Nonostante il limitato numero di esperienze appare

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RIASSUNTI DELLE PUBBLICAZIONI
1.
Il corpo mioide della retina: analisi immunochimica
Il corpo mioide è presente nei fotorecettori retinici dove svolge un ruolo non ancora ben definito.
Infatti, alcuni Autori gli attribuiscono propietà contrattili, mentre altri pensano che esso intervenga nella
sintesi delle proteine che poi migrano lungo l'intero fotorecettore. Il presente lavoro si propone di chiarire
la morfologia e la funzione del corpo mioide della retina mediante l'uso di tecniche immunochimiche.
2.
Analisi istochimica ed immunochimica della retina
Si è condotto uno studio istologico, istoenzimatico ed immunochimico della retina di coniglio per
chiarire
la
morfologia
e
la
funzione
del
corpo
mioide
dei
fotorecettori.
I risultati lasciano supporre che nel corpo mioide sono presenti proteine di natura contrattile e confermano
che i fotorecettori retinici sono cellule dotate di un loro specifico dinamismo.
3.
Sul comportamento della pressione oculare e di altri parametri dopo l'applicazione di Ocusert-P.40
È stato valutato il comportamento della pressione oculare in soggetti glaucomatosi dopo
l'applicazione di Ocusert-P40. Parallelamente è stata pure esaminata in soggetti normali dal punto di vista
pressorio la risposta dell'ampiezza accomodativa, del diametro pupillare e della profondità della camera
anteriore. Dopo aver esposto i risultati gli Autori concludono che l'Ocusert-P40 rappresenta
indubbiamente un progresso sia come efficacia che dal punto di vista degli effetti collaterali nella terapia
medica del glaucoma. Infatti, è stato osservato che prescindendo dalla presssione oculare, tutti i parametri
esaminati risentono in misura notevolmente inferiore dell'effetto del miotico quando questo viene
somministrato
a
mezzo
del
sistema
Ocusert-P40.
4.
Nota sui recenti progressi nella terapia medica del glaucoma
È stato valutato il comportamento della pressione oculare in soggetti glaucomatosi dopo
l'applicazione di Ocusert 24 h. Parallelamente negli stessi soggetti è stato esaminato il tono oculare dopo
Pilocarpina
2%.
In un altro gruppo di pazienti glaucomatosi è stato notato il comportamento della pressione oculare dopo
l'applicazione
di
Ocusert
P40.
In un terzo gruppo di pazienti del tutto normali dal punto di vista pressorio è stata valutata la risposta
dell'ampiezza accomodativa, del diametro pupillare e della profondità della camera anteriore dopo
l'applicazione
di
Ocusert
P40.
Dopo aver esposto i risultati gli Autori concludono che l'Ocusert e specialmente il P.40 rappresenta un
tangibile progresso sia come efficacia che dal punto di vista degli effetti collaterali nella terapia medica
del
glaucoma.
5.
Azione di farmaci adrenergici sull'ampiezza accomodativa, il diametro pupillare ed i vasi congiuntivali
La contemporanea somministrazione locale di Propranololo allo 0,5 per cento e di Bufenina allo 0,5
per cento antagonizza l'azione ipotonizzante oculare osservata dopo somministrazione di solo
Propranololo. Un antagonismo più modesto è stato osservato tra Propranololo 1 per cento e Epinefrina 2
per
cento.
La Bufenina determina una lieve ma duratura miosi ed un aumento del potere accomodativo, mentre il
Propranololo ha mostrato una lieve tendenza alla midriasi ed una diminuzione del potere accomodativo.
Anche per questi parametri è stato rilevato, tra i farmaci, un antagonismo vario a seconda delle
concentrazioni usate. Nessuna azione antagonista è stata esercitata dal Propranololo sull'Epinefrina la
quale sembra possedere a livello oculare una attività eminentemente alfa-stimolante.
6.
Comportamento del coefficiente di rigidità sclerale in occhi normali e glaucomatosi, dopo somministrazione orale
di glicerolo
È stata notata una modesta diminuzione del coefficiente di rigidità sclerale dopo somministrazione
orale di glicerolo (g. 1/Kg) in soggetti normali ed in pazienti affetti da vari tipi di glaucoma. Tale
modificazione non è sembrata essere significativa. Gli Autori fanno alcune considerazioni su tale
fenomeno.
7.
La morfologia funzionale del trabecolato corneo- sclerale umano in condizioni normali
Vengono riportati i risultati di una indagine istochimica tendente a dimostrare nell'occhio umano la
presenza di una sostanza autocontrattile a livello trabecolare. In base ai risultati ottenuti gli Autori
Pag. 1
espongono
il
loro
pensiero
sulla
possibile
patogenesi
del
glaucoma
cronico
semplice.
8.
Histochemical studies on the retinal morphology
Scopo della presente indagine è stato quello di approfondire alcuni aspetti istochimici ed
immunochimici del tessuto retinico. È stato così osservato che i recettori retinici contengono filamenti
contrattili presumibilmente in grado di produrre finissimi movimenti nella retina vivente. Tali movimenti
produrrebbero la contrazione di una porzione delle cellule visive allo stimolo luminoso.
È stata inoltre evidenziata una intensa attività enzimatica di tipo LDH, SDH, e G-6-PDH a livello
recettoriale
9.
ll comportamento dell'idrodinamica oculare in corso di trattamento con Epinefrina
Quattordici pazienti affetti in uno od entrambi gli occhi da glaucoma cronico ad angolo aperto sono
stati trattati con Epinefrina al 2 per cento per tre volte al giorno. È stata osservata una ipotensione oculare
in tutti i pazienti trattati. Da un punto di vista idrodinamico avviene un significativo decremento della
formazione dell'umor acqueo all'inizio della terapia. In seguito si è notato un progressivo incremento
della fuoriuscita di esso. Sono state avanzate alcune considerazioni sulla azione della Epinefrina.
10.
Caratteristiche morfologiche e funzionali del trabecolato corneo-sclerale del bulbo oculare umano
Vengono riportati i risultati istochimici volti a dimostrare la presenza di una sostanza contrattile
miosino-simile
a
livello
del
trabecolato
11.
Sulla natura della miosi e dell'iperemia congiuntivale da somminitrazione locale di farmaci con proprietà betasimpaticomimetiche
Le indagini sono state condotte in soggetti normali ed in pazienti affetti da glaucoma cronico. In tali
indagini è stato rilevato quanto segue:
1) la miosi e l'iperemia congiuntivale indotte dalla somministrazione locale di Bufenina (betastimolante) e di Oxprenololo (beta-bloccante) sono risultati essere Atropino resistenti. Non sembra
pertanto interessato il sistema parasimpatico;
2) il pretrattamento con indometacina, al fine di inibire la sintesi delle prostaglandine dal loro
precursore, l'acido arachidonico, ha parzialmente ridotto l'intensità di tali fenomeni specie per
quanto riguarda l'iperemia congiuntivale;
3) associando all'Oxprenololo, l'instillazione di Pilocarpina, si ottiene un notevole incremento della
miosi, ma non dell'ipotonizzazione oculare.
Si ritiene pertanto che tali farmaci coinvolgano nella loro azione beta-stimolo, con la mediazione del
sistema AMPc-Prostaglandine. A tale attività sono da farsi risalire tanto l'ipotonizzazione oculare, quanto
la
miosi
e
l'iperemia
congiuntivale.
12.
La presenza di una proteina contrattile miosino-simile a livello trabecolato corneo-sclerale di cane e di uomo
Molti dati della letteratura sull'argomento fanno presumere che le strutture che compongono il
trabecolato
sclerale
partecipano
attivamente
al
deflusso
dell'umor
acqueo.
La presenza di microfilamenti nel citoplasma delle cellule endoteliali che rivestono le trabecole e lo strato
più profondo del canale di Schlemm ha indotto gli Autori a condurre la presente indagine. Infatti, tali
filamenti sono molto simili a quelli osservati all'interno di strutture cellulari dotate di attività contrattile.
Mediante una tecnica istochimica che si avvale di anticorpi anti-miosina, è stato possibile dimostrare la
presenza di una proteina contrattile miosino-simile a livello delle trabecole in modo particolare,
dell'endotelio corneale e di quello che riveste i collettori dell'umor acqueo.
Tali reperti sono stati rilevati in preparati di cane e di uomo. Vengono fatte alcune conseguenti
osservazioni sull'importante e sconosciuto meccanismo del deflusso dell'umor acqueo a livello
trabecolare.
13.
Moderni aggiornamenti sulla toxoplasmosi con particolare riguardo a quella oculare - Nota 1^
Viene fatta una descrizione del Toxoplasma e delle sue caratteristiche biologiche con particolare
riferimento
alla
Toxotossina
e
alle
sue
caratteristiche
bio
fisico
chimiche.
14.
Moderni aggiornamenti sulla toxoplasmosi con particolare riguardo a quella oculare - Nota2^
Viene descritta l'epidemiologia, la patogenesi, l'immunità, l'ipersensibilità, le forme cliniche,
l'anatomia patologica oculare, l'aspetto oftalmoscopico e gli esami di laboratorio nella malattia
toxoplasmotica.
Pag. 2
15.
Indagini istochimiche sulla distribuzione di un farmaco betabloccante (Pindololo) a livello del segmento anteriore
oculare
L'indagine è stata condotta su occhi di cane e di uomo. Il Pindololo, coniugato ad isotiocianato di
fluoresceina è stato rilevato a livello della muscolatura interna oculare (muscolo sfintere e dilatatore),
delle pareti vasali (iride e coroide), del trabecolato sclerale e dei collettori intrasclerali. Tali reperti
consentono anzitutto di meglio giustificare alcuni fenomeni (miosi, spasmo accomodativo,iperemia) che
si osservano dopo somministrazione di farmaci del gruppo beta- adrenergico. Inoltre, la presenza
eventuale di beta- recettori a livello del trabecolato sclerale avvalorerebbe l'ipotesi dell'esistenza di una
partecipazione
"attiva"
di
tale
distretto
ai
fenomeni
idrodinamici
oculari
16.
Über die Möblichkeit die systemischen Neben wirkungen der Augentropfen Isoproterenol durch lokale
Verabreichung von Propranolol zu verhindern
La somministrazione locale di Isoproterenolo riduce la pressione oculare in occhi normali e
glaucomatosi ma determina la insorgenza di effetti collaterali sistemici quali tachicardia ed ipotensione
arteriosa. Al fine di poter usare il suddetto farmaco evitando gli effetti collaterali è stato adottato il
seguente procedimento consistente nell'instillare nell'occhio controlaterale Propranololo 1%, 30-60 m'
prima della installazione dell'Isoproterenolo nell'occhio da ipotonizzare. In tale modo non viene diminuita
l'efficacia terapeutica del farmaco e nello stesso tempo vengono evitati episodi di tachicardia o riduzione
marcata
della
pressione
arteriosa.
17.
Lokales Oxprenolol bei der Behandlung verschiedener Glaukomformen
L'Oxprenololo è una nuova sostanza appartenente alla famiglia dei beta-bloccanti e si è mostrata
efficace nel trattamento della ipertensione oculare. Nella presente indagine sono stati sottoposti a
trattamento con Oxprenololo varie forme di glaucoma. Il farmaco è stato somministrato alla
concentrazione
dell'1
per
cento
e
dello
0,5
per
cento.
È stata osservata una notevole azione ipotonizzante oculare anche in occhi non più sensibili ad altro
genere di terapia medica. Gli effetti collaterali sono risultati praticamente trascurabili (modica iperemia
e lieve miosi in qualche occhio trattato). Inoltre, il pretrattamento con Oxprenololo consente di poter
instillare anche l'Isoproterenolo senza che questi determini tachicardia od ipotensione arteriosa.
18.
Azione locale e sistemica dell'associazione isoproterenolo-oxprenololo
In 12 soggetti affetti bilateralmente da glaucoma cronico semplice è stata condotta un'indagine al fine
di studiare gli effetti locali e sistemici della somministrazione associata di Isoproterenolo (betastimolante) e di Oxprenololo (beta bloccante). Da tali indagini si è potuto concludere anzitutto che
l'Isoproterenolo è in grado di ridurre la pressione oculare anche se parallelamente induce una marcata
tachicardia. Questa viene antagonizzata pre-trattando l'occhio controlaterale con Oxprenololo, farmaco
pure
in
grado
di
ridurre
di
per
sé
la
pressione
oculare.
La fase ipertensiva oculare che segue subito alla instillazione del farmaco, è una risposta locale in quanto
presente anche in condizioni di antagonismo sistemico ed in quanto riducibile mediante pre- trattamento
locale omolaterale con un farmaco in antagonismo farmacologico, quale è l'Oxprenololo.
19.
Enzymatic studies in the trabeculum of the dog
Al fine di dimostrare come il trabecolato corneo- sclerale partecipi attivamente a livello cellulare al
processo idrodinamico del deflusso dell'umor acqueo, gli Autori hanno dimostrato che negli occhi
normali di cane è presente una attività enzimatica in corrispondenza del trabecolato stesso. È stata infatti
evidenziata una moderata positività per l'SDH ed una marcata positività per l'LDH. Indubbiamente la
presenza di questo ultimo enzima di natura squisitamente metabolica, può confortare l'ipotesi che a tale
livello
si
attui
un
"attivo"
trasporto
di
fluidi.
20.
Le lenti a contatto morbide come sistema di somministrazione di farmaci nel glaucoma
Avvalendosi di lenti corneali morbide opportunamente pre-trattate è stato possibile prolungare
l'azione farmacologica di un farmaco beta- bloccante (Oxprenololo) usando anche concentrazioni
solitamente inefficaci. Tale metodica sembra essere valida in quanto consente l'uso di sostanze che a
concentrazioni consuete (1-2%) possono indurre fenomeni collaterali locali e sistemici intollerabili.
Inoltre con tale metodica può essere prolungata l'azione del farmaco anche durante le ore notturne.
21.
Effetti sistemici della somministrazione orale (propranololo) e locale (isoproterenolo) di farmaci ipotensivi oculari
La somministrazione locale di Isoproterenolo al 4- 5 per cento in uno od entrambi gli occhi di un
soggetto glaucomatoso riduce la pressione oculare ma provoca una ipotensione arteriosa reattiva ed una
marcata
tachicardia.
Pag. 3
La somministrazione orale di Propranololo, in dosi di 10 mg. 2 ore prima, consente di eliminare i suddetti
effetti collaterali ma di non antagonizzare l'azione ipotensiva oculare dell'Isoproterenolo, sia 4 che 5 per
cento
in
entrambi
gli
occhi.
Vengono fatte considerazioni sul diverso effetto di tali combinazioni farmacologiche a livello sistemico
ed
oculare.
22.
Ipertensione oculare acuta da instillazione di miotici
Vengono descritti due casi di pazienti in cui somministrazione di Pilocarpina e di Bufenina ha
provocato un attacco acuto di glaucoma. In riferimento, anche ad altri casi riportati dalla letteratura,
vengono fatte alcune considerazioni sui possibili meccanismi d'azione responsabili.
23.
Controindicazioni all'uso di lenti corneali
Gli Autori discutono sulle controindicazioni all'uso delle lenti corneali auspicando che
nell'applicazioni di dette protesi esse siano sempre ben presenti all'applicatore.
24.
Comportamento del senso cromatico in occhi portatori di lenti a contatto morbide colorate
Gli Autori hanno studiato le modificazioni del senso cromatico sull'asse rosso-verde con lenti idrofile
variamente colorate con assorbimento del 25% utilizzando l'apparecchio di Nagel tipo I in soggetti con
Farnsworth-Munsell
100
Hue
normale.
Con le lenti marroni e grigie si tendeva al perfetto dosaggio dei colori (P<0,05) mentre con le lenti azzurre
alla
protanomalia
(P<0,01).
25.
A comparative evaluation of the effectiveness of topical Oxprenolol and Propranolol in the treatment of glaucoma
La somministrazione locale di Propranololo 1 per cento e di Oxprenololo 0,5 ed 1 per cento è stata
eseguita in pazienti affetti da glaucoma ad angolo aperto, valutandone in maniera comparativa l'azione
ipotonizzante
oculare.
Parallelamente è stato controllato il comportamento della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca,
essendo stato in precedenza rilevato un risentimento di tali parametri dall'azione di tali sostanze betabloccanti.
Non è stata rilevata alcuna differenza significativa fra l'azione ipotonizzante oculare delle due sostanze,
mentre si e osservato che:
1) La pressione arteriosa sistolica diminuisce significativamente (P<0,01) solo dopo l'instillazione di
Propranololo 1 per cento a distanza di 40 m’.
2) La pressione arteriosa diastolica diminuisce (P<0,01) sia dopo Propranololo 1 per cento che dopo
Oxprenololo 1 per cento. L'Oxprenololo 0,5 per cento non ha indotto alcuna modificazione di
entrambi i parametri.
Sia dopo la instillazione di Propranololo 1 per cento che di Oxprenololo 1 per cento, è stata rilevata
una bradicardia statisticamente significativa, mentre l'Oxprenololo 0,5 per cento non ha mostrato alcun
effetto
bradicardico.
Si ritiene pertanto che quest'ultimo farmaco, usato alla concentrazione dello 0,5 per cento rappresenti un
mezzo
efficace
ed
innocuo
nel
trattamento
della
ipertensione
oculare.
26.
L'associazione Adrenalina-Oxprenololo nella terapia del glaucoma
È stata condotta un'indagine clinico-sperimentale al fine di valutare l'azione ipotonizzante oculare di
due farmaci adrenergici, l'Oxprenololo e l'Adrenalina, somministrati singolarmente ed in associazione.
Sono stati esaminati 41 occhi affetti da glaucoma cronico semplice. L'Oxprenololo si è dimostrato più
efficace dell'Adrenalina nel ridurre la pressione oculare ed anche l'associazione Oxprenololo +
Adrenalina ha consentito di rendere più duratura nel tempo l'azione ipotonizzante posseduta dal solo
Oxprenololo.
27.
Microftalmoscopia con lampada a fessura. Sull'utilità dell'impiego della lente a contatto corneale di Danker &
Wohlk per la visione del fondo oculare
Le lenti a contatto concave (metodo introdotto da Koeppe) e quelle intercalari piano-concave (metodo
introdotto da Lemoine e Valois) danno del fondo oculare una immagine diretta e virtuale mentre le lenti
intercalari piano-convesse danno un'immagine reale e capovolta (metodo introdotto da Zamenhof). Si
utilizza il primo metodo con i vetri a contatto di Goldmann e d'Allen e con le lenti intercalari di Hruby
mentre il secondo metodo è stato rimesso in auge dalle lenti intercalari di Bayadi.
Le lenti ausiliarie concave danno un campo stereoscopico limitato mentre le lenti convesse un campo
stereoscopico illimitato ma fastidioso. Le lenti a contatto presentano dei campi di visione mono e
Pag. 4
binoculare
più
grandi
delle
lenti
intercalari
concave.
28.
Un attivatore del AMPc (Carbocromene) nella terapia del Glaucoma
Dopo somministrazione locale di un attivatore "indiretto" dell'AMPc (Carbocromene) alla
concentrazione del 2 e del 4 per cento è stata osservata una riduzione significativa della pressione oculare
in
occhi
affetti
da
glaucoma
cronico
ad
angolo
aperto.
Vengono fatte alcune considerazioni sull'aumento dell'AMPc intracellulare a livello trabecolare ed un
incremento del deflusso dell'umore acqueo tonograficamente rilevato. Gli AA. avanzano l'ipotesi che
l'AMPc intervenga come attivatore di processi energetici (glicolisi) necessari per un'attiva partecipazione
della cellula endoteliale del trabecolato al meccanismo del deflusso dell'umor acqueo.
29.
Possibili cause dell'ipertono oculare dopo test del buio
L'indagine è stata condotta in pazienti affetti da glaucoma cronico o sospetti glaucomatosi. Lo scopo
è stato quello di valutare il comportamento della pressione oculare in tali occhi nelle condizioni
sperimentali suddette. È stato osservato che il buio non è necessario e neppure sufficiente in alcuni casi
per determinare una risposta pressoria. Infatti, la chiusura palpebrale con le conseguenti turbe
termodinamiche e bioenergetiche che essa comporta sembra essere l'elemento determinante per
determinare un ipertono oculare. La midriasi non gioca alcun ruolo trattandosi di occhi con angolo iridocorneale
del
tutto
aperto.
Infatti, anche il pretrattamento con miotici non inibisce tale rialzo pressorio. Efficace a tale scopo è
risultata essere la instillazione di Propranololo, Isoproterenolo e di Fosfocreatinina.
Tale test della "chiusura palpebrale" non deve tuttavia essere confuso con il classico test del buio, positivo
in occhi con angolo iridocorneale stretto. Occorrono ulteriori indagini per meglio approfondire tale
fenomeno.
30.
Modello biofisico-matematico per lo studio fluido- dinamico dell'occhio umano
Gli Autori hanno voluto realizzare un nuovo modello bio-fisico-matematico per lo studio fluidodinamico dell'occhio umano in toto e dei suoi componenti. Tale modello contiene cinque variabili
morfofunzionali indipendenti: tre componenti di velocità che forniranno il vettore V e due proprietà
termodinamiche in funzione di spazio e tempo. Queste sono sufficienti a determinare lo stato e quindi
tutte le altre proprietà ad esso relative. Con queste cinque variabili morfofunzionali abbiamo elaborato
cinque equazioni indipendenti corrispondenti: tre di moto, una di continuità ed una di energia. A questo
modello si è aggiunta infine una equazione di stato per poter descrivere l'equazione dell'energia in
funzione di tre variabili: temperatura, densità e pressione invece che di due soltanto. Con tale modello è
stato possibile ottenere, secondo gli Autori, un quadro del comportamento del moto del fluido oculare.
31.
Considerazioni sull'uso delle lenti a contatto morbide nelle atalamie dopo interventi fistolizzanti
Gli AA. nella prima parte del lavoro prendono in considerazione le espressioni cliniche, le teorie
eziopatogeniche, le complicanze e le terapie in uso per le atalamie insorgenti dopo un intervento
fistolizzante mentre successivamente descrivono i risultati clinici su sei casi di atalamia da loro risolti
utilizzando
lenti
a
contatto
morbide.
Gli AA., considerando che la condizione viscoelastica delle tuniche oculari prima dell'intervento sia la
condizione, sine qua non, dell'atalamia, ipotizzando che le lenti a contatto morbide applicate dopo
l'intervento servono a correggere e conservare il modulo viscoelastico sclero-corneale ed abbreviare così
il tempo di risposta di rilassamento delle fibre corneo-sclerali per mezzo del fenomeno dell'elasticità
ritardata.
Prospettano infine la possibilità di poter impedire questa complicanza analizzando prima dell'intervento
alcuni parametri bio-meccanici del sistema globo oculare e regolandosi di conseguenza.
32.
Primi dati analitici per l'indirizzo alla scelta del tipo di lente a contatto ottimale in funzione delle caratteristiche
fluidodinamiche del sistema globo- oculare
Gli AA hanno esempliflicato attraverso la loro metodica (biomeccanica del sistema globo oculare )
un caso specifico di valutazione di alcuni parametri biomeccanici di utile significatività pratica in
contattologia.
Attraverso questi hanno stabilito come scegliere razionalmente il tipo di lente a contatto più idonea sia
secondo il tensore energetico risultante dalle forze esercitate dalla lente a contatto sul sistema globooculare e sia secondo il parametro indicizzato della norma fisiologica della viscosità cinematica e
dinamica
del
film
lacrimale.
33.
Studi sulla personalità dei pazienti glaucomatosi
Pag. 5
Gli Autori hanno effettuato una ricerca bibliografica sullo stato della personalità dei pazienti
glaucomatosi constatando che alcuni studiosi hanno stabilito delle tappe che debbono essere considerate
fondamentali
per
chiarire
gli
aspetti
"psicosomatici"
del
glaucoma.
34.
Biomeccanica del sistema globo oculare:prime osservazioni
Gli AA. hanno descritto il concetto di deformazione a livello del sistema globo-oculare soffermandosi
principalmente su quella alla compressione e trazione; hanno definito il carico specifico ed il rapporto tra
carico e deformazione che è una costante caratteristica e peculiare per ogni sostanza morfofunzionale:
elasticità.
Si nota che le deformazioni dell'occhio sano sono proporzionali entro certi intervalli al carico che gli
viene applicato (comportamento elastico)mentre in uno con grave patologia della struttura viscoelastica
si parlerà di comportamento plastico, cioè esso rimane deformato anche quando la sollecitazione non è
più
presente.
Gli AA. hanno inoltre chiarito il concetto di resistenza soffermandosi sul fatto che l'elasticità e la
resistenza
descrivono
biotecnologicamente
un
materiale
biologico.
Nell'impossibilità di misurare la resistenza con unità di misura biomeccaniche si prospetta l'ipotesi di
utilizzare a tale scopo quelle energetiche che dovrebbero essere l'unità di base del fattore di correzione
delle
misurazioni
biomeccaniche.
Nell'occhio c'è una conversione continua tra le varie forme di energia (potenziale, elastica, cinetica,
superficiale) e dai vari rapporti fra queste si possono spiegare numerose lesioni oculari e misurazioni
biomeccaniche.
Il lavoro si conclude con una delucidazione schematica di come si può calcolare il carico necessario per
la
formazione
di
una
soluzione
di
continuo.
35.
Biomeccanica del sistema globo-oculare: Prime osservazioni teorico-sperimentali per l'impiego degli ultrasuoni in
tempo reale
Gli AA. hanno studiato ed analizzato il SGO per l'elaborazione di una tecnica che permetterà loro di
interpretare
i
parametri
forniti
di
tipo
biomeccanico
in
quelli
clinici.
Essi hanno analizzato le diverse condizioni di stato delle varie fasi morfofunzionali del SGO.
Per queste ultime hanno posto i limiti di validità per la scelta di quei parametri necessari al calcolo sia
delle deformazioni che della elasticità per l'impiego del RT in Clinica Oculistica.
36.
L'ipobarismo orbitario come test di provocazione per lo studio del rapporto di elasticità tra il binomio occhio-lente
corneale
Gli AA. hanno realizzato una metodica che ha messo in risalto la tecnica dell'ipobarismo orbitario in
occhi
sani
e
glaucomatosi
con
e
senza
lenti
a
contatto.
Anche se la casistica non è molto significativa dal punto di vista statistico essa è servita ugualmente a
rilevare
l'utilità
a
fini
diagnostici.
Gli AA. hanno determinato il vantaggio e/o svantaggio tra la lente a contatto tipo HEMA e l'occhiale
mentre per gli altri tipi di lenti hanno potuto soltanto stabilire indicativamente il tempo di rifiuto
dell'occhio
alla
lente
a
contatto.
Gli AA. concludono che i valori ottenuti sono valori limite e quindi ad una mancanza di rifiuto in tali
condizioni di stress ci sarà una completa sicurezza della capacità viscoelastica di tolleranza del sistema
globo-oculare
alla
lente
corneale
nelle
normali
condizioni
ambientali.
37.
Lente a contatto morbida per l'esame del fondo oculare
Viene descritta una nuova lente a contatto la cui nota essenziale è quella di essere flessibile (HEMA
al
38%)
per
l'esame
del
fondo
oculare.
Tale lente presenta i seguenti parametri:
-
diametro totale: 14,5 mm.;
raggio di curvatura: 8,40 mm.;
zona ottica utile: 8 mm.;
potenza diottrica: 58 diottrie negative.
Nell'impiego di questa lente, preceduta da midriasi pupillare, abbiamo osservato:
a) facilità di applicazione senza il formarsi di bolle d'aria come spesso avviene con il vetro a 3 specchi
di Goldmann;
b) l'anestesia locale preventiva non è strettamente indispensabile;
c) non è necessario l'impiego di soluzioni alla metilcellulosa che disturbano notevolmente il paziente;
Pag. 6
d) possibilità di esplorare zone più periferiche rispetto alla lente a contatto rigida in quanto essa,una
volta applicata non si decentra e segue i movimenti di sguardo;
e) facilità
di
rimozione.
38.
Azione dell'Acetazolamide sulla pressione arteriosa sistemica ed oftalmica
Gli AA. hanno ritenuto interessante procedere alla determinazione dei rapporti intercorrenti tra il tono
oculare, pressione arteriosa omerale ed oftalmica dopo somministrazione di Acetazolamide al fine di
meglio comprendere un'eventuale componente vascolare nell'azione ipotonizzante oculare del farmaco e
gli
effetti
sistemici
indesiderati
accusati
dai
pazienti.
Gli AA. concludono che il parallelo decremento della pressione arteriosa oftalmica e del tono oculare
non fa che ridurre lo squilibrio di gradiente a livelli inferiori mentre per un risultato positivo non si
dovrebbero osservare riduzioni della pressione arteriosa sistemica ed in particolare oftalmica.
39.
Effetti a distanza oculari e generali dopo somministrazione di Propranololo ed Isoproterenolo
Gli Autori hanno preso in considerazione un beta- bloccante (Propranololo) ed un beta-stimolante
(Isoproterenolo) rispettivamente dati per via generale e locale. Il pretrattamento di 1 h con il betabloccante a 10 e 20 mg non antagonizza a livello oculare (ipotensione) gli effetti del beta-stimolante.
Sulla frequenza cardiaca, l'associazione prima detta, provoca una bradicardia mentre sulla pressione
arteriosa omerale max e min.una ipotensione ma solo con dosi di 20 mg di Propranololo.
40.
Effetti di un beta-bloccante (Oxprenololo) nel trattamento dei glaucomi congeniti
Gli Autori hanno condotto un'indagine clinico- sperimentale al fine di valutare l'azione ipotonizzante
oculare di un beta-bloccante (Oxprenololo) dato per via locale in occhi affetti da glaucoma congenito.
Il farmaco si è dimostrato efficace momentaneamente e nel tempo nel ridurre la pressione oculare non
dando
luogo
ad
effetti
collaterali
locali
o
sistemici.
41.
Possibili sinergismi tra Carbocromene e farmaci adrenergici
In occhi affetti da glaucoma cronico è stata valutata l'azione ipotonizzante oculare della associazione
del Carbocromene, farmaco in grado di determinare un aumento del contenuto intracellulare di AMPCiclico, con altri farmaci ipotonizzanti oculari, quali l'Epinefrina, l'Isoproterenolo, il Propranololo e
l'Antidrasi.
L'attività ipotonizzante oculare del Carbocromene è stata incrementata solo dalla associazione col
Propranololo
e
con
l'Antidrasi.
Poichè l'azione di questi ultimi sembra esercitarsi elettivamente mediante una riduzione della produzione
di umor acqueo, pare essere indirettamente confermato che il Carbocromene riesca ad incrementare la
attività degli elementi trabecolari facilitando o stimolando la loro funzione di drenaggio dell'umor
acqueo.
42.
Sui possibili effetti sistemici dell'Oxprenololo 1% collirio in pazienti con affezioni cardio-vascolari
Gli AA. hanno condotto un'indagine clinico- sperimentale al fine di valutare gli effetti sistemici di un
Beta-bloccante (Oxprenololo) dato per via locale in occhi sani alla concentrazione dell'1% ed in soggetti
con
patologia
cardiovascolare.
Il farmaco si è dimostrato ben tollerato dai pazienti e con scarsi efffetti sulla pressione arteriosa massima
e
minima,
la
frequenza
cardiaca
e
l'elettrocardiogramma.
43.
Sempre maggiore l'interesse degli Oculisti per l'applicazione delle lenti a contatto: Colloquio Internazionale di
Contattologia Medica di Monaco- Montecarlo
È una sintesi dei lavori scientifici presentati al Colloquio Internazionale di Contattologia Medica di
Monaco-Montecarlo.
44.
Decennale della Contattologia Medica: Congresso di Londra 18-20 aprile, 1980
È una sintesi dei lavori presentati al decennale di Contattologia Medica di Londra.
45.
Ricerche istochimiche sull'angolo irido corneale: Gli enzimi del metabolismo glucidico
Nel presente studio è stata analizzata istochimicamente la distribuzione degli enzimi latticodeidrogenasi (LDH, come indicatore della via glicolitica), succinico-deidrogenasi (SDH, come indicatore
del ciclo di Krebs) e glucosio-6-fosfato deidrogenasi (G6PDH, come indicatore della via dei pentosofosfati)
a
livello
dell'angolo
irido-corneale,
nel
ratto.
I risultati ottenuti hanno dimostrato la presenza di un'attività LDH ed SDH in corrispondenza dell'angolo
irido-corneale.La
G6PDH
non
ha
dimostrato
positività
di
reazione.
Pag. 7
I
risultati
analizzati
sono
in
discussione.
46.
Designing a suitable lens shape for compatibility with the tear film
Vengono descritte le caratteristiche ideali di una lente a contatto che dovrebbe possedere una
viscoelasticità che soddisfi i parametri fluido- meccanici del film lacrimale e che si mantenga in equilibrio
dinamico indifferente sull'occhio per la corrispondenza dei baricentri tra sistema globo- oculare e lente
stessa.
47.
Variabile psicologica nel glaucoma primario:appunti per un modello operativo
Gli AA. hanno analizzato 100 soggetti glaucomatosi per metterne a fuoco una supposta variabile
psicologica. In questa ricerca il glaucoma primario viene messo in correlazione con una abnorme tensione
psichica di tipo ansioso e per verificare detta ipotesi è stato utilizzato il questionario S.A. IPAT di R.B.
Cattell.
Gli AA. hanno concluso che vi è una maggiore incidenza di ansia nei soggetti glaucomatosi di sesso
maschile; che il fenomeno ansioso si manifesta con maggior frequenza fra i 40 ed i 49 anni, nonostante
la massima incidenza di glaucoma sia stata rilevata tra i 50 e i 59; che non è stata accertata una
correlazione significativa tra attività lavorativa e malattia glaucomatosa relativamente al livello di ansia;
che il decorso della malattia-diagnosi più o meno recente e gravità obiettiva (% invalidità) non incide o
interferisce
sullo
stato
d'ansia
accertato.
48.
Ha significato per una lente a contatto idrofila la trasmissibilità all’aria?
Gli AA. hanno evidenziato la problematica della trasmissibilità all'aria delle lenti a contatto idrofile
mediante un singolare procedimento che permette un'esatta valutazione dei parametri chimicofisici
interessati.
49.
Nuovo metodo di sterilizzazione per lenti a contatto
Gli AA. hanno presentato una tecnica originale di sterilizzazione per lenti a contatto caratterizzata dal
fatto di racchiudere queste all'interno di una camera a tenuta ermetica dotata di pareti rigide ed
indeformabili e di operare secondo le seguenti fasi: a) lavaggio meccanico; b) introduzione in detta
camera di un flusso di CO2; c) produzione di vuoto all'interno di detta camera.
50.
Lenti corneali per ogni sport
Gli AA. in questa breve nota hanno analizzato l'importanza delle lenti a contatto nello sport ed il
compito
che
il
medico
specialista
deve
svolgere.
51.
Architettura e funzione meccanica della struttura macromolecolare dei polimeri per lenti a contatto idrofile
Gli AA. hanno descritto in modo abbastanza esauriente sia dal punto di vista tecnologico che chimicofisico la progettazione e la realizzazione di una lente a contatto idrofila.
Hanno inoltre analizzato in modo originale le relazioni tra le proprietà meccaniche e le caratteristiche
chimiche del polimero utili per una migliore applicazione delle lenti a contatto.
52.
Valutazione dell'idratazione delle lenti a contatto idrofile nei confronti dell'acqua libera
Gli AA. hanno evidenziato attraverso una breve nota, basata sui concetti di porosità assoluta ed
effettiva, il significato reale del fenomeno chimico- fisico dell'assorbimento dell'acqua libera di una lente
a contatto idrofila. Hanno in seguito spiegato il significato pratico del parametro commerciale di idrofilia
come aliquota di una percentuale: volume di acqua assorbita per cento come uguale al percento del
volume degli spazi comunicanti del per cento del volume del vuoto totale.
53.
II film lacrimale, Anatomia, fisiologia ed esami funzionali
Si analizza l'anatomia, la fisiologia e gli esami funzionali in uso per lo studio del film precorneale.
Molte conoscenze si sono ottenute in questi ultimi anni ma ancora grossi problemi necessitano un più
accurato riscontro che si spera di risolverli con i rapidi progressi della ricerca.
54.
Disinfezione fisica per lenti a contatto idrofile
Si analizzano i vari processi di sterilizzazione fisica in uso per lenti a contatto idrofile facendo notare
vantaggi e svantaggi e si presenta inoltre una tecnica teorica originale di disinfezione caratterizzata dalle
seguenti fasi: a) lavaggio meccanico, b) introduzione, in una camera ermetica dove sono alloggiate le
lenti a contatto, di un flusso di CO2, con il raggiungimento di una pressione di 5 atm., c) rapida
produzione,
sempre
in
detta
camera,
del
vuoto
molecolare
(5
mmHg).
Pag. 8
55.
Problemi per la formulazione di soluzioni in contattologia
Si discute la problematica che si apre quando si vuol formulare un liquido per contattologia. Isotonia,
isodria, viscosità, sterilità e soluzioni tampone sono parametri che vanno attentamente analizzati ma
risulta a tutt'oggi impossibile ottenere dei risultati ideali in quanto spesso le componenti sono in aperto
conflitto.
Come conclusione si prospetta che alcune cause di rifiuto della lente a contatto possono essere legate
all'errata
formulazione
del
liquido.
56.
Depositi su lenti a contatto idrofile e soluzioni rigeneranti
Si sono analizzati i principali depositi sulle lenti morbide e le soluzioni cosiddette rigeneranti in uso
per rimuoverli. Le conclusioni invitano ad un uso piu attento nella pulizia delle lenti ed alla ricerca di
metodi
più
sicuri
per
effettuarla.
57.
Gli psicofarmaci ed il tono oculare
Le conclusioni che si possono trarre da questa indagine bibliografica non sono certo univoche. In
effetti, sembrerebbe importante, in primum, analizzare se al paziente si somministra un farmaco
psicolettico o psicoanalettico e cioè un sedativo od uno stimolante. L'impiego degli psicolettici, in
soggetti glaucomatosi, sembrerebbe in effetti migliorare quasi sempre lo stato tensionale mentre più
dubbio
appare
l'impiego
dei
timoanalettici.
Se si prendono invece in considerazione quelle ricerche statistiche in cui il farmaco neurolettico era
elettivo, si nota che i risultati sono contrastanti ed infatti per Bock ed Isayama questi farmaci
aumenterebbero la pressione intra-oculare mentre per Georgiades avrebbero un effetto ipotonizzante.
Inoltre, mentre per Faggioni e Nouri i neurolettici diminuirebbero la pressione oculare, i timolettici
avrebbero
azione
opposta,evento
non
riscontrato
da
Cuendet.
In conclusione, da tutti questi studi non sembra essere addivenuti a dei risultati certi per cui si consiglia
un attento controllo tonometrico prima e dopo la somministrazione continua di questi farmaci.
58.
La maschera subacquea è veramente innocua? Effetti sulla pressione endoculare ed utilità come test di
provocazione per la diagnosi nel glaucoma cronico semplice
Viene descritto un originale esame di provocazione della malattia glaucomatosa: il test della
maschera. È comparato con il test delle palpebre chiuse notandosi una completa sovrapposizione dei
risultati ottenuti. Si dà notevole importanza al gradiente termico che si ottiene sotto maschera in quanto
al
neutralizzarsi
di
questo
anche
l'ipertono
viene
a
mancare.
Si auspica che tale test venga eseguito in tutti i soggetti che per vari motivi hanno bisogno di tale mezzo
protettivo
per
un
tempo
appena
superiore
alla
mezz'ora.
59.
Emicrania oftalmica: eziopatogenesi e terapia
L'Autore riporta le conoscenze attuali sull'eziologia dell'emicrania oftalmica; teoria umorale e
meccanica, che interpretano il sintomo dolore polarizzato alla periferia ed un'ulteriore teoria (Sicuteri) in
cui questo viene proposto come originantesi da ancor non ben determinate strutture del tronco encefalico.
Vengono inoltre sintetizzati i criteri generali di trattamento che consistono nella psico e farmacoterapia
(analgesici, ergotamina, indometacina, antiserotoninici, precursori della serotonina, clonidina, antiaggreganti
piastrinici,
bromocriptina,
cinnarizina,
propranololo
ed
antidepressivi).
60.
Trattamento dell'ipertensione oculare dopo test a palpebre chiuse
In un gruppo di soggetti selezionati, la chiusura delle palpebre e non il buio, determina un aumento
significativo della pressione oculare. La presente indagine è stata condotta per valutare la possibilità di
inibire farmacologicamente tale rialzo pressorio. Tra i farmaci usati solo alcuni beta-bloccanti
(Propranololo e Oxprenololo) e beta-stimolanti (Isoproterenolo) e la Fosfocreatina si sono mostrati
efficaci. La Pilocarpina,l'Epinefrina, la Clonidina, il Salbutamolo, il Carbocromene e la Diclorfenamide
sono risultati inefficaci. Vengono fatte alcune considerazioni sul possibile meccanismo patogenetico di
tale
risposta
ipertensiva.
61.
Gli elementi inorganici nel film lacrimale di soggetti sani. Nota I. Li, Na, K, Ca, Mg
Gli Autori, dopo aver brevemente illustrato il ruolo bioogico degli elementi alcalini ed alcalinoterrosi presi in considerazione, hanno studiato la loro presenza nel film lacrimale di soggetti sani.
Le concentrazioni riscontrate sono state paragonate con quelle statisticamente presenti nel siero.
62.
Gli elementi inorganici del film lacrimale di soggetti sani. Nota II. Cr, Mn, Fe, Pb
Pag. 9
Dopo aver brevemente illustrato la chimica ed il ruolo biologico degli elementi inorganici studiati,
gli Autori hanno effettuato il confronto tra i valori riscontrati nel film lacrimale di soggetti sani e quelli
relativi
ad
altri
fluidi
biologici.
63.
Valutazione tonografica dell'ipertono oculare da chiusura palpebrale
Sono state condotte indagini idrodinamiche per approfondire il meccanismo d'azione patogenetica
dell'ipertono
oculare
dopo
test
delle
palpebre
chiuse.
Sono stati esaminati soggetti che presentavano una risposta negativa al test del buio eseguito con palpebre
aperte (ambiente buio) ed una risposta positiva dopo test eseguito con chiusura delle palpebre stesse. Il
fenomeno è risultato essere di natura idrodinamica anche se forse provocato da uno squilibrio energetico.
64.
Test di provocazione nel glaucoma: midriasi e palpebre chiuse. Analisi comparativa
Gli AA. hanno analizzato i dati ottenuti sperimentalmente in 94 occhi con valori pressori ai limiti
della norma, ad angolo aperto, sottoposti successivamente ai test di provocazione: midriasi, palpebre
chiuse ed associazione dei due test. I risultati ottenuti depongono per una maggiore validità ed
attendibilità
offerta
dal
test
delle
palpebre
chiuse.
65.
Nuova metodica del test di Schirmer con anestesia locale
L'Autore evidenzia come per una corretta esecuzione del test di Schirmer basale sia necessario far
intercorrere tra l'instillazione dell'anestetico locale e la prova un tempo minimo di 7' senza necessità di
prosciugamento
del
fornice.
Si osserva inoltre una correlazione tra il Dp (peso cartina asciutta-umidificata) e la misurazione in
millimetri
della
quantità
di
secrezione
lacrimale.
È stato inoltre calcolato il peso specifico medio del fluido assorbito dalla carta bibula (0,35-0,39) il cui
basso
valore
apre
nuove
problematiche
di
ricerca.
66.
Variation de la concentration des éléments inorganique du film lacrimal chez les sujets ayant un bref "Break up
Time". Interêt d'un collyre à base de phosphocreatinine
Tenendo conto del dosaggio dei componenti inorganici presenti nel film lacrimale di soggetti con
B.U.T. ridotto, gli Autori suggeriscono che questo stato patologico possa essere messo in relazione con
una alterazione dell'equilibrio ionico delle lacrime. Un collirio a base di fosfocreatinina, di cui hanno
eseguito la sperimentazione, tende a riportare il film lacrimale ad uno stato ottimale.
67.
Les éléments minéraux du film précornéen chez les sujets porteur au non de lentilles de contact
Gli Autori hanno studiato la variazione di concentrazione degli elementi inorganici del film lacrimale,
in soggetti sani non portatori e portatori di lenti a contatto. Hanno constatato una diminuzione sensibile
della concentrazione del calcio e ferro (-48%), del rame, magnesio, manganese e cromo (-36%) e più
moderata per lo zinco (-18%) nel film preoculare di soggetti portatori di lenti a contatto.
68.
Biomeccanica del sistema globo-oculare: deformazioni di tipo viscoelastico
Gli AA. hanno valutato il comportamento viscoelastico di un elemento anatomico in funzione della
temperatura osservando che a temperature inferiori ai 4°C il materiale biologico è rigido (deformazione
elastica), fra i 4 e i 37° è elastico, intorno ai 37° è viscoso (deformazione plastica irreversibile).
Gli AA., per usufruire di un modello semplice per la simulazione morfofunzionale del sistema globo
oculare hanno immaginato la deformazione viscoelastica come una combinazione, in serie od in parallelo,
di deformazione elastica e viscosa (modello della molla: elastico e dell'ammortizzatore: viscoso).
Seguono degli esempi di patologia oculare che si potranno probabilmente risolvere razionalizzando su
questa
strada
alcune
nozioni
e
concetti
di
Clinica
Oculistica.
69.
La regolazione neurovegetativa della pressione arteriosa. Ruolo dei riflessi a partenza oculare
Gli AA., dopo aver descritto la presenza del riflesso neurovegetativo a partenza oculare di DagniniAschner, hanno voluto verificare se uno stimolo a partenza oculare, come quello provocato con il test del
buio,
sia
in
grado
di
causare
modificazioni
dei
parametri
cardio-vascolari.
Gli AA. osservano nei normotesi un abbassamento del 10% della pressione arteriosa sistolica e diastolica
e della frequenza cardiaca mentre due diversi tipi di risposta negli ipertesi (come i normotesi o
modificazioni
non
apprezzabili).
I
risultati
vengono
discussi.
70.
Modello di informatica per l'interpretazione dei movimenti saccadici dell'occhio
Pag. 10
Gli AA. hanno elaborato un modello teorico- sperimentale per lo studio dei movimenti saccadici e la
loro valutazione in termini di informatica, al fine di apportare un contributo alla diagnosi differenziale
dell'occhio
sano
da
quello
patologico.
71.
Midriatici
Agli AA. è stata affidata la trattazione di tale tema per l'Enciclopedia Medica Italiana.
72.
Miotici
Agli AA. è stata affidata la trattazione di tale tema per l'Enciclopedia Medica Italiana.
73.
Regolazione adrenergica dell'idrodinamica oculare
L'A. riporta i nuovi aspetti della regolazione dell'idrodinamica oculare e quindi dell'omeostasi
pressoria che sembra avvenire con un meccanismo adrenergico. Quando viene a mancare questa capacità
di regolazione per cui ad una diminuzione del coefficiente di deflusso non corrisponde una diminuzione
della produzione di umor acqueo avremo un aumento della pressione oculare che può portare ad un
glaucoma.
74.
Depositi mucoproteici sulle lenti idrofile e tempo di uso
Dai dati ottenuti si può concludere che i depositi mucoproteici, su lenti in HEMA disinfettate
chimicamente e mai rigenerate, sono sempre presenti già al terzo mese di uso senza sensibilmente
aumentare con il tempo e ciò porta ad osservare che una diligente pulizia effettuata dal portatore è la cura
migliore per una lente. Il fatto che in effetti più sorprende è la presenza di depositi anche su lenti
completamente
nuove.
Ciò apre la problematica della asettizzazione industriale di queste protesi e del ciclo di preparazione per
cui si richiedono alle Autorità competenti disposizioni precise e severe in merito.
75.
Indagine su 18 elementi inorganici nel film lacrimale di soggetti sani
Gli AA., dopo aver brevemente illustrato la chimica ed il ruolo biologico di 18 elementi inorganici,
hanno
investigato
la
loro
presenza
nel
film
lacrimale
di
soggetti
sani.
Le concentrazioni riscontrate sono state paragonate con quelle statisticamente presenti in altri fluidi
biologici.
76.
Riflessi neurovegetativi a partenza oculare. Possibile influenza nella patogenesi del danno glaucomatoso
Gli AA. dopo aver descritto la presenza di riflessi neurovegetativi a partenza oculare anche da minimi
stimoli quali il bendaggio, discutono l'ipotesi suggestiva di una influenza di tali riflessi sulla emoreologia
distrettuale oculare come concausa di alterazioni funzionali e strutturali quali i deficit campimetrici nel
glaucoma
sine
ipertensione.
77.
Ricerca della patogenesi delle variazioni del tono oculare indotta da lenti a contatto
Gli AA., sulla scorta delle recenti osservazioni di ipertono oculare conseguenti all'applicazione di
lenti a contatto di vario tipo hanno condotto una ricerca su tale possibile evenienza. I risultati tonometrici,
gonioscopici, tonografici, di pachimetria, sul diametro e sul tipo di lente, hanno portato a prospettare
conclusioni patogenetiche legate non solo ad un possibile ruolo meccanico ma ad una azione organolesiva indotta dai metaboliti tossici e non ultima l'azione tossica dei conservanti e dei monomeri ceduti
dalle
lenti
stesse.
78.
La profilassi nei portatori di lenti a contatto
Gli AA., nel tentativo di individuare una condotta valida da consigliare per la profilassi nei portatori
di lenti a contatto morbide, mediante le soluzioni correntemente utilizzate in contattologia, hanno preso
in esame una serie di lenti in HEMA prima e dopo il trattamento chimico.
Il reperto costante di depositi organici ed inorganici sulle lenti trattate apre il problema sull'utilità di
adoperare
le
usuali
soluzioni
pulenti.
79.
Analisi della validità del test di Schirmer
Gli AA., partendo dalla constatazione delle varianti del test di Schirmer, delle possibili false risposte
sia in senso positivo che negativo, si sono proposti di indagare la validità del test anche in funzione della
carta bibula impiegata. I risultati depongono che la quantità di adsorbimento e quindi della risposta del
test è funzione delle caratteristiche chimico-fisiche della carta. Non ultimo assume significato il pH acido
della
carta.
Pag. 11
80.
Una nuova metodica per lo studio della problematica fisiopatologica in clinica oculistica: biomeccanica del sistema
globo oculare
Gli AA. hanno esposto una nuova metodica per lo studio della problematica fisiopatologica del
"sistema globo oculare". Essi hanno ampliato una loro precedente tecnica già elaborata e verificata per i
segmenti scheletrici ossei. Tale nuova metodica permetterà di esaminare e di determinare
biomeccanicamente le varianti morfofunzionali oculari; fornirà inoltre l'indirizzo, per la valutazione sia
teorica che sperimentale dei parametri per la formulaziorme della diagnosi e della prognosi e per nuove
tecniche sperimentali per rilevare contemporaneamente più parametri partendo da un generico punto del
sistema
globo
oculare.
81.
The Closed - Eyelid Test in the Management of Glaucoma
In un selezionato gruppo di soggetti sospettati di essere affetti da glaucoma ad angolo aperto e con il
test del buio negativo è risultato presente un incremento pressorio dopo "test delle palpebre chiuse". Una
completa ripetibilità del test è possibile dopo permanenza del soggetto a 60' di luce. L'esame tonografico
non ha rilevato esserci alcuna relazione tra i valori di C e di F e l'incremento pressorio dopo il test.
Numerosi farmaci antiglaucomatosi sono stati provati per inibire il rialzo pressorio. Sono risultati efficaci
solo il dl- propanololo, l'isoproterenolo e la fosfocreatina o similari. Il test è risultato inoltre positivo in
soggetti
operati
con
successo
di
intervento
antiglaucomatoso.
82.
Gli elementi inorganici nel film lacrimale di soggetti sani. Nota III: Cu, Zn, Co, Ni
Gli Autori, dopo aver brevemente illustrato la chimica ed il ruolo biologico degli elementi inorganici
studiati hanno effettuato il confronto tra i valori riscontrati nel film lacrimale di soggetti sani e quelli
relativi ad altri fluidi biologi. In particolare è stata riscontrata una correlazione inversa tra il contenuto di
rame
e
di
zinco
nel
film
lacrimale.
83.
Trattamento della retinopatia diabetica con vitamina E
Gli Autori hanno esaminato in 24 soggetti diabetici con micro-angiopatia retinica, mediante l'esame
fluorangiografico, l'ERG, la F.C.F., il senso cromatico e luminoso, l'efficacia di altri dosaggi di Vit. E
(600mg/die)
I risultati ottenuti vanno messi in evidenza come si abbiano almeno 2 vantaggi: un netto miglioramento
dei potenziali oscillatori ed una normalizzazione della curva scotopica e della soglia terminale. Gli Autori
prospettano quindi un largo impiego della Vit. E ad alti dosaggi nella prevenzione e/o stabilizzazione
della
microangiopatia
diabetica
retinica.
84.
Test delle palpebre chiuse: alterata regolazione nella liberazione di nor-adrenalina nelle giunzioni sinaptiche?
Viene ipotizzato che il test delle palpebre chiuse possa ricollegarsi ad un'alterata regolazione
nell'attivazione dell'adenilciclasi delle cellule dell'epitelio ciliare per insufficiente secrezione di
catecolamine a livello delle giunzioni neuro- effettrici sinaptiche. Ciò potrebbe avvenire o per scarsa
eccitazione dei recettori facilitanti o per ipereccitazione dei recettori inibenti presinaptici. Viene infine
chiarito il possibile meccanismo di azione di alcuni farmaci utili per antagonizzare il fenomeno (Vit. E,
fosfageni,
ß+,
ß-bloccanti).
85.
Determinazione di elementi inorganici sulla superficie e nella struttura di lenti a contatto idrofile
Sono stati dosati biochimicamente 14 elementi inorganici nel liquido conservante ed in lenti idrofile
al 38% previamente incenerite. 10 elemcnti inorganici sono stati inoltre dosati nelle lenti idratate e dopo
dialisi esaustiva. Alcuni frammenti di lente sono stati anche sottoposti a procedimenti morfologici (MES
ed istochimici) per evidenziare la presenza di eventuali depositi organici ed inorganici.
I risultati ottenuti portano a credere che il periodo ottimale per l'uso delle lenti idrofile sia compreso entro
i
24
mesi.
Dopo tale tempo si assisterebbe ad una sineresi del polimero della lente con alterazioni irreversibili di
essa
e
perdita
della
propria
elasticità.
Si auspica che dopo i processi di lavorazione industriale le lenti siano sottoposte a dialisi per permettere
l'allontanamento
di
elementi
contaminanti.
Si è infine accertato che la riduzione di numerosi elementi inorganici nel film lacrimale di soggetti
portatori di lenti a contatto è causata da una diversa secrezione del film lacrimale o ad una diversa
composizione
di
questo
nel
fornice
congiuntivale.
86. Interesse clinico dei liquidi per contattologia
L'Autore descrive le problematiche presenti nella formulazione dei liquidi per contattologia.
È necessario che queste soluzioni siano isotoniche al liquido lacrimale, che il pH abbia un valore tale da
Pag. 12
assicurare la tolleranza, la massima efficacia del disinfettante, la stabilità dello stesso e non modifichi i
parametri della lente. Un ulteriore requisito essenziale che queste soluzioni debbono possedere è la
sterilità. Questo problema è quello più arduo da ottenere. L'Autore descrive quindi i requisiti che un
disinfettante dovrebbe possedere: 1) Ampia attività batteriostatica-battericida, fungistatica-fungicida; 2)
Azione continua nel tempo; 3) Azione non allergica o sensibilizzante; 4) Compatibile con gli altri
componenti la soluzione; 5) Chimicamente stabile e non fotodegradabile; 6) Solubile negli appropriati
agenti veicolanti; 7) Non deve alterare né la forma né i parametri della lente; 8) Non deve essere adsorbito
dalle materie plastiche con cui sono confezionati i contenitori né dalle lenti a contatto; 9) Azione non
tossica e non irritante per i tessuti oculari. Su ognuno di questi requisiti l'Autore si dilunga notevolmente
ed
in
specie
all'ultimo
preso
in
considerazione.
L'Autore descrive infine i principali antisettici utilizzati in contattologia con le proprie caratteristiche di
azione
e
di
efficacia.
87.
Studi morfologici sulle cellule di sfaldamento dell'epitelio corneale presenti nelle lacrime
In questo lavoro vengono presentati i risultati morfologici relativi alle cellule di esfoliazione
presentinel
liquido
lacrimale
di
soggetti
portatori
di
lenti
a
contatto.
I risultati ottenuti portano a credere che nei soggetti portatori di lenti a contatto aumenti il numero delle
cellule esfoliative, diminuisca la loro concentrazione relativa e si modifichi la loro morfologia.
88.
Vitamina E, biomembrane e retinopatie
L'Autore riporta una sintesi dei lavori sulle azioni antiossidante - strutturale di membrana e vitaminica
dell'alfa-tocoferolo dopo aver fatto una breve premessa sulle sue caratteristiche fisico- chimiche.
Più in particolare la produzione di un radicale superossido (02-) in un vasto numero di reazioni
biochimiche è ampiamente documentata. Mentre lo 02- è coinvolto in talune reazioni biologicamente
importanti da una parte, dall'altro esso ha un effetto deleterio sugli organismi a causa della sua elevata
reattivìtà nei confronti di sostanze biologicamente importanti come i lipidi insaturi con formazione di
idroperossidi. I tocoferoli, ubicati abbondantemente nelle membrane subcellulari, eliminano l'ossigeno
singlet
(02-)
ed
i
radicali
liberi
con
protezione
delle
biomembrane.
Oltre a svolgere una funzione antiossidante l'alfa-tocoferolo verrebbe ad avere un'azione strutturale di
membrana in virtù di specifiche interazioni che possono insorgere tra questa vitamina ed i fosfolipidi
polinsaturi
di
membrana.
Ulteriore azione dell'alfa-tocoferolo è quella di intervenire sia a livello del citocromo che forse sugli
ubichinoni, presenti sulla membrana interna mitocondriale e quindi nella fosforilazione ossidativa, con
una
riduzione
delle
richieste
metaboliche
dei
tessuti.
L'Autore riporta infineuna sintesi dei più recenti lavori dedicati al ruolo protettivo svolto dalla vit. E sulle
membrane corioretiniche con i vantaggi che essa apporta in base alle sue proprietà (azione inibitoria sulla
sintesi del collagene e sulla riparazione tessutale; effetto antinfiammatorio; strutturale di membrana ed
antiossidante, rivolto verso gli acidi grassi essenziali e polinsaturi, la Vit. A ed i caroteni, gli aminoacidi
solforati ed i donatori di metile ed infine azione regolatrice sulla sintesi di ATP).
89.
Emicrania oftalmica: danno di biomembrane?
L'Autore riporta una sua teoria etiopatogenetica sull'insorgenza dell'emicrania oftalmica ipotizzando
che il primum movens di tale affezione sia da ricercarsi in un danno morfofunzionale di alcune
biomembrane (endoteliali, piastriniche o neuronali). Tale anomala condizione altera il loro equilibrio
dinamico
con
insorgenza
del
dolore.
L'Autore prospetta l'impiego di sostanze con azione stabilizzatrice di membrana quale l'_ - tocoferolo che
possiede una riconosciuta azione strutturale di membrana ed un effetto antiossidante.
90.
Alterazioni chimiche delle lenti a contatto. Patologie ad esse conseguenti
Gli Autori riferiscono sulla tolleranza biologica dei materiali usati in contattologia. Vengono inoltre
esaminati i metodi di polimerizzazione con cui il materiale viene sintetizzato.
Come concause delle alterazioni delle lenti vengono presi anche in considerazione gli effetti dovuti
all'ambiente e le interazioni con il liquido lacrimale. Gli Autori hanno studiato in particolare il fenomeno
dell'interazione del PHEMA con gli elementi inorganici presenti nel film lacrimale e con i sistemi di
disinfezione.
91.
Valutazioni chimico-fisiche dei materiali gas- permeabili usati in contattologia
Gli Autori, dopo aver sottoposto a revisione critica sulla base delle ultime acquisizioni scientifiche il
concetto di "lente gas permeabile", lo ridefiniscono per singole classi di materiali, spiegando per ognuno
il
meccanismo
di
trasporto
attraverso
il
polimero
del
gas
disciolto.
Pag. 13
Al fine di rendere la trattazione più semplice gli Autori propongono una riclassificazione dei materiali
attualmente impiegati nella correzione delle ametropie, modificando ed ampliando quella proposta da
Peppas.
92.
Die anorganischen Elemente in der flüssigen und der zellulären Phase des Tränenfilms beim Normalen - I.
Mitteilung: Mg, Cr, Mn, Cu, Zn
Gli Autori hanno analizzato, utilizzando la tecnica della spettrofotometria con assorbimento atomico,
alcuni elementi inorganici (Mg, Cr, Mn, Cu, Zn) presenti nel liquido e nella fase cellulare del film
lacrimale.
I risultati ottenuti nel sopranatante sono stati comparati con quelli del siero osservando un decremento
per il magnesio ed il rame, un valore più alto per il manganese mentre concentrazioni simili si sono
osservate
per
il
cromo
e
lo
zinco.
I
risultati
vengono
discussi.
93.
Die anorqanischen Elemente in der flüssigen und der zellulären Phase des Tränenfilms gesunder Mlenschen - II.
Mitteilung: Na, K, Ca, Fe
Gli Autori hanno analizzato certi elementi inorganici (Na, K, Ca, Fe) presenti nella fase liquida e
cellulare del film lacrimale, impiegando la spettrofotometria ad assorbimento atomico.
I risultati ottenuti nel sopranatante sono stati comparati con quelli del siero; per il Ca ed Fe si è osservata
una netta diminuzione, concentrazioni uguali per il K e quasi uguali per il Na.
Vengono
discussi
i
risultati.
94.
Analyse anorganischer Elemente in hydrophilen Kontaklisen und Konservierungsmedien mittel atomabsorptions
Spektralphotometrie I. Mitteilung: Na, K, Ca, Mg
Gli Autori hanno analizzato, mediante spettrofotometria di assorbimento atomico, alcuni elementi
inorganici (Na, K, Ca, Mg) in lenti tornite in Hema al 38% nuove e con vario periodo di uso e nei liquidi
conservanti
prima
e
dopo
l'impiego.
I risultati ottenuti mettono in evidenza un aumento di sostanze osmoticamente attive nelle lenti usate
anche per breve periodo (15 gg.) e che il calcio non è un elemento sempre presente nelle lenti nuove od
usate ed anzi in queste ultime la sua concentrazione può essere inferiore alle lenti nuove.
Si auspica un migliore processo di lavorazione industriale sia nei liquidi che nelle lenti ed una migliore
metodica di pulizia ad uso del portatore per controllare tali elementi inorganici.
95.
Le alterazioni microstrutturali dell'epitelio corneale in contattologia: effetti della pressione osmotica lacrimale
L'Autore ha supposto che le alterazioni microstrutturali dell'epitelio corneale descritte da alcuni
Autori in occhi portatori di lenti a contatto (conservate in soluzioni saline isotoniche) possono ricollegarsi
ad
una
perturbazione
del
film
lacrimale.
Il parametro fisico presumibilmente e direttamente responsabile sarebbe l'ipotonicità che si viene a
manifestare
in
occhi
non
adattati
alle
lenti
a
contatto.
Si auspica un controllo del flusso e dell'osmolarità lacrimale dopo un certo periodo di adattamento alle
lenti a contatto per valutarne il valore e confermare o meno la buona sopportabilità di esse nel tempo.
96.
Valutazione della permeabilità all'ossigeno dei materiali plastici impiegati in contattologia e del consumo
dell'ossigeno della cornea
Gli Autori hanno esaminato i metodi attualmente più impiegati per la valutazione della permeabilità
all'ossigeno dei materiali plastici usati in contattologia. Hanno inoltre esposto i metodi in uso per la
misurazione diretta del consumo d'ossigeno della cornea, mettendo in evidenza le difficoltà tecniche che
si
frappongono
per
l'esatta
valutazione
dei
dati.
97.
Valutazione del gradiente osmotico del liquido lacrimale nelle alterazioni microstrutturali dell'epitelio corneale in
contattologia
Gli Autori hanno supposto che le alterazioni microstrutturali dell'epitelio corneale descritte in occhi
portatori di lenti a contatto (conservate in soluzioni saline isotoniche) possono ricollegarsi ad una
perturbazione
del
film
lacrimale.
Un parametro fisico presumibilmente e direttamente responsabile sarebbe l'ipotonicità lacrimale che si
verrebbe
a
manifestare
in
occhi
non
adattati
alle
lenti
a
contatto.
Si auspica un controllo del flusso e dell'osmolarità lacrimale dopo un certo periodo di adattamento alle
lenti a contatto per valutarne il valore e confermare o meno la buona sopportabilità di essi nel tempo.
98.
Effetto dei farmaci psicotropi sul tono oculare. Indagine monometrica
Pag. 14
Gli Autori riportano uno studio tonometrico eseguito su 74 pazienti ricoverati psichiatrici.
Si sottolinea come gli psicofarmaci ed in specie gli psicolettici anche a dosi elevate e per lungo tempo
eseguite
non
provochino
un
aumento
del
tono
oculare.
Si evidenzia come in soggetti psicotici trattati o non il tono oculare sia frequentemente più elevato della
norma per cui si reputa opportuno un controllo di tale parametro in questi soggetti.
99.
Test di provocazione nel glaucoma cronico semplice: prova del carico idrico
Gli Autori, analizzando le più importanti ricerche effettuate sulla prova del carico idrico come test di
provocazione nel glaucoma cronico semplice, e sulla base delle proprie esperienze cliniche, esaminano
l'interpretazione data nel tempo del fenomeno ipertono da carico idrico, per meglio comprendere il
meccanismo di azione del test, valutarne l'utilità o meno della clinica e considerare le reali possibilità di
migliorarlo
con
adeguate
modifiche.
Pongono inoltre in risalto i limiti e le condizioni che più spesso possono renderlo inattendibile quando si
è
spinti
a
richiederlo.
100.
Voruntersuchung zur Auswahl des besten Papiers für den Shirmer-Test
Gli Autori, allo scopo di valutare la carta bibula ottimale per eseguire il test di Schirmer hanno
preliminarmente preso in considerazione tre tipi di carta: la Whatman 111, 41 e 113 che differiscono
principalmente
per
la
loro
capacità
di
ritenzione.
Per la loro attendibilità sono stati in esse dosati, prima e dopo il test di Schirmer, alcuni minerali che
fanno
parte
di
complessi
metalloproteine.
I risultati ottenuti portano a concludere che ciò che viene ad adsorbirsi sulle carte bibule prese in esame
è un liquido notevolmente diverso rispetto alla normale componente acquosa del film lacrimale.
Se però tutti gli Autori usassero sempre la stessa carta e quindi si riportasse sempre lo stesso errore si
potrebbe nondimeno valutare la "secrezione totale" normale. Ciò non esclude però che, visti i risultati,
sia necessario continuare la ricerca della carta ottimale e cìoè con minor azione selettiva per dare una
migliore
attendibilità
al
test.
101.
Analyse anorganischer Elemente in hydrophilen Kontaktlinsen und Konservierungsmedien mittels
Atomabsorptions-Spektral-photometrie. II Mitteilung: Fe, Cu, Zn, Cr, Mn, Si, Al
Gli Autori hanno analizzato, mediante la spettofotometria di assorbimento atomico, alcuni elementi
inorganici (Fe, Cu, Zn, Cr, Mn, Al, Si) in lenti tornite in HEMA al 38% nuove e con vario periodo di uso
e
nei
liquidi
conservanti
prima
e
dopo
l'impiego.
I risultati ottenuti mettono in evidenza nelle lenti tracce di ferro e quantità non irrilevanti di rame e zinco
sia nelle lenti nuove che usate. Tracce di ferro si riscontrano anche nei liquidi conservanti prima e dopo
l'impiego. Si ipotizza che la formazione delle macchie rossicce possa avvenire mediante il processo della
corrosione galvanica e si auspica una migliore lavorazione industriale sia dei liquidi che delle lenti.
102.
Lo pterigio come malattia ergoftalmologica: studio clinico-statistico sul personale di un'Azienda dei Trasporti.
Risultati preliminari
Gli Autori hanno valutato la frequenza dello pterigio su 14.774 soggetti del personale di sesso
maschile
e
di
età
media
di
50
anni
di
un'Azienda
dei
Trasporti.
Hanno osservato un'incidenza crescente di tale malattia in funzione dell'esposizione agli agenti irritanti
estrinseci: 0,3% per quello di linea, con massima frequenza calcolata tra i 50-54 anni.
103.
Le alterazioni microstrutturali dell'epitelio corneale riscontrate in seguito all'applicazione delle lenti a contatto
Gli Autori, nel presente lavoro, descrivono le alterazioni microstrutturali dell'epitelio corneale
riscontrate in seguito all'applicazione di lenti a contatto. Queste alterazioni sono causate o dall'alterazione
del film lacrimale o dalla tossicità delle soluzioni disinfettanti. Infatti, i conservanti sono assorbiti dai
polimeri
e
quindi
ceduti
durante
l'applicazione.
104.
L'indice di perfusione papillare, parametro per la valutazione di un fattore di rischio nell'ipertensione oculare
Nella genesi o nell'aggravamento dei deficit campimetrici nel glaucoma, la componente vascolare
della
testa
del
nervo
ottico
sembra
giocare
un
notevole
ruolo.
Riconosciuta l'importanza di poter in qualche modo quantizzare il rapporto pressorio occhio - sangue, a
livello della testa del nervo ottico, si è ritenuto opportuno utilizzare l'indice di perfusione.
Scopo del presente lavoro clinico-statistico è stato quello di valutare la reale estensione dell'area così
detta "normale" per poter così cominciare ad applicare clinicamente tale indice.
105.
Importanza dell'educazione al sistema di pulizia e disinfezione per lenti a contatto
Pag. 15
Gli Autori analizzano i vari tipi di depositi sulle lenti a contatto dopo aver fatto una doverosa premessa
sui materiali in uso per dette protesi, ritenendo che l'azione di pulizia sia estremamente importante perchè
i depositi, oltre a causare notevoli fastidi, aumentano il pericolo di infezione. Infatti, gli antisettici,
interagendo con i depositi stessi impoveriscono le soluzioni disinfettanti del principio attivo che viene
ceduto successivamente all'occhio. Da ciò risulta l'importanza dell'educazione del paziente all'adozione
di
una
metodica
pulizia.
106.
Problemi medici della Pseudofachia nei trasporti
Si è posto il quesito, se personale addetto a compiti per i quali è richiesta un'ottimale funzione visiva
possa svolgere tali compiti pur essendo portatore di I.O.L. mono o bilaterale. Le conclusione tratte,anche
in seguito ai dati fornitici da quattordici Professori, Direttori di Cliniche Universitarie,sembrano
affermare che questo mezzo protesico, pur rappresentando un buon metodo di correzione dell'afachia,
non offra una soluzione ideale, nè tanto meno,garanzia assoluta o permanente ad ottimali funzioni visive
specie in soggetti giovani e ancor più se utilizzati nella conduzione di mezzi di trasporto pubblici.
107.
Il trabecolato corneo-sclerale: analisi quantitativa di alcuni enzimi
Il deflusso dell'umor acqueo della camera anteriore del bulbo oculare è regolato dal trabecolato
corneo-sclerale, in cui sono presenti alcune attività enzimatiche correlate con il ciclo di Krebs, con la
glicolitica
e
con
la
neurotrasmissione.
Il mantenimento della normale pressione endobulbare è sotto il controllo di tali enzimi.
Nel presente studio sono state misurate quantitativamente mediante analisi elettronica d'immagine,
alcune
attività
enzimatiche
presenti
nel
trabecolato
corneo-sclerale
di
cane.
Le attività enzimatiche dell'LDH e dell'SDH sono risultate elevate, mentre le attività dell'AChe e della
G6PDH
sono
scarsamente
presenti.
La LDH è presente anche in altre strutture del bulbo oculare implicate nel trasporto attivo e
riassorbimento della acqua. La SDH appartiene alla via glicolitica ed è implicata nella produzione di
legami
altamente
energetici.
La presenza in concentrazione elevata di tali enzimi, implicati nella produzione di energia, può indicare
che il deflusso dell'umor acqueo è controllato mediante il trasporto attivo di acqua.
108.
Das Übersichtsreferat: Kontaktologie und Antiseptika - Benzalkoniumchlorid (BAK)
Gli Autori fanno il punto sullo stato delle conoscenze attuali degli ammoni quaternari ed in particolare
del cloruro di benzalconio. Questo prodotto è utilizzato per il trattamento locale antinfettivo e nei prodotti
di
conservazione
delle
lenti
a
contatto.
Dopo qualche nozione preliminare sugli ammoni quaternari, gli Autori descrivono le proprietà chimiche,
la preparazione ed il dosaggio del cloruro di benzalconio. Successivamente espongono il meccanismo
dell'attività antibatterica, le proprietà tensioattive, l'interazione con il materiale delle lenti a contatto e
con i flaconi in plastica e lo studio della citotossicità nelle strutture oculari.
Gli Autori concludono che il cloruro di benzalconio è un antisettico particolarmente efficace che può
essere
utilizzato
per
la
conservazione
delle
lenti
a
contatto
rigide.
109.
Presenza di attività ATP-asica a livello dell'angolo irido-corneale
È stata descritta la presenza di un'attività enzimatica ATPasica a livello della porzione di transizione
tra
camera
anteriore
e
posteriore
dell'occhio.
A liveIlo dell'angolo irido-corneale l'ATPasi è presente in corrispondenza degli elementi endoteliali ed a
livello delle pareti del canale di Schlemm. Una minore reattività per l'enzima è stata osservata a livello
delle
trabecole
dell'angolo
irido-corneale.
I risultati sono discussi in rapporto alla ipotesi avanzata, che il deflusso dell'umore acqueo sia un
meccanismo attivo, mediato dalla attività contrattile delle cellule del trabecolato irido-corneale.
110.
Le lesioni corneali secondarie all'impiego di lenti a contatto
Le lesioni corneali conseguenti all'impiego delle lenti a contatto sono determinate dalla riduzione
della tensione di ossigeno all'interfacie lente- liquido lacrimale, per effetto delle modificazioni del film
lacrimale
e
della
tossicità
dei
liquidi
disinfettanti
delle
lenti.
È quindi importante consigliare l'impiego delle lenti a contatto basandosi su principi di ordine clinico e
non
su
motivazioni
meramente
estetiche.
111.
L'elettroretinogramma come espressione della maturazione funzionale della retina
Nel presesente lavoro sono stati studiati gli elettroretinogrammi della retina di ratti tra i 7 ed i 60
giorni di età in seguito alla stimolazione con flashes luminosi. I risultati ottenuti mostrano che la
Pag. 16
maturazione funzionale della retina di ratto si attua gradualmente nei primi 28 giorni di vita extrauterina.
112.
Vergleichende Untersuchungen der Polymere von Hydrogellinsen mit verschiedener Hydrophilie mit dem
Rasterelktronenmikroskop
Gli AA. hanno voluto caratterizzare con il MES lo stato della struttura del polimero di lenti idrogel a
varia idrofilia (38-79%) e mai usate così da poter comprendere se esistono zone dove i depositi si
instaurano con una frequenza preferenziale e quale é l'influenza dei componenti del polimero in
riferimento
a
questo
fenomeno.
113.
Effetti di un'associazione antocianosidi-vincamina sulla funzione visiva
Il presente studio descrive gli effetti a breve termine di una associazione di farmaci, vincaminaantocianosidi, sulla funzione visiva. Detta funzione è stata studiata analizzando il visus, la frequenza
critica di fusione, l'ERG e la curva adattometrica, prima e dopo l'assunzione del farmaco.
114.
Untersuchung der Wechselwirkung zwischen Kontaktlinsen und Hornhaut durch morphometrische computergesteuerte Analyse des Endothels der Hornhaut
Scopo della presente ricerca è stato quello di proporre una tecnica per lo studio in vivo della
permeabilità
corneale
all'ossigeno
dopo
applicazione
di
lenti
a
contatto.
A tal fine è stato utilizzato il microscopio endoteliale prima e dopo 90' dall'applicazione delle lenti. Sono
stati valutati i seguenti parametri che caratterizzano la forma delle cellule endoteliali: diametro massimo,
area, fattore di forma ed è stato introdotto il concetto di "valutazione dinamica relativa".
Per meglio comprendere le modifiche funzionali endoteliali intercorse dopo l'applicazione delle lenti si
è proceduto alla interrelazione dei dati: diametro massimo-area, diametro massimo-fattore di forma.
I risultati ottenuti prospettano che la correlazione: fattore di forma-diametro massimo è quella più
attendibile nel fornirci dei dati funzionali endoteliali e cioè in sintesi nel valutare in vivo la permeabilità
all'ossigeno di una lente a contatto. In tal caso l'eventuale danno corneale potrà essere rilevato e prevenuto
prima
che
sia
clinicamente
manifesto.
115.
Cheratotomia radiale. Procedimento estremo per correggere un handicap
L'Autore considera la cheratotomia radiale con le sue indicazioni e complicanze e la indica solo come
estremo
rimedio
per
correggere
una
ametropia.
116.
Chirurgia refrattiva: cheratotomia radiale
Vengono sintetizzati i vari tipi di interventi in corso per la chirurgia refrattiva ed in particolare si
considera la cheratotomia radiale con le sue indicazioni e le sue complicanze.
Detta chirurgia è indicata solo in quei casi in cui nè gli occhiali nè le lenti a contatto risolvono
soddisfacentemente il problema dell'ametrope e cioè tali mezzi non sono compatibili con la loro vita.
117.
Strukturelle änderungen des polymers der hydrogellinse nach der "Reinigungsbehandlung" - Untersuchungen mit
dem Rasterelektronenmikroskop
I risultati ottenuti dall'Autore al M.E.S., sugli effetti di una soluzione così detta "rigenerante", sui
polimeri di lenti idrogel al 38%, porterebbero a concludere che detto trattamento,che dovrebbe essere
utile alla pulizia radicale delle lenti e quindi provocare un benessere per il portatore, non sarebbe altro
che deleterio alla struttura stessa del polimero e quindi da non utilizzare neppure saltuariamente.
118.
Prüfung der bakterizide Wirksamkeiit eines thermischen "Langzeitdesinfektionsgeräts"
Gli AA. hanno valutato l'efficacia battericida di un asettizzatore termico a ciclo lungo. Stabilita la
sterilità del liquido contenente le lenti sigillate, queste sono state contaminate in soluzioni contenenti 108
batteri/ml selezionati da soggetti portatori. Le lenti sottoposte a trattamento termico a ciclo lungo si sono
rilevate sterili mentre le altre non trattate hanno evidenziato la crescita di innumerevoli colonie batteriche.
119.
Bewertung der Betriebstemperatur eines therischen "Langzeitdesinfektionsgeräts"
Gli AA. hanno valutato la costanza della temperatura di esercizio in un nuovo tipo di asettizzatore a
"ciclo lungo" servendosi di una speciale microsonda al Pt. I risultati ottenuti evidenziano tale proprietà.
La correlazione dei dati trovati sperimentalmente, con quelli riportati in letteratura per altri asettizzatori,
vengono analizzati al fine di stabilire una correlazione termodinamica con il processo di degradazione
del polimero. Gli AA. concludono facendo notare che pur esistendo tale correlazione, questa è di natura
solo qualitativa, non essendo tutt'ora stata valutata quantitativamente tale relazione.
120.
Film lacrimale - Sistema difensivo contro le infezioni esogene
Pag. 17
Come esistono gli agenti aggressori devono pur essere presenti fattori che servono a proteggere
l'occhio
dalle
infezioni.
Già la continua dinamica del film lacrimale con l'ammiccamento palpebrale e le ciglia sono fattori
protettivi fisici di primaria importanza in quanto riescono ad eliminare la maggior parte dei potenziali
microrganismi patogeni ma a questi devono aggiungersi fattori chimici presenti nelle lacrime quali: il
lisozima, la lattoferrina, la beta-lisina, il complesso sistema immunologico, il complemento, il muco vero
ed
alcuni
prodotti
del
metabolismo
batterico.
Nel presente lavoro i vari fattori vengono presi specificatamente in esame.
121.
Perfusion Pressure and the Papillary Perfusion Index in a Non-glaucomatous population
Le prove clinico-sperimentali hanno messo in luce che nel meccanismo patogenetico del danno al
nervo ottico nel glaucoma, l'equilibrio tra la pressione intraoculare e la pressione sistemica rappresenta
un parametro importante. In una popolazione non glaucomatosa, selezionata con pressione intraoculare
normale e valori sia normali che alti della pressione sistemica, è stata valutata sia la distribuzione della
pressione
di
perfusione
che
l'indice
di
perfusione
papillare.
In rapporto alla pressione di perfusione, i due gruppi di soggetti non glaucomatosi mantengono una chiara
distinzione in relazione principalmente al valore della pressione sistemica, mentre l'indice di perfusione
papillare tende ad unificare entrambi i gruppi in una popolazione più omogenea non glaucomatosa. Si è
concluso che l'indice di perfusione papillare è clinicamente più significativo della correlazione tra la
pressione oculare e quella sistemica e può risultare utile nella distinzione degli occhi normali ed
emodinamicamente
non
ben
equilibrati.
122.
Protocolli di indagine sperimentale in contattologia: idoneità dei materiali
Gli AA. descrivono come si debba valutare l'idoneità di un materiale sia sotto il profilo chimico-fisico
che microbiologico. È opportuno prendere in considerazione: a) trasparenza ottica ed altre caratteristiche
correlate, b) inerzia biologica, c) bagnabilità e caratteristiche delle superfici, d) inerzia o stabilità chimica
ed altre caratteristiche correlate, e) stabilità meccanica e dimensionale, f) permeabilità all'ossigeno, g)
conducibilità termica. Nessuno degli aspetti sopra elencati può essere valutato dall'applicatore, anche se
esperto; è quindi opportuno un protocollo di indagine per valutare a priori sicurezza di un materiale, così
come
avviene
per
i
sistemi
di
pulizia
e
disinfezione.
123.
Tono oculare e ritmi circadiani
I rapporti tra campo visivo e tono oculare sono ben noti, ad un aumento del tono può corrispondere
una riduzione del campo visivo. Ne deriva l'importanza di studiare il tono oculare non solo
estemporaneamente, in occasione di visite oculistiche ma di considerare l'andamento nell'arco delle
ventiquattro ore al fine di accertare l'esistenza di un suo andamento ciclico. In effetti, è importante una
analisi relazionale tra il tono oculare e gli altri indici biologici legati ai ritmi circadiani.
Si è potuto cosi constatare come il tono non sia costante ma presenti escursioni più o meno rilevanti
nell'arco delle ventiquattro ore e soprattuto evidenti nelle tarde ore della mattinata. Sapere per quante ore
il tono perduri elevato, più che l'importanza del picco, è un fattore che ci dà la possibilità, calcolando
l'integrale dell'area sopratesa,di valutare meglio il rischio a cui va incontro il soggetto.
124.
Comportamento della funzionalità visiva alle alte velocità con particolare riguardo al movimento su ferrovia
Gli AA. prendono in esame le varie funzioni visive, anche in relazione al loro substrato anatomofunzionale, ponendole in rapporto alle alte velocità sviluppate dai treni di nuovo progetto. Questa
disanima anche in accordo con le ricerche eseguite da vari Autori, arriva a puntualizzare le alterazioni ed
i possibili impegni patologici oculari causati da stimoli ad alta velocità. In modo particolare gli Autori si
sono interessati degli effetti di deprivazione sensoriale, delle capacità percettive in relazione a forma ed
effetti ottici, soffermandosi soprattutto sull'esame dell'acuità visiva dinamica, sul senso del contrasto, sul
campo visivo, sul senso cromatico, sugli effetti dell’abbagliamento e sulla analisi di altri parametri
prettamente oculari. Sono state esaminate infine alcune rare patologie insorgenti alle alte velocità
menzionate da vari Autori. Il lavoro si conclude proponendo una serie di esami diagnostici, che
dovrebbero essere inseriti nel protocollo della funzionalità visiva per l'idoneità dei macchinisti ad alta
velocità.
125.
Morphologische und strukturelle unterschiede von Kontaktlinsen mit 38% Wasseraufnahme
Gli AA. hanno studiato al microscopio elettronico a scansione le superfici di più lenti idrofile al 38%
attualmente
utilizzate
nella
correzione
delle
ametropie.
È stata risontrata una differenza strutturale e morfologica delle varie superfici. Questi risultati sono una
prova dell'influenza dei processi di sintesi e fabbricazione sullo stato finale delle superfici e portano ad
Pag. 18
ipotizzare una diversa risposta dopo l'interazione con il film lacrimale anche in differenti zone della stessa
lente. Sembra così dimostrarsi che la stessa idratazione non sia fattore da solo sufficiente nella scelta fra
due
lenti.
126.
Bakterizide Wirksamkeit und Wirkungen auf das Polymer eines thermischen Langzeitdesinfektionsgerats,
rastereletronenmikroskopische Untersuchungen
Gli AA. hanno valutato al microscopio elettronico a scansione l'efficacia battericida e l'influenza sul
polimero
di
un
asettizzatore
termico
a
"ciclo
lungo".
Le lenti sottoposte a questo trattamento non hanno messo in evidenza residui biologici mentre il polimero
sembra aver subito alterazioni morfo-strutturali simili a quelle delle lenti contaminate e non trattate
termicamente. Si può quindi dedurre un effetto di degradazione del polimero da parte di sostanze
biologiche mentre non si può per ora avvalorare un effetto termico (55° per 60') a breve o lungo termine
sul
polimero,
richiedendo
ciò
ulteriori
indagini.
I risultati preliminari evidenziano come per ottenere un'efficace azione di disinfezione delle lenti non sia
necessario raggiungere elevate temperature di esercizio, con conseguente marcato stress per il polimero,
ma che temperature di 55°C per un tempo di 60' possono essere sufficienti in quanto già dette temperature
potrebbero essere critiche specie se si integrano alle alterazioni indotte dai materiali biologici.
127.
Il muco congiuntivale
Gli AA. descrivono il ruolo svolto dal muco congiuntivale e la sua composizione chimica; vengono
anche analizzate
le
metodiche di studio e le problematiche
tutt'ora
aperte.
128.
Neue Methodik für die quantitative Bewertung der Reinigungswirkung von enzymatigchen Lösungen
Gli AA. sfruttando la capacità di legame della clorexidina con le proteine del film lacrimale, hanno
messo a punto una metodica per valutare l'efficacia di più sistemi pulenti. Tale metodica è stata impiegata
per studiare alcune soluzioni enzimatiche presenti sul mercato. I risultati negativi ottenuti hanno fatto
ipotizzare che sia necessario, fino a prova contraria, far seguire alla pulizia con enzimi una con
tensioattivi, che non si ha una perfetta conoscenza del programma di azione degli enzimi in soluzione e
che non sono ancora ben note le reazioni degli enzimi con gli altri prodotti chimici impiegati.
129.
Ruolo delle lacrime nella resistenza alle infezioni oculari esogene
Si sono descritti i fattori chimici di difesa dell'apparato lacrimale contro infezioni oculari esogene:
lisozima, lattotransferrina, beta-lisina immunoglobuline, sistema complementare, prodotti del
metabolismo dei batteri, effettori cellulari misti dell'immunità, sistema afferente dell'immunità e muco
vero, i quali agirebbero in modo sinergico ma non ancora del tutto noto.
Solo un'approfondita conoscenza di questo sistema ed il facile dosaggio dei vari componenti chimici
potrà aprire una svolta nell'applicazione più sicura delle lenti a contatto al fine di prevenire le
complicanze
tipo
la
congiuntivite
papillare
gigante.
130.
A provocative Test for the Diagnosis of Low -Tension Glaucoma
Gli Autori descrivono una nuova procedura per formulare la diagnosi di glaucoma a bassa pressione.
Tale test consiste nella tecnica dell'ipobarismo (-50 mmHg per 5 minuti) orbitario. Si è osservato una
significativa riduzione della produzione di umor acqueo in soggetti affetti da glaucoma a bassa pressione
in confronto a soggetti normali. Simili risultati sono stati ottenuti in persone con una severa vasculopatia.
Si ipotizza che nella riduzione della pressione oculare sia responsabile una ridotta perfusione sanguigna.
131.
Soluzioni per contattologia
Viene valutato quanto sia indaginoso formulare una soluzione per contattologia per le notevoli
problematiche che si aprono: isotonia, pH e conservante che deve possedere numerose caratteristiche.
Vengono esaminati i principali disinfettanti in commercio e descritte le caratteristiche delle soluzioni
detergenti, comprese le enzimatiche, le conservanti, le umettanti e quelle per il risciacquo.
132.
Indicazioni, limiti e possibilità nell'utilizzo dei potenziali visivi evocati
Gli AA., dopo aver brevemente esaminato la struttura anatomo-funzionale delle vie visive, presentano
un quadro generale sui potenziali visivi evocati, con particolare riguardo all'aspetto tecnico e diagnostico,
esponendo anche una rassegna di patologie con il loro quadro elettrodiagnostico.
133.
Fondamenti elettrofisiologici e principali applicazioni clinico-oftalmologiche. Rilevanza in Medicina dei Trasporti
Pag. 19
in
Gli AA. espongono i fondamenti elettrofisiologici ed i principali ed i più comuni aspetti applicativi
campo
clinico
dell'esame
elettroretinografico.
134.
Esame oftalmologico: sua utilità nel formulare una diagnosi precoce di vasculopatia generalizzata
Gli AA. descrivono le alterazioni retiniche precoci in varie vasculopatie sistemiche ricordando come
un esame oftalmologico routinario sia quanto mai utile per svelare dette malattie e per prevenire che, con
il fisiologico incremento della popolazione anziana, non si abbia anche un aumento di una patologia
retinica vascolare con i notevoli problemi psicologici ed assitenziali che ciò comporterebbe.
135.
Studio al microscopio elettronico a scansione di alcuni materiali idrofili usati per lenti intracorneali
Gli AA., utilizzando il MES, hanno valutato le superfici di tre lenti idrofile utilizzate come lenti
intracorneali
(ICL).
I risultati mettono in evidenza come il loro aspetto morfologico sia sostanzialmente differente e come
esso
vari
ancha
tra
zona
e
zona
di
una
stessa
lente.
Ciò porta a concludere che la scelta di un polimero per l'impianto intracorneale, oggi del tutto occasionale,
debba
in
futuro
basarsi
su
dati
più
squisitamente
scientifici.
136.
Farmaci e chirurgia refrattiva
L'epitelio corneale rappresenta una barriera naturale alla penetrazione dei microorganismi e dei
farmaci somministrati per via locale. È noto altresì che la maggior parte dei farmaci per uso oftalmico
possa risultare potenzialmente tossica verso le strutture corneali, in particolare verso l'epitelio, con
l'effetto di un incremento della permeabilità corneale. Tale incremento può essere ancora più marcato
dopo un intervento di cheratoplastica, di epicheratofachia o di cheratotomia radiale in cui la barriera
epiteliale è gravemente alterata se non distrutta. Secondo gli AA. l'aumentata permeabilità della cornea
sottoposta a questi interventi è da non sottovalutare quando si voglia farmacologicamente trattare il postintervento e le successive affezioni corneali, valutando, all'uopo, gli effetti tossici del farmaco impiegato
e ricorrendo, se necessario, ad un aggiustamento del dosaggio al fine di ottenere il miglior risultato
terapeutico.
137.
Analyse der Oberflächen von Hydrogel-Kontaktlinsen mit höherem Wassergehalt und physiolgiche Korrelation
Zwischen Wassergehalt und Hornhautstoffwechsel
Gli AA. confrontano i dati fisico-chimici delle lenti a contatto con quelli della cornea e specialmente
il
consumo
di
ossigeno
in
vivo.
Cinque lenti a contatto ad alta idrofilia sono state esaminate sulle due facce mediante il microscopio
elettronico
a
scansione.
Mediante l'analisi termica differenziale gli AA. hanno esaminato la qualità dell'acqua di idratazione di
un
idrogel.
Questi risultati sono stati confrontati con il Dk e con l'equivalente di ossigeno alla temperatura tra i 2540
gradi.
138.
Korrelation zwischen den chemisch-physukalischen Eigenschaften von Hydrogelkortaklinsen-Polymeren und der
Hornhaut
Gli AA. hanno analizzato mediante l'analisi termica differenziale la natura dell'acqua di idratazione
delle
lenti
a
contatto
ad
alta
idrofilia.
Le caratteristiche così determinate sono confrontate con lo stato fisiologico della cornea con il modello
di
Tsuda.
139.
Fisiopatologia oculare negli operatori ai videoterminali ed aspetti clinici, medico-legali e prevenzione
Gli AA. considerano in generale gli aspetti costruttivi dei VdT ed in particolare quelli inerenti
l'insorgenza
dei
disturbi
visivi
negli
operatori
del
settore.
Successivamente valutano gli aspetti fisio-patologici soggettivi responsabili di tali disturbi insieme alle
caratteristiehe dell'ambiente di lavoro auspicando l'attuazione di un protocollo diagnostico oftalmologico
preventivo
di
cui
gli
stessi
Autori
forniscono
lo
schema.
Vengono
infine
esaminati
gli
attuali
aspetti
legislativi
in
materia.
140.
Materiali clinicamente in uso dopo estrazione della cataratta. Lenti intraoculari
Gli AA. descrivono le caratteristiche chimiche dei materiali in uso per l'impianto di un cristallino
artificiale
con
le
problematiche
inerenti.
141.
Water content of hydrogel contact lenses. A study by 1H NMR relaxation times
Pag. 20
È ben noto come la permeabilità dell'ossigeno (DK) delle lenti a contatto hydrogel sia in rapporto al
contenuto
idrico.
Per acquisire maggiori conoscenze sul meccanismo di idratazione delle lenti a contatto è stato svolto uno
studio
dei
tempi
di
rilassamento
1H
NMR.
I tempi di rilassamento 1H NMR hanno dato informazioni sui differenti tipi di acqua e gli scambi relativi
tra questi differenti compartimenti. Sono riportati i risultati preliminari ed esaminate le lenti a contatto
hydrogel
a
diversi
valori
in
contenuto
idrico.
142.
Considerazioni sulla validità ed affidabilità della cheratotomia radiale: aspetti etici e medico-legali
Gli AA. valutano l'efficacia e l'affidabilità della cheratotomia radiale nella correzione della
condizione ottica della miopia basandosi sui dati disponibili in letteratura ed esponendo personali
considerazioni
circa
la
sua
utilità.
Vengono inoltre affrontati gli aspetti medico- legali connessi a tale tecnica chirurgica sia per la
responsabilità professionale del chirurgo che per l'idoneità a mansioni lavorative specifiche.
143.
Nuove prospettive terapeutiche nei processi riparativi corneali: Epidermal Growth Factor
Gli AA. valutano gli effetti degli Epidermal Growth Factors sulle strutture corneali alla luce di
osservazioni sperimentali e cliniche: prendono altresì in considerazione gli aspetti del reperimento di tali
sostanze
e
le
potenziali
applicazioni
cliniche.
144.
Su di un caso di lussazione spontanea del bulbo oculare
Gli AA. descrivono un caso di lussazione spontanea del bulbo oculare giunto alla loro osservazione.
Colgono l'occasione per una disamina della letteratura ma non traggono considerazioni circa la possibile
patogenesi.
145.
Rilievi epidemiologici della pressione oculare in una popolazione lavorativa
Gli AA. hanno esaminato due campioni di popolazione per l'individuazione della media della
pressione
oculare:
uno rappresentato da una popolazione selezionata e perchè lavorativa e perchè priva di patologie oculari
(584
pazienti);
un altro rappresentato da una popolazione selezianata solo in quanto lavorativa (1938 pazienti).
Gli AA., in base ai risultati ottenuti, si sentono di indicare come valore pressorio oculare medio di una
popolazione di età tra 39 e 62 anni, quasi tutta maschile, emmetrope e priva di patologie oculari accertate,
il valore di 13,9 ± 1,7 mmHg ed il valore di 15,03 ± 2,5 mmHg per la popolazione lavorativa nel suo
complesso e con le caratteristiche epidemiologiche della precedente. Non è risultata una differenza
significativa tra il primo gruppo di persone e la popolazione nel suo complesso. I risultati non consentono
di trarre conclusioni circa le influenze ormonali mentre si è messo in evidenza come la differenza di tono
tra l'occhio destro e sinistro è sempre uguale o inferiore ai 3 mmHg.
146.
Correlazione fra pressione arteriosa oftalmica e pressione oculare in soggetti normali
Gli AA. si sono proposti di verificare le correlazioni esistenti tra la pressione nell'arteria oftalmica ed
il tono oculare. Lo studio è stato condotto su un campione di 3875 occhi esaminati mediante un protocollo
di indagine standard che prevedeva, tra l'altro, la misurazione della perfusione arteriosa ed il rilevamento
del
tono
oculare.
Il lavoro si è concluso con una complessa elaborazione matematico-statistica dei dati ottenuti
dimostrando la debolezza della correlazione tra pressione arteriosa oftalmica e tono oculare.
147.
Autoregolation of microcirculation in the preliminar area of the optic nerve. Proposal for a clinical screening
system
Vengono descritti i contributi sperimentali per la valutazione di uno stato di Autoregolazione della
microcircolazione nell'area preliminare del nervo ottico che notevole importanza viene ad assumere per
la funzionalità dello stesso. I risultati ottenuti dai vari Autori non sono concordi per cui è necessario un
ulteriore
approfondimento
della
problematica.
148.
Effetti del trattamento prolungato di un'associazione vincamina-antocianosidi sulla soglia luminosa differenziale
e sull'acuità visiva fotopica
Gli AA.hanno analizzato, in soggetti con patologie oculari, dopo somministrazione prolungata di
un'associazione di due specialità medicinali: antocianosidi di Vaccinium Myrtillus e vincamina a
cessione protratta, le modificazioni indotte sul senso luminoso differenziale e sull'acuità visiva fotopica
(A.V.F.).
Pag. 21
Si rileva che per effetto di tale combinazione la sensibilità retinica si eleva sensibilmente, specie nella
zona paracentrale, la fluttuazione resta invariata nella maggioranza dei casi mentre l'A.V.F. migliora.
149.
Correzione dell'afachia nella prima e seconda infanzia con lenti a contatto
L'impiego di lenti a contatto nell'infanzia rappresentano l'alternativa più valida dopo un intervento
per cataratta. In questo lavoro gli Autori esaminano le problematiche connesse con questo sistema
correttivo: lunghezza assiale del bulbo, raggio di curvatura corneale, film lacrimale, aniseiconia ed
anisoforia. Descrivono inoltre i benefici e gli svantaggi connessi con i vari tipi di lenti: rigide, idrofile ed
al
silicone.
150.
Valutazione dell'effetto refrattivo della cheratotomia radiale
Gli Autori hanno esaminato i risultati degli interventi di cheratotomia radiale, disponibili nella
letteratura internazionale, sotto il profilo della loro efficacia immediata ed a distanza di tempo
dall'intervento
ed
anche
in
relazione
alla
diverse
tecniche
utilizzate.
151.
Fenomeni istodinamici e neuroplastici corneali dopo cheratotomia radiale
Da una fase definita "refrattiva", in cui veniva dato il massimo impulso alla parte prettamente
chirurgica della cheratotomia radiale, gli operatori stanno ora passando ad una definita "istologica", al
cui risultato finale contribuisce in modo determinante il processo di rimaneggiamento tessutale ed in cui
emerge chiara la necessità di conoscere il destino dell'innervazione tessutale dopo l'intervento.
Tali rilievi sano di grande importanza per i soggetti che si sottopongono a questo tipo di chirurgia perchè
difetti di innervazione, oltre a compromettere lo stesso trofismo corneale, potrebbero pregiudicare l'uso
di lenti a contatto di cui i pazienti potrebbero giovarsi dopo l'intervento.
Dall'esame della letteratura emerge come l'evolversi delle tecniche chirurgiche ed il tipo di tecnica
influenzi
notevolmente
il
processo.
Gli AA. concludono come la conoscenza dei processi riparatori che seguono ad un intervento di RK, per
quanto studiati, sono ancora non perfettamente noti e presentano numerosi interrogativi e nella misura in
cui
questi
saranno
sciolti
la
prevedibilità
della
RK
diverrà
più
precisa
152.
Autoregolazione della circolazione coroideale - Il polso oculare
Gli AA. descrivono la fisiologia del polso oculare e le sue modificazioni in varie patologie oculari.
La misurazione del polso tramite O.C.V.M. (Ocular Cerebral Vascular Monitor) associata eventualmente
ad un'unità di suzione sclerale, per lo studio delle variazioni del polso oculare all'incremento della
pressione intraoculare, risulta essere assai promettente nella diagnosi precoce e nella prognosi di varie
patologie
oculari,
in
particolare
nel
glaucoma.
153.
Neuroplasticità ed emmetropia: binomio indispensabile nel processo visivo
La visione è un processo estremamente complesso che origina da un processo fotochimico a livello
retinico e si compie con la percezione ed il riconoscimento delle immagini, cioè con la sensazione visiva.
Alla base di tutto ciò c'è la costituzione di connessioni neuronali che portano alla formazione di circuiti
sia
a
livello
corticale
che
sottocorticale
ed
anche
a
livello
intraretinico.
Tale plasticità neuronale sembra necessariamente prerogativa dell'età infantile e gli AA. descrivono
l'importanza dell'emmetropia quale fattore di stimolo della neuroplasticità nel processo visivo.
Analizzano quindi quella vasta gamma di presidi, ottici e chirurgici, per la correzione dei vizi di
refrazione, anche in considerazione delle particolari esigenze dell'età pediatrica, permettendo così alle
strutture nervose di trarre le necessarie e corrette sollecitazioni dal mondo esterno per completare lo
sviluppo
delle
strutture
neuroftalmologiche
in
età
prenatale
154.
A.M.P. Ciclico e regolazione del deflusso dell'umor acqueo
Negli ultimi anni molti studi sono stati condotti per identificare quali fossero i mediatori extra ed
intracellulari del feedback fisiologico riguardanti la pressione intraoculare. Poco alla volta, partendo da
analisi diverse, si è andato mettendo in luce il ruolo centrale svolto dall'AMPc che svolgerebbe l'azione
di secondo mediatore nel delicato meccanismo dell'omeostasi pressoria intraoculare.
Gli AA., nel presente lavoro, descrivono gli studi effettuati per chiarire ciò ed il ruolo centrale dell'AMPc
quale mediatore intracellulare dell'azione delle prostaglandine che notevole importanza vengono
anch'esse
ad
assumere
nel
deflusso
dell'umor
acqueo
155.
Acuità visiva a luminanza ridotta - Proposta per una metodica di screening
Gli Autori propongono un test di screening rapido, ripetibile e relativamente economico per la
valutazione dell'acuità visiva a luminanza ridotta, che contrappone ad una illuminazione variabile un
Pag. 22
ottotipo
fisso.
Nella messa a punto di tale test gli Autori hanno preso in considerazione metodiche similari, in specie
quella
di
Trimarchi
e
coll
156.
Intorno alle possibilità tecniche di valutare il grado di capacità visiva notturna nei candidati all'ottenimento della
licenza di guida dei veicoli a motore
Gli Autori,dopo aver passato in rassegna i pregi ed i limiti delle tecniche intese ad esaminare la
capacità visiva scotopica, propongono un protocollo di studio di tale funzione basato su metodiche
elettrofunzionali
157.
Valutazione mediante RNM a bassa risoluzione dello stato di idratazione della cornea dopo cheratotomia radiale
- Studio preliminare
Allo scopo di individuare un indice di ritorno a valori normali di cornee operate con cheratotomia
radiale, cornee di coniglio sono state esaminate mediante spettroscopia di Risonanza Magnetica Nucleare
di
protone
a
bassa
risoluzione.
Dall'esame dell'interazione del liquido corneale con la matrice solida mediante tempi di rilassamento
RMN le cornee operate e non mostrano differenze significative in tempi immediatamente seguenti
l'intervento. Tali differenze sembrano scomparire dopo 60 giorni dall'intervento
158.
Cheratotomia radiale e implicazioni in ambito M.M.
Gli Autori tracciano le linee principali di ricerca nel campo della chirurgia oculare, per la correzione
dei difetti di refrazione. Vengono espresse valutazioni personali sull'atteggiamento da mantenere all'atto
del reclutamento nella marina militare (M.M.) dei soggetti sottoposti a tali interventi
159.
A new approach to the study of contact lens: high resolution NMR spectroscopy
Gli Autori allo scopo di comprendere perché i polimeri utilizzati per la costruzione di lenti a contatto
abbiano una diversa capacità di disidratazione ed evidenzino diversi stati di moto dell'acqua hanno
intrapreso uno studio mediante spettroscopia RMN ad alta risoluzione per chiarire la struttura
configurazionale,
conformazionale
ed
i
costituenti
di
base
del
polimero.
Sono
state
studiate
lenti
idrogel
al
38,
45
e
70%.
I risultati hanno messo in evidenza i componenti del polimero e la loro struttura bidimensionale
160.
Correzione dei difetti di refrazione con innesto di materiale alloplastico
I vizi di refrazione possono essere corretti in modo permanente con innesto di lentine intracorneali
(ICL). Le ICL possono essere impiantate con due diverse tecniche chirurgiche: "Dissezione lamellare a
mano libera" e "Dissezione completa con microcheratomo". Con la prima tecnica, più facile da realizzare
e meno traumatica, devono essere usate lentine rigide molto sottili ad alto indice di refrazione (le morbide
infatti danno risultati molto scadenti). I risultati ottenuti finora negli esperimenti su animali ed i primi
innesti
nell'uomo
sono
stati
molto
promettenti.
Con la seconda tecnica sono stati eseguiti finora solamente esperimenti su animali usando lentine morbide
ed
i
risultati
sono
stati
molto
soddisfacenti
con
limitate
complicazioni.
Gli Autori valutano le possibili complicazioni connesse a detti interventi e suggeriscono la necessità di
ulteriori
studi
sui
materiali
da
utilizzare
161.
Biocompatibilità delle lenti a contatto - Metodiche di esame
Gli Autori analizzano le varie metodiche in uso per valutare l'inerzia biologica dei materiali per lenti
a contatto e come questa debba essere esaminata dal punto di vista sia immediato che cronico.
La biocompatibilità dei materiali per lenti a contatto è indubbiamente di importanza fondamentale per
l'uso
clinico
dato
lo
sviluppo
di
questo
mezzo
correttivo
nelle
ametropie
162.
Importanza degli antisettici nelle formulazioni delle soluzioni in contattologia
Gli Autori, dopo una premessa sulla storia delle lenti a contatto idrofile, osservano come con
l'immissione sul mercato di queste lenti, il problema della disinfezione di esse emerga in tutta la sua
importanza.
Le lenti idrogel assorbono dal 35 all'80% di acqua, rispetto al loro peso allo stato anidro, ciò è possibile
grazie alla natura idrofila del polimero e più precisamente alla presenza di gruppi -OH nel gel ed al fatto
che, allo stato idratato, il gel presenta su tutta la superficie dei minuscoli pori.
Questi fatti contribuiscono in maniera determinante ad aumentare i rischi di infezione per cui nelle
soluzioni multiuso per contattologia sono quanto mai utili gli antisettici che devono proteggere l'ametrope
Pag. 23
dal
pericolo
di
infezioni
e
mantenere
l'efficacia
delle
soluzioni
nel
tempo
163.
Water dynamic states in hydrogel contact lenses. Study by NMR at low resolution
Quattro tipi di lenti in idrogel a diverso grado di idratazione: 38,6% (Allergan Optical, Polymacon,
HEMA), 45% (Bausch & Lomb, Hetafilcon B, HEMA-NVP), 58% (Vistakon, Etafilcon A, HEMA-MA)
e 78% (Toray, Incanto, MMA-VP), sono state studiate mediante NMR a bassa risoluzione riscontrando
che esse sono caratterizzate dalla presenza di acqua con elevato grado di immobilizzazione mentre le
lenti Toray, con un 78% di acqua nel polimero, anche da un'acqua con le caratteristiche di mobilità tipiche
dei
fluidi.
Si è ancora ottenuto, durante il processo di disidratazione di queste lenti, un graduale aumento in
percentuale del legame dell'acqua che va dal 5% nello stato di massima idratazione al 23% dopo 27 ore
164.
Trattamento delle superfici delle lenti da occhiali e trasmittanza delle radiazioni UV e visibili
L'Autore descrive i vari trattamenti superficiali a cui può essere sottoposta una lente da occhiali
osservando come essi abbiano un risvolto più clinico che estetico e per cui non può essere omessa la loro
conoscenza.
I
risultati
possono
essere
così
sintetizzati.
Il trattamento antiriflesso multistrato effettuato su lenti in materiale organico oltre al prevedibile
incremento di trasmittanza (T) nel visibile riduce la T delle radiazioni ultraviolette. Lo stesso trattamento
su lenti Crown con ne 1,52 ed 1,60 riduce la T sia delle radiazioni blu che ultraviolette, sulle lenti al
titanio con ne 1,7 solo delle radiazioni ultraviolette mentre induce un incremento della T, sia delle
radiazioni
blu
che
ultraviolette,
sulle
lenti
al
lantanio
con
ne
1,8.
Il trattamento selettivo per gli UV è altamente efficace (lenti UVX Essilor Orma) su lenti non colorate
mentre se effettuato su lenti tipo PLS (selettive per il blu) non determinarebbe sostanziali modifiche della
loro
trasmittanza.
Il trattamento combinato UV ed antiriflesso multistrato su lenti organiche induce un notevole incremento
di
T
nel
blu
e
parzialmente
nel
campo
degli
UV.
Il trattamento selettivo per le radiazioni blu è di recente introduzione e si è visto come per le lenti PLS
(530, 540, 550) sia altamente efficace mentre parzialmente si sarebbe osservato per le lenti Corning 511,
527,
550.
I trattamenti di colorazione per lenti solari hanno messo in evidenza una T molto varia di queste lenti nel
campo
degli
ultravioletti.
Il trattamento fotocromatico dà luogo ad una notevole riduzione della T delle radiazioni ultraviolette
rispetto al materiale base ed i risultati sono diversi per le varie lenti in commercio.
Trattamento polarizzante, stratificato, indurente, antiappannante ed a specchio vengono infine descritti.
In conclusione, va sempre tenuto presente il trattamento da consigliare al momento della prescrizione di
una
lente
da
occhiali
per
una
migliore
salvaguardia
dello
stato
visivo
165.
Nuovi materiali per lenti a contatto
Vengono descritti i nuovi materiali in uso per lenti a contatto: rigidi, semi-rigidi, elastomeri ed idrofili.
L'evoluzione tecnologica di questi ultimi anni è stata notevole e ciò ha permesso di avere a disposizione
questi nuovi polimeri che offrono miglior confort ed una garanzia a più lungo termine.
Tutto
ciò
deve
essere
motivo
di
stimolo
per
l'applicazione
ottimale
166.
Il comportamento di alcuni parametri oculari e sistemici dopo il test delle palpebre chiuse
Precedenti indagini hanno dimostrato che durante la prova del buio ("dark-room test"), la chiusura
delle palpebre e non il buio dell'ambiente è responsabile della positività del test. Nella presente indagine
è stato dimostrato che non esiste alcuna correlazione fra: la risposta a tale test e valori pressori di base,
valore di base e variazione della profondità della camera anteriore, valore di base e variazione dello
spessore
della
lente.
Al contrario è emersa una correlazione inversa fra pressione oculare di base e corrispondenti variazioni
della
pressione
sistemica
sistolica
e
diastolica.
Vengono fatte considerazioni sull'utilità di tale test nella diagnosi di glaucoma, specie in quei casi in cui
i valori pressori rilevati non giustificano la presenza di danni anatomo-funzionali.
167.
Preliminary study on the dehydration of hydrogel contact lenses by NMR at low resolution
La tecnica della Risonanza magnetica nucleare (RMN) è in grado di valutare le proprietà e le
caratteristiche delle lenti a contatto utilizzate per la correzione dei vizi refrattivi. In particolare essa può
fornire un metodo di valutazione della quantità, dei tipi e degli stati di moto dell'acqua presenti in una
lente nonchè seguirne le cinetiche di idratazione e disidratazione ed è contemporaneamente in grado di
Pag. 24
chiarire i meccanismi di tali processi. Nelle lenti è rilevata l'interazione dell'acqua con la matrice
polimerica e conseguentemente i campi di esistenza, le cinetiche e i meccanismi di scambio tra gli stati
dell'acqua ottenendo così informazioni riguardo le proprietà tecnologiche del materiale.
Nel nostro studio sono state prese in considerazione a temperature controllate lenti a differenti contenuti
di acqua e valutazioni quantitative tramite RMN sono state confrontate con dati ottenuti con la tecnica
gravimetrica. È stato possibile delineare un meccanismo di disidratazione ed i risultati ci inducono ad
ipotizzare la necessità di utilizzare tempi differenti di asciugamento in base alle caratteristiche del
polimero
168.
Antisettici in contattologia. Principi fondamentali per la formulazione di soluzioni
Gli Autori nel presente lavoro osservano come solo con l'immissione sul mercato delle lenti morbide,
il problema della disinfezione delle lenti a contatto, fino a quel momento dibattuto solo in funzione del
confort dell'ametrope, emerga in tutta la sua importanza. Fanno ancora notare quale siano gli scopi degli
antisettici per le soluzioni per lenti a contatto. Aspetti legislativi, generalità, dinamica del processo di
disinfezione, fattori che influenzano l'attività degli antisettici, principali caratteristiche che dovrebbero
possedere
sono
tutti
fattori
presi
in
considerazione.
Gli Autori inoltre osservano come il problema dell'antisettico non possa essere mai disgiunto da quello
deIla formulazione in cui entra a far parte in modo integrante. Infatti, i pro ed i contro del grande numero
dei prodotti chimici usati per i sistemi di disinfezione, sono tutti discutibili ma è indubbio che, degli
antisettici usati in questo tipo di soluzioni, si debba assolutamente conoscere il periodo di validità
dell'attività,
l'efficacia
dell'antisettico
e
la
sicurezza
del
disinfettante.
GIi
Autori
infine
analizzano
le
componenti
fondamentali
di
una
soluzione
169.
Studio mediante RMN di 1H e 23Na di idrogel
Gli idrogel costituiscono una classe di polimeri rigonfiabili, non solubili in acqua e quindi
particolarmente idonei allo studio delle caratteristiche di acqua dispersa in matrice solida. È stato
ipotizzato che il contenuto di acqua in equilibrio con gli idrogels viene a dipendere dal grado dl cross
linking del network polimerico. Gli idrossiderivati del metilmetacrilato costituiscono una categoria di
idrogels largamente impiegati come materiali biocompatibili, in particolare in lenti a contatto. Allo scopo
di caratterizzare gli stati fisici dell'acqua che vengono a dipendere dalla interazione con la matrice
polimerica, gli eventuali fenomeni di scambio, la cinetica e i meccanismi del processo di disidratazione,
in funzione della differente natura della matrice polimerica sono stati studiati tre differenti tipi di idrogel
mediante tempi di rilassamento protonici T1 e T2 RMN in bassa risoluzione. Sono stati ottenuti valori
delle costanti cinetiche di disidratazione ed i meccanismi dei processi di disidratazione sono stati correlati
alle caratteristiche strutturali della matrice polimerica. È stata inoltre presa in esame la permeabilità della
matrice
solida
allo
ione
sodio
mediante
RMN
di
23Na
170.
Aspetti costituzionali e conformazionali della Bendalina mediante Risonanza Magnetica Nucleare
La bendalina lisinato dell'acido [(1-benzil-1H- indazol-3-il)ossi]acetico è un farmaco dall'azione
antidegradativa largamente usato nel trattamento della cataratta. Gli aspetti costituzionali sono stati
investigati mediante spettroscopia RMN bidimensionale COSY e spettroscopia bidimensionale
eterocorrelata carbonio-idrogeno ed è stato seguito il comportamento dei siti di protonazione e
deprotonazione in funzione del pH nell'intervallo d'uso fisiologico onde chiarire il meccanismo e l'ordine
di protonazione e deprotonazione. È stato condotto uno studio di RMN protonica in funzione della
concentrazione ed è stato possibile calcolare la costante di associazione. Sono state inoltre studiate le
proprietà conformazionali in soluzione mediante la misura dei tempi di rilassamento T1 spin-reticolo di
H-1 e C-13, degli effetti Overhauser selettivi e non selettivi C-13-(H- 1) e protonici. Su tali basi è stato
possibile costruire un modello Dreiding della conformazione in soluzione acquosa
171.
Studio mediante spettroscopia RMN 31P, 1H, 13C del metabolismo del cristallino di coniglio nella cataratta da
trattamento topico con desametasone
L'etiopatogenesi della cataratta, valutata negli aspetti biochimici, a tutt'oggi non è ancora chiarita. La
spettroscopia RMN 31P e 13C è stata ampiamente applicata allo studio delle variazioni biochimiche nel
cristallino indotte da cataratta sperimentale. Uno del modelli più utilizzati per lo studio "in vitro" è
l'induzione della cataratta osmotica mediante incubazione del cristallino con alte concentrazioni di
galattosio o glucosio. Tuttavia, l'incubazione "in vitro" del cristallino comporta variazioni delle
condizioni fisiologiche di esso che possono influenzare una corretta interpretazione delle variazioni
biochimiche osservabili nella formazione della cataratta. È stato messo a punto un metodo sperimentale
per l'induzione in vivo della cataratta nel coniglio mediante trattamento topico (collirio) per 30 gg. con
desametasone alle concentrazioni normalmente impiegate nella clinica(0,2%). Variazioni dei metaboliti
Pag. 25
fosforilati, aminoacidi, zuccheri, polioli sono stati determinati mediante spettroscopia 31P, 1H e 13C
RMN
e
discusse
in
termini
di
meccanismi
di
azione
172.
Comportamento dell'ampiezza del polso oculare dopo instillazione di ß-bloccanti
Mediante l'utilizzazione dell'Ocular Cerebral Vascular Monitor (OCVM), che consente di ottenere
registrata su carta l'ampiezza del polso oculare, è stato valutato il comportamento di tale parametro dopo
somministrazione locale di alcuni farmaci beta-bloccanti: timololo 0,5%, betaxololo 0,5%, levobunololo
0,5
%,
carteololo
2%.
Una riduzione significativa di tale ampiezza è stata rilevata dopo instillazione di carteololo 2% e non
significativa dopo timololo 0,5 % e betaxololo 0.5%. Solo l'instillazione di levobunololo 0,5% ha
determinato
un
aumento
significativo
dell'ampiezza
del
polso
oculare.
Vengono fatte alcune considerazioni sulla possibile interferenza di tale azione vasomotoria sulla
perfusione
del
circolo
cilio-retinico
173.
Lenti da occhiali colorate e miopia
Gli Autori, in seguito al desiderio di molti soggetti miopi di utilizzare lenti da occhiali colorate,
prendono in considerazione i fattori da valutare prima della prescrizione: senso cromatico e recettori
retinici, aberrazione cromatica dei mezzi diottrici dell'occhio, alterazioni del senso cromatico nella
miopia ed in rapporto all'età, aberrazione cromatica delle lenti da occhiali, trasmittanza ed interferenza
delle lenti colorate da occhiali nella guida di autoveicoli ed infine possibile insorgenza di patologie.
Gli Autori concludono, dopo una disamina degli argomenti sopra esposti, come la prescrizione di detto
mezzo correttivo colorato sia tutt'altro che semplice e come esso sia il risultato di varie esigenze talora
contrastanti
174.
Effect of a topical alphalytic drug, Dapiprazole, on the ocular pulse amplitude
È stato valutato il comportamento del polso oculare prima e dopo la somministrazione topica di
dapiprazolo, un farmaco con attività alfalitica. Per la determinazione del polso oculare è stato usato
l'Ocular Cerebral Vascular Monitor (OCVM). Sono stati valutati 23 occhi di soggetti sani. I risultati
mostrano come il dapiprazolo aumenti in modo significativo l'ampiezza del polso oculare e che tale
aumento
è
indipendente
da
variazioni
della
pressione
intraoculare.
175.
Study by P-31 and H-1 N.M.R. spectroscopy on the effect of antiglaucoma drugs on rabbit lens metabolism
Sono stati valutati nel presente lavoro gli effetti metabolici di farmaci antiglaucoma sul metabolismo
del cristallino di coniglio mediante R.M.N. P-31 e H-1. Per il trattamento a lungo termine sono stati
valutati colliri a base di pilocarpina e di due beta- bloccanti: timololo (0,5%) e befunololo (0,5%). Le
analisi
sono
state
eseguite
su
estratti
acquosi
di
cristallini.
I risultati hanno messo in evidenza un aumento del flusso glicolitico sui cristallini trattati con betabloccanti, in particolare su quelli trattati con befunololo. Il trattamento con pilocarpina non ha messo
invece
in
evidenza
variazioni
significative
176.
Modificazioni cromatiche da lenti colorate per occhiali. Loro idoneità per la guida dei mezzi di trasporti
La memoria affronta il problema delle alterazioni cromatiche provocate dalle lenti colorate per
occhiali, con specifico riferimento al riconoscimento dei segnali semaforici nella guida di veicoli.
L'introduzione riassume alcuni concetti relativi alla colorimetria dei segnali luminosi ed alle metodologie
seguite per definire nella normativa le caratteristiche cromatiche della luce emessa. Viene illustrata in
particolare una norma UNIFER piuttosto recente e molto rigorosa. È stato anche messo a punto un
programma di calcolo - basato su un foglio elettronico - che consente un agevole calcolo delle alterazioni
cromatiche che le luci semaforiche subiscono quando osservate attraverso un filtro (una lente per occhiali,
ma anche ad es. il vetro frontale del veicolo). Mediante questo programma si potranno calcolare le
alterazioni
di
cromaticità
indotte
sui
segnali
semaforici
da
lenti
colorate.
I risultati potranno così suggerire di classificare le lenti in tre gruppi:
-
lenti sostanzialmente neutre, omologabili come raccomandate per la guida di veicoli;
lenti con colorazione apprezzabile, "sconsigliabili" per la guida dei veicoli;
lenti che causano una pesante alterazione cromatica, per le quali sarebbe auspicabile
l'imposizione di "warning" che ne vietino l'impiego nella guida dei veicoli
177.
Fattore luminoso di trasmissione di "lenti da sole" ed influenza sulla guida dei mezzi di trasporto
L'utilizzo di lenti "da sole" per la correzione di un vizio di rifrazione, per motivi estetici o
semplicemente per un miglior comfort, comporta una serie di problematiche.
Pag. 26
Scopo della presente nota è stato quello di analizzare il fattore luminoso di trasmissione (tv) al fine di
poterle classificare in lenti per scopi generali (attenuazione della luce), cosmetiche e per scopi speciali
(ANSI
Z80.3-1986).
Mentre in una prima fase del lavoro mediante lo spettrofotometro è stato valutato il fattore spettrale di
trasmissione di numerose lenti colorate scelte fra le più diffuse sul mercato italiano, successivamente è
stato calcolato il fattore luminoso di trasmissione di ogni lente per l'illuminante naturale ed artificiale
(lampada
ad
incandescenza).
Discutendo i risultati gli AA. classificano le "lenti da sole" rispetto alle norme ANSI Z80.3-1986
(propositi generali, uso cosmetico, propositi speciali) ed elaborano una proposta per l'omologazione di
esse per la guida dei mezzi di trasporto quando il soggetto deve possedere integra la propria performance
visiva
178.
Flusso coroideale pulsatile: parametro da valutare per l'idoneità alla guida di mezzi di trasporto ad alta velocità
Gli Autori prendono in considerazione le diverse metodiche clinicamente utilizzate per valutare il
flusso ematico oculare nonché le patologie nelle quali è stata evidenziata una sua alterazione.
Essi sottolineano che tra le varie tecniche utilizzate: metodi contrastografici, termografia ed
oculopletismografia, quest'ultima, pur valutando solo il flusso coroideale pulsatile, è utilizzabile per
conoscere
lo
stato
funzionale
della
coroide.
Dato inoltre il suo carattere di non cruenza, facilità di impiego e ripetibilità, si propone per la selezione
del personale idoneo alla guida dei mezzi di trasporto ad alta velocità, evenienza che richiede l'esclusione
di
qualsiasi
stato
di
sofferenza
oculare
179.
Discromatopsie e guida di autoveicoli
Gli Autori prendono in considerazione i disturbi della visione cromatica in rapporto alla guida degli
autoveicoli.
Dopo aver brevemente esaminato i fattori che influenzano la percezione cromatica e gli effetti che una
sua alterazione può indurre sul riconoscimento della segnaletica stradale, essi si soffermano sulle
proposte (modifica delle segnalazioni stradali luminose e non, ausili visivi come le lenti selettive)
avanzate
dagli
altri
Autori
per
risolvere
almeno
parzialmente
il
problema.
Essi concludono auspicandosi che l'applicazione della normativa, già presente nella nostra legislazione,
che richiede un senso cromatico sufficiente per la guida degli autoveicoli sia attentamente controllatra e
che essa venga adottata anche dagli altri paesi che hanno aderito alla patente europea
180.
Influenza di un farmaco vasoattivo sul flusso coroideale pulsatile
Gli AA., in considerazione del fatto che il flusso ematico coroideale rappresenta l'85-90% del flusso
sanguigno oculare totale, hanno valutato, mediante l'Ocular Cerebral Vascular Monitor sec. Langham, il
polso oculare o meglio il flusso sanguigno pulsatile oculare in soggetti in terapia protratta con Vincamina
ritardo.
I risultati hanno messo in evidenza come il flusso ematico coroideale pulsatile non ha, nella media, subito
modificazioni ma si sono osservate anche notevoli variazioni tra prima e dopo il trattamento.
Gli AA. concludono che la soggettività di alcune risposte non sia ancor oggi spiegabile ma l'importanza
del dato funzionale deve portare a valutare clinicamente quelle altre variabili che sicuramente entrano in
giuoco e che fanno migliorare il flusso coroideale sanguigno specie in quei soggetti ai quali ci si propone
di
somministrare
il
farmaco
in
modo
protratto
181.
L'ampiezza del polso oculare dopo dapiprazolo in soggetti glaucomatosi in terapia locale con ß-bloccanti
Gli Autori hanno studiato le modificazioni del polso oculare (P.O.) con l'Ocular Cerebral Vascular
Monitor (O.C.V.M. sec. Langham), in soggetti glaucomatosi in terapia cronica con farmaci ß-bloccanti
topici, dopo instillazione di un farmaco ad azione a1-litica (dapiprazolo 0.5%).
Dopo 16±2 gg. di terapia il valore del P.O. è risultato significativamente aumentato di 0.21±0.45 mmHg.
I valori sembrano poter concludere positivamente sull'esistenza di un effetto di incremento del P.O. e
cioè del flusso ematico pulsatile dapiprazolo topico anche in presenza di un farmaco ß-bloccante
182.
Lenti da occhiali colorate per scopi speciali come protezione per le radiazioni UV e Blu
È dimostrato che le radiazioni ad elevata energia fotonica (Blu e UV) possono essere dannose per la
cornea, il cristallino e la retina. Le lenti per occhiali possono assicurare un'adeguata protezione oculare
se vengono utilizzati dei materiali UV e Blu assorbenti. Con tale prospettiva emerge, per gli specialisti
oftalmici, la necessità di educare i pazienti che gli occhiali, e in special modo quelli "da sole", non
debbono essere scelti semplicemente seguendo i criteri estetici e di moda. È necessario quindi che
vengano al più presto formulate normative per classificazione di tutti i tipi di lenti oftalmiche
Pag. 27
uniformandosi
così
ad
altri
Paesi
183.
Effetti del monosialoganglioside GM1 (Sygen) sui difetti perimetrici da glaucoma ad angolo aperto dopo
trattamento a breve termine
Gli AA. hanno valutato gli effetti sull'evoluzione dei difetti perimetrici da glaucoma ad angolo aperto
del
monosialoganglioside
GM1
(Sygen)
con
trattamento
a
breve
termine.
Il suo razionale impiego viene giustificato in una limitazione della neurotossicità da neurotrasmettitori
eccitatori (EAA) per inibizione della traslocazione permanente della proteinkinasi C (PKC).
La significativa reversibilità di parte del danno perimetrico ottenuta dopo questo trattamento tenderebbe
ad avvalorare l'ipotesi che in tale patologia oculare vi possa essere una traslocazione permanente della
PCK nelle fibre neuronali per cui il monosialoganglioside GM1, inibendo quest'ultimo evento,
risulterebbe utile per "controllare" l'evoluzione del danno perimetrico che come "test di reversibilità".
D'altra parte, la regressione ottenuta dopo sospensione della terapia prospetta il suo utilizzo per cicli più
lunghi anche per un "ottimale potenziamento della neuroplasticità", con riattivazione di circuiti latenti e
cioè potenziando gli effetti trofici del Nerve Growht Factor in quanto agendo esclusivamente a valle della
stimolazione dei recettori degli EAA e non bloccandoli non danneggia funzioni fisiologiche incluse le
risposte
plastiche
necessarie
alla
riparazione
184.
Valutazione del metabolismo del cristallino mediante spettroscopia RMN P-31 ed H-1. Potenzialità della sua
applicazione nello studio patogenetico della cataratta sperimentale
La spettroscopia RMN è una tecnica non invasiva e non distruttiva che permette di determinare
contemporaneamente i diversi cambiamenti metabolici che avvengono in un tessuto vivente in condizioni
fisiologiche
e
patologiche.
Gli AA., su queste premesse, hanno intrapreso uno studio sul metabolismo del cristallino di coniglio non
trattato mediante spettroscopia RMN P-31 ed H-1 (di protone) su estratti acquosi.
Informazioni utili si possono trarre dallo spettro protonico (mio-inositolo, aminoacidi...) per cui in
definitiva, studiando il cristallino mediante la spettroscopia RMN P-31 ed in particolare H-1 sarà
possibile ottenere delle informazioni che permetteranno una maggiore comprensione dei processi
metabolici
nello
studio
patogenetico
della
cataratta
sperimentale
185.
Comportamento del polso oculare dopo instillazione di befunololo cloridrato in soggetti glaucomatosi - Studio a
lungo termine
Gli Autori hanno studiato il comportamento del polso oculare in soggetti glaucomatosi in terapia con
befunololo cloridrato 0,5%. I rilevamenti sono stati effettuati dopo 3 ore, 15 e 30 giorni dall'inizio della
terapia, in condizioni di costanza della pressione intraoculare, della pressione sistemica e della frequenza
cardiaca; per rilevare il polso oculare è stato usato l'O.C.V.M. sec Langham.
All'analisi statistica non si sono evidenziate differenze tra i valori del P.O. rilevati a 3 ore, 15 e 30 giorni
e quindi una costanza di influenza di questo farmaco sul flusso ematico sistolico.
Gli Autori ipotizzano che eventuali effetti di mediatori locali sul sistema vasale coroideale possono essere
evidenziabili nel caso specifico, a breve termine (entro le 3 ore), in quanto a medio (15 gg) e lungo
termine
(30
gg)
fenomeni
di
compenso
possono
alterare
i
dati
rilevabili
186.
Pilocarpina gel Vs pilocarpina collirio
Un gel di pilocarpina (PILOGEL®) è stato di recente introdotto sul mercato italiano e dai primi studi
effettuati ha dimostrato una efficacia paragonabile per azione ipotensiva al prodotto in collirio al 2-4%.
Per verificare quanto da altri Autori asserito, è stato intrapreso il presente studio volto a confrontare
l'effetto
della
pilocarpina
4%
gel
Vs
pilocarpina
2-4%
collirio.
Sono stati sottoposti a trattamento con Pilogel® pazienti affetti da glaucoma cronico semplice in
precedenza
già
trattati
con
pilocarpina
2
e
4%
collirio.
Mentre il confronto pilocarpina 4% gel Vs pilocarpina 4% collirio non ha evidenziato differenze
significative tra l'effetto ipotonizzante dei due farmaci ad eccezione delle prime ore pomeridiane in cui il
collirio è significativamente più efficace, il confronto pilocarpina 4% gel Vs pilocarpina 2% collirio ha
messo in evidenza risultati temporalmente opposti e cioè una maggiore efficacia ipotensiva della
pilocarpina 4% gel la mattina e con assenza di variazioni significative nel pomeriggio.Per quanto riguarda
l'andamento tonometrico nel corso della giornata dopo somministrazione di Pilogel® è stato osservato il
massimo incremento pari a 0.93±1.96 mmHg tra le ore 10 e le ore 11, circa 12 ore dopo la
somministrazione.
Gli Autori concludono che l'effetto del Pilogel® può essere assimilato nel corso della mattinata a quello
della pilocarpina 4% collirio e nel pomeriggio a quello della pilocarpina 2% collirio per l'incremento
tonometrico statisticamente significativo (10% circa) riscontrato 12 ore dopo la somministrazione del
Pag. 28
farmaco
(h.
22)
e
mantenutosi
costante
nel
corso
della
rimanente
giornata
187.
Effetto sul flusso oculare pulsatile di un farmaco a1-litico (Dapiprazolo 0,5%) in soggetti affetti da retinite
pigmentosa
Gli Autori, dopo aver valutato il flusso coroideale pulsatile di base in un gruppo di pazienti affetti da
retinite pigmentosa (R.P.) che risultava ridotto (376.50±169.95 µl/min), hanno studiato gli effetti su
questo parametro di un collirio con proprietà a1-litica quale il dapiprazolo.
Il farmaco veniva instillato a medio termine (30 gg.) alla concentrazione dello 0.5% tre volte al giorno.
Circa il 57 % dei soggetti ha ottenuto un incremento significativo in percentuale del flusso coroideale
pulsatile (24.28±20.29)mentre nei restanti non ha sortito variazioni superiori alla fluttuazione di base che
è risultata ampia in questo gruppo di soggetti. Tale risultato può essere interpretato per le diverse
condizioni anatomo- funzionali dei soggetti o per particolari proprietà del farmaco tutt'ora non note.
Di contro, nel periodo oggetto di studio, non si sono ottenute modifiche del visus.
Gli AA. concludono che l'incremento del flusso coroideale pulsatile, almeno teoricamente, va considerato
come un primo risultato per l'ulteriore utilizzo del dapiprazolo in questa patologia anche in
considerazione del fatto che è stata riscontrata una migliore performance visiva in soggetti affetti da R.P.
che presentavano un più elevato flusso coroideale pulsatile e per il fatto che l'unica controindicazione
sembra essere una sensazione di "ridotta luminosità" per la modesta miosi da esso indotta a parte lo scarso
bruciore
188.
Comportamento del polso oculare dopo instillazione protratta di un beta-bloccante selettivo in soggetti
glaucomatosi: il betaxololo cloridrato
Gli Autori hanno studiato il comportamento del polso oculare di soggetti glaucomatosi dopo
l'instillazione di betaxololo cloridrato 0,5%. Il rilevamento è stato condotto con l'O.C.V.M. sec. Langham
(Digilab).
Non si sono evidenziate differenze statisticamente significative nei rilevamenti tra 3 ore dalla prima
instillazione e 15 giorni di terapia in condizioni di costanza della pressione intraoculare, della pressione
sistemica
e
della
frequenza
cardiaca.
Gli AA. ipotizzano una costanza di influenza del farmaco ß1-selettivo sul flusso coroideale pulsatile per
il valore riscontrato a medio termine (15 gg.) rispetto a quello riscontrato a breve termine (3 ore) ed
interpretano i dati anche in base ai risultati ottenuti con altri farmaci ß-bloccanti: befunololo 0,5% e
carteololo
2%
189.
Valutazione del flusso coroideale pulsatile di base ed in condizioni di ipertono acuto indotto in soggetti affetti da
retinite pigmentosa ed in terapia con un farmaco a1-litico (Dapiprazolo 0,5%)
Gli Autori hanno valutato in un gruppo di pazienti affetti da retinite pigmentosa (R.P.) il flusso
coroideale pulsatile (Fp) di base che è risultato ridotto(415.68±175.21 µl/min) rispetto a soggetti normali
di
pari
età
e
sesso.
Hanno quindi rilevato gli effetti su questo parametro del dapiprazolo, collirio con proprietà a1-litica.
Il farmaco veniva instillato a medio termine (30 gg.) alla concentrazione dello 0,5% tre volte al giorno.
È
stato
ottenuto
un
incremento
significativo
del
flusso
coroideale
pulsatile.
Successivamente, in stato di ipertono acuto indotto mediante coppetta di suzione, i risultati ottenuti hanno
messo in evidenza un decremento del flusso coroideale pulsatile di uguale entità sia in condizioni di base
che
dopo
dapiprazolo.
Gli AA. concludono che l'incremento del flusso coroideale pulsatile, almeno teoricamente, va considerato
come un primo risultato per l'ulteriore utilizzo del dapiprazolo in questa patologia e come l'ipertono acuto
indotto, almeno con i valori pressori da noi effettuati, annullerebbe l'effetto vasoattivo del farmaco per la
contropressione
meccanica
esercitata
190.
Cataratta da corticosteroidi - Possibili meccanismi eziopatogenetici
Gli Autori hanno esaminato le varie ipotesi eziopatogenetiche descritte in letteratura sull'insorgenza
della cataratta sottocapsulare posteriore in seguito a trattamento corticosteroideo, sia sistemico che
topico, e ciò al fine di valutare una possibile prevenzione, visto l'ampio uso di questi farmaci nel
trattamento di molte patologie sia oculari che generali. In effetti, gli AA. hanno osservato che molte sono
le opinioni oggi proposte per l'insorgenza di detta cataratta, per cui sono necessari ulteriori studi per
meglio
capire
il
fenomeno
e
quindi
prevenirlo
191.
Fattore luminoso di trasmissione di lenti per miopia elevata
Gli Autori hanno preso in considerazione il fattore luminoso di trasmissione di lenti oftalmiche per
elevata miopia che non risulta essere di rilevanza clinica per le comuni lenti in uso non trattate che trattate
Pag. 29
superficialmente.
192.
Beta-bloccanti nel trattamento dell'ipertensione oculare dopo test delle palpebre chiuse
Gli AA., allo scopo di meglio antagonizzare la risposta ipertensiva dopo test delle palpebre chiuse
(TPC), hanno valutato l'efficacia di alcuni beta- bloccanti in commercio (levobunololo 0,5%, timololo
0,5%,
betaxololo
0,5%,
carteololo
1%).
I risultati hanno dimostrato come il levobunololo 0,5% ed in minor misura anche gli altri beta-bloccanti
valutati siano in grado di ridurre la risposta ipertensiva dopo TPC e questo dato, a parere degli AA, può
essere ricondotto non ad un peculiare meccanismo di beta-blocco ma alle specifiche caratteristiche delle
molecole con una azione a livello degli elementi cellulari delle vie di deflusso
193.
Influenza di un farmaco ß-bloccante dotato di I.S.A. sul polso oculare di soggettio glaucomatosi
Gli Autori hanno studiato il comportamento del polso oculare in pazienti affetti da glaucoma cronico
ad angolo aperto dopo somministrazione di carteololo cloridrato 2%. Sono stati valutati i dati di quei
pazienti che non avevano mostrato modificazione di pressione arteriosa sistemica, frequenza cardiaca e
pressione
intraoculare.
I valori del polso oculare, rilevati con l'O.C.V.M. sec. Langham, non si erano modificati tra 3 ore, 15 e
30
giorni.
Gli AA. interpretano questa condizione vascolare coroideale e formulano delle ipotesi fisiopatologiche
per
interpretarne
il
meccanismo
194.
Nuove acquisizioni sulla patogenesi delle proliferazioni vitreoretiniche e trattamento farmacologico
Gli Autori, sulla base delle conoscenze riportate in letteratura, espongono le linee di ricerca attuali
per la conoscenza della genesi delle proliferazioni vitreo-retiniche e per la possibilità di un approccio
farmacologico
complementare
a
quello
chirurgico
classico.
Gli Autori concludono che pur avendo a disposizione categorie di farmaci, ogni sforzo terapeutico dovrà
essere volto alla prevenzione della loro formazione ed in questo senso acquistano particolare rilievo i
farmaci utili per l'integrità della barriera emato-retinica quali gli antocianosidi del mirtillo
195.
Studio mediante spettroscopia P-31 ed H-1 dell'effetto di farmaci antiglaucoma sul metabolismo del cristallino di
coniglio
Nel presente studio è stato valutato mediante spettroscopia P-31 e H-1 RMN, l'effetto metabolico di
farmaci antiglaucoma nei cristallini di conigli. pilocarpina e due farmaci con attivityà ß-bloccante, quali
timololo 0,5% e befunololo 0,5% sono stati utilizzati per il trattamento mediante instillazione a lungo
termine.
I risultati hanno messo in evidenza un aumento del flusso glicolitico nei cristallini trattati con ß- bloccanti,
in
particolare
befunololo
ma
non
con
pilocarpina.
196.
Retinite Pigmentosa e glaucoma: Momento causale o correlazione statisticamente positiva?
Gli Autori presentano due casi di R.P. associata a glaucoma. Essi colgono l'occasione per una
disamina degli altri casi descritti in letteratura e delle possibili connessioni etiologiche tra le due malattie
proposte
da
diversi
Autori.
Gli Autori ritengono che l'analisi dei rapporti intercorrenti tra R.P. e glaucoma non può prescindere dalla
disamina
dello
stato
idrodinamico
dei
soggetti
197.
Assorbimento dei farmaci topici dopo cheratotomia. Possibilità di valutazione del loro effetto mediante RMN a
bassa risoluzione
Gli Autori illustrano importanti aspetti della strategia farmacologica dopo cheratotomia sulla base
delle nuove prospettive della ricerca farmacologica e delle modificate condizioni strutturali della cornea.
Da questo punto di vista vengono considerate la idroliposubilità del farmaco, la variazione del dosaggio
della preparazione standard in base alla sua concentrazione ed al volume, un controllo del pH lacrimale
in base al pK della sostanza utilizzata, le varie modalità di somministrazione ed infine il ricorso ad
associazioni farmacologiche al fine di limitarne gli effetti collaterali e potenziarne l'azione. Viene infine
valutata la possibilità dello studio del loro effetto mediante la RMN a bassa risoluzione
198.
Comportamento dell'idrodinamica oculare in pazienti affetti da Retinite Pigmentosa sottoposti al test delle palpebre
chiuse
Gli Autori hanno sottoposto un gruppo di soggetti affetti da Retinite Pigmentosa al test delle palpebre
chiuse,
esame
che
permetterebbe
di
valutare
la
funzionalità
trabecolare.
I risultati hanno evidenziato nei soggetti con retinite pigmentosa un incremento volumetrico
Pag. 30
significativamente più basso rispetto a quello riscontrato in soggetti sani, con tono endoculare
"borderline"e
con
glaucoma
primario
ad
angolo
aperto.
Tale comportamento, secondo gli Autori, potrebbe considerarsi secondario ad una ridotta produzione di
umor
acqueo
e/o
far
ipotizzare
un
deflusso
trabecolare
aumentato
199.
Studio della pressione oculare dopo instillazione protratta di ß-bloccanti
Gli Autori hanno studiato l'andamento della pressione intraoculare in pazienti glaucomatosi trattati
con ß-bloccanti non selettivi: levobunololo cloridrato e timololo maleato, in varie concentrazioni ed
anche
associandoli.
La pressione intraoculare durante la terapia associata (levobunololo cloridrato 0,25% e timololo maleato
0,25% in somministrazione quadriquotidiana bimodale) si è ridotta in modo statisticamente significativa
dalla 3ª-5ª ora in poi rispetto a quanto osservato durante la terapia farmacologica quadriquotidiana
bimodale con timololo maleato 0,25% e levobunololo cloridrato 0,25% che peraltro non ha fornito
risultati statisticamente diversi, se non ai limiti della significatività alla 5ª ora della curva tonometrica.
Il trattamento monofarmacologico 0,25% quadriquotidiano bimodale ha fornito inoltre risultati
tonometrici sempre significativamente più bassi rispetto al trattamento con lo stesso farmaco allo 0,50%
instillato
biquotidianamente.
200.
Cinetica dell'umor acqueo a pressione non costante valutata con il test dell'ipobarismo orbitario in soggetti normali
Gli AA., avendo riscontrato come il fenomeno ipertensivo oculare successivo alla sospensione del
test dell'ipobarismo orbitario sia principalmente correlabile ad una produzione di umor acqueo (U.A.),
hanno proposto questa tecnica per valutare clinicamente il flusso sotto stress a pressione non costante,
cioè in condizioni di decremento della pressione oculare ed in assenza di influenza delle vie di deflusso
pressione
dipendenti.
I risultati ottenuti non hanno messo in evidenza variazioni significative di produzione di U.A. in µl/min
nelle varie frazioni di tempo per lo stesso valore di ipobarismo mentre hanno fatto osservare che per
valori costanti di tempo la produzione di U.A. µl/min aumenta in modo non lineare in funzione del
decremento
pressorio
201.
Metodi analitici per lo studio dei depositi sulle lenti a contatto
Gli Autori valutano e confrontano le diverse tecniche di studio dei depositi sulle lenti a contatto,
distinguendo le metodiche di analisi in qualitative e quantitative, ambulatoriali e di laboratorio. Le
metodiche di esame ambulatoriali prese in considerazione sono: esame con lampada a fessura, di
idrofobicità, con lente di ingrandimento 7x e con intensa sorgente luminosa, con microscopio speculare,
stereomicroscopia, macrostereomicroscopia e microscopia ottica. Le metodiche di laboratorio descritte
sono: istologiche ed istochimiche, microscopia ad immunofluorescenza, microscopia a contrasto di fase
ed interferenziale, microscopia a luce polarizzata, microscopia elettronica a scansione ed a trasmissione,
microanalisi con microsonda elettronica a raggi X, elettroforesi, metodi biologici, ELISA, metodica
radioimmunologica (RIA), spettrofotometria, spettroscopia a raggi infrarossi tradizionale ed a
trasformata di Fourier, spettroscopia Raman-Laser, spettroscopia ad assorbimento atomico o di
emissione, diffrazione a raggi x e cristallografia, cromatografia su strato sottile, gascromatografia,
cromatografia liquida ad alta pressione, analisi degli aminoacidi, scansione elettronica per analisi
chimica, termogravimetria ed analisi calorimetrica differenziale, risonanza magnetica nucleare (RMN) e
procedimento di analisi simultanea. Gli AA. concludono che assume un particolare rilievo la possibilità
di individuare con queste metodiche la presenza e la composizione dei depositi al fine di selezionare quei
polimeri più adatti alla contattologia e valutare la possibile causa di rifiuto di una lente a contatto da parte
del
portatore.
202.
Ruolo dello "stress ossidativo" da radicali liberi dell'ossigeno nell'incremento tonometrico da "Test delle palpebre
chiuse"
L'Autore, al fine di valutare il ruolo dello "stess ossidativo" da radicali liberi dell'ossigeno
nell'incremento tonometrico da "Test delle palpebre chiuse" (TPC) ha utilizzato una sostanza,
l'allopurinolo, che agisce quale scavenger di radicali liberi in virtù della sua azione bloccante la xantinaossidasi che verrebbe ad essere presente nei tessuti in condizioni di ipossia.
I risultati ottenuti hanno messo in evidenza come la somministrazione di allopurinolo riduca
significativamente l'ipertono da TPC e cioè in condizioni di stress termico e quindi viene ad essere
avvalorata
l'importanza
dei
radicali
liberi
dell'ossigeno
in
questo
evento.
Inoltre, si ipotizza che l'incremento tonometrico riscontrato dopo il test sarebbe rapportabile ad un
ostacolato deflusso a livello del trabecolato per la ridotta presenza di scavengers.
Pag. 31
203.
Effetto dell'indometacina collirio sull'ipertono da "Test delle palpebre chiuse"
L'Autore, al fine di valutare il ruolo dello stress ossidativo-termico nell'incremento tonometrico da
"Test delle palpebre chiuse", ha utilizzato una sostanza, l'indometacina 1% collirio, che agisce fra l'altro
sulla
liberazione
dei
radicali
liberi
da
parte
delle
cellule
attivate.
I risultati ottenuti hanno messo in evidenza che l'instillazione del farmaco riduce significativamente
l'ipertono da TPC e quindi viene ad essere avvalorata l'importanza dei radicali liberi dell'ossigeno in
questo
evento.
204.
Comportamento dell'idrodinamica oculare valutato con il test dell'ipobarismo orbitario previa instillazione di un
collirio a base di epinefrina borato 1%
Gli AA. hanno sottoposto un gruppo di soggetti al Test dell'Ipobarismo Orbitario (TIO) eseguito
monocularmente dopo singola instillazione di un collirio a base di epinefrina borato 1% in entrambi gli
occhi.
Tale test valuta la produzione di umor acqueo (UA) in condizioni di stress ed in assenza di influenza delle
vie
di
deflusso
pressione
dipendenti.
È stata eseguita anche una curva tonometrica dopo instillazione del farmaco in entrambi gli occhi.
I risultati ottenuti hanno messo in evidenza come mentre il tono oculare raggiunge il massimo decremento
dopo un'ora dall'instillazione di epinefrina borato 1%, rimanendo poi stabile per le prime ore, la massima
riduzione di produzione si riscontra anch'essa alla 1ª ora mentre incrementi significativamente non diversi
rispetto
alla
base
si
riscontrano
dalla
terza
ora.
Gli AA., per spiegare il fatto che mentre il tono resta costante la produzione sotto stress aumenta,
ipotizzano che vi sia una lenta perdita di efficacia del farmaco non ancora valutabile nelle condizioni di
stato per cui, per un migliore controllo del mantenimento dell'effetto tonometrico, prospettano l'impiego
di una sua più ridotta concentrazione e più frequente instillazione al fine di ridurre anche gli effetti
collaterali
sistemici.
205.
Nuova metodica per valutare l'effetto idrodinamico di un collirio nell'occhio consensule
Gli AA. hanno sottoposto un gruppo di soggetti al Test dell'Ipobarismo Orbitario (TIO) in entrambi
gli occhi dopo instillazione di un collirio a base di epinefrina borato 1% in un solo occhio.
Tale test valuta la produzione di umor acqueo (UA) in condizioni di stress ed in assenza di influenza delle
vie
di
deflusso
pressione
dipendenti.
I risultati ottenuti supportano l’ipotesi che il farmaco non raggiunga valori idrodinamicamente utili ad
una riduzione di produzione nell’occhio consensuale ed inoltre che l’ipertono paradosso dopo 5’ in
entrambi
gli
occhi
sia
da
rapportare
ad
eventi
extrabulbari.
206.
Radicali liberi, scavengers ed antiossidanti nella fisiopatologia oculare
Gli Autori espongono il ruolo dei radicali liberi e dei processi ossidanti nella patologia oculare
considerando i meccanismi biologici fisiologici di difesa tessutale ed auspicano una strategia
farmacologica
che
protegga
le
strutture
cellulari
dagli
agenti
ossidanti.
207.
Prevenzione con Bendazac-lisina dei danni oculari indotti da radiazioni non ionizzanti ad alta energia
Nel presente lavoro gli Autori si sono proposti di valutare se la somministrazione orale o topica del
Bendazac-lisina, sostanza ad azione antidenaturante, sia un mezzo farmacologico atto a prevenire le
opacizzazioni lenticolari e, se possibile, le lesioni retiniche causate da radiazioni ad alta energia nella
considerazione degli intimi meccanismi che causano il danno molecolare, dipendente dagli UV e dalla
luce
blu,
sulle
strutture
oculari.
208.
P31, H-1 and C-13 NMR studies on the rabbit cataract induced by topical treatment with dexamethasone
Negli ultimi anni la spettroscopia RMN è stata utilizzata per studiare i meccanismi biochimici
molecolari
coinvolti
nell'induzione
della
cataratta.
In particolare questi studi utilizzano modelli animali per spiegare i meccanismi molecolari coinvolti nella
produzione della cataratta diabetica. Inoltre è stata osservata una cataratta sottocapsulare posteriore nei
pazienti
sottoposti
a
trattamento
cronico
con
corticosteroidi.
Noi abbiamo sviluppato un modello sperimentale per indurre una cataratta nel coniglio utilizzando un
trattamento topico con desametasone. La spettroscopia H-1, P-31 e C-13 ha mostrato che le variazioni
metaboliche nei cristallini di conigli trattati per 15 e 30 giorni erano simili alle variazioni osservate
precedentemente nella cataratta diabetica. I livelli di glucosio plasmatico negli animali trattati erano
cambiati
rispetto
ai
controlli.
Sono inoltre discussi il meccanismo di azione del desametasone sul cristallino e l'utilizzo del modello
Pag. 32
sperimentale
presentato
per
studiare
i
farmaci
anti-
cataratta.
209.
Characteristic biochemical alterations induced in rabbit lens by topical short-term administration of
dexamethasone
La cataratta è una effetto collaterale ben conosciuto della somministrazione sia sistemica che topica
dei glicocorticoidi; attualmente non è chiaro quale sia l'alterazione biochimica responsabile di questo
effetto. L'obiettivo di questo studio è stato quello di studiare se un trattamento a breve termine con
desametasone (Dx) per via topica conducesse a delle alterazioni biochimiche caratteristiche del
cristallino, dell'umor acqueo e del vitreo. I risultati hanno messo in evidenza dopo un trattamento a breve
termine (da 1 a 4 settimane) con Dx topico che la spettroscopia NMR rilevava un apprezzabile incremento
del Sorbitolo (S), del sorbitolo-3-fosfato (S-3-P) e del fruttosio-3-fosfato (F-3-P) nell'estratto acquoso dei
cristallini
degli
occhi
trattati.
I livelli del S del S-3-P e del F-3-P aumentavano in rapporto alla durata del trattamento. I livelli del
glucosio aumentavano nell’umor acqueo e nel vitreo mentre quelli dell'acido ascorbico nell'umor acqueo
e
nel
vitreo
erano
ridotti
rispetto
a
quelli
degli
occhi
non
trattati.
Poichè un incremento del S, S-3-P e del F-3-P è caratteristico nei cristallini catarattosi dei conigli
diabetici è possibile che la cataratta diabetica e quella indotta da glicocorticoidi abbiano una simile via
biochimica.
210.
Ruolo degli oligoelementi nel film lacrimale di soggetti sani
Gli Autori, dopo aver illustrato la chimica ed il ruolo biologico di 18 elementi inorganici, hanno
studiato
la
loro
presenza
nel
film
lacrimale
di
soggetti
sani.
Le concentrazioni riscontrate nel film lacrimale sono state paragonate con quelle presenti nel siero.
211.
Estetica e funzionalità visiva: binomio attuale
I notevoli cambiamenti di vita intercorsi in questi ultimi anni hanno reso sempre più importante
possedere una buona funzionalità visiva con un ottimale stato estetico. Ciò risulterà essere ancora più
rilevante
negli
anni
futuri.
Per un corretto trattamento dei vizi refrattivi l'occhiale, specie in alcune condizioni patologiche come
l'afachia e la miopia elevata, non dà un risultato funzionale ed estetico valido il che è invece possibile
utilizzando: lenti a contatto, lenti intraoculari oppure ricorrendo alla chirurgia refrattiva.
Gli Autori discutono i vantaggi e gli svantaggi dei vari sistemi concludendo che estetica e funzionalità
visiva
sono
oggi
un
binomio
attuale
ed
in
rapida
evoluzione.
212.
Papillary conjunctivitis and calcific corneal degeneration
Vengono riportati due casi di congiuntivite papillare indotta presumibilmente dagli esiti di una
cheratopatia calcarea, con completa risoluzione sia dei sintomi soggettivi che dell'ipertrofia papillare,
dopo utilizzo di lenti a contatto morbide-idrogel del tipo monouso (Etafilcon A) per un periodo
prolungato
di
sette
giorni.
213.
Esperienza clinica con un tipo di lenti a contatto ibride
Lenti di concezione relativamente recente, rigide nella porzione centrale e morbide nella porzione
periferica, sono state applicate a un gruppo di 84 soggetti, già portatori di lenti rigide, di cui 72 affetti da
cheratocono bilaterale di vario grado. La sintomatologia soggettiva presente con le lenti rigide è stata
completamente risolta con l'uso di tali lenti ibride. Le difficoltà incontrate sono state soprattutto di ordine
pratico e limitate alla tendenza alla rottura della lente nel punto di transizione tra la parte rigida e quella
morbida e una certa difficoltà di rimozione della lente dall'occhio. Quest'ultimo problema è stato in larga
parte risolto con l'esecuzione di un microforo nella parte periferica della lente rigida.
214.
Danno fotochimico delle strutture corneo-congiuntivali da radiazioni ultraviolette
Nel presente lavoro sono valutati la lunghezza d'onda ed i diversi valori di energia luminosa implicati
nella produzione del danno fotochimico delle strutture corneo-congiuntivali e vengono esposte le
modifiche istologiche e metaboliche che ne derivano. L'esposizione cronica in ambienti ad alta densità
di radiazioni ultraviolette è stata messa in relazione con l'insorgenza di pterygium, pinguecola, cheratite
a bandelletta e tumori maligni corneali e per questi motivi deve essere consigliata ad individui dediti a
particolari attività lavorative o ricreazionali una prudente esposizione o misure protettive: cappello con
visiera
ed
occhiali
UV
filtranti.
215.
Dinamica dell'umor acqueo sotto stress dopo instillazione di timololo maleato
Pag. 33
Gli AA. hanno sottoposto un gruppo di soggetti al Test dell'Ipobarismo Orbitario (TIO) dopo
instillazione di un collirio beta-bloccante (timololo maleato 0,5%). Tale test valuta la produzione di umor
acqueo (UA) in condizioni di stress ed in assenza di influenza delle vie di deflusso pressione dipendenti.
I risultati ottenuti, nelle condizioni sperimentali testate (-50 mmHg x 8'), evidenziano come il farmaco
già nei primi minuti agisca riducendo sensibilmente la produzione di UA mentre la pressione oculare non
risulta
ancora
ridotta.
Gli AA. ipotizzano che l'ipotono avvenga per una riduzione della secrezione attiva che per altro
avverrebbe
indirettamente.
216.
Effetti dell'instillazione di propranololo sulla dinamica dell'umor acqueo in condizioni di provocazione
Gli AA. hanno sottoposto un gruppo di soggetti al Test dell'Ipobarismo Orbitario (TIO) dopo
instillazione di un collirio beta-bloccante (propranololo 1%). Tale test valuta la produzione di umor
acqueo (UA) in condizioni di stress ed in assenza di influenza delle vie di deflusso pressione dipendenti.
I risultati ottenuti, nelle condizioni sperimentali testate (-50 mmHg x 8'), supportano l'ipotesi che il
farmaco già nei primi minuti e quando la pressione oculare non risulta modificata riduce statisticamente
la
produzione
di
UA.
Inoltre, dopo due ore dall'instillazione del propranololo, quando significativa risulta la riduzione della
pressione oculare nella curva tonometrica, la produzione sotto stress ritorna ad essere quella iniziale.
Gli AA. prospettano ulteriori studi, anche in condizioni di non provocazione, al fine di un ottimale
controllo
della
produzione
di
UA
nei
soggetti
glaucomatosi.
217.
Effetti dell'isoproterenolo sulla produzione dell'umor acqueo sotto stress
Gli AA. hanno sottoposto due gruppi di soggetti omogenei dopo instillazione (5' ed 1h prima del test)
di un collirio beta-stimolante: isoproterenolo solfato 4%, al Test dell'Ipobarismo Orbitario (TIO). Tale
test valuta la produzione di umor acqueo (UA) in condizioni di stress ed in assenza di influenza delle vie
di
deflusso
pressione
dipendenti.
I risultati ottenuti hanno messo in evidenza, nella prima ora dall'instillazione, un'azione bifasica: prima
una riduzione di produzione quindi un suo incremento mentre il tono oculare di base risultava non variare.
Resta indubbio che il fenomeno sia secondario ad una risposta vascolare locale con conseguenti turbe
idrodinamiche. Successive ricerche sono necessarie al fine di meglio comprendere il meccanismo di
azione
di
questi
farmaci
ß-stimolanti.
218.
Ruolo di sostanze antiossidanti, vitamina A, E, C, sull'ipertono da "Test delle palpebre chiuse"
Gli Autori ipotizzano che l'ipertono da "Test delle palpebre chiuse" (TPC) sia da correlare ad uno
stato di alterato bilanciamento tra richieste ed offerte metaboliche con stess ossidativo.
I radicali liberi prodotti durante il test sarebbero causa, in rapporto alla resistenza all'autossidazione, di
ostacolato deflusso trabecolare anche se è possibile un'aumentata produzione di umor acqueo.
Si è voluta confermare tale ipotesi somministrando separatamente, per via sistemica e per sette giorni
consecutivi prima del test, ad intervallo di una settimana, sostanze antiossidanti quali vitamine A, E, C.
I risultati ottenuti portano a considerare che tali sostanze, ed in specie il retinolo, almeno per le posologie
usate,
possono
ridurre
l'ipertono
da
TPC.
Si intravede così l'importanza dello stato di autossidazione delle strutture del segmento anteriore oculare
ed il ruolo centrale che potrebbe assumere il sistema adenosinico in un momento complesso di interventi
in quelle occasioni in cui cellule e tessuti si trovano a dover fronteggiare un elevato dispendio energetico
allo scopo di mantenere e ripristinare un adeguato bilanciamento tra richieste ed offerte metaboliche così
come
durante
il
TPC.
219.
Effetti biologici delle radiazioni ultraviolette sul cristallino
Durante gli ultimi venti anni le radiazioni sono state identificate come un importante fattore implicato
nel determinismo di opacità lenticolari. Infatti, sono state accumulate numerose prove che coinvolgono
gli UV nella formazione di aggregati proteici nel cristallino, nella generazione di composti fluorescenti,
nella pigmentazione nucleare, nella inibizione di attività enzimatiche e nell'alterazione della permeabilità
di membrana. Gli Autori hanno ricercato nel processo d'invecchiamento del cristallino ed in determinati
tipi di cataratta senile l'importanza di un'esposizione cronica a radiazioni UV.
220.
Prevenzione delle patologie oculari da radiazioni a brevi lunghezze d'onda mediante l'instillazione di composti
chinolinici
L'instillazione di colliri contenenti sostanze con azione di filtro nei confronti degli UV e della luce
blu viene presa in considerazione dagli Autori come un utile mezzo nella prevenzione di patologie oculari
adesse collegate. In particolari attività tale mezzo può permettere di superare difficoltà legate all'uso degli
Pag. 34
occhiali e del cappello con visiera ma d'altra parte necessita di una instillazione di una goccia ogni duetre
ore
il
che
può
limitarne
l'accettazione
per
usi
prolungati.
221.
Test di reversibilità e controllo dell'evoluzione dei difetti perimetrici da glaucoma cronico semplice mediante
trattamento a breve termine con monosialo- ganglioside GM1 (Sygen)
Gli AA. hanno valutato gli effetti sull'evoluzione dei difetti perimetrici da glaucoma ad angolo aperto
del
monosialoganglioside
GM1
(Sygen)
con
trattamento
a
breve
termine.
Il suo razionale impiego viene giustificato in una limitazione della neurotossicità da neurotrasmettitori
eccitatori (EAA) per inibizione della traslocazione permanente della proteinkinasi C (PKC).
La significativa reversibilità di parte del danno perimetrico ottenuta dopo questo trattamento tenderebbe
ad avvalorare l'ipotesi che in tale patologia oculare vi possa essere una traslocazione permanente della
PCK nelle fibre neuronali per cui il monosialoganglioside GM1, inibendo quest'ultimo evento,
risulterebbe utile per "controllare" l'evoluzione del danno perimetrico che come "test di reversibilità".
D'altra parte, la regressione ottenuta dopo sospensione della terapia prospetta il suo utilizzo per cicli più
lunghi anche per un "ottimale potenziamento della neuroplasticità", con riattivazione di circuiti latenti e
cioè potenziando gli effetti trofici del Nerve Growht Factor in quanto agendo esclusivamente a valle della
stimolazione dei recettori degli EAA e non bloccandoli non danneggia funzioni fisiologiche incluse le
risposte
plastiche
necessarie
alla
riparazione.
222.
Processi di disidratazione di lenti a contatto idrogel mediante RMN a bassa risoluzione
Gli idrossi derivati del metacrilato costituiscono una categoria di idrogel largamente impiegati come
materiali biocompatibili in particolare per le lenti a contatto. Allo scopo di caratterizzare gli stati fisici
dell'acqua che vengono a dipendere dall'interazione con la matrice polimerica, gli eventuali fenomeni di
scambio, la cinetica ed i meccanismi del processo di disidratazione, in funzione della differente natura
della matrice polimerica, sono stati studiati quattro differenti tipi di idrogel mediante tempi di
rilassamento protonici T2 RMN a bassa risoluzione. Ciò è stato effettuato dopo uguale asciugamento,
per eliminare l'acqua di superficie, ed a temperatura costante di 35°C. I risultati ottenuti hanno messo in
evidenza che i meccanismi dei processi di disidratazione non sono strettamente correlabili né con il valore
nominale del contenuto di acqua (38.6,45,58,78%), né con gli stati fisici (libera o legata) dell'acqua stessa
per cui si ipotizza che la cinetica di disidratazione degli idrogel dipenda dalle caratteristiche strutturali
della
matrice
polimerica.
223.
Ruolo del processo di disidratazione in lenti a contatto “Monouso” e qualità della visione. Studio mediante
Risonanza Magnetica Nucleare
La conoscenza nel tempo dello stato di idratazione di una lente a contatto in idrogel rappresenta un
fattore di estrema rilevanza clinica influenzando, in ultima analisi, la qualità della visione. In tale ambito
una grande importanza assume lo studio del processo di disidratazione eseguito su lenti “monouso”. Tale
processo è stato a tutt’oggi prevalentemente considerato mediante le tecniche gravimetriche. Le
Risonanze Magnetiche Nucleari (RMN) sono in grado di fornire invece informazioni non solo sul
contenuto in acqua, ma anche sui tipi di acqua (libera e legata) presenti e sui meccanismi dei
corrispondenti processi. Recenti studi condotti dagli Autori hanno infatti messo in evidenza il preminente
ruolo giocato dei differenti tipi di acqua nel processo di disidratazione rispetto al contenuto di acqua. Nel
presente lavoro mediante RMN sono stati analizzati i processi di disidratazione di tre lenti monouso di
Case diverse. I risultati ottenuti hanno messo in evidenza il ruolo rappresentato dall’acqua legata nella
struttura
del
polimero
e
conseguentemente
nella
qualità
del
prodotto.
224.
Somministrazione topica di glucocorticoidi ed alterazioni biochimiche indotte nel cristallino. Relazione con lo
sviluppo della cataratta
Sono stati studiati gli effetti biochimici e metabolici, a livello oculare e sistemico, della
somministrazione oculare topica di due glucocorticoidi, il desametasone (Dx) ed il clobetasone butirrato
(Cb), al fine di individuare le alterazioni responsabili della formazione della cataratta indotta da steroidi.
Le alterazioni biochimiche indotte nel cristallino sono state studiate mediante spettroscopia RMN. I
risultati indicano che Dx, ma non Cb, provoca, a livello del cristallino alterazioni del metabolismo
glicidico e delle membrane, modificazioni assai simili a quelle riscontrate in animali diabetici e nella
cataratta da zuccheri. Queste modificazioni sembrano quindi essere attribuibili ad un aumento dei livelli
di glucosio. È d’altronde possibile il coinvolgimento di un meccanismo di tipo ossidativo, come suggerito
dalla drastica diminuzione dei livelli di acido ascorbico. È infine possibile che vi sia una precoce
alterazione della funzionalità della Na-K,ATPasi epiteliale del cristallino. Gli effetti oculari sembrano
comunque
essere
secondari
a
fenomeni
sistemici.
Pag. 35
225.
Iridotomia periferica con laser Nd:YLF (1053 nm): nostra esperienza
Gli Autori hanno verificato l’efficacia della iridotomia con laser Nd:YLF a picosecondi nel glaucoma
primario acuto. Sono stati sottoposti ad iridotomia laser 15 occhi di altrettanti pazienti durante le 12 ore
successive alla diagnosi. Non è stata impiegata alcuna terapia locale ipotonizzante pre e nell’immediato
post-operatorio. In 8 pazienti, risultati positivi a distanza di un mese dal trattamento al test della camera
buia, è stata eseguita anche una iridotomia nell’occhio adelfo. Alla fine del follow-up di 4 mesi si è
osservato un buon compenso tonometrico in oltre il 90% dei casi trattati. L’iridotomia praticata con il
Nd: YLF presenta margini regolari e ridotto danno perilesionale. L’energia totale accumulata è più
elevata rispetto a quella del Nd: YAG laser, tuttavia la bassissima quantità di energia liberata da ogni
singolo
impulso
risulta
meno
lesiva
per
il
tessuto.
226.
Danno fotochimico sulla retina da radiazioni ultraviolette
Gli Autori hanno intrapreso la loro ricerca per stabilire se l'esposizione acuta o cronica a radiazioni
nello spettro dell'ultravioletto prossimo durante attività all'aperto o in occasione di intensa illuminazione
artificiale (microscopio operatorio) può causare sulla retina umana un danno paragonabile a quello che
si
verifica
in
condizioni
sperimentali
di
notevole
irraggiamento.
227.
Suscettibilità retinica al danno da luce blu
Lo spettro d'azione del danno retinico fotochimico comprende non solo l'ultravioletto prossimo (300400 nm) ma anche la luce blu (400-500 nm) ed i dati istologici mostrano come i due tipi di lesioni abbiano
caratteristiche differenti così come viene discusso in dettaglio. Infatti ci sono diverse molecole nei coni,
nei bastoncelli e nell'epitelio pigmentato retinico capaci di assorbire fotoni ad alta energia, di trasmettere
il loro stato di eccitazione ad altri costituenti del tessuto retinico e di causare danni irreversibili.
228.
Rilievo epidemiologico della pressione endoculare in un gruppo di pazienti affetti da retinite pigmentosa
È stato preso in esame un gruppo di 159 pazienti affetti da retinite pigmentosa (RP) afferenti al Centro
per le Patologie Retiniche Eredofamiliari al fine di valutare la possibile presenza di valori della pressione
endoculare (IOP) diversi da quanto riscontrato in una popolazione di soggetti sani e privi di patologie
oculari. La valutazione della IOP è stata effettuata sia sul gruppo nel suo comlesso che in otto sottogruppi,
sei dei quali distinti in base all'aspetto oftalmoscopico dl fondo oculare e due costituiti da pazienti affetti
da
forme
sindromiche
di
RP
(S.
di
Usher
e
Laurence-Moon-Bardet-Biedl).
I risultati di questo studio consentono di escludere la possibile associazione dell'ipertensione endoculare
con questa affezione retinica, sia con la malattia considerata nel suo complesso sia in rapporto ai diversi
quadri identificabili sulla base dei riscontri oftalmoscopici. Appare peraltro indispensabile verificare
attentamente l'effettiva presenza di un ipertono prima di sottoporre pazienti affetti da RP a trattamenti
antiglaucomatosi, data l'azione vasocostrittrice che molti di questi farmaci esplicano a carico del circolo
coroideale.
229.
Sul fattore luminoso di trasmissione di ausili visivi di soggetti affetti da Retinite Pigmentosa
Gli Autori, dopo una valutazione degli ausili in uso per la riabilitazione visiva in soggetti affetti da
retinite pigmentosa (RP): mezzi ottici ingrandenti (sistemi telescopici per lontano ed ausili per vicino),
mezzi per l'espansione del campo visivo (telescopi inversi, prismi) ed intensificatori di brillanza, valutano
l'importanza del fattore luminoso di trasmissione degli ausili ottici in uso per lontano e vicino.
In conclusione gli AA. pur non potendo valutare quantitativamente questo fattore considerano come esso
sia di primaria importanza nella scelta dell'ausilio ingrandente per il fatto che il soggetto affetto da RP
desidera
una
massima
luminosità
per
una
miglior
"performance"
visiva.
230.
Sclerostomia "ab esterno" mediante Ho-YAG laser pulsato nel glaucoma primario ad angolo aperto. Risultati
preliminari
Gli ultimi decenni sono stati caratterizzati da un notevole impulso alla ricerca di metodiche di
trattamento del glaucoma primario ad angolo aperto mediante radiazione laser in alternativa alla chirurgia
filtrante tradizionale. D'altra parte, la scarsa stabilità nel tempo dei risultati ottenuti con le tecniche di
trabeculoplastica Argon e Nd:YAG laser e la costante evoluzione della tecnologia hanno riportato in auge
le tecniche di sclerostomia, aggiornate mediante l'utilizzo di diverse sorgenti di radiazione laser.
Gli Autori presentano i risultati preliminari della loro esperienza relativa al trattamento del glaucoma
primario ad angolo aperto mediante sclerostomia "ab esterno" eseguita con Ho-YAG laser pulsato e
monitoraggio
post-operatorio
dei
valori
tonometrici
sino
a
4
mesi.
231.
Ipobarismo orbitario: Test per valutare la cinetica dell'umor acqueo a pressione non costante
Pag. 36
Reputando interessante l'impiego clinico di un test per la valutazione della cinetica dell'umor acqueo
(U.A.) in condizioni di provocazione in assenza di influenza delle vie di deflusso pressione dipendenti
gli AA. si sono proposti di utilizzare il Test dell'Ipobarismo Orbitario (TIO).
Per un riscontro che il fenomeno ipertensivo alla sospensione dell'ipobarismo fosse principalmente
correlabile ad una produzione di UA e non ad una congestione corio-retinica, si sono avvalsi di un
inibitore dell'anidrasi carbonica (diclorfenamide, 50 mg) che come noto agirebbe riducendo la produzione
di UA per uno scambio Na+DH+ a livello delle cellule chiare dell'epitelio ciliare.
I risultati ottenuti avvalorano l'ipotesi che l'ipertono dopo TIO può essere proposto per valutare la
produzione di U.A. in condizioni di stress con esclusione delle vie di deflusso pressione dipendenti a
pressione non costante e cioè in condizioni di decremento della pressione oculare.
232.
Effetti della iridoclasia con Nd-YAG laser e dell'argon laser trabeculoplastica nella profilassi dell'ipertono da "Test
delle palpebre chiuse"
Non è ancora ben nota la causa dell'incremento pressorio dopo il Test delle Palpebre Chiuse (TPC).
Gli AA, allo scopo di valutare questa problematica, hanno sottoposto un gruppo di soggetti con angolo
stretto ad iridoclasia con Nd-YAG laser e quindi ad Argon laser trabeculoplastica (ALT) mentre un
ulteriore gruppo con angolo aperto solo ad ALT. Il TPC veniva ripetuto prima e dopo ogni trattamento
laser.
I risultati ottenuti dopo iridoclasia con Nd-YAG laser non hanno messo in evidenza alcuna variazione
tonometrica né di base né dopo il test di provocazione mentre dopo ALT in ambedue i gruppi si è ottenuto
sia una riduzione significativa del tono oculare basale che dopo TPC con valori statisticamente superiori
in
quest'ultimo
caso.
Gli AA concludono che l'incremento tonometrico riscontrato dopo il test di provocazione non sarebbe
rapportabile ad un blocco pupillare per cui il trattamento con Nd-YAG laser non risulterebbe utile mentre
l'ALT costituirebbe un sicuro indirizzo terapeutico in quanto i valori di incremento rientrerebbero nella
normalità
almeno
per
i
tempi
esaminati
(3-4
settimane).
233.
Apparato lacrimale
In questo capitolo, del libro di "Oftalmologia" di M.G. Bucci, viene descritta l'anatomia, la fisiologia,
la semeiotica, le metodiche cliniche di indagine e la patologia dell'apparato lacrimale e cioè delle
ghiandole lacrimali, che provvedono alla secrezione delle lacrime e delle vie lacrimali che sono deputate
alla
escrezione
del
liquido
lacrimale.
234.
Film lacrimale
In questo capitolo, del libro di "Oftalmologia" di M.G. Bucci, viene descritta la composizione fisica
e chimica delle lacrime, gli esami di pratica clinica per lo studio della funzionalità del film lacrimale, le
anomalie
ed
il
loro
trattamento
medico.
235.
Lenti a contatto
In questo capitolo, del libro di "Oftalmologia" di M.G. Bucci, vengono descritte le indicazioni e
controindicazioni all'uso delle lenti a contatto, i materiali in uso, le tecniche di applicazione, la
manutenzione
e
le
complicazioni
all'uso.
236.
Danno fotoindotto da strumenti e metodiche d'indagine utilizzati in campo oftalmologico
Alcuni strumenti oftalmologici e l'angiografia a fluorescenza possono rappresentare una sorgente di
radiazioni non ionizzanti che presentano la potenziale proprietà di causare un danno fotoindotto sulle
strutture oculari soprattutto sulla retina. Particolare attenzione deve essere prestata dagli Oftalmologi nel
valutare
la
contemporanea
assunzione
di
farmaci
fotosensibilizzanti.
237.
Miopia e luce
Lo scopo del presente lavoro è quello di rivedere gli studi sperimentali eseguiti in occhi di animali
riguardanti la possibilità di indurre per mezzo della stimolazione luminosa lo sviluppo della miopia e di
avanzare l'ipotesi che l'emmetropizzazione è un fenomeno dipendente dalla visione.
238.
Importanza della valutazione dello stato di idratazione delle lenti a contatto in idrogel sulla qualità delle immagini
visive
L'Autore valuta l'importanza dello stato di idratazione delle lenti a contatto nella qualità delle
immagini
visive.
I dati riscontrati non confermano che gli idrogel ad alto contenuto nominale di acqua si disidratano più
velocemente e così gli idrogel con più elevata percentuale di acqua libera.
Pag. 37
La
disidratazione
è
funzione
quindi
delle
proprietà
chimico
fisiche
del
polimero.
239.
Problemi e metodiche sperimentali per l'induzione del danno sulle strutture oculari da radiazioni ultraviolette e
luminose
Nel presente lavoro gli Autori considerano i problermi riguardanti l'induzione sperimentale del danno
da radiazioni UV e luminose sulle strutture oculari (cornea, cristallino, retina) facendo attenzione agli
aspetti pratici che hanno una correlazione con la vita umana e rilevano la necessità di utilizzare animali
che presentino un'analogia più rispondente possibile con i mezzi diottrici o con la retina umana per
ottenere
risultati
di
utilità
clinica.
240.
Lenti filtranti le radiazioni ultraviolette come protezione per la fotosensibilizzazione dei tessuti oculari da farmaci
ad uso dermatologico
Gli Autori, avendo riscontrato la presenza di cataratta in soggetti la cui relativa giovane età non poteva
giustificare il cosiddetto processo di aging del cristallino, sono stati spinti, in base all'anamnesi fornita
dai pazienti, ad indagare su alcuni farmaci, come gli psoraleni e i retinoidi, usati in campo dermatologico,
per comprendere i danni indotti dalla loro accertata o potenziale attività fotosensibilizzante a carico delle
strutture oculari e quindi capaci di determinare tra l'altro l'insorgenza della cataratta e mettere in atto le
opportune misure di protezione del cristallino e della retina utilizzando lenti UV filtranti.
241.
Comportamento dell'idrodinamica oculare dopo instillazione di apraclonidina cloridrato 1%
Gli Autori hanno valutato il comportamento dell'idrodinamica oculare in ambedue gli occhi dopo
instillazione monoculare di un collirio a base di apraclonidina cloridrato 1%.
I risultati ottenuti hanno messo in evidenza una significativa riduzione del tono e della produzione di
umor acqueo in ambedue gli occhi anche se con un significativo minor effetto idrodinamico nell'occhio
consensuale.
Gli AA. concludono che il farmaco, per il suo assorbimento sistemico, avrebbe un effetto idrodinamico
sull'occhio consensuale mentre, per la sua scarsa lipofilia e ridotta penetrazione della barriera ematoencefalica,
influenzi
solo
scarsamente
la
pressione
arteriosa.
242.
Analisi spettrofotometrica (visibile ed UV) di lenti da occhiali
Poiché la relazione causa-effetto tra radiazione UV e blu e determinate patologie oculari sta
acquisendo sempre più credito in campo oftalmologico, gli Autori hanno ritenuto opportuno effettuare
un'estesa analisi spettrofotometrica di lenti da occhiali in commercio. Sono state comparate lenti per uso
principalmente refrattivo, con superfici ottiche differentemente trattate, lenti per uso principalmente
terapeutico e lenti per uso principalmente antisolare, sia in materiale organico che minerale.I dati sono
stati analizzati alla luce della loro efficacia nell'assorbimento delle radiazioni a corta lunghezza d'onda. I
trattamenti superficiali (antiriflesso, UV selettivo e i due combinati), effettuati su lenti a scopo
principalmente refrattivo, hanno effetto differenziato sulla trasmittanza della radiazione blu ed UV, a
seconda del materiale con cui è costruita la lente. Le lenti a scopo principalmente terapeutico con
colorazione in pasta hanno mostrato di poter effettivamente ostacolare la trasmissione sia della radiazione
blu che UV in misura maggiore rispetto ad altre lenti commercializzate a tal scopo. Per le lenti a scopo
principalmente antisolare i risultati sono stati notevolmente contrastanti sulla capacità selettiva sia della
radiazione
blu
che
UV.
Tutto ciò rende evidente la necessità di una formulazione di norme che pongano in condizione sia i
distributori che i fruitoridi lenti organiche di conoscere in modo univoco le caratteristiche di trasmittanza.
243.
Farmaci e fotosensibilizzazione dei tessuti oculari
Esiste per alcuni farmaci la possibilità di causare, tramite un meccanismo fototossico, dei danni a
carico delle strutture oculari esposte all'azione delle radiazioni ultraviolette (cornea, cristallino, retina).
L'eventualità di insorgenza di una fotoallergia sembra invece essere più remota e comunque molto più
difficilmente determinabile, ma non è escluso che sia implicata in manifestazioni definite, fino ad oggi,
semplicemente "da ipersensibilità". È pur vero che questa capacità degli agenti fotosensibilizzanti di
determinare alterazioni cellulari può essere vantaggiosamente indirizzata a scopo terapeutico. Infatti, gli
Psoralieni trovano impiego, oltre che nella psoriasi e nella vitiligine, nella cura dei linfomi cutanei
(fotoferesi), l'Ematoporfirina nel trattamento di melanomi oculari e dei retinoblastomi (fototerapia) e se
alle sperimentazioni effettuate anche con Doxorubicina ed Ac. retinoico (instillati intraoperatoriamente)
seguirà un'applicazione pratica, farmaci con potenziale proprietà fotosensibilizzante potranno essere
utilizzati nell'inibizione della proliferazione e della migrazione dell'epitelio lenticolare, responsabile
dell'insorgenza di opacità, dopo intervento di estrazione extracapsulare di cataratta. Non bisogna infine
dimenticare che è stato dimostrato che anche sostanze utilizzate nelle soluzioni per la conservazione, la
Pag. 38
disinfezione ed il risciacquo delle lenti a contatto, quali il Thimerosal e la Clorexidina, presentano
un'attività mutagena UVA dipendente e che perciò deve essere sconsigliato un uso improprio dei prodotti
che li contengono, evitando, per quanto è possibile, il contatto con essi.
Considerando poi che composti come le Fenotiazine, gli Psoraleni, l'Allopurinolo, le Tetracicline ed i
Sulfamidici per uso topico, tanto per citare i più usati, sono difficilmente sostituibili con altri farmaci e
che in assenza di radiazioni elettromagnetiche di determinate lunghezze d'onda non sono dannosi per i
tessuti dell'occhio, l'utilizzazione di speciali lenti filtranti gli UV e la luce blu, già sperimentate ed adottate
in corso di PUVA terapia della psoriasi e della vitiligine, potrebbe essere estesa, per il relativo basso
costo e la buona tollerabilità, a quei trattamenti con i farmaci citati in questo lavoro. In realtà, l'uso di
comuni lenti da sole, che non solo non presentano un filtraggio selettivo nei riguardi di UV e luce blu,
ma addirittura ostacolano la normale risposta miotica dell'iride alla stimolazione luminosa, non risulta di
alcuna
utilità,
anzi
può
accentuare
l'assorbimento
di
radiazioni
dannose.
244.
Clobetasone-17 butirrato e cataratta. Studio RMN con 31P, 1H e 13C
Sono stati studiati gli effetti di un farmaco corticosteroideo sintetico, il clobetasone-17- butirrato, sul
metabolismo di cristallini di coniglio utilizzando risonanza magnetica nucleare spettroscopica 31P, 1H e
13C.
Non sono state osservate variazioni nei livelli di sorbitolo, sorbitolo 3-P, alfa-glicerofosfato, fruttosio 3P o mioinositolo. Comunque il clobetasone- 17-butirrato non ha influenzato il trasporto attivo di
aminoacidi né alterato i livelli plasmatici di glucosio. Questi risultati indicano che l'instillazione di
clobetasone-17-butirrato non induce effetti collaterali nel cristallino di coniglio, che invece sono stati
descritti
con
trattamento
prolungato
di
desametasone.
245.
I materiali delle lenti a contatto
In quest’ultimi venti anni un notevole numero di materiali adatti alla costruzione di lenti a contatto
sono stati immessi nel mercato. Una classificazione di tali materiali viene proposta, riferendosi alla
classica suddivisione in morbidi e rigidi, e una analisi comparata delle loro caratteristiche viene effettuata.
246.
Nuclear Magnetic Resonance study of dehydration in a glyceryl-methylmethacrylate contact lens
È stato studiato il processo di disidratazione delle lenti a contatto di gliceril-metil-metacrilato
(Crofilcon A) con la risonanza magnetica nucleare (RMN) a bassa risoluzione e i risultati sono stati
confrontati con le misurazioni gravimetriche. L’analisi dei tempi di rilassamento traversi permette di
distinguere l’acqua legata da quella libera della lente. Ci sono due fasi nel processo di disidratazione.
Durante la prima fase si osserva una perdita dell’acqua libera, mentre quella legata rimane costante,
mentre in una seconda fase si è osservata una perdita dell’acqua legata.
247.
Antibiotici e chemioterapici con potenziale effetto fotosensibilizzante sulle strutture oculari e protezione con lenti
filtranti gli ultravioletti. Su di un caso clinico di colorazione della cornea dopo impiego topico di tetraciclina
Gli Autori, avendo osservato un caso di colorazione della cornea dopo impiego topico di tetraciclina,
hanno preso in esame le modalità con cui i raggi ultravioletti possono attivare delle molecole dotate di
particolare attività fotosensibilizzante, in modo da consentire loro di intragire con le strutture biologiche.
Hanno così ricercato tra gli antibiotici ed i chemioterapici, quei composti che a causa della loro capacità
di fotolegame con i tessuti oculari avessero la probabilità di causare danni a questi livelli.
248.
Correlazione tra danno da fotosensibilizzazione dei tessuti oculari ed assunzione di fenotiazine, allopurinolo ed
ematoporfirina. Vantaggi nell’impiego di lenti filtranti gli ultravioletti
Gli Autori, continuando la loro ricerca sull’attività fotosensibilizzante posseduta da alcuni farmaci,
come Psoralieni, Retinoidi, Antibiotici e Chemioterapici, hanno potuto appurare che anche le
Fenotiazine, l’Allopurinolo e l’Ematoporfiina posseggono una tale proprietà. Essi vogliono sottolineare
che, abolita per mezzo di lenti UV schermanti la eventuale interazione di tali sostanze presenti nell’occhio
con i raggi UV, responsabile del danno sulle strutture oculari, potrebbe essere salvaguardata l’integrità
di
questi
tessuti.
249.
Fenomeni di superficie di lenti a contatto in idrogel. Potenziali fattori eziologici di processi infettivi
La relazione tra fenomeni di superficie delle lenti a contatto (lac) in idrogel ed infezioni corneali
appare a tutt’oggi confusa e per certi versi contraddittoria. L’obiettivo del lavoro è stato quindi quello di
individuare e studiare, oltre al contenuto totale dell’acqua ed alla carica ionica, ulteriori parametri fisicochimici, come i tipi di acqua e la loro cinetica, degli idrogel più diffusi per la costruzione di lenti a
“rimpiazzo frequente”, possibili fattori causali dell’evento infettivo. Utilizzando la RMN a bassa
risoluzione l’acqua totale è stata differenziata in esterna ed interna di cui inoltre è stata caratterizzata la
Pag. 39
cinetica. Dopo aver discusso l’aspetto biotecnologico dei polimeri studiati si è considerata l’acqua esterna
come fenomeno di superficie in rapporto alla formazione dei depositi muco-proteici, all’aderenza
batterica
e
alla
disepitelizzazione
corneale
ed
i
risultati
vengono
discussi.
250.
Mezzi ottici di protezione per le radiazioni ultraviolette e blu
È dimostrato che le radiazioni ad elevata energia fotonica possono essere dannose per la cornea, il
cristallino e la retina. Sia le lenti per occhiale che le lenti a contatto morbide possono assicurare
un’adeguata protezione oculare se vengono utilizzati dei materiali UV assorbenti. Le lenti a contatto
rigide possono lasciare scoperta, e quindi non protetta, circa il 30% della superficie corneale mentre le
lenti intraoculari con filtri per la radiazione UV (RUV), oggi in uso, ed auspicabili anche per la radiazione
blu (RB), rappresentano un’essenziale forma di protezione per la retina dell’afachico ma per ovvie ragioni
non per la cornea. Con tale prospettiva emerge, per gli oftalmologi, la necessità di educare i pazienti che
gli occhiali, e in special modo quelli “da sole”, non debbono essere scelti semplicemente seguendo i
criteri estetici e di moda. È necessario inoltre che vengono al più presto formulate delle restrittive e
uniformi normative a livello internazionale (ISO-CEN) sulle proprietà di trasmissione di questi mezzi
ottici
di
protezione.
251.
Scelta di una lente da occhiali per scopi speciali come sistema di protezione da danno fotochimico in base al valore
del fattore luminoso di trasmissione
Gli Autori, considerando che le lenti da occhiali per scopi speciali e cioè selettive per le radiazioni
UV e blu, con l’impiego primario di alleviare la fotofobia, l’abbagliamento e la perdita di contrasto in
alcune patologie oculari così come quello preventivo per il danno fotochimico indotto da radiazioni a
brevi lunghezze d’onda sono in continua espansione, hanno osservato come il fattore luminoso di
trasmissione (tv e tblu) sia un parametro da considerare per l’idoneità di una lente da utilizzare a tal
ascopo. I risultati ottenuti su alcuni tipi di queste lenti (22) hanno messo in evidenza, con diversi
illuminanti, la notevole variabilità del tv e tblu per le lenti esaminate e quindi come la scelta di una lente
per
scopi
speciali
debba
essere
sempre
ponderata
per
il
fine
prefissatoci.
252.
Importanza dell’illuminamento nell’ipovisione e suo controllo con mezzi ottici e non ottici
Gli Autori prendono in considerazione le problematiche connesse al controllo dell’illuminamento
nell’ipovisione: tipo di illuminante, distanza superficie illuminante-occhio, angolo di irraggiamento della
superficie illuminante, tipo di lente prescritta, mezzi non-ottici ed il fattore luminoso di trasmissione.
253.
Danni oculari indotti da radiazioni infrarosse, microonde, radiofrequenze e campi ELF
Studi di laboratorio hanno mostrato un sensibile aumento di danni oculari (opacità lenticolari e
cataratta, cicatrici corioretiniche, disorganizzazione del vitreo) a seguito di esposizione a microonde,
radiofrequenze, radiazioni infrarosse ed abnormi stimolazioni della retina (magnetofosfeni) indotte da
campi ELF. L’estrapolazione dei dati ottenuti in vitro all’uomo non è accettata da tutti gli Autori ma le
implicazioni
di
questi
risultati
sperimentali
non
possono
essere
ignorate.
254.
Apraclonidina VS indometacina nell’ipertono da argon laser trabeculoplastica
Gli AA. si sono proposti di valutare l’efficacia dell’apraclonidina cloridrato nella profilassi
dell’ipertono acuto che segue l’Argon laser trabeculoplastica (ALT) quando tale farmaco viene instillato
sia
nell’occhio
in
cui
viene
eseguito
il
trattamento
che
nel
controlaterale.
L’effetto
dell’apraclonidina
è
stato
confrontato
VS
l’indometacina.
I risultati ottenuti confermano l’efficacia dell’a2-agonista nel ridurre detto ipertono anche quando è
instillato
nell’occhio
consensuale
pur
se
con
valori
significativamente
minori.
Si conferma l’effetto non ipotonizzante dell’indometacina su l’incremento pressorio dopo ALT.
255.
Lenti a contatto in idrogel. Importanza della valutazione del loro stato di idratazione
L’Autore esamina le varie possibilità offerte dalla tecnologia per valutare lo stato di idratazione di un
idrogel per lenti a contatto: gravimetria, refrattometria, analisi termica differenziale, termogravimetria,
spettroscopia Raman laser ed all’infrarosso con trasformate di Fourier (ATR/FTIR) e la risonanza
magnetica
nucleare
(RMN)
a
bassa
risoluzione.
L’Autore reputa che quest’ultima metodica sia molto idonea. Infatti, con i metodi gravimetrici si
ottengono solo dati inerenti alla variazione del contenuto totale di acqua del sistema mentre con l’analisi
dei parametri dinamici RMN è possibile seguire nel tempo la distribuzione e la mobilità dell’acqua di
superficie (esterna) ed interna e valutare il loro coefficiente di disidratazione.
Queste indicazioni possono essere quindi utilizzate per una migliore valutazione dei polimeri per lenti a
Pag. 40
contatto.
256.
Realtà e nuove prospettive sulla chirurgia refrattiva corneale
Gli Autori riportano gli interventi di chirurgia refrattiva corneale che oggi si eseguono e quelle che
sono le nuove prospettive sia con la chirurgia che con i trattamenti laser.
Esistono dati precisi per i quali può essere indicato un intervento ed a cui bisogna attenersi e ciò in
riferimento all’età del soggetto, allo stato obiettivo oculare, all’attività svolta e non ultimo alla
motivazione
indotta
dal
paziente.
La scelta della soluzione chirurgica deve essere una soluzione ponderata e non dettata dalla moda ma
giustificata
da
validi
motivi.
257.
Recenti acquisizioni sul ruolo della vitamina A in oftalmologia
La vit. A è implicata nello sviluppo fetale e nella regolazione della proliferazione e differenziazione
cellulare durante tutto l’arco della vita e, probabilmente, nella prevenzione e nella cura dei tumori.
L’esigenza di vit. A per la visione è conosciuta da decenni ed i deficit vitaminici costituiscono una delle
maggiori
cause
di
morbidità
pediatrica
oculare.
La vit. A gioca anche un ruolo importante nel mantenimento dell’integrità corneale e congiuntivale, nei
processi metabolici e, probabilmente, nella guarigione delle ferite corneali. Nell’uomo è la ghiandola
lacrimale a costituire la fonte principale di retinolo per la superficie dell’occhio.
Il ruolo della vitamina A è stato riscontrato anche nel controllo dell’ipertono oculare con regolazione dei
processi metabolici nel segmento anteriore conseguenti ad uno stress termico (Test delle palpebre chiuse).
Inoltre gli AA. si soffermano su quelle sostanze in grado di legare e proteggere la vit. A nelle sue varie
forme
nell’ambito
del
ciclo
visivo
e
degli
eventi
ad
esso
correlati.
258.
Ormoni sessuali e tono oculare
Gli AA. hanno esaminato gli studi condotti sui rapporti tra pressione intraoculare ed ormoni; poiché
i risultati sono spesso contrastanti viene proposta una interpretazione delle cause di questo disaccordo
circa
gli
effetti
degli
ormoni
sul
tono
oculare.
259.
Follow up ad un anno della sclerostomia “ab esterno” mediante Ho-YAG laser pulsato nel glaucoma primario ad
angolo aperto
Gli Autori presentano i risultati della loro esperienza relativa al trattamento del glaucoma primario ad
angolo aperto mediante sclerostomia “ab esterno” eseguita con Ho-YAG laser pulsato su 13 occhi di 11
pazienti e con monitoraggio post-operatorio fino a 12 mesi. Si è ottenuta la normalizzazione in 5 casi
(38,5%) senza terapia medica; in 3 occhi (23%) normalizzazione con terapia medica minimale; in 2 casi
(15,4%) è stato necessario ricorrere a terapia medica massimale; negli ultimi tre casi (23%) si è reso
necessario
l’intervento
chirurgico
filtrante.
260.
Effetti metabolici nel cristallino e nei fluidi intraoculari ed effetti sistemici nella somministrazione topica di
corticosteroidi nel coniglio; correlazione con la formazione della cataratta
Sono stati studiati gli effetti biochimici e metabolici, a livello oculare e sistemico, indotti dalla
somministrazione topica di due corticosteroidi, il desametasone (Dx) ed il clobetasone butirrato (Cb), in
conigli giovani ed adulti. I conigli sono stati sottoposti a trattamenti di durata compresa tra 7 e 30 giorni.
Le alterazioni biochimiche indotte nel cristallino sono state studiate su estratti acquosi di cristallini
mediante spettroscopia RMN di 31P, 1H e 13C; sono state inoltre determinate le variazioni dei livelli di
glucosio, Na+, K+ ed acido ascorbico nel siero e nei fluidi intraoculari. I due farmaci hanno mostrato
caratteristiche diverse: Dx provoca un aumento transitorio dei livelli di glucosio, una diminuzione,
anch’essa transitoria, dei livelli di K+ e di Na+ ed una diminuzione stabile e notevole dei livelli di acido
ascorbico; a livello del cristallino, Dx provoca estese alterazioni del metabolismo glicidico, con aumento
o comparsa di metaboliti anomali; si ha inoltre riduzione dei livelli di alcuni aminoacidi e dei metaboliti
idrosolubili dei fosfolipidi di membrana. Tali alterazioni sono analoghe a quelle riscontrate nella cataratta
indotta da zuccheri e nella cataratta diabetica sperimentale. Cb non provoca variazioni significative, sia
a livello sistemico che a livello oculare, in nessuno dei parametri considerati.
261.
Le lenti fotocromatiche
Gli Autori hanno descritto le caratteristiche di fabbricazione e di funzionamento delle lenti
fotocromatiche in vetro minerale ed organico. Segue un’analisi sui parametri di uso pratico quali il tempo
di oscuramento e di rischiaramento, la possibilità di effettuare trattamenti aggiuntivi quali l’antiriflesso,
assorbenti e di tempra. È stata ancora considerata la possibilità di costruire con il materiale fotocromatico
Pag. 41
lenti
bi-tri-multifocali
e
per
scopi
speciali.
262.
Dapiprazolo e Timoxamina vs placebo nell’ipertono acuto da argon laser trabeculoplastica. Studio preliminare
Gli Autori si sono proposti di valutare l’efficacia di due a1-bloccanti, dapiprazolo e timoxamina, nella
prevenzione all’ipertono acuto che segue l’Argon laser trabeculoplastica (ALT). Il confronto è stato
effettuato
verso
un
placebo.
I dati ottenuti sembrano evidenziare il positivo effetto di questi farmaci e specie per il dapiprazolo. Viene
discusso il vantaggio di poter ottenere durante l’ALT, con un solo collirio, un’azione miotica senza
riduzione di profondità della camera anteriore, consensualmente ad un decremento dell’ipertono acuto.
263.
Effetti biofisici dei laser in oftalmologia
Gli Autori, dopo una breve trattazione sulle caratteristiche tecniche dei laser, descrivono gli effetti
biofisici conseguenti all’interazione tra tessuti oculari ed emissione laser, in particolare il meccanismo di
fotodissociazione indotto dal laser ad eccimeri ed i suoi danni reali o potenziali.
264.
Inibizione della proliferazione e migrazione dell’epitelio lenticolare dopo estrazione extracapsulare della cataratta
con particolare riguardo alle sostanze fotosensibilizzanti
Gli Autori hanno esaminato le modalità pratiche e sperimentali, con particolare attenzione all’azione
meccanica ed alle sostanze fotosensibilizzanti, per inibire la proliferazione e la migrazione dell’epitelio
lenticolare e quindi l’opacizzazione della capsula posteriore in seguito ad intervento di estrazione
extracapsulare della cataratta e ciò dopo un rapido riepilogo dell’origine dei tessuti epiteliali responsabili
del
fenomeno.
265.
L’azione ultravioletto-filtrante di una sostanza antiallergica: il sodio cromoglicato (SCG)
Gli Autori hanno esaminato allo spettrofotometro colliri contenenti sodio cromoglicato al 2-4%. I
risultati delle analisi mostrano un’ottima proprietà UV-filtrante del SCG. In tal modo è prospettabile che
la sostanza possa essere impiegata non soltanto come specifico antiallergico ma anche come filtro adatto
a
prevenire
il
danno
UV
dipendente
sulle
strutture
oculari.
266.
Studio dell’idrodinamica oculare in condizioni di provocazione dopo instillazione di dapiprazolo
Gli AA. hanno sottoposto un gruppo di soggetti al test dell’ipobarismo orbitario (TIO) dopo una
singola instillazione di un collirio a base di dapiprazolo 0,5% in un solo occhio.
Il test utilizzato valuta la produzione di umor acqueo in condizioni di stress ed in assenza d’influenza
delle vie di deflusso pressione-dipendenti prendendo come parametro l’ipertono oculare che viene
riscontrato
dopo
l’esame.
I risultati ottenuti hanno messo in evidenza che l’incremento tonometrico rispetto al valore di base è
significativamente ridotto, specie tra la prima e la seconda ora dell’instillazione.
Gli AA. ipotizzano che un meccanismo d’azione del farmaco risieda in una interferenza con le strutture
preposte
alla
produzione
dell’umor
acqueo.
267.
Cinetiche di disidratazione di lenti a contatto monouso
L’Autore esamina le varie possibilità offerte dalla tecnologia per valutare lo stato di idratazione di un
idrogel per lenti a contatto: gravimetria, refrattometria, analisi termica differenziale, termogravimetria,
spettroscopia Raman laser ed all’infrarosso con trasformate di Fourier (ATR/FTIR) e la risonanza
magnetica
nucleare
(RMN)
a
bassa
risoluzione.
L’Autore reputa che quest’ultima metodica sia molto idonea. Infatti, con i metodi gravimetrici si
ottengono solo dati inerenti alla variazione del contenuto totale di acqua del sistema mentre con l’analisi
dei parametri dinamici RMN è possibile seguire nel tempo la distribuzione e la mobilità dell’acqua di
superficie (esterna) ed interna e valutare il loro coefficiente di disidratazione.
Queste indicazioni possono essere quindi utilizzate per una migliore valutazione dei polimeri per lenti a
contatto.
268.
The administration in association of topical beta-blockers reduced intraocular pressure and increases tonographic
outflow more effectively than the administration of the single drugs
I beta-bloccanti rappresentano il trattamento più frequente del glaucoma, ma hanno gravi effetti
collaterali, particolarmente nei pazienti asmatici e cardiopatici. È stato precedentemente dimostrato come
la somministrazione cronica di due beta-bloccanti in associazione sia stata più efficace nel ridurre la
pressione intraoculare (IOP) di quanto ci si potesse aspettare in base all’attività di ogni singolo farmaco.
Per chiarire le caratteristiche farmacodinamiche di questo sinergismo abbiamo studiato gli effetti
tonografici della somministrazione acuta in associazione binaria di tre beta-bloccanti [timololo maleato
Pag. 42
0.25% (Tm), metipranololo 0.1% (Mt) e levobunololo idrocloride 0.25% (Lv)], in pazienti con valori
patologici
o
ai
limiti
della
IOP
e
del
deflusso
tonografico
(C).
Diciotto pazienti (età 53±15.4 aa) che non avevano ricevuto in precedenza alcun trattamento sono stati
in un primo tempo sottoposti a tonografia per determinare i valori basali di IOP e C. Quando erano testati
i trattamenti con i singoli farmaci i pazienti ricevevano i farmaci due volte, alle 7.00 a alle 9.00; in caso
di trattamento in associazione i pazienti ricevevano un farmaco alle 7.00 e il secondo alle 9.00; in
entrambi i casi i pazienti erano sottoposti a tonografia alle 11.00. Poiché abbiamo usato dosaggi dei tre
farmaci che sono considerati equivalenti, la dose totale dei beta-bloccanti era uguale in tutti i tests. Sono
state testate tutte le associazioni binarie dei tre farmaci, cambiando anche l’ordine di somministrazione.
L’intervallo
di
washout
è
stato
di
15
giorni.
Qui sotto si riportano solo i risultati statisticamente significativi. Nei pazienti con IOP basale >21 mmHg
i trattamenti con i singoli farmaci riducevano la IOP del 25-30% e non c’erano differenze fra i tre farmaci.
I trattamenti in associazione riducevano la IOP del 45-45% e tutti erano più efficaci rispetto al trattamento
con ogni singolo farmaco. Nei pazienti con IOP basale <21 mmHg, d’altro canto, i trattamenti in
associazione avevano la stessa efficacia del trattamento con i singoli farmaci. Nei pazienti con valori
basali di IOP <21 mmHg e C<0.15 ml/min, l’associazione dei trattamenti che comprendevano Mt
incrementavano i vali C più dei singoli trattamenti farmacologici e del trattamento Tm+Lv. Questi
risultati suggeriscono che la somministrazione in associazione può ridurre la IOP con dosi più basse di
quelle correntemente utilizzate, limitando pertanto l’incidenza di effetti collaterali.
269.
Lenti a contatto a “ricambio frequente” in soluzione di lacrime artificiali. Effetto sui parametri dinamici RMN
È stata esaminata la dipendenza dei tempi di rilassamento RMN dei protoni dell’acqua in interazione
con lenti a contatto in idrogel a “ricambio frequente” dal tempo di trattamento delle lenti stesse con una
soluzione modello di lacrime artificiali. Per tutti e tre i tipi di lenti analizzate il trattamento con lacrime
artificiali ha mostrato una debole influenza sui parametri dinamici RMN dell’acqua “esterna” alle lenti,
mentre è stata osservata una dipendenza del tempo di rilassamento T2 dell’acqua “interna”. Si misura
infatti una forte variazione di T2 (fino al 25% del valore di riferimento) sin dal primo minuto di
applicazione delle lacrime artificiali per le lenti costituite da un polimero non-ionico, variazione che è
più contenuta e cineticamente più lenta per idrogel di tipo ionico. Essendo il valore del tempo di
rilassamento T2 RMN legato alla mobilità molecolare si può supporre una ridotta mobilità per le
molecole d’acqua in interazione con gli idrogel nelle condizioni di utilizzo e, in prima approssimazione,
una
minore
velocità
di
diffusione
nella
matrice
polimerica.
270.
Farmacovigilanza in oftalmologia
Gli Autori hanno preso in considerazione gli effetti sistemici dei farmaci somministrati localmente in
terapia oftalmica. Molti di questi effetti collaterali (ad es. per i beta-bloccanti e la pilocarpina di uso
quotidiano nella terapia del glaucoma, la fenilefrina impiegata nella diagnostica oftalmoscopica)
potrebbero essere prevenuti con semplici manovre, all’atto della instillazione, messe in atto dal paziente
stesso.
Sono stati inoltre riassunti gli effetti secondari a carico dell’occhio provocati dai farmaci somministrati
per via sistemica. Questi sono noti da molto tempo, ma è necessario sottolinearli in quanto sono spesso
sottovalutati; in alcuni casi gli studi effettuati hanno indicato le strategie che si possono mettere in atto
per evitare effetti collaterali, spesso irreversibili. È stato ad esempio rilevato come spesso non siano i
farmaci stessi a produrre i danni ai tessuti oculari ma l’interazione tra il farmaco depositatosi nel tessuto
stesso e le radiazioni elettromagnetiche: questo tipo di danno è oggi prevenibile.
Mentre il danno secondario provocato da alcuni farmaci è noto a tutti, e da tutti tenuto presente, quello
causato da tanti altri farmaci di impiego comune è meno noto (ad es. da psoralieni, retinoli, antibiotici e
chemioterapici).
Inoltre, viene messa in evidenza l’interazione tra contraccettivi orali ed occhio, per la grande diffusione
dell’impiego dei primi e per il gran numero di effetti oculari indesiderati verificatisi senza che il paziente
ne
fosse
informato.
Da quanto esposto gli Autori giungono alla conclusione che la sempre auspicata collaborazione tra
specialisti, sinora affatto realizzata, è oggi indispensabile, sia per il dovuto rispetto nei confronti del
paziente, sia perché la ricerca farmacologica mette a disposizione un tale numero di nuovi prodotti
all’anno che è di fatto difficile che il paziente li sappia riferire con precisione al momento della raccolta
dei
dati
anamnestici.
271.
Visiere colorate per gli utenti di veicoli a due ruote motorizzate e riconoscimento dei segnali luminosi stradali
Nonostante che i caschi per veicoli a due ruote motorizzate siano stati resi obbligatori da 1986 nel
nostro Paese la visiera non è stata presa in considerazione pur dovendo soddisfare alcuni requisiti tra cui
Pag. 43
quelli
ottici.
In merito alle proprietà ottiche è possibile fare riferimento a due normative già promulgate: BS 4110:1979
e E/ECE/324-E/ECE/TRANS/505-Rev.1/Add.1/Rev.2/Amend.3 del 25-6-91, mentre in altre nazioni si
può
far
riferimento
ad
altre
normative
specifiche
per
lenti
colorate.
Risulta da tali normative che i dati spettrali dei segnali luminosi stradali utilizzati sono decisamente
differenti e che il calcolo delle coordinate cromatiche x-y, che fanno riferimento al diagramma CIE,
evidenzia
risposte
diverse
per
il
rosso,
verde
e
giallo.
Un confronto diretto tra le varie normative non risulta del tutto appropriato anche per le differenze nei
metodi di calcolo. Così, per esempio, per la normativa ANSI Z80.3-1986 si fà riferimento al fattore
luminoso di trasmissione del segnale (tsig), per la normativa AS 1067.1-1990 al fattore R e fattore V, per
le normative BS 2724:1987 e DIN 58217.1980 al quoziente di indebolimento visivo relativo (Q).
Gli AA., nel presente lavoro, esaminano quindi, in riferimento alle varie normative, alcune visiere in uso
nel nostro Paese e concludono dimostrando che solo due visiere sono idonee per la normativa
BS4110:1979 ed una per quella ECE mentre il 50% delle visiere esaminate sarebbero idonee per l’uso
diurno in base alle normative per lenti da sole. Prospettano quindi ulteriori indirizzi normativi che
richiedono una più fattiva collaborazione tra i vari specialisti interessati all’argomento affinché siano
proposte ponderate limitazioni in funzione anche dello stato del senso cromatico del conducente, mentre
non è auspicabile una risoluzione del problema limitando notevolmente e praticamente eliminando dal
commercio
le
visiere
colorate.
272.
Riconoscimento dei segnali luminosi stradali con visiere colorate per gli utenti di veicoli a due ruote motorizzate
Nonostante che i caschi per veicoli a due ruote motorizzate siano stati resi obbligatori da 1986 nel
nostro Paese la visiera non è stata presa in considerazione pur dovendo soddisfare alcuni requisiti tra cui
quelli
ottici.
In merito alle proprietà ottiche è possibile fare riferimento a due normative già promulgate: BS 4110:1979
e E/ECE/324-E/ECE/TRANS/505-Rev.1/Add.1/Rev.2/Amend.3 del 25-6-91, mentre in altre nazioni si
può
far
riferimento
ad
altre
normative
specifiche
per
lenti
colorate.
Risulta da tali normative che i dati spettrali dei segnali luminosi stradali utilizzati sono decisamente
differenti e che il calcolo delle coordinate cromatiche x-y, che fanno riferimento al diagramma CIE,
evidenzia
risposte
diverse
per
il
rosso,
verde
e
giallo.
Un confronto diretto tra le varie normative non risulta del tutto appropriato anche per le differenze nei
metodi di calcolo. Così, per esempio, per la normativa ANSI Z80.3-1986 si fà riferimento al fattore
luminoso di trasmissione del segnale (tsig), per la normativa AS 1067.1-1990 al fattore R e fattore V, per
le normative BS 2724:1987 e DIN 58217.1980 al quoziente di indebolimento visivo relativo (Q).
Gli AA., nel presente lavoro, esaminano quindi, in riferimento alle varie normative, alcune visiere in uso
nel nostro Paese e concludono dimostrando che solo due visiere sono idonee per la normativa
BS4110:1979 ed una per quella ECE mentre il 50% delle visiere esaminate sarebbero idonee per l’uso
diurno in base alle normative per lenti da sole. Prospettano quindi ulteriori indirizzi normativi che
richiedono una più fattiva collaborazione tra i vari specialisti interessati all’argomento affinché siano
proposte ponderate limitazioni in funzione anche dello stato del senso cromatico del conducente, mentre
non è auspicabile una risoluzione del problema limitando notevolmente e praticamente eliminando dal
commercio
le
visiere
colorate.
273.
I processi cognitivi visivi e l’elaborazione dell’immagine
Sulla base delle ultime esperienze effettuate da diversi ricercatori, sono illustrati due distinti modelli
di elaborazione delle immagini identificati nell’uomo normale. Il primo, cognitivo, molto sofisticato e ad
elevata frequenza spaziale, preposto principalmente alla percezione, il secondo, visuale-motorio, meno
raffinato ma più essenziale e a bassa frequenza spaziale, preposto al controllo del movimento guidato
visivamente. Viene inoltre illustrato un efficace test di dissociazione dei due sistemi al fine di poterne
studiare
le
peculiari
caratteristiche.
274.
La cheratite erpetica: ruolo della terapia medica e prevenzione con disodiocromoglicato collirio
L’osservazione di un caso di vitiligine curato con PUVAsol terapia (4,5’-8-trimetilpsoralene +
esposizione solare) che presentava in un occhio una tipica ulcerazione dendritica da HSV1 ha indotto gli
AA. a considerare la possibilità che gli psoraleni possano causare la riattivazione del virus erpetico. Gli
AA. nel sottolineare il ruolo fondamentale della prevenzione dall’esposizione solare focalizzano
l’attenzione sulla pressoché totale azione di filtro nei confronti dell’UV prossimo attuata dal disodio
cromoglicato
collirio.
275.
L’invecchiamento del cristallino: analisi biochimica e morfologica
Pag. 44
Gli AA. esaminano gli studi compiuti sui processi di invecchiamento del cristallino animale ed umano
per evidenziare le alterazioni comuni tra presbiopia e cataratta, e per inquadrare questo fenomeno
evolutivo da un punto di vista funzionale, biochimico ed ultrastrutturale. Propongono l’impiego delle
misure PFG-SE per acquisire nuovi dati al fine di una migliore conoscenza dei fenomeni in gioco nella
senescenza
del
cristallino.
276.
Materiali per lenti a contatto: aggiornamento e nuove prospettive
In questi ultimi anni un notevole numero di materiali adatti alla costruzione di lenti a contatto sono
stati immessi sul mercato. In questo lavoro viene proposta una classificazione, viene effettuata un’analisi
comparata delle caratteristiche dei materiali e vengono prospettate delle linee di sviluppo.
277.
Valutazione tonografica dell’efficacia della somministrazione in associazione di tre b-bloccanti non selettivi
Lo scopo del presente lavoro era quello di confrontare l’efficacia della somministrazione acuta di
un’associazione binaria di tre b-bloccanti non selettivi, con quella dei farmaci singoli, valutata mediante
tonografia. La somministrazione dei farmaci associati determina un significativo decremento della IOP,
in
pazienti
con
valori
basali
maggiori
di
21
mmHg.
Le associazioni con metipranololo determinano inoltre un significativo aumento del deflusso. Dal punto
di vista clinico questi dati possono rappresentare un vantaggio nella terapia del glaucoma. I possibili
meccanismi che sono alla base del sinergismo osservato sono brevemente discussi.
278.
Lenti a contatto terapeutiche
L’idea di utilizzare le lenti a contatto a scopo terapeutico, al fine di migliorare la sintomatologia
oculare ed il decorso di alcune malattie oculari, risale al 1859. Da allora notevoli progressi sono stati
eseguiti ed abbiamo oggi a disposizione lenti idrogel, rigide gas-permeabili ed al collagene, per impieghi
terapeutici a breve e lungo termine. Gli Autori descrivono per le varie lenti i criteri di applicazione (raggio
di curvatura, spessore, grado di idrofilia, diametro, potere), le indicazioni (ruolo di riserva di farmaci e
di enzimi, di cicatrizzazione, antalgico, di protezione e nelle tesaurismosi) e le loro complicazioni indotte.
279.
La retinopatia diabetica nel ratto: valutazione biochimica e morfologica
Abbiamo indotto nel ratto un diabete sperimentale da streptozotocina. Dopo 6 settimane e dopo 40
settimane dalla comparsa del diabete abbiamo studiato la retinopatia diabetica. I livelli di noradrenalina
contenuti nell’omogenato di retina diminuiscono di circa il 20% dopo 6 settimane e di oltre il 75% dopo
40
settimane
rispetto
ai
valori
iniziali.
L’analisi quantitativa delle immagini per lo studio delle cellule nervose catecolaminergiche contenute
nella retina ha dimostrato che dopo 6 settimane si ha una riduzione di circa il 15% rispetto ai valori
iniziali. Tale riduzione dopo 40 settimane è molto evidente e raggiunge il 50% rispetto ai valori iniziali.
Questi dati dimostrano che la retina è precocemente coinvolta nella malattia diabetica. Tale
coinvolgimento è molto eclatante nel diabete di lunga durata (40 settimane). Queste cellule nervose
catecolaminergiche retiniche hanno probabile significato ortosimpatico e servono per il controllo locale
dei
vasi
della
circolazione
retinica.
280.
Iridotomia periferica eseguita con Nd:YLF Laser (1053nm)
Gli Autori hanno testato la validità della iridotomia eseguita con il laser a picosecondi Nd:YLF nel
glaucoma acuto primario. Quindici occhi sono stati sottoposti all’iridectomia laser entro dodici ore dalla
diagnosi. Non è stata somministrata nessuna terapia locale prima o immediatamente dopo il trattamento.
Otto pazienti che sono risultati positivi al test del buio un mese dopo il trattamento sono stati sottoposti
ad iridectomia laser nell’occhio controlaterale. Gli Autori hanno osservato un buon controllo pressorio
oculare in più del 90% dei pazienti alla fine di quattro mesi di follow-up. L’iridotomia fatta con Nd:YLF
laser a picosecondi mostra margini regolari e minimi danneggiamenti perilesionali. L’enegia totale
impiegata è più alta rispetto al Nd:YAG laser, tuttavia il minor livello di energia erogata per ogni impulso
è
meno
dannosa
per
il
tessuto.
281.
Gli occhiali da sole per la fotoprotezione individuale
L’Autore esegue un confronto delle normative per filtri solari (DPI di classe 1) esistenti nel mondo:
BS 2724: 1987, DIN 58 217, ANSI Z80.3-1986 e AS 1067.1-1990. Tali normative, ad eccezione di quelle
australiane, sono di carattere volontario e cioè sono delle raccomandazioni per il fabbricante.
Attualmente, in Europa, la situazione è stata sostanziamente modificata dall’entrata in vigore della
direttiva 89/686/CEE, che fissa i principi generali a cui il fabbricante di filtri solari deve attenersi. In data
17-08-94 è stato inoltre pubblicato il documento finale CEN/TC85/WG1N53 riguardante gli occhiali da
sole per uso generale (non industriale: EN172) che dopo 6 mesi ha assunto la status di Norma Europea
Pag. 45
sostituendo
le
Norme
nazionali
eventualmente
esistenti.
282.
La visione delle figure ambigue
Nell’interpretazione delle figure ambigue appare dimostrata l’alternanza tra varie forme di
rappresentazione mentale, come anche di notevole interesse appare l’ipotesi di un controllo da parte dei
modelli
cognitivi
sullo
sguardo
attivo
con
movimenti
sequenziali.
283.
Gli antimetaboliti nella terapia chirurgica del glaucoma
Gli Autori valutano i risultati riportati in letteratura circa l’impiego di farmaci antimetaboliti nella
terapia chirurgica del glaucoma particolarmente i meno conosciuti di cui si hanno risultati ancora
sperimentali
di
laboratorio.
284.
Nuove tecnologie laser per la terapia del glaucoma
Gli Autori analizzano le nuove tecnologie laser attualmente in fase sperimentale per la realizzazione
di
sclerostomie
filtranti.
285.
Impiego dell’UBM nello studio sulla sclerotomia da trattamento Ho - YAG laser
Gli AA con una moderna tecnica di “imaging” ultrasonico (UBM) hanno esplorato la sclerotomia
dopo trattamento con Ho - YAG laser. La tecnica di analisi ha consentito di visualizzare i tragitti fistolosi,
di definirne il decorso, la localizzazione e la forma. Non è azzardato prospettare in futuro un uso
prematuro dell’UBM come eco - guida alla corretta esecuzione della laser - terapia.
286.
Effetto ipotonizante del 5-Fluorouracile
L’effetto della somministrazione sottocongiunti-vale di 5-Fluorouracile sulla PIO è stato studiato in
pazienti glaucomatosi non recentemente operati in trattamento topico cronico. Il farmaco riduceva del
30% circa la PIO dopo singola somministrazione in circa metà dei pazienti; l’effetto era massimo ad una
settimana dalla somministrazione. Nei pazienti che non rispondevano alla prima somministrazione si
osservava comunque una riduzione pari al 30% della PIO in seguito a 3 ulteriori somministrazioni
effettuate ad una settimana di distanza. Gli effetti collaterali erano lievi e con un’incidenza globale pari
al 35%. I risultati di un effetto “tossico” e reversibile sull’epitelio ciliare vengono discussi.
287.
Meccanismi extracristallini nella cor-rezione della presbiopia
Gli AA. prendono in considerazione alcuni dei meccanismi neurofunzionali in giuoco quando si usino
per la prima volta delle correzioni per la presbiopia o qualora se ne cambi il potere. Vengono analizzati
gli effetti di tale situazione ed i meccanismi di adattamento posti in atto. Viene proposto di trasporre nella
pratica
quotidiana
alcune
delle
osservazioni
rilevate
in
sede
sperimentale.
288.
Lenti a contatto morbide colorate: una rassegna aggiornata
Le lenti a contatto in idrogel possono essere colorate4 per soddisfare diverse esigenze principalmente
per renderle meglio visibili, per cambiare il colore dell’iride e fini cosmetici, per assorbire specifiche
lunghezze d’onda e, infine per scopi protesici. Oltre che per il maggior comfort iniziale le lenti morbide
colorate sono da preferirsi alle lenti rigide colorate per vantaggi conseguenti all’uso di diametri più elevati,
che permettono un’intera copertura della cornea, e per effetto della ridotta mobilità. Viene preso in esame
lo stato dell’arte delle lenti morbide colorate sottolineando da una parte la notevole potenzialità di
diffusione
delle
lenti
semi-trasparenti,
a
matrice
di
punti
o
linee.
289.
Prime esperienze con nuove lenti a contatto terapeutiche dopo sclerostomia con laser ad olmio
Il problema dell’incarceramento irideo risulta di gran lunga la complicanza più rilevante dopo
sclerectomia olmio YAG. Inoltre anche un’ipotonia marcata può persistere dopo l’intervento. Gli Autori,
con lo scopo di prevenire tali complicanze hanno ritenuto che una nuova lente a contatto morbida a grande
diametro totale (Glaucontact) potesse meglio regolare il deflusso dell’acqueo. I risultati ottenuti hanno
messo in evidenza che con l’applicazione permanente di tale lente non si riesce ad ottenere una riduzione
apprezzabile del deflusso per cui vengono ipotizzate alcune variazioni da apportare alla geometria della
lente.
290.
Occhi sani, sicurezza garantita
L’analisi della curva della sensibilità al contrasto è già da vari anni utilizzata nello studio della funzione
visiva
in
corso
di
diverse
patologie.
In questo lavoro il rilievo della sensibilità al contrasto è stato impiegato come test per verificare
l’efficienza della funzione visiva in un gruppo di volontari in possesso di patente di guida.
Pag. 46
Lo scopo del lavoro è stato quello di controllare la possibilità di impiego di questo parametro della
funzione visiva a livello di screening ed inoltre di definire una fascia di normalità per l’idoneità alla guida
di
autoveicoli.
I risultati ottenuti sembrano confermare la possibilità di un uso di questa metodica come esame di
screening della funzione visiva in ampi campioni di popolazione, mentre non è stato possibile tracciare
una curva media o una fascia di normalità relativa al tipo di metodica ed allo strumento utilizzato a causa
del
numero
limitato
di
campioni.
291.
Studio della interazione Bengalina-Albumina mediante spettroscopia RMN
La Bendalina (BNDL) o lisato dell’acido ⎨[1-(Benzil)-1H-Indazol-3-il]ossi⎬ aceto è un farmaco con
proprietà antinfiammatorio usato per la cura della cataratta. La principale azione della BNDL è come
antidenaturante delle proteine; in particolare in vivo e in vitro è in grado di inibire la denaturazione di
albumina e delle cristalline (le proteine del cristallino) originata da calore, da radiazione U.V. e da radicali
liberi, prevenendo e riducendo, nel caso delle cristalline, la formazione dei larghi aggregati.
Estremamente importante è la capacità di stabilizzare le proteine plasmatiche in quanto lo studio
dell’interazione con esse è in grado di far meglio comprendere le proteine funzionali delle sostanze.
È stato eseguito uno studio dell’interazione Bendaline-Albumina mediante parametri di moto RMN che
ha permesso di accertare nella porzione indazolacetina il gruppo responsabile della interazione con
l’Albumina. Il sito di binding della Bengalina con l’Albumina analogamente a quello di altri componenti
indolcii sembra essere rappresentato dai subdolini IIA e IIIA ove sono legate altre sostanze biologicamente
attive a base di acidi carbossilici aromatici. Tali subdomini sono di tipo prevalentemente idrofobico ma
con un contributo al binding della lisina 100 del subdominio IIA con il gruppo carbossilato.
292.
L’esame del campo visivo nel glaucoma mediante metodiche non convenzionali
Nel corso degli ultimi anni sono state sperimentate numerose tecniche alternative alla perimetria
automatica computerizzata nello studio del C.V. nel glaucoma o nell’ipertono endoculare. Gli AA.
Illustrano le metodiche più suscettibili di un impiego futuro, esaminandone i vantaggi e gli svantaggi.
293.
Ipertono oculare da uso di glicocorticoidi
Esistono diverse forme di glaucoma tra cui quello iatrogeno indotto da somministrazione di
glicocorticoidi sia per via sistemica che topica. Nel nostro lavoro abbiamo voluto evidenziare la
correlazione tra tali farmaci ed il tono oculare, nonché ricercare in letteratura come viene spiegato tale
evento
e
quindi
il
meccanismo
d’azione
dei
glicocorticoidi.
Dagli studi sperimentali presi in considerazione è emerso che il glaucoma da glicocorticoidi ha le
caratteristiche cliniche e strutturali di un glaucoma cronico semplice e che si sviluppa solo in soggetti
geneticamente predisposti con la partecipazione di altri fattori (trasmissione ereditaria multifattoriale).
Inoltre, i glicocorticoidi agiscono sul tono oculare, tramite un’ostruzione meccanica delle vie di deflusso
con uno o più dei seguenti meccanismi:
1. inibiscono la fagocitosi da parte delle cellule trabecolari con conseguente accumulo di pigmenti e
di detriti cellulari;
2. alterano le membrane delle cellule endoteliali;
3. aumentano le dimensioni cellulari e di conseguenza riducono lo spazio intercellulare;
4. modificano la sintesi e quindi il turnover della matrice extracellulare.
A ciò bisogna aggiungere:
1. fattori oculari (rapporto C/D), miopia, fuso di Krukemberg);
2. fattori endocrini (iperglicemia indotta da carico orale di glucosio, diabete, asse ipotalamo-ipofisisurrene);
3. fattori legati ai farmaci (frequenza di somministrazione, concentrazione, composizione chimica, vie
di
somministrazione.
294. I fattori di crescita e la formazione delle strutture dell’angolo irido-corneale
Gli Autori descrivono i principali processi embriogenetici legati allo sviluppo dell’angolo camerulare
e delle sue strutture, dell’iride e del corpo ciliare. Vengono inoltre riassunte le principali anomalie e
malformazioni congenite. Alla luce delle più recenti acquisizioni scientifiche, gli Autori discutono il
ruolo rivestito da alcuni geni e fattori di crescita nelle varie fasi di maturazione degli organi, consapevoli
dell’importanza che essi assumeranno nei prossimi anni come possibili mediatori nella prevenzione di
importanti
malattie
congenite
e/o
ereditarie
dell’occhio.
295. L’esame del campo visivo nella guida automobilistica
Con le nuove normative introdotte agli inizi degli anni ’90 riguardo all’idoneità psico-fisica per il
Pag. 47
conseguimento o il rinnovo della patente di guida automobilistica è stato confermato tra gli altri esami il
campo visivo che deve risultare normale. Il campo visivo esplora la parte di spazio che ciascun occhio
riesce
a
percepire
mantenendo
fisso
lo
sguardo.
L’importanza di tale esame nell’ambito della prevenzione della sicurezza alla guida è fuori discussione,
tuttavia,
la
sua
attuazione
pratica
incontra
non
pochi
ostacoli.
L’esecuzione più classica è mediante il perimetro manuale di Goldmann che presenta il grosso limite del
tempo
d’esame
e
della
specifica
preparazione
del
tecnico.
Nuove metodiche sono state quindi proposte per sopperire a questi limiti d’altra parte nessuna finora è in
grado di soddisfare i requisiti necessari per testare il campo visivo nell’ambito del conseguimento
dell’idoneità
fisica
alla
guida
automobilistica.
Nuove
vie
di
ricerca
devono
quindi
essere
perseguite.
296. Disturbi da abbagliamento dell’analisi funzionale della visione per l’idoneità alla guida di autoveicoli
Gli Autori hanno voluto richiamare l’attenzione sulla differenza tra acutezza visiva e funzione visiva.
A tal scopo semplificando al massimo il fenomeno visivo e limitandoci alla semplice visione in bianco e
nero, osservano che per poter distinguere un oggetto è necessario che vengano superate le soglie di
almeno tre parametri fondamentali della visione: Luminanza, Dimensione e Contrasto.
I parametri vengono discussi e posti in relazione all’abbagliamento durante la guida di autoveicoli.
Gli Autori concludono come sia necessario una migliore selezione ed interventi tecnici per ridurre il
fenomeno
dell’abbagliamento.
251.
Input “visivi” e sicurezza nella guida automobilistica
L’apparato visivo, stimolato dalla luce, consente l’acquisizione dell’ambiente esterno e dei suoi
particolari caratterizzanti. Frequentemente per meglio assolvere le proprie funzioni l’occhio deve variare
la distanza di messa a fuoco mediante l’accomodazione, capacità che tende a diminuire con l’età.
Durante la guida, in particolare in condizioni di traffico elevato, l’accomodazione viene continuamente
utilizzata dal guidatore nell’osservare l’ambiente esterno o il cruscotto o viceversa, con conseguente
possibile affaticamento visivo e distrazione, sia pure temporanea, dello sguardo dalla strada. Per
minimizzare questo problema ed aumentare la sicurezza di guida, diverse Case automobilistiche hanno
proposto interessanti soluzioni alcune delle quali derivate dalla tecnologia aereonautica.
Tuttavia non solo l’accomodazione ma tutto l’apparato visivo viene comunque estesamente sollecitato
durante la guida, soprattutto in condizioni ambientali difficili quali traffico urbano intenso, scarsa
visibilità
o
marcia
notturna.
Per supportare o ampliare le capacità visuali del guidatore in tali condizioni, sono in corso di
progettazione o di sperimentazione tutta una serie di dispositivi, alcuni dei quali estremamente sofisticati.
Gli AA. illustrano le proposte più recenti valutandone le loro possibili applicazioni in campo
automobilistico, tenuto conto delle caratteristiche del tutto peculiari di quest’ultimo e ritenendo necessari
ulteriori
approfondimenti.
252.
Il ruolo della funzione visiva nella sicurezza del traffico: Studio della sensibilità al contrasto - I screening effettuato
presso l’AC di Mantova
È stata analizzata la curva della sensibilità al contrasto mediante un metodo di rilevazione binoculare
a tre frequenze spaziali (0,79; 3,16 e 12 C/°). Lo scopo, è quello di esaminare la funzione visiva
dell’individuo per una maggiore sicurezza di guida nel traffico in condizioni di nebbia e foschia. I risultati
hanno dimostrato che questo tipo di metodica consente di ottenere rapidamente risultati attendibili e
significativi.
Sono
riportate
considerazioni
personali.
253.
Studio comparativo nell’utilizzo dell’Argon laser trabeculoplastica (ALT) e della diodi laser trabeculoplastica
(DLT) nel trattamento parachirurgico del glaucoma primario ad angolo aperto
Gli Autori hanno eseguito una laser trabeculoplastica in 31 pazienti (54 occhi) affetti da glaucoma
primario ad angolo aperto, suddividendoli, in modo random in due gruppi di 27 occhi ciascuno; il primo
gruppo è stato trattato con laser ad Argon ed il secondo con laser a diodi. Ambedue i trattamenti sono
stati applicati nei 180° inferiori del trabecolato. L’andamento tonometrico è stato controllato a tre giorni
e
successivamente
a
1-6-12-24
mesi.
Lo scopo dello studio è stato quello di valutare eventuali differenze nel decremento tonometrico ottenuto
con i due tipi di laser trabeculoplastica come supporto parachirurgico alla terapia medica del glaucoma;
essa può essere eseguita con vantaggio in casi selezionati di glaucoma ad angolo aperto, sia con il laser
ad
Argon
sia
con
quello
a
diodi.
Durante il follow up considerato i due tipi di trattamento non hanno mostrato differenze statisticamente
significative nell’andamento dei valori pressori. A fronte di una pari efficacia, la trabeculoplastica Argon
Pag. 48
è risultata di più facile esecuzione mentre il laser a diodi più maneggevole e pratico.
254.
Utilità della ripresa fotografica a colori della papilla ottica: nostre considerazioni su casi particolari
Scopo del presente lavoro è di evidenziare l’utilità clinica della fotografia della papilla ottica nella
gestione del follow-up di pazienti affetti da glaucoma cronico semplice, soprattutto in casi clinici
particolari. Presso il centro Glaucoma della II Divisione della Clinica Oculistica dell’Università “La
Sapienza” di Roma, gli Autori hanno eseguito la ripresa fotografica in gruppi di pazienti affetti da
glaucoma cronico semplice o in accertamento diagnostico che presentano malformazioni papillari, aree
di atrofia corioretinica peripapillare, dischi ottici con rapporto cup/disk alterato (≥ 0,3), asimmetrie
significative del rapporto cup/disk (> 0,2) o semplicemente perchè monoculi o di giovane età.
Spesso i pazienti presentano contemporaneamente più criteri di inclusione, rafforzando la necessità di
eseguire in questi casi tale indagine. In ognuno di questi gruppi è presente una problematica clinica, per
la quale lo studio dello stato papillare gioca un ruolo fondamentale. La fotografia della papilla ottica
consente di documentare lo stato attuale papillare e di effettuare una valutazione obiettiva da parte di più
operatori, rappresentando un indispensabile ausilio per il monitoraggio cronologico del paziente.
L’analisi fiotografica della papilla ottica si pone alla stregua delle più moderne metodiche di indagine
dello stato papillare per la semplicità di esecuzione, l’economicità, la ripetibilità e la non invasività;
inoltre
rappresenta
la
base
di
un’ulteriore
analisi
morfometrica.
In conclusione, la fotografia della papilla ottica è una pratica estensibile all’intera popolazione
glaucomatosa, o quanto meno a casi particolari, che alla utilità clinica associa la possibilità di effettuare
un’opera di educazione sanitaria specifica, migliora il rapporto “paziente-malattia” e agevola anche la
compliance
terapeutica.
301.
Interaction of disposable contact lenses with synthetic analogue of human tears
In questo studio sono state analizzate mediante RMN a bassa risoluzione le lenti a contatto in idrogel
disposable, basate su copolimeri dell’HEMA, in interazione con soluzione salina e analogo sintetico delle
lacrime
umane.
La misura RMN dei tempi di rilassamento tra le molecole di acqua “esterna” ed “interna” delle lenti a
contatto
può
essere
dedotta
dalla
loro
dinamica.
I tempi di rilassamento dei protoni relativi all’acqua interna sono più alti nei polimeri non ionici
(Polymacon) rispetto a quelli ionici (Etafilcon A, Vifilcon A), ciò suggerisce che le molecole hanno una
ridotta mobilità quando interagiscono con la matrice dei polimeri non ionici.
Il trattamento con analogo sintetico delle lacrime umane induce un notevole incremento dei tempi di
rilassamento
nella
quota
relativa
all’acqua
interna.
Così come un incremento dei tempi di rilassamento più alto dipende dalla durata del trattamento (1
minuto o un giorno) per le lenti costituite da polimeri ionici, similmente risulta essere più alto per le lenti
costituie
da
polimeri
non-ionici
immerse
per
1
minuto.
Questo fenomeno può essere razionalmente spiegato ipotizzando che anche l’interazione proteinamatrice polimerica contribuisce a ridurre il contenuto di acqua dell’idrogel quando applicato, così come
la
temperatura
e
la
evaporazione
sono
state
già
ipotizzate.
302.
Multinuclear NMR Spectroscopy of rabbit lenses: Metabolic effects of glucocorticoids
Le modificazioni metaboliche nel cristallino di giovani conigli indotte da un prolungato trattamento
topico con desametasone sono state studiate mediante 1H, 13C e 31P spettoscopia RMN.
Si è visto che il trattamento con desametasone induce un incremento dei livelli di sorbitolo, sorbitolo-3fosfato, fruttosio-3-fosfato, glicerolo-3-fosfato e glucosio-6-fosfato ed un decremento dei livelli di GSH
e mio-inositolo, in analogia a quanto è stato osservato nelle lenti di ratti diabetici da streptozotocina e
che
precedono
le
opacità
lenticolari.
L’incremento dei livelli sierici di glucosio spiega solo parzialmente le variazioni biochimiche osservate,
e la perdita di incremento degli intermediari del ciclo dei pentoso-fosfati, esempio il sedoeptulosio-7fosfato, sembra supportare l’ipotesi di una inibizione di glucosio-6-fosfato deidrogenasi dipendente dal
trattamento
con
desametasone.
Un decremento delle potenzialità antiossidanti delle cellule epiteliali lenticolari attraverso la riduzione
del GSH ha suggerito un suo possibile meccanismo patogenetico nella cataratta indotta da glicocorticoidi.
303.
Embriologia del cristallino: i fattori di crescita
Abbiamo analizzato i fattori di crescita che esercitano un ruolo specifico nell’embriogenesi del
cristallino. I dati raccolti sono stati integrati da alcune osservazioni sull’embriologia e sulla morfologia
funzionale
del
cristallino
stesso.
Pag. 49
304.
Embriologia della retina: i fattori di crescita
Gli Autori descrivono le principali fasi evolutive dell’embriogenesi della retina neurosensoriale e
dell’epitelio pigmentato retinico, ed analizzano i fattori di crescita che intervengono nel corso dei processi
di differenziazione e di sviluppo di queste strutture, in particolare è stato studiato e descritto il processo
di
maturazione
dei
fotorecettori
retinici.
305.
Embriologia dei muscoli estrinseci dell’occhio: i fattori genetici ed epigenetici regolatori
Dopo una breve introduzione sull’anatomia macro e microscopica dei muscoli estrinseci dell’occhio
vengono descritte alcune tra le teorie, peraltro molto controverse, che riguardano i primi eventi della
ontogenesi dei muscoli estrinseci dell’occhio e delle loro giunzioni neuromuscolari. Esistono strette
correlazioni tra lo sviluppo dei muscoli extraoculari nella scimmia Macacus e quello del genere umano
ed infatti gli studi più interessanti sono stati condotti appunto su campioni prelevati da feti dei primati.
306.
Embriologia delle palpebre e dell’apparato lacrimale: i fattori di crescita
Abbiamo studiato i fattori di crescita che svolgono un ruolo nell’embriogenesi delle palpebre e
dell’apparato lacrimale. Sono stati inoltre presi in considerazione i fattori coinvolti nella secrezione
mucosa dell’epitelio congiuntivale. I dati sono integrati da osservazioni sulla embriologia e sulla
morfologia
dei
due
sistemi.
307.
Correzione dell’ipermetropia: occhiali multifocali, l’effetto prismatico e l’aniseiconia
Le lenti multifocali vengono usate nell’ipermetropia o per correggere l’ametropia associata a
presbiopia o quando è presente una eso-deviazione latente o manifesta. La prescrizione di tali lenti può
indurre effetti prismatici non voluti durante la visione a distanza ravvicinata.
Le maggiori probabilità di scatenare una sintomatologia astenopeica si presentano quando si produce una
differenza di effetto prismatico sui meridiani verticali. Vengono proposte alcune soluzioni per superare
tale problema. Per qunanto riguarda l’aniseiconia, viene sottolineata l’inadeguatezza, dal punto di vista
clinico, della legge di Knapp e si suggerisce di utilizzare sempre lenti a contatto nella correzione
dell’anisometropia
senza
tenere
in
alcun
conto
la
causa
della
stessa.
308.
Effetto sull’idrodinamica oculare in condizioni di provocazione di un farmaco α-1 litico (Dapiprazolo 0,5%) in
soggetti con retinite pigmentosa
Gli Autori hanno studiato in un gruppo di soggetti affetti da Retinite Pigmentosa, dopo instillazione
a lungo termine di dapiprazolo 0,5%, la risposta al test dell’ipobarismo orbitario, esame che permette di
valutare la produzione di umor acqueo in assenza di deflusso pressione-dipendente.
I risultati hanno evidenziato che tale farmaco è in grado di ridurre la produzione dell’umor acqueo del
53% circa, che peraltro è già ridotta, senza indurre variazione significativa della pressione endoculare in
condizioni
basali.
309.
Il nervo ottico: Morfologia, morfogenesi e fattori di crescita
Dopo aver descritto la morfologia del nervo ottico ed esaminate le principali fasi della morfogenesi
vengono studiati quei fattori di rischio che sembra possano esercitare uno specifico ruolo nel corso di
questo
periodo.
310.
Il chiasma ottico: Morfologia, morfogenesi e fattori di crescita
Sono descritte le caratteristiche morfologiche e le principali linee di organizzazione architettonicofunzionali
seguite
nel
corso
della
morfogenesi
del
chiasma
ottico.
Vengono discusse in particolare le più recenti ipotesi relative alla “scelta” evolutiva intrachiasmatica
delle fibre “dirette” e di quelle “crociate”. Sono elencati infine i principali fattori di crescita che
controllano
la
morfogenesi
del
chiasma
ottico.
311.
Lenti a contatto a “ricambio frequente”: uso giornaliero o prolungato
Gli Autori espongono come l’ipossia da lenti a contatto (lac) a “ricambio frequente” si possa prevenire
effettuandone un uso solo giornaliero in quanto il DK/L di queste lenti è sufficiente solo per un uso diurno
(EOP
10%
ad
occhi
aperti).
Studi sul cambiamento delle proteine lacrimali tra occhio aperto e chiuso sembrano confermare l’ipotesi
che l’occhio chiuso è esposto ad uno stato infiammatorio sub-clinico per cui l’applicazione di lac peggiora
tale
condizione
e
per
questo
gli
Autori
ne
sconsigliano
l’uso.
312.
Glaucoma, pressione arteriosa e farmaci antipertensivi sistemici
Pag. 50
Fra i possibili fattori di rischio nella eziologia del glaucoma, particolare importanza è stata rivolta alla
pressione arteriosa (PA), specificatamente tra alta PA sistolica non trattata e glaucoma cronico semplice
e tra bassa PA diastolica e glaucoma sine ipertensione, ed al suo trattamento qualora essa risultasse
elevata
(calcio-antagonisti,
beta-bloccanti,
ACE-inibitori,
diuretici).
A tal riguardo è stato osservato che la somministrazione orale di calcio antagonisti (es. nitrendipina) in
soggetti con ipertensione essenziale moderata e senza ipertono oculare determina oltre che effetti
sistemici anche un moderato decremento della pressione intraoculare, mentre la sua instillazione
evidenzia un marcato effetto ipotensivo oculare. Gli scotomi nei soggetti con glaucoma sine ipertensione
miglioravano dopo che il paziente riceveva il Ca-antagonista dimostrando quindi una reattività dei vasi
a quest’ultimo con una vasodilatazione che risultava in un aumentato flusso sanguigno al nervo ottico.
La somministrazione orale di β-bloccanti è anch’essa correlata con una riduzione della pressione oculare
(IOP) specie quando il farmaco β-bloccante controlla, riducendola, la pressione sistemica. Peraltro, il
nadololo, farmaco non selettivo ad emivita più lunga, ad una singola dose di 20 o 40 mg per os determina
un
consistente
decremento
della
IOP
per
l’intera
giornata.
Anche gli ACE-inibitori per via sistemica si sono dimostrati efficaci nel ridurre la IOP con meccanismi
non perfettamente noti e probabilmente agendo sulle arterie ciliari posteriori inibendo l’enzima di
conversione da angiotensina I ad angiotensina II e provocando così un furto sanguigno al corpo ciliare.
Infine, tra i diuretici, non di uso corrente per ridurre i valori pressori, si è messo in evidenza il ruolo
dell’acetazolamide
nel
controllo
della
IOP.
313.
Le fibre nervose catecolaminergiche nella cornea del coniglio
È stata dimostrata la presenza di fibre nervose catecolaminergiche nella cornea di coniglio. Negli anni
passati si pensava che solo le fibre nervose dell’endotelio e quelle dello stroma vicino all’endotelio
fossero
di
origine
simpatica.
I nostri risultati dimostrano che le fibre corneali sono catecolaminergiche e che esse si trovano in maggior
numero nello strato epiteliale rispetto allo strato endoteliale e quello stromale.
Tre settimane dopo una lesione chimica le fibre catecolaminergiche sono fortemente ridotte nello strato
epiteliale ma sono ben conservate nello strato stromale ed in quello endoteliale.
314.
I microfilamenti nella cornea del coniglio: studio autoradiografico, immunochimico ed ultrastrutturale
Le cellule epiteliali ed i fibroblasti della cornea del coniglio legano anticorpi anti-miosinosimili
(AMA). Studiando le stesse cellule con il microscopio elettronico abbiamo dimostrato che tali cellule
contengono fasci di microfilamenti nelle zone corticali del citoplasma. I risultati immunochimici ed
ultrastrutturali suggeriscono che entrambe queste cellule sono capaci di produrre in vivo movimenti
collegati
con
i
fenomeni
morfogenetici.
Inoltre abbiamo formulato l’ipotesi che i microfilamenti esercitano un ruolo nella motilità e nella
riparazione
delle
lesioni
traumatiche
della
cornea.
315.
Argon laser Photocoagulation in the treatment of the palpebral lobe cysts of the lacrimal gland (dacriops)
Il dacriops è una cisti chiusa che si sviluppa dal lobo palpebrale della ghiandola lacrimale principale,
evidenziandosi nella regione del canto esterno; la sua crescita lenta ed insidiosa provoca disturbi di tipo
meccanico
e
di
tipo
estetico,
senza
mai
regredire
in
maniera
spontanea.
Il trattamento prevede una escissione chirurgica della cisti con risparmio del tessuto ghiandolare
adiacente oppure la marsupializzazione della stessa nei casi associati a ipolacrimazione.
La terapia Argon-laser è stata proposta dagli Autori per i casi di dacriops semplice, poiché il trattamento
è eseguito in poche sedute ambulatoriali, in anestesia locale, evitando così i rischi operatori ed
anestesiologici
nonché
il
ricovero
ospedaliero.
Il trattamento fotocoagulativo non è consigliabile nei casi complicati da fistole ed in quelli con
presentazione
clinica
atipica.
316.
L’acuità visiva nella visione crepuscolare
In questo lavoro vengono descritti ed analizzati i dati sul visus in condizioni di bassa luminanza ed in
visione binoculare, rilevati in uno screening effettuato presso la sede dell’automobile Club di Mantova.
I dati sono stati rilevati su di un gruppo di individui volontari in possesso di patente di guida, senza
patologie sistemiche dichiarate e senza evidenti segni di opacità dei mezzi diottrici. I dati ottenuti, anche
se non ancora definitivi, consentono di ricavare una prima curva standard delle capacità visive al variare
della luminosità e forniscono, inoltre, dei valori di riferimento per fasce di età. Questi dati possono,
quindi, rappresentare un valido punto di partenza per una migliore valutazione della visione crepuscolare,
richiesta per il conseguimento ed il rinnovo della patente di guida automobilistica.
Pag. 51
317.
L’impiego di C.R.T. display per una guida sicura
Numerosi studi recenti hanno sottolineato come molti test per la visione dei colori comunemente
impiegati nella pratica clinica possano risultare non sufficientemente discriminanti per una serie di
svariati fattori. Oltre a tali inconvenienti, la necessità sempre più avvertita di poter sottoporre ad
elaborazione i dati ottenuti dai test, unita alla possibilità di introdurre nuovi parametri d’indagine in
condizioni costanti e ripetibili, sembra rendere l’uso del CRT (Chatode Ray Tube) Display, con annesso
elaboratore, particolarmente indicato nell’indagine e nella individuazione delle anomalie del senso
cromatico.
318.
Percezione di variazioni di luminosità e guida sicura
Gli Autori, dopo uno studio statistico sulla misura della sensibilità al contrasto condotta su soggetti
diabetici senza retinopatia ed in possesso di normale patente di guida, hanno evidenziato riduzioni
statisticamente significative di questa funzione. Nella guida dei veicoli ciò si traduce praticamente in una
riduzione dello spazio utile di percezione di ostacoli in condizioni di nebbia, fumo e foschia.
Questo test si dimostra quindi indispensabile per una completa valutazione della funzione visiva.
319.
Il ruolo della percezione visiva nella guida notturna
Con un’apparecchiatura appositamente realizzata è stato condotto uno studio sull’acuità visiva, a
varie luminanze, su un gruppo di soggetti miopi in possesso di regolare patente di guida. I risultati sono
stati confrontati con quelli di un gruppo di soggetti normali emmetropi omogeneo per numero, età e sesso.
È stata riscontrata una riduzione statisticamente significativa del visus a basse luminanze di tutti i soggetti
miopi.
Nei miopi con difetto diottrico maggiore di 6 diottrie tale riduzione è risultata superiore al 50%. Nella
guida di veicoli di veicoli ciò si traduce in una riduzione dello spazio utile di percezione di ostacoli in
caso di guida notturna o in gallerie. Questo test si dimostra quindi utile per una più corretta valutazione
della
funzione
visiva.
320.
Analisi quantitativa degli enzimi LDH ed SDH a livello del trabecolato corneosclerale umano: eventuale ruolo
nella malattia glaucomatosa
Gli Autori nel presente studio hanno effettuato l’analisi quantitativa relativa delle attività enzimatiche
LDH ed SDH presente nell’angolo iridocorneale umano sia in condizioni normali che nella malattia
glaucomatosa.
Questi enzimi sono responsabili a livello dell’iride, del corpo ciliare, della coroide, e dell’angolo
camerulare
del
trasporto
attivo
dell’acqua.
Gli Autori hanno riscontrato nelle aree suindicate che l’attività si riduce in concentrazione del 42%. Nel
glaucoma ad angolo aperto, ristretto e chiuso tale attività si riduce rispettivamente sino a raggiungere
valori
del
27%,
19%
e
del
14%.
Questo dato indica una riduzione del trasporto attivo di acqua e pertanto una riduzione della funzione di
controllo
della
pressione
endoculare.
Mentre l’attività SDH è presente in condizioni normali nel 66% delle aree osservate, nel glaucoma ad
angolo aperto, ristretto e chiuso tale attività si riduce del 20% rispettivamente al 62%, 58% e 56%.
321.
Il glaucoma ad angolo chiuso primario acuto
Gli Autori descrivono il comportamento di pronto soccorso ambulatoriale che deve tenere un oculista
di
fronte
ad
un
ipertono.
Per quanto riguarda l’ipertono acuto da glaucoma da angolo chiuso primario acuto da blocco pupillare o
da iride a plateau è imperativo ridurre il dolore e la pressione oculare del paziente.
Si potranno così utilizzare farmaci sistemici e topici non dimenticando mai le loro controindicazioni.
Contemporaneamente alla terapia medica si potrà procedere ad una indentazione corneale con lente di
Zeiss.
Se tale terapia farmacologica e fisica dovesse fallire, già dopo poche ore, si dovrà procedere ad una
paracentesi
della
camera
anteriore
e
se
necessario
ad
una
goniosinechiolisi.
Dopo questo intervento, se riuscito, si potrà procedere dopo diverse ore ad una iridotomia Nd-YAG laser
in
ambo
gli
occhi.
In effetti, tale trattamento può precedere la paracentesi se lo strumento è a pronta disposizione
dell’oculista.
Si potrà anche eseguire una iridoplastica periferica specie nelle iridi a plateau o una pupilloplastica se
l’iridotomia e l’iridoplastica falliscono. Peraltro, in caso di insuccesso, cioè in presenza di una chiusura
sinechiale per 270° o più sarà necessario procedere ad un intervento filtrante.
Pag. 52
322.
Le uveiti
Gli Autori descrivono il comportamento di pronto soccorso ambulatoriale che deve tenere un oculista
di
fronte
ad
un
ipertono
acuto
o
ad
una
uveite
Il trattamento delle emergenze delle uveiti deve necessariamente tener conto della assoluta inadeguatezza
della comune convinzione che sia possibile trattare tutte le flogosi oculare con lo stesso schema
terapeutico. L’importanza di un corretto approccio clinico-diagnostico fin dalle fasi iniziali di rilevazione
di un’uveite consente di migliorare la prognosi quoad functionem e di ridurre gli effetti collaterali di
terapie a volte inutili o inadeguate, e, spesso, potenzialmente dannose per il paziente.
323.
L’acuità visiva in condizioni di ridotta illuminazione. Rapporto con lo stato di illuminamento indotto dai proiettori
delle automobili
In questo lavoro vengono descritti ed analizzati i risultati sul visus in condizioni di basse luminanze
ed in visione binoculare, dopo uno screening effettuato presso la sede dell’Automobil Club di Mantova.
I dati sono stati rilevati su di un gruppo di individui volontari in possesso di patente di guida, senza
patologie sistemiche dichiarate e senza evidenti segni di opacità dei mezzi diottrici. I dati riscontrati,
anche se non ancora definiti, consentono di ricavare una prima curva standard delle capacità visive al
variare della luminosità e forniscono, inoltre, dei valori di riferimento per fasce di età.
Questi risultati possono, quindi, rappresentare un valido punto di partenza per una migliore valutazione
della visione crepuscolare richiesta per il conseguimento ed il rinnovo della patente di guida
automobilistica. Inoltre, si sono fatte delle considerazioni con le reali condizioni di guida crepuscolare
ed è stato rapportato il valore delle condizioni dell’acuità visiva alle basse luminanze con lo stato di
illuminamento dell’ambiente indotto dai proiettori delle automobili, deducendo che il valore di 0,5 Cd/m2
è quello che da solo potrebbe essere valutato clinicamente dopo un adattamento al buio per 30’ ed il visus
dovrebbe raggiungere i 6/10 in visione binoculare. Conferme cliniche saranno però necessarie su vari
gruppi
di
popolazione
(sani,
miopi,
diabetici,
etc.).
324.
Ultrasound biomicroscopy in the clinical evaluation of ab externo holmium: YAG laser sclerostomies
La biomicroscopia ad ultrasuoni ad alta frequenza (UBM) ha un elevato potere di risoluzione ciò
rende possibile l’esplorazione e lo studio in alcune aree del segmento anteriore con una chiarezza
comparabile a quella dei preparati istologici. L’UBM ad alta frequenza È stato impiegato nella
valutazione clinica di 10 occhi glaucomatosi sottoposti a sclerostomia con holmium: yttrium-alluminiumgarnet (Ho:YAG) laser ab externo. Le caratteristiche anatomiche delle fistole sono state esaminate e
confrontate con immagini ecografiche. Gli Autori hanno dimostrato che nei 5 casi dove erano presenti la
bozza filtrante, la fistola e l’ostio interno, la pressione intraoculare risultava ridotta. L’UBM è uno
strumento diagnostico ad alta definizione nel follow-up di fistole e bozze filtranti dopo sclerostomia con
Ho:YAG laser , rendendo possibile reintervenire tempestivamente prima che le manifestazioni cliniche
si
instaurino.
325.
Valutazione dell’effetto dei farmaci antiglaucomatosi sull’ipertensione oculare indotta da prolungata chiusura
palpebrale
La chiusura prolungata delle palpebre provoca un marcato aumento della pressione intraoculare
(PIO), la cui entità è proporzionale, tra 15 e 60 minuti, alla durata della manovra. Questo fenomeno è di
grande interesse sia sul piano fisiologico, in quanto consente di studiare i meccanismi adattativi
dell’occhio all’ipossia legata alla chiusura palpebrale; sia sul piano farmacologico, in quanto sembra
riprodurre i picchi ipertensivi che si verificano durante il sonno ed il cui controllo potrebbe migliorare
l’efficacia della terapia anti-glaucomatosa. Gli esperimenti sono stati condotti misurando la PIO
immediatamente prima la chiusura delle palpebre e dopo 60 minuti; i pazienti rimanevano seduti pe tutta
la durata del test. I farmaci sono stati somministrati a tempi variabili dall’inizio del test, in funzione delle
loro caratteristiche farmacocinetiche. I risultati ottenuti mostrano che l’effetto dei farmaci antiglaucomatosi sull’aumento della PIO da chiusura palpebrale varia non solo da classe a classe, ma anche
all’interno di una stessa classe. Tra i β-bloccanti, metipranolo 0,3% inibisce l’incremento pressorio del
100%, levobunololo 0,5% del 70%, timololo 0,5% del 40%, betaxololo 0,5% del 25%. Clonidina,
pilocarpina, adrenalina ed acetazolamide inibiscono l’incremento pressorio del 20-40%. Questi risultati
indicano che l’effetto dei farmaci sul picco ipertensivo da chiusura delle palpebre non è necessariamente
correlato al loro effetto sulla PIO basale. Questo test potrebbe, quindi, fornire utili informazioni sulla
capacità dei farmaci di controllare i picchi ipertensivi che si verificano, in particolare, prima e durante il
sonno.
326.
A Probabilistic model to evacuate the risk exposure of drivers affected by visual function reduction
Pag. 53
La visione binoculare rientra tra le molte funzioni che entrano in gioco durante la guida e dipende
dalle
condizioni
di
viabilità
ed
atmosferiche.
Dopo aver analizzato in profondità gli scenari stradali più significativi secondo un test a cui sono stati
sottoposti gli automobilisti a seconda delle loro patologie visive si propone un metodo per quantificare
l’esposizione al rischio di incidenti stradali.Il metodo, che si basa su un approccio sperimentale del tipo
Monte Carlo, è adatto per lo studio non solo se certe funzioni patologiche (che possono essere più o meno
debilitanti) che costituiscono un alto grado di rischio ma se l’uso di materiali specifici per lenti e l’uso di
altri strumenti che aiutino nella guida può ridurre in una certa misura il rischio di incidenti.
I risultati ottenuti dall’applicazione del metodo agli scenari proposti sono valutati per quanto riguarda il
relativo
peso
che
può
essere
attribuito
alle
varie
patologie.
327.
Neurotrasmission in human trabeculae corneoscleral
La eziopatogenesi del glaucoma è molto complessa e controversa. Altri studi hanno dimostrato che
le strutture del trabecolato sclero-corneale sia umano che canino giocano un ruolo importante nell’attivo
assorbimento
dell’umore
acqueo.
Noi abbiamo ipotizzato che un ruolo attivo è svolto dall’innervazione del traecolato sclero-corneale.
Abbiamo così studiato tre neurotrasmettitori nel trabecolato sclero-corneale i quali potrebbero avere un
importante ruolo nella idrodinamica dell’umore acqueo sia nelle condizioni normali che in quelle
patologiche.
328.
Catecholaminergic nerve fibres in normal and alkali-burned rabbits cornea
Negli anni recenti le ricerche anatomiche hanno rivelato la presenza di vari tipi di fibre nervose nella
cornea.
Ci siamo proposti in questo studio di valutare la distribuzione delle fibre catecolaminergiche nei vari
strati della cornea di coniglio e di studiare gli effetti di una lesione superficiale indotta sperimentalmente
sul pattern delle fibre catecolaminergiche e sulla loro distribuzione nei vari strati corneali.
Tre settimane dopo aver provocato una ustione da alcali nel centro della cornea destra di cinque conigli
albini e poi sacrificati, sono state colorate le sezioni dei tessuti corneali dei due occhi al fine di valutare
la distribuzione delle fibre catecolaminergiche e quindi scattate le fotografie in bianco e nero. Queste
sono state esaminate mediante un analizzatore di immagini Quantimet Leica.
Fibre nervose catecolaminergiche sono state osservate nell’epitelio e negli strati profondi dello stroma
corneale. Si è constatato nelle sezioni della cornea danneggiata una importante riduzione di esse nello
stroma superficiale mentre quelle endotelio e dello strato profondo non erano interessate.
Anche se le fibre nervose catecolaminergiche sono state osservate in tutti gli strati della cornea, la loro
ripartizione dopo l’induzione di una lesione superficiale della cornea sembra indicare che le fibre nervose
superficiali
e
profonde
hanno
probabilmente
una
differente
ripartizione.
329.
Une approche raisonnée de l’utilisation des lentilles de contact dans un but thérapeutique: notre expérience
Le lenti a contatto terapeutiche in commercio sono in idrogel o al collagene. Sebbene tali lenti, in
quanto specificamente progettate per essere utilizzate a fini terapeutici, si siano dimostrate adatte per il
trattamento di alcune patologie, non lo sono per altre, come le patologie da esposizione, il nistagmo, la
ptosi, il microftalmo, l’albinismo assoluto, le bozze congiuntivali ecc.. Inoltre nessuna lente a contatto in
idrogel trasmette ossigeno in quantità sufficiente tale da poter essere utilizzata in regime prolungato per
trattamenti
che
richiedono
tempi
lunghi.
Gli Autori, in base alla loro esperienza considerano la possibilità di utilizzare oltre alle lenti
convenzionali, altri tipi di lenti: in gomma siliconica, rigide sclerali o corneali, in idrogel a basso tasso di
disidratazione o monouso, non convenzionalmente terapeutiche, al fine di poter trattare, con maggior
efficacia,
un
ampio
ventaglio
di
patologie
oculari.
330.
Induced acute hypertension: Mode of retinal cell degeneration
Sono stati studiati gli effetti dell’ipertensione oculare sperimentale sulle cellule retiniche. Sono stati
valutati i livelli della pressione intraoculare ed il grado di danneggiamento delle cellule mediante l’analisi
citochimica e del DNA. Sono state osservate due modalità di degenerazione delle cellule retiniche:
Necrotica
ed
Apoptotica.
331.
Danno da glaucoma: Blocco del trasporto assoplasmatico nel nervo ottico
Gli Autori descrivono la fisiologia del trasporto assoplasmatico, in particolare nel nervo ottico, ed
una
serie
di
studi
sperimentali
relativi
alla
sua
interruzione.
Non è ancora chiaro il meccanismo con il quale l’aumento della pressione intraoculare, artificialmente
indotto o in corso di glaucoma, possa determinare il blocco del flusso assoplasmatico, malgrado siano
Pag. 54
stati prospettati eventi meccanici e/o vascolari, capaci di attivare l’apoptosi nelle cellule gangliari
retiniche.
La riattivazione del trasporto assoplasmatico potrebbe essere ottenuta sia interferendo sull’evento
primitivo,
che
attraverso
l’apporto
di
fattori
neurotrofici.
332.
Occlusioni venose retiniche: Aspetti eziopatogenetici
Gli AA hanno valutato i fattori di rischio coinvolti nell’insorgenza delle occlusioni venose retiniche
considerando come questa patologia sia multifattoriale e quindi come sia necessaria una ricerca attenta
dell’evento scatenante al fine di intervenire in modo specifico dal punto di vista terapeutico.
333.
Considerazioni sull’eziopatogenesi della miopia
Gli AA riportano le recenti vedute eziopatogenetiche sull’insorgenza della miopia considerando come
la deprivazione visiva o uno stimolo luminoso anomalo mediante l’azione di mediatori chimici sistemici
o
locali
possa
aumentare
tale
vizio
refrattivo.
334.
Genetica del glaucoma pigmentario
Gli Autori riportano le più recenti acquisizioni sulla sindrome da dispersione pigmentaria,
evidenziandone il carattere eredo-familiare e la localizzazione cromosomica. Sembra rilevante anche
l’influenza
di
particolari
geni
omeobox.
335.
Controversie sulla vascolarizzazione della testa del nervo ottico e dell’area periottica
Gli AA descrivono l’architettura e la struttura dei vasi della testa del nervo ottico, nei suoi vari strati,
e
dell’area
periottica.
Al momento alcuni aspetti dell’angioarchitettura risultano ignoti; sono necessari ulteriori studi per
chiarire definitivamente le caratteristiche del microcircolo papillare e peripapillare.
336.
Effetti metabolici dei glucocorticoidi su cristallini di coniglio - Studio mediante RMN
Gli Autori studiano, mediante spettroscopia RMN 1H, 13C, 31P, le variazioni del metabolismo nel
cristallino di conigli giovani indotte da un prolungato trattamento topico con desametazone. È stata
proposta, come un possibile meccanismo patogenetico per la cataratta indotta da glicocorticoidi, una
diminuzione del potenziale di riduzione delle cellule epiteliali del cristallino di coniglio secondario a
perdita
di
GSH.
337.
Le basi molecolari dello sviluppo
Gli AA descrivono i meccanismi molecolari preposti al differenziamento cellulare studiati nel
Caenorhabditis
elegans,
nella
Drosophila
melanogater,
nel
topo
e
nell’uomo.
Geni
materni,
segmentari
ed
omeotici
vengono
analizzati.
338.
Lo sviluppo dell’organizzazione spaziale del corpo
Gli Autori sostengono che nel programma di sviluppo del corpo esistono istruzioni semplici che
determinano
le
forme.
Nell’organizzazione spaziale notevole importanza viene attribuita alla posizione della cellula che, in base
al suo codice genetico, interpreta il segnale inviato da morfogeni. Questi segnali non sono oggi tuttora
noti.
Nello sviluppo dello schema spaziale è inoltre importante il fenomeno dell’induzione che avverrà solo
su
cellule
competenti.
339.
Lo sviluppo delle strutture ossee dell’orbita
Gli AA, dopo una premessa anatomica delle ossa dell’orbita, descrivono la sua morfogenesi.
Il cranio può essere suddiviso in due parti: il neurocranio e lo splancnocranio.
Il primo deriva dai somitomeri e dai somiti occipitali (mesoderma parassiale) e forma il rivestimento
protettivo dell’encefalo con la porzione cartilaginea che forma le ossa della base del cranio.
Lo splancnocranio, che deriva dalla cresta neurale, darà invece origine allo scheletro della faccia
principalmente
attraverso
i
primi
due
archi
faringei.
340.
Morfogenesi della tunica sclerale
Gli AA riportano nella prima parte del lavoro la morfologia antomo-funzionale della sclera mentre
nella successiva gli aspetti embriologici che possono spiegare alcune anomalie congenite.
341.
Sviluppo della cornea umana
Pag. 55
Gli Autori riportano le nuove acquisizioni sull’embriologia della cornea dopo aver valutato le più
recenti acquisizioni morfologiche. Uno dei concetti più importanti sarebbe l’origine neuroectodermica
piuttosto
che
mesenchimale,
delle
cellule
endoteliali
e
stromali
posteriori.
342.
Morfogenesi del vitreo
Gli AA. dopo una breve premessa anatomica, descrivono lo sviluppo embriogenetico del vitreo che
avviene
attraverso
due
fasi:
vitreo
primitivo
e
vitreo
secondario.
343.
Lo sviluppo postnatale delle vie visive
In questo lavoro gli Autori sottolineano il ruolo fondamentale dell’esperienza visiva nello sviluppo
postanatale delle vi visive. Dopo aver ripercorso la strada delle principali scoperte, dagli anni 60, relative
alla fisiologia dello sviluppo della funzione visiva, vengono affrontate le più moderne tematiche di
segregazione, oculare e corticale, sinaptogenesi. Malgrado la ricerca in questo campo sia orientata sulla
biologia molecolare, c’è accordo unanime nel ritenere il potenziale d’azione, in quanto attività elettrica
evocata,
come
primo
attore
nel
corretto
sviluppo
delle
vie
visive.
344.
I potenziali visivi nello sviluppo postnatale delle vie visive
Gli AA, riportano gli studi eseguiti sullo sviluppo postnatale delle vie visive osservando come il
potenziale
d’azione
sia
l’elemento
cruciale.
L’eliminazione chimica nel gatto dei potenziali d’azione arresta lo sviluppo delle terminazioni assoniche
nelle cellule gangliari ed inoltre sono necessari per i primi due mesi di vita per far maturare le
terminazioni delle cellule gangliari e far stabilire nuove connessioni sinaptiche. Se i potenziali d’azione
sono bloccati in qualsiasi momento durante questo periodo, lo sviluppo normale viene impedito.
345.
Lo sviluppo postnatale delle funzioni visive e plasticità del sistema visivo
Lo sviluppo delle varie funzioni visive nel periodo postnatale è un processo che diventa attivo
rapidamente e tende a completarsi nei primi periodi di vita parallelamente ai processi di corticogenesi e
di sinaptogenesi sotto lo stimolo delle esperienze visive. La ricerca clinica e biomolecolare indicano che
il sistema visivo, a livello corticale, mantiene uno stato di plasticità anche dopo lo sviluppo postnatale è
stato ultimato. Gli Autori riportano i più recenti lavori internazionali rivolti a queste tematiche.
346.
Lo sviluppo della vascolarizzazione del segmento posteriore dell’occhio e del nervo ottico
Gli Autori riportano le tappe essenziali dello sviluppo del sistema vascolare del segmento posteriore
oculare in epoca prenatale. Viene descritta, in particolare, la morfogenesi del complesso
angioarchitettonico che rifornisce la testa del nervo ottico nelle sue varie porzioni e la sua struttura
anatomica
definitiva.
347.
Danno da glaucoma: Il ruolo della matrice extracellulare nella testa del nervo ottico
Gli Autori descrivono le caratteristiche ultrastrutturali della lamina cribrosa nella testa del nervo
ottico, sia in occhi di soggetti normali che in occhi affetti da glaucoma. Particolare riguardo è rivolto ai
processi
involutivi
istochimici
che
coinvolgono
la
matrice
extracellulare.
La sofferenza degli astrociti sembra essere direttamente correlata ai livelli di pressione intraoculare, per
causa di un insulto meccanico e/o metabolico; tuttavia la reattività individuale è in grado di condizionare
la
suscettibilità
della
lamina
cribrosa
all’insulto
glaucomatoso.
348.
I fattori di rischio nel normal tension glaucoma
Gli AA riportano i fattori di rischio nel glaucoma a pressione normale considerando come alla base
vi sia un’eziopatogenesi multifattoriale: fattori locali e sistemici e come sia difficile modulare la loro
influenza. In effetti, sono necessari ulteriori studi per conoscere la possibile presenza di fattori di rischio.
349.
Lo sviluppo dei neuroni cerebrali
Gli AA, dopo aver descritto la morfogenesi del tubo neurale, analizzano la differenziazione dei vari
strati nella parte anteriore del tubo neurale: zona ventricolare, intermedia e marginale. Segue la
formazione della placca corticale che darà successivamente luogo alla corteccia cerebrale.
Moltiplicazione cellulare, migrazione, molecole di riconoscimento (es. N-CAM), orientamento
preferenziale di neuroni, proprietà di trasmissione, elaborazione progressiva dei prolungamenti, fattori di
crescita, quadri specifici di connessione, chemioaffinità, polarizzazione, periodo critico, apoptosi sono
tutti eventi di notevole importanza presi in considerazione nella neurogenesi.
350.
Presbiopia: Involuzione nella crescita del sistema visivo
Pag. 56
Gli AA, evidenziano che si fa riferimento a studi oggettivi che affermano che l’ampiezza
accomodativa è praticamente nulla dopo i 52 anni di età, appare evidente che altri fattori causali debbono
essere necessariamente individuati per spiegare l’incremento di addizione positiva che normalmente
viene prescritto nell’età successiva. Di primaria importanza risulterebbe per gli AA la minore trasparenza
dei mezzi diottrici ed una minore “efficacia retinica” che possono essere considerati fattori causali della
riduzione della sensibilità al contrasto e dell’acuità visiva mentre la variazione (riduzione) del gradiente
dell’indice di refrazione del cristallino è presumibile che abbia effetto soltanto sull’acuità visiva.
Gli AA, espongono quindi un caso clinico che sembra confermare l’ipotesi che la necessità di addizioni
elevate dipenda non tanto da ulteriori riduzione dell’ampiezza accomodativa ma da un’involuzione nella
crescita
del
sistema
visivo.
A conclusione del lavoro gli AA propongono la loro definizione di presbiopia e cioè progressiva
riduzione con l’età della visione distinta degli oggetti vicini in cui la perdita di accomodazione avrebbe
un
ruolo
rilevante
ma
non
determinante.
351.
Nebbia e perdita di efficienza nella guida automobilistica: attuale e possibile prevenzione sul conducente
Gli Autori, dopo un’introduzione in cui riportano la mancata conoscenza del problema della
sensibilità al contrasto da parte delle Autorità preposte alla sicurezza stradale, prendono in considerazione
i presupposti anatomo-fisiologici. Quindi descrivono i metodi di valutazione di queste funzioni.
Ritengono, peraltro, che bisogna indagare tale funzione nei conducenti di autoveicoli per evidenziare
patologie oculari che possono influire sull’efficienza dell’apparato visivo in condizioni di scarsa visibilità
quale la nebbia. Va considerato infatti come un deficit della sensibillità al contrasto sia di notevole rischio
per il conducente. Peraltro il contrasto influenza altre caratteristiche visive come la percezione dei colori
e
la
velocità
apparente
di
un
oggetto.
Viene infatti fatto presente che lo studio della sensibilità al contrasto rappresenta l’unica possibile
prevenzione sul conducente nelle condizioni di nebbia e che specifiche lenti possono essere parzialmente
utili
a
questo
fine.
352.
Occurrence of cholinergic nerve fibers in the human uveoscleral tissue
Lo scopo del lavoro è stato quello di studiare le fibre nervose colinergiche (CNF) del tessuto
uveosclerale umano normale ed in condizioni patologiche ( pressione intraoculare-IOP- elevata di varia
entità) e di sottoporre ad analisi quantitativa le CNF al fine di analizzare un’ipotetica associazione tra
IOP e livello uveosclerale del neurotrasmettitore colinergico nelle fibre nervose di occhi enucleati.
Sono stati esaminati nel nostro protocollo undici pazienti ipertesi oculari di varia entità sottoposti ad
enucleazione
chirurgica
per
ragioni
traumatiche
o
neoplastiche.
Il tessuto uveosclerale analizzato presentava un’attività enzimatica acetilcolinesterasi (Ache) a livello
delle sue fibre nervose. La positività Ache risultava del 7,2% nel tessuto normale, mentre del 20,3% nei
pazienti
con
pressione
oculare
elevata
nel
totale
dell’area
osservata.
L’aumento dell’attività enzimatica può essere rapportata all’incremento della IOP.
353.
Degenerated events-necrosis and apoptosis of the detached retina caused experimentally in the rats
Lo scopo del presente lavoro è stato quello di studiare gli eventi degenerativi, necrotici ed apoptotici,
nella retina di ratto dopo un suo distacco indotto sperimentalmente mediante l’ipertensione oculare acuta
e
di
verificare
eventuali
meccanismi
di
neuroprotezione.
L’ipertensione oculare è stata indotta iniettando in modo rapido 10μl di soluzione fisiologica in camera
anteriore in modo da indurre un brusco incremento della pressione intraoculare a cui veniva fatto seguire
un rapido ritorno ai valori basali. Il valore pressorio ottenuto veniva registrato con un trasduttore
Unirecord, modello 7050, Ugo Basile. Dopo 6 ore dal trattamento si evidenziavano alterazioni della
cromatina nucleare nelle cellule retiniche ed eventi degenerativi del DNA indicanti comparsa di necrosi
soprattutto a carico dei fotorecettori. Intorno alle 24 ore sono presenti sia fenomeni apoptotici, evidenziati
con la comparsa di frammentazione nucleosomale del DNA, che danni necrotici. Dopo 48 ore i fenomeni
necrotici sembrano divenire prevalenti. Analogamente a quanto osservabile in altre situazioni
sperimentali in cui sono presenti fenomeni degenerativi neuronali il trattamento con troxolo, scavenger
dei perossidi, induce protezione delle cellule retiniche, a 24 ore dall’induzione del danno, con modalità
concentrazione-dipendente.
354.
Degenerated events in the cells of the anterior chamber caused by experimentally produced acute glaucoma in rats
Nel presente lavoro è stata utilizzata una tecnica sperimentale di induzione di ipertensione oculare
acuta che provoca fenomeni di degenerazione necrotica ed apoptotica nel segmento posteriore dell’occhio
di ratto per studiare le alterazioni indotte nelle popolazioni cellulari del segmento anteriore, con
particolare riferimento alla cornea ed al corpo ciliare. L’ipertensione oculare è stata indotta iniettando in
Pag. 57
modo
lento
e
continuo
in
camera
anetriore
metilcellulosa
(MTC)
al
2%.
Nel segemento anteriore dell’occhio di ratto, in cui è stata indotta ipertensione oculare acuta, si osserva,
mediante la tecnica TUNEL, un evidente degradazione del DNA delle cellule endoteliali della cornea e
delle cellule epiteliali del corpo ciliare a 24 ore dall’evento ipertensivo. Non siamo ancora in grado di
verificare se questo evento è ascrivibile a fenomeni necrotici ed apoptotici, ma i concomitanti eventi
degenerativi, di natura apoptotica, a livello retinico e coroideo ci portano a supporre anche per queste
cellule la presenza di fenomeni apoptotici. Ciò presuppone un possibile controllo farmacologico.
355.
Neuroprotective effect of troxol (water-soluble product of vitamine E) in degenerated retinal cells after
experimentally produced acute glaucoma in rats
Lo scopo del presente lavoro è stato quello di studiare i fenomeni degenerativi retinici indotti
utilizzando una tecnica sperimentale di ipertensione oculare acuta da noi messa a punto e che induce i
fenomeni degenerativi necrotici ed apoptotici nell’occhio di ratto, animale ben conosciuto per quanto
riguarda i meccanismi di base dell’apoptosi e di studiare eventuali meccanismi di neuroprotezione.
L’ipertensione oculare è stata indotta iniettando in modo lento e continuo in camera anteriore
metilcellulosa (MTC) al 2%. Il DNA a basso peso molecolare è stato separato mediante elettroforesi su
gel di agarosio allo 0,8% ed è stato evidenziato mediante autoradiografia. La protezione da apoptosi è
stata ottenuta iniettando troxolo 1-5 mM finale insieme con la metilcellulosa.
Dopo un’ora dal trattamento già sono evidenti eventi necrotici. Il fenomeno apoptotico non è ancora
chiaramente evidente dopo 6 ore dal trattamento mentre raggiunge il suo massimo dopo 24 ore ed è
rilevabile anche dopo 48 ore tempo a cui i fenomeni necrotici sembrano tornare ad essere retinici, a 24
dall’induzione
del
danno,
con
modalità
concentrazione-dipendente.
I nostri dati dimostrano che in seguito ad ipertono si manifesta danni cellulari che possono essere
ascrivibili a due diversi eventi degenerativi, necrosi ed apoptosi. Gli eventi correlati a fenomeni apoptotici
potrebbero essere suscettibili di un trattamento farmacologico, mediante l’uso del troxolo, atto a
prevenire
ulteriori
danni
neuronali.
356.
The protective role of troxol in the choroidal cells of the against degeneration caused by experimental acute rise
in the intraocular pressure
Lo scopo del presente lavoro è stato quello di verificare se i danni indotti da ipertensione oculare
acuta sulle cellule coroidee possono essere sensibili all’azione protettiva degli scavenger dei perossidi
(troxolo). Nelle cellule coroidee di ratto, in cui è stata indotta ipertensione oculare acuta, si osserva,
mediante la tecnica TUNEL, un’evidente degradazione del DNA. Questa comincia ad essere osservabile
circa 6 ore dopo il trattamento e persiste almeno sino a 48 ore. Non siamo ancora in grado di veerificare
se questo evento è ascrivibile a fenomeni necrotici od apoptotici, ma i concomitanti eventi degenerativi,
di natura apoptotica, a livello retinico ci portano a supporre anche per queste cellule la presenza di
fenomeni
apoptotici.
Il trattamento con 5 mM di troxolo, scavenger dei perossidi induce protezione delle cellule coroidee, a
24
ore
dal
danno.
357.
Choroidal cells degeneration after experimentally produced glaucoma in rats
Lo scopo del presente lavoro è stato quello di utilizzare una tecnica sperimentale di induzione di
ipertensione
oculare
e
di
studiarne
gli
effetti
sulle
cellule
coroidee.
Nelle cellule coroidee di ratto, si osserva, mediante la tecnica TUNEL, un’evidente degradazione del
DNA. Questa comincia ad essere osservabile circa 6 ore dopo il trattamento e persiste almeno sino a 48
ore. Non siamo ancora in grado di verificare se questo evento è ascrivibile a fenomeni necrotici od
apoptotici o ad entrambi, ma i concomitanti eventi degenerativi, di natura apoptotica, a livello retinico ci
portano a supporre anche per queste cellule la presenza di fenomeni apoptotici.
358.
Evoluzione nel tempo del concetto di accomodazione e presbiopia
Gli Autori propongono una rivisitazione storica, dalle prime ipotesi di Keplero e Cartesio alle più
recenti, per capire le problematiche sulla etiopatogenesi dell’accomodazione e della presbiopia. Anche
attualmente non tutto è chiarito in merito all’insorgenza ed all’evoluzione della presbiopia, pertanto altri
fattori, oltre alla perdita dell’accomodazione, devono essere necessariamente individuati.
359.
Equilibrio dinamico tra epitelio e stroma nella fisiopatologia corneale
Gli AA, dopo una introduzione volta a sintetizzare l’anatomia della cornea, descrivono le interazioni
tra
epitelio
e
stroma
nella
fisiopatologia
corneale.
L’evento chiave documentato è una riduzione dei cheratociti stromali (apoptosi) a seguito del turnover
epiteliale, di abrasioni corneali, LASIK ed altre manipolazioni chirurgiche corneali. L’apoptosi dei
Pag. 58
cheratociti risulta coinvolta anche nella patogenesi del cheratocono, nell’applicazione di lenti a contatto
rigide non corneo conformi, l’eccessivo strofinamento dei bulbi e nelle patologie allergiche della
superficie oculare. Appare evidente che intervenire in uno stadio iniziale rappresenta sicuramente il modo
più efficace per controllare la risposta riparativa e che nel futuro si potrà modulare questa risposta per il
fine
che
ci
si
ripropone
di
ottenere.
360.
Morphological changes of human retinas affecteed vascular diseases
L’esame clinico della retina umana può dare numerose informazioni su disturbi vascolari comuni
come l’ipertensione sistemica, l’aterosclerosi e la vasculopatia diabetica. Lo scopo del nostro studio è
stato quello di ricercare le manifestazioni morfologiche di queste malattie prendendo in considerazione
occhi umani enucleati la cui retina risulta integra da precoci alterazioni postmortem. La microscopia
ottica, la microscopia polarizzata, a trasmissione ed a scansione elettronico sono state utilizzate per queste
indagini. Una progressiva perdita di periciti ed un ispessimento della membrana basale sono
significativamente e caratteristicamente presenti nelle variazioni retiniche correlate all’età, ma sono più
evidenti in caso di retinopatia diabetica e retinopatia ipertensiva. In alcuni casi queste variazioni si
associano con occlusioni capillari dovute a microtrombi o proliferazione intraliminare di cellule similgliali.
Oltre ad un danno delle cellule neuronali marcate variazioni delle cellule gliali sono state osservate. In
casi di ischemia retinica la morfologia gliale intraretinica mostra caratteristiche epiteliali che sono
associate alla condensazione del vitreo ad essa adiacente. Nei disturbi retinici essudativi, le cellule gliali
invadono le giunzioni vitreoretiniche mostrando caratteristiche tipiche dei miofibroblasti. Alcune
complicanze legate a patologie vascolari retiniche, come le neovascolarizzazioni vitreoretiniche e la
vitreoretinopatia
proliferativa
(PVR)
saranno
ulteriormente
presentate.
361.
Age related changes of retina and optic pathways
Nei soggetti si verificano molte variazioni età-dipendenti nel sistema visivo. Essi principalmente
consistono in: perdita dell’acuità visiva, riduzione del senso cromatico, così come la riduzione del campo
visivo. Per molti anni la riduzione delle funzioni visive nei soggetti anziani sono state considerate come
causate dalle opacità dei mezzi diottrici, mentre una scarsa attenzione è stata rivolta ai cambiamenti che
si verificano nella retina e nelle vie ottiche. Lo spessore della retina si riduce significativamente con l’età.
Si è visto che i bastoncelli e le cellule ganglionari sono più vulnerabili al danno con l’età rispetto ai coni.
Le cellule dell’epitelio pigmentato della retina diventano di diametro e forma irregolare ed accumulano
una
massiva
quantità
di
lipofuscina.
La retina può essere alterata precocemente da un danno postmortem o premortem comune alle malattie
vascolari (per es., ipertensione, arteriosclerosi, vasculopatia diabetica). In alcune condizioni questi
cambiamenti sono associati con l’occlusione dei capillari, danni delle cellule neurali e cambiamenti delle
cellule gliali. Per questi motivi è necessario distinguere i danni età-correlati e le malattie retiniche.
362.
Analisi della sensibilità al contrasto a duplicazione di frequenza (Dinamica) in soggetti in possesso di patente di
guida automobilistica
La sensibilità al contrasto, cioè la capacità di percepire variazioni di luminanza, è uno dei parametri
che
caratterizzano
la
funzione
visiva.
Finora nei precedenti lavori abbiamo studiato la sensibilità al contrasto a frequenza statica (1.98 Hz) con
stimolazione a barre fisse. Tuttavia le condizioni di guida automobilistica sono di tipo dinamico. Queste
variazioni attivano meccanismi neuronali diversi a seguito di fenomeni di sollecitazione.
Per questa ragione abbiamo approntato una variazione alla metodica di studio classica per analizzare
queste condizioni. Ci siamo così avvalsi di un sistema di stimolazione computerizzato in grado di fornire
una
variazione
temporale
a
quella
che
è
una
variazione
spaziale
(C/°).
Le variazioni spaziali testate sono state quattro (0.17- 0.53- 1.54- 4.69 C/°) mentre quella temporale è
stata di 21.8 Hz. Tale frequenza è stata scelta come limite al di sotto della frequenza critica di fusione.
I risultati hanno messo in evidenza che in 16 occhi su 44 i valori di sensibilità al contrasto comparivano
soltanto
in
2
pazienti
di
età
inferiore
ai
30
anni.
Pertanto in seguito a quanto emerso dal nostro studio e dalla bibliografia internazionale reputiamo quanto
mai utile introdurre la valutazione della sensibilità al contrasto dinamica come esame di routine per il
conseguimento e soprattutto il rinnovo della patente di guida automobilistica perché indice di condizioni
neuronali
retiniche
o
delle
vie
ottiche.
363.
Acute ocular hypertension as a model retinal cell degeneration
Sono stati studiati gli effetti dell’ipertensione oculare sperimentale sulle cellule retiniche. Sono stati
valutati i livelli della pressione intraoculare ed il grado di danneggiamento delle cellule mediante l’analisi
Pag. 59
citochimica e del DNA. I dati dimostrano che l’ipertensione oculare acuta causa una estesa morte delle
cellule
retiniche
per
apoptosi.
364.
Tinted Spectacle lenses and Myopia
Le lenti oftalmiche colorate vengono frequentemente prescritte per la correzione della miopia con lo
scopo di ridurre l’abbagliamento solare o semplicemente per fini estetici. Gli Autori analizzano le
relazioni tra alcuni fattori ottici e funzionali dell’occhio miope e le caratteristiche ottiche e tecnologiche
delle lenti colorate con lo scopo di ottimizzare la prescrizione di tali lenti. Viene anche considerata la
prescrizione preventiva di lenti che assorbono le radiazioni blu ed ultraviolette.
365.
Localization of Dopamine Receptors in the Rabbit Cornea
Lo scopo del lavoro è stato quello di analizzare il profilo farmacologico e la localizzazione anatomica
dei recettori D1 e D2 dopaminergici in sezioni di cornea di coniglio in condizioni normali. Sono stati
estratti campioni di cornea di coniglio. Sono state usate tecniche biochimiche ed autoradiografiche su
sezioni congelate. È stato usato il [3H]SCH-23390 come ligando dei recettori dopaminergici D1 ed il
[3H]spiroperidolo come ligando dei recettori dopaminergici D2. Gli [3H]SCH-23390 e
[3H]spiroperidolo sono localizzati nelle sezioni di cornea di coniglio. Il profilo farmacologico dei legami
è stato concorde con la classificazione dei recettori D1 e D2 rispettivamente. L’analisi al microscopio
ottico della localizzazione dei recettori D1 e D2 rivela l’accumulo dei due radioligandi nello strato
epiteliale ed endoteliale della cornea. È suggestivo un possibile ruolo del sistema dopaminergico nel
controllo
delle
funzioni
corneali.
366.
Il microsistema epitelio corneale- lenti a contatto
Gli AA riportano le manifestazioni sub-cliniche e cliniche indotte dalle lenti a contatto (lac)
sull’epitelio corneale. Le manifestazioni sub-cliniche riconoscono cause meccaniche, metaboliche
(termiche ed ipossiche), lacrimali ed iatrogene. Le manifestazioni cliniche daranno peraltro luogo ad i
seguenti eventi: ipoestesia corneale, edema corneale, deficit lacrimale localizzato, fragilità epiteliale,
complicanze propriamente dette (sindrome del rifiuto corneale, neovascolarizzazione, cheratiti infettive)
e complicanze meccaniche (in rapporto alle lenti ed al materiale confinato sotto le lac).
Gli AA concludono osservando come l’applicazione di una lac perturbi un microsistema locale quale
quello inter-oculo-palpebrale per cui l’applicazione deve essere sempre effettuata con scienza e
controllata
nel
tempo.
367.
Uveoscleral outflow in dog’s eye: role of several enzymes
È stato valutato il pattern morfologico di enzimi diversi (succinico-deidrogenasi - SDH, glucosio-6fosfato deidrogenasi - G6PDH e lattico-deidrogenasi – LDH) in occhi sani di cane. Una speciale
attenzione è stata posta al tessuto uveo-sclerale. Le sezioni criostatiche degli occhi di cane sono state
colorate con il blu di toluidina per riconoscere i dettagli microanatomici o con metodi istoenzimatici per
l’attività della SDH, G6PDH e LDH usando il sodio succinato, il glucosio-6-fosfato ed il lattato di sodio
come substrati ripsettivamente, la nicotinamide adenina dinucleotide (NAD) come agente riducente ed il
sodio nitro-blu-tetrazolina come sostanza colorante. Nel tessuto uveo-sclerale sono state osservate una
moderata reazione positiva per la SDH ed una forte reazione positiva per la LDH, mentre la G6PDH dà
una colorazione negativa. Sono state suggerite alcune considerazioni riguardanti un possibile ruolo attivo
per
queste
attività
enzimatiche
sul
deflusso
dell’umore
acqueo.
368.
Accomodazione del cristallino: Aspetti eziopatogenetici
Gli AA espongono gli aspetti anatomici e fisiologici dell’accomodazione, funzione automaticoroflessa, che permette all’occhio di far variare il suo potere diottrico in funzione della vicinanza di un
oggetto. Osservano come non ci siano ancora certezze sulle modifiche del cristallino e della zonula di
Zinn e come la stessa perdita della capacità accomodativa negli anni sia tutt’altro che definita.
369.
Apoptotic degeneration induction in retinal cells by acute ocular hypertension and neuroprotection by troxol
Sono stati studiati gli effetti dell’ipertensione oculare sperimentale acuta sulle cellule retiniche. Sono
stati valutati i livelli di IOP ed il grado di danneggiamento delle cellule mediante analisi citochimica e
del DNA, di cui si sono osservate le modalità di degenerazione, necrotica ed apoptotica. Sono stati
individuati possibili approcci farmacologici per prevenire gli eventi degenerativi almeno in parte
ascrivibili
a
processi
ossidativi
370.
Microphilaments inregenerating cells of rabbit cornea: immunological and ultrastructural observations
Pag. 60
È stato suggerito il ruolo della proteina miosino-simile nella rigenerazione e proliferazione delle
cellule corneali seguendo come standard un danno da alcali nell’occhio di coniglio. Mediante il
convenzionale microscopio elettronico a trasmissione (T.E.M.) sono stati osservati microfilamenti
nell’epitelio danneggiato e nei fibroblasti. È stato evidente il tipico aggregato di microfilamenti con
strutture elettron dense e con fibre tensili. La presenza di proteina miosino-simile è stata dimostrata
mediante mezzi di immunochimica e tecniche autoradiografiche. Sia le cellule epiteliali che i fibroblasti
legano anticorpi antimiosina-simile (AMA). Le stesse cellule studiate con il M.E. hanno mostrato fasci
di microfilamenti nell’area corticale del loro citoplasma in corrispondenza con lo stesso lato fluorescente
o classificato AMA. I risultati immunochimici ed ultrastrutturali suggeriscono che entrambe le cellule
sono capaci di produrre in vivo movimento coinvolgendo un fenomeno morfogenetico. Pertanto, queste
strutture
giocano
un
ruolo
nella
rigenerazione
post-traumatica
della
cornea.
371.
Effetto modulante dei farmaci antiipertensivi sistemici sulla pressione oculare
Tra i possibili fattori di rischio nella eziologia del glaucoma, particolare importanza è stta rivolta alla
pressione arteriosa (PA). Vari studi hanno evidenziato una relazione tra ipertensione arteriosa (PA) non
trattata ed ipertensione oculare anche se non vi è una relazione lineare tra PA e pressione di perfusione
oculare a causa della Autoregolazione dei vasi retinici. Peraltro, è stata dimostrata una maggiore
correlazione tra una bassa PA diastolica e la pressione oculare (IOP) con una prevalenza di glaucoma
cronico a pressione normale. Gli Autori, dopo quanto esposto osservano come non sia da sottovalutare la
possibile influenza dei farmaci antiipertensivi sulla IOP e se essi intervengono o meno sulla progressione
del
danno
glaucomatoso.
A tal riguardo è stato osservato che la somministrazione orale di calcio-antagonisti (es. nitrendipina) in
soggetti con ipertensione essenziale moderata e senza ipertono oculare determina oltre ad effetti sistemici
anche un moderato decremento della pressione intraoculare. Gli scotomi nei soggetti con glaucoma a
pressione normale migliorano dopo che il paziente riceve il Ca-antagonista (verapamil) dimostrando
quindi una reattività dei vasi a quest’ultimo con una vasodilatazione che risulta in un aumentato flusso
sanguigno
al
nervo
ottico.
La somministrazione orale di beta-bloccanti è anch’essa correlata con una riduzione della IOP specie
quando il farmaco beta-bloccante controlla, riducendola, la pressione sistemica. Peraltro, il nadololo,
farmaco non selettivo ad emivita più lunga, ad una singola dose di 20-40 mg per os determina un
considerevole
decremento
della
IOP
per
l’intera
giornata.
Anche gli ACE-inibitori per via sistemica si sono dimostrati efficaci nel ridurre la IOP con meccanismi
non perfettamente noti, probabilmente agendo sulle arterie ciliari posteriori. Inibirebbero l’enzima di
conversione da angiotensina-I ad angiotensina-II e provocando così un furto sanguigno al corpo ciliare.
Infine, tra i diuretici, non di uso comune nel ridurre i valori pressori, si è messo in evidenza il ruolo
dell’acetazolamide nel controllo della IOP. D’altra parte se la pressione di perfusione viene a ridursi dopo
il trattamento della PA potrebbe essere accelerato il danno del campo visivo.
372.
La razionalizzazione degli impianti di segnalazione stradale quale fattore di sicurezza, con riferimento alla
visibilità in montagna
L’Autore, dopo aver esposto le condizioni obiettive delle strade di montagna in cui il pericolo
maggiore è costituito dalle curve riporta il tasso di incidentalità in questo particolare tipo di tracciato.
Considerando l’attuale realtà e nell’attesa di provvedere ad interventi più adeguati, che vengono riportati,
sarebbe opportune una razionalizzazione degli impianti di segnaletica quale fattore di sicurezza.
La segnaletica, infatti deve essere uno strumento integrativo delle informazioni necessarie per una buona
condotta
di
guida.
L’Autore si è quindi proposto di valutare questo problema in un caso specifico di “oggetto in curva”
considerandolo di importanza notevole per la sicurezza in montagna ed al fine di porre le basi per redigere
apposite
direttive.
L’Autore ha così costruito un modello semplificativo per valutare la velocità di sicurezza in tracciato con
curvature di limitato raggio in diverse situazioni ambientali riassunte da un unico parametro di
decelerazione.
L’Autore considera che il segnale generico di curva dovrebbe essere integrato con indicazione della
velocità massima o meglio con un intervallo di velocità di sicurezza in corrispondenza delle diverse
situazioni di decelerazione che tengono conto anche delle condizioni ambientali.
373.
Terapia antiossidante della degenerazione maculare senile
La degenerazione maculare legata all’età (DMLE) è una patologia del segmento posteriore
dell’occhio e più propriamente della regione maculare, che si manifesta dopo i 50 anni di età e che
determina un’alterazione della visione centrale. Questa malattia rappresenta oggi una delle prime cause
Pag. 61
di
cecità
legale
in
Europa
e
negli
Stati
Uniti.
La possibilità di influenzare questa malattia mediante trattamento farmacologico è di grande importanza
e molti studi offrono spunti interessanti per un’applicazione terapeutica. Un’attenzione particolare merita
in primis il trattamento con sostanze antiossidanti. Gli antiossidanti rappresentano la linea di difesa dagli
effetti dei radicali liberi formando prodotti non reattivi. Gli Autori descrivono le principali sostanze quali
la vitamina A e C, i flavonoidi, le antocianodine, i carotenoidi, i tarpeni lattoni, il coenzima Q-10, la
vitamina
PP
ed
altre
ancora.
In definitiva, quello che possiamo attualmente dire, dall’insieme di questi dati riportati è che il trattamento
antiossidante è discusso e che peraltro ne deve essere provata la tossicità della sua supplementazione
nella dieta, in quanto alcuni di questi minerali sono tossici in quantità elevate nel siero, e di alcune
vitamine conosciamo solo parzialmente gli effetti collaterali così come evidenziato per carotenoidi in
soggetti
fumatori.
È necessario quindi che gli studi continui sia nella ricerca di una migliore valutazione degli agenti di
rischio sia alla ottimizzazione del trattamento con sostanze antiossidanti che come detto, indubbiamente,
svolgono
un
ruolo
rilevante.
374.
Modulazione del sistema neuroautonomico cardiovascolare da instillazione di timololo
È noto come i farmaci beta-bloccanti topici abbiamo effetti collaterali sistemici, pertanto abbiamo
intrapreso uno studio sugli effetti del timololo maleato 0,5%, nelle sue formulazioni ad uso topico presenti
in
commercio,
sul
sistema
neurovegetativo
cardiovascolare.
Sono stati così arruolati 40 pazienti di età compresa tra 45 e 60 anni, di entrambi i sessi, non in terapia
sia locale che sistemica, con diagnosi di glaucoma primario ad angolo aperto, suddivisi in maniera
random in due gruppi di cui uno trattato con timololo 0,5% e l’altro con Timoptol-XE 0,5%. Tutti i
pazienti selezionati sono stati sottoposti a registrazione elettrocardiografica ed alla valutazione continua
della pressione arteriosa, in condizioni basali e dopo trattamento farmacologico. Queste registrazioni
sono state utilizzate per l’analisi Spettrale dell’RR e della pressione arteriosa. L’analisi Spettrale
distingue una componente in alta frequenza (HF) intorno a 0,26 Hz che rappresenta un indice della
modulazione parasimpatica ed una seconda in bassa frequenza (LF) intorno a 0,1 Hz influenzata
dall’attività
simpatica.
I nostri dati confermano l’effetto ipotonizzante oculare delle due soluzioni (Timoptol 0,5% e TimoptolXE 0,5%) (da ~24 a 16 mmHg) ed una riduzione significativa della frequenza cardiaca (da ~72 a 60 b/m).
In aggiunta a questi dati noti, si è osservato un aumento significativo della modulazione parasimpatica
(HF NU: da 37,80 ± 3,93 a 5,16 ± 5,97, p < 0,005) ed una riduzione della modulazione simpatica (LF
NU: da 58,87 ± 4,73 a 45,64 ± 6,16, p < 0,05). Per quanto riguarda la variabilità dell’RR, il gruppo
trattato con Timoptol 0,5% ha mostrato solo un livello significativamente più alto di HF ln ms2.
In conclusione, si è osservato un diverso effetto sul sistema neuroautonomico cardiovascolare in base
alla formulazione del prodotto. I risultati portano a considerare il Timoptol-XE come il farmaco più
indicato negli scompensi cardiaci, nel post-infarto del miocardio e nell’ipertensione arteriosa sistemica
ma
controindicato
nei
soggetti
diabetici
non
insulino-dipendenti.
375.
Una carta dei diritti dei pazienti ipovedenti
Gli autori fanno presente che sarebbe opportuna la presentazione di una carta dei diritti del paziente
ipovedente su cui sta lavorando l’associazione Low Vision Academy-Italy (LVA).
Il paziente ipovedente dovrebbe: 1) Ricevere cure mediche ed una precoce consulenza per le valutazioni
cliniche ed i mezzi di riabilitazione visiva idonei; 2) Ricevere servizi da professionisti competenti ed
interessati al trattamento dell’ipovisione in multidisciplinarietà; 3) Essere visitato con mezzi idonei alle
sue
condizioni
e
cioè
specifici
per
l’ipovisione.
376.
Trattamento perioperatorio delle trabeculectomie. Un approccio farmacologico su fibroblasti in coltura
Per creare delle alternative nel trattamento dei pazienti glaucomatosi con alto rischio di insuccesso
chirurgico, da sottoporre a trabeculectomia, sono in fase di progettazione alcuni trial sperimentali alla
ricerca
di
più
selettivi
agenti
antifibrotici.
Gli Autori presentano uno studio su culture di fibroblasti murini in vitro, sottoposte all’azione della
Ciclosporina A, dell’Interferon α-2b e dell’Eparina allo scopo di valutare l’efficacia nell’indurre
l’apoptosi
a
varie
concentrazioni
molari,
rispetto
al
5-Fluorouracile.
Vengono riferiti risultati di questa prima fase di studio in attesa di passare alla sperimentazione in vivo.
377.
Alterazioni microcircolatorie cutanee in pazienti con neuropatia ottica glaucomatosa. Studio con Laser Doppler
Sia la pressione oculare (IOP) che i fattori vascolari sembrano giocare un ruolo importante nella
patogenesi della neuropatia ottica glaucomatosa (NOG). Quando la IOP assuma un ruolo rilevante si
Pag. 62
parla di glaucoma iperbarico (GI) mentre, quando predominano i fattori vascolari parliamo di glaucoma
a pressione normale (GPN) o glaucoma vasogenico. Una sindrome vasospastica è stata associata al GPN
in vari studi e, pur non essendo stato chiarito il disordine, si è ipotizzato che la compromissione
dell’autoregolazione vascolare renderebbe l’occhio più sensibile alla IOP ed all’ipotensione sistemica. In
effetti, nel glaucoma cronico semplice si manifesterebbero le due componenti con una prevalenza o del
fattore
vascolare
o
del
fattore
iperbarico.
I risultati del nostro studio, effettuati con laser doppler dell’estremità superiore con flussimetro applicato
al polpastrello, sembrerebbero confermare la presenza di un’alterata regolazione della dinamica
microvascolare cutanea nei pazienti con NOG così come è stato messo in evidenza da altri autori con
alter metodiche di studio. Tale disregolazione cutanea potrebbe essere espressione di un disordine
microcircolatorio generalizzato. Il nostro studio sembrerebbe confermare l’ipotesi che sia la IOP sia i
fattori vascolari giochino un ruolo determinante e verosimilmente indipendente nella patogenesi della
NOG. Inoltre, l’alterata risposta microcircolatoria da noi osservata nei pz con GI potrebbe spiegare il
perché in questi soggetti la malattia spesso progredisca nonostante la normalizzazione della IOP.
378.
Use of 5-fluorouracil in ab externo holmium laser sclerostomy
La sclerostomia holmium laser (HLS) fu eseguita in 48 occhi glaucomatosi di 46 pazienti, usando 5fluorouracile in 5 dosi di 5 mg ciascuna in 0,1 mL. Questo gruppo fu confrontato con uno di 42 occhi
glaucomatosi di 41 pazienti che furono sottoposti a HLS senza 5-fluorouracile. 28 occhi trattati e 24 occhi
di controllo avevano bisogno di un secondo trattamento. Venti mesi dopo HLS, la percentuale di successo
nel gruppo trattato, tra quelli non sottoposti al secondo trattamento, era del 50% contro il 33,3% dei
controlli.
379.
Embriologia del sistema lacrimale
Gli Autori descrivono le varie fasi di sviluppo della superficie oculare: ghiandole lacrimali principali
ed accessorie sebacee e mucose, congiuntive e palpebre. L’articolo è corredato da sezioni istologiche
corrispettive
delle
varie
fasi
dello
sviluppo.
380.
Struttura, stabilità, dinamica e funzioni del film lacrimale
Gli Autori descrivono accuratamente il film lacrimale nei suoi vari aspetti anatomo-funzionali.
Vengono riportate le varie teorie sui diversi argomenti trattati facendo osservare come tale sistema
necessiti
ancora
di
un
ulteriore
fase
di
ricerca.
381.
Le alterazioni del film lacrimale
L’autore riporta le patologie da iperlacrimazione e da occhio secco. Ponendo principalmente
l’attenzione sull’aspetto etiopatogenetico e quindi sul trattamento terapeutico, facendo osservare come le
“lacrime artificiali” vadano considerate sotto l’aspetto mucomimetico mentre vi è necessità di effettuare
una
terapia
etiopatogeneticamente
mirata.
382.
Il genoma umano I. Strumento di indagine di pratica clinica
Gli Autori, confermando che la genetica non viene più considerata una disciplina a se stante, quanto
uno strumento di indagine di pratica clinica, riprendono alcuni aspetti utili al clinico quali la descrizione
del DNA, la trascrizione e la traduzione del messaggio genetico. La duplicazione del DNA è ancora
oggetto
del
presente
articolo.
383.
Ruolo dell’Apoptosi nello sviluppo dell’apparato visivo
La morte cellulare è tradizionalmente considerata come un evento degenerativo passivo conseguente
ad un insulto esterno alla cellula stessa ed accompagnato da fenomeni degenerativi ed infiammatori
(necrosi). Questa visione è stata rivoluzionata da Kerr e coll. nel 1972 che introdussero il concetto di
morte cellulare programmata (apoptosi) inteso come un processo fisiologico di eliminazione cellulare.
La cellula in cui tale programma viene attuato, presenta alterazioni a livello citologico-molecolare che la
rendono facilmente individuabile. Queste consistono essenzialmente nella formazione di corpi apoptotici
e nella frammentazione non casuale del DNA. Il programma di morte cellulare, completamente contenuto
nel genoma, è sotto controllo genetico ed epigenetico con un particolare ruolo, spesso ignorato, di tipo
morfogenetico durante lo sviluppo embrionale. Alla cellula arrivano comunque dall’esterno segnali che
sbilanciano il delicato equilibrio interno e la indirizzano verso la morte o la continuazione della vita. La
comprensione di come tali segnali attivino l’uno o l’altro dei due percorsi, potrà fornire informazioni
strategicamente fondamentali per risolvere il conflitto tra sopravvivenza e morte. Riuscire a controllare
l’apoptosi potrebbe significare in futuro risolvere problemi quali il cancro, le degenerazioni nervose e
l’invecchiamento cellulare. Infine, tra l’altro la comprensione di tale meccanismo permetterebbe di capire
Pag. 63
uno dei fenomeni più complessi dello sviluppo perché alcune cellule nel sistema nervoso centrale, anche
il cinquanta per cento, muoiono durante le prime fasi di sviluppo embrionale mentre altre sopravvivono
andando
a
formare
connessioni
specifiche.
384.
Valutazioni chimico-fisiche sulle interazioni lacrime artificiali e lenti a contatto in idrogel
La valutazione delle interazioni tra diversi campioni di lacrime artificiali (soluzioni di ialuronato di
sodio o d’idrossipropil cellulosa) e materiali per lenti a contatto (copolimeri di 2-HEMA) è stata
realizzata mediante Spettroscopia di Risonanza Magnetica Nucleare (RMN) a bassa risoluzione. In
particolare, sono stati analizzati i parametri di moto RMN dell’acqua: tempi di rilassamento e coefficienti
d’autodiffusione. I risultati non hanno evidenziato sostanziali cambiamenti nelle possibilità di diffusione
delle molecole d’acqua nelle soluzioni di lacrime artificiali, rispetto a quelle misurate nella soluzione
fisiologica. Come atteso, è stata rivelata una differenza nei valori dei tempi di rilassamento nelle varie
soluzioni da attribuirsi quantitativamente alle diverse caratteristiche fisico-chimiche dei campioni.
Ulteriori misure sono state effettuate sui polimeri, sia a carattere non ionico che ionico, che, dopo una
lunga permanenza nelle soluzioni, risultavano rigonfiarsi e formare gel ad alta concentrazione d’acqua.
Utilizzando i dati relativi ai campioni rigonfiati nella soluzione fisiologica come riferimento, è stato
possibile
valutare
l’interazione
tra
gli
idrogel
e
le
lacrime
artificiali.
Tale confronto ha rivelato un diverso comportamento dei materiali ionici rispetto a quelli non ionici nel
trattenere l’acqua al proprio interno e nell’interazione con le lacrime artificiali.
Per i campioni ionici con maggiore possibilità di rigonfiamento è stata evidenziata la possibilità di
inglobare ioni, se presenti nelle soluzioni, che possono far variare le caratteristiche chimico-fisiche del
materiale.
385.
Distribution of peptidergic nerve fibres in the guinea pig trabecular meshwork
Gli Autori hanno condotto un’analisi quantitativa delle fibre nervose peptidergiche localizzate a
livello del trabecolato di maiali della Guinea. I risulatati confermano che questa struttura contiene VIP-,
NYP-, e sostanze simil-P immunoreattive come maggiori neurotrasmettitori. Ciò fu ottenuto con tecniche
immunoistochimiche. I dati dimostrano che le fibre SP-positive, NPY-positive e VIP-positivo occupano
rispettivamente l’11.2, il 4.9 e il 2.4% dell’area osservata del trabecolato dell’occhio del maiale della
Guinea. Questi tre tipi di fibre nervose peptidergiche sembrano essere più grandi in proporzione all’area
totale osservata. Questo è il primo studio che riporta misurazioni quantitative di tre tipi di fibre nervose
peptidergiche identificate e analizzate in questa area. La presenza di questi tre neurotrasmettitori a livello
del trabecolato dell’occhio di maiale della Guinea suggerisce una loro possibile partecipazione alla
regolazione
dell’umore
acqueo.
386.
Distribution of cathecholaminergic nerve fibers in normal and alkali-injured rabbit corneas
Gli Autori hanno studiato le ustioni corneali da alcali di 12 conigli con microscopia a fluorescenza ad
1 settimana, a 3 settimane e a 6 mesi dal danno, al fine di identificare la distribuzione delle fibre nervose
catecolaminergiche (CNF) ed i relativi livelli di norepinefrina. Nelle cornee guarite, CNF erano ridotte
sia ad 1 sia a 3 settimane mentre erano ricostituite a 6 mesi, come mostrato dalla colorazione ad
istofluorescenza. I risultati biochimici mostrarono che anche la norepinefrina andava incontro alle fasi di
sopravvivenza,
degenerazione
e
rigenerazione.
387.
Guida automobilistica in sicurezza in condizioni di nebbia
Gli AA, dopo aver descritto le condizioni obiettive di vita nella nebbia fanno presente come le varie
proposte di sicurezza attualmente adottate:fendinebbia, illuminazione stradale, segnaletica attiva e
pellicole catadiottriche che non permettono l’adesione dell’acqua, non abbiano riportato risultati
apprezzabili.
Per una maggiore sicurezza bisogna quindi puntare su due altri aspetti: a) condizione efficiente della
sensibilità al contrasto del conducente; b) far conoscere agli utenti la distanza di sicurezza da manetnere
per una data visibilità. Per quanto riguarda il secondo punto che viene trattato nel presente lavoro, gli AA
hanno così proposto un modello semplificato per valutare la distanza di sicurezza da tenere in diverse
condizioni di visibilità (nebbia) e per diverse variabili: velocità del veicolo, tempo di reazione del
conducente e decelerazione. Vengono quindi prese in considerazione alcune situazioni: condizione
normale, stanchezza del conducente, inefficacia del sistema frenante, stanchezza ed inefficacia.
Gli AA considerano però, che resta ancora un importante problema da risolvere e cioè far comprendere
al conducente quali siano le velocità da tenere nelle varie condizioni esposte (A-D).
388.
Experimental ocular acute hypertension-induced chromatic alterations in astrocytes cells in rat optic nerve
Sono stati studiati gli efetti dell’ipertensione acuta oculare sperimentalmente indotta sulle cellule
Pag. 64
astrocitarie del nervo ottico di ratto. È stato valutato il danneggiamento della cromatina di tali cellule
mediante analisi citochimica (ematossilina-eosina) e lo stato di frammentazione del DNA, mediante
tecnica TUNEL, nonché l’effetto protettivo di uno scavengers dei perossidi (troxolo) su tali eventi.
389.
Impaired insulin sensitivity in subjects with macular degeneration of different degree
Un’aumentata incidenza di degenerazione maculare è stata dimostrata in soggetti con diminuita
tolleranza al glucosio. Un ruolo determinante nello sviluppo dellla degenerazione maculare correlata
all’età (ARMD) dovrebbe essere svolta dall’insulina. La finalità di questo studio era di valutare la
sensitività all’insulina in soggetti con ARMD di diverso grado, stadio precoce o atrofia, usando un test
di tolleranza al glucosio intravenoso (FSIVGTT). Trentasette soggetti, 17 con ARMD e 20 di controllo
(C), sottoposti ad esami oculari e fisici, FSIVGTT (0,33 gr.x kgbw di glucosio) e angiografia con
fluoresceina.
La sensitività all’insulina (SI) e l’efficacia del glucosio (SG) sono stati calcolati con il modello d’analisi
minimale di Bergmann. Sebbene i livelli di glucosio fossero normali, SI e la concentrazione di insulina
(I) erano diverse nei diversi gruppi (SI=ARMD: 2,37±0,47, C: 7,84±4,4 10-4 μU-1 x min-1; p<0,05;
I=ARMD: 11,07±1,01, C: 6,25±0,57; p=0,001). Tuttavia, in base al grado di ARMD, i soggetti con
degenerazione maculare atrofica mostravano una più bassa SI rispetto a quella dei casi-controllo
(p<0,001), questa osservazione indica che la riduzione della sensitività all’insulina si correla con il grado
di severità della degenerazione maculare. Sembra verosimile che l’insulina, agendo anche sull’endotelio,
possa promuovere lo sviluppo della degenerazione maculare, pertanto la resistenza all’insulina potrebbe
essere
un
fattore
di
rischio
per
la
malattia.
390.
Le Drusen sono markers di diminuita tolleranza al glucosio?
La degenerazione maculare età correlata (ARMD) è una delle principali cause di riduzione della
visione. Lo stadio precoce è caratterizzato da accumuli di detriti amorfi nella membrana basale
dell’epitelio pigmentato retinico (drusen). La finalità del nostro studio era quella di valutare la tolleranza
al glucosio e la sensitività all’insulina nei pazienti affetti da ARMD. 55 volontari sani e pazienti affetti
da ARMD in fase precoce, sono stati sottoposti ad esame oculistico, è stata eseguita la fluorangiografia,
la prova di tolleranza orale al glucosio (OGTT) e la Homeostasis Model Assessment (HOMA).
La concentrazione basale di glucosio e di insulina erano 4,75±0,66 mM e 10,31±7,46 μU/ml nei controlli
e 5,24± 0,85 mM e 13,79 ±8,83 μU/ml nei pazienti (pz) affetti da AMRD.
Dopo 30 minuti dal carico orale i valori di insulina e glucosio erano statisticamente più alti nei pz ARMD
(8,37±0,81 vs 5,06± 0,59 mM, p<0,05; 72,39± 41,22 vs 56,23± 24,74 μU/ml; p<0,05); dopo 120 minuti
questo andamento si manteneva senza differenze statisticamente rilevanti (6,18±2,67 vs 5,25±1,94 mM;
57,20±42,51 vs 46,02±40,29 μU/ml). Il punteggio dell’HOMA era 3,35±2,56 nei pz ARMD vs 3,21±2,41
nei controlli con funzione delle β-cellule di 192,56 ±110,33 e 163,24± 92,48%.
Nonostante la mancanza di differenze statisticamente importanti in alcuni dei risultati, l’incidenza di IGT
nella ARMD suggerisce che il glucosio abbia un ruolo nello sviluppo della degenerazione maculare.
Ulteriori ricerche sono necessarie per conoscere se i soggetti con una forma severa di ARMD siano
predisposti
a
sviluppare
l’insulino-resistenza
o
il
diabete
franco.
391.
Il genoma umano II. Strumento di indagine di pratica clinica
Gli Autori riportano alcuni aspetti di genetica utili da riconsiderare per la pratica clinica. Viene così
descritta la genetica cromosomica cioè lo studio del cariotipo umano e le parti attive del DNA, cioè i
geni. Tra questi ci si è soffermati su quelli del sistema maggiore di istocompatibilità. Si sono quindi
descritte le mutazioni puntiformi del DNA nucleare e le anomalie cromosomiche.
L’articolo termina con una breve sintesi delle applicazioni tecnologiche sul DNA.
392.
Fattori di rischio genetici del melanoma uveale
Gli Autori riportano alcune sindromi congenite come condizioni favorenti l’insorgenza del melanoma
uveale. La correlazione genetica tra le varie patologie ha indotto ad analizzare il melanoma uveale come
predisposizione
geneticamente
trasmessa
Si sono quindi descritte le principali anomalie coinvolgenti i tre cromosomi deputati come responsabili
dell’insorgenza del melanoma uveale: cromosoma 3, 6 e 8 ed altri possibili geni come il p53 ed altri
localizzati nel cromosoma 9 e 12 sono da valutare. Considerando che il tumore metastatizza è stata
descritta la metodica che si può utilizzare per valutare la diffusione metastatica. È la PCR (RT-PCR), in
quanto valuta l’espressione del gene della tirosinasi (specifico dei melanociti), nelle cellule ematiche.
393.
Age related changes in rat retina
Proposta: Lo scopo di questo studio è quello di descrivere i cambiamenti che avvengono nella retina
Pag. 65
di ratti con il passare degli anni, attraverso metodi istologici, osservazioni al microscopio elettronico e
dati
morfometrici;
e
di
studiare
le
proteine
contenute
nella
retina.
Metodi: Gli autori hanno studiato campioni di tessuto retinico ottenuto da giovani, adulti e anziani ratti
con i tradizionali metodi immunoistologici e con la microscopia elettronica. È stata concentrata
particolare attenzione ai dati morfometrici e alle alterazioni che avvengono con l’età. Con l’aiuto di
immagini di analisi quantitativa, è stata raccolta una grande quantità di dati morfometrici. Di conseguenza
l’ammontare
di
proteine
presenti
nella
retina
è
stato
determinato.
Risultati: L’assottigliamento retinico si riduce con l’avanzare dell’età. Le cellule ganglionari retiniche
sono più vulnerabili alla perdita correlata all’età rispetto alle altre cellule retiniche. Il numero dei capillari
retinici si riduce. Con l’avanzare dell’età si riducono anche le connessioni intercellulari tra i fotorecettori,
il numero di processi cellulari ed in particolar modo il numero dei corpi sinaptici delle cellule bipolari.
Questi risultati sono stati tutti confermati dalle osservazioni alla microscopia elettronica e dalle analisi
fotometriche. Dai dosaggi biochimici delle proteine risulta che il tessuto retinico si riduce con l’età.
Conclusioni: Tutti i dati morfologici, morfometrici, ultrastrutturali e biochimici concordano sul fatto che
il tessuto retinico del ratto subisce cambiamenti specifici con il passare dell’età. Le conclusioni degli
autori concordano con ciò e sottolineano il fatto che la retina di ratto può essere cosiderato un ottimo
modello per lo studio della maturazione neuronale e/o invecchiamento neuronale. Da ciò gli autori
ipotizzano che la retina del ratto sia particolarmente sensibile allo sviluppo di cambiamenti e alla
decadenza
senile.
394.
Metabolic changes in rabbit lens induced by treatment with dexamethasone
Le alterazioni metaboliche che avvengono nel cristallino del coniglio sono state studiate con risonanza
magnetica nucleare spettroscopica. Tali alterazioni sono state indotte dal trattamento topico prolungato
con desametasone. I nostri risulatati dimostrano un incremento del sorbitolo, sorbitolo-3-fosfato,
fruttosio-3-fosfato, glicerolo-3-fosfato e glucosio-6-fosfato ed una riduzione dei livelli del glutatione
solfato (GSH) e del mioinositolo, in accordo con ciò che è stato osservato in lenti di ratti con diabete
indotto da streptozocina prima dell’opacità lenticolare. L’iperglicemia può solo parzialmente spiegare
tutte queste variazioni biochimiche osservate. L’incremento delle sostanze intermedie al ciclo dei pentosi,
come il sedoeptuloso-7-fosfato, sembra supportare l’ipotesi dell’inibizione della glucosio-6-fosfato
deidrogenasi in seguito al trattamento con desametasone. In fine il trattamento con desametasone induce
un decremento del GSH. La riduzione o la perdita del GSH rappresenta il possibile meccanismo
patogenetico
nella
formazione
della
cataratta.
395.
Il glaucoma cronico semplice
Il glaucoma è la principale causa di cecità nei paesi industrializzati. Per tale motivo, il paziente
glaucomatoso deve essere seguito periodicamente presso centri specializzati al fine di non pervenire a
quella grave condizione di ipovisone o addirittura cecità che menoma profondamente la vita di relazione
del soggetto. Gli Autori hanno posto l’attenzione sulle diverse prospettive terapeutiche da adottare per
gestire al meglio la malattia: la riduzione della pressione intraoculare associata ad un più complesso
programma
di
neuroprotezione,
neurosalvataggio
e
neurorigenerazione.
396.
Il sistema visivo
Il sistema visivo umano è molto complesso ed il suo funzionamento garantisce lo svolgimento di
compiti visivi in tempi brevi e con l’impiego di una quantità limitata di risorse di calcolo. Numerose sono
le ricerche miranti alla comprensione dei principi fondamentali che governano il funzionamento del
sistema visivo, ma nessuno degli approcci elaborati è in grado di descrivere con completezza il sistema
visivo
umano.
Gli Autori, nel presente lavoro, prima di affrontare lo studio delle funzioni del sistema visivo, considerano
alcune nozioni fondamentali sulla natura fisica dello stimolo luminoso e sui fenomeni ottici. Vengono
quindi presentati alcuni elementi anatomici e fisiologici del sistema visivo umano in cui vengono
riconosciute tre fonti fondamentali denominate meccanica, ottica e neurale, che possiedono
caratteristiche anatomiche distintive, ma interagiscono fortemente le une con le altre. La visione è il
processo risultante di ciò che il nostro cervello ha capito dalle elaborazione delle informazioni del mondo
esterno percepite tramite gli occhi, mentre la vista è un dato grezzo di qualcosa. La visione è la somma
risultante dalla esperienza dell’organismo, sintetizzata, astratta ed utilizzata per affrontare e risolvere le
nuove
situazioni.
Quando guardiamo qualcosa non soltanto la vediamo, ma la ispezioniamo, la identifichiamo e le
attribuiamo un significato, comparandola con le informazioni che ci vengono dalle altre sensazioni. Tutto
questo costituisce il processo visivo che gli AA descrivono in questo lavoro.
Pag. 66
397.
Le funzioni visive coinvolte nella guida automobilistica
Gli AA descrivono le molteplici funzioni visive coinvolte nella guida automobilistica: acuità visiva
statica fotopica, acuità visiva dinamica, acuità visiva vibrata, contrasto spaziale e temporale,
abbagliamento, adattamento al buio ed alla luce, acuità visiva alle basse luminanze, senso cromatico,
accomodazione,
percezione
periferica
e
visione
binoculare.
Attraverso queste funzioni lo stimolo proveniente dall’esterno viene analizzato, interpretato e
successivamente gli viene attribuito un significato. Dall’efficienza o meno di queste funzioni dipende
l’abilità
percettivo-visiva
del
soggetto.
398.
Valutazione delle funzioni visive coinvolte nella guida automobilistica
Gli AA analizzano i vari strumenti a disposizione per valutare le funzioni visive coinvolte nella guida
automobilistica: acuità visiva statica fotopica, acuità visiva dinamica, acuità visiva vibrata, contrasto
spaziale e temporale, abbagliamento, adattamento al buio ed alla luce, acuità visiva alle basse luminanze,
senso
cromatico,
accomodazione,
percezione
periferica
e
visione
binoculare.
Attraverso un’attenta analisi delle varie strumentazioni gli AA concludono che molti dei metodi
presentati non soddisfano contemporaneamente i requisiti per testare quella funzione visiva e la
specificità nell’ambito del conseguimento dell’idoneità fisica della guida automobilistica.
399.
Casistica degli scenari a rischio nella guida automobilistica
Gli AA riportano le varie situazioni in cui si può trovare l’automobilista durante la guida con le
funzioni
visive
coinvolte.
Sono stati considerati pertanto tre tipi di ambiti stradi: strade urbane, extraurbane, autostrade; quattro tipi
di conducenti: conducente sano (A), conducente a rischio per patologie sistemiche con interessamento
oculare (B), conducente a rischio per le sole patologie oculari (C), conducente sano in condizioni
particolari transitorie (D); otto tipi di caratteristiche geometriche del tracciato (curva, dosso, incrocio
generico, incrocio semaforico, numero di corsie, gallerie, tracciato in trincea, rettifilo); sette tipi di
condizioni atmosferiche (pioggia, nebbia, neve, sole, zona ombrosa, alba/tramonto, guida notturna) ed
otto tipi di condizioni particolari (abbagliamento da veicolo che procede in senso opposto, abbagliamento
da retrovisore, abbagliamento da sole, ostacolo su carreggiata, veicolo antecedente in fase di frenata,
guida con parabrezza sporco, sorpasso/svolta, ritorno alla visione centrale dopo aver osservato lo
specchietto
retrovisore).
Gli AA riportano quindi le caratteristiche geometriche del tracciato (es. curva) e per alcune condizioni
atmosferiche (es. nebbia) lo spazio necessario all’arresto del veicolo in considerazione della
combinazione
dello stato del conducente (A-D) e dell’efficienza del veicolo.
400.
Proposta di metodologia per lo screening della funzione visiva degli automobilisti per l’idoneità alla guida
Gli AA, considerando l’importanza della funzione visiva nella guida automobilistica, hanno eseguito
uno screening sugli automobilisti al fine di raggiungere i seguenti obiettivi: suggerire quali devono essere
i parametri da considerare per una corretta valutazione della funzione visiva, valutare quantitativamente
e gradualmente la funzione visiva dell’automobilista, definire con maggior precisione il range di
normalità per alcuni parametri della funzione visiva e quindi proporre delle metodologie, attendibili e
nello stesso tempo di facile esecuzione, per lo screening di massa della funzionalità del sistema visivo.
Per quanto riguarda il primo quesito l’acuità visiva diurna ed alle basse luminanze, e la sensibilità al
contrasto sono apparsi i parametri più importanti da considerare. Dopo aver valutato queste funzioni e
identificati i range di normalità, secondo gli AA la metodologia con strumentazione elettronica è la più
idonea allo scopo per la sua semplicità, precisione, affidabilità ed economicità, qualità essenziali per
poter essere impiegata nello screening di massa della valutazione della funzione visiva.
401.
Innovazioni tecnologiche di integrazione alle funzioni visive per una guida automobilistica più sicura
Nel lavoro vengono riportate alcune innovazioni tecnologiche, che supportano, aiutano o addirittura
sostengono la vista, studiate per le autovetture, e che hanno lo scopo di rendere la guida automobilistica
sempre
più
sicura.
Alcuni dei progetti proposti sono realizzabili sin da ora, altri sono utili solo a livello sperimentale, altri
ancora hanno problemi di costo di realizzazione, ma non c’è dubbio che possono essere, in un prossimo
futuro,
delle
importanti
e
pratiche
soluzioni
al
servizio
della
sicurezza.
Queste tecnologie non dovrebbero essere applicate solo su autovetture di categoria superiore, ma visto
che si parla di sicurezza, essere a disposizione anche di veicoli utilizzati e quindi accessibili a costi
medio/bassi.
402.
Neurofisiologia e fenomenologia della percezione
Pag. 67
Gli AA riportano alcuni aspetti della fenomenologia della percezione ed evidenziano come l’uomo,
con la nascita dell’automobile, si sia visto progressivamente sostituito da essa, colpevolizzato, per la sua
stessa esistenza. Questo è un grave errore perché così l’uomo alla guida è un uomo a rischio. Il soggetto
che guida deve essere invece rafforzato ed esaltato sui compiti meccanici e razionali insieme,
considerando che il rapporto uomo-automobile non può pregiudicare e negare il primo, essendo essa il
suo prodotto. Quando ciò non avviene si verifica una prevalenza della meccanica nei confronti della
ragione
e
dell’etica
esistenziale.
Gli AA, dopo l’analisi fisicoesistenziale del guidatore, specificano come la propensione alla guida
dovrebbe migliorare anche la conoscenza e la capacità riflessiogena in merito ad importanti eventi
traumatici, registrati nella casistica incidentale, simulati per la verifica psicoattitudinale, per creare una
menomazione
centrale,
utile
poi,
negli
eventi
improvvisi
di
guida.
403.
Il ruolo dei fattori psicologici nel determinismo degli incidenti stradali
Gli incidenti stradali sono, nella società odierna, una delle principali cause di decesso.
Il parziale insuccesso dei tentativi di eludere questo problerma lascia pensare che si è sottovalutato
l’insieme dei fattori fisiologici nel detreminare il comportamento dei conducenti considerando che nel
90% degli incidenti stradali il responsabile era il conducente mentre solo nel 6% il veicolo, nel 3%
l’ambiente
e
nell’1%
il
sistema.
Nel 1982 Wielde riporta che il livello di rischio che le persone sono disposte a correre è visto come
l’unico fattore determinante del tasso degli incidenti. Lo sforzo preventivo che non è utile a ridurre questo
livello, fallirà nel ridurre il tasso di incidenti. Vengono quindi riportati altri lavori per comprendere il
ruolo dei fattori psicologici nel determinismo degli incidenti considerando come questi studi siano molto
complessi e lunghi da effettuare, ma sicuramente è di grande interesse approfondire le ricerche in questo
senso.
404.
La stabilità psico-percettiva dell’automobilista
La sensibilità pervcettiva è indispensabile all’automobilista per la sicurezza sua e del prossimo.
Una condizione percettiva fluttuante, incerta ma soprattutto alternata, pone il conducente su un piano di
guida pericoloso in quanto non solo ha un modo percettivo precario ma presenta anche un approccio
psicologico
con
l’ambiente
incerto,
confuso,
rischioso,
….
La domanda che ci si è posti per lo scopo del lavoro è stata la seguente: può il ristabilimento o il
miglioramento della performance visiva spiegare la sfera psicologica verso un miglioramento ed una
stabilità?
Dai risultati ottenuti emerge che gli uomini ametropi elevati, passando da una lente a tempiale ad una a
contatto, possono affrontare la guida con più sicurezza e preparazione, anche se il significato
dell’automobile rimane per loro sempre lo stesso. Le donne, invece, non solo migliorano le loro
performance cognitive nei confronti dell’auto, ma essa acquista veramente il significato di mezzo di
comunicazione
con
cui
muoversi.
405.
Diabete e guida automobilistica
Tra le probabili cause di incidenti stradali automobilistici, oltre ai fattori riguardanti le contingenze
esterne o la meccanica del veicolo, debbono essere prese in considerazione le affezioni morbose del
guidatore
come
il
diabete.
Non sono però a tutt’oggi disponibili dati certi della rilevanza di queste patologie nel determinismo degli
incidenti stradali, pur essendo stato il problema affrontato sin dagli anni cinquanta.
Gli AA valutano la problematica delle crisi ipoglicemiche, del danno indotto nsul C.V. e dell’ipofunzione
del sistema neurodegenerativo e dell’ischemia acuta del miocaradio. Le conseguenze sulla guida sono
ovvie.
Gli AA riportano quindi le norme legislative sull’argomento considerando come il legislatore abbia dato
un’eccessiva discrezionalità al medico, mentre sarebbe opportuno un regolamento che riporti gli esami
da effettuare con approfondite visite Specialistiche, al fine di fornire un dato clinico il più possibile
obiettivo
per
la
sicurezza
alla
guida.
406.
Effetto protettivo in vivo di un analogo idrosolubile della Vitamina E (troxolo) nei fenomeni degenerativi retinici
indotti sperimentalmente nel ratto
I modelli sperimentali di glaucoma e di distacco di retina contusivo approntati dagli Autori, hanno
evidenziato che già dopo un’ora dall’evento traumatico sono evidenti segni di degenerazione retinica
indicanti comparsa di necrosi. Intorno alle 6-24 ore sono presenti fenomeni apoptotici, evidenziati sia
con la comparsa di frammentazione nucleosomiale del DNA che mediante tecnica TUNEL. Si
evidenziano, in particolare, alterazioni del DNA soprattutto a carico delle cellule gangliari e dei
Pag. 68
fotorecettori. Dopo 48 ore i fenomeni necrotici sembrano ritornare prevalenti. Analogamente a quanto
osservabile in altre situazioni sperimentali in cui sono presenti fenomeni degenerativi neuronali, il
trattamento con troxolo, analogo idrosolubile della Vitamina E, scavengers dei perossidi, induce
protezione
delle
cellule
retiniche,
a
24
ore
dall’induzione
del
danno.
407.
Il genoma umano-III. Strumento di indagine di pratica clinica
Gli Autori, nel presente articolo, sulla serie del genoma umano, riportano le modalità di trasmissione
delle affezioni genetiche autosomiche e gonosomiche: dominanti, recessive, monogeniche e
multifattoriali
e
chiariscono
l’analisi
genotipica
classica
ed
inversa.
La terapia genica, di grande attualità, è analizzata descrivendo vantaggi e svantaggi della terapia virale e
non
virale.
Infine, sono descritte le caratteristiche del DNA mitocondriale e le più importanti affezioni in cui viene
interessato
l’apparato
visivo
per
le
mutazioni
sopraggiunte.
408.
Ipovisione: caratteristiche dei pazienti, valutazione della qualità di vita e loro impatto con i servizi di riabilitazione
Il numero di soggetti ipovedenti è destinato ad aumentare drasticamente nei prossimi anni, e di
conseguenza i servizi di riabilitazione visiva assumeranno un ruolo sempre più rilevante nella nostra
società. Gli studi condotti su questo argomento hanno messo in evidenza che il motivo principale di
richiesta dei servizi riabilitativi è di migliorare la capacità di lettura. Questo obbiettivo sembra essere
raggiungibile attraverso l’uso di appropriati strumenti e training, che oltretutto garantiscono un netto
miglioramento della qualità di vita dei soggetti con ridotta capacità visiva.
409.
Vantaggi e svantaggi delle lenti a contatto a ricambio frequente
La riduzione del tempo di utilizzo delle lenti a contatto (lac) morbide ha permesso di risolvere
problematiche dovute principalmente all’accumulo di depositi superficialli denaturati. Comunque,
essendo la maggior parte delle lac a ricambio frequente, costruite con gli stessi polimeri e le medesime
geometrie utilizzate con le lenti a contatto tradizionali, non vengono risolte problematiche dovute a fattori
meccanici e metabolici. Gli Autori, dopo un’analisi comparata dei vantaggi e degli svantaggi delle lenti
a contatto a ricambio frequente, sottolineano che i vantaggi del ricambio frequente sono certo superiori
agli svantaggi ma anche che la suddivisione in lenti giornaliere, settimanali, bi-settimanali, ecc. è in larga
parte arbitraria perché non in relazione alle caratteristiche del polimero e/o alla sua interazione con il film
lacrimale. Gli autori descrivono le nuove lac idrogel-silicone con basso contenuto di acqua ma ad alto
Dk che possono considerarsi a tutti gli effetti delle lenti letteralmente monouso a porto continuo mensile.
Tali lenti permettono finalmente di trattare con successo anche quei soggetti che manifestano, o che
potenzialmente possono manifestare, reazioni di origine metabolica. Vengono prospettate alcune
metodiche adatte allo studio dei polimeri in modo tale che la classificazione della frequenza di
sostituzione delle lenti possa essere effettuata in relazione alla sintesi del polimero.
410.
Qualità della vita nei pazienti ipovedenti: utilità dei questionari
Parlando di ipovisione è risultato molto importante avere mezzi validi, efficaci ed attendibili per
valutare la qualità di vita dei pazienti ipovedenti, sopprattutto per valutare i risultati dei processi
riabilitativi. Alcuni degli strumenti usati sono dei questionari. Il quastionario LVQOL è risultato essere
il più specifico e attendibile, mettendo bene in evidenza, essendo somministrato prima e dopo la
riabilitazione, i cambiamenti ottenuti nella qualità di vita nei pazienti sottoposti a tecniche e cure
riabilitative.
411.
A murine cell culture model for post-trabeculectomy antifibrotic treatment: Induction of apoptosis by Cyclosporin
Oggetto: Trials sperimentali, finalizzati alla ricerca di selettivi agenti antifibrotici, sono in via di
sviluppo per un trattamento alternativo del glaucoma in quei pazienti considerati al ad alto rischio postchirurgico
dopo
trabeculectomia.
Questo studio è finalizzato a valutare l’effetto di differenti farmaci su un modello costituito da fibroblasti
murini.
Metodi: Si vuole saggiare l’attività antifibrotica della Ciclosporina A, dell’Interferon 2α e del 5Fluorouracile su fibroblasti murini appartenenti alla linea cellulare 3T6, valutando l’induzione e l’attività
proliferativa cellulare. La vitalità e la proliferazione cellulare saranno saggiate dopo il trattamento con i
farmaci. L’analisi molecolare della degradazione del DNA sarà valutata attraverso tracciati radioattivi e
l’elettroforesi.
Risultati: I farmaci agiscono sulla vitalità e sulla proliferazione cellulare in differenti modi. Comunque
solo la Ciclosporina A è capace di controllare la proliferazione cellulare inducendo apoptosi.
Questo fenomeno viene ridotto dal Trolox, composto di cui è nota la sua capacità di inibire la morte
Pag. 69
cellulare
programmata
(apoptosi).
Questi risultati suggeriscono che questo modello può essere utile come test di funzionalità farmacologica.
Conclusioni: La Ciclosporina A induce, sui fibroblasti murini usati come modello, una significativa
apoptosi. Questo evento è importante per il controllo negativo della degenerazione fibrotica posttrabeculectomia e quindi per il successo dell’intervento chirurgico nei pazienti con glaucoma.
Quindi la Ciclosporina A potrebbe diventare il farmaco d’elezione per il trattamento del processo di
fibrosi
che
si
instaura
dopo
la
trabeculectomia.
412.
Determination of Dopamine D1 receptors in the human uveo-scleral tissue by light microscope autoradiography
La finalità di questo lavoro è stata quella di chiarire la distribuzione dei recettori dopaminergici (DAD1) nel tessuto uveo-sclerale degli occhi umani con o senza elevata pressione intraoculare (IOP) e di
studiare la relazione tra i recettori DA-D1 ed il tessuto uveo-sclerale. I campioni di tessuto umano uveosclerale erano presi da sette uomini sottoposti a chirurgia oculare per una lesione traumatica del segmento
anteriore dell’occhio, con complicazioni dell’angolo irido-corneale e/o da donatori di occhi. I soggetti
(nei quali un bulbo oculare era stato chirurgicamente enucleato) sono stati annoverati nei nostri protocolli
medici nel gruppo con aumento della IOP, mentre i donatori (di entrambi i bulbi oculari) avevano una
normale
IOP.
Le sezioni congelate di tessuto uveo-sclerale erano sottoposte alla caratterizzazione biochimica ed alla
tecnica di autoradiografia morfologica per la ricerca dei recettodi DA-D1. [3H]SCH-23390 era usato
come ligando dei recettori di Dopamina D1. [3H]SCH-23390 veniva legato alle sezioni di tessuto uveosclerale.
Il profilo farmacologico dei ligandi era consistente con il tracciante dei recettori D1. L’analisi al
microscopio era applicata per la localizzazione dei recettori D1 e rilevava un accumulo del radioligando
nel tessuto uveo-sclerale. Negli occhi con normale IOP si è verificata un’alta reazione.
Il
Bmax
del
radioligando
diminuiva
negli
occhi
con
IOP
aumentata.
Viene suggerita così la possibilità che i recettori dopaminergici giochino un ruolo nel controllo delle
funzioni
tissutali
uveo-sclerali.
413.
Aspetti genetici della cataratta congenita
Gli autori dopo la descrizione delle recenti acquisizioni sullo sviluppo embriologico del cristallino
riportano i fattori di crescita e genetici implicati nella trasformazione catarattosa delle fibre lenticolari.
In particolare, FGF è in grado di indurre, a seconda della sua concentrazione, tre risposte diverse:
proliferazione, migrazione e differenziazione. Tale ipotesi del gradiente di FGF spiega come il gradiente
di stimolazione di FGF sia diverso in senso anteroposteriore, cioè con concentrazioni maggiori a livello
posteriore
rispetto
a
quelle
anteriori.
Gli autori hanno preso in esame un modello transgenico per lo studio dei cambiamenti cellulari a lungo
termine indotti da TGFβ e cioè la transizione epiteliale-mesenchimale. Le cellule lenticolari stimolate da
questo fattore di crescita cambiano totalmente la loro morfologia. Sono due i markers coinvolti nella
perdita del fenotipo epiteliale da parte di cellule lenticolari: Pax-6 e a-cristallina. Entrambi sono sottoregolati nella placca neoformata. Pax-6 è particolarmente degno di osservazione, in quanto esso è un
fattore fondamentale per lo sviluppo lenticolare e mantiene la stabilità delle cellule differenziate. La sua
sottoregolazione potrebbe essere un requisito in grado di scatenare la transizione epiteliale-mesenchimale
e la progressione verso una differenziazione anomala e patologica delle fibre lenticolari.
414.
Fattori di rischio genetici della cataratta senile
Gli autori hanno preso in esame le mutazioni genetiche cellulari determinanti la cataratta senile.
Hanno valutato il ruolo delle elevate concentrazioni di calcio nell’induzione di opacità corticali del
cristallino, così come il polimorfismo genetico della Glutatione-S-transferasi, enzima responsabile della
protezione
dell’occhio
dai
danni
ossidativi.
Da ciò emerge che i diversi alleli di GSTs modificano la suscettibilità genetica a sviluppare una cataratta
corticale. Il rapporto tra questo e gli altri fattori ambientali catarattogenei è abbastanza complesso e sono
ancora
in
atto
numerosi
studi
volti
ad
approfondirli.
415.
Ectopia lentis: aspetti genetici
Gli autori hanno esaminato la componente genetica di malattie più o meno frequenti che determinano
ectopia
del
cristallino.
Occorre tenere presente che oltre la ectopia semplice della lente o associata ad ectopia della pupilla, la
maggior parte di queste rientra nel contesto di malattie sistemiche legate ad alterazioni del tessuto
connettivo come la sindrome di Marfan, la sindrome di Weill-Marchesani, l’omocistinuria e altre malattie
metaboliche
quali
il
difetto
di
sulfito-ossidasii
e
l’iperlisinemia.
Pag. 70
Il difetto nella sindrome di Marfan è rappresentato da un costituente presente sia nel legamento
sospensorio della lente sia nella tunica media dell’aorta e, a conferma di ciò, studiando la mappa del gene
che codifica per la fibrillina, localizzato sul cromosoma 15, è stato notato come nella sindrome di Marfan
l’alterazione sia localizzata nel gene che codifica proprio per questa proteina, trasmesso con modalità
autosomica
dominante.
Per quanto rigurada la sindrome di Weill-Marchesani che presenta carattere recessivo, è stata osservata
una
mutazione
del
gene
15q21.1
che
codifica
per
la
fibrillina
1.
Per l’omocisteinuria la mancanza di cistionina-beta-sintetasi conduce alla più frequente varietà di questa
malattia. Questo enzima catalizza la trans-sulfurazione dell’omocisteina in cisteina, in presenza di Vit.
B6. il gene della cistionina-beta-sintetasi è stato mappato sulla banda cromosomica 21q22.3 e la sequenza
del
suo
cDNA
è
stata
determinata.
Una meno comune varietà dell’attività della 5-metiltetraidrofolato-omocisteina-metil-transferasi.
416.
A morphometric study of age changes in the rat optic nerve
Gli autori hanno studiato le alterazioni delle fibre del nervo ottico correlate all’età in ratti maschi di
3, 12 e 24 mesi. Il nervo ottico risulta ingrandito soprattutto nella porzione intracranica. Le sezioni dei
diversi nervi ottici vengono colorate con toluidina blu ed esaminate con microscopio a basso ed alto
ingrandimento. Altre sezioni sono trattate con contrasto secondo il metodo di Holzer in modo da poter
esaminare le cellule gliali. Un terzo gruppo di sezioni sono sottoposte a metodo immunoistochimico per
studiare le proteine acide fibrillari gliali che sono un marker per la localizzazione e caratterizzazione
degli astrociti. Tutti questi risultati morfologici sono infine sottoposti ad analisi quantitative di immagini
e ad analisi statistiche per identificare dati morfometrici significativi. I nostri risultati dimostrano che i
cambiamenti legati all’età che possono essere osservati sono:
-
un incremento delle membrane meningee
un incrementato numero di astrociti
un incremento della densità e dell’immunoreattività della proteina fibrillare acida
un incremento dello spessore dell’intero nervo ottico e dell’area del nervo stesso
un decremento del numero delle fibre nervose
un decremento del rapporto fibre nervose/membrana menigea da 3:1 a 1:1.
Tuttavia l’ammontare delle proteine totali non varia con l’età.
Da ciò si conclude che il nervo ottico del ratto appare sensibile ai processi che si verificano con il passare
degli
anni.
417.
La valutazione dei risultati della riabilitazione visiva
L’impatto dell’ipovisione sulla qualità della vita può essere davvero devastante. Da questa
considerazione nasce la necessità di metodi idonei per l’accertamento dell’ipovisione, la valutazione della
qualità di vita ma, cosa più importante, la misurazione dei risultati di interventi di riabilitazione visiva.
A tal fine sono stati utilizzati svariati questionari tra i quali solo alcuni sono risultati essere più attendibili
e
precesi
per
il
raggiungimento
degli
obiettivi
preposti.
418.
Obiettivi e strumenti nella riabiltazione visiva dei pazienti anziani ipovedenti
La riabiltazione dell’ipovisione è un servizio importante per i soggetti anziani, l’ipovisione non deve
costringere ad abbandonare la casa o a perdere l’indipendenza. Perciò è fondamentale un giusto approccio
con i pazienti ipovedenti, cercando di comprendere le loro speranze e possibilità, intervenendo con i
mezzi
più
appropriati.
419.
Elementi fondamentali della chimica macromolecolare delle lenti a contatto
Gli autori prendono in considerazione gli elementi fondamentali della chimica macromolecolare delle
lenti a contatto. In una prima parte descrivono le reazioni disponibili per la preparazione degli alti
polimeri che possono essere condotte a due classi principali: policondensazione e poliaddizione. Segue
quindi la classificazione dei monomeri e dei polimeri utilizzati per la fabbricazione delle lenti a contatto
e
le
caratteristiche
delle
lenti
a
contatto
sia
morbide
che
rigide.
420.
Lenti a contatto con gomma siliconica
Oltre le lenti a contatto morbide idrofile e rigide sono presenti sul mercato lenti morbide al silicone.
La gomma siliconica è flessibile, idrofobica, con alta permeabilità all’ossigeno. Ha bisogno di un
rivestimento idrofilico, per esempio vinilico, che fornisce bagnabilità, ma che può togliersi e formare
screpolature. L’adattamento è valutabile con la fluoresceina ed è ncessario un sufficiente movimento per
Pag. 71
far si che la lente non aderisca all’epitelio corneale, la cui rimozione è difficile. La tolleranza aumenta
dopo qualche settimana dall’applicazione. La lente conserva la forma anche quando è asciutta ed è ben
tollerata dal paziente con occhio secco. Per la conservazione e la rimozione dei depositi vengono
utilizzate
soluzioni
uniche.
421.
Alterazioni dell’omeostasi della superficie oculare indotte dall’uso di lenti a contatto
I cambiamenti indotti dall’uso delle lenti a contatto alterano l’omeostasi corneale. Questi cambiamenti
sono: riduzione delle sIgA delle lacrime, variazione del pool delle citochine, riduzione dei PMN nelle
lacrime, presenza anomala delle cellule di Langherans nella cornea. Questi cambiamenti permettono ai
batteri di proliferare incontrastati, soprattutto mentre si dorme, sino ad arrivare a livelli patogeni. Le lenti
possono inoltre alterare il tipo di batteri isolati dalla superficie corneale e loro stesse possono
rappresentare delle nicchie dove i batteri, che noramlmente non arrivano nell’occhio possono formare le
loro colonie. Sono i batteri Gram- a causare la maggior parte degli effetti collaterali visti durante l’uso di
lenti a contatto in idrogel, tra cui il più temibile è la cheratite batterica. Rimane da vedere se le nuove
LAC in silicone idrogel che sono ad alta trasmissibilità all’ossigeno, producono gli stessi effetti collaterali
e
le
stesse
alterazioni
dell’omeostasi
corneale.
422.
Ipossia corneale: il grande ostacolo all’uso continuo
Il porto di lenti a contatto ad uso prolungato provoca una serie di segni di compromissione corneale
dovuta al fatto che, l’ossigeno per arrivare alla cornea deve attraversare questa barriera. Tali segni sono:
perdita di trasparenza, vacuoli e blebs, neovascolarizzazione corneale e limbare, iperemia limbare e
bulbare, sindrome da esaurimento corneale, infiltrati corneali periferici, riduzione sensibilità corneale,
polimegatismo-polimorfismo endoteleiale e reazioni infettive ed infiammatorie. Sulla base di quello che
si conosce circa lo sviluppo delle complicanze oculari indotte dall’uso esteso di lenti a contatto,
l’obiettivo
è
quello
di
massimizzare
la
trasmissione
dell’ossigeno.
Considerando che l’ipossia corneale è solo una parte di un più complesso quadro, altri fattori entrano in
gioco come l’ostacolato ricambio lacrimale causato dall’aderenza delle lenti a contatto in seguito a
disidratazione dell’idrogel. Quindi, un secondo obiettivo, oltre a quello di avere lenti a contatto ad alto
Dk, è quello di ottenere lenti a contatto che non impediscano il ricambio lacrimale.
Un altro fattore che entra in gioco è il trauma meccanico esercitato dalla lente sulla superficie corneale
in occasione di ogni ammiccamento che può essere anche particolarmente disturbante. Il trauma
meccanico
può
essere
minimizzato
con
una
applicazione
adeguata.
423.
Predittori fisici di compatibilità delle lenti a contatto
Negli anni ‘60 Hill collaborò con Fatt per la realizzazione di misure volte alla determinazione del
consumo di ossigeno della cornea per vedere il problema dal punto di vista clinico, cercando
l’introduzione di predittori per la buona soppportabilità della lente. L’attenzione fu rivolta alla sofferenza
ipossica quantificata misurando le variazioni di parametri ad essa collegati, quale ad esempio l’edema, il
pH, la concentrazione di enzimi, il consumo di glicogeno, la riduzione della sensibilità corneale e
cercando una correlazione tra tali parametri ed una buona sopportabilità della lente a contatto. Da tale
approccio furono proposti due predittori: il metodo EOP per la determinazione dell’ossigeno necessario
ad un’adeguata ossigenazione della cornea e più recentemente l’uso di unità di stress ipossico (HSU)
attraverso i quali disponiamo di predittori di performance rispetto all’ossigeno che attraversa le lenti.
Nel lavoro è stato anche presentato un nostro nuovo metodo basato su misure di risonanza magnetica
nucleare
a
bassa
risoluzione.
Seguono quindi, per una comprensione più profonda dei fenomeni dovuti al porto delle lenti a contatto,
il riferimento a modelli matematici che razionalizzino le misure effettuate e che vengono descritti.
424.
La nuova generazione di lenti a contatto morbide ad alto Dk: lenti al silicone idrogel
Dalla nascita delle prime lenti morbide HEMA negli anni 70, l’industria non aveva apportato
migliorie rilevanti ma solo con l’introduzione di copolimeri più o meno idrofilici, con glicerina e altri
polimeri biocompatibili. Oggi, le nuove lac morbide al silicone idrogel hanno concretizzato la possibilità
di realizzare una correzione continua, per 30 giorni consecutivi, dei vizi di refrazione in alternativa alla
chirurgia. Ovviamente dovrà essere eseguita un’attenta selezione del paziente, un esame clinico della
camera anteriore dell’occhio e una valutazione dell’applicabilità delle lac. Si dovranno considerare:
adeguato movimento della lente per garantire il ricambio lacrimale tra lac e cornea
-
centraggio della lac che deve coprire interamente la cornea
comfort: l’applicazione della lac non deve procurare bruciore, fastidio e senso di corpo estraneo
ottima acutezza visiva senza fluttazioni prima e dopo l’ammiccamento
Pag. 72
-
biocompatibilità: la lente deve soddisfare le neccessità fisiologiche dell’occhio che non dovrà
apparire
rosso
o
irritato.
425.
L’uso terapeutico delle lenti a contatto in gomma siliconica e silicone idrogel
Nonostante il limitato numero di esperienze appare evidente che per le lac in idrogel silicone si
prospetta un futuro roseo anche nel campo terapeutico. In tutti quei casi in cui una lente in idrogel viene
utilizzata in regime continuato, e per tempi relati vamente lunghi, è conveniente usare una lac in silicone
idrogel che è altamente biocompatibile. Nel caso in cui a livello della superficie esterna della lac il tasso
di evaporazione è elevato, per effetto di un ammiccamento alterato, la lente in gomma siliconica è
certamento meno dipendente dalle condizioni ambientali e quindi la lente in silicone idrogel va
considerata solo quandi per motivi economici o per difficoltà al reperimento e ai tempi lunghi di
consegna, l’applicazione di una lac in gomma siliconica non può essere esguita.
Anche nel caso in cui sia necessario applicare una lac molto aderente per evitare la fuoriuscita, come nel
caso in cui ad una superficie corneale irregolare si associa un inadeguato ammiccamento, l’applicazione
di
una
lac
in
gomma
siliconica
ha
maggiore
probabilità
di
successo.
426.
I depositi sulle lenti a contatto
La conoscenza e la consapevolezza dei “rischi” associati alla formazione dei depositi ha indotto la
contattologia a creare di produrre delle lac biocompatibili ad uso permanente, caratterizzate da una
minima
formazione
di
depositi
quali
le
lenti
in
silicone
idrogel
427.
La manutenzione delle lenti a contatto morbide a ricambio programmato
La “pulizia “ scientifica richiede di conoscere le caratteristiche del polimero, la natura dei depositi e
di distinguere il rivestimento fisiologico da quello indesiderato. È oggi clinicamente possibile ciò? Non
potendo rispondere positivamente a questa domanda si reputa opportuno pulire quindi le proprie lac per
non indurre il “coating” considerando che la contaminazione batterica è proporzionale all’accumulo di
albumina ed anche se alcuni studi hanno dimostrato che la quantità di depositi proteici e soprattutto
lipidici, su lac idrogel contenenti fosforilcolina, dopo 5 settimane di uso era ridotta alla metà rispetto a
quelli presenti su una lac HEMA-NVP a parità di sistema di manutenzione.
428.
Test per l’esame del film lacrimale
Gli autori valutano i test per l’esame del fim lacriamle classificandoli in test qualitativi clinici,
quantitativi clinici, test di laboratorio: biologici, chimici, istologici, batteriologici, fisici e test funzionali.
429.
La pratica clinica in contattologia-Osservazioni delle reazioni corneali indotte da lenti a contatto
Le visite di controllo relative all’uso continuo devono essere condotte alla lampada a fessure con
esenza lac applicate e cioè dopo la loro rimozione. L’osservazione alla lampada a fessura con lac applicate
dovrà riguardare la superficie anteriore della lac: depositi e mucin balls. Le reazioni infiammatorie ed
infettive associate all’uso di lac vanno accuratamente ricercate: congiuntivite papillare, lesione epiteliale
arcuata superiore, cheratite infiltrativa, occhio rosso acuto, ulcera periferica e cheratite microbica. Gli
autori
concludono
sul
come
prevenire
e
gestire
le
complicanze.
430.
La nuova generazione di lenti a contatto morbide ad “uso continuo”
Di fatto si è aperta una nuova era nel mondo della contattologia quando, nel marzo del 1999, sono
state immesse sul mercato lac fatte con nuovi materiali bifasici con i quali sembra essersi decretato il
successo dell’ “uso continuo”. Trials clinici hanno dimostrato che queste lac rispondono a tre requisiti
indispensabili: l’idoneità e cioè una correzione adeguata del vizio di refrazione; la sicurezza, non
inducono cioè alterazioni patologiche a livello della superficie anteriore dell’occhio ed il comfort.
431.
A murine cell culture model for post-trabeculectomy antifibrotic treatment: Induction of apoptosis by Cyclosporin
Propositi:Agenti selettivi antifibrotici sono in via di sviluppo per trattamento alternativo di pazienti
con glaucoma che sono generalmente considerati ad alto rischio dopo intervento di trabeculectomia. Gli
Autori presentano un modello di sistema in vitro per il trattamento dei pazienti post-trabeculectomia. Lo
studio è basato sulla valutazione degli effetti di diversi farmaci su un modello di fibroblasto murino.
Metodi:L’attività antifibrotica della Ciclosporina A, Interferone 2α, 5-Fluorouracile è stata valutata su
cellule 3T6 in coltura. La sopravvivenza e la proliferazione della cellula sono state valutate dopo il
trattamento. L’analisi molecolare della degradazione del DNA è stata valutata con metodo radioattivo ed
elettroforesi
su
gel.
Risultati:I tre farmaci hanno manifestato di agire sulla proliferazione e sulla vitalità delle cellule. Tuttavia
solo la Ciclosporina A è risultata capace di controllare la proliferazione cellulare, inducendo apoptosi.
Pag. 73
Questo fenomeno è stato ridotto dall’aggiunta del Troxolo, un composto che inibisce la morte
programmata cellulare. Questi risultati suggeriscono che questo modello potrebbe essere valido come
test
di
funzionalità
farmacologica.
Conclusioni:Un rapido ed efficiente modello è descritto per l’accertamento della vitalità e della
proliferazione delle cellule dopo trattamento con agenti farmacologici. La Ciclosporina A induce una
significativa apoptosi. Questo è importante per il controllo negativo sulla degenerazione fibrotica nel
post-trabeculectomia che è richieto per un intervento di successo nei pazienti con glaucoma. Quindi, la
Ciclosporina A potrebbe diventare un interessante farmaco di utilizzo clinico per il trattamento della
bozza
filtrante
dopo
trabeculectomia.
432.
Diffusive contribution to permeation of hydrogel contact lenses: theorical model and experimental evaluation by
nuclear magnetic resonance techniques
La biocompatibilità delle lenti a contatto è legata alla possibile permeazione delle stesse da parte
dell’ossigeno.
Nelle
lenti
costruite
con
materiale
idrogel.
Tale caratteristica è riconducibile alla possibilità di permeazione da parte dell’acqua. Il fenomeno della
permeazione delle membrane da parte dell’acqua è legato alla combinazione del flusso viscoso e
diffusivo. Si è così studiato, attraverso misure dei tempi di rilassameento MNR, lo stato dell’acqua delle
lenti costruite con materiale idrogel e si è introdotto un modello matematico al fine di stimare
l’autodiffusione dell’acqua e quantificare il contributo diffusivo nel fenomeno della permeazione.
Confrontando i risultati ottenuti con i dati di permeabilità all’ossigeno, misurati con altre tecniche, si è
mostrato un buon accordo per le lenti ad alto contenuto d’acqua a differenza delle lenti a più basso
contenuto, ciò viene speigato considerando i diversi contributi al fenomeno della permeazione.
433.
Aspetti socio-legali della predisposizione genetica
Gli Autori hanno preso in esame il problema della predisposizione o suscettibilità genetica (handicap
in potenza) di individui per malattie genetiche ad insorgenza tardiva, per tumori, malattie autpimmuni e
così
via
nell’ambito
del
rapporto
di
lavoro.
Il problema non può essere risolto né nascondendo il difetto genetico (danno dell’azienda) e neppure il
datore di lavoro può richiedere un completo esame genico alla persone che fanno domanda d’impiego
per
non
violare
la
sua
privacy
(danno
alla
persona).
Una possibile via d’uscita può essere quella di esaminare un settore specifico ed a rischio del genoma per
lo
specifico
lavoro
solo
nel
caso
che
l’evento
avvenga.
434.
Le minorazioni visive
Gli autori definiscono l’ipovisione: danno visivo non corregibile per mezzo dei comuni occhiali da vista
o lenti a contatto e come una situazione patologica che interferisce con la capacità di adempiere alle
normalità
attività
quotidiane.
I soggetti ipovedenti possono comunque trovare beneficio nell’uso di particolari strumenti ottici e non
ottici e per mezzo di specifiche tecniche riabilitative. Quindi viene evidenziata l’importanza di un
accurato esame della funzione visiva basato principalmente sulla valutazioni di: contrasto limite,
risoluzione e campo visivo. In base a tali accertamenti sarà possibile classificare i soggetti ipovedenti
facendo riferimento al testo di legge (riportato) n. 138 del 3 Aprile 2001: Classificazione e
quantificazione delle minorazioni visive e norme in materia di accertamenti oculistici.
435.
Le patologie oculari causa di ipovisione
L’ipovisione
può
essere
distinta
in
periferica
e
centrale.
Le patologie oculari, centrali o periferiche, causa di ipovisione, nell’anziano e nel giovane, che
necessitano di intervento riabilitativo, si possono classificare in quattro gruppi.
Le emianopsie, di cui le emianopsie laterali omonime unilaterali sono le più frequenti, esse provocano
un
deficit
a
settore
del
campo
visivo.
Le maculopatie, di cui la degenerazione maculare legata all’età e la miopia patologica assumono un ruolo
molto rilevante, esse provocano principalmente un deficit della funzione visiva centrale.
I restringimenti concentrici perferici del campo visivo causati da retinite pigmentosa, retinopatia
diabetica
dopo
trattamento
con
panfotocoagulazione
e
glaucoma.
Alterazioni della motilità oculare, di cui il nistagmo o le paralisi oculo-motorie complete sono gli esempi
più
classici.
Per ognuna di queste patologie gli autori hanno evidenziato: patogenesi, caratteristiche cliniche, eventuali
interventi
terapeutici
farmacologici
e
non.
Le principali cause di ipovisione nel soggetto giovane risultano invece essere: atrofia ottica, cataratta
congenita, albinismo, miopia, patologia maculare, glaucoma, fibroplasia retrolentale, patologia corneale.
Pag. 74
436.
Illuminamento ed ipovisione
Gli autori hanno sottolineato l’importanza dell’illuminamento per un soggetto ipovedente.
L’illuminamento, infatti, interferisce con l’acuità visiva e, di conseguenza con la capacità di
riconoscimento ed identificazione degli oggetti, in modo diverso in relazione alla patologia oculare
presente.
L’illuminamento è in relazione anche con la sensibilità al contrasto. È importante riconoscere pazienti
con sensibilità al contrasto ridotta, perché un migliore illuminamento ed un aumento del contrasto
nell’ambiente
spesso
sono
più
utili
dell’ingrandimento.
Quindi si evidenzia l’importanza di evitare fenomeni di abbagliamento, disagio di abbagliamento e
abbagliamento invalidante, per esempio, per mezzo di particolari lampade che permettono quella
flessibilità che è necessaria per ottenere la migliore condizione richiesta dal paziente.
437.
I Filtri
L’occhio umano è sensibile alle radiazioni ultraviolette (UV-A, UV-B, UV-C),le tre fasce di
radiazioni UV non sono assorbite allo stesso modo dai mezzi diottrici oculari ed il fattore di assorbimento
è decisivo per capire i danni che possono essere provocati da queste radiazioni.
Per limitare questi danni un utile mezzo sono i filtri: mezzi trasparenti in grado di trasmettere ben definite
lunghezze d’onda, proteggendo così l’occhio dagli effetti nocividi alcune radiazioni ad alta energia.
Parlando dei filtri bisogna definire alcune grandezze: la Trasmittanza, la Riflettanza e l’Assorbanza, tutte
dipendenti
della
lunghezza
d’onda.
L’efficacia dei filtri varia al variare delle grandezze suddette, le quali a loro volta si modificano in
relazione al materiale utilizzato (vetro o plastica) e dall’eventuale trattamento antiriflesso eseguito sulla
lente filtrante. Gli autori hanno descritto le svariate caratteristiche dei filtri in relazione alle variabili che
interferiscono
con
la
loro
efficacia.
438.
L’utilizzo dei prismi nella riabilitazione visiva per lontano dell’ipovedente
Gli
autori
hanno
descritto
l’utilizzo
dei
prismi
nell’ipovisione.
La radiazione luminosa, dopo il passaggio attraverso questo mezzo correttivo, devia verso la base dello
stesso prisma. Proprio questa proprietà è stata sfruttata nella riabilitazione di alcune patologie causa di
ipovisione: emianopsie laterali omonime complete, maculopatie, restringimenti concentrici del campo
visivo, alterazioni oculomotorie quali il nistagmo e le paralisi complete di sguardo.
Gli autori hanno descritto la modalità di impiego dei prismi nelle diverse situazioni patologiche,
evidenziando
la
loro
utilità
ed
eventuali
effetti
collaterali.
439.
L’uso degli specchi nella riabilitazione visiva per lontano dell’ipovedente
Gli autori hanno evidenziato l’utilità degli specchi per soggetti ipovedenti affetti da emianopsia
laterale
omonima
completa.
Quando si parla si specchi ci si riferisce ad un sistema nasolaterovisore posteriore ed un sistema
nasolaterovisore posteriore. Nel primo caso lo specchio è posto nasalmente, dal lato del difetto
emianopsico, nella parte interna delle lenti del paziente. Nel secondo caso lo specchio viene accostato
davanti alla montatura in modo da formare un angolo tra i 60° e gli 80° con il piano verticale davanti agli
occhi. In entrambi i casi gli oggetti posti nella parte cieca del campo visivo binoculare vengono riflessi
dallo
specchio
nella
parte
funzionante
della
retina.
440.
L’uso dei sistemi ingrandenti, dei telescopi inversi e delle lenti negative nella riabilitazione visiva per lontano
dell’ipovedente
Gli autori mettono a confronto l’utilità dei sistemi ingrandenti, dei telescopi inversi e delle lenti
negative per i soggetti ipovedenti alla guida, cercando di dare una indicazione corretta alla scelta migliore
del sistema da utilizzare in relazione alle necessità del paziente e tenendo conto sia delle agevolazioni
che delle problematiche che derivano dall’uso di questi mezzi ottici. In particolare, si evidenzia come i
telescopi ingrandenti favoriscono la visione centrale e quindi l’acuità visiva provocando un deficit del
campo visivo periferico, al contrario le lenti negative e i telescopi inversi agiscono con un miglioramento
della visione periferica ma una riduzione dell’acuità visiva. Gli autori concludono che questi ausili non
possono, da soli, risolvere il problema dell’ipovedente alla guida, ma possono essere solo di aiuto in
soggetti ipovedenti con necessità di una guida più sicura con un minimo di 1/10 di acuità visiva.
441.
Apprendimento e riabilitazione
L’apprendimento è un processo neuro-psicologico attraverso cui la nostra sfera sensoriale mette in
comunicazione la corteccia cerebrale con il mondo esterno. Vi intervengono fenomenologie complesse
Pag. 75
che si svolgono dai recettori periferici alla corteccia specializzata, alla corteccia associativa e alla regioni
dell’ippocampo. Molte di queste connessioni hanno un controllo genetico rigido altre hanno una impronta
genetica più fluida che viene perfezionata dalla esperienza sensoriale ed è caratterizzata da una peculiare
plasticità, chiave della adattabilità ambientale ed evolutività dell’encefalo umano.
Le procedure riabilitative implicano l’attivazione dei meccanismi coinvolti nell’apprendimento.
Puntualizzare i metodi riabilitativi delinea la possibilità di miglioramenti degli specifici deficit sensoriali
presenti.
442.
Qualità di vita dopo la riabilitazione visiva
Una situazione patologica correlata alla salute che può limitare significativamente la nostra qualità di
vita
è
l’ipovisione.
Visto il drastico incremento del numero dei soggetti ipovedenti, è facilmente comprensibile l’importanza
che vanno assumendo gli interventi terapeutici di riabilitazione visiva e, cosa ancora più importante, la
valutazione della validità di tali interventi, attraverso la misurazione dei miglioramenti per mezzo di
questionari, elencati dagli autori. Dalle ricerche effettuate e riportate, i questionari più efficaci dovrebbero
essere semplici, rapidi, facilmente comprensibili e, soprattutto, dovrebbero permettere un approccio
multidisciplinare al problema, visto l’importante impatto psicologico dell’ipovisione.
443.
Orientamento e mobilità del soggetto ipovedente
Le persone con avanzati danni visivi trovano estreme difficoltà nel camminare in zone a loro poco
note e proprio per questa ragione molto spesso si trovano costretti a limitare la loro indipendenza.
Gli autori hanno voluto mettere in evidenza le numerose differenze di fissazione, durante la
deambulazione, tra soggetti normali e soggetti ipovedenti e le notevoli difficoltà di questi ultimi in
situazioni particolari quali per esempio la guida. Notevole interesse viene riportato sull’effetto
dell’illuminamento e della temperatura di colore sul miglioramento di mobilità ed orientamento di alcuni
soggetti ipovedenti. Gli autori, infatti, concludono che le variazioni di questi due importanti fattori
influiscono in modo differente, ma positivo, a seconda della patologia oculare presente.
444.
Il tempo di reazione visuo-motorio
La risposta motoria dell’uomo agli stimoli visivi viene chiamata tempo di reazione visuo-motorio.
Tale elemento è costituito da una componente motoria e da una componente sensoriale e può essere
considerato per diversi fini: misurazione della latenza visiva, classificazione di diverse classi di individui,
valutazione
della
performance
visiva.
Gli autori hanno voluto esaminare le variazioni del tempo di reazione visuo-motorio in relazione a
numerosi
fattori
capaci
di
influenzarlo.
In particolare si è concluso che il rapporto tra il tempo di reazione visuo-motorio e l’attenzione visiva
dovrebbe essere valorizzato come elemento di riabilitazione visiva specie in soggetti che desiderano
essere dichiarati idonei alla guida automobilistica o rinnovare le loro patenti sottolineando che questo
sarà uno dei compiti specifici che il riabilitatore dovrà assumere nel futuro.
445.
Le discromatopsie acquisite periferiche: dalla fisiopatologia alla clinica
Gli autori prendono in considerazione il fenomeno della visione dei colori, valutandone le variazioni
fisiologiche, le anomalie costituzionali e le discromatopsie acquisite. La visione dei colori aumenta
considerevolmente la possibilità dei contrasti visivi in rapporto alla visione in bianco e nero e, di
conseguenza, la capacità di discriminazione visiva, questo discorso è stato riportato nel contesto della
guida automobilistica. I risultati degli studi condotti sulla visione dei colori e sicurezza alla guida hanno
indotto alcuni legislatori di altre nazioni a concedere l’idoneità alla guida per tutte le categorie a tutti i
soggetti affetti da daltonismo ed anche ai dicromati che riconoscono i colori dei semafori solo in base
alla
loro
posizione:
rosso
in
alto
e
verde
in
basso.
Discorso diverso e più particolareggiato viene fatto per la guida dei trasporti pubblici in cui entra in gioco
la
sicurezza
dei
passeggeri.
446.
Il soggetto ipovedente alla guida automobilistica
Una buona funzione visiva è sicuramente un elemento fondamentale per una guida sicura.
Gli autori considerano le problematiche connesse al connubio guida automobilistica ed ipovisione. La
patente di guida va considerata un privilegio e non un diritto e, proprio questo privilegio non deve essere
inteso in maniera indiscriminata né tanto meno limitato senza motivo. Quindi per permettere una
uniformità di giudizio gli autori sollecitano le autorità responsabili a stabilire regole certe per i requisiti
necessari
e
quindi
per
l’estensibilità
del
privilegio.
Pag. 76
447.
I sistemi di segnaletica per l’orientamento visivo
Gli autori mettono in evidenza gli elementi necessari per una migliore comprensione dei messaggi
visivi, con particolare riferimento alla segnaletica stradale. Iniziano con le caratteristiche fisiche delle
iscrizioni del messaggio visivo e dei simboli grafici, passando poi alla valutazione degli elementi
psicofisici costituenti la percezione di un segnale: fattori socio-culturale, rapporto figura-sfondo, fattori
cromatici, alterazioni fisiologiche della vista legate all’età, campo visivo, acuità visiva, abilità e velocità
di lettura, distanza di lettura, con notevole interesse sull’interazione uomo segnale. Concludendo con la
consapevolezza dell’importanza dei sistemi di segnaletica, per cui se tutto diventasse una realtà operativa,
il soggetto ipovedente ne potrebbe trarre notevole beneficio e le informazioni ricevute diventerebbero di
grande
aiuto
per
l’orientamento.
448.
Riattivazione e latenza dell’Herpesvirus nell’occhio
Gli Autori hanno esposto i principali fattori scatenanti la riattivazione dell’Herpes virus di tipo I
(HSV-1). Infatti, quando il virus è presente nel ganglio neuronale allo stato ltente non si osservano
sintomi clinici ma numerosi fattori sono in grado di riacutizzare l’infezioneche si rende pertanto
clinicamente manifesta a livello oculare. I primi ad essere stati studiati sono i farmaci ipotensivi oculari
usati nella comune terapia del glaucoma, i cortisonici, seguiti dai raggi UV, in particolare gli UVB e dal
laser ad eccimeri e dal calore. Secondo un’altra teoria febbre, farmaci, stress e freddo sarebbero in grado
di
attivare
il
virus
direttamente
a
livello
corneale.
449.
Un caso anomalo di sindrome di Posner - Schlossman
Gli autori hanno riportato un caso anomalo di Posner-Schlossman in una giovane paziente di 46 anni.
Tale sindrome, come è noto, è caratterizzata da episodi acuti e recidivanti di ipertensione oculare,
associata a segni modesti di flogosi uveale anteriore che colpisce essenzialmente soggetti giovani di età
compresa tra 20 e 50 anni. Ciò che ha interessato particolarmente nello studio di questo caso clinico è la
particolare insorgenza, la brevissima durata (qualche ora) e la monolateralità degli episodi ipertensivi
affiancati da una negatività dell’esame obiettivo e di quelli diagnostici svolti.
450.
Lenti amorfoscopiche biottiche
Gli autori descrivono un sistema amorfico biottico per l’incremento del campo visivo in soggetti in
cui questo risulta perifericamente ristretto. Con questo sistema il soggetto guarderebbe attraverso le lenti
amorfoscopiche in modo transitorio, solo quando avrà la necessità di localizzare informazioni dal campo
visivo
periferico.
451.
Abbagliamento e Fotofobia: Valutazioni e Soluzioni
Abbagliamento e Fotofobia sono discomfort che sembrano essere quasi sinonimi mentre sono eventi
difformi e sono stati inclusi dagli Autori nella stessa trattazione, in quanto, le soluzioni, se si escludono
quelle inerenti le cause scatenanti, sono in parte sovarapponibili. Gli Autori descrivono quindi l’effetto
preventivo dei filtri che riducono o eliminano le componenti a corta lunghezza d’onda dello spettro
luminoso per le radiazioni che colpiscono l’occhio. Vengono presi in coniderazione lavori su filtri ed
acuità visiva, filtri e visione dei colori, filtri e campo visivo e filtri ed esami funzionali. La problematica
è notevole, le valutazioni sono insufficienti e le soluzioni non ottimali. Quindi necessità di ulteriori studi
per
addivenire
ad
una
soluzione
per
questi
discomfort.
452.
Lo stimolo luminoso nel suo percorso attraverso il sistema visivo, in relazione all’ipovisione
L’illuminamento è un fattore fondamentale per gli ipovedenti, infatti, con adeguati aggiustamenti di
luce si può recuperare una buona funzionalità visiva e quindi questo aspetto non va assolutamente
trascurato nella valutazione clinica e riabilitativa di un soggetto ipovedente. Sia l’acuità visiva che la
sensibilità al contrasto sono correlate all’illuminamento. D’altra parte un suo eccessivo valore può
causare l’abbagliamento, disagio o invalidità, a cui si può porre rimedio con filtri blu selettivi polarizzati
o
meno.
453.
Come valutare la funzione visiva residua-Possibili ipotesi di lavoro per una classificazione del danno visivo
Gli autori riportano le attuali più note classificazioni del danno visivo, le funzione coinvolte: acuità
visiva, sensibilità al contrasto e campo visivo. Queste funzioni proposte in funzione dell’illuminamento.
Gli autori concludono che il dato dell’illuminamento insieme alla sensibilità al contrasto, necessita anche
esso di essere considerato, avendo riscontrato come, variando la temperatura di colore e l’illuminamento,
varia
la
capacità
di
identificazione
e
localizzazione
degli
oggetti.
454.
Importanza clinica e diagnostica della sensibilità al contrasto spaziale, statica e cromatica
Pag. 77
Dal punto di vista visivo la rappresentazione interna della distribuzione delle immagini trasforma le
differenze di luminanza, nelle quali è basata la descrizione fisica dello spazio esterno, in differenze di
luminosità. Le differenze di luminosità prendono il nome di contrasto che può essere sia spaziale che
temporale. Gli autori descrivono i fattori fisiologici o ambientali che influenzano questo parametro in
specie il contrasto spaziale: diffondanza, diametro pupillare, luminanza adattante, localizzazione retinica,
orientamento delle barre, frequenza dello stimolo, sommatoria binoculare, età, sesso e fattori cognitivi.
Nella vita di relazione notevole importanza assume anche il contrasto cromatico. Quando, a parità di
luminanza gli oggetti vengono visti anche se differiscono solo cromaticamente, si parla di contrasto
cromatico, di cui ne esistono sette tipi: di successione, di simultaneità, di saturazione, di luminosità,
termico, di qualità e di quantità. dopo aver descritto questi aspetti gli autori si sono posti al domanda se i
fattori cognitivi possono avere un ruolo in questo evento e così apprendimento, rappresentazione interna,
familiarità
e
memorizzazione
vengono
considerati.
455.
An in vitro model for post-trabeculectomy: evaluation of drugs differently controlling cell proliferation
Gli autori descrivono un modello su cellule 3T6 murine per valutare la vitalità e la proliferazione
cellulare dopo trattamento con agenti antiproliferativi: 5-fluorouracile, interferon α2, ciclosporina A ed
eparina. In particolare lo studio ha evidenziato il valore di tale trattamento con la ciclosporina e con il 5fluorouracile, riscontrando un effetto necrotico per il 5-fluorouracile ed apoptotico per la ciclosporina.
456.
Una nuova proposta per la classificazione dell’ipovisione: valutaziuone della sensibilità al contrasto, delle
condizioni di illuminamento e dei filtri
Le attuali classificazioni dell’ipovisione si basano sullo studio della quantificazione dell’ipovisione
centrale,
mediante
il
visus
e
periferica,
mediante
la
perimetria.
Agli autori è sembrato opportuno considerare un’altra funzione compromessa nel soggetto ipovedente e
cioè la sensibilità al contrasto, la cui menomazione arreca notevoli disturbi visivi. Un aumento
dell’illuminamento può parzialmente compensare una ridotta sensibilità al contrasto. Il problema
dell’illuminamento è quindi uno dei problemi più grandi per un soggetto con danni visivi. D’altra parte
un aumento dell’illuminamento può essere causa di abbagliamento il cui controllo può essere effettuato
con filtri. Tra i sistemi, per altro possono migliorare anche la sensibilità al contrasto. Sulla base di quanto
esposto gli Autori considerano che non si possono omettere in una classificazione dell’ipovisione una
quantificazione della sensibilità al contrasto in funzione dell’abbagliamento e dell’utilizzo dei filtri.
457.
Occurrence of catecholaminergic nerve fibers in the human uveoscleral tissue in conditions of normal and raised
intraocular pressure
Gli Autori hanno studiato la distribuzione delle fibre catecolaminergiche e adrenergiche nel tessuto
umano uveosclerale in 6 occhi con normale pressione oculare e in 5 occhi con ipertono oculare, senza
danni al campo visivo e neurootticopatia. È stato visto che negli occhi con un’elevata pressione si ha una
riduzione delle fibre catecolaminergiche e noradrenergiche. L’alterazione della quantità di tali fibre a
livello uveo-sclerale ha effetti sul deflusso dell’umor acqueo. Ciò supporta l’ipotesi di un possibile e
rilevante
ruolo
del
tessuto
uveo-sclerale
in
differenti
condizioni
patologiche.
458.
Iposecrezione lacrimale e ridotta sensibilità corneale in portatori di lenti a contatto – rischi di aggravamento dopo
chirurgia refrattiva?
Dopo il trattamento con “keratomileusis laser in situ” (LASIK) l’80% dei pazienti accusa una
sensazione di secchezza oculare così come dopo fotocheratectomia laser (PRK). L’”occhio secco” è
correlato alla riduzione della secrezione lacrimale dovuta alla resezione dei nervi corneali centrali durante
la formazione del flap o l’ablazione della superficie corneale. La conseguenza di questo evento è
l’alterazione dell’arco riflesso sensitivo che esiste tra cornea – sistema nervoso – ghiandole lacrimali e
che
controlla
la
secrezione
lacrimale
riflessa.
I sintomi di secchezza oculare sono frequenti dal primo sesto-nono mese dall’intervento per poi risolversi.
Inoltre, la secrezione lacrimale e la sensibilità corneale è minore nei portatori di lenti a contatto da molto
tempo sia preoperatoriamente che dopo sei mesi. La resezione dei nervi corneali centrali determina
un’altra condizione patologic: la “epiteliopatia neurotrofica” caratterizzata da erosioni epiteliali puntate,
che insorge in una piccola percentuale di pazienti (1-2%) che non presentano segni e sintomi di occhio
secco e con i test di produzione lacrimali normali. Questa condizione patologica è dovuta ad una perdita
di trofismo dell’epitelio per il venir meno di alcuni neurotrasmettitori ad azione trofica in seguito alla
rottura
dei
tronchi
nervosi
del
flap.
Queste condizioni a parere degli autori pregiudicano una applicazione di lac idrofile qualore siano
necessarie in questo spazio temporale, mentre non vi sarebbero differenze nelle risposte di sensibilità e
dell’indice di funzione lacrimale a nove mesi dalla LASIK tra portatori e non portatori di lac prima
Pag. 78
dell’intervento.
459.
L’effetto dell’uso di lenti a contatto sull’“omeostasi” dell’epitelio corneale
In tutto il mondo, attualmente, sono approssimativamente 75 milioni i portatori di lac con modalità
d’uso giornaliera (DW) o estesa (EW) per la correzione dei vizi di refrazione. Il porto di lac non è scevro
di complicanze: la più temibile è l’ ulcera corneale infettiva. L’applicazione delle lac, infatti, altera l’
“omeostasi” della superficie oculare e in particolar modo dell’epitelio corneale che rappresenta insieme
al film lacrimale la prima linea di difesa verso i microorganismi patogeni.
L’omeostasi dell’epitelio corneale è ottenuta dal bilancio tra perdita (per apoptosi ed esfoliazione) e
proliferazione
delle
cellule
basali.
Studi clinici hanno mostrato che il porto di tutti i tipi di lac riduce il tasso di perdita (riduzione
dell’apoptosi e dell’esfoliazione) delle cellule superficiali, il tempo di migrazione e di proliferazione delle
cellule
basali.
460.
Age-related changes in the human optic nerve
La ricerca anatomica ha recentemento trovato la presenza di fibre nervose di diverso diametro nel
nervo ottico umano. Il presente studio ha per oggetto di dimostrare l’evoluzione di queste fibre in rapporto
all’età.
Gli Autori hanno studiato il nervo ottico di 50 soggetti di sesso maschile deceduti, tra i quali 16 tra i 18
e i 22 anni (età media 20 ± 1,2 anni) e 34 tra 68 e 76 anni (età media 72 ± 1,6 anni).
Ciascun nervo è stato diviso in 4 segmenti di 4 mm. Dopo colorazione morfologica, istochimica ed
immunoistochimica le fibre del nervo ottico sono state contete e misurate. Ciascun segmento è stato
valutato con microscopia con luce polarizzata per rilevare le particolarità microanatomiche, le cellule
gliali e la colorazione per la proteina gliale fibrillare acida (GFAP). L’analisi biochimica ha permesso di
stabilire la concentrazione proteica. Si è eseguita l’analisi morfometrica per analizzare quantitativamente
le
immagini
del
nervo
ottico.
Comparativamente al soggetto giovane, si è constato, nel gruppo anziano un aumento del diametro medio
del nervo ottico, a causa dell’aumento del rapporto nervo ottico/ membrane meningee. Si è pure osservato
che un accrescimento della superficie media del nervo ottico, del numero medio di astrociti e della
positività per la GFAP. Di contro si è osservato una riduzione del numero medio delle fibre di grande
diametro (maggiori di 4 μm). Le proteine contenute nelle fibre del nervo ottico non variano con l’età.
461.
La neuroriabilitazione visiva con sistemi prismatici come tecnica indispensabile per il traumatizzato cranico con
alterazioni del campo visivo. Descrizione di un progetto di tutela integrata in ambito Inail
Gli autori prendono spunto da un grave infortunio sul lavoro che ha causato importanti danni al livello
cranio facciale con interessamento del sistema visivo, dell’apparato locomotore ed endocrino, che ha
portato
all’ideazione
di
un
progetto
riabilitativo
integrato
pluridisciplinare.
Gli Autori iniziano con un breve accenno all’eziologia dell’emianopsia e proseguono con
approfondimento delle diverse strategie riabilitative correlate alla neuroriabilitazione visiva.
Dopo aver illustrato l’esame obiettivo dell’infortunato, soffermandosi sulle lesioni del sistema visivo,
descrivono l’organizzazione e l’attuazione del progetto riabilitativo individualizzato e in particolare la
neuroriabilitazione
visiva
di
tipo
sostitutivo
con
sistemi
prismatici.
Agli autori preme metter in risalto, in accordo con la più recente letteratura, che la precoce
neuroriabilitazione visiva e dell’emianopsia, in questo caso eseguita con sistemi prismatici, avendo
assicurato un ampliamento del campo visivo, ha indotto impulsi positivi su tutto il trattamento
riabilitativo.
Nel caso descritto, infatti, il miglioramento via via acquisito delle abilità visive ha procurato
nell’infortunato un immediato benessere psicologico, ha portato ad una più celere ripresa della stabilità
posturale e della deambulazione, tanto da consentire allo stesso di partecipare ad un programma di
riqualificazione professionale e di essere in seguito rinserito in ambito lavorativo.
Gli Autori concludono, in accordo con la più recente letteratura, che nei gravi traumi cranici è facile
trovare alterazioni del sistema visivo e che il precoce trattamento è fondamentale per la riabilitazione di
eventuali lesioni a livello di aree non visive e di altri apparati. Infine, non tralasciando il ruolo
fondamentale della famiglia, nei programmi riabilitativi, pongono l’accento sull’importanza della visione
unitaria del lavoro funzionale dell’equipe multidisciplinare, nell’approccio al soggetto disabile, ai fini del
suo
effettivo
rinserimento
familiare,
sociale
e
lavorativo.
462.
Age-related changes in rat optic nerve: morphological studies
I cambiamenti del nervo ottico legati all’età sono stati studiati in ratti maschi Sprague-Dawley di 3
mesi, 12 mesi e 24 mesi. Le sezioni trasversali del tratto intracranico del nervo ottico di di ratti di età
Pag. 79
diversa sono state trattate con ematossilina eosina ed esaminate al microscopio a basso ed alto
ingrandimento. Altre sezioni sono state trattate con cristal violetto per evidenziare le cellule gliali. Un
terzo gruppo di sezioni sono state trattate immunoistochimicamente per evidenziare la proteina gliale
fibrillare acida (GFAP) che è un marker per la localizzazione e la caratterizzazione degli astrociti. Tutti
i risultati morfologici sono stati sottoposti ad analisi quantitative e statistiche per evidenziare dati
morfometrici significanti. Le concentrazioni proteiche tissutali sono state determinate su frammenti
omogeneizzati di nervo ottico. I risultati degli Autori hanno dimostrato i seguenti cambiamenti legati
all’età: 1) aumento dello spessore delle membrane meningee; 2) aumento del numero degli astrociti; 3)
aumento della immunoreattività della GFAP; 4) aumento del diametro del nervo ottico; 5) riduzione del
numero delle fibre nervose; 6) riduzione della grandezza delle fibre del nervo; 7) riduzione del rapporto
fibre del nervo e membrane meningee da 3:1 a 1:1. Tuttavia, la quantità di proteine non risulta modificata
con il passare dell’età. Il nervo ottico di ratto, quindi, appare sensibile ai processi di invecchiamento e
può essere considerato come un utile modello per gli studi sull’età neuronale.
463.
Il differenziamento cellulare: lo sviluppo della corteccia cerebrale e dei nervi oculomotori
Gli autori prendono in coniderazione il processo di differenziamento cellulare durante lo sviluppo
della corteccia cerebrale e dei nervi oculomotori con particolare riferimento ai principali geni e alle più
importanti proteine in esso coinvolte.
464.
Neurogenesi
Gli autori descrivono il processo di sviluppo dell’occhio in tutto il suo percorso a partire dalla
placca neurale fino alla sua struttura completa. Evidenziando anche i fattori di crescita coinvolti.
465.
Apoptosi e suo ruolo nello sviluppo delle strutture dell’apparato visivo
Molte strutture oculari acquisiscono solo in tempi abbastanza tardivi dello sviluppo embrionale le
caratteristiche tipiche dell’occhio umano. Sono stati proposti numerosi modelli per spiegare tale
fenomeno tra cui gli autori hanno preso in considerazione il ruolo dell’apoptosi.
466.
Lo sviluppo delle forme e degli schemi spaziali negli embrioni
Il differenziamento cellulare è soltanto un aspetto dello sviluppo. Le varie forme che caratterizzano
l’animale adulto emergono in gran parte da un processo alquanto complesso che gli autori descrivono in
modo dettagliato in questo lavoro.
467.
Il primo sviluppo dell’embrione
La facoltà di dare origine a nuovi individui della medesima specie va sotto il nome di riproduzione e
può effettuarsi secondo due modalità fondamentali: agamica o asessuale e gamica o sessuale. Mentre
nell’agamica un uovo individuo nasce da un’unica cellula per separazione di particelle dal proprio
corpo, nella riproduzione gamica il nuovo individuo è prodotto da cellule distinte provenienti ciascuna
da un diverso individuo. Gli autori descrivono in tale lavoro dettagliatamente tali processi
468.
Pre-embrione ed embrione
Gli autori descrivono il processo di sviluppo dalla fase di zigote alla forma fetale, in cui il concepito
assume forme fisiche e strutture principali riconoscibili anche se immature per dimensioni, dettagli
anatomici
e
funzionali.
469.
Lo sviluppo delle strutture ossee dell’orbita
Gli AA, dopo una premessa anatomica delle ossa dell’orbita, descrivono la sua morfogenesi.
Il cranio può essere suddiviso in due parti: il neurocranio e lo splancnocranio.
Il primo deriva dai somitomeri e dai somiti occipitali (mesoderma parassiale) e forma il rivestimento
protettivo dell’encefalo con la porzione cartilaginea che forma le ossa della base del cranio.
Lo splancnocranio, che deriva dalla cresta neurale, darà invece origine allo scheletro della faccia
principalmente
attraverso
i
primi
due
archi
faringei.
470.
Embriologia delle palpebre
Abbiamo studiato i fattori di crescita che svolgono un ruolo nell’embriogenesi delle palpebre. Sono
stati inoltre presi in considerazione i fattori coinvolti nella secrezione mucosa dell’epitelio congiuntivale.
I dati sono integrati da osservazioni sulla embriologia e sulla morfologia dei due sistemi.
471.
Embriologia dell’apparato lacrimale
Pag. 80
Abbiamo studiato i fattori di crescita che svolgono un ruolo nell’embriogenesi dell’apparato
lacrimale.
472.
Embriologia dei muscoli estrinseci dell’occhio: i fattori genetici ed epigenetici regolatori
Dopo una breve introduzione sull’anatomia macro e microscopica dei muscoli estrinseci dell’occhio
vengono descritte alcune tra le teorie, peraltro molto controverse, che riguardano i primi eventi della
ontogenesi dei muscoli estrinseci dell’occhio e delle loro giunzioni neuromuscolari. Esistono strette
correlazioni tra lo sviluppo dei muscoli extraoculari nella scimmia Macacus e quello del genere umano
ed infatti gli studi più interessanti sono stati condotti appunto su campioni prelevati da feti dei primati.
473.
Morfogenesi della tunica sclerale
Gli AA riportano nella prima parte del lavoro la morfologia antomo-funzionale della sclera mentre
nella successiva gli aspetti embriologici che possono spiegare alcune anomalie congenite.
474.
Sviluppo della cornea umana
Gli Autori riportano le nuove acquisizioni sull’embriologia della cornea dopo aver valutato le più
recenti acquisizioni morfologiche. Uno dei concetti più importanti sarebbe l’origine neuroectodermica
piuttosto che mesenchimale, delle cellule endoteliali e stromali posteriori.
475.
Embriologia dell’angolo irido-corneale
Gli Autori descrivono il processo di sviluppo morfologico durante la vita intrauterina delle varie
strutture che compongono l’angolo irido-corneale, facendo riferimento ai fattori di crescita coinvolti in
tale processo.
476.
Embriologia del cristallino: i fattori di crescita
Abbiamo analizzato i fattori di crescita che esercitano un ruolo specifico nell’embriogenesi del
cristallino. I dati raccolti sono stati integrati da alcune osservazioni sull’embriologia e sulla morfologia
funzionale
del
cristallino
stesso.
477.
Morfogenesi del vitreo
Gli AA. dopo una breve premessa anatomica, descrivono lo sviluppo embriogenetico del vitreo che
avviene
attraverso
due
fasi:
vitreo
primitivo
e
vitreo
secondario.
478.
Embriologia della coroide
Gli autori descrivono lo sviluppo embriogenetico dei quattro strati che compongono la coroide
durante
i
nove
mesi
di
vita
intrauterina.
479.
Lo sviluppo della vascolarizzazione del segmento posteriore dell’occhio e del nervo ottico
Gli Autori riportano le tappe essenziali dello sviluppo del sistema vascolare del segmento posteriore
oculare in epoca prenatale. Viene descritta, in particolare, la morfogenesi del complesso
angioarchitettonico che rifornisce la testa del nervo ottico nelle sue varie porzioni e la sua struttura
anatomica
definitiva.
480.
Embriologia della retina: i fattori di crescita
Gli Autori descrivono le principali fasi evolutive dell’embriogenesi della retina neurosensoriale e
dell’epitelio pigmentato retinico, ed analizzano i fattori di crescita che intervengono nel corso dei processi
di differenziazione e di sviluppo di queste strutture, in particolare è stato studiato e descritto il processo
di
maturazione
dei
fotorecettori
retinici.
481.
Il nervo ottico: Morfologia, morfogenesi e fattori di crescita
Dopo aver descritto la morfologia del nervo ottico ed esaminate le principali fasi della morfogenesi
vengono studiati quei fattori di rischio che sembra possano esercitare uno specifico ruolo nel corso di
questo
periodo.
482.
Il chiasma ottico: Morfologia, morfogenesi e fattori di crescita
Sono descritte le caratteristiche morfologiche e le principali linee di organizzazione architettonicofunzionali
seguite
nel
corso
della
morfogenesi
del
chiasma
ottico.
Vengono discusse in particolare le più recenti ipotesi relative alla “scelta” evolutiva intrachiasmatica
delle fibre “dirette” e di quelle “crociate”. Sono elencati infine i principali fattori di crescita che
Pag. 81
controllano
la
morfogenesi
del
chiasma
ottico.
483.
Embriologia del sistema genicolato striato
In questo lavoro gli Autori descrivono lo sviluppo del sistema genicolato striato nella sua
composizione cellulare.
484.
Lo sviluppo postnatale delle vie visive
In questo lavoro gli Autori sottolineano il ruolo fondamentale dell’esperienza visiva nello sviluppo
postanatale delle vi visive. Dopo aver ripercorso la strada delle principali scoperte, dagli anni 60, relative
alla fisiologia dello sviluppo della funzione visiva, vengono affrontate le più moderne tematiche di
segregazione, oculare e corticale, sinaptogenesi. Malgrado la ricerca in questo campo sia orientata sulla
biologia molecolare, c’è accordo unanime nel ritenere il potenziale d’azione, in quanto attività elettrica
evocata,
come
primo
attore
nel
corretto
sviluppo
delle
vie
visive.
485.
Lo sviluppo postnatale delle funzioni visive e plasticità del sistema visivo
Lo sviluppo delle varie funzioni visive nel periodo postnatale è un processo che diventa attivo
rapidamente e tende a completarsi nei primi periodi di vita parallelamente ai processi di corticogenesi e
di sinaptogenesi sotto lo stimolo delle esperienze visive. La ricerca clinica e biomolecolare indicano che
il sistema visivo, a livello corticale, mantiene uno stato di plasticità anche dopo lo sviluppo postnatale è
stato ultimato. Gli Autori riportano i più recenti lavori internazionali rivolti a queste tematiche.
486.
L’utilità del test dell’abbagliamento nella diagnostica clinica: presentazione del Brighness Acuty Tester (BAT)
L’abbagliamento è un sintomo di tipo soggettivo indotto dalla luce che si manifesta con la riduzione
della sensazione visiva e che può essere provocato da varie sorgenti luminose. Si classifica in disagio
d’abbagliamento
ed
in
abbagliamento
invalidante.
Vari strumenti sono stati proposti per lo studio di questa menomazione visiva.
Uno degli strumenti che maggiormente soddisfa le caratteristiche richieste per l’uso clinico è il Brighness
Acuty
Tester
su
cui
gli
autori
hanno
concentrato
la
propria
attenzione.
Il BAT è uno strumento portatile indicato per la valutazione di due delle maggiori funzioni visive:
-
il test dell’acuità luminosa (Brighness Acuity Test)
il test da fotostress maculare (Macular Photostress Test).
Gli Autori descrivono i principi di base del BAT, la preparazione del paziente, i procedimenti, le
caratteristiche della stanza, degli esami,l’esecuzione dei tests ed i risultati ottenuti con il Brighness Acuty
Test
ed
il
Macular
Photostress
Test.
487.
Efficienza visiva e sicurezza stradale: quali limiti?
La percezione dei segnali stradali dipende da tre processi: individuazione, identificazione,
discriminazione
del
simbolo
specifico
e
lettura
dell’eventuale
iscrizione.
Se le fasi della percezione non i svolgono correttamente, il conducente verrà a cadere nell’area di rischio
di “guida distratta o andamento indeciso”. Il segnale deve essere realizzato in modo da soddisfare
pienamente il meccanismo di percezione. Il binomio percezione-decisione è influenzato dalle
caratteristiche del conducente, del veicolo, della strada, del traffico e dell’ambiente. Anche in assenza di
vere e proprie patologie oculari, le variazioni fisiologiche della funzione visiva correlate all’etàpossono
influire sulle attività quotidiane, inclusa la guida. I dati pubblicati in letteratura suggeriscono che un
soggetto anziano, pur guidando con prudenza, presenta un maggiore rischio di infortuni stradali.
488.
Acute Branch Retinal Arterial Embolism Successfully Treated with Intravenous Prostaglandin E1
Gli Autori hanno voluto studiare l’uso di prostaglandina E1 intravenosa al fine di ripristinare il flusso
sanguigno e la visione in un paziente con un occlusione acuta di una branca arteriosa retinica. Una donna
di 82 anni con un calo acuto dell’acuità visiva nell’occhio sinistro per un’embolia della branca temporale
superiore dell’arteria retinica è stata trattata con 140μ di prostaglandina E1 intravenosa. Il trattamento è
stato ripetuto il giorno seguente. Al primo controllo eseguito dopo 4 giorni dal trattamento l’acuità visiva
è risultata migliorata da 20/50 a 20/20, l’embolo arterioso era ancora presente ma era scomparso l’edema
maculare. La prostaglandina E1 è un potente vasodilatatore per il sistema vascolare periferico. Se
utilizzato tempestivamente nel trattamento di un’occlusione acuta di una dell’arteria retinica si può
recuperare una buona visione. Gli Autori hanno riportato il primo caso dell’uso di prostaglandina E1
intravenosa
per
trattare
un’embolia
acuta
di
una
branca
dell’arteria
retinica.
489.
Struttura, funzioni dei nervi corneali e prevenzione del dolore corneale
La cornea è un tessuto densamente innervato soprattutto di fibre nervose di tipo sensitivo. L’anatomia
Pag. 82
e la fisiologia dell’innervazione corneale vengono ampiamente descritte dagli Autori con la funzione di
numerosi fattori neurotrofici ancora non del tutto compresi. Le moderne tecniche chirurgiche di tipo
refrattivo e diverse patologie corneali determinano un danno strutturale ed una alterazione fisiologica
delle fibre nervose corneali: ciò conduce a deficit neurotrofici transitori o cronici. Lo scopo del lavoro è
stato quello di descrivere i meccanismi attraverso i quali i nervi corneali e le neurotrofine, da essi
elaborate e rilasciate, mantengono al cornea sana e vitale e promuovono la riparazione del danno in
seguito a lesioni corneali; di fornire inoltre un cenno conclusivo sul dolore corneale e sul trattamento
terapeutico
dello
stesso.
490.
La comunicazione intercellulare
In questi ultimi anni abbiamo osservato nella letteratura internazionale una notevole ricerca sullo
sviluppo della terapia farmacologica sui fattori di crescita. Lo scopo di questo lavoro è stato quello di
introduzione alla problematica descrivendo la comunicazione intercellulare: endocrina, paracrina e
sinaptica. Viene inoltre riportata la natura dei segnali extracellulari: idrofili e lipofili con la natura dei
recettori chimici. I meccanismi di traduzione del segnale vengono ancora riportati: recettori canaleionico,
messaggeri
intracellulari
e
recettori
catalica
diretta
491.
An NMR spectroscopy study of bendaline-albumin interaction
Gli Autori hanno studiato il completo assegnamento del protone 1H e del 13C mediante spettroscopia
RNM della bendalina (BNDL) in modo monodimensionale e bidimensionale. Le interazioni tra la
bendalina e l’albumina sono state per altro studiate e lo stato della bengalina libera e legata con l’albumina
è stato definito. La costanza del legame è stata valutata essere 2.4x103 M-1
492.
Permeabilità e compatibilità delle lenti a contatto
Gli Autori descrivono le caratteristiche fisiche delle lenti a contatto, la disponibilità di ossigeno per
la cornea durante il loro porto, i metodi standard di misura della trasmissibilità e una nuova metodica da
loro proposta basata sulla risonanza magnetica nucleare, quindi le misure fisiologiche della permeabilità
e della trasmissibilità con alcuni modelli. Gli Autori propongono che è necessario correlare i predittori
fisiologici con quelli fisici, al fine di prevenire l’anossia corneale. L’ultima parte del lavoro presenta
l’interazione tra LAC e lacrime artificiali mediante uno studio NMR, che pone in risalto l’esigenza di
una analisi preventiva tra il farmaco e la lente per evitare o volutamente utilizzare, i cambiamenti fisici
indotti
sul
materiale.
493.
L’importanza della luce sulle capacità visive residue
Nel capitolo del libro viene riportato un argomento molto spesso omesso nella vautazione della
funzione visiva normale e in special modo nel trattamento di soggetti ipovedenti. Gli Autori riportano i
vari fattori fisici di un illuminante che sarebbe opportuno prendere in considerazione: sorgente,
temperatura di colore, resa di colore ed efficienza luminosa. Vengono anche riportate le caratteristiche di
ottimizzazione
di
un
filtro
e
i
risultati
psicofisici
del
loro
utilizzo.
494.
Qualità di vita e riabilitazione visiva
Una situazione patologica correlata alla salute che può limitare significativamente la nostra qualità di
vita
è
l’ipovisione.
Visto il drastico incremento del numero dei soggetti ipovedenti, è facilmente comprensibile l’importanza
che vanno assumendo gli interventi terapeutici di riabilitazione visiva e, cosa ancora più importante, la
valutazione della validità di tali interventi, attraverso la misurazione dei miglioramenti per mezzo di
questionari, elencati dagli autori. Dalle ricerche effettuate e riportate, i questionari più efficaci dovrebbero
essere semplici, rapidi, facilmente comprensibili e, soprattutto, dovrebbero permettere un approccio
multidisciplinare al problema, visto l’importante impatto psicologico dell’ipovisione
495.
Model of the oxygen distribution across the cornea and contact lens: the effect of the temperature - Lettura Kersley
2003
L’Autore ha presentato un modello per il consumo di ossigeno da parte della cornea. Le evidenze
cliniche suggeriscono che la chiusura delle palpebre ed il ridotto apporto di ossigeno ad essa associato
(55 mmHg) porta ad un incremento di temperatura, che a sua volta determina una variazione del Dk e di
consumo di ossigeno(Q), (diverso al variare della lente al contatto). Questo stato genera ipossia che
induce edema, blebs ed incremento della pressione endooculare. Per questo la misura della pressione
endooculare può sostenere l’ipotesi sulla distribuzione di ossigeno avanzata sulla base dei modelli
Pag. 83
496.
Nuovi aspetti sullo sviluppo post-natale dell’occhio. Il ruolo della sclera nell’insorgenza e nell’evoluzione della
miopia
Lo sviluppo post natale dell’occhio sembra essere controllato soprattutto localmente. Diversi studi
hanno suggerito che a determinati livelli del processo la crescita post-natale dell’occhio viene regolata
attraverso i recettori muscrinici, ad esempio la somministrazione sottocongiuntivale dell’antagonista
selettivo del sottotipo recettoriale muscarinico M1, pirenzipina, previene la miopia indotta
sperimentalmente
nei
primati
497.
Il Trasforming Growth Factor-β
Il TGF- β è il prototipo di una grande superfamiglia di citochine coinvolte nella regolazione di
numerosi processi fisiologici, dallo sviluppo embrionario fino al differenziamento ed all’omeostasi dei
tessuti adulti. Gli Autori descrivono le varie funzioni di questo fattore, la sintesi, la secrezione e la
maturazione, la traduzione intracellulare del segnale ed infine il ruolo nella regolazione del ciclo
cellulare: effetto antiproliferativo sulle cellule epiteliali e transdifferenziamento epitelio-mesenchima
498.
I multiformi ruoli nell’occhio del fattore di crescita basico dei fibroblasti (bFGF)
La comunicazione tra cellule è cruciale per lo sviluppo e la sopravvivenza degli organismi
pluricellulari. Parte di questo intenso scambio d’informazioni è a carico dei fattori di crescita, un’ampia
famiglia di polipeptidi che liberati nell’ambiente extracellulare, sono in grado di stimolare la
proliferazione cellulare. I fattori di crescita propriamente detti sono quelli che controllano l’ingresso e la
progressione delle cellule nel ciclo replicativi, ma in realtà la loro funzione può estendersi anche al
controllo di processi differenziativi e di alcune funzioni metaboliche. Uno di questi fattori è il bFGF la
cui azione si estrinseca sui fotorecettori retinici, sulle cellule gangliari retiniche, sulle cellule dell’epitelio
pigmentato retinico, sulle cellule melanocitiche del melanoma, sulle cellule endoteliali e sui periciti, con
multiformi aspetti sulla cornea, sulle cellule epiteliali del cristallino e sulle ghiandole lacrimali e sebacee
palpebrali. In conclusione vengono prospettati i possibili trattamenti terapeutici con questo fattore di
crescita
499.
Ipertensione oculare acuta sperimentale nel ratto: alterazioni morfologiche e molecolari indotte nella retina e nel
nervo ottico
In questo modello sperimentale per lo studio degli eventi alla base della patologia glaucomatosa acuta
si è messo in evidenza che l’ipertono oculare induce, oltre alla morte per apoptosi delle cellule gangliari
retiniche, la morte per necrosi delle cellule astrocitarie del nervo ottico. Tutti gli eventi riscontrati sono
inibiti da scavanger dei perossidi, indicando un coinvolgimento delle ROS nelle alterazioni osservate. Le
cellule astrocitarie, in seguito a stress pressorio, aumentano la produzione di ossido nitrico, un possibile
mediatore degli eventi degenerativi osservati. Tutto ciò è consistente con un’ipotesi ischemico
riossigentiva
della
patologia
glaucomatosa
500.
Studio in vitro per l’impiego intra-operatorio e/o post-operatorio della Lidocaina e Naropina nella trabeculectomia
e facotrabeculactomia
Si può rilevare che in questo lavoro, teso a ricercare sostanze ad attività antiproliferativa con scarsi o
assenti fenomeni infiammatori secondari, che la Lidocaina inducendo necrosi , possiede attività
citotossica e di conseguenza infiammatoria, seppure in misura minore rispetto ai farmaci necrotizzanti
precedentemente utilizzati. La Naropina mostra invece una blanda azione citotossica ed una reversibile
azione citostatica che potrebbe modulare i fenomeni proliferativi associati agli interventi di
trabeculectomia e facotrabeculectomia, con una modulazione della bozza filtrante.
501.
Azione protettiva di derivati della Carnitina su un modello in vitro di cellule 3T6 indotte a morte cellulare
programmata. Studio preliminare per una nuova terapia neuroprotettiva per il glaucoma
Poiché è noto che le cellule gangliariretiniche in seguito a glaucoma vanno incontro principalmente
a morte per apoptosi, la riduzione di questo fenomeno potrebbe essere ucettibile di utilizzo terapeutico in
soggetti glaucomatosi. I risultati ottenuti in vitro indicano un miglioramento della sopravvivenza cellulare
in condizioni in cui le cellule sono indotte all’apoptosi in seguito a trattamento con derivati della carnitina
Ciò
suggerisce
una
successiva
ricerca
con
un
trattamento
in
vitro
502.
Evoluzione degli effetti degenerativi su retina e nervo ottico dopo risoluzione di ipertono sperimentale indotto su
ratto
Le strutture nervose oculari, in seguito all’insulto presso rio, presentano una progressiva successione
di eventi che riflettono l’instaurarsi di meccanismi di recupero del danno che avvengono parallelamente
a fenomeni degenerativi cellulari. Il culmine del duplice processo si ha subito dopo il decremento presso
Pag. 84
rio all’interno delle stesse strutture. Nella competizione tra i due meccanismi sembrano prevalere quelli
degenerativi
rendendo
irreversibile
il
danno.
503.
Coinvolgimento del TGF-β nelle patologie della retina
Gli Autori riportano la patogenesi della vitreoretinopatia proliferativa e della vitreoretinopatia
diabetica
ed
il
coinvolgimento
del
TGFβ
nella
loro
patogenesi.
Le fasi di sviluppo della vitreoretinopatia proliferativa possono essere considerate parallele ad un
processo infiammatorio. Infatti, al distacco di retina seguirà una vasodilatazione, migrazione delle cellule
RPE nel vitreo attraverso una matrice extracellulare provvisoria, proliferazione e differenziamento delle
RPE, differenziamento delle RPE in senso mio-fibroblastico, produzione di membrane fibrose che
avvolgono vitreo e retina, contrazione delle membrane fibrose e distacco trazionale della retina. In questo
processo intervengono più fattori di crescita quali il PDGF, il TGF-β, l’a-FGF, il b-FGF, l’IGF-1, il TNFα, l’EGF, l’HGF ed il CTGF. Ognuno di questi è coinvolto in più eventi quali la chemiotassi RPE, la
proliferazione RPE, il transdifferenziamento RPE in miofibroblasti, la sintesi della matrice extracellulare
fibrosa e la contrazione della matrice fibrosa. In merito alla vitreoretinopatia diabetica vengono riportati
i fattori di crescita quali il TGF- β, il b-FGF, l’IGF-1, il TNF-α ed il VEGF. Questi fattori sono coinvolti
in uno o più eventi quali la proliferazione delle cellule endoteliali, la chemiotassi delle stesse, la
morfogenesi del vaso sanguigno e la secrezione della membrana basale, in bilancio con l’azione degli
enzimi proteolitici (metalloproteasi). L’equilibrio dei livelli di questi fattori ed in particolare del b-FGF
ed del TGF-β sembra giocare un ruolo chiave nell’angiogenesi. Il lavoro si conclude con la strategia da
attuare
verso
questi
bersagli.
504.
Chiralità ed anestetici loco-regionali impiegati in chirurgia oculare
Il tentativo di incrementare e rendere più omogeneo il successo della chirurgia del glaucoma e della
cataratta è uno degli obiettivi principali della ricerca oftalmologia dei nostri giorni e l’anestetico locale
svolge oggi un ruolo fondamentale e complicazioni sistemiche possono essere causate dalla tossicità degli
anestetici locali determinata da sovradosaggio o da reazioni allergiche. La nostra attenzione si è
focalizzata su due anestetici locali appartenenti alla categoria delle amino-amidi: lidocaina e ropivacaina
505.
Eparina. I suoi multiformi ruoli e le sue prospettive nella terapia oftalmologia
I principali siti di azione dell’eparina si esplicano a livello dei processi coagulativi, inibendo la
proliferazione e modulando il fenomeno infiammatorio. Solo di recente è stata messa in luce l’attività
antiproliferativa dell’eparina che si lega con il fattore di crescita dei fibroblasti (FGF) ed il suo recettore
FGFR formando complessi ternari stabili. I fattori di crescita della famiglia sono coinvolti in una grande
varietà di processi come la proliferazione cellulare, il differenziamento, la migrazione cellulare, la
morfogenesi e l’angiogenesi. Nella seconda parte del lavoro gli Autori prendono in considerazione le
eparine a basso peso molecolare, le LMWH ed i loro potenziali vantaggi clinici: pressoché completa
biodisponibilità dopo somministrazione sottocutanea, maggiore durata di azione/più persistente effetto
anticoagulante, scarso legame con le roteine plasmatiche, prevedibile risposta anticoagulante, minore
rischio di piastrinopenia indotta da eparina, minori interazioni con le piastrine con minore rischio
emorragico, trattamento domiciliare possibile, assenza di passaggio transplacentare ed infine minore
rischi
di
osteoporosi
506.
Le metalloproteasi di matrice nelle patologie e nei processi riparativi dei tessuti oculari
Le metalloproteasi di matrice (MMP) appartengono alla famiglia degli enzimi proteolitici: esse
degradano le componenti della matrice extracellulare (ECM) e della membrana basale. Questi enzimi
sono importanti per i processi biologici quali la embriogenesi, lo sviluppo ed il processo di riparazione
tissutale. La regolazione dell’attività delle MMP è implicata nelle patologie associate ad una incontrollata
proteolisi della matrice del tessuto connettivale, come l’artrite, l’oncogenesi, l’ulcerazione tessutale e
l’aterosclerosi. Con questo studio gli Autori hanno avuto lo scopo di puntualizzare il ruolo di questo
gruppo di proteasi che rivestono un importante ruolo in molte patologie e nei processi riparativi oculari
507.
Considerazioni su alcuni sistemi recettoriali presenti nel corpo ciliare e nel trabecolato. Loro importanza
nell’idrodinamica oculare
Gli autori riportano recenti dati della letteratura su alcuni sistemi recettiriali presenti nel corpo ciliare
e nel trabecolato. Identificare i meccanismi che supportano questi recettori sarà lo scopo degli studi dei
prossimi
anni
Pag. 85
508.
Age related changes in the human retina
In precedenti studi erano già stati messi in evidenza, mediante scannig electron microscopy (SEM), i
cambiamenti legati all’età nella retina di ratto. Gli Autori in questo studio hanno voluto valutare i
cambiamenti legati all’età nella retina umana. Lo studio è stato eseguito su tessuto retinico di donatori
anziani e giovani e mediante i tradizionali metodi istologici e mediante SEM. tutti i risultati morfologici
sono poi stati sottoposti ad analisi quantitativa, mentre la concentrazione di proteine strutturali e
citoplasmatiche nel tessuto retinico omogenato è stato determinato mediante i principali metodi
biochimici. Tutte le differenze tra soggetti giovani ed anziani sono state statisticamente significative, con
l’eccezione della concentrazione media di proteine citoplasmatiche e strutturali. Quindi, gli Autori
concludono considerando che SEM permette nuove informazioni morfometriche riguardo i cambiamenti
legati all’età in cellule fotorecettoriali, cellule bipolari e cellule gangliari. Questi risultati possono essere
pertanto adottati come modelli o come valori normali quando si studiano altri cambiamenti che si possono
verificare
nella
retina
umana
in
condizioni
patologiche
509.
LF-NMR water self-diffusion and relaxation time measurements of hydrogel contact lenses interacting with
artificial tears
Gli Autori hanno voluto valutare le diverse proprietà di rigonfiamento di lenti ioniche e non ioniche,
immerse in sodio cloruro o in lacrimale artificiali, mediante Low-Field Nuclear Magnetic Resonance
(LF-NMR), attraverso la misurazione della relazione tra tempo e proprio coefficiente di diffusione. È
stato quindi sviluppato un nuovo modello per la valutazione del coefficiente di diffusione dell’acqua
all’interno della lente stessa, i cui risultati hanno rivelato un diverso meccanismo di interazione tra
materiali ionici e non ionici con lacrime artificiali. Chiaramente, le conseguenze di tali risultati
suggeriscono
evidenti
implicazioni
cliniche
510.
Interazione tra lac e lacrime artificiali: uno studio mediante risonanza magnetica nucleare
La risonanza magnetica nucleare permette di valutare le caratteristiche chimico-fisiche di lenti a
diverso grado di idratazione rigonfiate in soluzione fisiologica oppure in soluzione viscoelstica di lacrime
artificiali. L’elaborazione dei dati con tecniche di analisi multivariata evidenza le differenze tra i diversi
campioni
considerati
511.
Gycosaminoglycans in human trabecular meshwork: Age- related changes.
I glicosaminoglicani giocano un ruolo centrale nel mantenimento della resistenza al normale efflusso
nel trabecolato umano. Gli autori hanno valutato i possibili cambiamenti morfologici, istochimici e
morfometrici età-correlati nei glicosaminoglicani del trabecolato. Le ricerche hanno dimostrato i seguenti
cambiamenti:
1) deposito di materiale granulare fibroso nel trabecolato;
2) aumento della densità di elettroni nelle strutture;
3) forte riduzione del contenuto di acido ialuronico e
4) riduzione di proteoglicani sulfati. I glicosaminoglicani del trabecolato umano subiscono
cambiamenti
legati
all’età,
come
dimostrato
dai
nostri
risultati.
512.
Modificazioni post-secretorie delle mucine in portatori di lenti a contatto ad uso prolungato
La recente introduzione delle lenti a contatto in silicone idrogel per uso prolungato ha permesso di
evidenziare tra le complicanze del loro uso le mucine balls, che seppur presenti anche in conseguenza
dell’uso delle lenti tradizionali, raggiungono con le lenti in silicone idrogel massimi livelli. Per una
maggiore consapevolezza sull’argomento, gli Autori ne riportano le caratteristiche finora conosciute
513.
Uso terapeutico delle lenti a contatto in silicone idrogel
Data la sempre maggiore diffusione delle lenti in silicone idrogel per molteplici indicazioni, gli Autori
hanno riportato gli studi effettuati sull’argomento che permettono di valutare le caratteristiche principali.
Secondo i risultati riportati, appare evidente la sicurezza e l’efficacia di quaste lenti non solo per i diversi
usi
terapeutici,
ma
anche
nella
correzione
dei
difetti
visivi
514.
La comunicazione intercellulare. Il ruolo dello ione calcio nella regolazione genica
I meccanismi legati al recettore accoppiato della tirosin-chinasi (RTK) mostrano un ruolo chiave nella
crescita e nella differenziazione di molti tessuti oculari è sta diventando sempre più chiaro che anche
sistemi collegati al recettore accoppiato alla protena G (GPCR) rivestono un certo numero di funzioni in
molti tessuti oculari. È interessante notare che entrambi tali recettori rappresentano il target di più del
50% degli agenti terapeutici comunemente impiegati. Le cellule hanno una concentrazione di calcio
libero relativamente bassa che può aumentare fino a 10 volte in seguito alla stimolazione di tali recettori.
Pag. 86
La capacità di tale concentrazione ionica di regolare diversi processi cellulari è oggi al centro di
interessanti ricerche. Gli Autori riportano le più avanzate ricerche sull’argomento.
515.
Le metalloproteasi di matrice nei processi riparativi corneali
Nell’occhio il processo di riparazione tessutale è coinvolto nella patogenesi o nel fallimento del
trattamento di molte patologie oculari. Il lavoro degli Autori si è incentrato sulle strutture della cornea
che possono essere affette da un squilibrio tra metalloprotesi (MPP) e suoi inibitori (TIMP) in diverse
patologie di tali strutture: cheratocono, pterigio, blefarochalasis. Oggigiorno è impossibile ignorare
l’importanza di queste MPP e considerando che c’è soltanto una sottile linea che separa lo stato fisilogico
da
quello
patologico.
Di sicuro l’impiego degli inibitori delle MMP rappresentano un futuro assolutamente promettente che
fornirà agli specialisti metodi di cura alterativi, fisilogici, per molte patologie della cornea.
516.
Il ruolo delle metalloproteasi di matrice nella patologia del deflusso dell’umor acqueo e nel processo cicatriziale
postoperatorio dopo la chirurgia filtrante del glaucoma
Il livello di pressione oculare è il maggiore fattore di rischio al danno del nervo ottico ed un ruolo
importante viene svolto dal trabecolato e dalle vie uveo-sclerali. Queste vie, pressione dipendenti e non
subiscono un continuo rimodellamene, in cui un notevole ruolo è svolto dalle metalloproteasi di matrice.
Gli
Autori
descrivono
le
ultime
conoscenza
sull’argomento.
Peraltro, il succeso dell’intervento chirurgico di trabeculoplastica, dipende dal processo di riparazione.
In tale evento un notevole ruolo è svolto dalle metalloproteasi di matrice. Gli Autori descrivono le varie
MPP presenti in tale processo con il ruolo svolto nella migrazione e proliferazione dei leucociti, dei
fibrobasti e nella sintesi e rimodellamento della matrice extracelluare considerando in tale distretto anche
l’angiogenesi.
517.
Aspetti clinici sul ruolo del calcio e sull’attivazione delle proteinchinasi nell’epitelio del cristallino nella
regolazione delle giunzioni intercellulari
Lo squilibrio del calcio è una caratteristica comune nella maggiorparte dei cristallini affetti da
cataratta e ruolo rilevante assumono le proteinchinasi (PKC) presenti nell’epitelio del cristallino.1850
Studi precedenti ed attuali dimostrano che la PCKα e la PCKγ hanno effetti opposti sulla attività
giunzionale.
L’attività giunzionale è diminuita nella galattosemia precoce e la PCKγ è la principale isoforma nel
regolare
le
giunzioni
del
cristallino.
Pertanto, la mancanza di PCKγ comporta un controllo improprio delle giunzioni e contribuisce al danno
osmotico
nel
cristallino
del
diabetico
o
del
galattosemico.
L’attivazione indotta da LEDGF della PCKγ può rivestire un ruolo importante nel ripristinare il controllo
dell’attività
giunzionale
nel
cristallino
del
diabetico
o
del
galattosemico.
518.
L’impiego degli antiossidanti sul danno tissutale da radicali liberi dopo trattamento con laser ad eccimeri (PRK)
L’impiego del laser ad eccimeri ha continuato, nel corso degli anni, a generare interesse nel
trattamento
della
miopia,
dell’astigmatismo
ed
irregolarità
o
opacità
corneali.
La ricerca si è focalizzata sugli effetti patologici e sui cambiamenti microstrutturali conseguenti all’
ablazione corneale con laser ad eccimeri come la proliferazione dei cheratociti con aumento della
produzione
di
collagene
e
glicosaminoglicani.
L’estensione del danno tissutale è legato allo squilibrio tra i radicali liberi generati ed il sistema di difesa
anti-ossidante
locale.
Gli Autori riportano le più comuni sostanze utilizzate per prevenire la formazione di radicali liberi, quali
la vitamina E e C, l’idrocortisone acetato e la citocromo C- perossidasi.
I lavori sull’argomento avvalorano l’ipotesi dell’importanza dell’impiego degli anti-ossidanti quali
sistema
difensivo
contro
i
radicali
liberi
dopo
trattamento
con
PRK
519.
Meccanismi molecolari alla base dell’apoptosi
Le cellule hanno un raffinato controllo del ciclo cellulare e, se subiscono un danno, sono in grado di
verificarne la portata. Per evitare che tale danno porti alla formazione di una colonia di cellule aberranti
che nuocerebbe all’intero organismo, la cellula attiva il meccanismo di morte programmata o apoptosi.
Gli Autori descrivono nei particolari le attuali conoscenze sull’argomento: le proteine interessate, i
domini, le funzioni svolte da ognuna di esse, ed i meccanismi di regolazione presenti nella cellula, ciò al
fine
di
poter
prospettare
una
farmacologia
idonea
anti-apoptotica.
520.
Neuroptotezione e glaucoma: approccio farmacologico, le carnitine
Pag. 87
Nella complessa catena di eventi che conducono all’apoptosi, i mitocondri più che ogni altro
organello
cellulare
assumono
ruolo
di
primaria
importanza.
L’Autore descrive la rilevanza di fenomeni inducenti un danno mitocondriale e l’eventuale presenza di
sostanze
che
possono
influenzarli
in
qualche
modo.
Negli ultimi anni, si è focalizzata l’attenzione su uno di questi composti e su i suoi derivati: la Carnitina.
L’Autore riporta le diverse e importanti funzioni fisilogiche svolte da questa sostanza: induttrice dei
fattori di crescita, aumento del metabolismo mitocondriale, azione protettiva sull’integrità di membrana
del mitocondrio, incremento d’interazione proteica tra la membrana cellulare ed il citoscheletro,
inibizione dell’attivazione delle caspasi ed attività rafforzante di bcl-2 sulla morte cellulare, attività
antiossidante,
ruolo
sui
linfociti
e
azione
sui
proteasomi.
Tutto ciò al fine di una efficace neuroprotezione nella malattia glaucomatosa.
521.
Cheratocono: ipotesi eziopatogenetiche ed influenza delle lenti a contatto
Lo scopo di questo articolo è quello di riportare il complesso eziopatogenetico del cheratocono,
descrivendone i diversi aspetti: genetico, apoptotico, alterazione della matrice, degli enzimi e degli
inibitori,
danni
ossidativi,
innervazione
anomala.
Inoltre, dove possibile, sono introdotti cenni sull’influenza delle lenti a contatto ed evoluzione della
patologia.
522.
I biomateriali in oftalmologia
Gli Autori, dopo aver riportato i concetti generali di biocompatiatibilità e biointegrazione, descrivono
i
biomateriali
utilizzati
in
oculistica
e
cioè
i
polimeri.
I processi di biodegradazione, di nascita e di catalogazione vengono riportati.
Vantaggi e svantaggi dei materiali termoplastici, elastomeri, ibridi rigidi ed idrogel sono presi in
considerazione.
523.
Il ruolo delle cellule mobili nel glaucoma primario ad angolo aperto
Le cellule mobili, come dice il nome, sono cellule non strutturalmente connesse da giunzioni con le
cellule vicine, ma deputate alla migrazione, produzione di citochine e fagocitosi.
Rientrano in questo ruolo le cellule della microglia, i linfociti ed i macrofagi.
Gli Autori descrivono il ruolo di queste cellule nel trabecolato, nella retina e nel nervo ottico; e le
conclusioni riportate sembrano avvalorare la loro importanza nell’eziopatogenesi del glaucoma con
conseguenze
terapeutiche
di
non
poca
importanza.
524.
Il ruolo delle metalloproteasi (MMP) nell’eziolgia del glaucoma primario da angolo aperto (GAAP) ed in pazienti
affetti da sindrome pseudoesfoliatio/glaucoma (PEX/PEXG)
La sindrome pseudoesfoliativa (PEX) è un disordine sistemico delle matrice extracellulare
clinicamente significativo che rappresenta non solo la più comune causa identificabile del GAAP, ma
anche
un
fattore
di
rischio
per
la
malattia
cardiovascolare.
Dati evidenti suggeriscono che la PEX è un tipo di fibrosi associata all’eccessiva sintesi e deposizione di
materiale
fibrillare
elastico
anormale
in
molti
tessuti
intra
ed
extraoculari.
Le metalloproteasi sono una grande famiglia di endopeptidasi in grado di degradare le molecole della
matrice
del
trabecolato
mediante
la
regolazione
dell’attività
biologiche-cellulari.
Gli Autori riportano i daati di recenti ricerche che suggeriscono i cambiamenti del bilancio MMP-TIMP
e la ridotta attività delle MMP nell’umor acqueo quale evento caratteristico della sindrome PEX/PEXG.
Data l’importanza del coinvolgimento MMP-TIMP, appare ormai significativamente chiaro che questi
enzimi ed i loro inibitori possono diventare l’obiettivo di nuovi interventi terapeutici.
525.
Re-evaluation and quantification of the different sources of nerve fibres supplying the rat eye
La denervazione e/o la rimozione dei gangli dei nervi periferici sono delle tecniche chirurgiche
utilizzate per lo studio dell’origine e della distribuizione di nervi periferici in tutti gli organi, incluso
l’occhio.
La distribuizione delle rimanenti fibre nervose afferenti all’occhio ( dopo sezione di vari tipi di fibre
nervose
e
rimozione
di
gangli
nervosi)
è
stata
valutata
nel
ratto.
I ratti sono stati anestetizzati e successivamente venivano rimossi i seguenti tessuti nervosi: ganglio
cervicale superiore, ganglio ciliare principale, ganglio pterigopalatino , ganglio trigeminale ed il nervo
maxillo-oftalmico.
In alcuni animali, tramite la somministrazione di 6-OH dopamina , si attuava una simpaticoectomia
chimica.
Gli occhi sono stati poi sezionati in serie, ma solo tre regioni (cornea, iride e coroide) sono state studiate
Pag. 88
con
diverse
tecniche.
I
risultati
ottenuti
venivano
poi
quantificati
e
analizzati
statisticamente.
L’asportazione del ganglio cervicale superiore e/o la simpaticoectomia chimica inducevano la distruzione
di molte fibre nervose catecolaminergiche nelle tre regioni degli occhi di ratto esaminati.
La rimozione del ganglio ciliare, invece, causava la distruzione di circa il 60% di fibre nervose
colinergiche delle stesse regioni, mentre la parasimpaticoectomia subtotale distruggeva circa l’80% delle
fibre
colinergiche.
La resezione chirurgica del nervo maxillo-oftalmico o la rimozione del ganglio trigemino portava ad una
degnerazione
di
molte
fibre
sensitive.
Tali esperimenti confermano la presenza di differenti tipi di fibre nervose ( simpatiche, parasimpatiche,
sensitive)
nelle
tre
strutture
studiate
nell’occhio
dei
ratti.
526.
Controllo sulla progressione della miopia assile. I parte
La miopia è nota da oltre duemila anni ed è stata descritta la prima volta dagli antichi greci.
Il controllo della miopia è un desiderio che tutti gli oculisti sperano di poter raggiungere per cui molto si
è
scritto
su
questo
argomento.
Controllare la miopia significa conoscerne l’eziopatogenesi. Due teorie si contrappongono: la teoria
metabolica
e
la
teoria
meccanica.
Gli Autori nel presente lavoro parlano della prevenzione con mezzi ottici: lenti bifocali e multifocali,
lenti a contatto rigide – sferiche e a geometria inversa (ortocheratologia). In merito a quest’ultimo
argomento vengono descritte le possibili cause che sembrano indurre una riduzione della miopia.
527.
Microvessels of the human optic nerve head: ultrastructural and radioreceptorial changes in eyes with increased
IOP
Gli AA hanno voluto studiare: le modificazioni morfologiche e utrastrutturali dei capillari della testa
del nervo ottico nell’occhio umano con pressione intraoculare normale (IOP), con leggero aumento della
IOP, e con elevato aumento della IOP; e negli stessi pazienti la distribuzione dei recettori β-adrenergici.
La microscopia a trasmissione elettronica ha dimostrato che l’aumento della IOP induce modificazioni
ultrastrutturali nei capillari della testa del nervo ottico. Gli esperimenti della autoradiografia hanno
dimostrato la presenza e la distribuzione dei recettori β-adrenergici nella testa del nervo ottico di occhi
con IOP normale e IOP aumentata. Gli AA hanno interpretato tali risultati ipotizzando che l’iniziale
aumento della IOP comprima i capillari della testa del nervo ottico. Inoltre il numero dei recettori βadrenergici aumenta marcatamente negli occhi con aumento della IOP. Saranno però necessari ulteriori
studi
per
chiarire
il
ruolo
fisiologico
e
patologico
di
questi
recettori.
528.
Effect of sitemic anti-hypertensive drugs on intra-ocular pressure
Lo scopo di questo lavoro è lo studio degli effetti dei principali farmaci anti-ipertensivi sulla pressione
intra-oculare e sul campo visivo. Sono stati arruolati 600 pazienti, tutti i pazienti sono stati divisi in
quattro gruppi:il primo gruppo di 200 pazienti sono stati trattati con somministrazione locale o sistemica
di bloccanti del canale del calcio ;il secondo gruppo di 200 pazienti sono stati trattati con β-bloccanti
sistemici o orali; il terzo gruppo di 100 pazienti sono stati trattati con somministrazione sistemica di
ACE-inibitori e, il quarto gruppo di 100 pazienti sono stati trattati con un farmaco diuretico
(acetazolamide). I nostri risultati confermano che la somministrazione orale di bloccanti del canale del
calcio (nitrendipina) in soggetti con moderata ipertensione e senza ipertono oculare causa una moderata
riduzione della pressione intraoculare, mentre l’instillazione oculare dello stesso farmaco ha effetto
ipotonizzante. Lo scotoma nei soggetti glaucomatosi con pressione normalizzata migliora dopo
somministrazione locale di bloccanti del canale del calcio. La somministrazione orale di β-bloccanti è
correlata con una riduzione della pressione intraoculare, e specialmente riduce la pressione sistemica.
Inoltre, è stato dimostrato che la somministrazione di ACE-inibitore è efficace nella riduzione della
pressione intraoculare dovuta ad alcuni meccanismi che agiscono sulle arterie ciliari posteriori che sono
responsabili del flusso ematico del corpo ciliare. Infine, l’acetazolamide, un diuretico utilizzato
usualmente per ridurre la pressione del sangue, è capace di ridurre anche la pressione intra-oculare.
529.
La capsula del cristallino e la prevenzione della cataratta secondaria
Sono state studiate le modificazioni della proliferazione e della sopravvivenza di cellule in coltura, al
fine di individuare gli eventuali effetti tossici di due farmaci per anestesia locale, normalmente utilizzati
negli interventi chirurgici oculari . i risulatati ottenuti hanno dimostrato che la lidocaina possiede
un’elevata azione citotossica e citostatica a concentrazioni dell’ordinedi 10mM, concentrazioni
paragonabili a quelle normalmente utilizzate in sala operatoria per uso anestetico.Viceversa, la
ropivacaina presenta una tossicità nettamente inferiore e sostanzialmente trascurabile alle concentrazioni
Pag. 89
da noi saggiate e paragonabili a quelle utilizzate in anestesia. È lecito ipotizzare che l’azione citotossica
e citostatica della lidocaina può essere impiegata nella prevenzione della opacizzazione della capsula del
cristallino
(cataratta
secondaria).
530.
L’apoptosi delle cellule del cristallino umano in coltura
In questo studio si è utilizzato una coltura di cellule del cristallino umano prelevate dopo
facoemulsione, per studiare le eventuali modificazioni della proliferazione e della sopravvivenza
cellulare e per individuare effetti collaterali e secondari di sostanze normalmente utilizzate negli
interventi chirurgici oculari. Sono stati esaminati due anestetici locali (la lidocaina e la ropivacaina) e
l’eparina, di norma usata come anti-trombotico. I nostri risultati evidenziano che la lidocaina possiede
un’elevata azione citotossica e citostatica, viceversa la ropivacaina presenta una tossicità nettamente
inferiore. Inoltre dopo trattamento con diverse concentrazioni di eparina, sia UFH che LMWH, non si è
riscontrato alcun effetto tossico e si è verificato che, a tempi brevi, l’eparina non sembra determinare
inibizione della proliferazione cellulare, mentre sembra indurre la formazione di aggregati cellulari
(sincizi), probabilmente modificando l’adesione cellulare con conseguenze non note. Quanto esposto
porta a concludere che la lidocaina possa essere utilizzata per la prevenzione della cataratta secondaria
531.
Analisi dell’intolleranza alle lenti a contatto attraverso l’esplorazione dell’integrazione neuroanatomica di difesa
della superficie oculare
Il benessere della superficie oculare è dato dalla stabilità del film lacrimale durante la fase di apertura
dell’occhio. L’integrazione neuroanatomica sia dei fattori di composizione che idrodinamici, regola il
meccanismo principale attraverso il quale è mantenuta la stabilità dello stato del film lacrimale.
La disfunzione di alcuni elementi dell’integrazione neuroanatomica, porterà ad un film lacrimale
instabile, es. occhio secco e causerà discomfort oculare e disagi della superficie oculare.
Nei normali individui sani con una integrazione neuro-anatomica sana, l’adattamento delle lenti a
contatto è semplice con dei buoni esiti. Tuttavia, non è difficile immaginare che l’utilizzo di lenti a
contatto
può
nel
tempo
compromettere
la
difesa
della
superficie
oculare.
In generale è concepibile che la previa compromissione di difesa della superficie oculare, può presentare
difficoltà nell’adattamento delle lenti o causare intolleranza o discomfort nei confronti delle lenti a
contatto.
Questo lavoro ha mostrato a grandi linee che le diverse aree dove le difese di superficie dell’occhio sono
compromesse in seguito ad una disfunzione dell’integrità neuroanatomica potrebbero essere la causa o
contribuire
all’intolleranza
delle
lenti
a
contatto.
L’identificazione e la correzione di questi elementi disfunzionali può stabilire il benessere e la difesa di
una sana superficie oculare, determinando una riduzione o eliminazione del discomfort portato dall’uso
delle
lenti
a
contatto.
431.
Controllo sulla progressione della miopia assile per un effettivo intervento di salute pubblica. II parte
532.
Lenti a contatto ed allergie oculari, un connubio possibile se non necessario con alcune di esse
Gli Autori, dopo aver descritto i vari tipi di reazioni allergiche ed i mediatori chimici che si liberano
in queste condizioni, indicano i trattamenti terapeutici in uso. Il desiderio di applicare lenti a contatto già
precluse in queste condizioni, per gli Autori è oggi possibile utilizzando lac giornaliere monouso o lenti
in
silicone
idrogel.
533.
Age-Related Changes in the Human Retina
Un aumento del numero delle persone anziane fornisce una giusta causa per investigare sulle
modifiche età-dipendenti che si verificano nella retina umana. Campioni di tessuto retinico prelevati da
persone giovani ed anziane sono stati studiati con tradizionali metodi istologici e con l’utilizzo del
microscopio elettronico con particolare attenzione ai dati morfometrici. Inoltre, è stato altresì determinato
il contenuto proteico nei tessuti retinici prelevati. Particolare interesse è stato dato per chiarificare le
modifiche che avvengono nella retina umana con l’età. Lo spessore retinico diminuisce
significativamente con l’età e le cellule ganglionari sembrano essere quelle maggiormente vulnerabili a
questa perdita indotta con l’età. Anche il numero dei capillari retinici diminuisce con l’età. Le connessioni
intercellulari tra i fotorecettori, il numero dei processi cellulari e le vescicole sinaptiche delle cellule
bipolari diminuiscono con l’età. Il dosaggio biochimico delle proteine dimostra che la maggior parte delle
proteine nel tessuto retinico diminuiscono con l’età. In conclusione, tutti i dati morfologici, morfometrici,
ultra-strutturali e biochimici dimostrano che nella retina umana avvengono specifiche modifiche con
l’aumentare
dell’età.
Pag. 90
534.
Le molecole di difesa della superficie oculare
La superficie oculare, sebbene continuamente esposta a corpi estranei e ad insulti ambientali, subisce
raramente l’attacco di agenti patogeni. Questo è dovuto alla presenza di una efficace risposta immunitaria
innata costituita in gran parte da piccoli peptidi dotati di attività antimicrobica.
Secrete dalle cellule epiteliali corneali e congiuntivali, queste molecole sono in grado, non solo, di
uccidere i microrganismi patogeni, ma anche di svolgere funzione regolatrice su cellule del sistema
immunitario
e
di
partecipare
ai
processi
di
riparazione
tissutale.
Questo articolo esamina le proprietà, i meccanismi d’azione ed i ruoli funzionali dei peptidi antimicrobici
a livello della superficie oculare, in particolar modo delle difensine e del peptide LL-37.
535.
La trasparenza corneale: metodiche di valutazione
La trasparenza corneale viene mantenuta grazie a svariati fattori che agiscono internamente ed
esternamente ai tessuti corneali: una buona organizzazione strutturale stromale, la costanza del tasso
idrico, la totale assenza di vasi, la presenza di specifici ioni ed un film lacrimale inalterato.
Soprattutto la grande diffusione della chirurgia rifrattiva ha sottolineato la necessità di disporre di
tecniche diagnostiche utili per lo studio approfondito dell’anatomia e della fisiopatologia corneale.
L’osservazione della trasparenza corneale in modo non invasivo ma soprattutto oggettivo, può essere
infatti di estremo aiuto sia nella valutazione della risposta oculare all’utilizzo di diversi tipi di lenti a
contatto, sia nel quantificare il grado di opacità subepiteliale e lo scarring stromale negli interventi di
chirurgia
rifrattiva.
536.
Hydrogel, disponibilità di ossigeno ed edema corneale
Gli AA. descrivono gli hydrogel in uso per la costruzione delle lenti a contatto. Vengono quindi
riportate le caratteristiche fisiche quali l’elasticità, la bagnabilità, l’idratazione, la resistenza alla
disidratazione e la permeabilità all’ossigeno, importanti per riuscire ad indicare la lente più opportuna
per le diverse situazioni cliniche. La disponibilità di ossigeno per la cornea è indubbiamente il parametro
più importante da considerare per cui sono stati approntati dei predittori fisici e fisiologici a tale scopo.
Tra i predittori fisici ricordiamo l’ EOP e l’HSU. Tra i predittori fisiologici per una buona sopportabilità
della lente l’attenzione viene rivolta alla sofferenza ipossica misurando la variazione di parametri quali
l’edema, il pH, la concentrazione degli enzimi, il consumo di glicogeno, la riduzione della sensibilità
corneale.
Sono stati anche apportati dei modelli per descrivere il processo diffusivi attraverso le LAC.
L’edema corneale da stress ipossico è un evento da evitare e mentre l’edema acuto è principalmente la
conseguenza della ritenzione di lattato a livello stremale, la cronicità dell’edema è influenzata
principalmente
dal
pH
endoteliale.
Come sintesi, gli AA, evidenziano come si possa predire il quantitativo di edema facendo riferimento
all’EOP e all’HSU; considerando la variabilità soggettiva delle necessità metaboliche della cornea e la
disidratazione del materiale, l’applicazione deve essere sempre attentamente seguita.
537.
Biomeccanica corneale
La biomeccanica corneale può influenzare la misurazione della pressione intraoculare (IOP) con vari
tipi di tonometro e deve essere valutata nel prevenire, durante la fase pre-operatoria, il rischio di estasia
dopo intervento di chirurgia rifrattiva. Sono oggi disponibili, per la rilevazione della IOP, vari tipi di
tonometro. Molte ricerche hanno evidenziato una influenza notevole della biomeccanica corneale sul
rilevamento della IOP con il tonometro ad applicazione di Goldmann (TaG). Il tonometro dinamico a
profilo di Pascal® (PDCT), invece, sembrerebbe uno strumento in grado di ridurre gli errori di rilevazione
del tono dovuti alle caratteristiche biomeccaniche della cornea (esempio SCC e curvatura).
La biomeccanica corneale deve essere tenuta in grande considerazione anche in caso di interventi di
chirurgia rifrattiva per cui vi è la necessità di attrezzature che consentano misurazioni non invasive e dal
vivo.
Si è potuto vedere come i cambiamenti della biomeccanica corneale, dovuti nella LASIK principalmente
a variazioni nell’idratazione del flap e nella PRK a diversità dell’epitelio e dello spessore stromale, siano
determinanti nell’identificazione del potere ottico e soprattutto della IOP post-operatoria.
538.
Mantenimento di una superficie oculare sana per un miglioramento della qualità di vita del paziente
La sindrome da occhio secco rappresenta una condizione relativamente frequente, particolarmente
nella
popolazione
anziana,
con
prevalenza
maggiore
nel
sesso
femminile.
I sintomi più frequentemente lamentati da pazienti con sindrome da occhio secco sono sensazione di
sabbia o corpo estraneo, secchezza e bruciore, iperemia congiuntivele, secrezione mucosa, irritazione
oculare che peggiora negli ambienti fumosi e ipersecrezione lacrimale riflessa.
Pag. 91
I segni rilevabili esternamente e mediante esame con lampada a fessura sono: riduzione del menisco
lacrimale, aumento di dendriti nel film, “pieghettatura” congiuntivele, cheratopatia puntata superficiale
e difetti epiteliali che, nei casi più gravi, possono dare origine ad ulcerazioni corneali, iperemia e
sofferenza
congiuntivele,
presenza
di
placche
o
secrezione
mucosa.
Per praticità clinica, la sindrome dell’occhio secco può essere classificata in base ai seguenti parametri:
eziopatogenesi,
danni
a
tessuti
e
ghiandole
esocrine,
gravità.
Le principali patologie sistemiche che si associano all’occhio secco con maggiore frequenza sono: la
sindrome
di
Sjogren,
il
morbo
di
Parkinson
e
la
rosacea.
I test necessari per fare diagnosi di secchezza oculare sono: rilevamento dei sintomi, valutazione delle
ghiandole di Meibomio, valutazione dell’altezza del menisco lacrimale, tempo di rottura del film
lacrimale, test del rosa bengala e del verde lissamina, test di Schirmer, impressione citologica.
I trattamenti che si possono attuare sono molteplici ma il cardine della terapia dell’occhio secco è
costituito dalla lubrificazione sostitutiva, ottenuta con l’instillazione intraoculare di gel o colliri. Nella
maggior parte dei lubrificanti abbiamo la presenza di sodio-carbossimetilcellulosa,
idrossipropilmetilcellulosa o polivinilalcool. L’acido ialuronico è a sua volta utilizzato per il trattamento
della secchezza oculare. La sua instillazione aumenta il BUT e diminuisce l’incidenza di danni a livello
della cornea. Altra sostanza utilizzata con successo per la formulazione di lacrime artificiali è l’Hpguar.
I lubrificanti si dimostrano un valido rimedio anche nel trattamento dell’occhio secco che si sviluppa in
soggetti sottoposti ad intervento di chirurgia oculare come quello della cataratta, chirurgia rifrattiva e
trapianto
di
cornea.
Con il passare del tempo e con l’aumentare delle esperienze cliniche, i chirurghi hanno elaborato nuove
strategie per diminuire il più possibile, nel periodo post-operatorio, i disturbi da secchezza oculare. In
particolare è sconsigliato l’utilizzo di lubrificanti con conservanti perché si sono dimostrati molto tossici
sulla superficie oculare. Recentemente è stata ipotizzata la somministrazione di farmaci oftalmici e di
lubrificanti, attraverso l’utilizzo di particolari tipi di lenti a contatto caricate con liposomi o legate con
acido
ialuronico.
La sindrome da occhio secco, se non adeguatamente trattata, comporta un elevato costo per il paziente in
termini di qualità di vita, ragion per cui è importante cercare di intervenire nel modo più efficace
possibile.
539.
Cellule staminali lombari: identificazione e caratterizzazione
Dopo una lesione, la regolazione del numero e della funzionalità delle cellule epiteliali corneali è
affidata ad una distinta popolazione di cellule staminali unipotenti (SC) localizzate nell’epitelio basale a
livello del limbus corneo-sclerale. Queste cellule conservano la capacità di autorinnovarsi e di rimanere
in numero costante in modo tale da generare con una veloce divisione le cellule progenitrici, definite
cellule in fase di amplificazione e transito (TA). Il deficit di SC limbari è caratterizzato da mancato
sviluppo dall’epitelio corneale, vascolarizzazione, infiammazione cronica, erosioni ricorrenti ed ulcere
persistenti, distruzione della membrana basale dell’epitelio corneale e sviluppo di tessuto fibroso. Negli
ultimi anni sono stati condotti vari studi che hanno permesso l’identificazione di marcatori molecolari sia
per le SC che per le TA, a livello dell’epitelio corneale, limbare e congiuntivle quali: proteine del
citoscheletro (K3, K12, coppia di cheratine K5-K14, K19, vimentina); proteine del citosol (citocromo
ossidasi, Na/K-ATPasi, anidrasi carbonica, α-enolasi, PKC, cicline A, D, E, metallotionine, CLED,
S100A12); proteine nucleari (fattore p63); proteine della superficie cellulare (Cx43, Cx50, E-caderina,
P-caderina, β-catenina, integrine α2, α3, α6, αv, β1, β4); recettori per i fattori di crescita (EGF-R, KGF,R,
TrkA, NGF, HGF, TGF-β-I, TGF-β-II); molecole di trasporto (ABCG2); marcatori neuronali ed
ematopoietici. Quando l’epitelio e lo stroma limbare è danneggiato si sviluppa uno stato patologico detto
deficit delle cellule staminali lombari (LSCD). La deficienza limbare determina: scarsa riepitelizzazione
corneale, infiammazione cronica stremale (cheratiti), vascolarizzazione corneale e crescita verso l’interno
dell’epitelio congiuntivale (congiuntivalizzazione). Conseguentemente, i pazienti con LSCD riferiscono
irritazione oculare, fotofobia e diminuzione del visus. Una diagnosi accurata di LSCD è importante per
la scelta di appropriate procedure di trapianto delle SC limbari epiteliali. Quando la LSCD totale è
unilaterale è possibile effettuare un autotrapianto limbare congiuntivale (CLAU), quando è bilaterale la
ricostruzione della superficie corneale è possibile con trapianto allo genico di SC epiteliali limbari. Si
può intervenire con il trapianto Ir-CLAL, ossia il trasferimento di SC limbari da occhi donatori
appartenenti a parenti, oppure con il KLAL in cui si utilizzaziono tessuti di donatori cadaveri. Altra nuova
procedura è l’espansione ex vivo dele cellule staminali limbari con l’utilizzo di fibroblasti 3T3. Il
concetto di cellule staminali richiede ulteriori studi perché attualmente non c’è un marcatore molecolare
definitivo esclusivo per le SC ed in altre cellule proliferative nello strato epiteliale basale.
540.
Densità e distribuzione delle cellule di Langherans nell’epitelio corneale umano
Pag. 92
Dal 1960 al 1980 è stato fatto un grande progresso nell’identificazione delle cellule di Langherans
(LC) e delle cellule dendritiche (DC) nella cornea, cellule risultate uguali a quelle riscontrate nella cute.
All’osservazione al microscopio le LC appaiono di 12-15 μm di diametro con citoplasma leggermente
eosinofilo e un nucleo vescicolare pallido. Le LC sono distinguibili dalle altre DC per la presenza di
granuli marcatori citoplasmatici (granuli di Birbeck). Le LC immature sono adibite alla cattura degli
antigeni, mentre quelle in forma matura sono in grado di sensibilizzare le cellule native T e di secernere
interleuchina 12. Si è potuto vedere che le LC derivano dalla linea dei monoliti/macrofagi e recenti
ricerche inoltre hanno dimostrato che le LC sono in realtà i precursori dei monoliti/macrofagi e sono
cellule identiche alle DC immature. Nell’epitelio corneale dell’uomo, il continuo processo di
rinnovamento cellulare (mitosi, maturazione e identificazione), si svolge non solo attraverso il
movimento delle cellule dallo strato basale verso la superficie corneale, ma anche con uno spostamento
tangenziale centripeto: ipotesi X-Y-Z. È stato evidenziato che le strutture nervose nella cornea normale
partecipano alla migrazione centripeta cellulare corneale. Da alcuni studi si è potuto rilevare che la
densità media delle LC nella cornea centrale è pari a circa il 30%, mentre in quella periferica a circa il
70%. Da altre ricerche è inoltre emerso che se in condizioni normali le LC non sono presenti in maniera
cospicua a livello della cornea centrale, nel momento in cui si verifica un’infezione ad esempio ad opera
di HSV, esse migrano dalla periferia verso il centro partecipando attivamente alla difesa immunitaria.
541.
La comunicazione cellulare tramite le mucine di membrana e possibile attivazione in portatori di lenti a contatto
Nel lavoro sono stati studiati i meccanismi di trasmissione del segnale delle mucine di membrana, in
particolare MUC1 e MUC4. MUC1 e MUC4 sono due mucine di membrana che hanno superficialmente
strutture simili e sono state entrambe ben caratterizzate. Queste mucine agiscono con meccanismi
sostanzialmente differenti ma entrambe hanno mostrato di provvedere ad una protezione sterica delle
superifici epiteliali. I risultati degli studi effettuati suggeriscono che uno dei ruoli di queste mucine di
membrana potrebbe essere la regolazione della crescita cellulare e differenziazione nella via Grb2-SosRas-MEK-ERK2- la specifica localizzazione di MUC1 e MUC4 sulla superficie apicale delle cellule
epiteliali suggerisce che le loro funzioni di segnale potrebbero essere importanti come meccanismo
sensore in risposta al danneggiamento degli epiteli indotti ad esempio da un uso non ottimale delle lenti
a
contatto.
542.
Qualità di vita dopo la riabilitazione visiva
Una situazione patologica correlata alla salute che può limitare significativamente la nostra qualità di
vita
è
l’ipovision
Visto il drastico incremento del numero dei soggetti ipovedenti, è facilmente comprensibile l’importanza
che vanno assumendo gli interventi terapeutici di riabilitazione visiva e, cosa ancora più importante, la
valutazione della validità di tali interventi, attraverso la misurazione dei miglioramenti per mezzo di
questionari, elencati dagli autori. Dalle ricerche effettuate e riportate, i questionari più efficaci dovrebbero
essere semplici, rapidi, facilmente comprensibili e, soprattutto, dovrebbero permettere un approccio
multidisciplinare al problema, visto l’importante impatto psicologico dell’ipovisione.
543.
Degenerative and apoptotic events at retinal and optic nerve level after experimental induction of ocular
hypertension.
L’ipertensione oculare è un sintomo del glaucoma caratterizzato da una grave perdita della funzione
visiva. Si può verificare una cecità causata dall’apoptosi delle cellule gnaglionari retiniche e delgli
astrocitidel nervo ottico. L’ipertensione oculare è stata indotta mediante inoculazione di metilcellulosa
nella camera anteriore. La reazione TUNEl, la condizione della cromatina e la frammentazione del DNA
inter-nucleosomale osservata nella retina e nel nervo ottico è forte indizio che l’ipertensione sia causa
dell’apoptosi. L’immunolocalizzazione delle proteine gliali fibrillari acide, specifiche dello stress
cellulare, e la caspasi – 3 nello stesso tessuto, supportano ulteriormente questo tipo di morte cellulare. È
stato peraltro osservata l’attivazione del sistema proteolitico della ubiquitina. La protezione dall’apoptosi
mediante la somministrazione di del trolox, sostanza antagonista dei perossidi, suggerisce che il processo
apoptotico sia attivitato dallo stress ossidativi. I dati presentati dagli Autori mostrano che l’insulto
ipertensivo oculare induce eventi degenerativi ed apoptotici comparabili con quelli osservati nell’occhio
umano
glaucomatoso.
544.
Traumi oculari in età scolare
Tramite questa rewiev della letteratura internazionale, abbiamo focalizzato l’attenzione su alcuni dati
salienti in merito ai traumi oculari che si verificano in età scolare. Secondo una divisione per età e esesso,
i ragazzi tra i 5 e i 10 anni sono i più soggetti ai traumi oculari. La scuola, ovunque nel mondo, risulta in
assoluto il luogo più sicuro a differenza dell’alto rischio di lesioni che possono verificarsi in casa. Un
Pag. 93
trauma oculare può provocare danni funzionali su tutte le strutture anatomiche, in realtà le lesioni del
cristallino sono quelle con peggior prognosi finale. Un dato ottimista è rappresentato dalla alta
percentuale di recupero con acuità visiva finale non invalidante. Anche in questo ambito la prevenzione,
con la diffusione ai genitori di precise regole comportamentali da adottare nella supervisione dei propri
figli,
potrebbe
ridurre
ulteriormente
il
numero
dei
traumi
oculari.
545.
Traumi oculari da scoppio di Airbags
Gli Autori hanno voluto fare il punto sull’incidenza delle lesioni oculari conseguenti ad incidenti
automobilistici, in particolar modo dopo scoppio di Airbags. È in dubbio che questo moderno mezzo di
protezione svolga un ruolo fondamentale nel salvare la vita degli occupanti un veicolo, ma può essere lo
stesso essere causa di traumi oculari, più spesso di non grave entità clinica, soprattutto nei portatori di
occhiali. Pertanto, a nostro avviso, non va demonizzato ne tanto meno scoraggiato l’utilizzo, anzi
riteniamo utile l’informazione degli automobilisti con la diffusione di eventuali linee guida da attuare per
ridurne gli effetti traumatici ed un maggiore interesse da parte dei produttori nella realizzazione di
materiali e sistemi di sempre minor impatto traumatico sulle strutture oculari.
546.
Processi riparativi nelle cellule epiteliali corneali in portatori di lenti a contatto: eventi molecolari
Lo studio dei processi riparativi dell’epitelio corneale riveste sempre notevole interesse e la ricerca si
accentra ora agli eventi biomolecolari. Considerando l’importanza di questi processi in soggetti portatori
di lenti a contatto gli Autori valutano i risultati dell’attuale stato della ricerca così, recentemente, è stato
investigato Si è voluto investigare il ruolo delle protein-chinasi attivate dai mitogeni (MAPK), in
particolare delle sottofamiglie p44/42 MAPK, p38 MAPK e la protein-chinasi attivata dallo stress
(SAPK), nelle cellule epiteliali corneali durante il processo di guarigione a seguito di una lesione. Inoltre,
si è voluta provare l’ipotesi che le proteinfosfatasi (PP) PP2A ed MKP-1 siano coinvolte nel controllare
l’incremento della migrazione cellulare indotta dal fattore di crescita epidermico (EGF) in cellule
epiteliali corneali di coniglio mediante il crosstalk tra le pathway di trasduzione del segnale innescate dal
recettore
dell’EGF.
Il processo di riparazione corneale è stato osservato attraverso una tecnica immunocitochimica che si
avvale di anticorpi specifici contro le forme fosforilate della p44/42 MAPK, della p38 MAPK o della
SAPK. In aggiunta, i lisati delle cellule epiteliali corneali di coniglio sono stati stimolati con il fattore di
crescita degli epatociti (HGF) ed il fattore di crescita dei cheratociti (KGF) ed analizzati mediante
Western blot usando anticorpi contro la forma fosforilata della p44/42 MAPK.
I risultati ottenuti hanno mostrato mostrano un’attivazione massima della p44/42 MAPK nelle cellule ai
bordi dell’area lesa dopo 1 h dall’incisione. L’attivazione della p44/42 MAPK è ancora presente in queste
cellule a 24 h dalla lesione e ritorna ad una normale intensità dopo 7 giorni. Al contrario, la p38 MAPK
e la SAPK non risultano attivate durante il processo di guarigione della lesione. Analisi Western blot di
cellule epiteliali corneali di coniglio in coltura hanno mostrato la fosforilazione della p44/42 MAPK dopo
30 minuti dal trattamento con KGF ed HGF mentre la p44/42 MAPK non attivata è stata riscontrata anche
in
assenza
di
KGF
o
HGF.
Western blot è stato anche usato per determinare lo stato di fosforilazione di ERK1/2, p38 e della chinasi
MEK1/2. La migrazione cellulare indotta dall’EGF è aumentata a seguito dell’inibizione della pathway
di ERK1/2 ed è risultata accentuata dall’inibizione delle PP. Al contrario, l’inibizione della p38 chinasi
elimina
la
risposta
ottenuta.
I risultati riportati in letteratura ottenuti dimostrano che la p44/42 MAPK è attivata durante il processo
di riparazione dell’epitelio corneale e suggeriscono che il KGF e l’HGF abbiano un ruolo importante nel
stimolare la migrazione e la proliferazione cellulare durante i primi momenti del processo di riparazione
della
lesione
mediante
l’attivazione
della
p44/42
MAPK.
Inoltre, è stato dimostrato che le modifiche nello stato di fosforilazione di ERK1/2 (proliferazione) e p38
MAPK (migrazione) indotte dall’EGF dipendono dal crosstalk mediato dalle proteinfosfatasi (PP).
Questo controllo, quindi, modula la potenza dell’incremento della migrazione cellulare indotto dal fattore
di crescita nelle cellule epiteliali corneali. Ciò potrà trovare un riscontro clinico in portatori di lenti a
contatto ad uso prolungato che possono più frequentemente andare incontro ad abrasioni corneali e quindi
prevenire
infezioni
corneali.
547.
Processi riparativi nelle cellule endoteliali corneali in portatori di lenti a contatto: eventi molecolari
In questa review viene descritto il meccanismo molecolare che può essere alla base della
trasformazione delle cellule endoteliali corneali in cellule mesenchimali (ETM), mediato dal fattore di
crescita dei fibroblasti 2 (FGF-2) in portatori di lenti a contatto (LAC).
La fibrosi corneale del complesso formato dall’endotelio corneale e dalla membrana di Descemet è
osservata in rari casi ma quando ciò accade è causa della perdita della vista.
Pag. 94
Vengono descritte le attività cellulari del FGF-2 e la pathway di segnalazione intracellulare attivata
durante
la
ETM.
548.
Sindrome di Marfan: manifestazioni oculari e trattamento – Un caso chirurgico di ectopia lentis con prolasso di
vitreo in camera anteriore
Gli Autori dopo una review sulle manifestazioni oculari sulla Sindrome di Marfan, descrivono la loro
tecnica nel trattamento chirurgico dell’ectopia lentis con supporto capsulare limitato ad un quadrante e
prolasso
vitreale
in
camera
anteriore.
549.
Sull’utilizzo di Bevacizumab (Avastin) - Riflessioni
In data 23 maggio 2007 il Direttore Generale dell’AIFA ha inserito l’Avastin nei farmaci erogabili
dal SSN per il trattamento delle maculopatie essudative e del glaucoma neovascolare. Gli Autori hanno
reputato utile fare alcune riflessioni sull’argomento relativamente alla maculopatia degenerativa dopo
aver descritto le caratteristiche del farmaco. Quanto riportato dagli Autori nelle loro riflessioni non
esclude minimamente che il farmaco possa diventare la prima scelta in un futuro non remoto nel
trattamento della maculopatia essudativa ma per ora la realtà non è tale da consigliarne un uso
indiscriminato.
550.
Conservanti e Lenti a contatto
Gli Autori si sono proposti la caratterizzazione chimico-fisica della soluzione oftalmica Next 300, a
base di ipromellosa e contenente un nuovo conservante costituito dall’associazione di un aminoacido
modificato (N-idrossi-metilglicinato di sodio) e sodio edetato (EDTA), per interazione con lenti a
contatto hydrogel di tipologie diverse secondo la FDA appartenenti a 4 diverse categorie. In base ai
risultati ottenuti, pertanto, si può ritenere che la soluzione oftalmica studiata è idonea ad assicurare
l’idratazione delle diverse tipologie di lenti a contatto hydrogel prese a campione, senza effetti negativi
sulla
struttura
dei
polimeri
delle
lenti
prese
in
esame.
551.
Il ruolo del danno visivo negli incidenti automobilistici tra guidatori anziani
Uno studio prospettico di popolazione sul ruolo del danno visivo negli incidenti automobilistici tra i
guidatori anziani ha ottenuto i seguenti risultati: la sensibilità all’abbagliamento, la perdita del campo
visivo e l’UFOV (test dell’attenzione) sono stati valutati quali fattori predittivi significativi nel
coinvolgimento in incidenti stradali. L’acuità visiva, la sensibilità al contrasto e la stereoacuità non sono
stati associati con incidenti stradali. Questi risultati, confermati da altri Autori, indicano che l’attuale
programma di screening per la vista per il conseguimento della patente di guida, basato principalmente
sull’acuità visiva, può essere carente nella valutazione di altri importanti aspetti coinvolti nel danno
visivo.
552.
Identification by means of low-field nuclear magnetic resonance of the chemical-physical characteristics of
multidose artificial tear solutions in interaction with hydrogel model contact lenses
In questo lavoro, le interazioni clinico-fisiche tra due soluzioni oftalmologiche disponibili in
commercio e lenti a contatto in hydrogel classificate secondo: i 4 gruppi della FDA sono stati studiati da
una misurazione del tempo di rilassamento trasversale (Tr) delle molecole di acqua attraverso tecniche
di RMN a bassa risoluzione. Lo scopo è stato quello di valutare le possibili modificazioni delle strutture
delle lenti a contatto, con particolare riferimento ai loro meccanismi di idratazione. Non si sono
evidenziate variazioni significative nei valoti T2 quando i valori T2 del primo componente sono stati
messi in relazione con soluzione salina e composti con esempi delle stesse lenti in due soluzioni
oftalmologiche disponibili in commercio. Possiamo affermare inoltre che le caratteristiche di idratazione
rimanevano invariate in tutti gli esempi studiati, e che le soluzioni oftalmiche sperimentali assicuravano
un’adeguata idratazione degli esempi di lenti a contatto con hydrogel senza effetti negativi sulla struttura
delle
loro
catene
polimeriche
553.
Danno apoptotico indotto dalla luce nelle cellule retiniche: fisiopatologia e clinica
Il lavoro si propone di analizzare gli effetti dell’esposizione di determinate cellule retiniche nei
confronti della luce. Grazie ad una comprensione della normale fisiologia della fototrasduzione, con
relativi processi molecolari, è stato possibile analizzare, appunto, i meccanismi del danno apoptotico a
livello retinico che avviene attraverso l’attivazione di multiple proteasi dopo uno stress indotto dalla luce.
Il lavoro analizza, altresì in letteratura il possibile ruolo terapeutico di determinati micronutrimenti
antiossidanti e antiradicalici che proteggono dalla luce blu in relazione a malattie retiniche degenerative,
come la degenerazione maculare legata all’età, nelle quali è stato dimostrato un percorso etiopatogenetico
luce indotto. Questi fattori nutrizionali sono interconnessi con dei fattori ambientali quali tabagismo. I
Pag. 95
dati sperimentali ed epidemiologici sono attualmente concordanti e coerenti ma il ruolo protettivo di
questi micronutrimenti antiossidanti e soprattutto la dose utile, e sprovvista di effetti secondari restano
da stabilire. Inoltre, gli studi di intervento comportano una supplementazione in acidi grassi polinsaturi a
lunga catena (PUFA) della famiglia omega-3 (DHA) rappresentando così un vantaggio importante per la
prevenzione primaria della malattia. In pratica, una supplementazione in PUFA omega-3 potrebbe essere
proposta in certi soggetti a rischio di AMD a titolo di prevenzione primaria ed una supplementazione
comportante un cocktail di micronutrimenti antiossidanti e protettivi per la luce blu potrebbe essere
proposta a pazienti con AMD allo stadio 3 o 4, o dei soggetti con disequilibrio nutrizionale a titolo
prevenzione secondaria. Queste eventuali supplementazioni sono compatibili con semplici consigli
alimentari. Una migliore formulazione ed una ottimizzazione delle dosi attualmente proposte potrebbero
accrescere il loro interesse. Nuove ricerche e nuovi studi clinici sono quindi necessari per valicare
definitivamente queste formulazioni e permettere loro di accedere allo stadio di medicamenti.
554.
Prevenzione della cataratta da stress ossidativo
Il presente studio ha avuto lo scopo di rilevare e sintetizzare il ruolo dello stress ossidativi nella
catarattogenesi e l’importanza delle sostanze antiossidanti enzimatiche e non nel prevenire la genesi e la
progressione di questo evento. Gli Autori, nel presente lavoro riportano gli studi su alcune di queste
sostanze antiossidanti quali L-carnitina, acetil-L-carnitina, tiroxina e quercetina. Inoltre, il presente studio
riporta anche il ruolo ossidante della radiazione UV ed il potenziale ruolo della proteina p53 e di sostanze
come la ferritina oppure di proteine come la tioredoxin-binding-protein2 (TBP-2) che regola l’attvità
della tioredoxina, altra sostanza antiossidante. Il legame della kinurerina, naturale filtro UV, alle proteine
della lente (cristalline) ed il potenziale protettivo del glutatione viene discusso.
555.
Gli interferoni nella terapia topica delle neoplasie congiuntivo-corneali
Sono stati riportati gli effetti degli interferoni sulle varie neoplasie oculari congiuntivo-corneali e gli
effetti collaterali, prsi da vari studi condotti su pazienti e modelli murini. Si è dimostrata l’efficacia degli
interferoni come valido trattamento nei tumori congiuntivo-corneali, con effetti collaterali transitori se
somministrati per via sottocongiuntivale. Gli interferoni sono un valido trattamento nelle neoplasie
congiuntivo-corneali.
556.
Cheratite da abuso di anestetici. Caso clinico
Lo scopo di questo studio è stato quello di descrivere le conseguenze cliniche indotte nella cornea di
un paziente, precedentemente trattato con PRK, da un abuso di anestetici topici. Sebbene la cheratite da
abuso di anestetici topici sia un’entità rara, deve essere considerta nella diagnosi differenziale quando si
presenta un paziente con un persistente difetto corneale ad un infiltrato stremale a forma di anello. È
altresì da considerarsi necessaria una completa valutazione sistemica e, soprattutto, psichiatrica poiché
questa cheratopatia tossica si associa molto frequentemente a disturbi psichiatrici o ad abuso di droghe
per
via
sistemica.
557.
Age-Related changes and/or diseases in the human retina
Durante l’invecchiamento a livello retinico si verificano alcuni cambiamenti e alterazioni per la
maggior parte dovute al naturale trascorrere degli anni. Insieme a questi cambiamenti fisiologici possono
però verificarsi alterazioni dovute a vere e proprie patologie che lo specialista oftalmologo deve saper
valutare
e
trattare.
Spesso i pazienti si presentano all’oftalmologo lamentando calo o distorsione del visus che non sono
sempre imputabili a opacità dei mezzi diottrici o a vizi di refrazione. Per valutare la natura delle
alterazioni fisiologiche legate all’invecchiamento retinico occorre uno studio accurato delle strutture
retiniche di volta in volta coinvolte per essere in grado di distinguere questo tipo di lesioni da quelle
francamente
patologiche
e
migliorare
la
gestione
del
paziente
anziano.
Lo scopo di questo studio non è soltanto quello di chiarire la natura dell’involuzione a cui vanno incontro
le strutture retiniche durante l’età senile,ma anche di illustrarne le peculiarità e chiarire quali strategie
usare per salvaguardarle il più a lungo possibile. L’aumento sempre più cospicuo della quota di
popolazione anziana nel nostro paese è un ottimo motivazione per eseguire un’indagine approfondita
sulle alterazioni e malattie retiniche a cui l’uomo va incontro nel corso del processo di invecchiamento.
Nella prima parte dello studio verranno descritte le lesioni più comuni riscontrabili nella retina senile,
nella
seconda
parte
ne
verranno
illustrate
le
più
frequenti
patologie.
558.
Treatment of intraocular pressure in Elderly patients
Lo scopo di questo studio è indagare l’effetto di alcuni farmaci antiipertensivi sistemici sulla
pressione
oculare
e
sul
campo
visivo
Pag. 96
Per questo esperimento sono stati arruolati 600 pazienti ottenuta l’approvazione del Comitato Etico del
nostro ospedale. I pazienti sono stati divisi in 4 gruppi: un primo gruppo di 200 pazienti a cui sono stati
somministrati per via locale o sistemica calcio-antagonisti; un secondo gruppo di 200 pazienti a cui sono
stati somministrati per via orale o sistemica β-bloccanti; un terzo gruppo di 100 pazienti a cui sono stati
somministrati per via sistemica ACE-inibitori; e un quarto gruppo a cui è stato somministrato un diuretico
(acetazolamide). Tutti i pazienti sono stati sottoposti ogni mese alla misurazione della pressione arteriosa
e della pressione oculare ed è stato effettuato l’esame del campo visivo
I nostri risultati confermano che la somministrazione orale di calcio-antagonisti ( nitrendipina) in soggetti
con ipertensione arteriosa essenziale moderata e senza ipertono oculare causa effetti sistemici associati a
un moderato decremento della pressione oculare, mentre l’instillazione oculare degli stessi farmaci causa
un consistente effetto ipotensivo generale. Nei soggetti glaucomatosi con pressione normale lo scotoma
migliora dopo la somministrazione locale di calcio-antagonisti mostrando che la reazione vascolare
periferica
aumenta
il
flusso
ematico
al
nervo
ottico.
La somministrazione orale di β-bloccanti è correlata con una riduzione della pressione oculare soprattutto
se
i
β-bloccanti
hanno
ridotto
la
pressione
arteriosa
sistemica.
Il nadololo, un β-bloccante non selettivo a lunga emivita, con una singola dose orale di 20 o 40 mg dà
luogo a un consistente decremento del tono oculare che perdura per tutto il giorno.
È stato dimostrato che la somministrazione sistemica di ACE inibitori è efficace nel ridurre la pressione
oculare con alcuni meccanismi non ancora noti ma potrebbero coinvolgere le arterie ciliari posteriori che
devierebbero il sangue nel corpo ciliare. Infine, l’acetazolamide ,uno dei farmaci diuretici usualmente
utilizzati per ridurre la pressione arteriosa sistemica, si è dimostrata capace di ridurre la pressione oculare.
D’altra parte però, con la riduzione della pressione di perfusione causata dal trattamento antipertensivo
si
può
avere
un’accellerazione
nella
progressione
del
danno
campimetrico.
559.
Many suggestions to protect the eyes in aging people
Non tutti i disturbi oculari minacciano la vista, ma ve ne sono alcuni più seri che possono condurre
alla cecità. Alcuni dei più comuni disturbi dell’occhio possono essere curati con facilità. Qualche volta
questi disturbi possono essere la spia di un altro problema più serio. Alcuni disturbi oculari possono
provocare l’indebolimento della vista fino alla cecità. Spesso questi sono poco o per nulla sintomatici.
Sottoporsi regolarmente a una visita e agli esami specialistici è il miglior metodo per salvaguardare la
salute
dell’occhio
nell’età
avanzata.
La Greek Society per la Prevenzione dell’Ipovisione e della Cecità suggerisce alcune precauzioni per
prevenire le alterazioni che incorrono durante l’invecchiamento nell’occhio umano.
Queste precauzioni sono simili a quelle stabilite dal NEI (National Eye Institute) negli USA e dall’IIV
(Italian
Institute
for
Vision)
in
Italia.
Ultimamente tiene il suo giornale più lontano quando lo legge? Metta in relazione l’età con i cambiamenti
dell’acuità visiva. Alcuni problemi sono più seri di altri ma ci sono diverse cose che può fare per
proteggere la sua vista. La chiave per riuscirci è una visita oftalmologica regolare per individuare
precocemente
il
problema.
560.
IOL blu selettive: prevenzione per la maculopatia legata all’età
Nel lavoro vengono confrontate lenti intraoculari con filtro per la luce blu con lenti intraoculari
tradizionali esaminando le funzioni visive così come rilevate da lavori della letteratura internazionale.
I risultati ottenuti hanno evidenziato un’equivalenza tra IOL tradizionali e blu selettive in merito alle
funzioni visive ma con il vantaggio, quest’ultime, di proteggere dal danno fotochimica l’epitelio
pigmentato retinico. Ciò sarebbe alla base della salvaguardia dei fotorecettori maculari e quindi una
prevenzione
per
la
degenerazione
maculare
legata
all’età.
561.
Ranibizumab review
Il Ranibizumab (Lucentis) è il primo farmaco capace di una inibizione completa del VEGF-A con
importanti risvolti nella terapia della degenerazione maculare legata all’età con circa un quarto dei
pazienti trattati che guadagnano più di 15 lettere in acuità visiva. In questo review vengono illustrate le
caratteristiche
del
farmaco
e
le
strategie
terapeutiche
più
recenti.
562.
Il Potenziale di riposo-L’elettro-oculogramma (EOG)
L’elettro-oculogramma (EOG) è un test elettrofisiologico ampiamente utilizzato ma le tecniche di
registrazione variano tra laboratori diversi. Lo standard del 2006 (Brown et al., 2006), approvato dalla
Società Internazionale per l’Elettrofisiologia Clinica della Visione (ISCEV) revisione del precedente
standard (Marmor e Zrenner, 1993) e rivisto e ripubblicato nel 1998 (Marmor, 1998) descrive semplici
procedure tecniche che permettono di registrare elettrooculogrammi riproducibili e paragonabili sotto
Pag. 97
poche condizioni definite. Il documento vuole migliorare la confrontabilità dei dati elettrooculografici
ottenuti nel mondo, guidando sia clinici che produttori e l’ISCEV raccomanda che lavori pubblicati in
futuro indichino se la tecnica di registrazione riprende lo standard internazionale.
563.
Prevenzione della cataratta da stress ossidativo
Il presente studio ha avuto lo scopo di rilevare e sintetizzare il ruolo dello stress ossidativo nella
catarattogenesi e l’importanza delle sostanze antiossidanti enzimatiche e non nel prevenire la genesi e la
progressione
di
questo
evento.
Gli Autori, nel presente lavoro riportano gli studi su alcune di queste sostanze antiossidanti quali Lcarnitina, acetil-L-carnitina, tiroxina e quercetina. Inoltre, il presente studio riporta anche il ruolo
ossidante della radiazione UV ed il potenziale ruolo della proteina p53 e di sostanze come la tioredoxinbinding-protein-2 (TBP-2) che regola l’attività della tioredoxina, altra sostanza antiossidante. Il legame
della kinurenina, naturale filtro UV, alle proteine della lente (cristalline) ed il potenziale protettivo del
glutatione
viene
discusso.
564.
Tecniche di valutazione del flusso ematico oculare
Le alterazioni del circolo vascolarepossono contribuire allo sviluppo di differenti patologie oculari
tra cui ovviamente la retinopatia ipertensiva ma anche il glaucoma, retinopatia diabetica e degenerazione
maculare senile. Basandosi su tale fatto sono stati compiuti tanti sforzi allo scopo di indagare il circolo
ematico oculare. La misurazione del flusso ematico è complicata dal fatto che il polo posteriore
dell’occhio viene irrorato da un duplice sistema vascolare: retinico e ciliare. Questi due letti vascolari
differiscono l’uno dall’altro in termini fisiologici e fisiopatologici (Bill e Sperber, 1990). Lo sviluppo di
nuovi e sofisticati strumenti hanno permesso di osservare aspetti della per fusione oculare in condizioni
fisiologiche
e
fisiopatologiche.
565.
Il ruolo dell’Acetil-L-Carnitina nella prevenzione della cataratta indotta da una sostanza ossidante
Come già noto, lo stress ossdidativo è uno dei principali fattori nella genesi della cataratta. Nel
cristallino umano sono presenti una serie di enzimi e sostanze antiossidanti che prevengono questo
avvenimento. Gli Autori nel presente lavoro riportano gli studi più sull’acetil-L-carnitina, sostanza
endogena con proprietà antiossidanti, e sulla sua azione nella prevenzione della cataratta indotta in acuto
da una sostanza antiossidante quale la selenite su modelli sperimentali in vitro e in vivo.
566.
The aging eye and role of L-Carnitine and its derivates
La maggior parte delle patologie oculari sono originate da un funzionale deterioramento dei tessuti
intraoculari. Questo deterioramento legato all’età si verifica spesso come un risultato di modifiche
all’interno dell’occhio. Attualmente, vi è un crescente interessamento sull’utilizzo di composti naturali o
sintetici, come le carnitine, per bloccare o rallentare il progressivo deterioramento dei tessuti. La Lcarnitina ed i suoi sotto-prodotti sono impiegati in numerose reazioni fisiologiche incluse metabolismo
aerobico degli zuccheri, fosforilazione ossidativa, ossidazione degli acidi grassi ed osmosi. Mentre i
livelli di carnitine nei tessuti oculari umani sono sconosciuti, studi in animali indicano che le carnitine
sono differentemente distribuite all’interno dell’occhio con alte concentrazioni riportate nell’iride, corpo
ciliare e corio-retina. In pazienti con degenerazione maculare legata all’età (AMD), l’acetil-L-carnitina
migliora quattro parametri della funzione visiva, incluso i difetti medi del campo visivo, acuità visiva,
sensibilità foveale e alterazioni del fondo dell’occhio. La L-carnitina ha anche dimostrato proprietà
antiossidanti in modelli animali con danno ossidativo. Questa review riporta il potenziale utilizzo della
L-carnitina
e
dei
suoi
derivati
567.
Ocular disorders secondary to systemic disease and the potential role of Carnitines
La L-carnitina ha un ampio ruolo in numerosi processi fisiologici, ma l’aspetto più significativo è
nell’ossidazione degli acidi grassi a catena lunga nella matrice mitocondriale. Le proprietà osmolitiche
sono state inoltre suggerite per il composto. Riscontro mportante è l’abilità della L-carnitina per
migliorare la sensibilità dell’insulina nei pazienti diabetici insulino-resistenti potrebbe insieme con gli
agenti antiossidanti e l’attività antiapoptotica, potrebbe prevedere un certo grado di protezione contro la
progressione della retinopatia diabetica. La L-carnitina potrebbe anche proteggere contro gli effetti
deleteri della sindrome ischemica oculare, e, sicuramente l’acetil-L-carnitina è stato dimostrato
migliorare in modo significativo danni retinici e acuità visiva in pazienti con occlusioni arteriose bilaterali
o monolaterali. Le proprietà antiossidanti, antiapoptotiche e osmolitiche della L-carnitina suggeriscono
anche che questo agente può avere valore clinico utilizzato nella cheratopatia neurotrofica e cheratopatia
bollosa. Così, ulteriori modalità di indagine di importante potenziale di utilizzo clinico della L-carnitina
in varie condizioni oculari (es. retinopatia diabetica, sindrome ischemica oculare, cheratopatia
Pag. 98
neurotrofica e cheratopatia bollosa) e in patologie secondarie a disordini sistemici sono ora chiaramente
giustificate.
568.
Inherited ocular disorders, ophthalmic procedures and Carnitines
L-carnitina gioca un ruolo nelle reazioni fisiologiche di tutto il corpo, includendo il metabolismo
aerobico dello zucchero, fosforilazione ossidativa e molto importante l’ossidazione degli acidi grassi. In
più, L-carnitina ha proprietà antiapoptodiche, antiossidative e osmolitiche per cui può essere utilizzata
nel trattamento di patologie oculari, (es. retinite pigmentosa (RP) e cheratocono), per riparare il tessuto
corneale e in procedure oftalmiche (es. cheratectomia foto refrattiva e cheratectomia sub-epiteliale laser
assistita (LASEK). Studi preliminari hanno suggerito che la supplemento con L-carnitina può essere utile
in pazienti con RP. Sebbene studi hanno garantito per accertare il beneficio della L-carnitina nella
procedura LASEK, potenzialmente potrebbe essere utilizzata al posto di alcool per facilitare il distacco
epiteliale e come una soluzione ipo-osmotica nel fluido di riempimento nella foto ablazione terapeutica.
Inoltre, le proprietà anti-apoptotiche possono migliorare la migrazione cellulare, la proliferazione e
l’adesione dei cheratociti, cellule epiteliali e cellule endoteliali il che può essere utile nei processi di
riparazione corneale. Analogamente, la L-carnitina in alte concentrazioni potrebbe rivelarsi utile nel
trattamento parachirurgico del cross-linking nel cheratocono, a causa delle sue proprietà osmolitiche e
non
citotossiche.
569.
L- Carnitine and short chain ester in tears from patients with dry eye
Scopo: il film lacrimale è essenziale per l’integrità della superficie oculare. Nelle patologie oculari
come la sindrome dell’occhio secco (DES), l’osmolarità del film lacrimale è maggiore rispetto alle
normali condizioni fisiologiche. La DES può essere causa da deficit di lacrimazione, iperevaporazione o
alterazioni di superficie. Le Carnitine, hanno dimostrato di avere proprietà osmoregolatrici, sono state
pensate per regolare l’osmolarità del film lacrimale così da proteggere la superficie oculare da danni.
Abbiamo studiato la presenza di carnitina nelle lacrime, confrontando la concentrazione di carnitina nelle
lacrime in soggetti sani e in pazienti con DES e ipotizzare il potente ruolo delle carnitine come agenti
protettrici
nel
film
lacrimale.
Metodi: le lacrime sono state raccolte da 10 soggetti sani e 10 pazienti con DES. I livelli di Carnitine
sono
stati
valutati
con
cromatografia-massa
spettrometria
ad
alta
sensibilità.
Risultati: carnitine e sui derivati sono stati rilevati in campioni di lacrime. Nei pazienti con DES le
concentrazioni sono nettamente inferiori nei soggetti sani, la concentrazione media delle l-carnitine era
3.27 ± 0.80 e 8.94 ± 0.50 μMol/L; l-acetilcarnitina 1.66 ± 0.50 e 3.05 ± 0.65 μMol/L; e lpropionilcarnitina 0.30 ± 0.11 e 0.57 ± 0.13 μMol/L rispettivamente in pazienti con DES e soggetti sani.
Conclusioni: anche se una maggiore osmolarità del film lacrimale è stata in precedenza osservata in
pazienti con DES, il nostro studio dimostra un basso livello di carnitine in pazienti con DES rispetto ai
soggetti sani piuttosto che un incremento previsto, anche se un casuale rapporto tra livelli di carnitine e
iperosmolarità non è stato stabilito. Il danno delle cellule della superficie oculare a causa di esposizione
ad un film lacrimale ipertonico osservato nei pazienti con DES può essere in parte causato da uno
squilibrio della concentrazione delle molecole di carnitina nel film lacrimale relativo alle cellule della
superficie oculare. Proponiamo pertanto, che le soluzioni di carnitine possono avere un ruolo nella
prevenzione di effetti avversi osservati nella iperosmolarità e suggeriscono che ulteriori studi sono
giustificati per investigare l’applicazione clinica della carnitina nel trattamento della DES.
570.
Aspetti molecolari dell’ipertensione oculare acuta nel ratto
Gli Autori si sono proposti di valutare gli eventi molecolari a livello del nervo ottico e della retina in
ratti con ipertono acuto indotto sperimentalmente. In ratti adulti Wistar è stata eseguita una iniezione in
camera anteriore di metilcellulosa al 2% e con un trasduttore di pressione è stato valutato l’andamento
del tono oculare con un followup di 7 gg. Sono state effettuate le seguenti analisi per la valutazione dello
stato apoptotico e/o delle strutture analizzate (retina e enervo ottico): marcatura in situ mediante tecnica
TUNEL del DNA frammentato su sezioni di occhi di ratto (x250); immunolocalizzazione della GFAP
(proteina fibrillare acida della glia) che è un marcatore di stress delle cellule gliali; colorazione con antiGFAP fluorescinata; marcatura del nervo ottico con anti-iNOS (ossido nitrico sintesi inducibile);
immunolocalizzazione della PCNA (proliferatine cell nuclear antigen); immunolocalizzazione e Western
blot della caspasi-3; immunolocalizzazione e Western blot dell’ubiquitina; trattamento con L-carnitina. I
risultati della sperimentazione hanno evidenziato un evento degenerativo degli astrociti sia a livello della
retina che del nervo ottico. Tale evento si è evidenziato prevalentemente con fenomeni apoptotici non
escludendo comunque fenomeni necrotici. Con l’utilizzo della L-carnitina si è ottenuto un effetto
neuroprotettivo. La possibilità di modulare l’attività degli astrociti del nervo ottico e della retina mediante
la riduzione della produzione ROS/NO ovvero modulando la risposta mitocondriale (per esempio usando
Pag. 99
carnitina, che ne stabilizza la membrana) rappresenterebbe un modo per prevenire la morte delle cellule
gangliari
retiniche
e
gliali
retiniche
e
del
nervo
ottico.
571.
Idrogel polimerici per lenti a contatto come mezzo di rilascio dei farmaci
Dopo una ampia descrizione delle caratteristiche delle lenti a contatto (lac) gli Autori fanno il punto
sull’interesse delle lenti a contatto come mezzo di rilascio di farmaci. In effetti, solo il 5% del farmaco
instillato è biodisponibile e attualmente i colliri rappresentano oltre il 90% della farmacopea
oftalmologica. La biodisponibilità può essere migliorata mediante l’impiego di lenti a contatto in grado
di rilasciare un principio attivo. Vengono utilizzati vari materiali: polimeri di idrogel convenzionali,
polimeri di idrogel utilizzati in piggyback con un farmaco strutturato a lamine o una soluzione
terapeutica, polimeri modificati per isolare il principio attivo alla superficie della lente, polimeri di
idrogel nei quali viene incluso il farmaco nella struttura colloidale, polimeri di idrogel con ligandi ionici,
polimeri di idrogel molecolarmente preformato che conferiscono alla lente una elevata affinità e una
elevata selettività per un dato farmaco. Vengono descritti i vantaggi e gli inconvenienti di ciascun
metodo.
572.
Retinocortical bioelectrical activity in “Aided” vision, through night vision goggles, after oral treatment with
blueberry antocianidine and lutein
Il nostro obiettivo è consistito nel valutare quanto la risposta biolettrica visiva venga ottimizzata
grazie all’assunzione orale di antocianidine e di luteina. Lo studio è stato eseguito con l’impiego di night
vision goggles (NVG) in condizione di ridotta luminanza ambientale e utilizzando PEV pattern reversal
confrontando le eventuali differenze in relazione all’ampiezza e alla latenza delle deflessioni principali
dei
PEV
prima
e
dopo
il
trattamento.
Dall’analisi dei risultati si evince che il trattamento con MYOOPS produce quanto segue: riduzione della
latenza statisticamente significativa per elementi della scacchiera pattern-reversal di angolo visivo (60’),
incremento significativo dei valori dell’ampiezza della P100 per elementi della scacchiera patternreversal di piccolo angolo visivo (15’). I risultati ottenuti depongono per l’utilizzo preventivo di
antocianidine e luteina prima dell’impiego di NVG che potrebbero ottimizzare i fini meccanismi della
fototrasduzione
visiva
in
condizioni
mesopiche
e
scotopiche.
573.
Modifiche retiniche senili: il confine tra fisiologia e patologia
Non è sempre facile definire il limite tra il fisiologico processo di invecchiamento vascolare retinico
e la patologia aterosclerotica. Entranbe queste condizioni, infatti, sottendono un promesso molecolare
simile e si manifestano con analoghe alterazioni nella vascolarizzazione. Il nostro studio ha lo scopo di
sottolineare le alterazioni della vascolarizzazione retinica in relazioni a patologie oculari quali il
glaucoma o la degenerazione maculare, ma anche a patologie sistemiche, considerando che a oggi la
retina rappresenta il sito elettivo per la valutazione del microcircolo. Infatti, i vasi retinici, essendo
facilmente osservabili dall’esterno ed essendo parte del microcircolo, possono essere utilizzati per la
valutazione nel suo complesso e suggerire utili informazioni per la prevenzione di eventi clinicamente
significativi.
574.
L’aberrometria come metodica per lo studio del ruolo ottico del film lacrimale
Gli Autori riportano brevemente come siano state effettuate numerose riceche sulle aberrazioni nella
Sindrome dell’occhio secco. I risultati dimostrano che il tempo in cui si verificano le variazioni delle
aberrazioni è accelerato nei pazienti che presentano questa anomalia con un fattore approssimativo di 2.5
causato dall’irregolarità del film lacrimale che tenederbbe a sviluppare una maggiore quantità di
aberrazioni sferiche positive. La visione indistinta associata alla Sindrome dell’occhio secco potrebbe
essere riferita all’umento delle aberrazioni ottiche che in essa si verificano, con conseguente riduzione
della qualità ottica. Dopo l’instillazione di sostituti lacrimali nell’occhio secco si verifica una riduzione
della mappa delle aberrazioni delle linne di contorno del fronte d’onda ed un miglioramento del PSF e
una riduzione nel valori di aberrazione ottica di un fattore approssimativo di 2 o 3. questo suggerisce che
le lacrime artificiali riducono le aberrazioni ottiche e migliorano la qualità della visione in questi occhi.
Una di queste, la carbossimetilcellulosa, ha dimostrato di avere molteplici proprietà e numerosi studi ne
hanno
riportato
i
vantaggi.
575.
Correzione della presbiopia con lenti a contatto
Quello che stupisce in campo contattologico è che solo l’1% della popolazione fa uso di lenti a
contatto per la correzione della presbiopia. È necessario quindi richiamare l’attenzione dei portatori
abituali e dei nuovi portatori (giovani presbiti) alle grandi opportunità offerte da questa tipologia di
correzione. Gli Autori descrivono quindi i vari tipi di correzione con lenti a contatto con le loro
Pag. 100
caratteristiche al fine di rendere noti i vantaggi offerti da questo tipo di correzione.
576.
Ruolo protettivo degli antiossidanti costitutivi nel danno ai fotorecettori indotto dalla luce
Il lavoro è a carattere retrospettivo: sintetizza i recenti apporti della letteratura sugli effetti
dell’esposizione della retina nei confronti della luce. Dati interessanti evidenziano la capacità dei recettori
di ripararsi dopo il danno ossidativo quando la luce ambientale viene ridotta. Peraltro le retinolo
deidrogenasi possono avere un ruolo protettivo nei confronti del danno indotto dalla luce
(detossificazione enzimatica). È stato, in effetti, riscontrato un incremento di alcune proteine dopo il
danno. Inoltre, anche la circolazione coroideale potrebbe risentire dell’esposizione ai fotoni.
577.
Modalità di diffusione dei farmaci per patologie del segmento posteriore: basi storiche e prospettive future
La modalità di diffusione dei farmaci sta diventando un importante filone di ricerca in espansione.
Gli avanzamenti in questo campo misrano a scoprire nuovi meccanismi per il trattamento di patologie
oculari con l’utilizzo di nuove modalità come gli anticorpi e gli aptameri. Questi nuvi metodi di diffusione
possono agire con un’azine prolungata, una minore invasività, più alta efficacia e migliore sicurezza. I
sistemi iniettabili o impiantabili ad azione prolungata possono garantire l’adesione dei pazienti alla
terapia. Maggiori passi avanti tecnologici sono necessari prima che la teoria si realizzi. Sono in atto
numerosi avanzamenti tecnologici e scientifici che stanno guidando il processo in questo campo. Le
ricerche sono volte alla nanotecnologia e ai biomateriali che potranno in modo particolare raggiungere
nuove
tecnologie
per
aumentare
la
diffusione
dei
farmaci
intraoculari.
578.
Diagnostica della superficie oculare
Gli Autori riportano le indagini oggettive utilizzate per la diagnostica della superifice oculare.
Vengono descritti gli esami utilizzati per lo studio della componente acquosa lacrimale, della stabilità
lacrimale, della composizione lacrimale, della componente cellulare di superficie, del bordo palpebrale,
della cornea/congiuntiva, dei lipidi della ghiandola di Meibomio ed altri test e test combinati.
579.
Glaucoma in gravidanza e nell’allattamento
Questo lavoro si propone di offrire un excursus sulla gestione e il trattamento del glaucoma nelle
donne in gravidanza e durante l’allattamento. Si analizzano alcuni degli articoli più recenti della
letteratura al fine di raccogliere le evidenze e i migliori risultati ottenuti fino ad oggi in questo campo. I
vari autori hanno sperimentato, nelle donne in gravidanza bisognose di trattamento, alcuni farmaci come
i beta-bloccanti topici (timololo), gli inibitori dell’anidrasi carbonica e gli analoghi delle prostaglandine,
correlandoli con gli effetti negativi sul feto e il basso peso alla nascita del neonato.
Non è stata rilevata una differenza significativa (cut-off OMS ≤ 2500 g) tra le madri trattate con betabloccanti e il controllo; invece, è stato osservato un rischio significativo per i neonati di madri che hanno
assunto inibitori dell’anidrasi carbonica e analoghi delle prostaglandine (questi ultimi potrebbero indurre
interruzione precoce della gravidanza). Non è stato possibile correlare in maniera statisticamente
rilevabile il rischio teratologico, gli effetti quali bradiaritmia e aritmia del feto; ma è consigliato nelle
donne gravide la dose più bassa di beta-bloccanti topici (per alcuni autori considerati di prima scelta),
valutando il rapporto rischi-benefici nella madre e nel bambino. Alle stesse conclusioni si è arrivati nel
valutare l’effetto del timololo e dell’acetazolamide nel neonato allattato al seno, visto che ambedue le
molecole (che passano nel latte anche se approvate dall’American Academy of Pediatrics). Unanime il
consenso sulla metodica dell’occlusione dei puntini lacrimali con lo scopo di ridurre l’assorbimento
sistemico
dei
farmaci
antiglaucoma.
580.
Modulazione dello stress ossidativo indotto in retina e nervo ottico da ipertensione oculare acuta: ruolo della Lcarnitina e del suo inibitore metabolico THP
La carnitina riesce ad evitare il suicidio cellulare molto probabilmente sia perché riduce la presenza
di radicali liberi sia perché stabilizza le membrane mitocondriali e aumenta l’efficienza metabolica dei
mitocondri stessi incrementando quindi il consumo di ossigeno e substrati. Ciò viene confermato
dall’effetto dei risultati ottenuti con l’inibitore metabolico THP (mildronato). In conclusione, la Lcarnitina esogena riesce a migliorare l’omeostasi cellulare e protegge le cellule della retina e le cellule
astrocitarie del nervo ottico dall’apoptosi indotta da ipertensione oculare acuta.
581.
Neuroprotezione nel glaucoma: ruolo della citicolina
Il glaucoma è una patologia degenerativa che colpisce le cellule gangliari retiniche del nervo ottico
dando luogo ad una progressiva escavazione della papilla ottica, dal punto di vista anatomo-patologico,
che
si
traduce
nella
progressiva
perdita
del
campo
visivo.
Essendo una patologia ad andamento progressivo gli sforzi clinici e medici mirano a raggiungere l’arresto
Pag. 101
della degenerazione cellulare attraverso quella che viene chiamata neuroprotezione.
Numerose sostanze sono state e sono tutt’ora oggetto di studio per raggiungere tale scopo in modo e
tempi
differenti.
La citicolina, a questo proposito, sembra avere un’azione neuroprotettiva, confermata, da studi in vivo e
in vitro, nei confronti delle cellule gangliari retiniche che vanno incontro ad apoptosi. Questa molecola è
un nucleoside endogeno precursore della fosfatidilcolina, componente indispensabile per la sintesi dei
fosfolipidi, che ha varie azioni all’interno della cellula, tra cui il mantenimento di una membrana
plasmatica e mitocondriale strutturalmente integre e l’azione antiossidante che impedisce la degradazione
della fosfatidilcolina in acidi grassi con conseguente produzione dei radicali liberi all’ossigeno.
582.
Neuroprotezione nel glaucoma: ruolo della acetil-L-carnitina
Il glaucoma è un’importante causa di cecità nel mondo e si presenta come una sindrome caratterizzata
da neurotticopatia progressiva e difetti del campo visivo. Dal punto di vista eziopatogenetico, il glaucoma
è una malattia multifattoriale di cui sono stati individuati un’ampia varietà di fattori causali importanti
nella genesi dell’insulto a cui vengono esposte le cellule gangliari retiniche accanto al fattore di rischio
più
importante
quale
la
pressione
intraoculare
(IOP).
In primo luogo gli astrociti, normali costituenti del tessuto nervoso del nervo ottico, che possono andare
incontro ad attivazione eccessiva provocando morte dei neuroni. Importante è il ruolo delle eccitotossine
ed in particolar modo del glutammato che provocando un’eccessiva stimolazione del neurone postsinaptico ne determina la sua morte. L’ossido nitrico e le endoteline possono partecipare alla cascata di
eventi che determinano apoptosi cellulare agendo sulla vascolarizzazione, sulla IOP e direttamente nelle
vie intracellulari di attivazione dell’apoptosi. Anche lo stress ossidativo sembra essere implicato nella
morte dei neuroni determinando denaturazione proteica, perossidazione lipidica e produzione di fattori
chemiotattici.
Riveste perciò particolare importanza la neuroprotezione e le sostanze riconosciute come neuroprotettrici
quali la acetil-L-carnitina (ALCAR), molecola endogena con molteplici azioni fisiologiche che
potenziando il metabolismo cellulare e la sua efficienza permette di rendere le cellule gangliare retiniche
più
resistenti
agli
insulti.
583.
Neuroprotezione nel glaucoma: ruolo dell’epigallocatechingallato (EGCg)
Il glaucoma, seconda causa di cecità nei paesi industrializzati, è una sindrome caratterizzata da
neuropatia ottica ad evoluzione progressiva e tipici difetti del campo visivo, nella quale l’aumento della
pressione intraoculare (IOP) è il principale fattore di rischio. Essendo la patologia glaucomatosa una
malattia multifattoriale si è cercato di individuare gli altri fattori di rischio, tra i quali è emerso che lo
stress ossidativo e i radicali liberi sono importanti agenti eziologici coinvolti nei cambiamenti
morfologici e funzionali riscontrati nel glaucoma e tipici delle patologie degenerative.
La scoperta dell’importanza dei radicali liberi come agenti eziologici ha aperto il campo a molte
sperimentazioni con agenti antiossidanti e scavenger atti a ridurre lo stress ossidativo con effetto
neuroprotettivo
tra
cui
prendiamo
in
considerazione
l’epigallocatechinagallato.
584.
Blefaroptosi pediatrica : come, quando e perchè trattarla
Nel bambino la gestione e il trattamento della blefaroptosi risultano essere più complicati che
nell’adulto per una serie di ragioni che comprendono la maggiore frequenza di ambliopia e strabismo
nella ptosi congenita, le condizioni dell’operazione chirurgica che prevedono un anestesia generale e la
tendenza dei genitori a rimandare l’intervento di correzione fino all’età scolare. Invece, la precoce
valutazione del paziente con blefaroptosi congenita è necessaria a causa della più alta incidenza di errori
rifrattivi e strabismo rispetto alla popolazione generale e per prevenire lo sviluppo dell’ambliopia. In
generale, il tasso di successo dell’intervento chirurgico , scelto in base alla quantità residua funzionale
del muscolo elevatore della palpebra interessata , in base alla severità del grado di ptosi al momento della
diagnosi e in relazione all’ occlusione dell’asse visivo dell’occhio interessato , risulta buono nella
maggior parte dei casi .Le complicazioni riportate riguardano la presenza di lagoftalmo notturno e di
erosioni corneali superficiali e solo in un caso è stato riscontrato la presenza di granuloma da sutura in
un paziente operato con la procedura di La Mange in una recente review. La sutura di mersilene ,invece,
materiale sintetico utilizzato nell’intervento di sospensione al frontale, sembra dare risultati molto
incorraggianti con un basso tasso di complicazioni. Infine, dato che la maggior parte dei casi noti di
riabbassamento della palpebra dopo la prima operazione ricorre solitamente entro i primi 6 mesi, viene
raccomandato in tutti i pazienti pediatrici che si sottopongono ad un intervento di blefaroptosi un followup di almeno 6 mesi.I parenti e i pazienti dovrebbero essere avvertiti che, nonostante un buon risultato
iniziale,vi è la possibilità che la ptosi si ripresenti in un secondo tempo nell’arco della vita.
Pag. 102
585.
Oral administration of an association of forskolin, rutin and vitamins B1 and B2 potentiates the hypotonising
effects of pharmacological treatments in POAG patients
SCOPO: Il controllo della pressione intraoculare è ancora la principale strategia di trattamento dei
pazienti glaucomatosi. Il forskolin ha già dimostrato la capacità di controllare la pressione
intraoculare dopo somministrazione topica in collirio, mentre la rutina è nota migliorare il flusso
ematico oculare. Perciò, scopo di questo studio pilota è stato osservare se la somministrazione di una
associazione orale di forskolin e rutina a pazienti glaucomatosi già in trattamento con diverse
associazioni di farmaci per via topica possa contribuire al loro effetto, diminuendo ulteriormente la
pressione intraoculare.
MATERIALI e METODI: Forskolin (un composto naturale presente nell’estratto della pianta Coleus
Forskohlii) e rutina sono i principali ingredienti di un integratore alimentare già in commercio
(Kronek®). In uno studio pilota in aperto, 16 pazienti glaucomatosi in trattamento con diversi farmaci
in collirio e con pressione intraoculare stabile sono stati ulteriormente trattati con Kronek® per 40
giorni, ed i loro valori di pressione intraoculare misurati all’arruolamento, alla fine del trattamento e
40 giorni dopo la sua interruzione.
RISULTATI: Il trattamento addizionale con Kronek® ha portato ad una ulteriore diminuzione della
pressione intraoculare di circa il 20% rispetto ai valori di arruolamento. L’effetto si è dimostrato
reversibile con la sospensione del trattamento.
CONCLUSIONI: Questi risultati mostrano per la prima volta che l’associazione per via orale di forskolin
e rutina appare raggiungere il distretto oculare, dove le due molecole possono agire in cooperazione
col trattamento farmacologico topico, contribuendo ad un miglior controllo della pressione
intraoculare.
586.
I coloranti utilizzati nella chirurgia vitreo-retinica
Lo scopo di questo lavoro è stato quello di presentare l’attuale stato dell’arte riguardo l’utilizzo dei
coloranti vitali nella Chirurgia Vitreo-retinica. Sono state valutate le proprietà, le tecniche di
applicazione, le indicazioni e le complicanze dei vari agenti usati per la colorazione della membrana
limitante interna e delle membrane epiretiniche nella cromo-vitrectomia. Sono stati analizzati numerosi
studi inerenti tale argomento e valutati diversi coloranti tra cui il verdi di indocianina, il verde di
infracianina, la fluoresceina sodica, il Trypan Blu, il Patent Blu, il Bromfenolo Blu, il Brillant Blu G, il
Triamcinolone Acetonide e il Fluorometolone Acetato. Distinzione rilevante va fatta in base alla struttura
evidenziata dal colorante ed infatti il verde di indocianina, il verde di infracianina e il Brillant Blu
possiedono un’alta affinità per la membrana limitante interna mentre il Trypan Blu, Patent Blu e il
Bromfenol Blu hanno una affinità per la membrana epiretinica quindi verranno utilizzati in base alle
esigenze del chirurgo. È noto il consenso riguardo l’utilizzo dei coloranti vitali nella chirurgia vitreoretinica in quanto faclitano la visualizzazione e il peeling di queste sottili membrane. Rimane ancora
aperta la diatriba su diverse questioni, soprattutto riguardo la potenziale tossicità e la sicurezza di questi
agenti. È importante sottolineare che questi diversi coloranyi hanno una differente tossicità sulle cellule
retiniche. In base a ciò il Brillan Blu G si mostra come la prima reale opzione alternativa al verde di
indocianina
e
al
verde
di
infracianina
nella
cromo-vitrectomia.
587.
Le mucine della superficie oculare
Il Sistema della Superficie Oculare è oggi riconosciuto come un’unità funzionale e integrata di
rilevante
importanza
per
la
visione
e
la
salute
dell’occhio.
Il Sistema è composto: dalla superficie epiteliale corneale, l’epitelio congiuntivale con le cellule
caliciformi, la ghiandola lacrimale principale con le ghiandole accessorie, le ghiandole di Meibomio, il
film lacrimale, le ciglia con le ghiandole associate di Moll e Zeis, le strutture palpebrali responsabili
dell’ammiccamento e il dotto nasolacrimale. Tutti i componenti del sistema sono correlati
funzionalmente dalla continuità dell’epitelio, dall’innervazione e dall’ apparato vascolare, endocrino e
immunitario e le sue funzioni, esplicate attraverso numerosi meccanismi, sono la protezione e il
mantenimento di una superficie corneale liscia e rifrangente. In questo sistema un ruolo rilevante è svolto
da due classi di mucine: secrete e associate alla membrana. Delle 7 mucine secrete identificate, 5 sono
state chiamate mucine formanti il gel. Esse sono secrete dalle cellule caliciformi e ghiandolari in tutte le
superfici umide dell’organismo umano e subiscono un moto dovuto al movimento ciliare nel caso
dell’epitelio tracheale, alla peristalsi e, nell’ambito della superficie oculare, all’ammiccamento palpebrale
al fine di mantenere pulita la suddetta superficie. Le mucine secrete sono caratterizzate dall’idrofilia che
risulta dalla loro alta glicosilazione che favorisce il trattenimento dei fluidi alla superficie epiteliale. Due
piccole mucine secrete, MUC 7 e -9 sono dotate di un dominio ricco di cisteina e MUC 7 ha mostrato
inoltre
un’attività
antimicrobica.
Le mucine identificate associate alla membrana sono 9 o 10. Tutte sono dotate di un corto segmento
Pag. 103
intracitoplasmatico e un dominio transmembrana singolo e la maggior parte di esse presenta un pesante
dominio extracellulare O-glicosilato che si estende per 500 nm nel glicocalice. Tutte le mucine espresse
dagli epiteli umidi presentano di solito le medesime caratteristiche di glicosilazione e tutte probabilmente
contribuiscono alla costituzione di una barriera idrofila con la stessa funzione.
Risultati recenti suggeriscono che MUC 1 e -4 hanno capacità di segnale attraverso il frammento
citoplasmatico
e
il
dominio
extracellulare
EGF-relato,
rispettivamente.
Gli studi sulle mucine nell’occhio secco hanno di certo ampliato significativamente la nostra
comprensione del Sistema della Superficie Oculare chiarendo la natura di queste proteine presenti al
livello della superficie oculare, la loro funzione e i meccanismi regolativi a cui sono sottoposte.
588.
Valutazione della sensibilità al contrasto nel soggetto ipovedente
Una funzione principalmente compromessa nel soggetto ipovedente è la sensibilità al contrasto di cui
a tutt’oggi non se ne tiene conto nelle diverse classificazioni dell’ipovisione. Il sistema visivo è in grado
di rispondere bene a varie distribuzioni di luminanza sia spaziali che temporali, mentre risponde poco a
stimoli di luminanza uniforme. Secondo la legge di Weber è la differenza in percentuale tra i livelli di
luminosità tra oggetto e sfondo che rende l’oggetto facile da riconoscere, non solo la differenza dei valori
assoluti di luminosità. Per studiare questa funzione, definita in inglese Contrast Sensitivity Function
(CSF), ci basiamo sul rilievo delle soglie di sensibilità al contrasto spaziale e/o temporale. La ricerca
scientifica ha dimostrato che il sistema migliore per studiare la sensibilità al contrasto è utilizzare stimoli
periodici nelle dimensioni (cioè in base alle frequenze spaziali) e/o nel tempo (cioè in base alle frequenze
temporali). In termini matematici, prendendo in considerazione uno stimolo a barre sinusoidali, il
contrasto è definibile come la differenza tra la luminosità massima e la luminosità minima divisa la loro
somma: CONTRASTO = Lmax – Lmin / Lmax + Lmin, dove Lmax è la luminosità massima presente al
centro della barra chiara e Lmin è la luminosità minima presente al centro della barra scura. I valori del
contrasto variano da un minimo di 0 (nessuna differenza di luminosità tra due barre) ad un massimo di 1
(una barra completamente nera rispetto all’altra completamente bianca), oppure possono essere espressi
da
una
percentuale
(0–100%).
La sensibilità al contrasto è rappresentata da un grafico in cui in ascisse vengono riportate le frequenze
spaziali
e
in
ordinate
la
sensibilità
al
contrasto
o
il
suo
inverso.
La misura della sensibilità al contrasto spaziale può essere eseguita essenzialmente in due diversi modi:
utilizzando speciali ottotipi a frequenza spaziale definita con simboli a contrasto via via decrescente
(tavole a basso contrasto di Cambridge, di Regan e Neima o di Pelli Robson etc.), oppure utilizzando
stimoli a barre con contrasto e frequenza spaziale variabile (tavole VCTS, FACT, SWCT, lettere E,
strumenti
View-in
o
Sistemi
computer-video
etc.).
Gli Autori riportano ancora i diversi fattori che influenzano tale funzione quali: la luminanza, il diametro
pupillare, il potere rifrattivo, la localizzazione retinica, l’effetto dell’età e l’illuminamento.
A conclusione, gli Autori prpongono di inserire anche questa funzione nelle classi d’invalidità.
589.
First clinical case of effective medical treatment of the vitreo-retinal traction with recovery of the visual acuity
In questo case report è stata valutata l’fficacia del trattamento medico della trazione vitreo-maculare
con palmitoiletanolamide (PEA, Visimast 300 mg), somministrata per via orale. Il paziente, dell’età di
69 anni, riportava una notevole diminuzione della vista, metamorfopsie e fotopsie. È stato così sottoposto
alle seguenti indagini, prima e dopo il trattamento medico: valutazione del visus, esame del fondo oculare,
OCT. Il trattamento consisteva nella somministrazionedi due compresse di PEA al giorno per una
settimana. Mentre il visus risultava nell’occhio destro di 2/10 rispetto agli 11/10 iniziali, l’esame del
fondo evidenziava la presenza di un foro foveale. L’OCT confermava la presenza di una trazione vitreomaculare dovuta all’incompleto distacco posteriore del vitreo. Alla fine del trattamento con la PEA il
visus era pari ad 8/10 e l’OCT mostrava una scomparsa della stria iperriflettente con ripristino del
fisiologico profilo retinico e foveale. La terapia è stata poi continuata per ulteriori 10 giorni con visus
finale
di
10/10.
In conclusione la PEA, somministrata per via orale, al di la di una rara possibilità di una risoluzione
spontanea della trazione vitreo-maculare ha probabilmente contribuito mediante un’azione
antinfiammatoria all’avvenimento della vitreolisi e quindi alla scomparsa della trazione vitreo maculare
e del foro foveale con conseguente recupero dell’acutezza visiva e della visione distorta.
590.
Effetto delle lenti a contatto morbide sulla progressione della miopia
Sono revisionati i lavori di letteratura sulla correlazione tra l’applicazione delle lenti a contatto
morbide e la progressione della miopia nei bambini. I dati citati evidenziano che tali lenti non sembrano
incidere
sulla
progressione
del
suddetto
vizio
rifrattivo.
Inoltre, in base all’ipotesi che negli adulti l’aumento della miopia sia dovuto a condizioni relativamente
Pag. 104
ipossiche, gli Autori revisionano alcuni lavori che confrontano l’uso degli occhiali o delle lenti a contatto
morbide in idrogel giornaliere a basso Dk con l’uso delle lenti a contatto in silicone idrogel ad uso
prolungato (fino a 30 giorni – Lotrafilcon A) con queste ultime, avendo un alto Dk e permettendo una
migliore ossigenazione, viene riportato un minor contributo alla progressione della miopia.
591.
Incidentalità e guida automobilistica – Prima Parte
L’Autore riferisce i dati relativi alla sicurezza stradale che portano a ricavare alcuni aspetti
particolarmente significativi per quel che riguarda il coinvolgimento del processo visivo nella guida
automobilistica. Le principali cause di danno visivo la coincidenza aumenta considerevolmente nella
popolazione anziana, sono rappresentate da cataratta, degenerazione maculare e glaucoma. Concludendo,
l’Autore afferma che i soggetti anziani sia con visione normale che con danni visivi hanno una capacità
di guida significativamente ridotta rispetto ai soggetti giovani di mezza età e la misurazione dell’acuità
visiva ad alto contrasto è, da sola, un dato insufficiente per la valutazione dei deficit della capacità di
guida ed eventuali potenziali alternative a questa misura sono la sensibilità al contrasto i valore
dell’UFOV
e
la
valutazione
dei
difetti
campmetrici.
592.
Incidentalità e Guida Automobilistica – Seconda Parte
In questa seconda parte viene analizzato nello specifico l’importanza del campo visivo alla guida
automobilistica Predire se un paziente con difetto campimetrico è capace o meno di guidare in maniera
sicura è seriamenente difficoltoso basandoci solo sull’estensione e localizzazione del difetto. Infatti,
nonostante che tali caratteristiche debbono essere considerate, non vanno escluse le significative
differenze
individuali.
È interessante notare che soggetti con deficit campimetrici e aumentata sensibilità all’abbagliamento
tendono a smettere di guidare di notte e in posti sconosciuti. Soggetti anziani con deficit visivi
riconoscono i loro limiti e le loro restrizioni alla guida, ma non ammettono che la causa sia il danno
visivo. Comunque, nonostante i soggetti con deficit visivi e del campo visivo vengono considerati non
idonei alla guida, alcuni studi empirici hanno dimostrato che alcuni di loro sono ancora in grado di
guidare in modo sicuro. È stato infatti presunto che questi soggetti sviluppino strategie visive
compensative ai loro deficit facendo particolari movimenti con gli occhi e con il capo. Non tutti i soggetti
ipovedenti riescono però a sviluppare da soli tali tecniche per cui si è posta la domanda se essi possono
essere allenati a fare ciò. Una ricerca condotta in tal senso ha dimostrato che un sistema training
funzionale per l’attenzione può migliorare la capacità di guida. Questo studio ha messo quindi in evidenza
che la funzione visiva può essere allenata con successo. Di conseguenza, è facile concludere che la
soluzione più efficace sarebbe quella di pianificare un programma di allenamento per questo scopo.
In conclusione, il lavoro riporta come la guida automobilistica richieda delle specifiche capacità che
possono essere recuperate dopo allenamento. Guidare è una azione complessa, la valutazione dei test di
screening per la guida non può essere una semplice decisione promosso o bocciato ma vanno considerati
almeno
tre
livelli
che
vengono
riportati
nel
lavoro.
593.
La ricerca di nuovi materiali biocompatibili per la manutenzione quotidiana delle Lenti a Contatto in silicone
idrogel e per una nuova frontiera delle Lenti a Contatto Medicali
Gli Autori revisionano alcuni lavori di letteratura sulla stretta evidenza esistente tra il tipo di lente a
contatto , la soluzione usata per la sua manutenzione, nonchè la loro combinazione e la presenza di eventi
avversi oculari legati al porto giornaliero delle lenti in silicone idrogel oggigiorno molto diffuse sul
mercato.
Tra le diverse associazioni “lente-soluzione” indagate nei diversi studi, il perossido di idrogeno con ogni
tipo di lente ha mostrato la più bassa incidenza di eventi infiltrativi corneali, complicanze direttamente
correlate con il discomfort e la tollerabilità all’uso delle lac nei sempre più numerosi consumatori.
Come per eliminare le complicanze legate all’uso di lac è di fondamentale importanza conoscere il tipo
di relazione esistente tra le diverse combinazioni “lente-soluzione”, cosi’ lo è la ricerca di nuovi materiali
biocompatibili e la comprensione dei meccanismi di reazione tra farmaco e struttura della lente nella
produzione
delle
nuove
lenti
a
contatto
medicali.
594.
Uso delle lenti a contatto terapeutiche in silicone idrogel dopo chirurgia rifrattiva
Alcuni lavori di letteratura sull’uso di lenti a contatto terapeutiche in silicone idrogel mostrano che,
in virtù di una elevata gas permeabilità e un basso contenuto di acqua, sono adeguate come bendaggio in
seguito ad interventi di chirurgia rifrattiva, consentendo una buona protezione della superficie oculare e
una più veloce guarigione dell’epitelio corneale nel post operatorio rispetto alle lenti in HEMA.
Una particolare attenzione viene riservata alle lenti in Balafilcon A e Lotrafilcon B come lenti in silicone
idrogel che, al pari del Lotrafilcon A (già approvato dalla FDA) può essere utilizzata come lente
Pag. 105
bendaggio
in
occhi
di
pazienti
operati
a
causa
di
vizi
rifrattivi.
595.
Neuropatie ottiche
Le neuropatie ottiche sono condizioni degenerative ereditarie o acquisite che coinvolgono il secondo
paio dei nervi cranici. Si tratta di affezioni su base ischemica, demienilizzante, parainfettiva, tossica,
carenziale, compressiva, infiltrativa ed eredo-familiare. A causa del danno diretto ed indiretto delle
cellule ganglionari retiniche e dei loro assoni, il risultato comune delle neuropatie ottiche è una
modificazione della testa del nervo ottico e del circostante strato delle fibre nervose retiniche. Gli Autori
descrivono le forme più comuni di neuropatie ottiche soffermandosi sugli aspetti clinici e diagnostici.
596.
Riorganizzazione della rete vascolare retinica in seguito ad ipertensione oculare acuta sperimentale
Le modificazioni qualitative e quantitative delle alterazioni vascolari retiniche dei plessi sono state
descritte sia in retine intere che in sezioni traverse del calice ottico. In particolare, in fluorangiografie di
retine di animali iniettati con FITC si è misurata la lunghezza e le dimensioni delle strutture vasali
effettivamente perfuse. Per mezzo della immunolocalizzazione del marcatore degli astrociti GFAP, oltre
a confermare il sensibile incrmenento di espressione di questa proteina, indicatore dello stress cellulare,
si è dimostrato il suo alto livello nelle cellule di Müller. Infine, il fattore pro-angiogenico VEGF è
risultato essere particolarmente espresso dai neuroni dello strato di cellule ganglionari, sia in condizioni
normali che negli occhi dopo iniezione di metilcellulosa e svolgendo quindi una funzione di
sopravvivenza.
597.
Studio dei meccanismo molecolari della citoprotezione indotta dal forskolin
I dati quantitativi ottenuti, da saggi con forskolino dimostrano una stimolazione lineare della sintesi
proteica rispetto alle concentrazioni utilizzate. Il fattore di trascrizione elF4B è risultato avere un ruolo
chiave nell’inizio della biosintesi proteica nelle cellule umane in coltura trattate (HEK293) e quindi un
possibile
ruolo
neuroprotettivo
da
valutare
con
successive
sperimentazioni.
598.
L’utilizzo del diquafosol nella sindrome da disfunzione lacrimale
L’occhio secco o sindrome da disfunziona lacrimale è una malattia multifattoriale della superficie
oculare caratterizzata da discomfort, disturbi visivi, sensazione di corpo estraneo e instabilità del film
lacrimale; la sua patogenesi è legata ad una riduzione della produzione delle lacrime o aumento delle
perdite evaporative. Si tratta di una patologia molto comune, che colpisce circa il 33% della popolazione
generale. I progressi fatti nell’ambito dello studio della fisiopatologia dell’occhio secco hanno permesso
di mettere a punto, negli anni, nuove strategie terapeutiche. Diquafosol tetrasodium (INS365) è un
derivato della uridina 5- trifosfato (UTP) ed è un agonista del recettore P2Y2; appartiene alla classe di
farmaci secretagoghi. Stimola la secrezione non delle ghiandole lacrimali accessorie, delle cellule mucose
e la produzione dei lipidi delle ghiandole di Meibomio. La peculiarità di diquafosol è che tale
stimolazione avviene direttamente sulle cellule della superficie oculare garantendo una adeguata
idratazione
corneale.
Il prodotto viene utilizzato come soluzione oftalmica al 3% e durante i trial clinici non sono stati
riscontrati
severi
effetti
avversi
né
locali
né
sistemici.
599.
Danneggiamento mediato dai coni e dai bastoncelli nell’adattamento al buio nella maculopatia età correlata:
correlazione con la misura della densità ottica del pigmento maculare usando tre differenti fotometri eterocromatici
flicker
Nello studio di Owsley et al. (2007) dell’adattamento al buio è stata evidenziata l’importanza del
danno mediato soprattutto dai bastoncelli nella prevenzione dell’ARM. Infatti, i danni mediati dai
bastoncelli nella parafovea nell’adattamento al buio sono caratteristici dell’ARM nella fase iniziale. Tali
risultati sono stati confermati anche da Dimitrov et al. (2008) utilizzando una tecnologia CRT
Inoltre, per misurare la densità ottica del pigmento maculare, importante fattore nel prevenire il
danneggiamento dei bastoncelli nello sviluppo dell’ARM, sono stati sviluppati diversi strumenti HFP
(fotometri eterocromatici flicker) in modo da poter quantizzare i carotenoidi xantofillici che, come è noto,
prevengono
lo
sviluppo
di
questa
patologia.
600.
La terapia con antiossidanti nel trattamento del glaucoma
Le cellule metabolizzano l’ossigeno generando radicali liberi altamente reattivi (ROS); in una
situazione fisiologica la formazione di questi agenti ossidanti è bilanciata dalla presenza di molecole
antiossidanti; quando questo equilibrio viene a mancare, lo stress ossidativo determina un danno a livello
delle proteine, dei lipidi, dei glucidi e del DNA, fino a provocare l’arresto della crescita o la morte
cellulare. Numerosi studi dimostrano come le specie reattive dell’ossigeno giochino un ruolo
Pag. 106
fondamentale nella patogenesi del glaucoma primario ad angolo aperto. Già da alcuni anni è stato
ipotizzato come lo stress ossidativo locale rappresenti un fattore determinante nella riduzione del deflusso
trabecolare. Questa ipotesi è suffragata da studi sperimentali condotti in vitro ed in vivo, sia nell’animale
che nell’uomo. Lo stress ossidativo ha un importante ruolo patogenetico non solo nell’indurre la
degenerazione delle cellule endoteliali del trabecolato, ma anche nel danneggiare la testa del nervo ottico
e le vie neurologiche prossimali afferenti alla corteccia calcarina. Sulla base di tali osservazioni riguardo
al ruolo del danno ossidativo nella patogenesi del glaucoma, è evidente come siano stati studiati approcci
terapeutici con sostanze antiossidanti. L’acido α-lipoico è un antiossidante naturale costituito da otto
atomi di carbonio e due di zolfo: esso partecipa a diversi meccanismi antiossidativi quali la rigenerazione
del glutatione ridotto (GSH) e dell’acido ascorbico e può trovare quindi interessanti utilizzi nella terapia
del
glaucoma
primario
ad
angolo
aperto.
601.
Palmitoylethanolamide effects on intraocular pressure after YAG laser iridotomy: An experimental clinical study
SCOPO: valutare se l'agente antiinfiammatori palmitoiletanolamide (PEA) può contrastare l'aumento
della pressione intraoculare (IOP) che può verificarsi dopo YAG iridotomia.
METODI: Quindici pazienti sono stati sottoposti a laser iridotomia bilaterale (III Visulas YAG laser,
Zeiss), per la prevenzione primaria del glaucoma ad angolo chiuso. La IOP è stata misurata: all'inizio
dello studio (t-1), dopo 15 giorni di pre-trattamento con placebo o PEA (T0) e al 15, 30, 120 minuti
dopo l'iridotomia (t1, t2, t3). Il pre-trattamento consisteva in 2 compresse di placebo o PEA al giorno
per 15 giorni.
RISULTATI: Il test t non ha mostrato una differenza significativa tra i valori medi pre-operatorio della
IOP t-1 e t0, sia nel pre-trattamento. L’analisi della varianza ANOVA / Tukey 's ha sottolineato un
aumento significativo dei valori della pressione intraoculare postoperatoria con placebo in pazienti
pre-trattati (p ≤ 0,05), ma non in quelli che sono stati pre-trattati con PEA. L'analisi del trend ha
confermato il trend molto positivo nel pre-trattamento con placebo. Il test di parallelismo tra le due
regressioni ha mostrato una differenza significativa per le piste (p = 0,022), e non per le intercette (p
= 0.520).
CONCLUSIONI: La PEA può contrastare l'aumento della pressione intraoculare che si verifica dopo
iridotomia. E 'probabile che PEA controlla il processo infiammatorio dopo iridotomia.
602.
Comparison of Three Lubricant Eye Drop Solutions in Dry Eye Patients
SCOPO:. Colliri lubrificanti che ripristinano l’osmolarità fisiologica rappresentano una strategia
promettente per la sindrome dell'occhio secco considerando che l’iperosmolarità svolge un ruolo
centrale in questa malattia. Questo studio preliminare confronta tre collirio lubrificanti con osmolarità
diverse e composizione in soggetti con questa condizione.
METODI:. Soggetti con sindrome dell'occhio secco in trattamento con benzalconio cloruro, sono stati
randomizzati con colliri lubrificanti: Carnidrop (n = 9), Optive (n = 9) e Blu Sal (n = 9). Tempo di
rottura con fluoresceina (FBUT) e indice di protezione oculare (OPI) sono stati misurati al basale, 15
min, e 60 minuti dopo instillazione per valutare la stabilità e la qualità del film lacrimale.
RISULTATI:. A 15 min, un aumento significativo dell’FBUT rispetto al basale è stato riportato con
Carnidrop (da 2,0 ± 0,8-4,8 ± 2,0, p = 0,004), ma non nei pazienti che hanno ricevuto Ortive o Blu
Sal. A 60 min, l’FBUT era significativamente aumentato rispetto al basale con Carnidrop (da 2,0 ±
0,8-6,0 ± 2,8, p = 0,001) e Optive (da 2,9 ± 2,8 a 4,3 ± 2,9, p = 0,004), ma non con Blu Sal. A 15 min,
l’OPI è stata significativamente aumentato rispetto al basale solo nel gruppo con Carnidrop (da 0,4 ±
0,2 a 1,0 ± 0,4; p = 0,003). Tale incremento è stato significativamente maggiore con Carnidrop che
con Blu Sal (p = 0,003). Alla valutazione 60 minuti, l’OPI è rimasto significativamente aumentato
rispetto al basale solo nel gruppo Carnidrop (p = 0,003).
CONCLUSIONI:. Carnidrop produce un maggiore incremento FBUT e OPI di Optive e Blu Sal nei
soggetti con la sindrome dell'occhio secco per un periodo di 1 ora, forse a causa della sua ipoosmolarità e alta concentrazione di osmolyte (in particolare l-carnitina). L'instillazione di composti
che migliorano la qualità e la stabilità del film lacrimale, che sono alterati nella sindrome dell'occhio
secco,
potrebbe
essere
efficace
nel
trattamento
di
questa
condizione.
603.
Cataract Surgery Complications: An In Vitro Model of Toxic Effects of Ropivacaine and Lidocaine
BACKGROUND: La lidocaina intraoperatoria è ampiamente utilizzata nel controllo del dolore durante
la chirurgia della cataratta. Tuttavia, studi recenti hanno confermato il suo effetto tossico sulle cellule
gangliari. La ropivacaina è un anestetico di recente introduzione nella pratica clinica che svolge un
effetto anestetico di lunga durata con una lieve azione vasocostrittrice.
OBIETTIVO: L'obiettivo di questo studio è stato quello di valutare un in vitro l'efficacia della ropivacaina
di ridurre gli effetti degenerativi generalmente osservati durante il trattamento con lidocaina.
Pag. 107
METODI: La tossicità della ropivacaina e della lidocaina sono stati valutati nei fibroblasti murini 3T6
misurando la percentuale di morte delle cellule, inibizione della crescita cellulare e la degradazione
del DNA. La scelta di questa linea cellulare è motivata dalla presenza di un sistema completo
apoptotico può essere assimilato alle cellule precursori endoteliali.
RISULTATI: Abbiamo osservato che la lidocaina allo 0,25% diminuisce la vitalità delle cellule e provoca
la degradazione del DNA di fibroblasti murini 3T6, mentre la ropivacaina allo 0,5% non causa alcun
danno degenerativo cellulare o molecolari.
CONCLUSIONI: I nostri studi in vitro confermano che la ropivacaina è meno tossica della lidocaina su
queste cellule. Pertanto, in vivo studi nella camera anteriore potrebbe essere utili per valutare gli
effetti della ropivacaina rispetto a lidocaina intracamerale nell’anestesia chirurgia della cataratta.
604.
Valutazione clinica dell’occhio secco: le diadonesine polifosfato
L’occhio secco o sindrome da disfunzione lacrimale è una malattia multifattoriale delle lacrime e
della superficie oculare che si manifesta clinicamente con una serie di disturbi visivi, instabilità del film
lacrimale e sensazione di corpo estraneo. Tutto questo dipende dalle caratteristiche chimiche e fisiche del
film lacrimale che interagisce con l’epitelio corneale e congiuntivale attraverso le mucine MUC-16 e
MUC-4
esitando
in
un
danno
della
superficie
oculare.
Lipidi, acqua e mucine sono i costituenti principali del film lacrimale i quali vengono rispettivamente
secreti dalle ghiandole di Meibomio, dalle ghiandole lacrimali e dalle cellule caliciformi congiuntivali.
Le diadenosine polifosfatato sono presenti in numerosi tessuti biologici, nelle piastrine, nei granuli
cromaffini della midollare del surrene, nel sistema nervoso centrale e nell’occhio; queste molecole si
legano facilmente con i recettori purinergici (P2Y). In soluzione e in fisiologiche condizioni di pH i
nucleotidi diadenelati adottano un insolito ripiegamento simmetrico, a conformazione base-stacked e
pertanto questo spiega la selettività per i recettori purinergici. Cambiamenti del pH modificano l’attività
dei
recettori
P2Y.
605.
Quali eventi si verificano nella neuropatia ottica glaucomatosa?
Il glaucoma è tra le più importanti cause di cecità nei paesi industrializzati: il danneggiamento e la
morte delle cellule gangliari retiniche provocano la perdita della funzione visiva in corso di glaucoma.
Benché un eccessivo rialzo della pressione intraoculare (IOP) sia il principale fattore di rischio per la
Neuropatia Ottica Glaucomatosa (GON), caratterizzata dalla morte delle cellule ganglionari retiniche,
questo
non
è
l’unico
fattore
implicato
nell’insorgenza
del
danno
nervoso.
La GON richiede, dunque, il monitoraggio di specifici eventi di base, mutualmente dipendenti, che in
essa si verificano: la perdita di tessuto nervoso, l’attivazione delle cellule gliali, il rimodellamento
tissutale
e
le
alterazioni
del
flusso
ematico.
Chiarire quali siano gli eventi patologici che conducono al danno glaucomatoso primario è di estrema
importanza per comprendere i meccanismi di progressione della malattia e riuscire a individuare una
strategia
terapeutica
efficace.
606.
Vista e patente
L’Autore descrive come sono cambiati i criteri dell’esame della vista in base al decreto legislativo
n.59 del 2011 recante “Attuazione delle direttive comunitarie 2006/126/CE e 2009/113/CE concernenti
la
patente
di
guida”
607.
Topotecan Hydrochloride effects on retinal vessels in newborn rats
Un sistema fisiologico di retina di roditore durante la formazione dei vasi e l'organizzazione
gerarchica, è stato utilizzato per saggiare le proprietà antiangiogenica del topotecan, uno inibitore della
topoisomerasi I, in grado di inibire la crescita tumorale in modelli animali di retinoblastoma. In
particolare abbiamo analizzato le possibili differenze di efficacia e gli effetti collaterali del farmaco a
vari dosaggi e modi diversi di somministrazione. Nella presente ricerca sono state effettuate solo analisi
qualitative.
Dopo esperimenti preliminari, in cui gli animali da latte venivano trattati per via sottocutanea con dosaggi
di topotecan compresi tra 9 e 3 mg / kg in cui si è osservata una alta letalità e danni sistemici molto gravi,
ratti di 7 giorni di età sono stati trattati per via sottocutanea, per via endovenosa o peribulbare con una
singola
dose
di
1
mg
/
kg.
I vasi retinici sono stati visualizzati con fluorangiografia retinica 1 e 2 settimane dopo il trattamento. Le
alterazioni più importanti e frequenti sono risultate influenzare i vasi radiali che hanno mostrato segmenti
non perfusi e / o con ramificazione anomala e ingrandimenti nella periferia retinica; è stata anche rilevata
una persistenza in periferia retinica di regioni prive di arteriole, non vascolarizzate e aree di FITC
extravascolare. La variabilità delle alterazioni erano sostanzialmente simili tra i diversi modi di
Pag. 108
somministrazione del farmaco, mentre sono apparsi più lievi nei topi di 21 giorni di età, rispetto ai più
giovani. L’esteso rimodellamento vascolare trovato dopo la somministrazione di Topotecan, oltre a
dimostrare le proprietà di questa azione chemioterapia antiangiogenica conferma la retina dei roditori
come un sistema modello di grande valore per lo studio di modulazione dell'angiogenesi
608.
Trabecular Meshwork in Normal and Pathological Eyes
PREMESSA: L'impatto dei glicosaminoglicani sulla pressione intraoculare in pazienti con glaucoma e
in soggetti giovani sani o anziani viene esplorata.
MATERIALI E METODI: Trenta piccoli campioni autoptici sono stati raccolti dal tessuto localizzato
intorno all'angolo iridocorneale degli occhi, avendo cura di non causare danni estetici.
I campioni provenivano da tre gruppi (giovani, anziani e soggetti con glaucoma). Tutti i campioni
sono stati divisi in due frammenti e venivano utilizzate analisi morfologiche e biochimiche.
I dati quantitativi sono stati ottenuti da analisi delle immagini in correlazione con i valori biochimici.
I risultati sono stati analizzati statisticamente.
RISULTATI: I nostri risultati mostrano che le modifiche dell’angolo iridocorneale sono causate da
glicosaminoglicani, sia nel processo di invecchiamento che in pazienti glacoumatosi: 1) deposizione
di fibre di materiale granulare e una maggiore densità elettronica delle strutture vicino all’angolo
iridocorneale, 2) forte diminuzione del contenuto di acido ialuronico e l'aumento di
glicosaminoglicani
solfati.
In conclusione, in modo similare a quanto accade in altri tessuti del corpo, i glicosaminoglicani
dell’angolo iridocorneale umano subiscono cambiamenti fisiologici e patologici nell’invecchiamento
e
nel
glaucoma
primario
ad
angolo
aperto.
609.
Oxidative stress in pre-retinopathic diabetic subjects and antioxidants
PREMESSA: Per valutare l'effetto di un trattamento sistemico orale con antiossidanti (AO) in pazienti
diabetici preretinopatici (PRD), è stato valutato lo stress ossidativo nel plasma e le modifiche
dell’elettroretinogramma (ERG).
METODI: Trentadue soggetti PRD con buon controllo metabolico sono stati reclutati. I pazienti sono
stati randomizzati in due gruppi, uno dei quali ha ricevuto il trattamento per via orale AO con 400 mg
/ die di acido alfa-lipoico (αLA) in associazione con genisteina e vitamine, mentre l'altro gruppo ha
ricevuto un placebo. I radicali liberi e la barriera antiossidante sono stati valutati nel plasma con Free
Radical 4 sistema analitico (FRAS 4) e lo stesso giorno la risposta elettrofisiologica è stata misurata
con l’ERG. Queste analisi sono state eseguite all’arruolamento (T0) e dopo 30 giorni di trattamento
(T1).
RISULTATI: un aumento statisticamente significativo dei livelli plasmatici AO e dell’ERG oscillatorio
è stato osservato nel gruppo trattato con AO, ma non nel gruppo di controllo.
CONCLUSIONI: I risultati di questo studio preliminare suggeriscono che un trattamento orale con AO
in soggetti con PRD può avere un effetto protettivo sulle cellule della retina, come rilevato da analisi
ERG,
attraverso
il
rafforzamento
della
barriera
antiossidante
plasmatica.
610.
Eledoisina-Una sostanza farmacologica per la sindrome da disfunzione lacrimale. Review
L’occhio secco o sindrome da disfunzione lacrimale è una malattia multifattoriale e della superfi cie
oculare caratterizzata da discomfort, disturbi visivi, sensazione di corpo estraneo e instabilità del fi lm
lacrimale; la sua patogenesi è legata ad una riduzione della produzione delle lacrime o ad un aumento
delle perdite evaporative. Si tratta di una patologia molto comune, che colpisce circa il 33% della
popolazione
generale.
I progressi fatti nell’ambito dello studio della fi siopatologia dell’occhio secco hanno permesso di mettere
a
punto,
negli
anni,
nuove
strategie
terapeutiche.
L’eledoisina appartiente alla classe dei farmaci secretagoghi, utilizzata nella sindrome da occhio secco.
Dal punto di vista chimico, l’eledoisina è un polipeptide composto da 11 aminoacidi con la seguente
sequenza:
pGlu-Pro-Ser-Lys-Asp-Ala-Phe-Ile-Gly-Leu-Met-NH.
È un neuropeptide (una tachichinina già sostanza P) estratto dalle ghiandole salivari di alcuni molluschi
come
l’Eledone
Aldrovanti.
Esercita una serie di attività regolatrici distrettuali, tra cui la vasodilatazione e la contrazione della
muscolatura liscia aumentando cosi il fl usso ematico nei distretti muscolari e cutanei e infatti è in grado
di
legarsi
ai
recettori
beta
adrenergici.
Si ritiene anche che l’eledoisina induca un marcato effetto di stimolazione delle secrezioni ghiandolari
lacrimali in pazienti affetti dalla sindrome di Sjögren e ipofunzione delle ghiandole lacrimali.
611.
L’edema corneale: eziopatogenesi e trattamento
Pag. 109
Riassunto: L'edema corneale è una condizione non rara secondaria all’alterazione della funzionalità
endoteliale, danno epiteliale, ipertono oculare. Questo articolo riporta un esposizione delle cause
fisiopatologiche dell’edema corneale, caratteristiche morfologiche alla lampada a fessura e alla
microscopia confocale, e le alterazioni istologiche a carico delle cellule endoteliali. Visto che il
meccanismo fisiopatologico è ben noto ciò può permettere un approccio terapeutico efficiente e
razionale. Inoltre, viene riportato un approfondimento della terapia chirurgica di questa patologia.
612.
Patogenesi e prevenzione della cataratta senile: review
Le cataratte sono considerate una conseguenza inevitabile dell’invecchiamento. Il danno ossidativo è
una delle principali cause o conseguenza delle cataratte nucleari e corticali, i tipi più comuni di cataratte
senili. In questa review prendiamo in considerazione i diversi fattori di rischio, la storia naturale e
l’eziologia dei principali tipi di cataratte senili, le potenziali fonti di danno ossidativo e i meccanismi che
proteggono
il
cristallino
da
questi
insulti.
Dalla nostra analisi emerge che il danno ossidativo è un importante fattore causale nella genesi della
cataratta nucleare, ma meno per la cataratta corticale e la sottocapsulare posteriore. Numerose prove
suggeriscono che l’esposizione ad aumentati livelli di ossigeno molecolare accelerano l’opacizzazione
senile del nucleo del cristallino, portando alla formazione della cataratta nucleare. Fattori presenti
nell’occhio in grado di mantenere una bassa pressione parziale di ossigeno intorno al cristallino sono
un’importante protezione per il nucleo della lente. In conclusione inibire o diminuire i danni causati dallo
stress ossidativo rappresentano le nuove frontiere farmacologiche per diminuire l’incidenza della
cataratta.
613.
Forskolin e controllo dei picchi pressori dopo iridotomia laser
In questo studio pilota si sono arruolati 10 pazienti che sono stati sottoposti a iridotomia laser
bilaterale in due momenti successivi, a distanza di 30 giorni. Il primo occhio è stato operato senza alcun
pretrattamento e la registrazione della IOP ha mostrato la presenza di chiari picchi pressori (circa 3
mmHg) un’ora dopo l’intervento, con una normalizzazione dei valori a quattro giorni dall’intervento. Il
secondo occhio è stato oeprato dopo pretrttamento di due settimane con l’integratore alimentare Kronek
(una associazione di forskolin e rutina con Vit. B1 e B2), che si è esteso anche nella prima settimana
post-trattamento. In questo caso le misurazioni della IOP pre e post-trattamento sono rimaste stabili,
senza
mostrare
elevazioni
statisticamente
significative.
614.
Fixed topical combinations in glaucomatous patients and ocular discomfort.
OBJECTIVE: The purpose of this study was to verify the ocular comfort of a fixed topical combination
of brinzolamide 1% plus timolol 0.5% suspension vs. dorzolamide 2% plus timolol 0.5% solution,
both preserved with benzalkonium chloride (BAK), in patients with primary open-angle glaucoma
(POAG) through subjective and objective methods. BAK is the most commonly used preservative in
topical glaucoma medications.
METHODS: 62 subjects were examined and included in the analysis. Each patient was asked to complete
a questionnaire on symptoms (Ocular Surface Disease Index) and then underwent a series of
examinations. The Ocular Protection Index evaluated the risk of damage to the ocular surface, and
was expressed as the ratio between fluorescein breakup time and blinking interval. These and other
analyses were repeated 30 days after instillation of the new eye drop treatment.
RESULTS: The results demonstrated that patients enrolled with the preserved fixed combination of
dorzolamide or brinzolamide represented a subgroup of patients in which the discomfort symptoms
were supposedly justified by the presence of BAK used chronically in antihypertensive drops. Ocular
discomfort scores were significantly higher with dorzolamide/timolol than brinzolamide/timolol (p <
0.0001).
CONCLUSIONS: This work shows the better tolerability of brinzolamide 1% plus timolol 0.5%
suspension, compared with dorzolamide 2% plus timolol 0.5% solution. Fortunately, some of the
adverse reactions induced by preserved eye drop glaucoma medication are reversible after removing
the preservatives. Both the potential for added benefit and patient compliance should be considered
when
selecting
ocular
hypotensive
therapy.
615.
Corneal haze in course of Fuchs' endothelial dystrophy.
This article describes the observations obtained with confocal microscopy (CM) on the corneal
structure in course of corneal edema in a patient with Fuchs endothelial corneal dystrophy (FD). The
patient was a 40 year old male, suffering from second stage FD, in course of corneal edema and bullous
keratopathy. The tissue structure was analyzed with CM confoscan CS4 (Nidek Technologies(®),
Birmingham, UK) using the 40x mode. The CM has shown the presence of gaps due to corneal edema
Pag. 110
and a diffuse stromal hyper reflectivity related to the alteration of the extracellular matrix. It has also
showed the presence of binucleate cells, assimilable to keratocytes, in cytokinesis which presented a
typical fusiform aspect with two highly reflective nuclei awaiting cell division. The total number of cells
was much lower than that of healthy control subjects of similar age, sex and race.
The CM in this case suggests a significantly lower number of cells, presumably keratocytes, compared
to normal range, but mostly it shows the presence of cells undergoing cytokinesis, which witnesses the
active processes of collagenogenesis and possible vasculogenesis that represent early stages of loss of the
normal
corneal
transparency
616.
Monoamine oxidase enzymes and oxidative stress in the rat optic nerve: age-related changes.
In this study, age-related changes in the monoamine oxidases (MAO) were studied in the optic nerve
(ON) of both young and aged male rats. The aim of the study was to assess the role of MAO in agerelated changes in the rat ON and explain the mechanisms of neuroprotection mediated by MAO-Bspecific inhibitors. Fifteen three month old and fifteen 26 month old Sprague-Dawley rats were used. The
animals were killed by terminal anaesthesia. Staining of MAO, quantitative analysis of images,
biochemical assays and statistical analysis of data were carried out. Samples of the ON were washed in
water, fixed in Bowen fluid, dehydrated and embedded in Entellan. Histological sections were stained
for MAO-enzymatic activities. The specificity of the reaction was evaluated by incubating control
sections
in
a
medium
either
without
substrate
or
without
dye.
The quantitative analysis of images was carried out at the same magnification and the same lighting using
a Zeiss photomicroscope. The histochemical findings were compared with the biochemical results. After
enzymatic staining, MAO could be demonstrated in the ON fibres of both young and aged animals;
however, MAO were increased in the nerve fibres of the elderly rats. These morphological findings were
confirmed
biochemically.
The possibility that age-related changes in MAO levels may be attributed to impaired energy production
mechanisms and/or represent the consequence of reduced energy needs is discussed.
617.
Forskolin and rutin prevent intraocular pressure spikes after Nd:YAG laser iridotomy.
AIM: The purpose of this research was to evaluate whether an oral treatment with an association of
forskolin and rutin can blunt the intraocular pressure (IOP) spikes and avoid the damage that may
occur after laser iridotomy.
METHODS: Ten patients underwent bilateral Neodymium:YAG (Nd:YAG) laser iridotomy (Visulas
YAG III Laser, Zeiss), for the prevention of primary closed-angle glaucoma. IOP was measured in
subjects before and after 7 days of pretreatment with placebo or forskolin and rutin by Goldman
applanation tonometry. The IOP was measured before surgery and after surgery at 30-60-120 minutes,
and 4-7 days.
RESULTS: Analysis of variance indicated a significant increase of the postoperative values in patients
receiving treatment with placebo (p < 0.001), but not in those who received treatment with the
forskolin and rutin association. T test analysis confirmed that IOP still remained significantly elevated
7 days after laser intervention in placebo treated patients, whereas it stayed within normal values in
forskolin/rutin treated patients.
CONCLUSIONS: Forskolin and rutin can blunt the increase of IOP that occurs after Nd-YAG laser
iridotomy. This can avoid serious risk to the optic nerve of the patients under laser treatment for
iridotomy.
618.
The effect of night vision goggles on the retinocortical bioelectrical activity and its improvement by food
supplement.
AIM: To investigate the effect of luminance variations, as well as the oral administration of a food
supplement, on the visual bioelectric response while using of Night Vision Goggles (NVG).
METHODS: Two trials were performed, both enrolling healthy male aircrew members wearing NVG,
and recording Visual Evoked Potentials (VEPs) from scalp electrodes. Both foveal and parafoveal
response were evaluated. Latency and amplitude, P100 peak, were measured. In the first set of
measurements, VEPs parameters were recorded during unaided photopic conditions and mesopic
conditions while using 3rd generation plus NVG (ANVIS 9). In the second set of experiments, after
the first basal electrophysiological investigation during mesopic conditions using NVG, patients
started a 45 days oral treatment, during which they took 3 tablets per day of a food supplement. The
tablets contained a mix of anthocyanosides, procyanidolic oligomers, lutein and vitamins A and E. At
the end of this treatment, patients were tested again by pattern-reversal VEP investigation during
aided vision condition (wearing NVG) in a mesopic environment.
Pag. 111
RESULTS: VEPs parameters, statistically evaluated using a two tailed paired t-test, showed that latency
and amplitude were respectively increased (p < 0.001 and p < 0.01 for 15' and 60' minutes of arc) and
decreased (p < 0.05) when measured using NVG with respect to unaided basal conditions.
Furthermore, the VEP response in NVG aided vision was positively affected by the oral treatment
with the food supplement, showing a significant (p < 0.05) decrease of latency and increase of
amplitude.
CONCLUSION: The use of NVG impairs the VEP response, and such effect is effectively counteracted
by the oral treatment with a food supplement containing a combination of sight improving molecules
that might enhance foveal selectivity, central photoreceptors sensitivity and magnocellular fibers
effectiveness.
619.
Keratoconjunctivitis by confocal microscopy after topical cyclosporine.
AIM: To describe the observations obtained by confocal microscopy concerning corneal stromal structure
in the process of adenoviral epidemic keratoconjunctivitis, from the onset of the disease up to 20
weeks of follow-up, after topical cyclosporine.
METHODS: A 16-years-old boy has developed subepithelial infiltrates and an epidemic
keratoconjunctivitis from adenovirus in both eyes. Clinical case was analyzed by confocal microscopy
(40x mode, Nidek ConfoScan 4) before and after administration of topical cyclosporine.
RESULTS: Two weeks after the onset of the symptoms, corneal stroma showed the presence of cells
with highly reflective area. These cells, comparable to keratocytes, had a typical fusiform shape and
assumed a particular rosette disposition, never highlighted in the literature. Hyperreflective areas
disappeared in both eyes after administration of topical cyclosporine 1% for 30 days. This outcome
was also confirmed after five months.
CONCLUSION: The confocal microscopy performed on the surface of the stroma before and after
treatment with cyclosporine suggests the presence of a localized immune activation in subepithelial
layer.
620.
Retrospective study of glaucoma and closed-eyelid test: long-term outcomes in an Italian native population.
AIM: To establish a threshold value of intraocular pressure (IOP) increase after the closed-eyelid test
(CET) that correlates with the highest probability of developing overt primary open-angle glaucoma
(OAG) in an Italian native population from 1980 to 2010.
METHODS: Retrospective analysis of data obtained from 161 patients with ocular hypertension who
performed the CET in 1980, and were subsequently followed to see whether they developed OAG.
CET was performed always in the morning Eyelids were closed by bandaging for 1 h in a quiet
environment, with the patient seated and not sleeping. IOP was measured again 8 to 10s after opening
the eyelids.
RESULTS: Accurate statistical analysis of the obtained values indicated that 77% of the subjects showing
an IOP increase after 1 hour of eyelid closure in a sitting position developed OAG in the following
30 years and that IOP increase values above 4 mmHg led to a subsequent diagnosis of glaucoma in
more than 80% of the patients.
CONCLUSION: Eyelid closure for 60 minutes results in a net elevation of IOP the extent of which
depends on the balance between the increase of aqueous humour secretion and its outflow. Therefore,
the CET may discriminate individuals with a normal outflow from individuals with a less functional
outflow, which are evidently those at a higher risk of developing glaucoma.
621.
Senescenza oculare e sirtuine
Le sirtuine sono proteine dotate di attività deacetilasica e mono-ribosiltrasferasica NAD+ dipendenti
implicate nella regolazione di importanti vie metaboliche. Nei mammiferi sono state finora individuate
sette sirtuine localizzate in diversi compartimenti subcellular! e con funzioni diverse tra loro. Sirtl, che è
localizzata principalmente nel nucleo, è implicata nel mantenimento dell'ntegrità genomica, nella
resistenza allo stress ossidativo (FoxO ecc.) e nella sopravvivenza cellulare (p53, NF-kB, TGF-b ecc.).
Questi enzimi sono stati oggetto di studio anche in ambito oculistico, in particolare nelle patologie oculari
correlate all'eta come la eataratta e la DMLE e in quelle caratterizzate da una perdita precoce di cellule
nervose
e
fotorecettori
come
la
neurite
ottica
e
la
retinite
pigmentosa.
Il resveratrolo è un fenolo in grado di attivare le sirtuine la cui azione è stata studiata su occhi sottoposti
a
danno
luminoso
e
ad
uveite
endotossina-indotta.
622.
Dalla normale architettura alla neovascolarizzzione corneale: diversi approcci terapeutici per il mantenimento della
trasparenza corneale
Pag. 112
La cornea, fa parte del segmento anteriore dell’occhio, ha l’aspetto di una calotta sferica, trasparente,
è costituita da 5 strati. Il più superficiale è l’epitelio a cui segue la membrana di Bowman, lo stroma, la
membrana
di
Descemet
e
l’endotelio.
La sofisticatissima differenziazione di ogni singolo strato conferisce alla cornea eccellenti proprietà
ottiche. La cornea è peraltro la prima barriera di protezione per l’occhio contro le aggressioni ambientali
ed
ha
una
importante
funzione
di
filtro
per
le
radiazioni
UV.
La cornea è quindi fortemente esposta ai danni che possono derivare dallo stress ossidativo generato dalle
radiazioni
UV.
La trasparenza corneale può essere compromessa per le più svariate ragioni: alterazioni traumatiche,
congenite, infettive, danno iatrogeno, alterazioni endoteliali, sono tutte possibili cause di opacità corneale
e
conseguente
compromissione
del
visus.
Nel presente lavoro tratteremo delle caratteristiche strutturali della cornea e dei principali meccanismi
alla base della trasparenza corneale, ponendo attenzione ad alcune condizioni patologiche, alle procedure
chirurgiche nonché ai fattori correlati all’età che compromettono tale trasparenza, in riferimento ai dati
di
studi
clinici
e
di
esperimenti
su
modelli
animali
in
nostro
possesso.
Tratteremo dei corretti regimi terapeutici che si devono adottare per la salvaguardia e per la conservazione
della trasparenza corneale e di promettenti terapie intraprese nel campo della angiogenesi corneale e per
la
proliferazione
delle
cellule
endoteliali.
623.
Fisiopatologia dell’edema maculare: diagnosi e metodi di indagine
L’edema maculare indica l’accumulo di liquido negli strati retinici circostanti la fovea. Questa
condizione può presentarsi in un’ampia varietà di patologie oculari: retinopatia diabetica, occlusioni
vascolari, chirurgia intraoculare. Dal punta di vista fisiopatologico l’edema maculare si caratterizza per
un’alterazione della barriera emato-retinica, per il rilascio di citochine e per un’importante risposta
infiammatoria.
In questa review verranno trattati in dettaglio i principali meccanismi patogenetici che contribuiscono
alla formazione dell’edema maculare e le tecniche di imaging fondamentali per la diagnosi.
624.
Il ruolo delle metalloproteinasi e dei loro inibitori nelle affezioni oculari
Le metalloproteinasi (MMPs) della matrice sono endopeptidasi coinvolte in numerosi processi
fisiologici e patologici. Esse regolano la sintesi e la secrezione di numerose citochine, fattori di crescita,
recettori
ormonali
e
molecole
di
adesione
cellulare.
Un ruolo significativo gli è stato attribuito nell’ambito delle malattie cardiovascolari, della sclerosi
multipla, delle malattie neurovegetative, delle allergie e non ultime delle malattie oncologiche.
Per questo motivo è stato prospettato lo sviluppo di inibitori di MMPs che potessero fornire un contributo
in
ambito
farmacologico
per
il
trattamento
di
tali
condizioni.
Anche in campo oftalmologico numerose ricerche hanno portato alla messa in relazione delle MMPs con
numerosissime
patologie,
diverse
delle
quali
ancora
di
difficile
trattamento.
625.
Oxidative stress in the closed-eyelid test: management of glaucoma.
BACKGROUND AND OBJECTIVES: To evaluate the role of antioxidant drugs in the tonometric
increase that follows the closed eyelid test (CET), a predicitive test for glaucoma, after administration
of antioxidant substances was observed.
MATERIALS AND METHODS: 30 subjects of 54.57+/=5.62 years, 13 males and 17 females, were
examined by measuring the ocular pressure after 1 hour from the CET, both in normal conditions and
after the administration of antioxidants such as: vitamin A (50,000 IU/die), vitamin E (600 mg/die),
and vitamin C (1000 mg/die). The increases in temperature of the iridocorneal angle and of the iris
were also measured in the same conditions with an infrared Thermo-Precision tonometer (Sola
Electro-Optics, China) both before and after CET.
RESULTS: The results showed increased pressure after CET and decreased pressure after the
administration of each antioxidant substance, although vitamin A was found to be more effective and
with statistically significant values compared to vitamins E and C.
CONCLUSIONS: Considering the responses obtained after administration of antioxidant drugs, the
ocular hypertension induced after CET could be a response to mixed stress, oxidative and thermic,
with degenerative effects on the trabecular meshwork (TM). Besides, in light of these considerations
the research results underline that the open angle glaucoma (OAG) should be considered a
multifactorial
degenerative
disease.
Pag. 113
626.
Degenerative effects in rat eyes after experimental ocular hypertension.
This study was used to evaluate the degenerative effects on the retina and eye-cup sections after
experimental induction of acute ocular hypertension on animal models. In particular, vascular events
were directly focused in this research in order to assess the vascular remodeling after transient ocular
hypertension on rat models. After local anaesthesia by administration of eye drops of 0.4%
oxibuprocaine, 16 male adult Wistar rats were injected in the anterior chamber of the right eye with 15
µL of methylcellulose (MTC) 2% in physiological solution. The morphology and the vessels of the retina
and eye-cup sections were examined in animals sacrificed 72 h after induction of ocular hypertension. In
retinal fluorescein angiographies (FAGs), by means of fluorescein isothiocyanate-coniugated dextran
(FITC), the radial venules showed enlargements and increased branching, while the arterioles appeared
focally thickened. The length and size of actually perfused vessels appeared increased in the whole
superficial plexus. In eye-cup sections of MTC-injected animals, in deep plexus and connecting layer
there was a bigger increase of vessels than in controls. Moreover, the immunolocalization of astrocytic
marker glial fibrillary acidic protein (GFAP) revealed its increased expression in internal limiting
membrane and ganglion cell layer, as well as its presence in Müller cells. Finally, the pro-angiogenic
factor vascular endothelial growth factor (VEGF) was found to be especially expressed by neurones of
ganglion cell layer, both in control and in MTC-injected eyes. The data obtained in this experimental
model on the interactions among glia, vessels and neurons should be useful to evaluate if also in
glaucomatous patients the activation of vessel-adjacent glial cells might play key roles in following
neuronal
dysfunction.
627.
Test visivi di idoneità alla guida di autoveicoli: dove, come e perché
Questa review, dopo una rapida panoramica sulla evoluzione della normativa italiana in materia di
test di guida, propone un esame approfondito dei parametri visivi che la legislazione più recente ha
individuato come requisiti necessari al rilacio e rinnovo della patente di guida.
628.
Mechanisms of ocular neuroprotection by antioxidant molecules in animal models.
This work was conducted to evaluate the efficacy of a treatment on retinal ganglion cells (RGC) and
on astrocytes of the optic nerve of glaucomatous eyes, using a combination of alpha-lipoic acid (ALA)
and superoxide dismutase (SOD). Thirty-two male Wistar rats were fed with a diet supplemented with
ALA, SOD, ALA and SOD or with no product for 8 weeks. Ocular hypertension was induced with
2% methylcellulose (MTC) and then rats were sacrificed. TUNEL assay showed a marked
fluorescence in the ganglion cells and astrocytes of MTC-treated rats evidencing induction of apoptosis.
In contrast, sections of eyes pretreated with ALA and SOD showed a lack of fluorescence quite similar
to that of the controls. Similarly, eyes sections from rats pre-treated with ALA and SOD showed reduced
differential expression of inducible nitric oxide synthase (iNOS) and of caspase-3 in compared to
normally-fed/MTC-inoculated
cases.
An increase of ALA and SOD exerts an antiapoptotic effect and protects against oxidative stress and
hence against the structural remodelling of the RGCs and astrocytes of the optic nerve in the presence of
an
ischemic
and
pressure
stress.
629.
Salvare anni di vista: l’importanza dello screening per la retinopatia diabetica.
La retinopatia diabetica (RD) è la più importante complicanza oculare del diabete mellito e costituisce
la principale causa di cecità legale tra i soggetti in età lavorativa nei Paesi industrializzati.
Dati epidemiologici suggeriscono che il 4% della popolazione italiana è affetta da diabete di tipo 2 e che
questa
percentuale
è
destinata
ad
aumentare
nei
prossimi
anni.
La sintomatologia soggettiva (calo del visus) può essere scarsa o talora assente anche in presenza di gravi
lesioni retiniche: si stima che da un terzo a metà dei casi di RD nei pazienti affetti da diabete di tipo 2 già
insorto non sia ancora diagnosticato in quanto asintomatico. Per tali ragioni emerge la necessità di
intraprendere efficaci programmi di screening, con strumenti di dimostrata efficacia su grandi numeri,
che siano di facile esecuzione, affidabili e a basso costo, rendendo possibile la diagnosi precoce della RD
e
il
rispetto
delle
linee
guida
(LG)
nazionali
e
internazionali.
630.
Ecografia Oculare: principi fisici, indicazioni diagnostiche - PRIMA PARTE
Comprendere i principi degli ultrasuoni e le tecniche ecografi che B-scan e A-scan è fondamentale
per l’armamentario diagnostico di un oculista per comprendere le caratteristiche delle principali patologie
intraoculari.
Senza l’ausilio di questo strumento, il medico può non essere in grado di rilevare o gestire una varietà di
malattie oculari. Tuttavia, l’ecografi a A-scan e B-scan richiedono formazione, tempo ed esperienza per
Pag. 114
raggiungere
un
elevato
livello
di
imaging
di
qualità.
631.
Ecografia Oculare: quadri clinici – SECONDA PARTE
Vengono descritti i quadri ecografi ci di alcune patologie oculari del vitreo, retina, coroide, corpo
ciliare, sclera e nervo ottico. Senza l’ausilio di questo strumento, il medico può non essere in grado di
rilevare o gestire una varietà di malattie oculari. Ma, l’ecografi a Ascan e B-scan richiede formazione,
tempo ed esperienza per raggiungere un elevato livello di imaging di qualità.
632.
Retinopatia diabetica e gravidanza
Diabete mellito e gravidanza hanno influenze reciproche tra loro. Il diabete mellito può complicare il
decorso della gravidanza cosi come la gravidanza può peggiorare l'andamento della patologia diabetica
in particolar modo a livello della retina. Numerosi fattori sembrano giocare un ruolo riguardo la
neovascolarizzazione retinica. Attualmente non è ancora possibile capire i meccanismi che sottendono
questa progressione. Diventa allora fondamentale la collaborazione tra i vari specialisti per garantire i
migliori esiti sia per la salute e la vista della madre che perla salute del feto.
633.
Treatment of the glaucomatous patients by means of food supplement to reduce the ocular discomfort: a double
blind randomized trial
AIM: Chronic use of multi-dose eye drops containing preservatives, such as it may happen in patients
affected by primary open angle glaucoma, often results in a damage of the ocular surface due to the
inherent toxicity of preservatives, that with time may lead to a lacrimal dysfunction syndrome and
eye dryness.
PATIENTS AND METHODS: This double blind, randomized, pilot study was conducted on 38
glaucomatous patients suffering from dry eye induced by long-term use of eye drops preserved with
BAK.
RESULTS: Treatment of these patients with a food supplement containing an association of forskolin,
rutin and vitamins B1 and B2 for 30 days increased significantly their OPI values and improved the
symptoms of dry eye with respect to a placebo-treated control group.
CONCLUSIONS: The association of forskolin, rutin and vitamins B1 and B2 appears to be protective
for the ocular surface, contributing to restore a normal equilibrium of the tear film in those subjects
in which toxic agents such as BAK had determined alterations of its homeostasis.
634.
Lipoic acid in animal models and clinical use in diabetic retinopathy
Introduction—Oxidative stress, a consequence of excessive production of reactive oxygen species
(ROS), is a factor in the development of many diseases, including diabetes and its complications. Alphalipoic acid (ALA), a naturally thiol antioxidant, has been shown to have beneficial effects on oxidative
stress parameters in various tissues. This article is an up-to-date review of current thinking regarding
ALA and its use in providing antioxidant (AO) drug therapy for ocular dysfunction due to diabetic
retinopathy (DR). Areas Covered—ALA prevents micro- and macro-vascular damage through
normalised pathways downstream of mitochondrial overproduction of ROS, and preserves pericyte
coverage of retinal capillaries. In addition, clinical studies suggest that oral administration of ALA can
improve insulin sensitivity in patients with type-2 diabetes. Moreover, ALA treatment has been shown
to suppress expression of vascular endothelial growth factor (VEGF), angiopoietin 2 and erythropoietin
via blockade of superoxide formation. Expert opinion—The diverse beneficial effects of ALA, many of
which have only recently been uncovered, suggest that it acts by multiple mechanisms on oxidative stress
parameters. Consequently, ALA supplementation is an achievable adjunct therapy to help prevent vision
loss in diabetic patients. Finally, further research to better understand the mechanism of ALA will be
useful for the development of more effective therapies in patients affected by DR.
635.
New therapies in common ocular surface disorders
Lacrimal dysfunction syndrome (LDS) and meibomian gland dysfunction (MGD) are common
pathologies of the ocular surface both characterized by quantitative and/or qualitative tear film changings.
They may result in symptoms of eye irritation, clinically apparent inflammation and ocular surface
disease. Recent researches about the chronic inflammatory nature of dry eye, revealed the possibility to
develop new treatments for LDS like new immunological drugs. MGD, alone or if it occurs contemporary
to LDS, can be treated with a thermal pulsation system, a useful tool to alleviate symptoms.
636.
Role of Dopaminergic Receptors in Glaucomatous Disease Modulation.
Both studies on animals and humans suggest the presence of dopamine (DA) receptors in the anterior
segment of the eye. Their role in the dynamics of intraocular pressure (IOP) is not yet clear. DA2 and
Pag. 115
DA3 receptors are mainly located on postganglionic sympathetic nerve endings. Their stimulation
reduces the release of norepinephrine and suppresses the production of aqueous humor. DA1 receptors
seems to be more expressed by the ciliary body and the outflow pathway of aqueous humor. The
administration of DA1-selective agonists stimulates the production of aqueous humor, increasing IOP,
whereas, DA2 and DA3 selective-agonists could reduce IOP and, therefore, the risk to develop a
glaucoma (GL). GL is a broad spectrum of eye diseases which have in common the damage to the optic
nerve and the progressive loss of the visual field. Further studies are desirable to clarify the role of the
dopaminergic system and the usefulness of DA2 and DA3 agonists in reducing IOP.
637.
Metalloproteninases and eye diseases
Matrix metalloproteinases (MMPs) are endopeptidases involved in many physiological and physical
processes. They synthesize and secrete numerous cytokines, growth factors, hormone receptors and cell
adhesion molecules The use of metalloproteinase inhibitors has been surmised in the treatment of
important diseases such as cancer, neurodegenerative and cardiovascular diseases and various types of
inflammatory diseases. With regard to the eyes, metalloproteinases and their inhibitors are implicated in
the pathogenesis of diseases such as diabetic retinopathy, primary openangleglaucoma, pseudoexfoliative
glaucoma, corneal neovascularization and ulcerations (viral and bacterial), superior limbic
keratoconjunctivitis, and climatic droplet keratopathy (CDK); they are secreted by the cells of the
trabecular meshwork and their secretion increases after trabeculectomy surgery. They also take part in
causing damage in the case of dry eye disease, pterygium, choroidal neovascularization (CNV) and agerelated
macular
degeneration
(AMD).
638.
Psychophysical exams as early indicators of diabetic retinopathy
Retinopathy is a serious and common complication of diabetes that represents the leading cause of
blindness, among people of working age, in developed countries. It is estimated that the number of people
with diabetic retinopathy (DR) will increase from 126.6 million in 2011 to 191 million by 2030. The
visual function that seems to be affected first in the course of DR is probably the contrast sensitivity; in
addition, being mainly a macular function, the perception of colour is also compromised. Moreover, the
duration of the disease, the levels of glycated haemoglobin (HbA1c) and the presence of cystoid macular
oedema are strongly associated with the impairment of fixation stability in patients with diabetes with
clinically significant macular oedema, suggesting the possible diagnostic role of microperimetry. The test
of contrast sensitivity and the microperimetry and the chromatic sensitivity tests have proved to be useful,
safe,
reproducible
and
inexpensive
tools
to
diagnose
the
disease
early.
639.
Iatrogenic dry eye disease: an eledoisin/carnitine and osmolyte drops study
Background: To evaluate the effects of an eye drop containing eleidosin and carnitine in patients
suffering from primary open-angle glaucoma (POAG) and ocular discomfort syndrome secondary to a
chronically treated with eye drops containing benzalkonium chloride (BAK) as preservative. The dry eye
disease was defined as a multifactorial drop disease concerning tears and ocular surface which brings to
discomfort symptoms and visual disorders with potential damage to the ocular surface. Several studies
underlined the beneficial effects of secretagogues drugs, such as eledoisin. It is a neuro-peptide extracted
from the salivary glands of some shellfishes. Recently it has been also showed the protective role of
carnitine in respect of the ocular surface exposed to the tear film hyperosmolarity.
Materials and methods: This randomized double-blind pilot study has been evaluated by lubricant eye
drop solutions containg eledoisin and carnitine in 40 patients with ocular discomfort syndrome secondary
to POAG, since that the patients were chronically treated with eye drops which decrease eye pressure and
contain BAK as preservative. The subjects filled out a questions form concerning the severity of the
symptoms and their impact on daily activities. Subsequently Fluorescein Break-Up Time (FBUT),
Schirmer Test 1 (ST), and Ocular Protection Index (OPI) were measured at baseline and after 15 days of
treatment. Results: At the end of therapy it was possible to match the beneficial effects of eye drops with
carnitin, taurine, sodium hyaluronate and eledoisin. In fact, after 15 days of treatment, patients of group
1 showed a decrease of approximately 50% concerning the severity of symptoms and a significant
improvement of the tests valued.
Conclusion: In summary, lubricant eye drops that restore physiological hosmolarity and stimulate tear
production
represent
a
promising
strategy
for
dry
eye
syndrome.
640.
Intravitreal Injections and Diabetic Macular Edema: Actual and New Therapeutic Options
The management of diabetic macular edema (DME) has been revolutionized in recent years. Focal
and focal/grid laser photocoagulation have been the mainstay of treatment for DME for much time.
However, nowadays, there is growing evidence that intravitreal VEGF-inhibitors (combined or not with
Pag. 116
laser photocoagulation) provide better visual outcome in patients with diabetic retinopathy. Hence, antiVEGF injections are considered the new gold standard to treat diabetic macular edema and eyes with a
reduced visual function. Further studies assessing different treatment regimens are underway to define
better
clinical
care
pathways.
641.
642.
Curcumin: Therapeutical Potential in Ophthalmology
Curcumin (diferuloylmethane) is the main curcuminoid of the popular Indian spice turmeric
(Curcuma longa). In the last 50 years, in vitro and in vivo experiments supported the main role of
polyphenols and curcumin for the prevention and treatment of many different inflammatory diseases and
tumors.The anti-inflammatory, antioxidant, and antitumor properties of curcumin are due to different
cellular mechanisms: this compound, in fact, produces different responses in different cell types.
Unfortunately, because of its low solubility and oral bioavailability, the biomedical potential of curcumin
is not easy to exploit; for this reason more attention has been given to nanoparticles and liposomes, which
are able to improve curcumin's bioavailability. Pharmacologically, curcumin does not show any doselimiting toxicity when it is administered at doses of up to 8 g/day for three months. It has been
demonstrated that curcumin has beneficial effects on several ocular diseases, such as chronic anterior
uveitis, diabetic retinopathy, glaucoma, age-related macular degeneration, and dry eye syndrome. The
purpose of this review is to report what has so far been elucidated about curcumin properties and its
potential use in ophthalmology.
L’impiego dell’acido alfa-lipoico nella retinopatia diabetica
Il metabolismo dell’ossigeno è indispensabile per sostenere la vita aerobica e l’omeostasi cellulare ha
in compito di mantenere un adeguato equilibrio tra la formazione e l’eliminazione delle specie reattive
dell’ossigeno (ROS). Lo stress ossidativo, conseguenza diretta dell’eccessiva produzione di ROS, ha un
ruolo importante nella genesi di molte patologie, incluso il diabete e le sue complicanze. La retinopatia
diabetica (RD), una complicanza microvascolare fortemente debilitante del diabete, rappresenta la
principale causa di cecità acquisita nei paesi industrializzati. L’acido alfa-lipoico, un tiolo antiossidante,
presenta degli effetti benefi ci sui parametri dello stress ossidativo in diversi tessuti, quali i nervi, i reni e
la retina. Il lipoato, o la sua forma ridotta, il diidrolipoato, reagisce con le specie reattive dell’ossigeno
come il radicale superossido, il radicale idrossilico, l’acido ipocloroso, il perossido di idrogeno e
l’ossigeno singoletto. L’acido alfa-lipoico previene il danno micro vascolare in quanto regola i processi
mitocondriali responsabili dell’eccessiva produzione di ROS e preserva l’integrità dei periciti dei
capillari
retinici.
Studi clinici suggeriscono che la somministrazione orale di acido lipoico può aumentare la sensibilità dei
tessuti
all’insulina
nei
pazienti
affetti
da
diabete
mellito
di
tipo
2.
Il trattamento con acido lipoico inibisce, inoltre, l’espressione del Vascular Endothelial Growth Factor
(VEGF), dell’angiopoietina 2 e dell’eritropoietina attraverso un blocco della formazione del radicale
superossido. La supplementazione dietetica con acido lipoico rappresenta una nuova strategia terapeutica
che
contribuisce
a
prevenire
la
perdita
visiva
nei
pazienti
diabetici.
643.
Hypobaric Hypoxia: Effects on Intraocular Pressure and Corneal Thickness
Objective. The purpose of this study focused on understanding the mechanisms underlying ocular
hydrodynamics and the changes which occur in the eyes of subjects exposed to hypobaric hypoxia (HH)
to permit the achievement of more detailed knowledge in glaucomatous disease. Methods. Twenty male
subjects, aged 3 2 ± 5 years, attending the Italian Air Force, were enrolled for this study. The research
derived from hypobaric chamber, using helmet and mask supplied to jet pilotes connected to oxygen
cylinder and equipped with a preset automatic mixer. Results. The baseline values of intraocular pressure
(IOP), recorded at T1, showed a mean of 1 6 ± 2 . 2 3 mmHg, while climbing up to 18,000 feet the mean
value was 1 3 . 7 ± 4 . 1 7 mmHg, recorded at T2. The last assessment was performed returning to sea
level (T4) where the mean IOP value was 1 2 . 8 ± 2 . 5 7 mmHg, with a significant change ( < 0 . 0 5 )
compared to T1. Pachymetry values related to corneal thickness in conditions of hypobarism revealed a
statistically significant increase ( < 0 . 0 5 ). Conclusions. The data collected in this research seem to
confirm the increasing outflow of aqueous humor (AH) in the trabecular meshwork (TM) under
conditions
of
HH.
644.
Amblyopia Treatment Strategies and New Drug Therapies.
Amblyopia is a unilateral or bilateral reduction of visual acuity secondary to abnormal visual
experience during early childhood. It is one of the most common causes of vision loss and monocular
blindness and is commonly associated with strabismus, anisometropia, and visual deprivation (in
particular congenital cataract and ptosis). It is clinically defined as a two-line difference of best-corrected
visual acuity between the eyes. The purpose of this study was to understand the neural mechanisms of
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amblyopia and summarize the current therapeutic strategies. In particular, the authors focused on the
concept of brain plasticity and its implication for new treatment strategies for children and adults with
amblyopia.
645.
Diabetic retinopathy and pregnancy.
Diabetes mellitus and pregnancy have reciprocal influences between them, therefore diabetes mellitus
may complicate the course of pregnancy as well as pregnancy can worsen the performance of diabetes
especially at the fundus oculi. Several factors seem to play a role in retinal neovascularization. Actually
it's not possible to understand the mechanisms underlying this progression. Moreover chronic
hyperglycemia leads to several events such as: the activation of aldose reductase metabolic pathway, the
activation of the diacylglycerol-protein kinase C, the non-enzymatic glycation of proteins with formation
of advanced glycation endproducts and the increase of hexosamines pathway. Although every structure
of the eye can be affected by diabetes, retinal tissue, with all its vessels, is particularly susceptible.
Pregnancy may promote the onset of diabetic retinopathy, in about 10 % of cases, as well as contribute
to its worsening when already present. The proliferative retinopathy must always be treated; treatment
should be earlier in pregnant women compared to non-pregnant women. Pregnancy can also cause
macular edema; it spontaneously regresses during the postpartum and therefore does not require
immediate
treatment.
In summary, collaboration between the various specialists is primary to ensure the best outcomes for both
mother's
health
and
sight,
and
fetus'
health.
432.
Fisiopatologia della presbiopia
Gli Autori riportano la definizione di accomodazione e le varie teorie proposte: dell’iride, classica di
Helmholtz, idraulica di Coleman, revisionista di Schachar e studi più recenti. Segue la fisiopatologia del
processo con la descrizione della riduzione dell’ampiezza accomodativa con l’età e le teorie della
presbiopia: teoria della sclerosi lenticolare, della ridotta efficienza del muscolo ciliare, la teoria
geometrica, la teoria della de-accomodazione e la teoria revisionista di Schachar.
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