometrici; e di studiare le proteine contenute nella retina. Metodi: Gli autori hanno studiato campioni di tessuto retinico ottenuto da giovani, adulti e anziani ratti con i tradizionali metodi immunoistologici e con la microscopia elettronica. È stata concentrata particolare attenzione ai dati morfometrici e alle alterazioni che avvengono con l’età. Con l’aiuto di immagini di analisi quantitativa, è stata raccolta una grande quantità di dati morfometrici. Di conseguenza l’ammontare di proteine presenti nella retina è stato determinato. Risultati: L’assottigliamento retinico si riduce con l’avanzare dell’età. Le cellule ganglionari retiniche sono più vulnerabili alla perdita correlata all’età rispetto alle altre cellule retiniche. Il numero dei capillari retinici si riduce. Con l’avanzare dell’età si riducono anche le connessioni intercellulari tra i fotorecettori, il numero di processi cellulari ed in particolar modo il numero dei corpi sinaptici delle cellule bipolari. Questi risultati sono stati tutti confermati dalle osservazioni alla microscopia elettronica e dalle analisi fotometriche. Dai dosaggi biochimici delle proteine risulta che il tessuto retinico si riduce con l’età. Conclusioni: Tutti i dati morfologici, morfometrici, ultrastrutturali e biochimici concordano sul fatto che il tessuto retinico del ratto subisce cambiamenti specifici con il passare dell’età. Le conclusioni degli autori concordano con ciò e sottolineano il fatto che la retina di ratto può essere cosiderato un ottimo modello per lo studio della maturazione neuronale e/o invecchiamento neuronale. Da ciò gli autori ipotizzano che la retina del ratto sia particolarmente sensibile allo sviluppo di cambiamenti e alla decadenza senile. 394. Metabolic changes in rabbit lens induced by treatment with dexamethasone Le alterazioni metaboliche che avvengono nel cristallino del coniglio sono state studiate con risonanza magnetica nucleare spettroscopica. Tali alterazioni sono state indotte dal trattamento topico prolungato con desametasone. I nostri risulatati dimostrano un incremento del sorbitolo, sorbitolo-3-fosfato, fruttosio-3-fosfato, glicerolo-3-fosfato e glucosio-6-fosfato ed una riduzione dei livelli del glutatione solfato (GSH) e del mioinositolo, in accordo con ciò che è stato osservato in lenti di ratti con diabete indotto da streptozocina prima dell’opacità lenticolare. L’iperglicemia può solo parzialmente spiegare tutte queste variazioni biochimiche osservate. L’incremento delle sostanze intermedie al ciclo dei pentosi, come il sedoeptuloso-7-fosfato, sembra supportare l’ipotesi dell’inibizione della glucosio-6-fosfato deidrogenasi in seguito al trattamento con desametasone. In fine il trattamento con desametasone induce un decremento del GSH. La riduzione o la perdita del GSH rappresenta il possibile meccanismo patogenetico nella formazione della cataratta. 395. Il glaucoma cronico semplice Il glaucoma è la principale causa di cecità nei paesi industrializzati. Per tale motivo, il paziente glaucomatoso deve essere seguito periodicamente presso centri specializzati al fine di non pervenire a quella grave condizione di ipovisone o addirittura cecità che menoma profondamente la vita di relazione del soggetto. Gli Autori hanno posto l’attenzione sulle diverse prospettive terapeutiche da adottare per gestire al meglio la malattia: la riduzione della pressione intraoculare associata ad un più complesso programma di neuroprotezione, neurosalvataggio e neurorigenerazione. 396. Il sistema visivo Il sistema visivo umano è molto complesso ed il suo funzionamento garantisce lo svolgimento di compiti visivi in tempi brevi e con l’impiego di una quantità limitata di risorse di calcolo. Numerose sono le ricerche miranti alla comprensione dei principi fondamentali che governano il funzionamento del sistema visivo, ma nessuno degli approcci elaborati è in grado di descrivere con completezza il sistema visivo umano. Gli Autori, nel presente lavoro, prima di affrontare lo studio delle funzioni del sistema visivo, considerano alcune nozioni fondamentali sulla natura fisica dello stimolo luminoso e sui fenomeni ottici. Vengono quindi presentati alcuni elementi anatomici e fisiologici del sistema visivo umano in cui vengono riconosciute tre fonti fondamentali denominate meccanica, ottica e neurale, che possiedono caratteristiche anatomiche distintive, ma interagiscono fortemente le une con le altre. La visione è il processo risultante di ciò che il nostro cervello ha capito dalle elaborazione delle informazioni del mondo esterno percepite tramite gli occhi, mentre la vista è un dato grezzo di qualcosa. La visione è la somma risultante dalla esperienza dell’organismo, sintetizzata, astratta ed utilizzata per affrontare e risolvere le nuove situazioni. Quando guardiamo qualcosa non soltanto la vediamo, ma la ispezioniamo, la identifichiamo e le attribuiamo un significato, comparandola con le informazioni che ci vengono dalle altre sensazioni. Tutto questo costituisce il processo visivo che gli AA descrivono in questo lavoro. Pag. 66 397. Le funzioni visive coinvolte nella guida automobilistica Gli AA descrivono le molteplici funzioni visive coinvolte nella guida automobilistica: acuità visiva statica fotopica, acuità visiva dinamica, acuità visiva vibrata, contrasto spaziale e temporale, abbagliamento, adattamento al buio ed alla luce, acuità visiva alle basse luminanze, senso cromatico, accomodazione, percezione periferica e visione binoculare. Attraverso queste funzioni lo stimolo proveniente dall’esterno viene analizzato, interpretato e successivamente gli viene attribuito un significato. Dall’efficienza o meno di queste funzioni dipende l’abilità percettivo-visiva del soggetto. 398. Valutazione delle funzioni visive coinvolte nella guida automobilistica Gli AA analizzano i vari strumenti a disposizione per valutare le funzioni visive coinvolte nella guida automobilistica: acuità visiva statica fotopica, acuità visiva dinamica, acuità visiva vibrata, contrasto spaziale e temporale, abbagliamento, adattamento al buio ed alla luce, acuità visiva alle basse luminanze, senso cromatico, accomodazione, percezione periferica e visione binoculare. Attraverso un’attenta analisi delle varie strumentazioni gli AA concludono che molti dei metodi presentati non soddisfano contemporaneamente i requisiti per testare quella funzione visiva e la specificità nell’ambito del conseguimento dell’idoneità fisica della guida automobilistica. 399. Casistica degli scenari a rischio nella guida automobilistica Gli AA riportano le varie situazioni in cui si può trovare l’automobilista durante la guida con le funzioni visive coinvolte. Sono stati considerati pertanto tre tipi di ambiti stradi: strade urbane, extraurbane, autostrade; quattro tipi di conducenti: conducente sano (A), conducente a rischio per patologie sistemiche con interessamento oculare (B), conducente a rischio per le sole patologie oculari (C), conducente sano in condizioni particolari transitorie (D); otto tipi di caratteristiche geometriche del tracciato (curva, dosso, incrocio generico, incrocio semaforico, numero di corsie, gallerie, tracciato in trincea, rettifilo); sette tipi di condizioni atmosferiche (pioggia, nebbia, neve, sole, zona ombrosa, alba/tramonto, guida notturna) ed otto tipi di condizioni particolari (abbagliamento da veicolo che procede in senso opposto, abbagliamento da retrovisore, abbagliamento da sole, ostacolo su carreggiata, veicolo antecedente in fase di frenata, guida con parabrezza sporco, sorpasso/svolta, ritorno alla visione centrale dopo aver osservato lo specchietto retrovisore). Gli AA riportano quindi le caratteristiche geometriche del tracciato (es. curva) e per alcune condizioni atmosferiche (es. nebbia) lo spazio necessario all’arresto del veicolo in considerazione della combinazione dello stato del conducente (A-D) e dell’efficienza del veicolo. 400. Proposta di metodologia per lo screening della funzione visiva degli automobilisti per l’idoneità alla guida Gli AA, considerando l’importanza della funzione visiva nella guida automobilistica, hanno eseguito uno screening sugli automobilisti al fine di raggiungere i seguenti obiettivi: suggerire quali devono essere i parametri da considerare per una corretta valutazione della funzione visiva, valutare quantitativamente e gradualmente la funzione visiva dell’automobilista, definire con maggior precisione il range di normalità per alcuni parametri della funzione visiva e quindi proporre delle metodologie, attendibili e nello stesso tempo di facile esecuzione, per lo screening di massa della funzionalità del sistema visivo. Per quanto riguarda il primo quesito l’acuità visiva diurna ed alle basse luminanze, e la sensibilità al contrasto sono apparsi i parametri più importanti da considerare. Dopo aver valutato queste funzioni e identificati i range di normalità, secondo gli AA la metodologia con strumentazione elettronica è la più idonea allo scopo per la sua semplicità, precisione, affidabilità ed economicità, qualità essenziali per poter essere impiegata nello screening di massa della valutazione della funzione visiva. 401. Innovazioni tecnologiche di integrazione alle funzioni visive per una guida automobilistica più sicura Nel lavoro vengono riportate alcune innovazioni tecnologiche, che supportano, aiutano o addirittura sostengono la vista, studiate per le autovetture, e che hanno lo scopo di rendere la guida automobilistica sempre più sicura. Alcuni dei progetti proposti sono realizzabili sin da ora, altri sono utili solo a livello sperimentale, altri ancora hanno problemi di costo di realizzazione, ma non c’è dubbio che possono essere, in un prossimo futuro, delle importanti e pratiche soluzioni al servizio della sicurezza. Queste tecnologie non dovrebbero essere applicate solo su autovetture di categoria superiore, ma visto che si parla di sicurezza, essere a disposizione anche di veicoli utilizzati e quindi accessibili a costi medio/bassi. 402. Neurofisiologia e fenomenologia della percezione Pag. 67 Gli AA riportano alcuni aspetti della fenomenologia della percezione ed evidenziano come l’uomo, con la nascita dell’automobile, si sia visto progressivamente sostituito da essa, colpevolizzato, per la sua stessa esistenza. Questo è un grave errore perché così l’uomo alla guida è un uomo a rischio. Il soggetto che guida deve essere invece rafforzato ed esaltato sui compiti meccanici e razionali insieme, considerando che il rapporto uomo-automobile non può pregiudicare e negare il primo, essendo essa il suo prodotto. Quando ciò non avviene si verifica una prevalenza della meccanica nei confronti della ragione e dell’etica esistenziale. Gli AA, dopo l’analisi fisicoesistenziale del guidatore, specificano come la propensione alla guida dovrebbe migliorare anche la conoscenza e la capacità riflessiogena in merito ad importanti eventi traumatici, registrati nella casistica incidentale, simulati per la verifica psicoattitudinale, per creare una menomazione centrale, utile poi, negli eventi improvvisi di guida. 403. Il ruolo dei fattori psicologici nel determinismo degli incidenti stradali Gli incidenti stradali sono, nella società odierna, una delle principali cause di decesso. Il parziale insuccesso dei tentativi di eludere questo problerma lascia pensare che si è sottovalutato l’insieme dei fattori fisiologici nel detreminare il comportamento dei conducenti considerando che nel 90% degli incidenti stradali il responsabile era il conducente mentre solo nel 6% il veicolo, nel 3% l’ambiente e nell’1% il sistema. Nel 1982 Wielde riporta che il livello di rischio che le persone sono disposte a correre è visto come l’unico fattore determinante del tasso degli incidenti. Lo sforzo preventivo che non è utile a ridurre questo livello, fallirà nel ridurre il tasso di incidenti. Vengono quindi riportati altri lavori per comprendere il ruolo dei fattori psicologici nel determinismo degli incidenti considerando come questi studi siano molto complessi e lunghi da effettuare, ma sicuramente è di grande interesse approfondire le ricerche in questo senso. 404. La stabilità psico-percettiva dell’automobilista La sensibilità pervcettiva è indispensabile all’automobilista per la sicurezza sua e del prossimo. Una condizione percettiva fluttuante, incerta ma soprattutto alternata, pone il conducente su un piano di guida pericoloso in quanto non solo ha un modo percettivo precario ma presenta anche un approccio psicologico con l’ambiente incerto, confuso, rischioso, …. La domanda che ci si è posti per lo scopo del lavoro è stata la seguente: può il ristabilimento o il miglioramento della performance visiva spiegare la sfera psicologica verso un miglioramento ed una stabilità? Dai risultati ottenuti emerge che gli uomini ametropi elevati, passando da una lente a tempiale ad una a contatto, possono affrontare la guida con più sicurezza e preparazione, anche se il significato dell’automobile rimane per loro sempre lo stesso. Le donne, invece, non solo migliorano le loro performance cognitive nei confronti dell’auto, ma essa acquista veramente il significato di mezzo di comunicazione con cui muoversi. 405. Diabete e guida automobilistica Tra le probabili cause di incidenti stradali automobilistici, oltre ai fattori riguardanti le contingenze esterne o la meccanica del veicolo, debbono essere prese in considerazione le affezioni morbose del guidatore come il diabete. Non sono però a tutt’oggi disponibili dati certi della rilevanza di queste patologie nel determinismo degli incidenti stradali, pur essendo stato il problema affrontato sin dagli anni cinquanta. Gli AA valutano la problematica delle crisi ipoglicemiche, del danno indotto nsul C.V. e dell’ipofunzione del sistema neurodegenerativo e dell’ischemia acuta del miocaradio. Le conseguenze sulla guida sono ovvie. Gli AA riportano quindi le norme legislative sull’argomento considerando come il legislatore abbia dato un’eccessiva discrezionalità al medico, mentre sarebbe opportuno un regolamento che riporti gli esami da effettuare con approfondite visite Specialistiche, al fine di fornire un dato clinico il più possibile obiettivo per la sicurezza alla guida. 406. Effetto protettivo in vivo di un analogo idrosolubile della Vitamina E (troxolo) nei fenomeni degenerativi retinici indotti sperimentalmente nel ratto I modelli sperimentali di glaucoma e di distacco di retina contusivo approntati dagli Autori, hanno evidenziato che già dopo un’ora dall’evento traumatico sono evidenti segni di degenerazione retinica indicanti comparsa di necrosi. Intorno alle 6-24 ore sono presenti fenomeni apoptotici, evidenziati sia con la comparsa di frammentazione nucleosomiale del DNA che mediante tecnica TUNEL. Si evidenziano, in particolare, alterazioni del DNA soprattutto a carico delle cellule gangliari e dei Pag. 68 fotorecettori. Dopo 48 ore i fenomeni necrotici sembrano ritornare prevalenti. Analogamente a quanto osservabile in altre situazioni sperimentali in cui sono presenti fenomeni degenerativi neuronali, il trattamento con troxolo, analogo idrosolubile della Vitamina E, scavengers dei perossidi, induce protezione delle cellule retiniche, a 24 ore dall’induzione del danno. 407. Il genoma umano-III. Strumento di indagine di pratica clinica Gli Autori, nel presente articolo, sulla serie del genoma umano, riportano le modalità di trasmissione delle affezioni genetiche autosomiche e gonosomiche: dominanti, recessive, monogeniche e multifattoriali e chiariscono l’analisi genotipica classica ed inversa. La terapia genica, di grande attualità, è analizzata descrivendo vantaggi e svantaggi della terapia virale e non virale. Infine, sono descritte le caratteristiche del DNA mitocondriale e le più importanti affezioni in cui viene interessato l’apparato visivo per le mutazioni sopraggiunte. 408. Ipovisione: caratteristiche dei pazienti, valutazione della qualità di vita e loro impatto con i servizi di riabilitazione Il numero di soggetti ipovedenti è destinato ad aumentare drasticamente nei prossimi anni, e di conseguenza i servizi di riabilitazione visiva assumeranno un ruolo sempre più rilevante nella nostra società. Gli studi condotti su questo argomento hanno messo in evidenza che il motivo principale di richiesta dei servizi riabilitativi è di migliorare la capacità di lettura. Questo obbiettivo sembra essere raggiungibile attraverso l’uso di appropriati strumenti e training, che oltretutto garantiscono un netto miglioramento della qualità di vita dei soggetti con ridotta capacità visiva. 409. Vantaggi e svantaggi delle lenti a contatto a ricambio frequente La riduzione del tempo di utilizzo delle lenti a contatto (lac) morbide ha permesso di risolvere problematiche dovute principalmente all’accumulo di depositi superficialli denaturati. Comunque, essendo la maggior parte delle lac a ricambio frequente, costruite con gli stessi polimeri e le medesime geometrie utilizzate con le lenti a contatto tradizionali, non vengono risolte problematiche dovute a fattori meccanici e metabolici. Gli Autori, dopo un’analisi comparata dei vantaggi e degli svantaggi delle lenti a contatto a ricambio frequente, sottolineano che i vantaggi del ricambio frequente sono certo superiori agli svantaggi ma anche che la suddivisione in lenti giornaliere, settimanali, bi-settimanali, ecc. è in larga parte arbitraria perché non in relazione alle caratteristiche del polimero e/o alla sua interazione con il film lacrimale. Gli autori descrivono le nuove lac idrogel-silicone con basso contenuto di acqua ma ad alto Dk che possono considerarsi a tutti gli effetti delle lenti letteralmente monouso a porto continuo mensile. Tali lenti permettono finalmente di trattare con successo anche quei soggetti che manifestano, o che potenzialmente possono manifestare, reazioni di origine metabolica. Vengono prospettate alcune metodiche adatte allo studio dei polimeri in modo tale che la classificazione della frequenza di sostituzione delle lenti possa essere effettuata in relazione alla sintesi del polimero. 410. Qualità della vita nei pazienti ipovedenti: utilità dei questionari Parlando di ipovisione è risultato molto importante avere mezzi validi, efficaci ed attendibili per valutare la qualità di vita dei pazienti ipovedenti, sopprattutto per valutare i risultati dei processi riabilitativi. Alcuni degli strumenti usati sono dei questionari. Il quastionario LVQOL è risultato essere il più specifico e attendibile, mettendo bene in evidenza, essendo somministrato prima e dopo la riabilitazione, i cambiamenti ottenuti nella qualità di vita nei pazienti sottoposti a tecniche e cure riabilitative. 411. A murine cell culture model for post-trabeculectomy antifibrotic treatment: Induction of apoptosis by Cyclosporin Oggetto: Trials sperimentali, finalizzati alla ricerca di selettivi agenti antifibrotici, sono in via di sviluppo per un trattamento alternativo del glaucoma in quei pazienti considerati al ad alto rischio postchirurgico dopo trabeculectomia. Questo studio è finalizzato a valutare l’effetto di differenti farmaci su un modello costituito da fibroblasti murini. Metodi: Si vuole saggiare l’attività antifibrotica della Ciclosporina A, dell’Interferon 2α e del 5Fluorouracile su fibroblasti murini appartenenti alla linea cellulare 3T6, valutando l’induzione e l’attività proliferativa cellulare. La vitalità e la proliferazione cellulare saranno saggiate dopo il trattamento con i farmaci. L’analisi molecolare della degradazione del DNA sarà valutata attraverso tracciati radioattivi e l’elettroforesi. Risultati: I farmaci agiscono sulla vitalità e sulla proliferazione cellulare in differenti modi. Comunque solo la Ciclosporina A è capace di controllare la proliferazione cellulare inducendo apoptosi. Questo fenomeno viene ridotto dal Trolox, composto di cui è nota la sua capacità di inibire la morte Pag. 69 cellulare programmata (apoptosi). Questi risultati suggeriscono che questo modello può essere utile come test di funzionalità farmacologica. Conclusioni: La Ciclosporina A induce, sui fibroblasti murini usati come modello, una significativa apoptosi. Questo evento è importante per il controllo negativo della degenerazione fibrotica posttrabeculectomia e quindi per il successo dell’intervento chirurgico nei pazienti con glaucoma. Quindi la Ciclosporina A potrebbe diventare il farmaco d’elezione per il trattamento del processo di fibrosi che si instaura dopo la trabeculectomia. 412. Determination of Dopamine D1 receptors in the human uveo-scleral tissue by light microscope autoradiography La finalità di questo lavoro è stata quella di chiarire la distribuzione dei recettori dopaminergici (DAD1) nel tessuto uveo-sclerale degli occhi umani con o senza elevata pressione intraoculare (IOP) e di studiare la relazione tra i recettori DA-D1 ed il tessuto uveo-sclerale. I campioni di tessuto umano uveosclerale erano presi da sette uomini sottoposti a chirurgia oculare per una lesione traumatica del segmento anteriore dell’occhio, con complicazioni dell’angolo irido-corneale e/o da donatori di occhi. I soggetti (nei quali un bulbo oculare era stato chirurgicamente enucleato) sono stati annoverati nei nostri protocolli medici nel gruppo con aumento della IOP, mentre i donatori (di entrambi i bulbi oculari) avevano una normale IOP. Le sezioni congelate di tessuto uveo-sclerale erano sottoposte alla caratterizzazione biochimica ed alla tecnica di autoradiografia morfologica per la ricerca dei recettodi DA-D1. [3H]SCH-23390 era usato come ligando dei recettori di Dopamina D1. [3H]SCH-23390 veniva legato alle sezioni di tessuto uveosclerale. Il profilo farmacologico dei ligandi era consistente con il tracciante dei recettori D1. L’analisi al microscopio era applicata per la localizzazione dei recettori D1 e rilevava un accumulo del radioligando nel tessuto uveo-sclerale. Negli occhi con normale IOP si è verificata un’alta reazione. Il Bmax del radioligando diminuiva negli occhi con IOP aumentata. Viene suggerita così la possibilità che i recettori dopaminergici giochino un ruolo nel controllo delle funzioni tissutali uveo-sclerali. 413. Aspetti genetici della cataratta congenita Gli autori dopo la descrizione delle recenti acquisizioni sullo sviluppo embriologico del cristallino riportano i fattori di crescita e genetici implicati nella trasformazione catarattosa delle fibre lenticolari. In particolare, FGF è in grado di indurre, a seconda della sua concentrazione, tre risposte diverse: proliferazione, migrazione e differenziazione. Tale ipotesi del gradiente di FGF spiega come il gradiente di stimolazione di FGF sia diverso in senso anteroposteriore, cioè con concentrazioni maggiori a livello posteriore rispetto a quelle anteriori. Gli autori hanno preso in esame un modello transgenico per lo studio dei cambiamenti cellulari a lungo termine indotti da TGFβ e cioè la transizione epiteliale-mesenchimale. Le cellule lenticolari stimolate da questo fattore di crescita cambiano totalmente la loro morfologia. Sono due i markers coinvolti nella perdita del fenotipo epiteliale da parte di cellule lenticolari: Pax-6 e a-cristallina. Entrambi sono sottoregolati nella placca neoformata. Pax-6 è particolarmente degno di osservazione, in quanto esso è un fattore fondamentale per lo sviluppo lenticolare e mantiene la stabilità delle cellule differenziate. La sua sottoregolazione potrebbe essere un requisito in grado di scatenare la transizione epiteliale-mesenchimale e la progressione verso una differenziazione anomala e patologica delle fibre lenticolari. 414. Fattori di rischio genetici della cataratta senile Gli autori hanno preso in esame le mutazioni genetiche cellulari determinanti la cataratta senile. Hanno valutato il ruolo delle elevate concentrazioni di calcio nell’induzione di opacità corticali del cristallino, così come il polimorfismo genetico della Glutatione-S-transferasi, enzima responsabile della protezione dell’occhio dai danni ossidativi. Da ciò emerge che i diversi alleli di GSTs modificano la suscettibilità genetica a sviluppare una cataratta corticale. Il rapporto tra questo e gli altri fattori ambientali catarattogenei è abbastanza complesso e sono ancora in atto numerosi studi volti ad approfondirli. 415. Ectopia lentis: aspetti genetici Gli autori hanno esaminato la componente genetica di malattie più o meno frequenti che determinano ectopia del cristallino. Occorre tenere presente che oltre la ectopia semplice della lente o associata ad ectopia della pupilla, la maggior parte di queste rientra nel contesto di malattie sistemiche legate ad alterazioni del tessuto connettivo come la sindrome di Marfan, la sindrome di Weill-Marchesani, l’omocistinuria e altre malattie metaboliche quali il difetto di sulfito-ossidasii e l’iperlisinemia. Pag. 70 Il difetto nella sindrome di Marfan è rappresentato da un costituente presente sia nel legamento sospensorio della lente sia nella tunica media dell’aorta e, a conferma di ciò, studiando la mappa del gene che codifica per la fibrillina, localizzato sul cromosoma 15, è stato notato come nella sindrome di Marfan l’alterazione sia localizzata nel gene che codifica proprio per questa proteina, trasmesso con modalità autosomica dominante. Per quanto rigurada la sindrome di Weill-Marchesani che presenta carattere recessivo, è stata osservata una mutazione del gene 15q21.1 che codifica per la fibrillina 1. Per l’omocisteinuria la mancanza di cistionina-beta-sintetasi conduce alla più frequente varietà di questa malattia. Questo enzima catalizza la trans-sulfurazione dell’omocisteina in cisteina, in presenza di Vit. B6. il gene della cistionina-beta-sintetasi è stato mappato sulla banda cromosomica 21q22.3 e la sequenza del suo cDNA è stata determinata. Una meno comune varietà dell’attività della 5-metiltetraidrofolato-omocisteina-metil-transferasi. 416. A morphometric study of age changes in the rat optic nerve Gli autori hanno studiato le alterazioni delle fibre del nervo ottico correlate all’età in ratti maschi di 3, 12 e 24 mesi. Il nervo ottico risulta ingrandito soprattutto nella porzione intracranica. Le sezioni dei diversi nervi ottici vengono colorate con toluidina blu ed esaminate con microscopio a basso ed alto ingrandimento. Altre sezioni sono trattate con contrasto secondo il metodo di Holzer in modo da poter esaminare le cellule gliali. Un terzo gruppo di sezioni sono sottoposte a metodo immunoistochimico per studiare le proteine acide fibrillari gliali che sono un marker per la localizzazione e caratterizzazione degli astrociti. Tutti questi risultati morfologici sono infine sottoposti ad analisi quantitative di immagini e ad analisi statistiche per identificare dati morfometrici significativi. I nostri risultati dimostrano che i cambiamenti legati all’età che possono essere osservati sono: - un incremento delle membrane meningee un incrementato numero di astrociti un incremento della densità e dell’immunoreattività della proteina fibrillare acida un incremento dello spessore dell’intero nervo ottico e dell’area del nervo stesso un decremento del numero delle fibre nervose un decremento del rapporto fibre nervose/membrana menigea da 3:1 a 1:1. Tuttavia l’ammontare delle proteine totali non varia con l’età. Da ciò si conclude che il nervo ottico del ratto appare sensibile ai processi che si verificano con il passare degli anni. 417. La valutazione dei risultati della riabilitazione visiva L’impatto dell’ipovisione sulla qualità della vita può essere davvero devastante. Da questa considerazione nasce la necessità di metodi idonei per l’accertamento dell’ipovisione, la valutazione della qualità di vita ma, cosa più importante, la misurazione dei risultati di interventi di riabilitazione visiva. A tal fine sono stati utilizzati svariati questionari tra i quali solo alcuni sono risultati essere più attendibili e precesi per il raggiungimento degli obiettivi preposti. 418. Obiettivi e strumenti nella riabiltazione visiva dei pazienti anziani ipovedenti La riabiltazione dell’ipovisione è un servizio importante per i soggetti anziani, l’ipovisione non deve costringere ad abbandonare la casa o a perdere l’indipendenza. Perciò è fondamentale un giusto approccio con i pazienti ipovedenti, cercando di comprendere le loro speranze e possibilità, intervenendo con i mezzi più appropriati. 419. Elementi fondamentali della chimica macromolecolare delle lenti a contatto Gli autori prendono in considerazione gli elementi fondamentali della chimica macromolecolare delle lenti a contatto. In una prima parte descrivono le reazioni disponibili per la preparazione degli alti polimeri che possono essere condotte a due classi principali: policondensazione e poliaddizione. Segue quindi la classificazione dei monomeri e dei polimeri utilizzati per la fabbricazione delle lenti a contatto e le caratteristiche delle lenti a contatto sia morbide che rigide. 420. Lenti a contatto con gomma siliconica Oltre le lenti a contatto morbide idrofile e rigide sono presenti sul mercato lenti morbide al silicone. La gomma siliconica è flessibile, idrofobica, con alta permeabilità all’ossigeno. Ha bisogno di un rivestimento idrofilico, per esempio vinilico, che fornisce bagnabilità, ma che può togliersi e formare screpolature. L’adattamento è valutabile con la fluoresceina ed è ncessario un sufficiente movimento per Pag. 71 far si che la lente non aderisca all’epitelio corneale, la cui rimozione è difficile. La tolleranza aumenta dopo qualche settimana dall’applicazione. La lente conserva la forma anche quando è asciutta ed è ben tollerata dal paziente con occhio secco. Per la conservazione e la rimozione dei depositi vengono utilizzate soluzioni uniche. 421. Alterazioni dell’omeostasi della superficie oculare indotte dall’uso di lenti a contatto I cambiamenti indotti dall’uso delle lenti a contatto alterano l’omeostasi corneale. Questi cambiamenti sono: riduzione delle sIgA delle lacrime, variazione del pool delle citochine, riduzione dei PMN nelle lacrime, presenza anomala delle cellule di Langherans nella cornea. Questi cambiamenti permettono ai batteri di proliferare incontrastati, soprattutto mentre si dorme, sino ad arrivare a livelli patogeni. Le lenti possono inoltre alterare il tipo di batteri isolati dalla superficie corneale e loro stesse possono rappresentare delle nicchie dove i batteri, che noramlmente non arrivano nell’occhio possono formare le loro colonie. Sono i batteri Gram- a causare la maggior parte degli effetti collaterali visti durante l’uso di lenti a contatto in idrogel, tra cui il più temibile è la cheratite batterica. Rimane da vedere se le nuove LAC in silicone idrogel che sono ad alta trasmissibilità all’ossigeno, producono gli stessi effetti collaterali e le stesse alterazioni dell’omeostasi corneale. 422. Ipossia corneale: il grande ostacolo all’uso continuo Il porto di lenti a contatto ad uso prolungato provoca una serie di segni di compromissione corneale dovuta al fatto che, l’ossigeno per arrivare alla cornea deve attraversare questa barriera. Tali segni sono: perdita di trasparenza, vacuoli e blebs, neovascolarizzazione corneale e limbare, iperemia limbare e bulbare, sindrome da esaurimento corneale, infiltrati corneali periferici, riduzione sensibilità corneale, polimegatismo-polimorfismo endoteleiale e reazioni infettive ed infiammatorie. Sulla base di quello che si conosce circa lo sviluppo delle complicanze oculari indotte dall’uso esteso di lenti a contatto, l’obiettivo è quello di massimizzare la trasmissione dell’ossigeno. Considerando che l’ipossia corneale è solo una parte di un più complesso quadro, altri fattori entrano in gioco come l’ostacolato ricambio lacrimale causato dall’aderenza delle lenti a contatto in seguito a disidratazione dell’idrogel. Quindi, un secondo obiettivo, oltre a quello di avere lenti a contatto ad alto Dk, è quello di ottenere lenti a contatto che non impediscano il ricambio lacrimale. Un altro fattore che entra in gioco è il trauma meccanico esercitato dalla lente sulla superficie corneale in occasione di ogni ammiccamento che può essere anche particolarmente disturbante. Il trauma meccanico può essere minimizzato con una applicazione adeguata. 423. Predittori fisici di compatibilità delle lenti a contatto Negli anni ‘60 Hill collaborò con Fatt per la realizzazione di misure volte alla determinazione del consumo di ossigeno della cornea per vedere il problema dal punto di vista clinico, cercando l’introduzione di predittori per la buona soppportabilità della lente. L’attenzione fu rivolta alla sofferenza ipossica quantificata misurando le variazioni di parametri ad essa collegati, quale ad esempio l’edema, il pH, la concentrazione di enzimi, il consumo di glicogeno, la riduzione della sensibilità corneale e cercando una correlazione tra tali parametri ed una buona sopportabilità della lente a contatto. Da tale approccio furono proposti due predittori: il metodo EOP per la determinazione dell’ossigeno necessario ad un’adeguata ossigenazione della cornea e più recentemente l’uso di unità di stress ipossico (HSU) attraverso i quali disponiamo di predittori di performance rispetto all’ossigeno che attraversa le lenti. Nel lavoro è stato anche presentato un nostro nuovo metodo basato su misure di risonanza magnetica nucleare a bassa risoluzione. Seguono quindi, per una comprensione più profonda dei fenomeni dovuti al porto delle lenti a contatto, il riferimento a modelli matematici che razionalizzino le misure effettuate e che vengono descritti. 424. La nuova generazione di lenti a contatto morbide ad alto Dk: lenti al silicone idrogel Dalla nascita delle prime lenti morbide HEMA negli anni 70, l’industria non aveva apportato migliorie rilevanti ma solo con l’introduzione di copolimeri più o meno idrofilici, con glicerina e altri polimeri biocompatibili. Oggi, le nuove lac morbide al silicone idrogel hanno concretizzato la possibilità di realizzare una correzione continua, per 30 giorni consecutivi, dei vizi di refrazione in alternativa alla chirurgia. Ovviamente dovrà essere eseguita un’attenta selezione del paziente, un esame clinico della camera anteriore dell’occhio e una valutazione dell’applicabilità delle lac. Si dovranno considerare: adeguato movimento della lente per garantire il ricambio lacrimale tra lac e cornea - centraggio della lac che deve coprire interamente la cornea comfort: l’applicazione della lac non deve procurare bruciore, fastidio e senso di corpo estraneo ottima acutezza visiva senza fluttazioni prima e dopo l’ammiccamento Pag. 72 - biocompatibilità: la lente deve soddisfare le neccessità fisiologiche dell’occhio che non dovrà apparire rosso o irritato. 425. L’uso terapeutico delle lenti a contatto in gomma siliconica e silicone idrogel Nonostante il limitato numero di esperienze appare evidente che per le lac in idrogel silicone si prospetta un futuro roseo anche nel campo terapeutico. In tutti quei casi in cui una lente in idrogel viene utilizzata in regime continuato, e per tempi relati vamente lunghi, è conveniente usare una lac in silicone idrogel che è altamente biocompatibile. Nel caso in cui a livello della superficie esterna della lac il tasso di evaporazione è elevato, per effetto di un ammiccamento alterato, la lente in gomma siliconica è certamento meno dipendente dalle condizioni ambientali e quindi la lente in silicone idrogel va considerata solo quandi per motivi economici o per difficoltà al reperimento e ai tempi lunghi di consegna, l’applicazione di una lac in gomma siliconica non può essere esguita. Anche nel caso in cui sia necessario applicare una lac molto aderente per evitare la fuoriuscita, come nel caso in cui ad una superficie corneale irregolare si associa un inadeguato ammiccamento, l’applicazione di una lac in gomma siliconica ha maggiore probabilità di successo. 426. I depositi sulle lenti a contatto La conoscenza e la consapevolezza dei “rischi” associati alla formazione dei depositi ha indotto la contattologia a creare di produrre delle lac biocompatibili ad uso permanente, caratterizzate da una minima formazione di depositi quali le lenti in silicone idrogel 427. La manutenzione delle lenti a contatto morbide a ricambio programmato La “pulizia “ scientifica richiede di conoscere le caratteristiche del polimero, la natura dei depositi e di distinguere il rivestimento fisiologico da quello indesiderato. È oggi clinicamente possibile ciò? Non potendo rispondere positivamente a questa domanda si reputa opportuno pulire quindi le proprie lac per non indurre il “coating” considerando che la contaminazione batterica è proporzionale all’accumulo di albumina ed anche se alcuni studi hanno dimostrato che la quantità di depositi proteici e soprattutto lipidici, su lac idrogel contenenti fosforilcolina, dopo 5 settimane di uso era ridotta alla metà rispetto a quelli presenti su una lac HEMA-NVP a parità di sistema di manutenzione. 428. Test per l’esame del film lacrimale Gli autori valutano i test per l’esame del fim lacriamle classificandoli in test qualitativi clinici, quantitativi clinici, test di laboratorio: biologici, chimici, istologici, batteriologici, fisici e test funzionali. 429. La pratica clinica in contattologia-Osservazioni delle reazioni corneali indotte da lenti a contatto Le visite di controllo relative all’uso continuo devono essere condotte alla lampada a fessure con esenza lac applicate e cioè dopo la loro rimozione. L’osservazione alla lampada a fessura con lac applicate dovrà riguardare la superficie anteriore della lac: depositi e mucin balls. Le reazioni infiammatorie ed infettive associate all’uso di lac vanno accuratamente ricercate: congiuntivite papillare, lesione epiteliale arcuata superiore, cheratite infiltrativa, occhio rosso acuto, ulcera periferica e cheratite microbica. Gli autori concludono sul come prevenire e gestire le complicanze. 430. La nuova generazione di lenti a contatto morbide ad “uso continuo” Di fatto si è aperta una nuova era nel mondo della contattologia quando, nel marzo del 1999, sono state immesse sul mercato lac fatte con nuovi materiali bifasici con i quali sembra essersi decretato il successo dell’ “uso continuo”. Trials clinici hanno dimostrato che queste lac rispondono a tre requisiti indispensabili: l’idoneità e cioè una correzione adeguata del vizio di refrazione; la sicurezza, non inducono cioè alterazioni patologiche a livello della superficie anteriore dell’occhio ed il comfort. 431. A murine cell culture model for post-trabeculectomy antifibrotic treatment: Induction of apoptosis by Cyclosporin Propositi:Agenti selettivi antifibrotici sono in via di sviluppo per trattamento alternativo di pazienti con glaucoma che sono generalmente considerati ad alto rischio dopo intervento di trabeculectomia. Gli Autori presentano un modello di sistema in vitro per il trattamento dei pazienti post-trabeculectomia. Lo studio è basato sulla valutazione degli effetti di diversi farmaci su un modello di fibroblasto murino. Metodi:L’attività antifibrotica della Ciclosporina A, Interferone 2α, 5-Fluorouracile è stata valutata su cellule 3T6 in coltura. La sopravvivenza e la proliferazione della cellula sono state valutate dopo il trattamento. L’analisi molecolare della degradazione del DNA è stata valutata con metodo radioattivo ed elettroforesi su gel. Risultati:I tre farmaci hanno manifestato di agire sulla proliferazione e sulla vitalità delle cellule. Tuttavia solo la Ciclosporina A è risultata capace di controllare la proliferazione cellulare, inducendo apoptosi. Pag. 73 Questo fenomeno è stato ridotto dall’aggiunta del Troxolo, un composto che inibisce la morte programmata cellulare. Questi risultati suggeriscono che questo modello potrebbe essere valido come test di funzionalità farmacologica. Conclusioni:Un rapido ed efficiente modello è descritto per l’accertamento della vitalità e della proliferazione delle cellule dopo trattamento con agenti farmacologici. La Ciclosporina A induce una significativa apoptosi. Questo è importante per il controllo negativo sulla degenerazione fibrotica nel post-trabeculectomia che è richieto per un intervento di successo nei pazienti con glaucoma. Quindi, la Ciclosporina A potrebbe diventare un interessante farmaco di utilizzo clinico per il trattamento della bozza filtrante dopo trabeculectomia. 432. Diffusive contribution to permeation of hydrogel contact lenses: theorical model and experimental evaluation by nuclear magnetic resonance techniques La biocompatibilità delle lenti a contatto è legata alla possibile permeazione delle stesse da parte dell’ossigeno. Nelle lenti costruite con materiale idrogel. Tale caratteristica è riconducibile alla possibilità di permeazione da parte dell’acqua. Il fenomeno della permeazione delle membrane da parte dell’acqua è legato alla combinazione del flusso viscoso e diffusivo. Si è così studiato, attraverso misure dei tempi di rilassameento MNR, lo stato dell’acqua delle lenti costruite con materiale idrogel e si è introdotto un modello matematico al fine di stimare l’autodiffusione dell’acqua e quantificare il contributo diffusivo nel fenomeno della permeazione. Confrontando i risultati ottenuti con i dati di permeabilità all’ossigeno, misurati con altre tecniche, si è mostrato un buon accordo per le lenti ad alto contenuto d’acqua a differenza delle lenti a più basso contenuto, ciò viene speigato considerando i diversi contributi al fenomeno della permeazione. 433. Aspetti socio-legali della predisposizione genetica Gli Autori hanno preso in esame il problema della predisposizione o suscettibilità genetica (handicap in potenza) di individui per malattie genetiche ad insorgenza tardiva, per tumori, malattie autpimmuni e così via nell’ambito del rapporto di lavoro. Il problema non può essere risolto né nascondendo il difetto genetico (danno dell’azienda) e neppure il datore di lavoro può richiedere un completo esame genico alla persone che fanno domanda d’impiego per non violare la sua privacy (danno alla persona). Una possibile via d’uscita può essere quella di esaminare un settore specifico ed a rischio del genoma per lo specifico lavoro solo nel caso che l’evento avvenga. 434. Le minorazioni visive Gli autori definiscono l’ipovisione: danno visivo non corregibile per mezzo dei comuni occhiali da vista o lenti a contatto e come una situazione patologica che interferisce con la capacità di adempiere alle normalità attività quotidiane. I soggetti ipovedenti possono comunque trovare beneficio nell’uso di particolari strumenti ottici e non ottici e per mezzo di specifiche tecniche riabilitative. Quindi viene evidenziata l’importanza di un accurato esame della funzione visiva basato principalmente sulla valutazioni di: contrasto limite, risoluzione e campo visivo. In base a tali accertamenti sarà possibile classificare i soggetti ipovedenti facendo riferimento al testo di legge (riportato) n. 138 del 3 Aprile 2001: Classificazione e quantificazione delle minorazioni visive e norme in materia di accertamenti oculistici. 435. Le patologie oculari causa di ipovisione L’ipovisione può essere distinta in periferica e centrale. Le patologie oculari, centrali o periferiche, causa di ipovisione, nell’anziano e nel giovane, che necessitano di intervento riabilitativo, si possono classificare in quattro gruppi. Le emianopsie, di cui le emianopsie laterali omonime unilaterali sono le più frequenti, esse provocano un deficit a settore del campo visivo. Le maculopatie, di cui la degenerazione maculare legata all’età e la miopia patologica assumono un ruolo molto rilevante, esse provocano principalmente un deficit della funzione visiva centrale. I restringimenti concentrici perferici del campo visivo causati da retinite pigmentosa, retinopatia diabetica dopo trattamento con panfotocoagulazione e glaucoma. Alterazioni della motilità oculare, di cui il nistagmo o le paralisi oculo-motorie complete sono gli esempi più classici. Per ognuna di queste patologie gli autori hanno evidenziato: patogenesi, caratteristiche cliniche, eventuali interventi terapeutici farmacologici e non. Le principali cause di ipovisione nel soggetto giovane risultano invece essere: atrofia ottica, cataratta congenita, albinismo, miopia, patologia maculare, glaucoma, fibroplasia retrolentale, patologia corneale. Pag. 74 436. Illuminamento ed ipovisione Gli autori hanno sottolineato l’importanza dell’illuminamento per un soggetto ipovedente. L’illuminamento, infatti, interferisce con l’acuità visiva e, di conseguenza con la capacità di riconoscimento ed identificazione degli oggetti, in modo diverso in relazione alla patologia oculare presente. L’illuminamento è in relazione anche con la sensibilità al contrasto. È importante riconoscere pazienti con sensibilità al contrasto ridotta, perché un migliore illuminamento ed un aumento del contrasto nell’ambiente spesso sono più utili dell’ingrandimento. Quindi si evidenzia l’importanza di evitare fenomeni di abbagliamento, disagio di abbagliamento e abbagliamento invalidante, per esempio, per mezzo di particolari lampade che permettono quella flessibilità che è necessaria per ottenere la migliore condizione richiesta dal paziente. 437. I Filtri L’occhio umano è sensibile alle radiazioni ultraviolette (UV-A, UV-B, UV-C),le tre fasce di radiazioni UV non sono assorbite allo stesso modo dai mezzi diottrici oculari ed il fattore di assorbimento è decisivo per capire i danni che possono essere provocati da queste radiazioni. Per limitare questi danni un utile mezzo sono i filtri: mezzi trasparenti in grado di trasmettere ben definite lunghezze d’onda, proteggendo così l’occhio dagli effetti nocividi alcune radiazioni ad alta energia. Parlando dei filtri bisogna definire alcune grandezze: la Trasmittanza, la Riflettanza e l’Assorbanza, tutte dipendenti della lunghezza d’onda. L’efficacia dei filtri varia al variare delle grandezze suddette, le quali a loro volta si modificano in relazione al materiale utilizzato (vetro o plastica) e dall’eventuale trattamento antiriflesso eseguito sulla lente filtrante. Gli autori hanno descritto le svariate caratteristiche dei filtri in relazione alle variabili che interferiscono con la loro efficacia. 438. L’utilizzo dei prismi nella riabilitazione visiva per lontano dell’ipovedente Gli autori hanno descritto l’utilizzo dei prismi nell’ipovisione. La radiazione luminosa, dopo il passaggio attraverso questo mezzo correttivo, devia verso la base dello stesso prisma. Proprio questa proprietà è stata sfruttata nella riabilitazione di alcune patologie causa di ipovisione: emianopsie laterali omonime complete, maculopatie, restringimenti concentrici del campo visivo, alterazioni oculomotorie quali il nistagmo e le paralisi complete di sguardo. Gli autori hanno descritto la modalità di impiego dei prismi nelle diverse situazioni patologiche, evidenziando la loro utilità ed eventuali effetti collaterali. 439. L’uso degli specchi nella riabilitazione visiva per lontano dell’ipovedente Gli autori hanno evidenziato l’utilità degli specchi per soggetti ipovedenti affetti da emianopsia laterale omonima completa. Quando si parla si specchi ci si riferisce ad un sistema nasolaterovisore posteriore ed un sistema nasolaterovisore posteriore. Nel primo caso lo specchio è posto nasalmente, dal lato del difetto emianopsico, nella parte interna delle lenti del paziente. Nel secondo caso lo specchio viene accostato davanti alla montatura in modo da formare un angolo tra i 60° e gli 80° con il piano verticale davanti agli occhi. In entrambi i casi gli oggetti posti nella parte cieca del campo visivo binoculare vengono riflessi dallo specchio nella parte funzionante della retina. 440. L’uso dei sistemi ingrandenti, dei telescopi inversi e delle lenti negative nella riabilitazione visiva per lontano dell’ipovedente Gli autori mettono a confronto l’utilità dei sistemi ingrandenti, dei telescopi inversi e delle lenti negative per i soggetti ipovedenti alla guida, cercando di dare una indicazione corretta alla scelta migliore del sistema da utilizzare in relazione alle necessità del paziente e tenendo conto sia delle agevolazioni che delle problematiche che derivano dall’uso di questi mezzi ottici. In particolare, si evidenzia come i telescopi ingrandenti favoriscono la visione centrale e quindi l’acuità visiva provocando un deficit del campo visivo periferico, al contrario le lenti negative e i telescopi inversi agiscono con un miglioramento della visione periferica ma una riduzione dell’acuità visiva. Gli autori concludono che questi ausili non possono, da soli, risolvere il problema dell’ipovedente alla guida, ma possono essere solo di aiuto in soggetti ipovedenti con necessità di una guida più sicura con un minimo di 1/10 di acuità visiva. 441. Apprendimento e riabilitazione L’apprendimento è un processo neuro-psicologico attraverso cui la nostra sfera sensoriale mette in comunicazione la corteccia cerebrale con il mondo esterno. Vi intervengono fenomenologie complesse Pag. 75 che si svolgono dai recettori periferici alla corteccia specializzata, alla corteccia associativa e alla regioni dell’ippocampo. Molte di queste connessioni hanno un controllo genetico rigido altre hanno una impronta genetica più fluida che viene perfezionata dalla esperienza sensoriale ed è caratterizzata da una peculiare plasticità, chiave della adattabilità ambientale ed evolutività dell’encefalo umano. Le procedure riabilitative implicano l’attivazione dei meccanismi coinvolti nell’apprendimento. Puntualizzare i metodi riabilitativi delinea la possibilità di miglioramenti degli specifici deficit sensoriali presenti. 442. Qualità di vita dopo la riabilitazione visiva Una situazione patologica correlata alla salute che può limitare significativamente la nostra qualità di vita è l’ipovisione. Visto il drastico incremento del numero dei soggetti ipovedenti, è facilmente comprensibile l’importanza che vanno assumendo gli interventi terapeutici di riabilitazione visiva e, cosa ancora più importante, la valutazione della validità di tali interventi, attraverso la misurazione dei miglioramenti per mezzo di questionari, elencati dagli autori. Dalle ricerche effettuate e riportate, i questionari più efficaci dovrebbero essere semplici, rapidi, facilmente comprensibili e, soprattutto, dovrebbero permettere un approccio multidisciplinare al problema, visto l’importante impatto psicologico dell’ipovisione. 443. Orientamento e mobilità del soggetto ipovedente Le persone con avanzati danni visivi trovano estreme difficoltà nel camminare in zone a loro poco note e proprio per questa ragione molto spesso si trovano costretti a limitare la loro indipendenza. Gli autori hanno voluto mettere in evidenza le numerose differenze di fissazione, durante la deambulazione, tra soggetti normali e soggetti ipovedenti e le notevoli difficoltà di questi ultimi in situazioni particolari quali per esempio la guida. Notevole interesse viene riportato sull’effetto dell’illuminamento e della temperatura di colore sul miglioramento di mobilità ed orientamento di alcuni soggetti ipovedenti. Gli autori, infatti, concludono che le variazioni di questi due importanti fattori influiscono in modo differente, ma positivo, a seconda della patologia oculare presente. 444. Il tempo di reazione visuo-motorio La risposta motoria dell’uomo agli stimoli visivi viene chiamata tempo di reazione visuo-motorio. Tale elemento è costituito da una componente motoria e da una componente sensoriale e può essere considerato per diversi fini: misurazione della latenza visiva, classificazione di diverse classi di individui, valutazione della performance visiva. Gli autori hanno voluto esaminare le variazioni del tempo di reazione visuo-motorio in relazione a numerosi fattori capaci di influenzarlo. In particolare si è concluso che il rapporto tra il tempo di reazione visuo-motorio e l’attenzione visiva dovrebbe essere valorizzato come elemento di riabilitazione visiva specie in soggetti che desiderano essere dichiarati idonei alla guida automobilistica o rinnovare le loro patenti sottolineando che questo sarà uno dei compiti specifici che il riabilitatore dovrà assumere nel futuro. 445. Le discromatopsie acquisite periferiche: dalla fisiopatologia alla clinica Gli autori prendono in considerazione il fenomeno della visione dei colori, valutandone le variazioni fisiologiche, le anomalie costituzionali e le discromatopsie acquisite. La visione dei colori aumenta considerevolmente la possibilità dei contrasti visivi in rapporto alla visione in bianco e nero e, di conseguenza, la capacità di discriminazione visiva, questo discorso è stato riportato nel contesto della guida automobilistica. I risultati degli studi condotti sulla visione dei colori e sicurezza alla guida hanno indotto alcuni legislatori di altre nazioni a concedere l’idoneità alla guida per tutte le categorie a tutti i soggetti affetti da daltonismo ed anche ai dicromati che riconoscono i colori dei semafori solo in base alla loro posizione: rosso in alto e verde in basso. Discorso diverso e più particolareggiato viene fatto per la guida dei trasporti pubblici in cui entra in gioco la sicurezza dei passeggeri. 446. Il soggetto ipovedente alla guida automobilistica Una buona funzione visiva è sicuramente un elemento fondamentale per una guida sicura. Gli autori considerano le problematiche connesse al connubio guida automobilistica ed ipovisione. La patente di guida va considerata un privilegio e non un diritto e, proprio questo privilegio non deve essere inteso in maniera indiscriminata né tanto meno limitato senza motivo. Quindi per permettere una uniformità di giudizio gli autori sollecitano le autorità responsabili a stabilire regole certe per i requisiti necessari e quindi per l’estensibilità del privilegio. Pag. 76 447. I sistemi di segnaletica per l’orientamento visivo Gli autori mettono in evidenza gli elementi necessari per una migliore comprensione dei messaggi visivi, con particolare riferimento alla segnaletica stradale. Iniziano con le caratteristiche fisiche delle iscrizioni del messaggio visivo e dei simboli grafici, passando poi alla valutazione degli elementi psicofisici costituenti la percezione di un segnale: fattori socio-culturale, rapporto figura-sfondo, fattori cromatici, alterazioni fisiologiche della vista legate all’età, campo visivo, acuità visiva, abilità e velocità di lettura, distanza di lettura, con notevole interesse sull’interazione uomo segnale. Concludendo con la consapevolezza dell’importanza dei sistemi di segnaletica, per cui se tutto diventasse una realtà operativa, il soggetto ipovedente ne potrebbe trarre notevole beneficio e le informazioni ricevute diventerebbero di grande aiuto per l’orientamento. 448. Riattivazione e latenza dell’Herpesvirus nell’occhio Gli Autori hanno esposto i principali fattori scatenanti la riattivazione dell’Herpes virus di tipo I (HSV-1). Infatti, quando il virus è presente nel ganglio neuronale allo stato ltente non si osservano sintomi clinici ma numerosi fattori sono in grado di riacutizzare l’infezioneche si rende pertanto clinicamente manifesta a livello oculare. I primi ad essere stati studiati sono i farmaci ipotensivi oculari usati nella comune terapia del glaucoma, i cortisonici, seguiti dai raggi UV, in particolare gli UVB e dal laser ad eccimeri e dal calore. Secondo un’altra teoria febbre, farmaci, stress e freddo sarebbero in grado di attivare il virus direttamente a livello corneale. 449. Un caso anomalo di sindrome di Posner - Schlossman Gli autori hanno riportato un caso anomalo di Posner-Schlossman in una giovane paziente di 46 anni. Tale sindrome, come è noto, è caratterizzata da episodi acuti e recidivanti di ipertensione oculare, associata a segni modesti di flogosi uveale anteriore che colpisce essenzialmente soggetti giovani di età compresa tra 20 e 50 anni. Ciò che ha interessato particolarmente nello studio di questo caso clinico è la particolare insorgenza, la brevissima durata (qualche ora) e la monolateralità degli episodi ipertensivi affiancati da una negatività dell’esame obiettivo e di quelli diagnostici svolti. 450. Lenti amorfoscopiche biottiche Gli autori descrivono un sistema amorfico biottico per l’incremento del campo visivo in soggetti in cui questo risulta perifericamente ristretto. Con questo sistema il soggetto guarderebbe attraverso le lenti amorfoscopiche in modo transitorio, solo quando avrà la necessità di localizzare informazioni dal campo visivo periferico. 451. Abbagliamento e Fotofobia: Valutazioni e Soluzioni Abbagliamento e Fotofobia sono discomfort che sembrano essere quasi sinonimi mentre sono eventi difformi e sono stati inclusi dagli Autori nella stessa trattazione, in quanto, le soluzioni, se si escludono quelle inerenti le cause scatenanti, sono in parte sovarapponibili. Gli Autori descrivono quindi l’effetto preventivo dei filtri che riducono o eliminano le componenti a corta lunghezza d’onda dello spettro luminoso per le radiazioni che colpiscono l’occhio. Vengono presi in coniderazione lavori su filtri ed acuità visiva, filtri e visione dei colori, filtri e campo visivo e filtri ed esami funzionali. La problematica è notevole, le valutazioni sono insufficienti e le soluzioni non ottimali. Quindi necessità di ulteriori studi per addivenire ad una soluzione per questi discomfort. 452. Lo stimolo luminoso nel suo percorso attraverso il sistema visivo, in relazione all’ipovisione L’illuminamento è un fattore fondamentale per gli ipovedenti, infatti, con adeguati aggiustamenti di luce si può recuperare una buona funzionalità visiva e quindi questo aspetto non va assolutamente trascurato nella valutazione clinica e riabilitativa di un soggetto ipovedente. Sia l’acuità visiva che la sensibilità al contrasto sono correlate all’illuminamento. D’altra parte un suo eccessivo valore può causare l’abbagliamento, disagio o invalidità, a cui si può porre rimedio con filtri blu selettivi polarizzati o meno. 453. Come valutare la funzione visiva residua-Possibili ipotesi di lavoro per una classificazione del danno visivo Gli autori riportano le attuali più note classificazioni del danno visivo, le funzione coinvolte: acuità visiva, sensibilità al contrasto e campo visivo. Queste funzioni proposte in funzione dell’illuminamento. Gli autori concludono che il dato dell’illuminamento insieme alla sensibilità al contrasto, necessita anche esso di essere considerato, avendo riscontrato come, variando la temperatura di colore e l’illuminamento, varia la capacità di identificazione e localizzazione degli oggetti. 454. Importanza clinica e diagnostica della sensibilità al contrasto spaziale, statica e cromatica Pag. 77 Dal punto di vista visivo la rappresentazione interna della distribuzione delle immagini trasforma le differenze di luminanza, nelle quali è basata la descrizione fisica dello spazio esterno, in differenze di luminosità. Le differenze di luminosità prendono il nome di contrasto che può essere sia spaziale che temporale. Gli autori descrivono i fattori fisiologici o ambientali che influenzano questo parametro in specie il contrasto spaziale: diffondanza, diametro pupillare, luminanza adattante, localizzazione retinica, orientamento delle barre, frequenza dello stimolo, sommatoria binoculare, età, sesso e fattori cognitivi. Nella vita di relazione notevole importanza assume anche il contrasto cromatico. Quando, a parità di luminanza gli oggetti vengono visti anche se differiscono solo cromaticamente, si parla di contrasto cromatico, di cui ne esistono sette tipi: di successione, di simultaneità, di saturazione, di luminosità, termico, di qualità e di quantità. dopo aver descritto questi aspetti gli autori si sono posti al domanda se i fattori cognitivi possono avere un ruolo in questo evento e così apprendimento, rappresentazione interna, familiarità e memorizzazione vengono considerati. 455. An in vitro model for post-trabeculectomy: evaluation of drugs differently controlling cell proliferation Gli autori descrivono un modello su cellule 3T6 murine per valutare la vitalità e la proliferazione cellulare dopo trattamento con agenti antiproliferativi: 5-fluorouracile, interferon α2, ciclosporina A ed eparina. In particolare lo studio ha evidenziato il valore di tale trattamento con la ciclosporina e con il 5fluorouracile, riscontrando un effetto necrotico per il 5-fluorouracile ed apoptotico per la ciclosporina. 456. Una nuova proposta per la classificazione dell’ipovisione: valutaziuone della sensibilità al contrasto, delle condizioni di illuminamento e dei filtri Le attuali classificazioni dell’ipovisione si basano sullo studio della quantificazione dell’ipovisione centrale, mediante il visus e periferica, mediante la perimetria. Agli autori è sembrato opportuno considerare un’altra funzione compromessa nel soggetto ipovedente e cioè la sensibilità al contrasto, la cui menomazione arreca notevoli disturbi visivi. Un aumento dell’illuminamento può parzialmente compensare una ridotta sensibilità al contrasto. Il problema dell’illuminamento è quindi uno dei problemi più grandi per un soggetto con danni visivi. D’altra parte un aumento dell’illuminamento può essere causa di abbagliamento il cui controllo può essere effettuato con filtri. Tra i sistemi, per altro possono migliorare anche la sensibilità al contrasto. Sulla base di quanto esposto gli Autori considerano che non si possono omettere in una classificazione dell’ipovisione una quantificazione della sensibilità al contrasto in funzione dell’abbagliamento e dell’utilizzo dei filtri. 457. Occurrence of catecholaminergic nerve fibers in the human uveoscleral tissue in conditions of normal and raised intraocular pressure Gli Autori hanno studiato la distribuzione delle fibre catecolaminergiche e adrenergiche nel tessuto umano uveosclerale in 6 occhi con normale pressione oculare e in 5 occhi con ipertono oculare, senza danni al campo visivo e neurootticopatia. È stato visto che negli occhi con un’elevata pressione si ha una riduzione delle fibre catecolaminergiche e noradrenergiche. L’alterazione della quantità di tali fibre a livello uveo-sclerale ha effetti sul deflusso dell’umor acqueo. Ciò supporta l’ipotesi di un possibile e rilevante ruolo del tessuto uveo-sclerale in differenti condizioni patologiche. 458. Iposecrezione lacrimale e ridotta sensibilità corneale in portatori di lenti a contatto – rischi di aggravamento dopo chirurgia refrattiva? Dopo il trattamento con “keratomileusis laser in situ” (LASIK) l’80% dei pazienti accusa una sensazione di secchezza oculare così come dopo fotocheratectomia laser (PRK). L’”occhio secco” è correlato alla riduzione della secrezione lacrimale dovuta alla resezione dei nervi corneali centrali durante la formazione del flap o l’ablazione della superficie corneale. La conseguenza di questo evento è l’alterazione dell’arco riflesso sensitivo che esiste tra cornea – sistema nervoso – ghiandole lacrimali e che controlla la secrezione lacrimale riflessa. I sintomi di secchezza oculare sono frequenti dal primo sesto-nono mese dall’intervento per poi risolversi. Inoltre, la secrezione lacrimale e la sensibilità corneale è minore nei portatori di lenti a contatto da molto tempo sia preoperatoriamente che dopo sei mesi. La resezione dei nervi corneali centrali determina un’altra condizione patologic: la “epiteliopatia neurotrofica” caratterizzata da erosioni epiteliali puntate, che insorge in una piccola percentuale di pazienti (1-2%) che non presentano segni e sintomi di occhio secco e con i test di produzione lacrimali normali. Questa condizione patologica è dovuta ad una perdita di trofismo dell’epitelio per il venir meno di alcuni neurotrasmettitori ad azione trofica in seguito alla rottura dei tronchi nervosi del flap. Queste condizioni a parere degli autori pregiudicano una applicazione di lac idrofile qualore siano necessarie in questo spazio temporale, mentre non vi sarebbero differenze nelle risposte di sensibilità e dell’indice di funzione lacrimale a nove mesi dalla LASIK tra portatori e non portatori di lac prima Pag. 78 dell’intervento. 459. L’effetto dell’uso di lenti a contatto sull’“omeostasi” dell’epitelio corneale In tutto il mondo, attualmente, sono approssimativamente 75 milioni i portatori di lac con modalità d’uso giornaliera (DW) o estesa (EW) per la correzione dei vizi di refrazione. Il porto di lac non è scevro di complicanze: la più temibile è l’ ulcera corneale infettiva. L’applicazione delle lac, infatti, altera l’ “omeostasi” della superficie oculare e in particolar modo dell’epitelio corneale che rappresenta insieme al film lacrimale la prima linea di difesa verso i microorganismi patogeni. L’omeostasi dell’epitelio corneale è ottenuta dal bilancio tra perdita (per apoptosi ed esfoliazione) e proliferazione delle cellule basali. Studi clinici hanno mostrato che il porto di tutti i tipi di lac riduce il tasso di perdita (riduzione dell’apoptosi e dell’esfoliazione) delle cellule superficiali, il tempo di migrazione e di proliferazione delle cellule basali. 460. Age-related changes in the human optic nerve La ricerca anatomica ha recentemento trovato la presenza di fibre nervose di diverso diametro nel nervo ottico umano. Il presente studio ha per oggetto di dimostrare l’evoluzione di queste fibre in rapporto all’età. Gli Autori hanno studiato il nervo ottico di 50 soggetti di sesso maschile deceduti, tra i quali 16 tra i 18 e i 22 anni (età media 20 ± 1,2 anni) e 34 tra 68 e 76 anni (età media 72 ± 1,6 anni). Ciascun nervo è stato diviso in 4 segmenti di 4 mm. Dopo colorazione morfologica, istochimica ed immunoistochimica le fibre del nervo ottico sono state contete e misurate. Ciascun segmento è stato valutato con microscopia con luce polarizzata per rilevare le particolarità microanatomiche, le cellule gliali e la colorazione per la proteina gliale fibrillare acida (GFAP). L’analisi biochimica ha permesso di stabilire la concentrazione proteica. Si è eseguita l’analisi morfometrica per analizzare quantitativamente le immagini del nervo ottico. Comparativamente al soggetto giovane, si è constato, nel gruppo anziano un aumento del diametro medio del nervo ottico, a causa dell’aumento del rapporto nervo ottico/ membrane meningee. Si è pure osservato che un accrescimento della superficie media del nervo ottico, del numero medio di astrociti e della positività per la GFAP. Di contro si è osservato una riduzione del numero medio delle fibre di grande diametro (maggiori di 4 μm). Le proteine contenute nelle fibre del nervo ottico non variano con l’età. 461. La neuroriabilitazione visiva con sistemi prismatici come tecnica indispensabile per il traumatizzato cranico con alterazioni del campo visivo. Descrizione di un progetto di tutela integrata in ambito Inail Gli autori prendono spunto da un grave infortunio sul lavoro che ha causato importanti danni al livello cranio facciale con interessamento del sistema visivo, dell’apparato locomotore ed endocrino, che ha portato all’ideazione di un progetto riabilitativo integrato pluridisciplinare. Gli Autori iniziano con un breve accenno all’eziologia dell’emianopsia e proseguono con approfondimento delle diverse strategie riabilitative correlate alla neuroriabilitazione visiva. Dopo aver illustrato l’esame obiettivo dell’infortunato, soffermandosi sulle lesioni del sistema visivo, descrivono l’organizzazione e l’attuazione del progetto riabilitativo individualizzato e in particolare la neuroriabilitazione visiva di tipo sostitutivo con sistemi prismatici. Agli autori preme metter in risalto, in accordo con la più recente letteratura, che la precoce neuroriabilitazione visiva e dell’emianopsia, in questo caso eseguita con sistemi prismatici, avendo assicurato un ampliamento del campo visivo, ha indotto impulsi positivi su tutto il trattamento riabilitativo. Nel caso descritto, infatti, il miglioramento via via acquisito delle abilità visive ha procurato nell’infortunato un immediato benessere psicologico, ha portato ad una più celere ripresa della stabilità posturale e della deambulazione, tanto da consentire allo stesso di partecipare ad un programma di riqualificazione professionale e di essere in seguito rinserito in ambito lavorativo. Gli Autori concludono, in accordo con la più recente letteratura, che nei gravi traumi cranici è facile trovare alterazioni del sistema visivo e che il precoce trattamento è fondamentale per la riabilitazione di eventuali lesioni a livello di aree non visive e di altri apparati. Infine, non tralasciando il ruolo fondamentale della famiglia, nei programmi riabilitativi, pongono l’accento sull’importanza della visione unitaria del lavoro funzionale dell’equipe multidisciplinare, nell’approccio al soggetto disabile, ai fini del suo effettivo rinserimento familiare, sociale e lavorativo. 462. Age-related changes in rat optic nerve: morphological studies I cambiamenti del nervo ottico legati all’età sono stati studiati in ratti maschi Sprague-Dawley di 3 mesi, 12 mesi e 24 mesi. Le sezioni trasversali del tratto intracranico del nervo ottico di di ratti di età Pag. 79 diversa sono state trattate con ematossilina eosina ed esaminate al microscopio a basso ed alto ingrandimento. Altre sezioni sono state trattate con cristal violetto per evidenziare le cellule gliali. Un terzo gruppo di sezioni sono state trattate immunoistochimicamente per evidenziare la proteina gliale fibrillare acida (GFAP) che è un marker per la localizzazione e la caratterizzazione degli astrociti. Tutti i risultati morfologici sono stati sottoposti ad analisi quantitative e statistiche per evidenziare dati morfometrici significanti. Le concentrazioni proteiche tissutali sono state determinate su frammenti omogeneizzati di nervo ottico. I risultati degli Autori hanno dimostrato i seguenti cambiamenti legati all’età: 1) aumento dello spessore delle membrane meningee; 2) aumento del numero degli astrociti; 3) aumento della immunoreattività della GFAP; 4) aumento del diametro del nervo ottico; 5) riduzione del numero delle fibre nervose; 6) riduzione della grandezza delle fibre del nervo; 7) riduzione del rapporto fibre del nervo e membrane meningee da 3:1 a 1:1. Tuttavia, la quantità di proteine non risulta modificata con il passare dell’età. Il nervo ottico di ratto, quindi, appare sensibile ai processi di invecchiamento e può essere considerato come un utile modello per gli studi sull’età neuronale. 463. Il differenziamento cellulare: lo sviluppo della corteccia cerebrale e dei nervi oculomotori Gli autori prendono in coniderazione il processo di differenziamento cellulare durante lo sviluppo della corteccia cerebrale e dei nervi oculomotori con particolare riferimento ai principali geni e alle più importanti proteine in esso coinvolte. 464. Neurogenesi Gli autori descrivono il processo di sviluppo dell’occhio in tutto il suo percorso a partire dalla placca neurale fino alla sua struttura completa. Evidenziando anche i fattori di crescita coinvolti. 465. Apoptosi e suo ruolo nello sviluppo delle strutture dell’apparato visivo Molte strutture oculari acquisiscono solo in tempi abbastanza tardivi dello sviluppo embrionale le caratteristiche tipiche dell’occhio umano. Sono stati proposti numerosi modelli per spiegare tale fenomeno tra cui gli autori hanno preso in considerazione il ruolo dell’apoptosi. 466. Lo sviluppo delle forme e degli schemi spaziali negli embrioni Il differenziamento cellulare è soltanto un aspetto dello sviluppo. Le varie forme che caratterizzano l’animale adulto emergono in gran parte da un processo alquanto complesso che gli autori descrivono in modo dettagliato in questo lavoro. 467. Il primo sviluppo dell’embrione La facoltà di dare origine a nuovi individui della medesima specie va sotto il nome di riproduzione e può effettuarsi secondo due modalità fondamentali: agamica o asessuale e gamica o sessuale. Mentre nell’agamica un uovo individuo nasce da un’unica cellula per separazione di particelle dal proprio corpo, nella riproduzione gamica il nuovo individuo è prodotto da cellule distinte provenienti ciascuna da un diverso individuo. Gli autori descrivono in tale lavoro dettagliatamente tali processi 468. Pre-embrione ed embrione Gli autori descrivono il processo di sviluppo dalla fase di zigote alla forma fetale, in cui il concepito assume forme fisiche e strutture principali riconoscibili anche se immature per dimensioni, dettagli anatomici e funzionali. 469. Lo sviluppo delle strutture ossee dell’orbita Gli AA, dopo una premessa anatomica delle ossa dell’orbita, descrivono la sua morfogenesi. Il cranio può essere suddiviso in due parti: il neurocranio e lo splancnocranio. Il primo deriva dai somitomeri e dai somiti occipitali (mesoderma parassiale) e forma il rivestimento protettivo dell’encefalo con la porzione cartilaginea che forma le ossa della base del cranio. Lo splancnocranio, che deriva dalla cresta neurale, darà invece origine allo scheletro della faccia principalmente attraverso i primi due archi faringei. 470. Embriologia delle palpebre Abbiamo studiato i fattori di crescita che svolgono un ruolo nell’embriogenesi delle palpebre. Sono stati inoltre presi in considerazione i fattori coinvolti nella secrezione mucosa dell’epitelio congiuntivale. I dati sono integrati da osservazioni sulla embriologia e sulla morfologia dei due sistemi. 471. Embriologia dell’apparato lacrimale Pag. 80 Abbiamo studiato i fattori di crescita che svolgono un ruolo nell’embriogenesi dell’apparato lacrimale. 472. Embriologia dei muscoli estrinseci dell’occhio: i fattori genetici ed epigenetici regolatori Dopo una breve introduzione sull’anatomia macro e microscopica dei muscoli estrinseci dell’occhio vengono descritte alcune tra le teorie, peraltro molto controverse, che riguardano i primi eventi della ontogenesi dei muscoli estrinseci dell’occhio e delle loro giunzioni neuromuscolari. Esistono strette correlazioni tra lo sviluppo dei muscoli extraoculari nella scimmia Macacus e quello del genere umano ed infatti gli studi più interessanti sono stati condotti appunto su campioni prelevati da feti dei primati. 473. Morfogenesi della tunica sclerale Gli AA riportano nella prima parte del lavoro la morfologia antomo-funzionale della sclera mentre nella successiva gli aspetti embriologici che possono spiegare alcune anomalie congenite. 474. Sviluppo della cornea umana Gli Autori riportano le nuove acquisizioni sull’embriologia della cornea dopo aver valutato le più recenti acquisizioni morfologiche. Uno dei concetti più importanti sarebbe l’origine neuroectodermica piuttosto che mesenchimale, delle cellule endoteliali e stromali posteriori. 475. Embriologia dell’angolo irido-corneale Gli Autori descrivono il processo di sviluppo morfologico durante la vita intrauterina delle varie strutture che compongono l’angolo irido-corneale, facendo riferimento ai fattori di crescita coinvolti in tale processo. 476. Embriologia del cristallino: i fattori di crescita Abbiamo analizzato i fattori di crescita che esercitano un ruolo specifico nell’embriogenesi del cristallino. I dati raccolti sono stati integrati da alcune osservazioni sull’embriologia e sulla morfologia funzionale del cristallino stesso. 477. Morfogenesi del vitreo Gli AA. dopo una breve premessa anatomica, descrivono lo sviluppo embriogenetico del vitreo che avviene attraverso due fasi: vitreo primitivo e vitreo secondario. 478. Embriologia della coroide Gli autori descrivono lo sviluppo embriogenetico dei quattro strati che compongono la coroide durante i nove mesi di vita intrauterina. 479. Lo sviluppo della vascolarizzazione del segmento posteriore dell’occhio e del nervo ottico Gli Autori riportano le tappe essenziali dello sviluppo del sistema vascolare del segmento posteriore oculare in epoca prenatale. Viene descritta, in particolare, la morfogenesi del complesso angioarchitettonico che rifornisce la testa del nervo ottico nelle sue varie porzioni e la sua struttura anatomica definitiva. 480. Embriologia della retina: i fattori di crescita Gli Autori descrivono le principali fasi evolutive dell’embriogenesi della retina neurosensoriale e dell’epitelio pigmentato retinico, ed analizzano i fattori di crescita che intervengono nel corso dei processi di differenziazione e di sviluppo di queste strutture, in particolare è stato studiato e descritto il processo di maturazione dei fotorecettori retinici. 481. Il nervo ottico: Morfologia, morfogenesi e fattori di crescita Dopo aver descritto la morfologia del nervo ottico ed esaminate le principali fasi della morfogenesi vengono studiati quei fattori di rischio che sembra possano esercitare uno specifico ruolo nel corso di questo periodo. 482. Il chiasma ottico: Morfologia, morfogenesi e fattori di crescita Sono descritte le caratteristiche morfologiche e le principali linee di organizzazione architettonicofunzionali seguite nel corso della morfogenesi del chiasma ottico. Vengono discusse in particolare le più recenti ipotesi relative alla “scelta” evolutiva intrachiasmatica delle fibre “dirette” e di quelle “crociate”. Sono elencati infine i principali fattori di crescita che Pag. 81 controllano la morfogenesi del chiasma ottico. 483. Embriologia del sistema genicolato striato In questo lavoro gli Autori descrivono lo sviluppo del sistema genicolato striato nella sua composizione cellulare. 484. Lo sviluppo postnatale delle vie visive In questo lavoro gli Autori sottolineano il ruolo fondamentale dell’esperienza visiva nello sviluppo postanatale delle vi visive. Dopo aver ripercorso la strada delle principali scoperte, dagli anni 60, relative alla fisiologia dello sviluppo della funzione visiva, vengono affrontate le più moderne tematiche di segregazione, oculare e corticale, sinaptogenesi. Malgrado la ricerca in questo campo sia orientata sulla biologia molecolare, c’è accordo unanime nel ritenere il potenziale d’azione, in quanto attività elettrica evocata, come primo attore nel corretto sviluppo delle vie visive. 485. Lo sviluppo postnatale delle funzioni visive e plasticità del sistema visivo Lo sviluppo delle varie funzioni visive nel periodo postnatale è un processo che diventa attivo rapidamente e tende a completarsi nei primi periodi di vita parallelamente ai processi di corticogenesi e di sinaptogenesi sotto lo stimolo delle esperienze visive. La ricerca clinica e biomolecolare indicano che il sistema visivo, a livello corticale, mantiene uno stato di plasticità anche dopo lo sviluppo postnatale è stato ultimato. Gli Autori riportano i più recenti lavori internazionali rivolti a queste tematiche. 486. L’utilità del test dell’abbagliamento nella diagnostica clinica: presentazione del Brighness Acuty Tester (BAT) L’abbagliamento è un sintomo di tipo soggettivo indotto dalla luce che si manifesta con la riduzione della sensazione visiva e che può essere provocato da varie sorgenti luminose. Si classifica in disagio d’abbagliamento ed in abbagliamento invalidante. Vari strumenti sono stati proposti per lo studio di questa menomazione visiva. Uno degli strumenti che maggiormente soddisfa le caratteristiche richieste per l’uso clinico è il Brighness Acuty Tester su cui gli autori hanno concentrato la propria attenzione. Il BAT è uno strumento portatile indicato per la valutazione di due delle maggiori funzioni visive: - il test dell’acuità luminosa (Brighness Acuity Test) il test da fotostress maculare (Macular Photostress Test). Gli Autori descrivono i principi di base del BAT, la preparazione del paziente, i procedimenti, le caratteristiche della stanza, degli esami,l’esecuzione dei tests ed i risultati ottenuti con il Brighness Acuty Test ed il Macular Photostress Test. 487. Efficienza visiva e sicurezza stradale: quali limiti? La percezione dei segnali stradali dipende da tre processi: individuazione, identificazione, discriminazione del simbolo specifico e lettura dell’eventuale iscrizione. Se le fasi della percezione non i svolgono correttamente, il conducente verrà a cadere nell’area di rischio di “guida distratta o andamento indeciso”. Il segnale deve essere realizzato in modo da soddisfare pienamente il meccanismo di percezione. Il binomio percezione-decisione è influenzato dalle caratteristiche del conducente, del veicolo, della strada, del traffico e dell’ambiente. Anche in assenza di vere e proprie patologie oculari, le variazioni fisiologiche della funzione visiva correlate all’etàpossono influire sulle attività quotidiane, inclusa la guida. I dati pubblicati in letteratura suggeriscono che un soggetto anziano, pur guidando con prudenza, presenta un maggiore rischio di infortuni stradali. 488. Acute Branch Retinal Arterial Embolism Successfully Treated with Intravenous Prostaglandin E1 Gli Autori hanno voluto studiare l’uso di prostaglandina E1 intravenosa al fine di ripristinare il flusso sanguigno e la visione in un paziente con un occlusione acuta di una branca arteriosa retinica. Una donna di 82 anni con un calo acuto dell’acuità visiva nell’occhio sinistro per un’embolia della branca temporale superiore dell’arteria retinica è stata trattata con 140μ di prostaglandina E1 intravenosa. Il trattamento è stato ripetuto il giorno seguente. Al primo controllo eseguito dopo 4 giorni dal trattamento l’acuità visiva è risultata migliorata da 20/50 a 20/20, l’embolo arterioso era ancora presente ma era scomparso l’edema maculare. La prostaglandina E1 è un potente vasodilatatore per il sistema vascolare periferico. Se utilizzato tempestivamente nel trattamento di un’occlusione acuta di una dell’arteria retinica si può recuperare una buona visione. Gli Autori hanno riportato il primo caso dell’uso di prostaglandina E1 intravenosa per trattare un’embolia acuta di una branca dell’arteria retinica. 489. Struttura, funzioni dei nervi corneali e prevenzione del dolore corneale La cornea è un tessuto densamente innervato soprattutto di fibre nervose di tipo sensitivo. L’anatomia Pag. 82 e la fisiologia dell’innervazione corneale vengono ampiamente descritte dagli Autori con la funzione di numerosi fattori neurotrofici ancora non del tutto compresi. Le moderne tecniche chirurgiche di tipo refrattivo e diverse patologie corneali determinano un danno strutturale ed una alterazione fisiologica delle fibre nervose corneali: ciò conduce a deficit neurotrofici transitori o cronici. Lo scopo del lavoro è stato quello di descrivere i meccanismi attraverso i quali i nervi corneali e le neurotrofine, da essi elaborate e rilasciate, mantengono al cornea sana e vitale e promuovono la riparazione del danno in seguito a lesioni corneali; di fornire inoltre un cenno conclusivo sul dolore corneale e sul trattamento terapeutico dello stesso. 490. La comunicazione intercellulare In questi ultimi anni abbiamo osservato nella letteratura internazionale una notevole ricerca sullo sviluppo della terapia farmacologica sui fattori di crescita. Lo scopo di questo lavoro è stato quello di introduzione alla problematica descrivendo la comunicazione intercellulare: endocrina, paracrina e sinaptica. Viene inoltre riportata la natura dei segnali extracellulari: idrofili e lipofili con la natura dei recettori chimici. I meccanismi di traduzione del segnale vengono ancora riportati: recettori canaleionico, messaggeri intracellulari e recettori catalica diretta 491. An NMR spectroscopy study of bendaline-albumin interaction Gli Autori hanno studiato il completo assegnamento del protone 1H e del 13C mediante spettroscopia RNM della bendalina (BNDL) in modo monodimensionale e bidimensionale. Le interazioni tra la bendalina e l’albumina sono state per altro studiate e lo stato della bengalina libera e legata con l’albumina è stato definito. La costanza del legame è stata valutata essere 2.4x103 M-1 492. Permeabilità e compatibilità delle lenti a contatto Gli Autori descrivono le caratteristiche fisiche delle lenti a contatto, la disponibilità di ossigeno per la cornea durante il loro porto, i metodi standard di misura della trasmissibilità e una nuova metodica da loro proposta basata sulla risonanza magnetica nucleare, quindi le misure fisiologiche della permeabilità e della trasmissibilità con alcuni modelli. Gli Autori propongono che è necessario correlare i predittori fisiologici con quelli fisici, al fine di prevenire l’anossia corneale. L’ultima parte del lavoro presenta l’interazione tra LAC e lacrime artificiali mediante uno studio NMR, che pone in risalto l’esigenza di una analisi preventiva tra il farmaco e la lente per evitare o volutamente utilizzare, i cambiamenti fisici indotti sul materiale. 493. L’importanza della luce sulle capacità visive residue Nel capitolo del libro viene riportato un argomento molto spesso omesso nella vautazione della funzione visiva normale e in special modo nel trattamento di soggetti ipovedenti. Gli Autori riportano i vari fattori fisici di un illuminante che sarebbe opportuno prendere in considerazione: sorgente, temperatura di colore, resa di colore ed efficienza luminosa. Vengono anche riportate le caratteristiche di ottimizzazione di un filtro e i risultati psicofisici del loro utilizzo. 494. Qualità di vita e riabilitazione visiva Una situazione patologica correlata alla salute che può limitare significativamente la nostra qualità di vita è l’ipovisione. Visto il drastico incremento del numero dei soggetti ipovedenti, è facilmente comprensibile l’importanza che vanno assumendo gli interventi terapeutici di riabilitazione visiva e, cosa ancora più importante, la valutazione della validità di tali interventi, attraverso la misurazione dei miglioramenti per mezzo di questionari, elencati dagli autori. Dalle ricerche effettuate e riportate, i questionari più efficaci dovrebbero essere semplici, rapidi, facilmente comprensibili e, soprattutto, dovrebbero permettere un approccio multidisciplinare al problema, visto l’importante impatto psicologico dell’ipovisione 495. Model of the oxygen distribution across the cornea and contact lens: the effect of the temperature - Lettura Kersley 2003 L’Autore ha presentato un modello per il consumo di ossigeno da parte della cornea. Le evidenze cliniche suggeriscono che la chiusura delle palpebre ed il ridotto apporto di ossigeno ad essa associato (55 mmHg) porta ad un incremento di temperatura, che a sua volta determina una variazione del Dk e di consumo di ossigeno(Q), (diverso al variare della lente al contatto). Questo stato genera ipossia che induce edema, blebs ed incremento della pressione endooculare. Per questo la misura della pressione endooculare può sostenere l’ipotesi sulla distribuzione di ossigeno avanzata sulla base dei modelli Pag. 83 496. Nuovi aspetti sullo sviluppo post-natale dell’occhio. Il ruolo della sclera nell’insorgenza e nell’evoluzione della miopia Lo sviluppo post natale dell’occhio sembra essere controllato soprattutto localmente. Diversi studi hanno suggerito che a determinati livelli del processo la crescita post-natale dell’occhio viene regolata attraverso i recettori muscrinici, ad esempio la somministrazione sottocongiuntivale dell’antagonista selettivo del sottotipo recettoriale muscarinico M1, pirenzipina, previene la miopia indotta sperimentalmente nei primati 497. Il Trasforming Growth Factor-β Il TGF- β è il prototipo di una grande superfamiglia di citochine coinvolte nella regolazione di numerosi processi fisiologici, dallo sviluppo embrionario fino al differenziamento ed all’omeostasi dei tessuti adulti. Gli Autori descrivono le varie funzioni di questo fattore, la sintesi, la secrezione e la maturazione, la traduzione intracellulare del segnale ed infine il ruolo nella regolazione del ciclo cellulare: effetto antiproliferativo sulle cellule epiteliali e transdifferenziamento epitelio-mesenchima 498. I multiformi ruoli nell’occhio del fattore di crescita basico dei fibroblasti (bFGF) La comunicazione tra cellule è cruciale per lo sviluppo e la sopravvivenza degli organismi pluricellulari. Parte di questo intenso scambio d’informazioni è a carico dei fattori di crescita, un’ampia famiglia di polipeptidi che liberati nell’ambiente extracellulare, sono in grado di stimolare la proliferazione cellulare. I fattori di crescita propriamente detti sono quelli che controllano l’ingresso e la progressione delle cellule nel ciclo replicativi, ma in realtà la loro funzione può estendersi anche al controllo di processi differenziativi e di alcune funzioni metaboliche. Uno di questi fattori è il bFGF la cui azione si estrinseca sui fotorecettori retinici, sulle cellule gangliari retiniche, sulle cellule dell’epitelio pigmentato retinico, sulle cellule melanocitiche del melanoma, sulle cellule endoteliali e sui periciti, con multiformi aspetti sulla cornea, sulle cellule epiteliali del cristallino e sulle ghiandole lacrimali e sebacee palpebrali. In conclusione vengono prospettati i possibili trattamenti terapeutici con questo fattore di crescita 499. Ipertensione oculare acuta sperimentale nel ratto: alterazioni morfologiche e molecolari indotte nella retina e nel nervo ottico In questo modello sperimentale per lo studio degli eventi alla base della patologia glaucomatosa acuta si è messo in evidenza che l’ipertono oculare induce, oltre alla morte per apoptosi delle cellule gangliari retiniche, la morte per necrosi delle cellule astrocitarie del nervo ottico. Tutti gli eventi riscontrati sono inibiti da scavanger dei perossidi, indicando un coinvolgimento delle ROS nelle alterazioni osservate. Le cellule astrocitarie, in seguito a stress pressorio, aumentano la produzione di ossido nitrico, un possibile mediatore degli eventi degenerativi osservati. Tutto ciò è consistente con un’ipotesi ischemico riossigentiva della patologia glaucomatosa 500. Studio in vitro per l’impiego intra-operatorio e/o post-operatorio della Lidocaina e Naropina nella trabeculectomia e facotrabeculactomia Si può rilevare che in questo lavoro, teso a ricercare sostanze ad attività antiproliferativa con scarsi o assenti fenomeni infiammatori secondari, che la Lidocaina inducendo necrosi , possiede attività citotossica e di conseguenza infiammatoria, seppure in misura minore rispetto ai farmaci necrotizzanti precedentemente utilizzati. La Naropina mostra invece una blanda azione citotossica ed una reversibile azione citostatica che potrebbe modulare i fenomeni proliferativi associati agli interventi di trabeculectomia e facotrabeculectomia, con una modulazione della bozza filtrante. 501. Azione protettiva di derivati della Carnitina su un modello in vitro di cellule 3T6 indotte a morte cellulare programmata. Studio preliminare per una nuova terapia neuroprotettiva per il glaucoma Poiché è noto che le cellule gangliariretiniche in seguito a glaucoma vanno incontro principalmente a morte per apoptosi, la riduzione di questo fenomeno potrebbe essere ucettibile di utilizzo terapeutico in soggetti glaucomatosi. I risultati ottenuti in vitro indicano un miglioramento della sopravvivenza cellulare in condizioni in cui le cellule sono indotte all’apoptosi in seguito a trattamento con derivati della carnitina Ciò suggerisce una successiva ricerca con un trattamento in vitro 502. Evoluzione degli effetti degenerativi su retina e nervo ottico dopo risoluzione di ipertono sperimentale indotto su ratto Le strutture nervose oculari, in seguito all’insulto presso rio, presentano una progressiva successione di eventi che riflettono l’instaurarsi di meccanismi di recupero del danno che avvengono parallelamente a fenomeni degenerativi cellulari. Il culmine del duplice processo si ha subito dopo il decremento presso Pag. 84 rio all’interno delle stesse strutture. Nella competizione tra i due meccanismi sembrano prevalere quelli degenerativi rendendo irreversibile il danno. 503. Coinvolgimento del TGF-β nelle patologie della retina Gli Autori riportano la patogenesi della vitreoretinopatia proliferativa e della vitreoretinopatia diabetica ed il coinvolgimento del TGFβ nella loro patogenesi. Le fasi di sviluppo della vitreoretinopatia proliferativa possono essere considerate parallele ad un processo infiammatorio. Infatti, al distacco di retina seguirà una vasodilatazione, migrazione delle cellule RPE nel vitreo attraverso una matrice extracellulare provvisoria, proliferazione e differenziamento delle RPE, differenziamento delle RPE in senso mio-fibroblastico, produzione di membrane fibrose che avvolgono vitreo e retina, contrazione delle membrane fibrose e distacco trazionale della retina. In questo processo intervengono più fattori di crescita quali il PDGF, il TGF-β, l’a-FGF, il b-FGF, l’IGF-1, il TNFα, l’EGF, l’HGF ed il CTGF. Ognuno di questi è coinvolto in più eventi quali la chemiotassi RPE, la proliferazione RPE, il transdifferenziamento RPE in miofibroblasti, la sintesi della matrice extracellulare fibrosa e la contrazione della matrice fibrosa. In merito alla vitreoretinopatia diabetica vengono riportati i fattori di crescita quali il TGF- β, il b-FGF, l’IGF-1, il TNF-α ed il VEGF. Questi fattori sono coinvolti in uno o più eventi quali la proliferazione delle cellule endoteliali, la chemiotassi delle stesse, la morfogenesi del vaso sanguigno e la secrezione della membrana basale, in bilancio con l’azione degli enzimi proteolitici (metalloproteasi). L’equilibrio dei livelli di questi fattori ed in particolare del b-FGF ed del TGF-β sembra giocare un ruolo chiave nell’angiogenesi. Il lavoro si conclude con la strategia da attuare verso questi bersagli. 504. Chiralità ed anestetici loco-regionali impiegati in chirurgia oculare Il tentativo di incrementare e rendere più omogeneo il successo della chirurgia del glaucoma e della cataratta è uno degli obiettivi principali della ricerca oftalmologia dei nostri giorni e l’anestetico locale svolge oggi un ruolo fondamentale e complicazioni sistemiche possono essere causate dalla tossicità degli anestetici locali determinata da sovradosaggio o da reazioni allergiche. La nostra attenzione si è focalizzata su due anestetici locali appartenenti alla categoria delle amino-amidi: lidocaina e ropivacaina 505. Eparina. I suoi multiformi ruoli e le sue prospettive nella terapia oftalmologia I principali siti di azione dell’eparina si esplicano a livello dei processi coagulativi, inibendo la proliferazione e modulando il fenomeno infiammatorio. Solo di recente è stata messa in luce l’attività antiproliferativa dell’eparina che si lega con il fattore di crescita dei fibroblasti (FGF) ed il suo recettore FGFR formando complessi ternari stabili. I fattori di crescita della famiglia sono coinvolti in una grande varietà di processi come la proliferazione cellulare, il differenziamento, la migrazione cellulare, la morfogenesi e l’angiogenesi. Nella seconda parte del lavoro gli Autori prendono in considerazione le eparine a basso peso molecolare, le LMWH ed i loro potenziali vantaggi clinici: pressoché completa biodisponibilità dopo somministrazione sottocutanea, maggiore durata di azione/più persistente effetto anticoagulante, scarso legame con le roteine plasmatiche, prevedibile risposta anticoagulante, minore rischio di piastrinopenia indotta da eparina, minori interazioni con le piastrine con minore rischio emorragico, trattamento domiciliare possibile, assenza di passaggio transplacentare ed infine minore rischi di osteoporosi 506. Le metalloproteasi di matrice nelle patologie e nei processi riparativi dei tessuti oculari Le metalloproteasi di matrice (MMP) appartengono alla famiglia degli enzimi proteolitici: esse degradano le componenti della matrice extracellulare (ECM) e della membrana basale. Questi enzimi sono importanti per i processi biologici quali la embriogenesi, lo sviluppo ed il processo di riparazione tissutale. La regolazione dell’attività delle MMP è implicata nelle patologie associate ad una incontrollata proteolisi della matrice del tessuto connettivale, come l’artrite, l’oncogenesi, l’ulcerazione tessutale e l’aterosclerosi. Con questo studio gli Autori hanno avuto lo scopo di puntualizzare il ruolo di questo gruppo di proteasi che rivestono un importante ruolo in molte patologie e nei processi riparativi oculari 507. Considerazioni su alcuni sistemi recettoriali presenti nel corpo ciliare e nel trabecolato. Loro importanza nell’idrodinamica oculare Gli autori riportano recenti dati della letteratura su alcuni sistemi recettiriali presenti nel corpo ciliare e nel trabecolato. Identificare i meccanismi che supportano questi recettori sarà lo scopo degli studi dei prossimi anni Pag. 85 508. Age related changes in the human retina In precedenti studi erano già stati messi in evidenza, mediante scannig electron microscopy (SEM), i cambiamenti legati all’età nella retina di ratto. Gli Autori in questo studio hanno voluto valutare i cambiamenti legati all’età nella retina umana. Lo studio è stato eseguito su tessuto retinico di donatori anziani e giovani e mediante i tradizionali metodi istologici e mediante SEM. tutti i risultati morfologici sono poi stati sottoposti ad analisi quantitativa, mentre la concentrazione di proteine strutturali e citoplasmatiche nel tessuto retinico omogenato è stato determinato mediante i principali metodi biochimici. Tutte le differenze tra soggetti giovani ed anziani sono state statisticamente significative, con l’eccezione della concentrazione media di proteine citoplasmatiche e strutturali. Quindi, gli Autori concludono considerando che SEM permette nuove informazioni morfometriche riguardo i cambiamenti legati all’età in cellule fotorecettoriali, cellule bipolari e cellule gangliari. Questi risultati possono essere pertanto adottati come modelli o come valori normali quando si studiano altri cambiamenti che si possono verificare nella retina umana in condizioni patologiche 509. LF-NMR water self-diffusion and relaxation time measurements of hydrogel contact lenses interacting with artificial tears Gli Autori hanno voluto valutare le diverse proprietà di rigonfiamento di lenti ioniche e non ioniche, immerse in sodio cloruro o in lacrimale artificiali, mediante Low-Field Nuclear Magnetic Resonance (LF-NMR), attraverso la misurazione della relazione tra tempo e proprio coefficiente di diffusione. È stato quindi sviluppato un nuovo modello per la valutazione del coefficiente di diffusione dell’acqua all’interno della lente stessa, i cui risultati hanno rivelato un diverso meccanismo di interazione tra materiali ionici e non ionici con lacrime artificiali. Chiaramente, le conseguenze di tali risultati suggeriscono evidenti implicazioni cliniche 510. Interazione tra lac e lacrime artificiali: uno studio mediante risonanza magnetica nucleare La risonanza magnetica nucleare permette di valutare le caratteristiche chimico-fisiche di lenti a diverso grado di idratazione rigonfiate in soluzione fisiologica oppure in soluzione viscoelstica di lacrime artificiali. L’elaborazione dei dati con tecniche di analisi multivariata evidenza le differenze tra i diversi campioni considerati 511. Gycosaminoglycans in human trabecular meshwork: Age- related changes. I glicosaminoglicani giocano un ruolo centrale nel mantenimento della resistenza al normale efflusso nel trabecolato umano. Gli autori hanno valutato i possibili cambiamenti morfologici, istochimici e morfometrici età-correlati nei glicosaminoglicani del trabecolato. Le ricerche hanno dimostrato i seguenti cambiamenti: 1) deposito di materiale granulare fibroso nel trabecolato; 2) aumento della densità di elettroni nelle strutture; 3) forte riduzione del contenuto di acido ialuronico e 4) riduzione di proteoglicani sulfati. I glicosaminoglicani del trabecolato umano subiscono cambiamenti legati all’età, come dimostrato dai nostri risultati. 512. Modificazioni post-secretorie delle mucine in portatori di lenti a contatto ad uso prolungato La recente introduzione delle lenti a contatto in silicone idrogel per uso prolungato ha permesso di evidenziare tra le complicanze del loro uso le mucine balls, che seppur presenti anche in conseguenza dell’uso delle lenti tradizionali, raggiungono con le lenti in silicone idrogel massimi livelli. Per una maggiore consapevolezza sull’argomento, gli Autori ne riportano le caratteristiche finora conosciute 513. Uso terapeutico delle lenti a contatto in silicone idrogel Data la sempre maggiore diffusione delle lenti in silicone idrogel per molteplici indicazioni, gli Autori hanno riportato gli studi effettuati sull’argomento che permettono di valutare le caratteristiche principali. Secondo i risultati riportati, appare evidente la sicurezza e l’efficacia di quaste lenti non solo per i diversi usi terapeutici, ma anche nella correzione dei difetti visivi 514. La comunicazione intercellulare. Il ruolo dello ione calcio nella regolazione genica I meccanismi legati al recettore accoppiato della tirosin-chinasi (RTK) mostrano un ruolo chiave nella crescita e nella differenziazione di molti tessuti oculari è sta diventando sempre più chiaro che anche sistemi collegati al recettore accoppiato alla protena G (GPCR) rivestono un certo numero di funzioni in molti tessuti oculari. È interessante notare che entrambi tali recettori rappresentano il target di più del 50% degli agenti terapeutici comunemente impiegati. Le cellule hanno una concentrazione di calcio libero relativamente bassa che può aumentare fino a 10 volte in seguito alla stimolazione di tali recettori. Pag. 86 La capacità di tale concentrazione ionica di regolare diversi processi cellulari è oggi al centro di interessanti ricerche. Gli Autori riportano le più avanzate ricerche sull’argomento. 515. Le metalloproteasi di matrice nei processi riparativi corneali Nell’occhio il processo di riparazione tessutale è coinvolto nella patogenesi o nel fallimento del trattamento di molte patologie oculari. Il lavoro degli Autori si è incentrato sulle strutture della cornea che possono essere affette da un squilibrio tra metalloprotesi (MPP) e suoi inibitori (TIMP) in diverse patologie di tali strutture: cheratocono, pterigio, blefarochalasis. Oggigiorno è impossibile ignorare l’importanza di queste MPP e considerando che c’è soltanto una sottile linea che separa lo stato fisilogico da quello patologico. Di sicuro l’impiego degli inibitori delle MMP rappresentano un futuro assolutamente promettente che fornirà agli specialisti metodi di cura alterativi, fisilogici, per molte patologie della cornea. 516. Il ruolo delle metalloproteasi di matrice nella patologia del deflusso dell’umor acqueo e nel processo cicatriziale postoperatorio dopo la chirurgia filtrante del glaucoma Il livello di pressione oculare è il maggiore fattore di rischio al danno del nervo ottico ed un ruolo importante viene svolto dal trabecolato e dalle vie uveo-sclerali. Queste vie, pressione dipendenti e non subiscono un continuo rimodellamene, in cui un notevole ruolo è svolto dalle metalloproteasi di matrice. Gli Autori descrivono le ultime conoscenza sull’argomento. Peraltro, il succeso dell’intervento chirurgico di trabeculoplastica, dipende dal processo di riparazione. In tale evento un notevole ruolo è svolto dalle metalloproteasi di matrice. Gli Autori descrivono le varie MPP presenti in tale processo con il ruolo svolto nella migrazione e proliferazione dei leucociti, dei fibrobasti e nella sintesi e rimodellamento della matrice extracelluare considerando in tale distretto anche l’angiogenesi. 517. Aspetti clinici sul ruolo del calcio e sull’attivazione delle proteinchinasi nell’epitelio del cristallino nella regolazione delle giunzioni intercellulari Lo squilibrio del calcio è una caratteristica comune nella maggiorparte dei cristallini affetti da cataratta e ruolo rilevante assumono le proteinchinasi (PKC) presenti nell’epitelio del cristallino.1850 Studi precedenti ed attuali dimostrano che la PCKα e la PCKγ hanno effetti opposti sulla attività giunzionale. L’attività giunzionale è diminuita nella galattosemia precoce e la PCKγ è la principale isoforma nel regolare le giunzioni del cristallino. Pertanto, la mancanza di PCKγ comporta un controllo improprio delle giunzioni e contribuisce al danno osmotico nel cristallino del diabetico o del galattosemico. L’attivazione indotta da LEDGF della PCKγ può rivestire un ruolo importante nel ripristinare il controllo dell’attività giunzionale nel cristallino del diabetico o del galattosemico. 518. L’impiego degli antiossidanti sul danno tissutale da radicali liberi dopo trattamento con laser ad eccimeri (PRK) L’impiego del laser ad eccimeri ha continuato, nel corso degli anni, a generare interesse nel trattamento della miopia, dell’astigmatismo ed irregolarità o opacità corneali. La ricerca si è focalizzata sugli effetti patologici e sui cambiamenti microstrutturali conseguenti all’ ablazione corneale con laser ad eccimeri come la proliferazione dei cheratociti con aumento della produzione di collagene e glicosaminoglicani. L’estensione del danno tissutale è legato allo squilibrio tra i radicali liberi generati ed il sistema di difesa anti-ossidante locale. Gli Autori riportano le più comuni sostanze utilizzate per prevenire la formazione di radicali liberi, quali la vitamina E e C, l’idrocortisone acetato e la citocromo C- perossidasi. I lavori sull’argomento avvalorano l’ipotesi dell’importanza dell’impiego degli anti-ossidanti quali sistema difensivo contro i radicali liberi dopo trattamento con PRK 519. Meccanismi molecolari alla base dell’apoptosi Le cellule hanno un raffinato controllo del ciclo cellulare e, se subiscono un danno, sono in grado di verificarne la portata. Per evitare che tale danno porti alla formazione di una colonia di cellule aberranti che nuocerebbe all’intero organismo, la cellula attiva il meccanismo di morte programmata o apoptosi. Gli Autori descrivono nei particolari le attuali conoscenze sull’argomento: le proteine interessate, i domini, le funzioni svolte da ognuna di esse, ed i meccanismi di regolazione presenti nella cellula, ciò al fine di poter prospettare una farmacologia idonea anti-apoptotica. 520. Neuroptotezione e glaucoma: approccio farmacologico, le carnitine Pag. 87 Nella complessa catena di eventi che conducono all’apoptosi, i mitocondri più che ogni altro organello cellulare assumono ruolo di primaria importanza. L’Autore descrive la rilevanza di fenomeni inducenti un danno mitocondriale e l’eventuale presenza di sostanze che possono influenzarli in qualche modo. Negli ultimi anni, si è focalizzata l’attenzione su uno di questi composti e su i suoi derivati: la Carnitina. L’Autore riporta le diverse e importanti funzioni fisilogiche svolte da questa sostanza: induttrice dei fattori di crescita, aumento del metabolismo mitocondriale, azione protettiva sull’integrità di membrana del mitocondrio, incremento d’interazione proteica tra la membrana cellulare ed il citoscheletro, inibizione dell’attivazione delle caspasi ed attività rafforzante di bcl-2 sulla morte cellulare, attività antiossidante, ruolo sui linfociti e azione sui proteasomi. Tutto ciò al fine di una efficace neuroprotezione nella malattia glaucomatosa. 521. Cheratocono: ipotesi eziopatogenetiche ed influenza delle lenti a contatto Lo scopo di questo articolo è quello di riportare il complesso eziopatogenetico del cheratocono, descrivendone i diversi aspetti: genetico, apoptotico, alterazione della matrice, degli enzimi e degli inibitori, danni ossidativi, innervazione anomala. Inoltre, dove possibile, sono introdotti cenni sull’influenza delle lenti a contatto ed evoluzione della patologia. 522. I biomateriali in oftalmologia Gli Autori, dopo aver riportato i concetti generali di biocompatiatibilità e biointegrazione, descrivono i biomateriali utilizzati in oculistica e cioè i polimeri. I processi di biodegradazione, di nascita e di catalogazione vengono riportati. Vantaggi e svantaggi dei materiali termoplastici, elastomeri, ibridi rigidi ed idrogel sono presi in considerazione. 523. Il ruolo delle cellule mobili nel glaucoma primario ad angolo aperto Le cellule mobili, come dice il nome, sono cellule non strutturalmente connesse da giunzioni con le cellule vicine, ma deputate alla migrazione, produzione di citochine e fagocitosi. Rientrano in questo ruolo le cellule della microglia, i linfociti ed i macrofagi. Gli Autori descrivono il ruolo di queste cellule nel trabecolato, nella retina e nel nervo ottico; e le conclusioni riportate sembrano avvalorare la loro importanza nell’eziopatogenesi del glaucoma con conseguenze terapeutiche di non poca importanza. 524. Il ruolo delle metalloproteasi (MMP) nell’eziolgia del glaucoma primario da angolo aperto (GAAP) ed in pazienti affetti da sindrome pseudoesfoliatio/glaucoma (PEX/PEXG) La sindrome pseudoesfoliativa (PEX) è un disordine sistemico delle matrice extracellulare clinicamente significativo che rappresenta non solo la più comune causa identificabile del GAAP, ma anche un fattore di rischio per la malattia cardiovascolare. Dati evidenti suggeriscono che la PEX è un tipo di fibrosi associata all’eccessiva sintesi e deposizione di materiale fibrillare elastico anormale in molti tessuti intra ed extraoculari. Le metalloproteasi sono una grande famiglia di endopeptidasi in grado di degradare le molecole della matrice del trabecolato mediante la regolazione dell’attività biologiche-cellulari. Gli Autori riportano i daati di recenti ricerche che suggeriscono i cambiamenti del bilancio MMP-TIMP e la ridotta attività delle MMP nell’umor acqueo quale evento caratteristico della sindrome PEX/PEXG. Data l’importanza del coinvolgimento MMP-TIMP, appare ormai significativamente chiaro che questi enzimi ed i loro inibitori possono diventare l’obiettivo di nuovi interventi terapeutici. 525. Re-evaluation and quantification of the different sources of nerve fibres supplying the rat eye La denervazione e/o la rimozione dei gangli dei nervi periferici sono delle tecniche chirurgiche utilizzate per lo studio dell’origine e della distribuizione di nervi periferici in tutti gli organi, incluso l’occhio. La distribuizione delle rimanenti fibre nervose afferenti all’occhio ( dopo sezione di vari tipi di fibre nervose e rimozione di gangli nervosi) è stata valutata nel ratto. I ratti sono stati anestetizzati e successivamente venivano rimossi i seguenti tessuti nervosi: ganglio cervicale superiore, ganglio ciliare principale, ganglio pterigopalatino , ganglio trigeminale ed il nervo maxillo-oftalmico. In alcuni animali, tramite la somministrazione di 6-OH dopamina , si attuava una simpaticoectomia chimica. Gli occhi sono stati poi sezionati in serie, ma solo tre regioni (cornea, iride e coroide) sono state studiate Pag. 88 con diverse tecniche. I risultati ottenuti venivano poi quantificati e analizzati statisticamente. L’asportazione del ganglio cervicale superiore e/o la simpaticoectomia chimica inducevano la distruzione di molte fibre nervose catecolaminergiche nelle tre regioni degli occhi di ratto esaminati. La rimozione del ganglio ciliare, invece, causava la distruzione di circa il 60% di fibre nervose colinergiche delle stesse regioni, mentre la parasimpaticoectomia subtotale distruggeva circa l’80% delle fibre colinergiche. La resezione chirurgica del nervo maxillo-oftalmico o la rimozione del ganglio trigemino portava ad una degnerazione di molte fibre sensitive. Tali esperimenti confermano la presenza di differenti tipi di fibre nervose ( simpatiche, parasimpatiche, sensitive) nelle tre strutture studiate nell’occhio dei ratti. 526. Controllo sulla progressione della miopia assile. I parte La miopia è nota da oltre duemila anni ed è stata descritta la prima volta dagli antichi greci. Il controllo della miopia è un desiderio che tutti gli oculisti sperano di poter raggiungere per cui molto si è scritto su questo argomento. Controllare la miopia significa conoscerne l’eziopatogenesi. Due teorie si contrappongono: la teoria metabolica e la teoria meccanica. Gli Autori nel presente lavoro parlano della prevenzione con mezzi ottici: lenti bifocali e multifocali, lenti a contatto rigide – sferiche e a geometria inversa (ortocheratologia). In merito a quest’ultimo argomento vengono descritte le possibili cause che sembrano indurre una riduzione della miopia. 527. Microvessels of the human optic nerve head: ultrastructural and radioreceptorial changes in eyes with increased IOP Gli AA hanno voluto studiare: le modificazioni morfologiche e utrastrutturali dei capillari della testa del nervo ottico nell’occhio umano con pressione intraoculare normale (IOP), con leggero aumento della IOP, e con elevato aumento della IOP; e negli stessi pazienti la distribuzione dei recettori β-adrenergici. La microscopia a trasmissione elettronica ha dimostrato che l’aumento della IOP induce modificazioni ultrastrutturali nei capillari della testa del nervo ottico. Gli esperimenti della autoradiografia hanno dimostrato la presenza e la distribuzione dei recettori β-adrenergici nella testa del nervo ottico di occhi con IOP normale e IOP aumentata. Gli AA hanno interpretato tali risultati ipotizzando che l’iniziale aumento della IOP comprima i capillari della testa del nervo ottico. Inoltre il numero dei recettori βadrenergici aumenta marcatamente negli occhi con aumento della IOP. Saranno però necessari ulteriori studi per chiarire il ruolo fisiologico e patologico di questi recettori. 528. Effect of sitemic anti-hypertensive drugs on intra-ocular pressure Lo scopo di questo lavoro è lo studio degli effetti dei principali farmaci anti-ipertensivi sulla pressione intra-oculare e sul campo visivo. Sono stati arruolati 600 pazienti, tutti i pazienti sono stati divisi in quattro gruppi:il primo gruppo di 200 pazienti sono stati trattati con somministrazione locale o sistemica di bloccanti del canale del calcio ;il secondo gruppo di 200 pazienti sono stati trattati con β-bloccanti sistemici o orali; il terzo gruppo di 100 pazienti sono stati trattati con somministrazione sistemica di ACE-inibitori e, il quarto gruppo di 100 pazienti sono stati trattati con un farmaco diuretico (acetazolamide). I nostri risultati confermano che la somministrazione orale di bloccanti del canale del calcio (nitrendipina) in soggetti con moderata ipertensione e senza ipertono oculare causa una moderata riduzione della pressione intraoculare, mentre l’instillazione oculare dello stesso farmaco ha effetto ipotonizzante. Lo scotoma nei soggetti glaucomatosi con pressione normalizzata migliora dopo somministrazione locale di bloccanti del canale del calcio. La somministrazione orale di β-bloccanti è correlata con una riduzione della pressione intraoculare, e specialmente riduce la pressione sistemica. Inoltre, è stato dimostrato che la somministrazione di ACE-inibitore è efficace nella riduzione della pressione intraoculare dovuta ad alcuni meccanismi che agiscono sulle arterie ciliari posteriori che sono responsabili del flusso ematico del corpo ciliare. Infine, l’acetazolamide, un diuretico utilizzato usualmente per ridurre la pressione del sangue, è capace di ridurre anche la pressione intra-oculare. 529. La capsula del cristallino e la prevenzione della cataratta secondaria Sono state studiate le modificazioni della proliferazione e della sopravvivenza di cellule in coltura, al fine di individuare gli eventuali effetti tossici di due farmaci per anestesia locale, normalmente utilizzati negli interventi chirurgici oculari . i risulatati ottenuti hanno dimostrato che la lidocaina possiede un’elevata azione citotossica e citostatica a concentrazioni dell’ordinedi 10mM, concentrazioni paragonabili a quelle normalmente utilizzate in sala operatoria per uso anestetico.Viceversa, la ropivacaina presenta una tossicità nettamente inferiore e sostanzialmente trascurabile alle concentrazioni Pag. 89 da noi saggiate e paragonabili a quelle utilizzate in anestesia. È lecito ipotizzare che l’azione citotossica e citostatica della lidocaina può essere impiegata nella prevenzione della opacizzazione della capsula del cristallino (cataratta secondaria). 530. L’apoptosi delle cellule del cristallino umano in coltura In questo studio si è utilizzato una coltura di cellule del cristallino umano prelevate dopo facoemulsione, per studiare le eventuali modificazioni della proliferazione e della sopravvivenza cellulare e per individuare effetti collaterali e secondari di sostanze normalmente utilizzate negli interventi chirurgici oculari. Sono stati esaminati due anestetici locali (la lidocaina e la ropivacaina) e l’eparina, di norma usata come anti-trombotico. I nostri risultati evidenziano che la lidocaina possiede un’elevata azione citotossica e citostatica, viceversa la ropivacaina presenta una tossicità nettamente inferiore. Inoltre dopo trattamento con diverse concentrazioni di eparina, sia UFH che LMWH, non si è riscontrato alcun effetto tossico e si è verificato che, a tempi brevi, l’eparina non sembra determinare inibizione della proliferazione cellulare, mentre sembra indurre la formazione di aggregati cellulari (sincizi), probabilmente modificando l’adesione cellulare con conseguenze non note. Quanto esposto porta a concludere che la lidocaina possa essere utilizzata per la prevenzione della cataratta secondaria 531. Analisi dell’intolleranza alle lenti a contatto attraverso l’esplorazione dell’integrazione neuroanatomica di difesa della superficie oculare Il benessere della superficie oculare è dato dalla stabilità del film lacrimale durante la fase di apertura dell’occhio. L’integrazione neuroanatomica sia dei fattori di composizione che idrodinamici, regola il meccanismo principale attraverso il quale è mantenuta la stabilità dello stato del film lacrimale. La disfunzione di alcuni elementi dell’integrazione neuroanatomica, porterà ad un film lacrimale instabile, es. occhio secco e causerà discomfort oculare e disagi della superficie oculare. Nei normali individui sani con una integrazione neuro-anatomica sana, l’adattamento delle lenti a contatto è semplice con dei buoni esiti. Tuttavia, non è difficile immaginare che l’utilizzo di lenti a contatto può nel tempo compromettere la difesa della superficie oculare. In generale è concepibile che la previa compromissione di difesa della superficie oculare, può presentare difficoltà nell’adattamento delle lenti o causare intolleranza o discomfort nei confronti delle lenti a contatto. Questo lavoro ha mostrato a grandi linee che le diverse aree dove le difese di superficie dell’occhio sono compromesse in seguito ad una disfunzione dell’integrità neuroanatomica potrebbero essere la causa o contribuire all’intolleranza delle lenti a contatto. L’identificazione e la correzione di questi elementi disfunzionali può stabilire il benessere e la difesa di una sana superficie oculare, determinando una riduzione o eliminazione del discomfort portato dall’uso delle lenti a contatto. 431. Controllo sulla progressione della miopia assile per un effettivo intervento di salute pubblica. II parte 532. Lenti a contatto ed allergie oculari, un connubio possibile se non necessario con alcune di esse Gli Autori, dopo aver descritto i vari tipi di reazioni allergiche ed i mediatori chimici che si liberano in queste condizioni, indicano i trattamenti terapeutici in uso. Il desiderio di applicare lenti a contatto già precluse in queste condizioni, per gli Autori è oggi possibile utilizzando lac giornaliere monouso o lenti in silicone idrogel. 533. Age-Related Changes in the Human Retina Un aumento del numero delle persone anziane fornisce una giusta causa per investigare sulle modifiche età-dipendenti che si verificano nella retina umana. Campioni di tessuto retinico prelevati da persone giovani ed anziane sono stati studiati con tradizionali metodi istologici e con l’utilizzo del microscopio elettronico con particolare attenzione ai dati morfometrici. Inoltre, è stato altresì determinato il contenuto proteico nei tessuti retinici prelevati. Particolare interesse è stato dato per chiarificare le modifiche che avvengono nella retina umana con l’età. Lo spessore retinico diminuisce significativamente con l’età e le cellule ganglionari sembrano essere quelle maggiormente vulnerabili a questa perdita indotta con l’età. Anche il numero dei capillari retinici diminuisce con l’età. Le connessioni intercellulari tra i fotorecettori, il numero dei processi cellulari e le vescicole sinaptiche delle cellule bipolari diminuiscono con l’età. Il dosaggio biochimico delle proteine dimostra che la maggior parte delle proteine nel tessuto retinico diminuiscono con l’età. In conclusione, tutti i dati morfologici, morfometrici, ultra-strutturali e biochimici dimostrano che nella retina umana avvengono specifiche modifiche con l’aumentare dell’età. Pag. 90 534. Le molecole di difesa della superficie oculare La superficie oculare, sebbene continuamente esposta a corpi estranei e ad insulti ambientali, subisce raramente l’attacco di agenti patogeni. Questo è dovuto alla presenza di una efficace risposta immunitaria innata costituita in gran parte da piccoli peptidi dotati di attività antimicrobica. Secrete dalle cellule epiteliali corneali e congiuntivali, queste molecole sono in grado, non solo, di uccidere i microrganismi patogeni, ma anche di svolgere funzione regolatrice su cellule del sistema immunitario e di partecipare ai processi di riparazione tissutale. Questo articolo esamina le proprietà, i meccanismi d’azione ed i ruoli funzionali dei peptidi antimicrobici a livello della superficie oculare, in particolar modo delle difensine e del peptide LL-37. 535. La trasparenza corneale: metodiche di valutazione La trasparenza corneale viene mantenuta grazie a svariati fattori che agiscono internamente ed esternamente ai tessuti corneali: una buona organizzazione strutturale stromale, la costanza del tasso idrico, la totale assenza di vasi, la presenza di specifici ioni ed un film lacrimale inalterato. Soprattutto la grande diffusione della chirurgia rifrattiva ha sottolineato la necessità di disporre di tecniche diagnostiche utili per lo studio approfondito dell’anatomia e della fisiopatologia corneale. L’osservazione della trasparenza corneale in modo non invasivo ma soprattutto oggettivo, può essere infatti di estremo aiuto sia nella valutazione della risposta oculare all’utilizzo di diversi tipi di lenti a contatto, sia nel quantificare il grado di opacità subepiteliale e lo scarring stromale negli interventi di chirurgia rifrattiva. 536. Hydrogel, disponibilità di ossigeno ed edema corneale Gli AA. descrivono gli hydrogel in uso per la costruzione delle lenti a contatto. Vengono quindi riportate le caratteristiche fisiche quali l’elasticità, la bagnabilità, l’idratazione, la resistenza alla disidratazione e la permeabilità all’ossigeno, importanti per riuscire ad indicare la lente più opportuna per le diverse situazioni cliniche. La disponibilità di ossigeno per la cornea è indubbiamente il parametro più importante da considerare per cui sono stati approntati dei predittori fisici e fisiologici a tale scopo. Tra i predittori fisici ricordiamo l’ EOP e l’HSU. Tra i predittori fisiologici per una buona sopportabilità della lente l’attenzione viene rivolta alla sofferenza ipossica misurando la variazione di parametri quali l’edema, il pH, la concentrazione degli enzimi, il consumo di glicogeno, la riduzione della sensibilità corneale. Sono stati anche apportati dei modelli per descrivere il processo diffusivi attraverso le LAC. L’edema corneale da stress ipossico è un evento da evitare e mentre l’edema acuto è principalmente la conseguenza della ritenzione di lattato a livello stremale, la cronicità dell’edema è influenzata principalmente dal pH endoteliale. Come sintesi, gli AA, evidenziano come si possa predire il quantitativo di edema facendo riferimento all’EOP e all’HSU; considerando la variabilità soggettiva delle necessità metaboliche della cornea e la disidratazione del materiale, l’applicazione deve essere sempre attentamente seguita. 537. Biomeccanica corneale La biomeccanica corneale può influenzare la misurazione della pressione intraoculare (IOP) con vari tipi di tonometro e deve essere valutata nel prevenire, durante la fase pre-operatoria, il rischio di estasia dopo intervento di chirurgia rifrattiva. Sono oggi disponibili, per la rilevazione della IOP, vari tipi di tonometro. Molte ricerche hanno evidenziato una influenza notevole della biomeccanica corneale sul rilevamento della IOP con il tonometro ad applicazione di Goldmann (TaG). Il tonometro dinamico a profilo di Pascal® (PDCT), invece, sembrerebbe uno strumento in grado di ridurre gli errori di rilevazione del tono dovuti alle caratteristiche biomeccaniche della cornea (esempio SCC e curvatura). La biomeccanica corneale deve essere tenuta in grande considerazione anche in caso di interventi di chirurgia rifrattiva per cui vi è la necessità di attrezzature che consentano misurazioni non invasive e dal vivo. Si è potuto vedere come i cambiamenti della biomeccanica corneale, dovuti nella LASIK principalmente a variazioni nell’idratazione del flap e nella PRK a diversità dell’epitelio e dello spessore stromale, siano determinanti nell’identificazione del potere ottico e soprattutto della IOP post-operatoria. 538. Mantenimento di una superficie oculare sana per un miglioramento della qualità di vita del paziente La sindrome da occhio secco rappresenta una condizione relativamente frequente, particolarmente nella popolazione anziana, con prevalenza maggiore nel sesso femminile. I sintomi più frequentemente lamentati da pazienti con sindrome da occhio secco sono sensazione di sabbia o corpo estraneo, secchezza e bruciore, iperemia congiuntivele, secrezione mucosa, irritazione oculare che peggiora negli ambienti fumosi e ipersecrezione lacrimale riflessa. Pag. 91 I segni rilevabili esternamente e mediante esame con lampada a fessura sono: riduzione del menisco lacrimale, aumento di dendriti nel film, “pieghettatura” congiuntivele, cheratopatia puntata superficiale e difetti epiteliali che, nei casi più gravi, possono dare origine ad ulcerazioni corneali, iperemia e sofferenza congiuntivele, presenza di placche o secrezione mucosa. Per praticità clinica, la sindrome dell’occhio secco può essere classificata in base ai seguenti parametri: eziopatogenesi, danni a tessuti e ghiandole esocrine, gravità. Le principali patologie sistemiche che si associano all’occhio secco con maggiore frequenza sono: la sindrome di Sjogren, il morbo di Parkinson e la rosacea. I test necessari per fare diagnosi di secchezza oculare sono: rilevamento dei sintomi, valutazione delle ghiandole di Meibomio, valutazione dell’altezza del menisco lacrimale, tempo di rottura del film lacrimale, test del rosa bengala e del verde lissamina, test di Schirmer, impressione citologica. I trattamenti che si possono attuare sono molteplici ma il cardine della terapia dell’occhio secco è costituito dalla lubrificazione sostitutiva, ottenuta con l’instillazione intraoculare di gel o colliri. Nella maggior parte dei lubrificanti abbiamo la presenza di sodio-carbossimetilcellulosa, idrossipropilmetilcellulosa o polivinilalcool. L’acido ialuronico è a sua volta utilizzato per il trattamento della secchezza oculare. La sua instillazione aumenta il BUT e diminuisce l’incidenza di danni a livello della cornea. Altra sostanza utilizzata con successo per la formulazione di lacrime artificiali è l’Hpguar. I lubrificanti si dimostrano un valido rimedio anche nel trattamento dell’occhio secco che si sviluppa in soggetti sottoposti ad intervento di chirurgia oculare come quello della cataratta, chirurgia rifrattiva e trapianto di cornea. Con il passare del tempo e con l’aumentare delle esperienze cliniche, i chirurghi hanno elaborato nuove strategie per diminuire il più possibile, nel periodo post-operatorio, i disturbi da secchezza oculare. In particolare è sconsigliato l’utilizzo di lubrificanti con conservanti perché si sono dimostrati molto tossici sulla superficie oculare. Recentemente è stata ipotizzata la somministrazione di farmaci oftalmici e di lubrificanti, attraverso l’utilizzo di particolari tipi di lenti a contatto caricate con liposomi o legate con acido ialuronico. La sindrome da occhio secco, se non adeguatamente trattata, comporta un elevato costo per il paziente in termini di qualità di vita, ragion per cui è importante cercare di intervenire nel modo più efficace possibile. 539. Cellule staminali lombari: identificazione e caratterizzazione Dopo una lesione, la regolazione del numero e della funzionalità delle cellule epiteliali corneali è affidata ad una distinta popolazione di cellule staminali unipotenti (SC) localizzate nell’epitelio basale a livello del limbus corneo-sclerale. Queste cellule conservano la capacità di autorinnovarsi e di rimanere in numero costante in modo tale da generare con una veloce divisione le cellule progenitrici, definite cellule in fase di amplificazione e transito (TA). Il deficit di SC limbari è caratterizzato da mancato sviluppo dall’epitelio corneale, vascolarizzazione, infiammazione cronica, erosioni ricorrenti ed ulcere persistenti, distruzione della membrana basale dell’epitelio corneale e sviluppo di tessuto fibroso. Negli ultimi anni sono stati condotti vari studi che hanno permesso l’identificazione di marcatori molecolari sia per le SC che per le TA, a livello dell’epitelio corneale, limbare e congiuntivle quali: proteine del citoscheletro (K3, K12, coppia di cheratine K5-K14, K19, vimentina); proteine del citosol (citocromo ossidasi, Na/K-ATPasi, anidrasi carbonica, α-enolasi, PKC, cicline A, D, E, metallotionine, CLED, S100A12); proteine nucleari (fattore p63); proteine della superficie cellulare (Cx43, Cx50, E-caderina, P-caderina, β-catenina, integrine α2, α3, α6, αv, β1, β4); recettori per i fattori di crescita (EGF-R, KGF,R, TrkA, NGF, HGF, TGF-β-I, TGF-β-II); molecole di trasporto (ABCG2); marcatori neuronali ed ematopoietici. Quando l’epitelio e lo stroma limbare è danneggiato si sviluppa uno stato patologico detto deficit delle cellule staminali lombari (LSCD). La deficienza limbare determina: scarsa riepitelizzazione corneale, infiammazione cronica stremale (cheratiti), vascolarizzazione corneale e crescita verso l’interno dell’epitelio congiuntivale (congiuntivalizzazione). Conseguentemente, i pazienti con LSCD riferiscono irritazione oculare, fotofobia e diminuzione del visus. Una diagnosi accurata di LSCD è importante per la scelta di appropriate procedure di trapianto delle SC limbari epiteliali. Quando la LSCD totale è unilaterale è possibile effettuare un autotrapianto limbare congiuntivale (CLAU), quando è bilaterale la ricostruzione della superficie corneale è possibile con trapianto allo genico di SC epiteliali limbari. Si può intervenire con il trapianto Ir-CLAL, ossia il trasferimento di SC limbari da occhi donatori appartenenti a parenti, oppure con il KLAL in cui si utilizzaziono tessuti di donatori cadaveri. Altra nuova procedura è l’espansione ex vivo dele cellule staminali limbari con l’utilizzo di fibroblasti 3T3. Il concetto di cellule staminali richiede ulteriori studi perché attualmente non c’è un marcatore molecolare definitivo esclusivo per le SC ed in altre cellule proliferative nello strato epiteliale basale. 540. Densità e distribuzione delle cellule di Langherans nell’epitelio corneale umano Pag. 92 Dal 1960 al 1980 è stato fatto un grande progresso nell’identificazione delle cellule di Langherans (LC) e delle cellule dendritiche (DC) nella cornea, cellule risultate uguali a quelle riscontrate nella cute. All’osservazione al microscopio le LC appaiono di 12-15 μm di diametro con citoplasma leggermente eosinofilo e un nucleo vescicolare pallido. Le LC sono distinguibili dalle altre DC per la presenza di granuli marcatori citoplasmatici (granuli di Birbeck). Le LC immature sono adibite alla cattura degli antigeni, mentre quelle in forma matura sono in grado di sensibilizzare le cellule native T e di secernere interleuchina 12. Si è potuto vedere che le LC derivano dalla linea dei monoliti/macrofagi e recenti ricerche inoltre hanno dimostrato che le LC sono in realtà i precursori dei monoliti/macrofagi e sono cellule identiche alle DC immature. Nell’epitelio corneale dell’uomo, il continuo processo di rinnovamento cellulare (mitosi, maturazione e identificazione), si svolge non solo attraverso il movimento delle cellule dallo strato basale verso la superficie corneale, ma anche con uno spostamento tangenziale centripeto: ipotesi X-Y-Z. È stato evidenziato che le strutture nervose nella cornea normale partecipano alla migrazione centripeta cellulare corneale. Da alcuni studi si è potuto rilevare che la densità media delle LC nella cornea centrale è pari a circa il 30%, mentre in quella periferica a circa il 70%. Da altre ricerche è inoltre emerso che se in condizioni normali le LC non sono presenti in maniera cospicua a livello della cornea centrale, nel momento in cui si verifica un’infezione ad esempio ad opera di HSV, esse migrano dalla periferia verso il centro partecipando attivamente alla difesa immunitaria. 541. La comunicazione cellulare tramite le mucine di membrana e possibile attivazione in portatori di lenti a contatto Nel lavoro sono stati studiati i meccanismi di trasmissione del segnale delle mucine di membrana, in particolare MUC1 e MUC4. MUC1 e MUC4 sono due mucine di membrana che hanno superficialmente strutture simili e sono state entrambe ben caratterizzate. Queste mucine agiscono con meccanismi sostanzialmente differenti ma entrambe hanno mostrato di provvedere ad una protezione sterica delle superifici epiteliali. I risultati degli studi effettuati suggeriscono che uno dei ruoli di queste mucine di membrana potrebbe essere la regolazione della crescita cellulare e differenziazione nella via Grb2-SosRas-MEK-ERK2- la specifica localizzazione di MUC1 e MUC4 sulla superficie apicale delle cellule epiteliali suggerisce che le loro funzioni di segnale potrebbero essere importanti come meccanismo sensore in risposta al danneggiamento degli epiteli indotti ad esempio da un uso non ottimale delle lenti a contatto. 542. Qualità di vita dopo la riabilitazione visiva Una situazione patologica correlata alla salute che può limitare significativamente la nostra qualità di vita è l’ipovision Visto il drastico incremento del numero dei soggetti ipovedenti, è facilmente comprensibile l’importanza che vanno assumendo gli interventi terapeutici di riabilitazione visiva e, cosa ancora più importante, la valutazione della validità di tali interventi, attraverso la misurazione dei miglioramenti per mezzo di questionari, elencati dagli autori. Dalle ricerche effettuate e riportate, i questionari più efficaci dovrebbero essere semplici, rapidi, facilmente comprensibili e, soprattutto, dovrebbero permettere un approccio multidisciplinare al problema, visto l’importante impatto psicologico dell’ipovisione. 543. Degenerative and apoptotic events at retinal and optic nerve level after experimental induction of ocular hypertension. L’ipertensione oculare è un sintomo del glaucoma caratterizzato da una grave perdita della funzione visiva. Si può verificare una cecità causata dall’apoptosi delle cellule gnaglionari retiniche e delgli astrocitidel nervo ottico. L’ipertensione oculare è stata indotta mediante inoculazione di metilcellulosa nella camera anteriore. La reazione TUNEl, la condizione della cromatina e la frammentazione del DNA inter-nucleosomale osservata nella retina e nel nervo ottico è forte indizio che l’ipertensione sia causa dell’apoptosi. L’immunolocalizzazione delle proteine gliali fibrillari acide, specifiche dello stress cellulare, e la caspasi – 3 nello stesso tessuto, supportano ulteriormente questo tipo di morte cellulare. È stato peraltro osservata l’attivazione del sistema proteolitico della ubiquitina. La protezione dall’apoptosi mediante la somministrazione di del trolox, sostanza antagonista dei perossidi, suggerisce che il processo apoptotico sia attivitato dallo stress ossidativi. I dati presentati dagli Autori mostrano che l’insulto ipertensivo oculare induce eventi degenerativi ed apoptotici comparabili con quelli osservati nell’occhio umano glaucomatoso. 544. Traumi oculari in età scolare Tramite questa rewiev della letteratura internazionale, abbiamo focalizzato l’attenzione su alcuni dati salienti in merito ai traumi oculari che si verificano in età scolare. Secondo una divisione per età e esesso, i ragazzi tra i 5 e i 10 anni sono i più soggetti ai traumi oculari. La scuola, ovunque nel mondo, risulta in assoluto il luogo più sicuro a differenza dell’alto rischio di lesioni che possono verificarsi in casa. Un Pag. 93 trauma oculare può provocare danni funzionali su tutte le strutture anatomiche, in realtà le lesioni del cristallino sono quelle con peggior prognosi finale. Un dato ottimista è rappresentato dalla alta percentuale di recupero con acuità visiva finale non invalidante. Anche in questo ambito la prevenzione, con la diffusione ai genitori di precise regole comportamentali da adottare nella supervisione dei propri figli, potrebbe ridurre ulteriormente il numero dei traumi oculari. 545. Traumi oculari da scoppio di Airbags Gli Autori hanno voluto fare il punto sull’incidenza delle lesioni oculari conseguenti ad incidenti automobilistici, in particolar modo dopo scoppio di Airbags. È in dubbio che questo moderno mezzo di protezione svolga un ruolo fondamentale nel salvare la vita degli occupanti un veicolo, ma può essere lo stesso essere causa di traumi oculari, più spesso di non grave entità clinica, soprattutto nei portatori di occhiali. Pertanto, a nostro avviso, non va demonizzato ne tanto meno scoraggiato l’utilizzo, anzi riteniamo utile l’informazione degli automobilisti con la diffusione di eventuali linee guida da attuare per ridurne gli effetti traumatici ed un maggiore interesse da parte dei produttori nella realizzazione di materiali e sistemi di sempre minor impatto traumatico sulle strutture oculari. 546. Processi riparativi nelle cellule epiteliali corneali in portatori di lenti a contatto: eventi molecolari Lo studio dei processi riparativi dell’epitelio corneale riveste sempre notevole interesse e la ricerca si accentra ora agli eventi biomolecolari. Considerando l’importanza di questi processi in soggetti portatori di lenti a contatto gli Autori valutano i risultati dell’attuale stato della ricerca così, recentemente, è stato investigato Si è voluto investigare il ruolo delle protein-chinasi attivate dai mitogeni (MAPK), in particolare delle sottofamiglie p44/42 MAPK, p38 MAPK e la protein-chinasi attivata dallo stress (SAPK), nelle cellule epiteliali corneali durante il processo di guarigione a seguito di una lesione. Inoltre, si è voluta provare l’ipotesi che le proteinfosfatasi (PP) PP2A ed MKP-1 siano coinvolte nel controllare l’incremento della migrazione cellulare indotta dal fattore di crescita epidermico (EGF) in cellule epiteliali corneali di coniglio mediante il crosstalk tra le pathway di trasduzione del segnale innescate dal recettore dell’EGF. Il processo di riparazione corneale è stato osservato attraverso una tecnica immunocitochimica che si avvale di anticorpi specifici contro le forme fosforilate della p44/42 MAPK, della p38 MAPK o della SAPK. In aggiunta, i lisati delle cellule epiteliali corneali di coniglio sono stati stimolati con il fattore di crescita degli epatociti (HGF) ed il fattore di crescita dei cheratociti (KGF) ed analizzati mediante Western blot usando anticorpi contro la forma fosforilata della p44/42 MAPK. I risultati ottenuti hanno mostrato mostrano un’attivazione massima della p44/42 MAPK nelle cellule ai bordi dell’area lesa dopo 1 h dall’incisione. L’attivazione della p44/42 MAPK è ancora presente in queste cellule a 24 h dalla lesione e ritorna ad una normale intensità dopo 7 giorni. Al contrario, la p38 MAPK e la SAPK non risultano attivate durante il processo di guarigione della lesione. Analisi Western blot di cellule epiteliali corneali di coniglio in coltura hanno mostrato la fosforilazione della p44/42 MAPK dopo 30 minuti dal trattamento con KGF ed HGF mentre la p44/42 MAPK non attivata è stata riscontrata anche in assenza di KGF o HGF. Western blot è stato anche usato per determinare lo stato di fosforilazione di ERK1/2, p38 e della chinasi MEK1/2. La migrazione cellulare indotta dall’EGF è aumentata a seguito dell’inibizione della pathway di ERK1/2 ed è risultata accentuata dall’inibizione delle PP. Al contrario, l’inibizione della p38 chinasi elimina la risposta ottenuta. I risultati riportati in letteratura ottenuti dimostrano che la p44/42 MAPK è attivata durante il processo di riparazione dell’epitelio corneale e suggeriscono che il KGF e l’HGF abbiano un ruolo importante nel stimolare la migrazione e la proliferazione cellulare durante i primi momenti del processo di riparazione della lesione mediante l’attivazione della p44/42 MAPK. Inoltre, è stato dimostrato che le modifiche nello stato di fosforilazione di ERK1/2 (proliferazione) e p38 MAPK (migrazione) indotte dall’EGF dipendono dal crosstalk mediato dalle proteinfosfatasi (PP). Questo controllo, quindi, modula la potenza dell’incremento della migrazione cellulare indotto dal fattore di crescita nelle cellule epiteliali corneali. Ciò potrà trovare un riscontro clinico in portatori di lenti a contatto ad uso prolungato che possono più frequentemente andare incontro ad abrasioni corneali e quindi prevenire infezioni corneali. 547. Processi riparativi nelle cellule endoteliali corneali in portatori di lenti a contatto: eventi molecolari In questa review viene descritto il meccanismo molecolare che può essere alla base della trasformazione delle cellule endoteliali corneali in cellule mesenchimali (ETM), mediato dal fattore di crescita dei fibroblasti 2 (FGF-2) in portatori di lenti a contatto (LAC). La fibrosi corneale del complesso formato dall’endotelio corneale e dalla membrana di Descemet è osservata in rari casi ma quando ciò accade è causa della perdita della vista. Pag. 94 Vengono descritte le attività cellulari del FGF-2 e la pathway di segnalazione intracellulare attivata durante la ETM. 548. Sindrome di Marfan: manifestazioni oculari e trattamento – Un caso chirurgico di ectopia lentis con prolasso di vitreo in camera anteriore Gli Autori dopo una review sulle manifestazioni oculari sulla Sindrome di Marfan, descrivono la loro tecnica nel trattamento chirurgico dell’ectopia lentis con supporto capsulare limitato ad un quadrante e prolasso vitreale in camera anteriore. 549. Sull’utilizzo di Bevacizumab (Avastin) - Riflessioni In data 23 maggio 2007 il Direttore Generale dell’AIFA ha inserito l’Avastin nei farmaci erogabili dal SSN per il trattamento delle maculopatie essudative e del glaucoma neovascolare. Gli Autori hanno reputato utile fare alcune riflessioni sull’argomento relativamente alla maculopatia degenerativa dopo aver descritto le caratteristiche del farmaco. Quanto riportato dagli Autori nelle loro riflessioni non esclude minimamente che il farmaco possa diventare la prima scelta in un futuro non remoto nel trattamento della maculopatia essudativa ma per ora la realtà non è tale da consigliarne un uso indiscriminato. 550. Conservanti e Lenti a contatto Gli Autori si sono proposti la caratterizzazione chimico-fisica della soluzione oftalmica Next 300, a base di ipromellosa e contenente un nuovo conservante costituito dall’associazione di un aminoacido modificato (N-idrossi-metilglicinato di sodio) e sodio edetato (EDTA), per interazione con lenti a contatto hydrogel di tipologie diverse secondo la FDA appartenenti a 4 diverse categorie. In base ai risultati ottenuti, pertanto, si può ritenere che la soluzione oftalmica studiata è idonea ad assicurare l’idratazione delle diverse tipologie di lenti a contatto hydrogel prese a campione, senza effetti negativi sulla struttura dei polimeri delle lenti prese in esame. 551. Il ruolo del danno visivo negli incidenti automobilistici tra guidatori anziani Uno studio prospettico di popolazione sul ruolo del danno visivo negli incidenti automobilistici tra i guidatori anziani ha ottenuto i seguenti risultati: la sensibilità all’abbagliamento, la perdita del campo visivo e l’UFOV (test dell’attenzione) sono stati valutati quali fattori predittivi significativi nel coinvolgimento in incidenti stradali. L’acuità visiva, la sensibilità al contrasto e la stereoacuità non sono stati associati con incidenti stradali. Questi risultati, confermati da altri Autori, indicano che l’attuale programma di screening per la vista per il conseguimento della patente di guida, basato principalmente sull’acuità visiva, può essere carente nella valutazione di altri importanti aspetti coinvolti nel danno visivo. 552. Identification by means of low-field nuclear magnetic resonance of the chemical-physical characteristics of multidose artificial tear solutions in interaction with hydrogel model contact lenses In questo lavoro, le interazioni clinico-fisiche tra due soluzioni oftalmologiche disponibili in commercio e lenti a contatto in hydrogel classificate secondo: i 4 gruppi della FDA sono stati studiati da una misurazione del tempo di rilassamento trasversale (Tr) delle molecole di acqua attraverso tecniche di RMN a bassa risoluzione. Lo scopo è stato quello di valutare le possibili modificazioni delle strutture delle lenti a contatto, con particolare riferimento ai loro meccanismi di idratazione. Non si sono evidenziate variazioni significative nei valoti T2 quando i valori T2 del primo componente sono stati messi in relazione con soluzione salina e composti con esempi delle stesse lenti in due soluzioni oftalmologiche disponibili in commercio. Possiamo affermare inoltre che le caratteristiche di idratazione rimanevano invariate in tutti gli esempi studiati, e che le soluzioni oftalmiche sperimentali assicuravano un’adeguata idratazione degli esempi di lenti a contatto con hydrogel senza effetti negativi sulla struttura delle loro catene polimeriche 553. Danno apoptotico indotto dalla luce nelle cellule retiniche: fisiopatologia e clinica Il lavoro si propone di analizzare gli effetti dell’esposizione di determinate cellule retiniche nei confronti della luce. Grazie ad una comprensione della normale fisiologia della fototrasduzione, con relativi processi molecolari, è stato possibile analizzare, appunto, i meccanismi del danno apoptotico a livello retinico che avviene attraverso l’attivazione di multiple proteasi dopo uno stress indotto dalla luce. Il lavoro analizza, altresì in letteratura il possibile ruolo terapeutico di determinati micronutrimenti antiossidanti e antiradicalici che proteggono dalla luce blu in relazione a malattie retiniche degenerative, come la degenerazione maculare legata all’età, nelle quali è stato dimostrato un percorso etiopatogenetico luce indotto. Questi fattori nutrizionali sono interconnessi con dei fattori ambientali quali tabagismo. I Pag. 95 dati sperimentali ed epidemiologici sono attualmente concordanti e coerenti ma il ruolo protettivo di questi micronutrimenti antiossidanti e soprattutto la dose utile, e sprovvista di effetti secondari restano da stabilire. Inoltre, gli studi di intervento comportano una supplementazione in acidi grassi polinsaturi a lunga catena (PUFA) della famiglia omega-3 (DHA) rappresentando così un vantaggio importante per la prevenzione primaria della malattia. In pratica, una supplementazione in PUFA omega-3 potrebbe essere proposta in certi soggetti a rischio di AMD a titolo di prevenzione primaria ed una supplementazione comportante un cocktail di micronutrimenti antiossidanti e protettivi per la luce blu potrebbe essere proposta a pazienti con AMD allo stadio 3 o 4, o dei soggetti con disequilibrio nutrizionale a titolo prevenzione secondaria. Queste eventuali supplementazioni sono compatibili con semplici consigli alimentari. Una migliore formulazione ed una ottimizzazione delle dosi attualmente proposte potrebbero accrescere il loro interesse. Nuove ricerche e nuovi studi clinici sono quindi necessari per valicare definitivamente queste formulazioni e permettere loro di accedere allo stadio di medicamenti. 554. Prevenzione della cataratta da stress ossidativo Il presente studio ha avuto lo scopo di rilevare e sintetizzare il ruolo dello stress ossidativi nella catarattogenesi e l’importanza delle sostanze antiossidanti enzimatiche e non nel prevenire la genesi e la progressione di questo evento. Gli Autori, nel presente lavoro riportano gli studi su alcune di queste sostanze antiossidanti quali L-carnitina, acetil-L-carnitina, tiroxina e quercetina. Inoltre, il presente studio riporta anche il ruolo ossidante della radiazione UV ed il potenziale ruolo della proteina p53 e di sostanze come la ferritina oppure di proteine come la tioredoxin-binding-protein2 (TBP-2) che regola l’attvità della tioredoxina, altra sostanza antiossidante. Il legame della kinurerina, naturale filtro UV, alle proteine della lente (cristalline) ed il potenziale protettivo del glutatione viene discusso. 555. Gli interferoni nella terapia topica delle neoplasie congiuntivo-corneali Sono stati riportati gli effetti degli interferoni sulle varie neoplasie oculari congiuntivo-corneali e gli effetti collaterali, prsi da vari studi condotti su pazienti e modelli murini. Si è dimostrata l’efficacia degli interferoni come valido trattamento nei tumori congiuntivo-corneali, con effetti collaterali transitori se somministrati per via sottocongiuntivale. Gli interferoni sono un valido trattamento nelle neoplasie congiuntivo-corneali. 556. Cheratite da abuso di anestetici. Caso clinico Lo scopo di questo studio è stato quello di descrivere le conseguenze cliniche indotte nella cornea di un paziente, precedentemente trattato con PRK, da un abuso di anestetici topici. Sebbene la cheratite da abuso di anestetici topici sia un’entità rara, deve essere considerta nella diagnosi differenziale quando si presenta un paziente con un persistente difetto corneale ad un infiltrato stremale a forma di anello. È altresì da considerarsi necessaria una completa valutazione sistemica e, soprattutto, psichiatrica poiché questa cheratopatia tossica si associa molto frequentemente a disturbi psichiatrici o ad abuso di droghe per via sistemica. 557. Age-Related changes and/or diseases in the human retina Durante l’invecchiamento a livello retinico si verificano alcuni cambiamenti e alterazioni per la maggior parte dovute al naturale trascorrere degli anni. Insieme a questi cambiamenti fisiologici possono però verificarsi alterazioni dovute a vere e proprie patologie che lo specialista oftalmologo deve saper valutare e trattare. Spesso i pazienti si presentano all’oftalmologo lamentando calo o distorsione del visus che non sono sempre imputabili a opacità dei mezzi diottrici o a vizi di refrazione. Per valutare la natura delle alterazioni fisiologiche legate all’invecchiamento retinico occorre uno studio accurato delle strutture retiniche di volta in volta coinvolte per essere in grado di distinguere questo tipo di lesioni da quelle francamente patologiche e migliorare la gestione del paziente anziano. Lo scopo di questo studio non è soltanto quello di chiarire la natura dell’involuzione a cui vanno incontro le strutture retiniche durante l’età senile,ma anche di illustrarne le peculiarità e chiarire quali strategie usare per salvaguardarle il più a lungo possibile. L’aumento sempre più cospicuo della quota di popolazione anziana nel nostro paese è un ottimo motivazione per eseguire un’indagine approfondita sulle alterazioni e malattie retiniche a cui l’uomo va incontro nel corso del processo di invecchiamento. Nella prima parte dello studio verranno descritte le lesioni più comuni riscontrabili nella retina senile, nella seconda parte ne verranno illustrate le più frequenti patologie. 558. Treatment of intraocular pressure in Elderly patients Lo scopo di questo studio è indagare l’effetto di alcuni farmaci antiipertensivi sistemici sulla pressione oculare e sul campo visivo Pag. 96 Per questo esperimento sono stati arruolati 600 pazienti ottenuta l’approvazione del Comitato Etico del nostro ospedale. I pazienti sono stati divisi in 4 gruppi: un primo gruppo di 200 pazienti a cui sono stati somministrati per via locale o sistemica calcio-antagonisti; un secondo gruppo di 200 pazienti a cui sono stati somministrati per via orale o sistemica β-bloccanti; un terzo gruppo di 100 pazienti a cui sono stati somministrati per via sistemica ACE-inibitori; e un quarto gruppo a cui è stato somministrato un diuretico (acetazolamide). Tutti i pazienti sono stati sottoposti ogni mese alla misurazione della pressione arteriosa e della pressione oculare ed è stato effettuato l’esame del campo visivo I nostri risultati confermano che la somministrazione orale di calcio-antagonisti ( nitrendipina) in soggetti con ipertensione arteriosa essenziale moderata e senza ipertono oculare causa effetti sistemici associati a un moderato decremento della pressione oculare, mentre l’instillazione oculare degli stessi farmaci causa un consistente effetto ipotensivo generale. Nei soggetti glaucomatosi con pressione normale lo scotoma migliora dopo la somministrazione locale di calcio-antagonisti mostrando che la reazione vascolare periferica aumenta il flusso ematico al nervo ottico. La somministrazione orale di β-bloccanti è correlata con una riduzione della pressione oculare soprattutto se i β-bloccanti hanno ridotto la pressione arteriosa sistemica. Il nadololo, un β-bloccante non selettivo a lunga emivita, con una singola dose orale di 20 o 40 mg dà luogo a un consistente decremento del tono oculare che perdura per tutto il giorno. È stato dimostrato che la somministrazione sistemica di ACE inibitori è efficace nel ridurre la pressione oculare con alcuni meccanismi non ancora noti ma potrebbero coinvolgere le arterie ciliari posteriori che devierebbero il sangue nel corpo ciliare. Infine, l’acetazolamide ,uno dei farmaci diuretici usualmente utilizzati per ridurre la pressione arteriosa sistemica, si è dimostrata capace di ridurre la pressione oculare. D’altra parte però, con la riduzione della pressione di perfusione causata dal trattamento antipertensivo si può avere un’accellerazione nella progressione del danno campimetrico. 559. Many suggestions to protect the eyes in aging people Non tutti i disturbi oculari minacciano la vista, ma ve ne sono alcuni più seri che possono condurre alla cecità. Alcuni dei più comuni disturbi dell’occhio possono essere curati con facilità. Qualche volta questi disturbi possono essere la spia di un altro problema più serio. Alcuni disturbi oculari possono provocare l’indebolimento della vista fino alla cecità. Spesso questi sono poco o per nulla sintomatici. Sottoporsi regolarmente a una visita e agli esami specialistici è il miglior metodo per salvaguardare la salute dell’occhio nell’età avanzata. La Greek Society per la Prevenzione dell’Ipovisione e della Cecità suggerisce alcune precauzioni per prevenire le alterazioni che incorrono durante l’invecchiamento nell’occhio umano. Queste precauzioni sono simili a quelle stabilite dal NEI (National Eye Institute) negli USA e dall’IIV (Italian Institute for Vision) in Italia. Ultimamente tiene il suo giornale più lontano quando lo legge? Metta in relazione l’età con i cambiamenti dell’acuità visiva. Alcuni problemi sono più seri di altri ma ci sono diverse cose che può fare per proteggere la sua vista. La chiave per riuscirci è una visita oftalmologica regolare per individuare precocemente il problema. 560. IOL blu selettive: prevenzione per la maculopatia legata all’età Nel lavoro vengono confrontate lenti intraoculari con filtro per la luce blu con lenti intraoculari tradizionali esaminando le funzioni visive così come rilevate da lavori della letteratura internazionale. I risultati ottenuti hanno evidenziato un’equivalenza tra IOL tradizionali e blu selettive in merito alle funzioni visive ma con il vantaggio, quest’ultime, di proteggere dal danno fotochimica l’epitelio pigmentato retinico. Ciò sarebbe alla base della salvaguardia dei fotorecettori maculari e quindi una prevenzione per la degenerazione maculare legata all’età. 561. Ranibizumab review Il Ranibizumab (Lucentis) è il primo farmaco capace di una inibizione completa del VEGF-A con importanti risvolti nella terapia della degenerazione maculare legata all’età con circa un quarto dei pazienti trattati che guadagnano più di 15 lettere in acuità visiva. In questo review vengono illustrate le caratteristiche del farmaco e le strategie terapeutiche più recenti. 562. Il Potenziale di riposo-L’elettro-oculogramma (EOG) L’elettro-oculogramma (EOG) è un test elettrofisiologico ampiamente utilizzato ma le tecniche di registrazione variano tra laboratori diversi. Lo standard del 2006 (Brown et al., 2006), approvato dalla Società Internazionale per l’Elettrofisiologia Clinica della Visione (ISCEV) revisione del precedente standard (Marmor e Zrenner, 1993) e rivisto e ripubblicato nel 1998 (Marmor, 1998) descrive semplici procedure tecniche che permettono di registrare elettrooculogrammi riproducibili e paragonabili sotto Pag. 97 poche condizioni definite. Il documento vuole migliorare la confrontabilità dei dati elettrooculografici ottenuti nel mondo, guidando sia clinici che produttori e l’ISCEV raccomanda che lavori pubblicati in futuro indichino se la tecnica di registrazione riprende lo standard internazionale. 563. Prevenzione della cataratta da stress ossidativo Il presente studio ha avuto lo scopo di rilevare e sintetizzare il ruolo dello stress ossidativo nella catarattogenesi e l’importanza delle sostanze antiossidanti enzimatiche e non nel prevenire la genesi e la progressione di questo evento. Gli Autori, nel presente lavoro riportano gli studi su alcune di queste sostanze antiossidanti quali Lcarnitina, acetil-L-carnitina, tiroxina e quercetina. Inoltre, il presente studio riporta anche il ruolo ossidante della radiazione UV ed il potenziale ruolo della proteina p53 e di sostanze come la tioredoxinbinding-protein-2 (TBP-2) che regola l’attività della tioredoxina, altra sostanza antiossidante. Il legame della kinurenina, naturale filtro UV, alle proteine della lente (cristalline) ed il potenziale protettivo del glutatione viene discusso. 564. Tecniche di valutazione del flusso ematico oculare Le alterazioni del circolo vascolarepossono contribuire allo sviluppo di differenti patologie oculari tra cui ovviamente la retinopatia ipertensiva ma anche il glaucoma, retinopatia diabetica e degenerazione maculare senile. Basandosi su tale fatto sono stati compiuti tanti sforzi allo scopo di indagare il circolo ematico oculare. La misurazione del flusso ematico è complicata dal fatto che il polo posteriore dell’occhio viene irrorato da un duplice sistema vascolare: retinico e ciliare. Questi due letti vascolari differiscono l’uno dall’altro in termini fisiologici e fisiopatologici (Bill e Sperber, 1990). Lo sviluppo di nuovi e sofisticati strumenti hanno permesso di osservare aspetti della per fusione oculare in condizioni fisiologiche e fisiopatologiche. 565. Il ruolo dell’Acetil-L-Carnitina nella prevenzione della cataratta indotta da una sostanza ossidante Come già noto, lo stress ossdidativo è uno dei principali fattori nella genesi della cataratta. Nel cristallino umano sono presenti una serie di enzimi e sostanze antiossidanti che prevengono questo avvenimento. Gli Autori nel presente lavoro riportano gli studi più sull’acetil-L-carnitina, sostanza endogena con proprietà antiossidanti, e sulla sua azione nella prevenzione della cataratta indotta in acuto da una sostanza antiossidante quale la selenite su modelli sperimentali in vitro e in vivo. 566. The aging eye and role of L-Carnitine and its derivates La maggior parte delle patologie oculari sono originate da un funzionale deterioramento dei tessuti intraoculari. Questo deterioramento legato all’età si verifica spesso come un risultato di modifiche all’interno dell’occhio. Attualmente, vi è un crescente interessamento sull’utilizzo di composti naturali o sintetici, come le carnitine, per bloccare o rallentare il progressivo deterioramento dei tessuti. La Lcarnitina ed i suoi sotto-prodotti sono impiegati in numerose reazioni fisiologiche incluse metabolismo aerobico degli zuccheri, fosforilazione ossidativa, ossidazione degli acidi grassi ed osmosi. Mentre i livelli di carnitine nei tessuti oculari umani sono sconosciuti, studi in animali indicano che le carnitine sono differentemente distribuite all’interno dell’occhio con alte concentrazioni riportate nell’iride, corpo ciliare e corio-retina. In pazienti con degenerazione maculare legata all’età (AMD), l’acetil-L-carnitina migliora quattro parametri della funzione visiva, incluso i difetti medi del campo visivo, acuità visiva, sensibilità foveale e alterazioni del fondo dell’occhio. La L-carnitina ha anche dimostrato proprietà antiossidanti in modelli animali con danno ossidativo. Questa review riporta il potenziale utilizzo della L-carnitina e dei suoi derivati 567. Ocular disorders secondary to systemic disease and the potential role of Carnitines La L-carnitina ha un ampio ruolo in numerosi processi fisiologici, ma l’aspetto più significativo è nell’ossidazione degli acidi grassi a catena lunga nella matrice mitocondriale. Le proprietà osmolitiche sono state inoltre suggerite per il composto. Riscontro mportante è l’abilità della L-carnitina per migliorare la sensibilità dell’insulina nei pazienti diabetici insulino-resistenti potrebbe insieme con gli agenti antiossidanti e l’attività antiapoptotica, potrebbe prevedere un certo grado di protezione contro la progressione della retinopatia diabetica. La L-carnitina potrebbe anche proteggere contro gli effetti deleteri della sindrome ischemica oculare, e, sicuramente l’acetil-L-carnitina è stato dimostrato migliorare in modo significativo danni retinici e acuità visiva in pazienti con occlusioni arteriose bilaterali o monolaterali. Le proprietà antiossidanti, antiapoptotiche e osmolitiche della L-carnitina suggeriscono anche che questo agente può avere valore clinico utilizzato nella cheratopatia neurotrofica e cheratopatia bollosa. Così, ulteriori modalità di indagine di importante potenziale di utilizzo clinico della L-carnitina in varie condizioni oculari (es. retinopatia diabetica, sindrome ischemica oculare, cheratopatia Pag. 98 neurotrofica e cheratopatia bollosa) e in patologie secondarie a disordini sistemici sono ora chiaramente giustificate. 568. Inherited ocular disorders, ophthalmic procedures and Carnitines L-carnitina gioca un ruolo nelle reazioni fisiologiche di tutto il corpo, includendo il metabolismo aerobico dello zucchero, fosforilazione ossidativa e molto importante l’ossidazione degli acidi grassi. In più, L-carnitina ha proprietà antiapoptodiche, antiossidative e osmolitiche per cui può essere utilizzata nel trattamento di patologie oculari, (es. retinite pigmentosa (RP) e cheratocono), per riparare il tessuto corneale e in procedure oftalmiche (es. cheratectomia foto refrattiva e cheratectomia sub-epiteliale laser assistita (LASEK). Studi preliminari hanno suggerito che la supplemento con L-carnitina può essere utile in pazienti con RP. Sebbene studi hanno garantito per accertare il beneficio della L-carnitina nella procedura LASEK, potenzialmente potrebbe essere utilizzata al posto di alcool per facilitare il distacco epiteliale e come una soluzione ipo-osmotica nel fluido di riempimento nella foto ablazione terapeutica. Inoltre, le proprietà anti-apoptotiche possono migliorare la migrazione cellulare, la proliferazione e l’adesione dei cheratociti, cellule epiteliali e cellule endoteliali il che può essere utile nei processi di riparazione corneale. Analogamente, la L-carnitina in alte concentrazioni potrebbe rivelarsi utile nel trattamento parachirurgico del cross-linking nel cheratocono, a causa delle sue proprietà osmolitiche e non citotossiche. 569. L- Carnitine and short chain ester in tears from patients with dry eye Scopo: il film lacrimale è essenziale per l’integrità della superficie oculare. Nelle patologie oculari come la sindrome dell’occhio secco (DES), l’osmolarità del film lacrimale è maggiore rispetto alle normali condizioni fisiologiche. La DES può essere causa da deficit di lacrimazione, iperevaporazione o alterazioni di superficie. Le Carnitine, hanno dimostrato di avere proprietà osmoregolatrici, sono state pensate per regolare l’osmolarità del film lacrimale così da proteggere la superficie oculare da danni. Abbiamo studiato la presenza di carnitina nelle lacrime, confrontando la concentrazione di carnitina nelle lacrime in soggetti sani e in pazienti con DES e ipotizzare il potente ruolo delle carnitine come agenti protettrici nel film lacrimale. Metodi: le lacrime sono state raccolte da 10 soggetti sani e 10 pazienti con DES. I livelli di Carnitine sono stati valutati con cromatografia-massa spettrometria ad alta sensibilità. Risultati: carnitine e sui derivati sono stati rilevati in campioni di lacrime. Nei pazienti con DES le concentrazioni sono nettamente inferiori nei soggetti sani, la concentrazione media delle l-carnitine era 3.27 ± 0.80 e 8.94 ± 0.50 μMol/L; l-acetilcarnitina 1.66 ± 0.50 e 3.05 ± 0.65 μMol/L; e lpropionilcarnitina 0.30 ± 0.11 e 0.57 ± 0.13 μMol/L rispettivamente in pazienti con DES e soggetti sani. Conclusioni: anche se una maggiore osmolarità del film lacrimale è stata in precedenza osservata in pazienti con DES, il nostro studio dimostra un basso livello di carnitine in pazienti con DES rispetto ai soggetti sani piuttosto che un incremento previsto, anche se un casuale rapporto tra livelli di carnitine e iperosmolarità non è stato stabilito. Il danno delle cellule della superficie oculare a causa di esposizione ad un film lacrimale ipertonico osservato nei pazienti con DES può essere in parte causato da uno squilibrio della concentrazione delle molecole di carnitina nel film lacrimale relativo alle cellule della superficie oculare. Proponiamo pertanto, che le soluzioni di carnitine possono avere un ruolo nella prevenzione di effetti avversi osservati nella iperosmolarità e suggeriscono che ulteriori studi sono giustificati per investigare l’applicazione clinica della carnitina nel trattamento della DES. 570. Aspetti molecolari dell’ipertensione oculare acuta nel ratto Gli Autori si sono proposti di valutare gli eventi molecolari a livello del nervo ottico e della retina in ratti con ipertono acuto indotto sperimentalmente. In ratti adulti Wistar è stata eseguita una iniezione in camera anteriore di metilcellulosa al 2% e con un trasduttore di pressione è stato valutato l’andamento del tono oculare con un followup di 7 gg. Sono state effettuate le seguenti analisi per la valutazione dello stato apoptotico e/o delle strutture analizzate (retina e enervo ottico): marcatura in situ mediante tecnica TUNEL del DNA frammentato su sezioni di occhi di ratto (x250); immunolocalizzazione della GFAP (proteina fibrillare acida della glia) che è un marcatore di stress delle cellule gliali; colorazione con antiGFAP fluorescinata; marcatura del nervo ottico con anti-iNOS (ossido nitrico sintesi inducibile); immunolocalizzazione della PCNA (proliferatine cell nuclear antigen); immunolocalizzazione e Western blot della caspasi-3; immunolocalizzazione e Western blot dell’ubiquitina; trattamento con L-carnitina. I risultati della sperimentazione hanno evidenziato un evento degenerativo degli astrociti sia a livello della retina che del nervo ottico. Tale evento si è evidenziato prevalentemente con fenomeni apoptotici non escludendo comunque fenomeni necrotici. Con l’utilizzo della L-carnitina si è ottenuto un effetto neuroprotettivo. La possibilità di modulare l’attività degli astrociti del nervo ottico e della retina mediante la riduzione della produzione ROS/NO ovvero modulando la risposta mitocondriale (per esempio usando Pag. 99 carnitina, che ne stabilizza la membrana) rappresenterebbe un modo per prevenire la morte delle cellule gangliari retiniche e gliali retiniche e del nervo ottico. 571. Idrogel polimerici per lenti a contatto come mezzo di rilascio dei farmaci Dopo una ampia descrizione delle caratteristiche delle lenti a contatto (lac) gli Autori fanno il punto sull’interesse delle lenti a contatto come mezzo di rilascio di farmaci. In effetti, solo il 5% del farmaco instillato è biodisponibile e attualmente i colliri rappresentano oltre il 90% della farmacopea oftalmologica. La biodisponibilità può essere migliorata mediante l’impiego di lenti a contatto in grado di rilasciare un principio attivo. Vengono utilizzati vari materiali: polimeri di idrogel convenzionali, polimeri di idrogel utilizzati in piggyback con un farmaco strutturato a lamine o una soluzione terapeutica, polimeri modificati per isolare il principio attivo alla superficie della lente, polimeri di idrogel nei quali viene incluso il farmaco nella struttura colloidale, polimeri di idrogel con ligandi ionici, polimeri di idrogel molecolarmente preformato che conferiscono alla lente una elevata affinità e una elevata selettività per un dato farmaco. Vengono descritti i vantaggi e gli inconvenienti di ciascun metodo. 572. Retinocortical bioelectrical activity in “Aided” vision, through night vision goggles, after oral treatment with blueberry antocianidine and lutein Il nostro obiettivo è consistito nel valutare quanto la risposta biolettrica visiva venga ottimizzata grazie all’assunzione orale di antocianidine e di luteina. Lo studio è stato eseguito con l’impiego di night vision goggles (NVG) in condizione di ridotta luminanza ambientale e utilizzando PEV pattern reversal confrontando le eventuali differenze in relazione all’ampiezza e alla latenza delle deflessioni principali dei PEV prima e dopo il trattamento. Dall’analisi dei risultati si evince che il trattamento con MYOOPS produce quanto segue: riduzione della latenza statisticamente significativa per elementi della scacchiera pattern-reversal di angolo visivo (60’), incremento significativo dei valori dell’ampiezza della P100 per elementi della scacchiera patternreversal di piccolo angolo visivo (15’). I risultati ottenuti depongono per l’utilizzo preventivo di antocianidine e luteina prima dell’impiego di NVG che potrebbero ottimizzare i fini meccanismi della fototrasduzione visiva in condizioni mesopiche e scotopiche. 573. Modifiche retiniche senili: il confine tra fisiologia e patologia Non è sempre facile definire il limite tra il fisiologico processo di invecchiamento vascolare retinico e la patologia aterosclerotica. Entranbe queste condizioni, infatti, sottendono un promesso molecolare simile e si manifestano con analoghe alterazioni nella vascolarizzazione. Il nostro studio ha lo scopo di sottolineare le alterazioni della vascolarizzazione retinica in relazioni a patologie oculari quali il glaucoma o la degenerazione maculare, ma anche a patologie sistemiche, considerando che a oggi la retina rappresenta il sito elettivo per la valutazione del microcircolo. Infatti, i vasi retinici, essendo facilmente osservabili dall’esterno ed essendo parte del microcircolo, possono essere utilizzati per la valutazione nel suo complesso e suggerire utili informazioni per la prevenzione di eventi clinicamente significativi. 574. L’aberrometria come metodica per lo studio del ruolo ottico del film lacrimale Gli Autori riportano brevemente come siano state effettuate numerose riceche sulle aberrazioni nella Sindrome dell’occhio secco. I risultati dimostrano che il tempo in cui si verificano le variazioni delle aberrazioni è accelerato nei pazienti che presentano questa anomalia con un fattore approssimativo di 2.5 causato dall’irregolarità del film lacrimale che tenederbbe a sviluppare una maggiore quantità di aberrazioni sferiche positive. La visione indistinta associata alla Sindrome dell’occhio secco potrebbe essere riferita all’umento delle aberrazioni ottiche che in essa si verificano, con conseguente riduzione della qualità ottica. Dopo l’instillazione di sostituti lacrimali nell’occhio secco si verifica una riduzione della mappa delle aberrazioni delle linne di contorno del fronte d’onda ed un miglioramento del PSF e una riduzione nel valori di aberrazione ottica di un fattore approssimativo di 2 o 3. questo suggerisce che le lacrime artificiali riducono le aberrazioni ottiche e migliorano la qualità della visione in questi occhi. Una di queste, la carbossimetilcellulosa, ha dimostrato di avere molteplici proprietà e numerosi studi ne hanno riportato i vantaggi. 575. Correzione della presbiopia con lenti a contatto Quello che stupisce in campo contattologico è che solo l’1% della popolazione fa uso di lenti a contatto per la correzione della presbiopia. È necessario quindi richiamare l’attenzione dei portatori abituali e dei nuovi portatori (giovani presbiti) alle grandi opportunità offerte da questa tipologia di correzione. Gli Autori descrivono quindi i vari tipi di correzione con lenti a contatto con le loro Pag. 100 caratteristiche al fine di rendere noti i vantaggi offerti da questo tipo di correzione. 576. Ruolo protettivo degli antiossidanti costitutivi nel danno ai fotorecettori indotto dalla luce Il lavoro è a carattere retrospettivo: sintetizza i recenti apporti della letteratura sugli effetti dell’esposizione della retina nei confronti della luce. Dati interessanti evidenziano la capacità dei recettori di ripararsi dopo il danno ossidativo quando la luce ambientale viene ridotta. Peraltro le retinolo deidrogenasi possono avere un ruolo protettivo nei confronti del danno indotto dalla luce (detossificazione enzimatica). È stato, in effetti, riscontrato un incremento di alcune proteine dopo il danno. Inoltre, anche la circolazione coroideale potrebbe risentire dell’esposizione ai fotoni. 577. Modalità di diffusione dei farmaci per patologie del segmento posteriore: basi storiche e prospettive future La modalità di diffusione dei farmaci sta diventando un importante filone di ricerca in espansione. Gli avanzamenti in questo campo misrano a scoprire nuovi meccanismi per il trattamento di patologie oculari con l’utilizzo di nuove modalità come gli anticorpi e gli aptameri. Questi nuvi metodi di diffusione possono agire con un’azine prolungata, una minore invasività, più alta efficacia e migliore sicurezza. I sistemi iniettabili o impiantabili ad azione prolungata possono garantire l’adesione dei pazienti alla terapia. Maggiori passi avanti tecnologici sono necessari prima che la teoria si realizzi. Sono in atto numerosi avanzamenti tecnologici e scientifici che stanno guidando il processo in questo campo. Le ricerche sono volte alla nanotecnologia e ai biomateriali che potranno in modo particolare raggiungere nuove tecnologie per aumentare la diffusione dei farmaci intraoculari. 578. Diagnostica della superficie oculare Gli Autori riportano le indagini oggettive utilizzate per la diagnostica della superifice oculare. Vengono descritti gli esami utilizzati per lo studio della componente acquosa lacrimale, della stabilità lacrimale, della composizione lacrimale, della componente cellulare di superficie, del bordo palpebrale, della cornea/congiuntiva, dei lipidi della ghiandola di Meibomio ed altri test e test combinati. 579. Glaucoma in gravidanza e nell’allattamento Questo lavoro si propone di offrire un excursus sulla gestione e il trattamento del glaucoma nelle donne in gravidanza e durante l’allattamento. Si analizzano alcuni degli articoli più recenti della letteratura al fine di raccogliere le evidenze e i migliori risultati ottenuti fino ad oggi in questo campo. I vari autori hanno sperimentato, nelle donne in gravidanza bisognose di trattamento, alcuni farmaci come i beta-bloccanti topici (timololo), gli inibitori dell’anidrasi carbonica e gli analoghi delle prostaglandine, correlandoli con gli effetti negativi sul feto e il basso peso alla nascita del neonato. Non è stata rilevata una differenza significativa (cut-off OMS ≤ 2500 g) tra le madri trattate con betabloccanti e il controllo; invece, è stato osservato un rischio significativo per i neonati di madri che hanno assunto inibitori dell’anidrasi carbonica e analoghi delle prostaglandine (questi ultimi potrebbero indurre interruzione precoce della gravidanza). Non è stato possibile correlare in maniera statisticamente rilevabile il rischio teratologico, gli effetti quali bradiaritmia e aritmia del feto; ma è consigliato nelle donne gravide la dose più bassa di beta-bloccanti topici (per alcuni autori considerati di prima scelta), valutando il rapporto rischi-benefici nella madre e nel bambino. Alle stesse conclusioni si è arrivati nel valutare l’effetto del timololo e dell’acetazolamide nel neonato allattato al seno, visto che ambedue le molecole (che passano nel latte anche se approvate dall’American Academy of Pediatrics). Unanime il consenso sulla metodica dell’occlusione dei puntini lacrimali con lo scopo di ridurre l’assorbimento sistemico dei farmaci antiglaucoma. 580. Modulazione dello stress ossidativo indotto in retina e nervo ottico da ipertensione oculare acuta: ruolo della Lcarnitina e del suo inibitore metabolico THP La carnitina riesce ad evitare il suicidio cellulare molto probabilmente sia perché riduce la presenza di radicali liberi sia perché stabilizza le membrane mitocondriali e aumenta l’efficienza metabolica dei mitocondri stessi incrementando quindi il consumo di ossigeno e substrati. Ciò viene confermato dall’effetto dei risultati ottenuti con l’inibitore metabolico THP (mildronato). In conclusione, la Lcarnitina esogena riesce a migliorare l’omeostasi cellulare e protegge le cellule della retina e le cellule astrocitarie del nervo ottico dall’apoptosi indotta da ipertensione oculare acuta. 581. Neuroprotezione nel glaucoma: ruolo della citicolina Il glaucoma è una patologia degenerativa che colpisce le cellule gangliari retiniche del nervo ottico dando luogo ad una progressiva escavazione della papilla ottica, dal punto di vista anatomo-patologico, che si traduce nella progressiva perdita del campo visivo. Essendo una patologia ad andamento progressivo gli sforzi clinici e medici mirano a raggiungere l’arresto Pag. 101 della degenerazione cellulare attraverso quella che viene chiamata neuroprotezione. Numerose sostanze sono state e sono tutt’ora oggetto di studio per raggiungere tale scopo in modo e tempi differenti. La citicolina, a questo proposito, sembra avere un’azione neuroprotettiva, confermata, da studi in vivo e in vitro, nei confronti delle cellule gangliari retiniche che vanno incontro ad apoptosi. Questa molecola è un nucleoside endogeno precursore della fosfatidilcolina, componente indispensabile per la sintesi dei fosfolipidi, che ha varie azioni all’interno della cellula, tra cui il mantenimento di una membrana plasmatica e mitocondriale strutturalmente integre e l’azione antiossidante che impedisce la degradazione della fosfatidilcolina in acidi grassi con conseguente produzione dei radicali liberi all’ossigeno. 582. Neuroprotezione nel glaucoma: ruolo della acetil-L-carnitina Il glaucoma è un’importante causa di cecità nel mondo e si presenta come una sindrome caratterizzata da neurotticopatia progressiva e difetti del campo visivo. Dal punto di vista eziopatogenetico, il glaucoma è una malattia multifattoriale di cui sono stati individuati un’ampia varietà di fattori causali importanti nella genesi dell’insulto a cui vengono esposte le cellule gangliari retiniche accanto al fattore di rischio più importante quale la pressione intraoculare (IOP). In primo luogo gli astrociti, normali costituenti del tessuto nervoso del nervo ottico, che possono andare incontro ad attivazione eccessiva provocando morte dei neuroni. Importante è il ruolo delle eccitotossine ed in particolar modo del glutammato che provocando un’eccessiva stimolazione del neurone postsinaptico ne determina la sua morte. L’ossido nitrico e le endoteline possono partecipare alla cascata di eventi che determinano apoptosi cellulare agendo sulla vascolarizzazione, sulla IOP e direttamente nelle vie intracellulari di attivazione dell’apoptosi. Anche lo stress ossidativo sembra essere implicato nella morte dei neuroni determinando denaturazione proteica, perossidazione lipidica e produzione di fattori chemiotattici. Riveste perciò particolare importanza la neuroprotezione e le sostanze riconosciute come neuroprotettrici quali la acetil-L-carnitina (ALCAR), molecola endogena con molteplici azioni fisiologiche che potenziando il metabolismo cellulare e la sua efficienza permette di rendere le cellule gangliare retiniche più resistenti agli insulti. 583. Neuroprotezione nel glaucoma: ruolo dell’epigallocatechingallato (EGCg) Il glaucoma, seconda causa di cecità nei paesi industrializzati, è una sindrome caratterizzata da neuropatia ottica ad evoluzione progressiva e tipici difetti del campo visivo, nella quale l’aumento della pressione intraoculare (IOP) è il principale fattore di rischio. Essendo la patologia glaucomatosa una malattia multifattoriale si è cercato di individuare gli altri fattori di rischio, tra i quali è emerso che lo stress ossidativo e i radicali liberi sono importanti agenti eziologici coinvolti nei cambiamenti morfologici e funzionali riscontrati nel glaucoma e tipici delle patologie degenerative. La scoperta dell’importanza dei radicali liberi come agenti eziologici ha aperto il campo a molte sperimentazioni con agenti antiossidanti e scavenger atti a ridurre lo stress ossidativo con effetto neuroprotettivo tra cui prendiamo in considerazione l’epigallocatechinagallato. 584. Blefaroptosi pediatrica : come, quando e perchè trattarla Nel bambino la gestione e il trattamento della blefaroptosi risultano essere più complicati che nell’adulto per una serie di ragioni che comprendono la maggiore frequenza di ambliopia e strabismo nella ptosi congenita, le condizioni dell’operazione chirurgica che prevedono un anestesia generale e la tendenza dei genitori a rimandare l’intervento di correzione fino all’età scolare. Invece, la precoce valutazione del paziente con blefaroptosi congenita è necessaria a causa della più alta incidenza di errori rifrattivi e strabismo rispetto alla popolazione generale e per prevenire lo sviluppo dell’ambliopia. In generale, il tasso di successo dell’intervento chirurgico , scelto in base alla quantità residua funzionale del muscolo elevatore della palpebra interessata , in base alla severità del grado di ptosi al momento della diagnosi e in relazione all’ occlusione dell’asse visivo dell’occhio interessato , risulta buono nella maggior parte dei casi .Le complicazioni riportate riguardano la presenza di lagoftalmo notturno e di erosioni corneali superficiali e solo in un caso è stato riscontrato la presenza di granuloma da sutura in un paziente operato con la procedura di La Mange in una recente review. La sutura di mersilene ,invece, materiale sintetico utilizzato nell’intervento di sospensione al frontale, sembra dare risultati molto incorraggianti con un basso tasso di complicazioni. Infine, dato che la maggior parte dei casi noti di riabbassamento della palpebra dopo la prima operazione ricorre solitamente entro i primi 6 mesi, viene raccomandato in tutti i pazienti pediatrici che si sottopongono ad un intervento di blefaroptosi un followup di almeno 6 mesi.I parenti e i pazienti dovrebbero essere avvertiti che, nonostante un buon risultato iniziale,vi è la possibilità che la ptosi si ripresenti in un secondo tempo nell’arco della vita. Pag. 102 585. Oral administration of an association of forskolin, rutin and vitamins B1 and B2 potentiates the hypotonising effects of pharmacological treatments in POAG patients SCOPO: Il controllo della pressione intraoculare è ancora la principale strategia di trattamento dei pazienti glaucomatosi. Il forskolin ha già dimostrato la capacità di controllare la pressione intraoculare dopo somministrazione topica in collirio, mentre la rutina è nota migliorare il flusso ematico oculare. Perciò, scopo di questo studio pilota è stato osservare se la somministrazione di una associazione orale di forskolin e rutina a pazienti glaucomatosi già in trattamento con diverse associazioni di farmaci per via topica possa contribuire al loro effetto, diminuendo ulteriormente la pressione intraoculare. MATERIALI e METODI: Forskolin (un composto naturale presente nell’estratto della pianta Coleus Forskohlii) e rutina sono i principali ingredienti di un integratore alimentare già in commercio (Kronek®). In uno studio pilota in aperto, 16 pazienti glaucomatosi in trattamento con diversi farmaci in collirio e con pressione intraoculare stabile sono stati ulteriormente trattati con Kronek® per 40 giorni, ed i loro valori di pressione intraoculare misurati all’arruolamento, alla fine del trattamento e 40 giorni dopo la sua interruzione. RISULTATI: Il trattamento addizionale con Kronek® ha portato ad una ulteriore diminuzione della pressione intraoculare di circa il 20% rispetto ai valori di arruolamento. L’effetto si è dimostrato reversibile con la sospensione del trattamento. CONCLUSIONI: Questi risultati mostrano per la prima volta che l’associazione per via orale di forskolin e rutina appare raggiungere il distretto oculare, dove le due molecole possono agire in cooperazione col trattamento farmacologico topico, contribuendo ad un miglior controllo della pressione intraoculare. 586. I coloranti utilizzati nella chirurgia vitreo-retinica Lo scopo di questo lavoro è stato quello di presentare l’attuale stato dell’arte riguardo l’utilizzo dei coloranti vitali nella Chirurgia Vitreo-retinica. Sono state valutate le proprietà, le tecniche di applicazione, le indicazioni e le complicanze dei vari agenti usati per la colorazione della membrana limitante interna e delle membrane epiretiniche nella cromo-vitrectomia. Sono stati analizzati numerosi studi inerenti tale argomento e valutati diversi coloranti tra cui il verdi di indocianina, il verde di infracianina, la fluoresceina sodica, il Trypan Blu, il Patent Blu, il Bromfenolo Blu, il Brillant Blu G, il Triamcinolone Acetonide e il Fluorometolone Acetato. Distinzione rilevante va fatta in base alla struttura evidenziata dal colorante ed infatti il verde di indocianina, il verde di infracianina e il Brillant Blu possiedono un’alta affinità per la membrana limitante interna mentre il Trypan Blu, Patent Blu e il Bromfenol Blu hanno una affinità per la membrana epiretinica quindi verranno utilizzati in base alle esigenze del chirurgo. È noto il consenso riguardo l’utilizzo dei coloranti vitali nella chirurgia vitreoretinica in quanto faclitano la visualizzazione e il peeling di queste sottili membrane. Rimane ancora aperta la diatriba su diverse questioni, soprattutto riguardo la potenziale tossicità e la sicurezza di questi agenti. È importante sottolineare che questi diversi coloranyi hanno una differente tossicità sulle cellule retiniche. In base a ciò il Brillan Blu G si mostra come la prima reale opzione alternativa al verde di indocianina e al verde di infracianina nella cromo-vitrectomia. 587. Le mucine della superficie oculare Il Sistema della Superficie Oculare è oggi riconosciuto come un’unità funzionale e integrata di rilevante importanza per la visione e la salute dell’occhio. Il Sistema è composto: dalla superficie epiteliale corneale, l’epitelio congiuntivale con le cellule caliciformi, la ghiandola lacrimale principale con le ghiandole accessorie, le ghiandole di Meibomio, il film lacrimale, le ciglia con le ghiandole associate di Moll e Zeis, le strutture palpebrali responsabili dell’ammiccamento e il dotto nasolacrimale. Tutti i componenti del sistema sono correlati funzionalmente dalla continuità dell’epitelio, dall’innervazione e dall’ apparato vascolare, endocrino e immunitario e le sue funzioni, esplicate attraverso numerosi meccanismi, sono la protezione e il mantenimento di una superficie corneale liscia e rifrangente. In questo sistema un ruolo rilevante è svolto da due classi di mucine: secrete e associate alla membrana. Delle 7 mucine secrete identificate, 5 sono state chiamate mucine formanti il gel. Esse sono secrete dalle cellule caliciformi e ghiandolari in tutte le superfici umide dell’organismo umano e subiscono un moto dovuto al movimento ciliare nel caso dell’epitelio tracheale, alla peristalsi e, nell’ambito della superficie oculare, all’ammiccamento palpebrale al fine di mantenere pulita la suddetta superficie. Le mucine secrete sono caratterizzate dall’idrofilia che risulta dalla loro alta glicosilazione che favorisce il trattenimento dei fluidi alla superficie epiteliale. Due piccole mucine secrete, MUC 7 e -9 sono dotate di un dominio ricco di cisteina e MUC 7 ha mostrato inoltre un’attività antimicrobica. Le mucine identificate associate alla membrana sono 9 o 10. Tutte sono dotate di un corto segmento Pag. 103 intracitoplasmatico e un dominio transmembrana singolo e la maggior parte di esse presenta un pesante dominio extracellulare O-glicosilato che si estende per 500 nm nel glicocalice. Tutte le mucine espresse dagli epiteli umidi presentano di solito le medesime caratteristiche di glicosilazione e tutte probabilmente contribuiscono alla costituzione di una barriera idrofila con la stessa funzione. Risultati recenti suggeriscono che MUC 1 e -4 hanno capacità di segnale attraverso il frammento citoplasmatico e il dominio extracellulare EGF-relato, rispettivamente. Gli studi sulle mucine nell’occhio secco hanno di certo ampliato significativamente la nostra comprensione del Sistema della Superficie Oculare chiarendo la natura di queste proteine presenti al livello della superficie oculare, la loro funzione e i meccanismi regolativi a cui sono sottoposte. 588. Valutazione della sensibilità al contrasto nel soggetto ipovedente Una funzione principalmente compromessa nel soggetto ipovedente è la sensibilità al contrasto di cui a tutt’oggi non se ne tiene conto nelle diverse classificazioni dell’ipovisione. Il sistema visivo è in grado di rispondere bene a varie distribuzioni di luminanza sia spaziali che temporali, mentre risponde poco a stimoli di luminanza uniforme. Secondo la legge di Weber è la differenza in percentuale tra i livelli di luminosità tra oggetto e sfondo che rende l’oggetto facile da riconoscere, non solo la differenza dei valori assoluti di luminosità. Per studiare questa funzione, definita in inglese Contrast Sensitivity Function (CSF), ci basiamo sul rilievo delle soglie di sensibilità al contrasto spaziale e/o temporale. La ricerca scientifica ha dimostrato che il sistema migliore per studiare la sensibilità al contrasto è utilizzare stimoli periodici nelle dimensioni (cioè in base alle frequenze spaziali) e/o nel tempo (cioè in base alle frequenze temporali). In termini matematici, prendendo in considerazione uno stimolo a barre sinusoidali, il contrasto è definibile come la differenza tra la luminosità massima e la luminosità minima divisa la loro somma: CONTRASTO = Lmax – Lmin / Lmax + Lmin, dove Lmax è la luminosità massima presente al centro della barra chiara e Lmin è la luminosità minima presente al centro della barra scura. I valori del contrasto variano da un minimo di 0 (nessuna differenza di luminosità tra due barre) ad un massimo di 1 (una barra completamente nera rispetto all’altra completamente bianca), oppure possono essere espressi da una percentuale (0–100%). La sensibilità al contrasto è rappresentata da un grafico in cui in ascisse vengono riportate le frequenze spaziali e in ordinate la sensibilità al contrasto o il suo inverso. La misura della sensibilità al contrasto spaziale può essere eseguita essenzialmente in due diversi modi: utilizzando speciali ottotipi a frequenza spaziale definita con simboli a contrasto via via decrescente (tavole a basso contrasto di Cambridge, di Regan e Neima o di Pelli Robson etc.), oppure utilizzando stimoli a barre con contrasto e frequenza spaziale variabile (tavole VCTS, FACT, SWCT, lettere E, strumenti View-in o Sistemi computer-video etc.). Gli Autori riportano ancora i diversi fattori che influenzano tale funzione quali: la luminanza, il diametro pupillare, il potere rifrattivo, la localizzazione retinica, l’effetto dell’età e l’illuminamento. A conclusione, gli Autori prpongono di inserire anche questa funzione nelle classi d’invalidità. 589. First clinical case of effective medical treatment of the vitreo-retinal traction with recovery of the visual acuity In questo case report è stata valutata l’fficacia del trattamento medico della trazione vitreo-maculare con palmitoiletanolamide (PEA, Visimast 300 mg), somministrata per via orale. Il paziente, dell’età di 69 anni, riportava una notevole diminuzione della vista, metamorfopsie e fotopsie. È stato così sottoposto alle seguenti indagini, prima e dopo il trattamento medico: valutazione del visus, esame del fondo oculare, OCT. Il trattamento consisteva nella somministrazionedi due compresse di PEA al giorno per una settimana. Mentre il visus risultava nell’occhio destro di 2/10 rispetto agli 11/10 iniziali, l’esame del fondo evidenziava la presenza di un foro foveale. L’OCT confermava la presenza di una trazione vitreomaculare dovuta all’incompleto distacco posteriore del vitreo. Alla fine del trattamento con la PEA il visus era pari ad 8/10 e l’OCT mostrava una scomparsa della stria iperriflettente con ripristino del fisiologico profilo retinico e foveale. La terapia è stata poi continuata per ulteriori 10 giorni con visus finale di 10/10. In conclusione la PEA, somministrata per via orale, al di la di una rara possibilità di una risoluzione spontanea della trazione vitreo-maculare ha probabilmente contribuito mediante un’azione antinfiammatoria all’avvenimento della vitreolisi e quindi alla scomparsa della trazione vitreo maculare e del foro foveale con conseguente recupero dell’acutezza visiva e della visione distorta. 590. Effetto delle lenti a contatto morbide sulla progressione della miopia Sono revisionati i lavori di letteratura sulla correlazione tra l’applicazione delle lenti a contatto morbide e la progressione della miopia nei bambini. I dati citati evidenziano che tali lenti non sembrano incidere sulla progressione del suddetto vizio rifrattivo. Inoltre, in base all’ipotesi che negli adulti l’aumento della miopia sia dovuto a condizioni relativamente Pag. 104 ipossiche, gli Autori revisionano alcuni lavori che confrontano l’uso degli occhiali o delle lenti a contatto morbide in idrogel giornaliere a basso Dk con l’uso delle lenti a contatto in silicone idrogel ad uso prolungato (fino a 30 giorni – Lotrafilcon A) con queste ultime, avendo un alto Dk e permettendo una migliore ossigenazione, viene riportato un minor contributo alla progressione della miopia. 591. Incidentalità e guida automobilistica – Prima Parte L’Autore riferisce i dati relativi alla sicurezza stradale che portano a ricavare alcuni aspetti particolarmente significativi per quel che riguarda il coinvolgimento del processo visivo nella guida automobilistica. Le principali cause di danno visivo la coincidenza aumenta considerevolmente nella popolazione anziana, sono rappresentate da cataratta, degenerazione maculare e glaucoma. Concludendo, l’Autore afferma che i soggetti anziani sia con visione normale che con danni visivi hanno una capacità di guida significativamente ridotta rispetto ai soggetti giovani di mezza età e la misurazione dell’acuità visiva ad alto contrasto è, da sola, un dato insufficiente per la valutazione dei deficit della capacità di guida ed eventuali potenziali alternative a questa misura sono la sensibilità al contrasto i valore dell’UFOV e la valutazione dei difetti campmetrici. 592. Incidentalità e Guida Automobilistica – Seconda Parte In questa seconda parte viene analizzato nello specifico l’importanza del campo visivo alla guida automobilistica Predire se un paziente con difetto campimetrico è capace o meno di guidare in maniera sicura è seriamenente difficoltoso basandoci solo sull’estensione e localizzazione del difetto. Infatti, nonostante che tali caratteristiche debbono essere considerate, non vanno escluse le significative differenze individuali. È interessante notare che soggetti con deficit campimetrici e aumentata sensibilità all’abbagliamento tendono a smettere di guidare di notte e in posti sconosciuti. Soggetti anziani con deficit visivi riconoscono i loro limiti e le loro restrizioni alla guida, ma non ammettono che la causa sia il danno visivo. Comunque, nonostante i soggetti con deficit visivi e del campo visivo vengono considerati non idonei alla guida, alcuni studi empirici hanno dimostrato che alcuni di loro sono ancora in grado di guidare in modo sicuro. È stato infatti presunto che questi soggetti sviluppino strategie visive compensative ai loro deficit facendo particolari movimenti con gli occhi e con il capo. Non tutti i soggetti ipovedenti riescono però a sviluppare da soli tali tecniche per cui si è posta la domanda se essi possono essere allenati a fare ciò. Una ricerca condotta in tal senso ha dimostrato che un sistema training funzionale per l’attenzione può migliorare la capacità di guida. Questo studio ha messo quindi in evidenza che la funzione visiva può essere allenata con successo. Di conseguenza, è facile concludere che la soluzione più efficace sarebbe quella di pianificare un programma di allenamento per questo scopo. In conclusione, il lavoro riporta come la guida automobilistica richieda delle specifiche capacità che possono essere recuperate dopo allenamento. Guidare è una azione complessa, la valutazione dei test di screening per la guida non può essere una semplice decisione promosso o bocciato ma vanno considerati almeno tre livelli che vengono riportati nel lavoro. 593. La ricerca di nuovi materiali biocompatibili per la manutenzione quotidiana delle Lenti a Contatto in silicone idrogel e per una nuova frontiera delle Lenti a Contatto Medicali Gli Autori revisionano alcuni lavori di letteratura sulla stretta evidenza esistente tra il tipo di lente a contatto , la soluzione usata per la sua manutenzione, nonchè la loro combinazione e la presenza di eventi avversi oculari legati al porto giornaliero delle lenti in silicone idrogel oggigiorno molto diffuse sul mercato. Tra le diverse associazioni “lente-soluzione” indagate nei diversi studi, il perossido di idrogeno con ogni tipo di lente ha mostrato la più bassa incidenza di eventi infiltrativi corneali, complicanze direttamente correlate con il discomfort e la tollerabilità all’uso delle lac nei sempre più numerosi consumatori. Come per eliminare le complicanze legate all’uso di lac è di fondamentale importanza conoscere il tipo di relazione esistente tra le diverse combinazioni “lente-soluzione”, cosi’ lo è la ricerca di nuovi materiali biocompatibili e la comprensione dei meccanismi di reazione tra farmaco e struttura della lente nella produzione delle nuove lenti a contatto medicali. 594. Uso delle lenti a contatto terapeutiche in silicone idrogel dopo chirurgia rifrattiva Alcuni lavori di letteratura sull’uso di lenti a contatto terapeutiche in silicone idrogel mostrano che, in virtù di una elevata gas permeabilità e un basso contenuto di acqua, sono adeguate come bendaggio in seguito ad interventi di chirurgia rifrattiva, consentendo una buona protezione della superficie oculare e una più veloce guarigione dell’epitelio corneale nel post operatorio rispetto alle lenti in HEMA. Una particolare attenzione viene riservata alle lenti in Balafilcon A e Lotrafilcon B come lenti in silicone idrogel che, al pari del Lotrafilcon A (già approvato dalla FDA) può essere utilizzata come lente Pag. 105 bendaggio in occhi di pazienti operati a causa di vizi rifrattivi. 595. Neuropatie ottiche Le neuropatie ottiche sono condizioni degenerative ereditarie o acquisite che coinvolgono il secondo paio dei nervi cranici. Si tratta di affezioni su base ischemica, demienilizzante, parainfettiva, tossica, carenziale, compressiva, infiltrativa ed eredo-familiare. A causa del danno diretto ed indiretto delle cellule ganglionari retiniche e dei loro assoni, il risultato comune delle neuropatie ottiche è una modificazione della testa del nervo ottico e del circostante strato delle fibre nervose retiniche. Gli Autori descrivono le forme più comuni di neuropatie ottiche soffermandosi sugli aspetti clinici e diagnostici. 596. Riorganizzazione della rete vascolare retinica in seguito ad ipertensione oculare acuta sperimentale Le modificazioni qualitative e quantitative delle alterazioni vascolari retiniche dei plessi sono state descritte sia in retine intere che in sezioni traverse del calice ottico. In particolare, in fluorangiografie di retine di animali iniettati con FITC si è misurata la lunghezza e le dimensioni delle strutture vasali effettivamente perfuse. Per mezzo della immunolocalizzazione del marcatore degli astrociti GFAP, oltre a confermare il sensibile incrmenento di espressione di questa proteina, indicatore dello stress cellulare, si è dimostrato il suo alto livello nelle cellule di Müller. Infine, il fattore pro-angiogenico VEGF è risultato essere particolarmente espresso dai neuroni dello strato di cellule ganglionari, sia in condizioni normali che negli occhi dopo iniezione di metilcellulosa e svolgendo quindi una funzione di sopravvivenza. 597. Studio dei meccanismo molecolari della citoprotezione indotta dal forskolin I dati quantitativi ottenuti, da saggi con forskolino dimostrano una stimolazione lineare della sintesi proteica rispetto alle concentrazioni utilizzate. Il fattore di trascrizione elF4B è risultato avere un ruolo chiave nell’inizio della biosintesi proteica nelle cellule umane in coltura trattate (HEK293) e quindi un possibile ruolo neuroprotettivo da valutare con successive sperimentazioni. 598. L’utilizzo del diquafosol nella sindrome da disfunzione lacrimale L’occhio secco o sindrome da disfunziona lacrimale è una malattia multifattoriale della superficie oculare caratterizzata da discomfort, disturbi visivi, sensazione di corpo estraneo e instabilità del film lacrimale; la sua patogenesi è legata ad una riduzione della produzione delle lacrime o aumento delle perdite evaporative. Si tratta di una patologia molto comune, che colpisce circa il 33% della popolazione generale. I progressi fatti nell’ambito dello studio della fisiopatologia dell’occhio secco hanno permesso di mettere a punto, negli anni, nuove strategie terapeutiche. Diquafosol tetrasodium (INS365) è un derivato della uridina 5- trifosfato (UTP) ed è un agonista del recettore P2Y2; appartiene alla classe di farmaci secretagoghi. Stimola la secrezione non delle ghiandole lacrimali accessorie, delle cellule mucose e la produzione dei lipidi delle ghiandole di Meibomio. La peculiarità di diquafosol è che tale stimolazione avviene direttamente sulle cellule della superficie oculare garantendo una adeguata idratazione corneale. Il prodotto viene utilizzato come soluzione oftalmica al 3% e durante i trial clinici non sono stati riscontrati severi effetti avversi né locali né sistemici. 599. Danneggiamento mediato dai coni e dai bastoncelli nell’adattamento al buio nella maculopatia età correlata: correlazione con la misura della densità ottica del pigmento maculare usando tre differenti fotometri eterocromatici flicker Nello studio di Owsley et al. (2007) dell’adattamento al buio è stata evidenziata l’importanza del danno mediato soprattutto dai bastoncelli nella prevenzione dell’ARM. Infatti, i danni mediati dai bastoncelli nella parafovea nell’adattamento al buio sono caratteristici dell’ARM nella fase iniziale. Tali risultati sono stati confermati anche da Dimitrov et al. (2008) utilizzando una tecnologia CRT Inoltre, per misurare la densità ottica del pigmento maculare, importante fattore nel prevenire il danneggiamento dei bastoncelli nello sviluppo dell’ARM, sono stati sviluppati diversi strumenti HFP (fotometri eterocromatici flicker) in modo da poter quantizzare i carotenoidi xantofillici che, come è noto, prevengono lo sviluppo di questa patologia. 600. La terapia con antiossidanti nel trattamento del glaucoma Le cellule metabolizzano l’ossigeno generando radicali liberi altamente reattivi (ROS); in una situazione fisiologica la formazione di questi agenti ossidanti è bilanciata dalla presenza di molecole antiossidanti; quando questo equilibrio viene a mancare, lo stress ossidativo determina un danno a livello delle proteine, dei lipidi, dei glucidi e del DNA, fino a provocare l’arresto della crescita o la morte cellulare. Numerosi studi dimostrano come le specie reattive dell’ossigeno giochino un ruolo Pag. 106 fondamentale nella patogenesi del glaucoma primario ad angolo aperto. Già da alcuni anni è stato ipotizzato come lo stress ossidativo locale rappresenti un fattore determinante nella riduzione del deflusso trabecolare. Questa ipotesi è suffragata da studi sperimentali condotti in vitro ed in vivo, sia nell’animale che nell’uomo. Lo stress ossidativo ha un importante ruolo patogenetico non solo nell’indurre la degenerazione delle cellule endoteliali del trabecolato, ma anche nel danneggiare la testa del nervo ottico e le vie neurologiche prossimali afferenti alla corteccia calcarina. Sulla base di tali osservazioni riguardo al ruolo del danno ossidativo nella patogenesi del glaucoma, è evidente come siano stati studiati approcci terapeutici con sostanze antiossidanti. L’acido α-lipoico è un antiossidante naturale costituito da otto atomi di carbonio e due di zolfo: esso partecipa a diversi meccanismi antiossidativi quali la rigenerazione del glutatione ridotto (GSH) e dell’acido ascorbico e può trovare quindi interessanti utilizzi nella terapia del glaucoma primario ad angolo aperto. 601. Palmitoylethanolamide effects on intraocular pressure after YAG laser iridotomy: An experimental clinical study SCOPO: valutare se l'agente antiinfiammatori palmitoiletanolamide (PEA) può contrastare l'aumento della pressione intraoculare (IOP) che può verificarsi dopo YAG iridotomia. METODI: Quindici pazienti sono stati sottoposti a laser iridotomia bilaterale (III Visulas YAG laser, Zeiss), per la prevenzione primaria del glaucoma ad angolo chiuso. La IOP è stata misurata: all'inizio dello studio (t-1), dopo 15 giorni di pre-trattamento con placebo o PEA (T0) e al 15, 30, 120 minuti dopo l'iridotomia (t1, t2, t3). Il pre-trattamento consisteva in 2 compresse di placebo o PEA al giorno per 15 giorni. RISULTATI: Il test t non ha mostrato una differenza significativa tra i valori medi pre-operatorio della IOP t-1 e t0, sia nel pre-trattamento. L’analisi della varianza ANOVA / Tukey 's ha sottolineato un aumento significativo dei valori della pressione intraoculare postoperatoria con placebo in pazienti pre-trattati (p ≤ 0,05), ma non in quelli che sono stati pre-trattati con PEA. L'analisi del trend ha confermato il trend molto positivo nel pre-trattamento con placebo. Il test di parallelismo tra le due regressioni ha mostrato una differenza significativa per le piste (p = 0,022), e non per le intercette (p = 0.520). CONCLUSIONI: La PEA può contrastare l'aumento della pressione intraoculare che si verifica dopo iridotomia. E 'probabile che PEA controlla il processo infiammatorio dopo iridotomia. 602. Comparison of Three Lubricant Eye Drop Solutions in Dry Eye Patients SCOPO:. Colliri lubrificanti che ripristinano l’osmolarità fisiologica rappresentano una strategia promettente per la sindrome dell'occhio secco considerando che l’iperosmolarità svolge un ruolo centrale in questa malattia. Questo studio preliminare confronta tre collirio lubrificanti con osmolarità diverse e composizione in soggetti con questa condizione. METODI:. Soggetti con sindrome dell'occhio secco in trattamento con benzalconio cloruro, sono stati randomizzati con colliri lubrificanti: Carnidrop (n = 9), Optive (n = 9) e Blu Sal (n = 9). Tempo di rottura con fluoresceina (FBUT) e indice di protezione oculare (OPI) sono stati misurati al basale, 15 min, e 60 minuti dopo instillazione per valutare la stabilità e la qualità del film lacrimale. RISULTATI:. A 15 min, un aumento significativo dell’FBUT rispetto al basale è stato riportato con Carnidrop (da 2,0 ± 0,8-4,8 ± 2,0, p = 0,004), ma non nei pazienti che hanno ricevuto Ortive o Blu Sal. A 60 min, l’FBUT era significativamente aumentato rispetto al basale con Carnidrop (da 2,0 ± 0,8-6,0 ± 2,8, p = 0,001) e Optive (da 2,9 ± 2,8 a 4,3 ± 2,9, p = 0,004), ma non con Blu Sal. A 15 min, l’OPI è stata significativamente aumentato rispetto al basale solo nel gruppo con Carnidrop (da 0,4 ± 0,2 a 1,0 ± 0,4; p = 0,003). Tale incremento è stato significativamente maggiore con Carnidrop che con Blu Sal (p = 0,003). Alla valutazione 60 minuti, l’OPI è rimasto significativamente aumentato rispetto al basale solo nel gruppo Carnidrop (p = 0,003). CONCLUSIONI:. Carnidrop produce un maggiore incremento FBUT e OPI di Optive e Blu Sal nei soggetti con la sindrome dell'occhio secco per un periodo di 1 ora, forse a causa della sua ipoosmolarità e alta concentrazione di osmolyte (in particolare l-carnitina). L'instillazione di composti che migliorano la qualità e la stabilità del film lacrimale, che sono alterati nella sindrome dell'occhio secco, potrebbe essere efficace nel trattamento di questa condizione. 603. Cataract Surgery Complications: An In Vitro Model of Toxic Effects of Ropivacaine and Lidocaine BACKGROUND: La lidocaina intraoperatoria è ampiamente utilizzata nel controllo del dolore durante la chirurgia della cataratta. Tuttavia, studi recenti hanno confermato il suo effetto tossico sulle cellule gangliari. La ropivacaina è un anestetico di recente introduzione nella pratica clinica che svolge un effetto anestetico di lunga durata con una lieve azione vasocostrittrice. OBIETTIVO: L'obiettivo di questo studio è stato quello di valutare un in vitro l'efficacia della ropivacaina di ridurre gli effetti degenerativi generalmente osservati durante il trattamento con lidocaina. Pag. 107 METODI: La tossicità della ropivacaina e della lidocaina sono stati valutati nei fibroblasti murini 3T6 misurando la percentuale di morte delle cellule, inibizione della crescita cellulare e la degradazione del DNA. La scelta di questa linea cellulare è motivata dalla presenza di un sistema completo apoptotico può essere assimilato alle cellule precursori endoteliali. RISULTATI: Abbiamo osservato che la lidocaina allo 0,25% diminuisce la vitalità delle cellule e provoca la degradazione del DNA di fibroblasti murini 3T6, mentre la ropivacaina allo 0,5% non causa alcun danno degenerativo cellulare o molecolari. CONCLUSIONI: I nostri studi in vitro confermano che la ropivacaina è meno tossica della lidocaina su queste cellule. Pertanto, in vivo studi nella camera anteriore potrebbe essere utili per valutare gli effetti della ropivacaina rispetto a lidocaina intracamerale nell’anestesia chirurgia della cataratta. 604. Valutazione clinica dell’occhio secco: le diadonesine polifosfato L’occhio secco o sindrome da disfunzione lacrimale è una malattia multifattoriale delle lacrime e della superficie oculare che si manifesta clinicamente con una serie di disturbi visivi, instabilità del film lacrimale e sensazione di corpo estraneo. Tutto questo dipende dalle caratteristiche chimiche e fisiche del film lacrimale che interagisce con l’epitelio corneale e congiuntivale attraverso le mucine MUC-16 e MUC-4 esitando in un danno della superficie oculare. Lipidi, acqua e mucine sono i costituenti principali del film lacrimale i quali vengono rispettivamente secreti dalle ghiandole di Meibomio, dalle ghiandole lacrimali e dalle cellule caliciformi congiuntivali. Le diadenosine polifosfatato sono presenti in numerosi tessuti biologici, nelle piastrine, nei granuli cromaffini della midollare del surrene, nel sistema nervoso centrale e nell’occhio; queste molecole si legano facilmente con i recettori purinergici (P2Y). In soluzione e in fisiologiche condizioni di pH i nucleotidi diadenelati adottano un insolito ripiegamento simmetrico, a conformazione base-stacked e pertanto questo spiega la selettività per i recettori purinergici. Cambiamenti del pH modificano l’attività dei recettori P2Y. 605. Quali eventi si verificano nella neuropatia ottica glaucomatosa? Il glaucoma è tra le più importanti cause di cecità nei paesi industrializzati: il danneggiamento e la morte delle cellule gangliari retiniche provocano la perdita della funzione visiva in corso di glaucoma. Benché un eccessivo rialzo della pressione intraoculare (IOP) sia il principale fattore di rischio per la Neuropatia Ottica Glaucomatosa (GON), caratterizzata dalla morte delle cellule ganglionari retiniche, questo non è l’unico fattore implicato nell’insorgenza del danno nervoso. La GON richiede, dunque, il monitoraggio di specifici eventi di base, mutualmente dipendenti, che in essa si verificano: la perdita di tessuto nervoso, l’attivazione delle cellule gliali, il rimodellamento tissutale e le alterazioni del flusso ematico. Chiarire quali siano gli eventi patologici che conducono al danno glaucomatoso primario è di estrema importanza per comprendere i meccanismi di progressione della malattia e riuscire a individuare una strategia terapeutica efficace. 606. Vista e patente L’Autore descrive come sono cambiati i criteri dell’esame della vista in base al decreto legislativo n.59 del 2011 recante “Attuazione delle direttive comunitarie 2006/126/CE e 2009/113/CE concernenti la patente di guida” 607. Topotecan Hydrochloride effects on retinal vessels in newborn rats Un sistema fisiologico di retina di roditore durante la formazione dei vasi e l'organizzazione gerarchica, è stato utilizzato per saggiare le proprietà antiangiogenica del topotecan, uno inibitore della topoisomerasi I, in grado di inibire la crescita tumorale in modelli animali di retinoblastoma. In particolare abbiamo analizzato le possibili differenze di efficacia e gli effetti collaterali del farmaco a vari dosaggi e modi diversi di somministrazione. Nella presente ricerca sono state effettuate solo analisi qualitative. Dopo esperimenti preliminari, in cui gli animali da latte venivano trattati per via sottocutanea con dosaggi di topotecan compresi tra 9 e 3 mg / kg in cui si è osservata una alta letalità e danni sistemici molto gravi, ratti di 7 giorni di età sono stati trattati per via sottocutanea, per via endovenosa o peribulbare con una singola dose di 1 mg / kg. I vasi retinici sono stati visualizzati con fluorangiografia retinica 1 e 2 settimane dopo il trattamento. Le alterazioni più importanti e frequenti sono risultate influenzare i vasi radiali che hanno mostrato segmenti non perfusi e / o con ramificazione anomala e ingrandimenti nella periferia retinica; è stata anche rilevata una persistenza in periferia retinica di regioni prive di arteriole, non vascolarizzate e aree di FITC extravascolare. La variabilità delle alterazioni erano sostanzialmente simili tra i diversi modi di Pag. 108 somministrazione del farmaco, mentre sono apparsi più lievi nei topi di 21 giorni di età, rispetto ai più giovani. L’esteso rimodellamento vascolare trovato dopo la somministrazione di Topotecan, oltre a dimostrare le proprietà di questa azione chemioterapia antiangiogenica conferma la retina dei roditori come un sistema modello di grande valore per lo studio di modulazione dell'angiogenesi 608. Trabecular Meshwork in Normal and Pathological Eyes PREMESSA: L'impatto dei glicosaminoglicani sulla pressione intraoculare in pazienti con glaucoma e in soggetti giovani sani o anziani viene esplorata. MATERIALI E METODI: Trenta piccoli campioni autoptici sono stati raccolti dal tessuto localizzato intorno all'angolo iridocorneale degli occhi, avendo cura di non causare danni estetici. I campioni provenivano da tre gruppi (giovani, anziani e soggetti con glaucoma). Tutti i campioni sono stati divisi in due frammenti e venivano utilizzate analisi morfologiche e biochimiche. I dati quantitativi sono stati ottenuti da analisi delle immagini in correlazione con i valori biochimici. I risultati sono stati analizzati statisticamente. RISULTATI: I nostri risultati mostrano che le modifiche dell’angolo iridocorneale sono causate da glicosaminoglicani, sia nel processo di invecchiamento che in pazienti glacoumatosi: 1) deposizione di fibre di materiale granulare e una maggiore densità elettronica delle strutture vicino all’angolo iridocorneale, 2) forte diminuzione del contenuto di acido ialuronico e l'aumento di glicosaminoglicani solfati. In conclusione, in modo similare a quanto accade in altri tessuti del corpo, i glicosaminoglicani dell’angolo iridocorneale umano subiscono cambiamenti fisiologici e patologici nell’invecchiamento e nel glaucoma primario ad angolo aperto. 609. Oxidative stress in pre-retinopathic diabetic subjects and antioxidants PREMESSA: Per valutare l'effetto di un trattamento sistemico orale con antiossidanti (AO) in pazienti diabetici preretinopatici (PRD), è stato valutato lo stress ossidativo nel plasma e le modifiche dell’elettroretinogramma (ERG). METODI: Trentadue soggetti PRD con buon controllo metabolico sono stati reclutati. I pazienti sono stati randomizzati in due gruppi, uno dei quali ha ricevuto il trattamento per via orale AO con 400 mg / die di acido alfa-lipoico (αLA) in associazione con genisteina e vitamine, mentre l'altro gruppo ha ricevuto un placebo. I radicali liberi e la barriera antiossidante sono stati valutati nel plasma con Free Radical 4 sistema analitico (FRAS 4) e lo stesso giorno la risposta elettrofisiologica è stata misurata con l’ERG. Queste analisi sono state eseguite all’arruolamento (T0) e dopo 30 giorni di trattamento (T1). RISULTATI: un aumento statisticamente significativo dei livelli plasmatici AO e dell’ERG oscillatorio è stato osservato nel gruppo trattato con AO, ma non nel gruppo di controllo. CONCLUSIONI: I risultati di questo studio preliminare suggeriscono che un trattamento orale con AO in soggetti con PRD può avere un effetto protettivo sulle cellule della retina, come rilevato da analisi ERG, attraverso il rafforzamento della barriera antiossidante plasmatica. 610. Eledoisina-Una sostanza farmacologica per la sindrome da disfunzione lacrimale. Review L’occhio secco o sindrome da disfunzione lacrimale è una malattia multifattoriale e della superfi cie oculare caratterizzata da discomfort, disturbi visivi, sensazione di corpo estraneo e instabilità del fi lm lacrimale; la sua patogenesi è legata ad una riduzione della produzione delle lacrime o ad un aumento delle perdite evaporative. Si tratta di una patologia molto comune, che colpisce circa il 33% della popolazione generale. I progressi fatti nell’ambito dello studio della fi siopatologia dell’occhio secco hanno permesso di mettere a punto, negli anni, nuove strategie terapeutiche. L’eledoisina appartiente alla classe dei farmaci secretagoghi, utilizzata nella sindrome da occhio secco. Dal punto di vista chimico, l’eledoisina è un polipeptide composto da 11 aminoacidi con la seguente sequenza: pGlu-Pro-Ser-Lys-Asp-Ala-Phe-Ile-Gly-Leu-Met-NH. È un neuropeptide (una tachichinina già sostanza P) estratto dalle ghiandole salivari di alcuni molluschi come l’Eledone Aldrovanti. Esercita una serie di attività regolatrici distrettuali, tra cui la vasodilatazione e la contrazione della muscolatura liscia aumentando cosi il fl usso ematico nei distretti muscolari e cutanei e infatti è in grado di legarsi ai recettori beta adrenergici. Si ritiene anche che l’eledoisina induca un marcato effetto di stimolazione delle secrezioni ghiandolari lacrimali in pazienti affetti dalla sindrome di Sjögren e ipofunzione delle ghiandole lacrimali. 611. L’edema corneale: eziopatogenesi e trattamento Pag. 109 Riassunto: L'edema corneale è una condizione non rara secondaria all’alterazione della funzionalità endoteliale, danno epiteliale, ipertono oculare. Questo articolo riporta un esposizione delle cause fisiopatologiche dell’edema corneale, caratteristiche morfologiche alla lampada a fessura e alla microscopia confocale, e le alterazioni istologiche a carico delle cellule endoteliali. Visto che il meccanismo fisiopatologico è ben noto ciò può permettere un approccio terapeutico efficiente e razionale. Inoltre, viene riportato un approfondimento della terapia chirurgica di questa patologia. 612. Patogenesi e prevenzione della cataratta senile: review Le cataratte sono considerate una conseguenza inevitabile dell’invecchiamento. Il danno ossidativo è una delle principali cause o conseguenza delle cataratte nucleari e corticali, i tipi più comuni di cataratte senili. In questa review prendiamo in considerazione i diversi fattori di rischio, la storia naturale e l’eziologia dei principali tipi di cataratte senili, le potenziali fonti di danno ossidativo e i meccanismi che proteggono il cristallino da questi insulti. Dalla nostra analisi emerge che il danno ossidativo è un importante fattore causale nella genesi della cataratta nucleare, ma meno per la cataratta corticale e la sottocapsulare posteriore. Numerose prove suggeriscono che l’esposizione ad aumentati livelli di ossigeno molecolare accelerano l’opacizzazione senile del nucleo del cristallino, portando alla formazione della cataratta nucleare. Fattori presenti nell’occhio in grado di mantenere una bassa pressione parziale di ossigeno intorno al cristallino sono un’importante protezione per il nucleo della lente. In conclusione inibire o diminuire i danni causati dallo stress ossidativo rappresentano le nuove frontiere farmacologiche per diminuire l’incidenza della cataratta. 613. Forskolin e controllo dei picchi pressori dopo iridotomia laser In questo studio pilota si sono arruolati 10 pazienti che sono stati sottoposti a iridotomia laser bilaterale in due momenti successivi, a distanza di 30 giorni. Il primo occhio è stato operato senza alcun pretrattamento e la registrazione della IOP ha mostrato la presenza di chiari picchi pressori (circa 3 mmHg) un’ora dopo l’intervento, con una normalizzazione dei valori a quattro giorni dall’intervento. Il secondo occhio è stato oeprato dopo pretrttamento di due settimane con l’integratore alimentare Kronek (una associazione di forskolin e rutina con Vit. B1 e B2), che si è esteso anche nella prima settimana post-trattamento. In questo caso le misurazioni della IOP pre e post-trattamento sono rimaste stabili, senza mostrare elevazioni statisticamente significative. 614. Fixed topical combinations in glaucomatous patients and ocular discomfort. OBJECTIVE: The purpose of this study was to verify the ocular comfort of a fixed topical combination of brinzolamide 1% plus timolol 0.5% suspension vs. dorzolamide 2% plus timolol 0.5% solution, both preserved with benzalkonium chloride (BAK), in patients with primary open-angle glaucoma (POAG) through subjective and objective methods. BAK is the most commonly used preservative in topical glaucoma medications. METHODS: 62 subjects were examined and included in the analysis. Each patient was asked to complete a questionnaire on symptoms (Ocular Surface Disease Index) and then underwent a series of examinations. The Ocular Protection Index evaluated the risk of damage to the ocular surface, and was expressed as the ratio between fluorescein breakup time and blinking interval. These and other analyses were repeated 30 days after instillation of the new eye drop treatment. RESULTS: The results demonstrated that patients enrolled with the preserved fixed combination of dorzolamide or brinzolamide represented a subgroup of patients in which the discomfort symptoms were supposedly justified by the presence of BAK used chronically in antihypertensive drops. Ocular discomfort scores were significantly higher with dorzolamide/timolol than brinzolamide/timolol (p < 0.0001). CONCLUSIONS: This work shows the better tolerability of brinzolamide 1% plus timolol 0.5% suspension, compared with dorzolamide 2% plus timolol 0.5% solution. Fortunately, some of the adverse reactions induced by preserved eye drop glaucoma medication are reversible after removing the preservatives. Both the potential for added benefit and patient compliance should be considered when selecting ocular hypotensive therapy. 615. Corneal haze in course of Fuchs' endothelial dystrophy. This article describes the observations obtained with confocal microscopy (CM) on the corneal structure in course of corneal edema in a patient with Fuchs endothelial corneal dystrophy (FD). The patient was a 40 year old male, suffering from second stage FD, in course of corneal edema and bullous keratopathy. The tissue structure was analyzed with CM confoscan CS4 (Nidek Technologies(®), Birmingham, UK) using the 40x mode. The CM has shown the presence of gaps due to corneal edema Pag. 110 and a diffuse stromal hyper reflectivity related to the alteration of the extracellular matrix. It has also showed the presence of binucleate cells, assimilable to keratocytes, in cytokinesis which presented a typical fusiform aspect with two highly reflective nuclei awaiting cell division. The total number of cells was much lower than that of healthy control subjects of similar age, sex and race. The CM in this case suggests a significantly lower number of cells, presumably keratocytes, compared to normal range, but mostly it shows the presence of cells undergoing cytokinesis, which witnesses the active processes of collagenogenesis and possible vasculogenesis that represent early stages of loss of the normal corneal transparency 616. Monoamine oxidase enzymes and oxidative stress in the rat optic nerve: age-related changes. In this study, age-related changes in the monoamine oxidases (MAO) were studied in the optic nerve (ON) of both young and aged male rats. The aim of the study was to assess the role of MAO in agerelated changes in the rat ON and explain the mechanisms of neuroprotection mediated by MAO-Bspecific inhibitors. Fifteen three month old and fifteen 26 month old Sprague-Dawley rats were used. The animals were killed by terminal anaesthesia. Staining of MAO, quantitative analysis of images, biochemical assays and statistical analysis of data were carried out. Samples of the ON were washed in water, fixed in Bowen fluid, dehydrated and embedded in Entellan. Histological sections were stained for MAO-enzymatic activities. The specificity of the reaction was evaluated by incubating control sections in a medium either without substrate or without dye. The quantitative analysis of images was carried out at the same magnification and the same lighting using a Zeiss photomicroscope. The histochemical findings were compared with the biochemical results. After enzymatic staining, MAO could be demonstrated in the ON fibres of both young and aged animals; however, MAO were increased in the nerve fibres of the elderly rats. These morphological findings were confirmed biochemically. The possibility that age-related changes in MAO levels may be attributed to impaired energy production mechanisms and/or represent the consequence of reduced energy needs is discussed. 617. Forskolin and rutin prevent intraocular pressure spikes after Nd:YAG laser iridotomy. AIM: The purpose of this research was to evaluate whether an oral treatment with an association of forskolin and rutin can blunt the intraocular pressure (IOP) spikes and avoid the damage that may occur after laser iridotomy. METHODS: Ten patients underwent bilateral Neodymium:YAG (Nd:YAG) laser iridotomy (Visulas YAG III Laser, Zeiss), for the prevention of primary closed-angle glaucoma. IOP was measured in subjects before and after 7 days of pretreatment with placebo or forskolin and rutin by Goldman applanation tonometry. The IOP was measured before surgery and after surgery at 30-60-120 minutes, and 4-7 days. RESULTS: Analysis of variance indicated a significant increase of the postoperative values in patients receiving treatment with placebo (p < 0.001), but not in those who received treatment with the forskolin and rutin association. T test analysis confirmed that IOP still remained significantly elevated 7 days after laser intervention in placebo treated patients, whereas it stayed within normal values in forskolin/rutin treated patients. CONCLUSIONS: Forskolin and rutin can blunt the increase of IOP that occurs after Nd-YAG laser iridotomy. This can avoid serious risk to the optic nerve of the patients under laser treatment for iridotomy. 618. The effect of night vision goggles on the retinocortical bioelectrical activity and its improvement by food supplement. AIM: To investigate the effect of luminance variations, as well as the oral administration of a food supplement, on the visual bioelectric response while using of Night Vision Goggles (NVG). METHODS: Two trials were performed, both enrolling healthy male aircrew members wearing NVG, and recording Visual Evoked Potentials (VEPs) from scalp electrodes. Both foveal and parafoveal response were evaluated. Latency and amplitude, P100 peak, were measured. In the first set of measurements, VEPs parameters were recorded during unaided photopic conditions and mesopic conditions while using 3rd generation plus NVG (ANVIS 9). In the second set of experiments, after the first basal electrophysiological investigation during mesopic conditions using NVG, patients started a 45 days oral treatment, during which they took 3 tablets per day of a food supplement. The tablets contained a mix of anthocyanosides, procyanidolic oligomers, lutein and vitamins A and E. At the end of this treatment, patients were tested again by pattern-reversal VEP investigation during aided vision condition (wearing NVG) in a mesopic environment. Pag. 111 RESULTS: VEPs parameters, statistically evaluated using a two tailed paired t-test, showed that latency and amplitude were respectively increased (p < 0.001 and p < 0.01 for 15' and 60' minutes of arc) and decreased (p < 0.05) when measured using NVG with respect to unaided basal conditions. Furthermore, the VEP response in NVG aided vision was positively affected by the oral treatment with the food supplement, showing a significant (p < 0.05) decrease of latency and increase of amplitude. CONCLUSION: The use of NVG impairs the VEP response, and such effect is effectively counteracted by the oral treatment with a food supplement containing a combination of sight improving molecules that might enhance foveal selectivity, central photoreceptors sensitivity and magnocellular fibers effectiveness. 619. Keratoconjunctivitis by confocal microscopy after topical cyclosporine. AIM: To describe the observations obtained by confocal microscopy concerning corneal stromal structure in the process of adenoviral epidemic keratoconjunctivitis, from the onset of the disease up to 20 weeks of follow-up, after topical cyclosporine. METHODS: A 16-years-old boy has developed subepithelial infiltrates and an epidemic keratoconjunctivitis from adenovirus in both eyes. Clinical case was analyzed by confocal microscopy (40x mode, Nidek ConfoScan 4) before and after administration of topical cyclosporine. RESULTS: Two weeks after the onset of the symptoms, corneal stroma showed the presence of cells with highly reflective area. These cells, comparable to keratocytes, had a typical fusiform shape and assumed a particular rosette disposition, never highlighted in the literature. Hyperreflective areas disappeared in both eyes after administration of topical cyclosporine 1% for 30 days. This outcome was also confirmed after five months. CONCLUSION: The confocal microscopy performed on the surface of the stroma before and after treatment with cyclosporine suggests the presence of a localized immune activation in subepithelial layer. 620. Retrospective study of glaucoma and closed-eyelid test: long-term outcomes in an Italian native population. AIM: To establish a threshold value of intraocular pressure (IOP) increase after the closed-eyelid test (CET) that correlates with the highest probability of developing overt primary open-angle glaucoma (OAG) in an Italian native population from 1980 to 2010. METHODS: Retrospective analysis of data obtained from 161 patients with ocular hypertension who performed the CET in 1980, and were subsequently followed to see whether they developed OAG. CET was performed always in the morning Eyelids were closed by bandaging for 1 h in a quiet environment, with the patient seated and not sleeping. IOP was measured again 8 to 10s after opening the eyelids. RESULTS: Accurate statistical analysis of the obtained values indicated that 77% of the subjects showing an IOP increase after 1 hour of eyelid closure in a sitting position developed OAG in the following 30 years and that IOP increase values above 4 mmHg led to a subsequent diagnosis of glaucoma in more than 80% of the patients. CONCLUSION: Eyelid closure for 60 minutes results in a net elevation of IOP the extent of which depends on the balance between the increase of aqueous humour secretion and its outflow. Therefore, the CET may discriminate individuals with a normal outflow from individuals with a less functional outflow, which are evidently those at a higher risk of developing glaucoma. 621. Senescenza oculare e sirtuine Le sirtuine sono proteine dotate di attività deacetilasica e mono-ribosiltrasferasica NAD+ dipendenti implicate nella regolazione di importanti vie metaboliche. Nei mammiferi sono state finora individuate sette sirtuine localizzate in diversi compartimenti subcellular! e con funzioni diverse tra loro. Sirtl, che è localizzata principalmente nel nucleo, è implicata nel mantenimento dell'ntegrità genomica, nella resistenza allo stress ossidativo (FoxO ecc.) e nella sopravvivenza cellulare (p53, NF-kB, TGF-b ecc.). Questi enzimi sono stati oggetto di studio anche in ambito oculistico, in particolare nelle patologie oculari correlate all'eta come la eataratta e la DMLE e in quelle caratterizzate da una perdita precoce di cellule nervose e fotorecettori come la neurite ottica e la retinite pigmentosa. Il resveratrolo è un fenolo in grado di attivare le sirtuine la cui azione è stata studiata su occhi sottoposti a danno luminoso e ad uveite endotossina-indotta. 622. Dalla normale architettura alla neovascolarizzzione corneale: diversi approcci terapeutici per il mantenimento della trasparenza corneale Pag. 112 La cornea, fa parte del segmento anteriore dell’occhio, ha l’aspetto di una calotta sferica, trasparente, è costituita da 5 strati. Il più superficiale è l’epitelio a cui segue la membrana di Bowman, lo stroma, la membrana di Descemet e l’endotelio. La sofisticatissima differenziazione di ogni singolo strato conferisce alla cornea eccellenti proprietà ottiche. La cornea è peraltro la prima barriera di protezione per l’occhio contro le aggressioni ambientali ed ha una importante funzione di filtro per le radiazioni UV. La cornea è quindi fortemente esposta ai danni che possono derivare dallo stress ossidativo generato dalle radiazioni UV. La trasparenza corneale può essere compromessa per le più svariate ragioni: alterazioni traumatiche, congenite, infettive, danno iatrogeno, alterazioni endoteliali, sono tutte possibili cause di opacità corneale e conseguente compromissione del visus. Nel presente lavoro tratteremo delle caratteristiche strutturali della cornea e dei principali meccanismi alla base della trasparenza corneale, ponendo attenzione ad alcune condizioni patologiche, alle procedure chirurgiche nonché ai fattori correlati all’età che compromettono tale trasparenza, in riferimento ai dati di studi clinici e di esperimenti su modelli animali in nostro possesso. Tratteremo dei corretti regimi terapeutici che si devono adottare per la salvaguardia e per la conservazione della trasparenza corneale e di promettenti terapie intraprese nel campo della angiogenesi corneale e per la proliferazione delle cellule endoteliali. 623. Fisiopatologia dell’edema maculare: diagnosi e metodi di indagine L’edema maculare indica l’accumulo di liquido negli strati retinici circostanti la fovea. Questa condizione può presentarsi in un’ampia varietà di patologie oculari: retinopatia diabetica, occlusioni vascolari, chirurgia intraoculare. Dal punta di vista fisiopatologico l’edema maculare si caratterizza per un’alterazione della barriera emato-retinica, per il rilascio di citochine e per un’importante risposta infiammatoria. In questa review verranno trattati in dettaglio i principali meccanismi patogenetici che contribuiscono alla formazione dell’edema maculare e le tecniche di imaging fondamentali per la diagnosi. 624. Il ruolo delle metalloproteinasi e dei loro inibitori nelle affezioni oculari Le metalloproteinasi (MMPs) della matrice sono endopeptidasi coinvolte in numerosi processi fisiologici e patologici. Esse regolano la sintesi e la secrezione di numerose citochine, fattori di crescita, recettori ormonali e molecole di adesione cellulare. Un ruolo significativo gli è stato attribuito nell’ambito delle malattie cardiovascolari, della sclerosi multipla, delle malattie neurovegetative, delle allergie e non ultime delle malattie oncologiche. Per questo motivo è stato prospettato lo sviluppo di inibitori di MMPs che potessero fornire un contributo in ambito farmacologico per il trattamento di tali condizioni. Anche in campo oftalmologico numerose ricerche hanno portato alla messa in relazione delle MMPs con numerosissime patologie, diverse delle quali ancora di difficile trattamento. 625. Oxidative stress in the closed-eyelid test: management of glaucoma. BACKGROUND AND OBJECTIVES: To evaluate the role of antioxidant drugs in the tonometric increase that follows the closed eyelid test (CET), a predicitive test for glaucoma, after administration of antioxidant substances was observed. MATERIALS AND METHODS: 30 subjects of 54.57+/=5.62 years, 13 males and 17 females, were examined by measuring the ocular pressure after 1 hour from the CET, both in normal conditions and after the administration of antioxidants such as: vitamin A (50,000 IU/die), vitamin E (600 mg/die), and vitamin C (1000 mg/die). The increases in temperature of the iridocorneal angle and of the iris were also measured in the same conditions with an infrared Thermo-Precision tonometer (Sola Electro-Optics, China) both before and after CET. RESULTS: The results showed increased pressure after CET and decreased pressure after the administration of each antioxidant substance, although vitamin A was found to be more effective and with statistically significant values compared to vitamins E and C. CONCLUSIONS: Considering the responses obtained after administration of antioxidant drugs, the ocular hypertension induced after CET could be a response to mixed stress, oxidative and thermic, with degenerative effects on the trabecular meshwork (TM). Besides, in light of these considerations the research results underline that the open angle glaucoma (OAG) should be considered a multifactorial degenerative disease. Pag. 113 626. Degenerative effects in rat eyes after experimental ocular hypertension. This study was used to evaluate the degenerative effects on the retina and eye-cup sections after experimental induction of acute ocular hypertension on animal models. In particular, vascular events were directly focused in this research in order to assess the vascular remodeling after transient ocular hypertension on rat models. After local anaesthesia by administration of eye drops of 0.4% oxibuprocaine, 16 male adult Wistar rats were injected in the anterior chamber of the right eye with 15 µL of methylcellulose (MTC) 2% in physiological solution. The morphology and the vessels of the retina and eye-cup sections were examined in animals sacrificed 72 h after induction of ocular hypertension. In retinal fluorescein angiographies (FAGs), by means of fluorescein isothiocyanate-coniugated dextran (FITC), the radial venules showed enlargements and increased branching, while the arterioles appeared focally thickened. The length and size of actually perfused vessels appeared increased in the whole superficial plexus. In eye-cup sections of MTC-injected animals, in deep plexus and connecting layer there was a bigger increase of vessels than in controls. Moreover, the immunolocalization of astrocytic marker glial fibrillary acidic protein (GFAP) revealed its increased expression in internal limiting membrane and ganglion cell layer, as well as its presence in Müller cells. Finally, the pro-angiogenic factor vascular endothelial growth factor (VEGF) was found to be especially expressed by neurones of ganglion cell layer, both in control and in MTC-injected eyes. The data obtained in this experimental model on the interactions among glia, vessels and neurons should be useful to evaluate if also in glaucomatous patients the activation of vessel-adjacent glial cells might play key roles in following neuronal dysfunction. 627. Test visivi di idoneità alla guida di autoveicoli: dove, come e perché Questa review, dopo una rapida panoramica sulla evoluzione della normativa italiana in materia di test di guida, propone un esame approfondito dei parametri visivi che la legislazione più recente ha individuato come requisiti necessari al rilacio e rinnovo della patente di guida. 628. Mechanisms of ocular neuroprotection by antioxidant molecules in animal models. This work was conducted to evaluate the efficacy of a treatment on retinal ganglion cells (RGC) and on astrocytes of the optic nerve of glaucomatous eyes, using a combination of alpha-lipoic acid (ALA) and superoxide dismutase (SOD). Thirty-two male Wistar rats were fed with a diet supplemented with ALA, SOD, ALA and SOD or with no product for 8 weeks. Ocular hypertension was induced with 2&#37; methylcellulose (MTC) and then rats were sacrificed. TUNEL assay showed a marked fluorescence in the ganglion cells and astrocytes of MTC-treated rats evidencing induction of apoptosis. In contrast, sections of eyes pretreated with ALA and SOD showed a lack of fluorescence quite similar to that of the controls. Similarly, eyes sections from rats pre-treated with ALA and SOD showed reduced differential expression of inducible nitric oxide synthase (iNOS) and of caspase-3 in compared to normally-fed/MTC-inoculated cases. An increase of ALA and SOD exerts an antiapoptotic effect and protects against oxidative stress and hence against the structural remodelling of the RGCs and astrocytes of the optic nerve in the presence of an ischemic and pressure stress. 629. Salvare anni di vista: l’importanza dello screening per la retinopatia diabetica. La retinopatia diabetica (RD) è la più importante complicanza oculare del diabete mellito e costituisce la principale causa di cecità legale tra i soggetti in età lavorativa nei Paesi industrializzati. Dati epidemiologici suggeriscono che il 4% della popolazione italiana è affetta da diabete di tipo 2 e che questa percentuale è destinata ad aumentare nei prossimi anni. La sintomatologia soggettiva (calo del visus) può essere scarsa o talora assente anche in presenza di gravi lesioni retiniche: si stima che da un terzo a metà dei casi di RD nei pazienti affetti da diabete di tipo 2 già insorto non sia ancora diagnosticato in quanto asintomatico. Per tali ragioni emerge la necessità di intraprendere efficaci programmi di screening, con strumenti di dimostrata efficacia su grandi numeri, che siano di facile esecuzione, affidabili e a basso costo, rendendo possibile la diagnosi precoce della RD e il rispetto delle linee guida (LG) nazionali e internazionali. 630. Ecografia Oculare: principi fisici, indicazioni diagnostiche - PRIMA PARTE Comprendere i principi degli ultrasuoni e le tecniche ecografi che B-scan e A-scan è fondamentale per l’armamentario diagnostico di un oculista per comprendere le caratteristiche delle principali patologie intraoculari. Senza l’ausilio di questo strumento, il medico può non essere in grado di rilevare o gestire una varietà di malattie oculari. Tuttavia, l’ecografi a A-scan e B-scan richiedono formazione, tempo ed esperienza per Pag. 114 raggiungere un elevato livello di imaging di qualità. 631. Ecografia Oculare: quadri clinici – SECONDA PARTE Vengono descritti i quadri ecografi ci di alcune patologie oculari del vitreo, retina, coroide, corpo ciliare, sclera e nervo ottico. Senza l’ausilio di questo strumento, il medico può non essere in grado di rilevare o gestire una varietà di malattie oculari. Ma, l’ecografi a Ascan e B-scan richiede formazione, tempo ed esperienza per raggiungere un elevato livello di imaging di qualità. 632. Retinopatia diabetica e gravidanza Diabete mellito e gravidanza hanno influenze reciproche tra loro. Il diabete mellito può complicare il decorso della gravidanza cosi come la gravidanza può peggiorare l'andamento della patologia diabetica in particolar modo a livello della retina. Numerosi fattori sembrano giocare un ruolo riguardo la neovascolarizzazione retinica. Attualmente non è ancora possibile capire i meccanismi che sottendono questa progressione. Diventa allora fondamentale la collaborazione tra i vari specialisti per garantire i migliori esiti sia per la salute e la vista della madre che perla salute del feto. 633. Treatment of the glaucomatous patients by means of food supplement to reduce the ocular discomfort: a double blind randomized trial AIM: Chronic use of multi-dose eye drops containing preservatives, such as it may happen in patients affected by primary open angle glaucoma, often results in a damage of the ocular surface due to the inherent toxicity of preservatives, that with time may lead to a lacrimal dysfunction syndrome and eye dryness. PATIENTS AND METHODS: This double blind, randomized, pilot study was conducted on 38 glaucomatous patients suffering from dry eye induced by long-term use of eye drops preserved with BAK. RESULTS: Treatment of these patients with a food supplement containing an association of forskolin, rutin and vitamins B1 and B2 for 30 days increased significantly their OPI values and improved the symptoms of dry eye with respect to a placebo-treated control group. CONCLUSIONS: The association of forskolin, rutin and vitamins B1 and B2 appears to be protective for the ocular surface, contributing to restore a normal equilibrium of the tear film in those subjects in which toxic agents such as BAK had determined alterations of its homeostasis. 634. Lipoic acid in animal models and clinical use in diabetic retinopathy Introduction—Oxidative stress, a consequence of excessive production of reactive oxygen species (ROS), is a factor in the development of many diseases, including diabetes and its complications. Alphalipoic acid (ALA), a naturally thiol antioxidant, has been shown to have beneficial effects on oxidative stress parameters in various tissues. This article is an up-to-date review of current thinking regarding ALA and its use in providing antioxidant (AO) drug therapy for ocular dysfunction due to diabetic retinopathy (DR). Areas Covered—ALA prevents micro- and macro-vascular damage through normalised pathways downstream of mitochondrial overproduction of ROS, and preserves pericyte coverage of retinal capillaries. In addition, clinical studies suggest that oral administration of ALA can improve insulin sensitivity in patients with type-2 diabetes. Moreover, ALA treatment has been shown to suppress expression of vascular endothelial growth factor (VEGF), angiopoietin 2 and erythropoietin via blockade of superoxide formation. Expert opinion—The diverse beneficial effects of ALA, many of which have only recently been uncovered, suggest that it acts by multiple mechanisms on oxidative stress parameters. Consequently, ALA supplementation is an achievable adjunct therapy to help prevent vision loss in diabetic patients. Finally, further research to better understand the mechanism of ALA will be useful for the development of more effective therapies in patients affected by DR. 635. New therapies in common ocular surface disorders Lacrimal dysfunction syndrome (LDS) and meibomian gland dysfunction (MGD) are common pathologies of the ocular surface both characterized by quantitative and/or qualitative tear film changings. They may result in symptoms of eye irritation, clinically apparent inflammation and ocular surface disease. Recent researches about the chronic inflammatory nature of dry eye, revealed the possibility to develop new treatments for LDS like new immunological drugs. MGD, alone or if it occurs contemporary to LDS, can be treated with a thermal pulsation system, a useful tool to alleviate symptoms. 636. Role of Dopaminergic Receptors in Glaucomatous Disease Modulation. Both studies on animals and humans suggest the presence of dopamine (DA) receptors in the anterior segment of the eye. Their role in the dynamics of intraocular pressure (IOP) is not yet clear. DA2 and Pag. 115 DA3 receptors are mainly located on postganglionic sympathetic nerve endings. Their stimulation reduces the release of norepinephrine and suppresses the production of aqueous humor. DA1 receptors seems to be more expressed by the ciliary body and the outflow pathway of aqueous humor. The administration of DA1-selective agonists stimulates the production of aqueous humor, increasing IOP, whereas, DA2 and DA3 selective-agonists could reduce IOP and, therefore, the risk to develop a glaucoma (GL). GL is a broad spectrum of eye diseases which have in common the damage to the optic nerve and the progressive loss of the visual field. Further studies are desirable to clarify the role of the dopaminergic system and the usefulness of DA2 and DA3 agonists in reducing IOP. 637. Metalloproteninases and eye diseases Matrix metalloproteinases (MMPs) are endopeptidases involved in many physiological and physical processes. They synthesize and secrete numerous cytokines, growth factors, hormone receptors and cell adhesion molecules The use of metalloproteinase inhibitors has been surmised in the treatment of important diseases such as cancer, neurodegenerative and cardiovascular diseases and various types of inflammatory diseases. With regard to the eyes, metalloproteinases and their inhibitors are implicated in the pathogenesis of diseases such as diabetic retinopathy, primary openangleglaucoma, pseudoexfoliative glaucoma, corneal neovascularization and ulcerations (viral and bacterial), superior limbic keratoconjunctivitis, and climatic droplet keratopathy (CDK); they are secreted by the cells of the trabecular meshwork and their secretion increases after trabeculectomy surgery. They also take part in causing damage in the case of dry eye disease, pterygium, choroidal neovascularization (CNV) and agerelated macular degeneration (AMD). 638. Psychophysical exams as early indicators of diabetic retinopathy Retinopathy is a serious and common complication of diabetes that represents the leading cause of blindness, among people of working age, in developed countries. It is estimated that the number of people with diabetic retinopathy (DR) will increase from 126.6 million in 2011 to 191 million by 2030. The visual function that seems to be affected first in the course of DR is probably the contrast sensitivity; in addition, being mainly a macular function, the perception of colour is also compromised. Moreover, the duration of the disease, the levels of glycated haemoglobin (HbA1c) and the presence of cystoid macular oedema are strongly associated with the impairment of fixation stability in patients with diabetes with clinically significant macular oedema, suggesting the possible diagnostic role of microperimetry. The test of contrast sensitivity and the microperimetry and the chromatic sensitivity tests have proved to be useful, safe, reproducible and inexpensive tools to diagnose the disease early. 639. Iatrogenic dry eye disease: an eledoisin/carnitine and osmolyte drops study Background: To evaluate the effects of an eye drop containing eleidosin and carnitine in patients suffering from primary open-angle glaucoma (POAG) and ocular discomfort syndrome secondary to a chronically treated with eye drops containing benzalkonium chloride (BAK) as preservative. The dry eye disease was defined as a multifactorial drop disease concerning tears and ocular surface which brings to discomfort symptoms and visual disorders with potential damage to the ocular surface. Several studies underlined the beneficial effects of secretagogues drugs, such as eledoisin. It is a neuro-peptide extracted from the salivary glands of some shellfishes. Recently it has been also showed the protective role of carnitine in respect of the ocular surface exposed to the tear film hyperosmolarity. Materials and methods: This randomized double-blind pilot study has been evaluated by lubricant eye drop solutions containg eledoisin and carnitine in 40 patients with ocular discomfort syndrome secondary to POAG, since that the patients were chronically treated with eye drops which decrease eye pressure and contain BAK as preservative. The subjects filled out a questions form concerning the severity of the symptoms and their impact on daily activities. Subsequently Fluorescein Break-Up Time (FBUT), Schirmer Test 1 (ST), and Ocular Protection Index (OPI) were measured at baseline and after 15 days of treatment. Results: At the end of therapy it was possible to match the beneficial effects of eye drops with carnitin, taurine, sodium hyaluronate and eledoisin. In fact, after 15 days of treatment, patients of group 1 showed a decrease of approximately 50% concerning the severity of symptoms and a significant improvement of the tests valued. Conclusion: In summary, lubricant eye drops that restore physiological hosmolarity and stimulate tear production represent a promising strategy for dry eye syndrome. 640. Intravitreal Injections and Diabetic Macular Edema: Actual and New Therapeutic Options The management of diabetic macular edema (DME) has been revolutionized in recent years. Focal and focal/grid laser photocoagulation have been the mainstay of treatment for DME for much time. However, nowadays, there is growing evidence that intravitreal VEGF-inhibitors (combined or not with Pag. 116 laser photocoagulation) provide better visual outcome in patients with diabetic retinopathy. Hence, antiVEGF injections are considered the new gold standard to treat diabetic macular edema and eyes with a reduced visual function. Further studies assessing different treatment regimens are underway to define better clinical care pathways. 641. 642. Curcumin: Therapeutical Potential in Ophthalmology Curcumin (diferuloylmethane) is the main curcuminoid of the popular Indian spice turmeric (Curcuma longa). In the last 50 years, in vitro and in vivo experiments supported the main role of polyphenols and curcumin for the prevention and treatment of many different inflammatory diseases and tumors.The anti-inflammatory, antioxidant, and antitumor properties of curcumin are due to different cellular mechanisms: this compound, in fact, produces different responses in different cell types. Unfortunately, because of its low solubility and oral bioavailability, the biomedical potential of curcumin is not easy to exploit; for this reason more attention has been given to nanoparticles and liposomes, which are able to improve curcumin's bioavailability. Pharmacologically, curcumin does not show any doselimiting toxicity when it is administered at doses of up to 8 g/day for three months. It has been demonstrated that curcumin has beneficial effects on several ocular diseases, such as chronic anterior uveitis, diabetic retinopathy, glaucoma, age-related macular degeneration, and dry eye syndrome. The purpose of this review is to report what has so far been elucidated about curcumin properties and its potential use in ophthalmology. L’impiego dell’acido alfa-lipoico nella retinopatia diabetica Il metabolismo dell’ossigeno è indispensabile per sostenere la vita aerobica e l’omeostasi cellulare ha in compito di mantenere un adeguato equilibrio tra la formazione e l’eliminazione delle specie reattive dell’ossigeno (ROS). Lo stress ossidativo, conseguenza diretta dell’eccessiva produzione di ROS, ha un ruolo importante nella genesi di molte patologie, incluso il diabete e le sue complicanze. La retinopatia diabetica (RD), una complicanza microvascolare fortemente debilitante del diabete, rappresenta la principale causa di cecità acquisita nei paesi industrializzati. L’acido alfa-lipoico, un tiolo antiossidante, presenta degli effetti benefi ci sui parametri dello stress ossidativo in diversi tessuti, quali i nervi, i reni e la retina. Il lipoato, o la sua forma ridotta, il diidrolipoato, reagisce con le specie reattive dell’ossigeno come il radicale superossido, il radicale idrossilico, l’acido ipocloroso, il perossido di idrogeno e l’ossigeno singoletto. L’acido alfa-lipoico previene il danno micro vascolare in quanto regola i processi mitocondriali responsabili dell’eccessiva produzione di ROS e preserva l’integrità dei periciti dei capillari retinici. Studi clinici suggeriscono che la somministrazione orale di acido lipoico può aumentare la sensibilità dei tessuti all’insulina nei pazienti affetti da diabete mellito di tipo 2. Il trattamento con acido lipoico inibisce, inoltre, l’espressione del Vascular Endothelial Growth Factor (VEGF), dell’angiopoietina 2 e dell’eritropoietina attraverso un blocco della formazione del radicale superossido. La supplementazione dietetica con acido lipoico rappresenta una nuova strategia terapeutica che contribuisce a prevenire la perdita visiva nei pazienti diabetici. 643. Hypobaric Hypoxia: Effects on Intraocular Pressure and Corneal Thickness Objective. The purpose of this study focused on understanding the mechanisms underlying ocular hydrodynamics and the changes which occur in the eyes of subjects exposed to hypobaric hypoxia (HH) to permit the achievement of more detailed knowledge in glaucomatous disease. Methods. Twenty male subjects, aged 3 2 ± 5 years, attending the Italian Air Force, were enrolled for this study. The research derived from hypobaric chamber, using helmet and mask supplied to jet pilotes connected to oxygen cylinder and equipped with a preset automatic mixer. Results. The baseline values of intraocular pressure (IOP), recorded at T1, showed a mean of 1 6 ± 2 . 2 3 mmHg, while climbing up to 18,000 feet the mean value was 1 3 . 7 ± 4 . 1 7 mmHg, recorded at T2. The last assessment was performed returning to sea level (T4) where the mean IOP value was 1 2 . 8 ± 2 . 5 7 mmHg, with a significant change ( < 0 . 0 5 ) compared to T1. Pachymetry values related to corneal thickness in conditions of hypobarism revealed a statistically significant increase ( < 0 . 0 5 ). Conclusions. The data collected in this research seem to confirm the increasing outflow of aqueous humor (AH) in the trabecular meshwork (TM) under conditions of HH. 644. Amblyopia Treatment Strategies and New Drug Therapies. Amblyopia is a unilateral or bilateral reduction of visual acuity secondary to abnormal visual experience during early childhood. It is one of the most common causes of vision loss and monocular blindness and is commonly associated with strabismus, anisometropia, and visual deprivation (in particular congenital cataract and ptosis). It is clinically defined as a two-line difference of best-corrected visual acuity between the eyes. The purpose of this study was to understand the neural mechanisms of Pag. 117 amblyopia and summarize the current therapeutic strategies. In particular, the authors focused on the concept of brain plasticity and its implication for new treatment strategies for children and adults with amblyopia. 645. Diabetic retinopathy and pregnancy. Diabetes mellitus and pregnancy have reciprocal influences between them, therefore diabetes mellitus may complicate the course of pregnancy as well as pregnancy can worsen the performance of diabetes especially at the fundus oculi. Several factors seem to play a role in retinal neovascularization. Actually it's not possible to understand the mechanisms underlying this progression. Moreover chronic hyperglycemia leads to several events such as: the activation of aldose reductase metabolic pathway, the activation of the diacylglycerol-protein kinase C, the non-enzymatic glycation of proteins with formation of advanced glycation endproducts and the increase of hexosamines pathway. Although every structure of the eye can be affected by diabetes, retinal tissue, with all its vessels, is particularly susceptible. Pregnancy may promote the onset of diabetic retinopathy, in about 10 % of cases, as well as contribute to its worsening when already present. The proliferative retinopathy must always be treated; treatment should be earlier in pregnant women compared to non-pregnant women. Pregnancy can also cause macular edema; it spontaneously regresses during the postpartum and therefore does not require immediate treatment. In summary, collaboration between the various specialists is primary to ensure the best outcomes for both mother's health and sight, and fetus' health. 432. Fisiopatologia della presbiopia Gli Autori riportano la definizione di accomodazione e le varie teorie proposte: dell’iride, classica di Helmholtz, idraulica di Coleman, revisionista di Schachar e studi più recenti. Segue la fisiopatologia del processo con la descrizione della riduzione dell’ampiezza accomodativa con l’età e le teorie della presbiopia: teoria della sclerosi lenticolare, della ridotta efficienza del muscolo ciliare, la teoria geometrica, la teoria della de-accomodazione e la teoria revisionista di Schachar. Pag. 118