Disturbo psicologico: cosa mi viene fa fare - cosa è opportuno fare Nel momento in cui nella nostra vita “ cadiamo “ sotto l’influsso di un qualche disturbo psicologico, la nostra prima reazione è quella di “ scacciarlo dalla testa “. Ma, nonostante i nostri sforzi, sentiamo che sempre più spesso si affaccia dentro di noi “ quel tarlo “. Malgrado questo continuiamo a rivolgere lo sguardo da un’altra parte, nel tentativo che ciò possa magicamente risolvere la cosa. Nel momento poi che “ il tarlo “ diventa sempre più presente, il tentativo che facciamo è quello di contrastarlo con la volontà. Il discorso che c’è dietro è che siccome siamo esseri razionali, e con la ragione progettiamo la nostra vita, non c’è motivo che non funzioni anche per quella strana idea che “ si sta impadronendo di me “. E’ un brutto colpo constatare che questo assioma non funziona. Questa ci rende increduli e di conseguenza iniziamo a sentire una sorta di smarrimento ed impotenza. Il passo successivo, che di solito parte da un desiderio di conoscere e capire per poi poter fare qualcosa, ma che invece si dimostrerà catastrofico è quello di andare su internet. Si mettono alcune parole che descrivono ciò che proviamo, clicchiamo e … si apre un universo. Si trovano definizioni, forum, modalità di approccio, terapie le più disparate … quello che doveva essere un mezzo semplice di conoscenza si rivela un campo di sabbie mobili, anche perché, in questi casi, siamo portati a recepire di solito le informazioni più allarmanti e negative. Infine, la famiglia, gli amici … non aiutano la persona. I disturbi psicologici spesso sono strani, irreali ( che significa per una persona “ normale “ stare vicino ad una che si lava continuamente le mani perché ci sono i microbi? ) per cui, il consiglio che danno è “ ma dai, sforzati … “. Questo rende ancora più cupa la vita di chi soffre per qualcosa, perché non solo lui ha già provato di tutto senza risultati, ma sentire dire “ sforzati “ lo fa sentire non capito da chi dovrebbe invece aiutarlo, consolarlo, stargli vicino … da qui un senso di solitudine. Molti poi provano con qualche prodotto rigorosamente naturale. C’è la speranza che ci tolga quell’ansia, quel disagio, quel timore … Di solito è un ulteriore delusione accorgersi che non è sufficiente. Alla fine, anche se con difficoltà, ne parla con il proprio medico. Da questo momento si affacciano due termini un po’ “ antipatici “: farmaci ( è sempre la prima cosa che viene in mente ad un medico ) e/o lo psicologo ( in senso generico ). E’ duro accettare questo, ma è anche l’inizio della possibilità di ritrovare la serenità che abbiamo perduto. Non sarà neppure facile intraprendere questa strada, perché opporremo molte resistenze, ma spesso è l’unica strada, e prima la prendiamo, prima potremo ritrovare la luce. Un Cammino psicologico o psicoterapeutico ( non sono sinonimi, si veda in altra pagina del sito – approfondimenti – ) può prevedere un aiuto farmacologico, ma può anche essere che non sia necessario. Tutto dipende dalla persona, dalla motivazione e dallo stato di gravità dei disturbi. Questo percorso, non solo ci potrà far ritrovare la nostra serenità, ma spesso ci permetterà di conoscere nuovi aspetti di noi, e ci consentirà di vivere una vita più “ piena “ rispetto a prima. Il paradosso a questo punto è che un disturbo, vissuto come un corpo alieno all’interno di noi, si può rivelare, alla fine, una opportunità di crescita e maturazione.