elenchos

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Anno XXXIII - 2012
Fascicolo 2
ELENCHOS
Rivista di studi sul pensiero antico
fondata da
Gabriele Giannantoni
BIBLIOPOLIS
194
SOMMARIO
«Elenchos». Rivista di studi sul pensiero antico
fondata da Gabriele Giannantoni
a cura dell'Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee
del C.N.R.
«Elenchos» eÁ disponibile on-line presso il sito Internet:
http://digital.casalini.it
Direttore:
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Comitato direttivo:
Enrico Berti, Aldo Brancacci, Riccardo Chiaradonna, Fernanda Decleva Caizzi, Anna
Maria Ioppolo, Marwan Rashed, David N. Sedley
Responsabile di redazione:
Maria Cristina Dalfino
Comitato di redazione:
Michele Alessandrelli, Aurora Corti, Diana Quarantotto, Francesco Verde
Editing:
Maria Cristina Dalfino
I contributi vanno indirizzati ad Anna Maria Ioppolo: [email protected]
La Direzione di «Elenchos» ha sede presso l'Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo
e Storia delle Idee. Villa Mirafiori, via C. Fea 2, 00161 Roma.
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La Rivista eÁ indicizzata in ERIH (European References Index for Humanities) e in
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Periodici e pubblicazioni vanno indirizzati alla Direzione di «Elenchos».
Gli Autori sono pregati di attenersi alle Norme redazionali stampate alla fine del fascicolo.
L'amministrazione di «Elenchos» ha sede presso la casa editrice «Bibliopolis, edizioni
di filosofia e scienze di Francesco del Franco», 80122 Napoli, via Arangio Ruiz 83.
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«Elenchos» ha periodicitaÁ semestrale.
Abbonamenti: per l'Italia: A 26,00 (print+on-line A 35,00)
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Autorizzazione del Tribunale di Napoli n. 5805/80
Direttore responsabile: Anna Maria Ioppolo
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SOMMARIO
STUDI E SAGGI
MatyaÂsÏ Havrda: Categories in Stromata viii
Filip KarfõÂk: Le temps et l'aÃme chez Plotin. AÁ propos des
EnneÂades vi 5 [23] 11; iv 4 [28] 15-16; iii 7 [45] 11
Jan Opsomer: Self-motion according to Iamblichus
Marwan Rashed: Nouveau fragment arabe du De aeternitate mundi contra Aristotelem de Jean Philopon
p.
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DISCUSSIONI, NOTE E RASSEGNE
Denis O'Brien: Empedocles' ``Mountain Path'' (fr. 24)
Francesca Pentassuglio: Duplice Afrodite, duplice Eros:
un caso di intertestualitaÁ nei Simposi socratici
RECENSIONI BIBLIOGRAFICHE
S. Mouraviev, Heraclitea IV.A. Refectio: Liber vt a nobis
Restitvtvs (G. Calenda)
Ch.H. Kahn, Essays on Being (N. Galgano)
M.J. Lutz, Divine Law and Political Philosophy in Plato's
`Laws' (D. De Brasi)
D. Sedley (ed.), The Philosophy of Antiochus (W. GoÈrler)
E. Kechagia, Plutarch `Against Colotes'. A Lesson in History of Philosophy (M. Bonazzi)
F. Frazier-D.F. LeaÄo (eds.), TycheÁ et Pronoia. La marche
du monde selon Plutarque (F. Ferrari)
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SOMMARIO
M. van Ackeren, Die Philosophie Marc Aurels (F. Alesse)
C. Maggi, Sinfonia matematica. Aporie e soluzioni in Platone,
Aristotele, Plotino, Giamblico (S. Slaveva-Griffin)
p.
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Criteri redazionali della rivista
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RECENSIONI BIBLIOGRAFICHE
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Chronos dans le `Phocion' de Plutarque (pp. 183-94); M. do CeÂu Fialho, The
Interplay of Textual References in Plutarch's `Life of Phocion' (pp. 195-205);
R. Scannapieco, I doni di Zeus, il dono di Prometeo. Strutture retoriche ed
istanze etico-politiche nella riflessione plutarchea sulla st*vg (pp. 207-38); A.
Casanova, Fortuna e carattere da Menandro a Plutarco ± Con una nota
testuale su alcune citazioni di Menandro in Plutarco (pp. 239-49). Il volume
eÁ chiuso da un accurato Index locorum (pp. 251-68).
Franco Ferrari
M. van Ackeren, Die Philosophie Marc Aurels, Band 1: Textform ±
Stilmerkmale ± Selbstdialog, Band 2: Themen ± Begriffe ± Argumente
(``Quellen und Studien zur Philosophie'', ciii), De Gruyter, BerlinBoston 2011, 764 pp.
L'imponente monografia in due tomi di Marcel van Ackeren eÁ molto
piuÁ che uno studio della personalitaÁ intellettuale e del pensiero dell'Imperatore. La sua estensione e la sua complessitaÁ dipendono principalmente
dal fatto che essa si inserisce in una tradizione di studi relativamente
recente che ha interessato in modo primario la figura di Marco Aurelio,
pur non limitandosi ad essa. Si tratta della ormai ben nota concezione
della filosofia antica come ``arte del vivere'', ``esercizio morale, spirituale''; ovvero, per usare un termine che eÁ storicamente e realmente
all'origine di questa particolare tendenza della filosofia antica, come
ascesi. La definizione della filosofia come ascesi eÁ legata al nome di Pierre
Hadot e ai suoi lavori, uno dei quali (La citadelle inteÂrieure: Introduction
aux `PenseÂes' de Marc AureÁle, Paris 1992) eÁ appunto uno studio su Marco
Aurelio, al quale si applica la concezione della riflessione filosofica come
attitudine pratica e cura dell'anima. Connessa a questa tendenza storiografica, ma non identica ad essa, eÁ anche una linea di ricerca che negli
ultimi anni ± specie grazie ai lavori di Christopher Gill ± ha indagato sui
modi del pensiero filosofico antico (e piuÁ in generale della cultura greca) di
rappresentare il ``seÂ'' o delineare la nozione di personalitaÁ individuale. Lo
sforzo di rappresentare il se in modo teorico, cioeÁ in modo piuÁ o meno
astratto, e l'impegno di porsi in relazione con esso, quasi fosse un interlocutore, un riflesso oggettivo del proprio carattere, si manifestano, secondo
la prospettiva di Gill che van Ackeren condivide nelle linee generali ma
sviluppa in modo originale, dall'etaÁ preclassica (con Omero) fino alla
prima etaÁ imperiale. Si tratta di un doppio processo di ``riconoscimento
392
RECENSIONI BIBLIOGRAFICHE
di seÂ'', o appropriazione, e ``distacco da seÂ'', capacitaÁ di prendere le
distanze da se per analizzarsi (Selbstidentifikation und Selbstdistanzierung,
secondo le parole dell'A., cfr. i, p. 225). In questo duplice percorso si
parte dalle forme letterarie arcaiche, e quindi dai monologhi degli eroi
omerici, dai quali trapela la prima consapevolezza di poter analizzare ``il
proprio cuore'', quasi ci si potesse osservare dal di fuori, e si giunge alle
piuÁ sofisticate teorie platoniche, aristoteliche e stoiche del dialogo interiore, dell'insorgenza del desiderio, della oikeiosis; dottrine nelle quali si fa
certo piuÁ chiaro il problema dell'articolazione del se e del possibile conflitto al suo interno.
La concezione secondo cui la filosofia tout court eÁ prima di ogni altra
cosa arte del vivere, esercizio pratico dell'anima, messa in pratica di valori
generali, ha come prima conseguenza, visibile in Marco Aurelio in modo
eminente, che la forma prescelta dell'esposizione filosofica eÁ parte integrante dell'esercizio e della stessa prassi filosofica. Questa idea eÁ alla base
della struttura dell'opera di van Ackeren, che analizza il pensiero di Marco
Aurelio, ma anche tutto il suo retroterra, dapprima sotto il punto di vista
delle forme espressive ed espositive e poi sotto il punto di vista tematico e
dei contenuti filosofici. Il primo volume pertanto (Textform ± Stilmerkmale
± Selbstdialog) si occupa appunto della forma dell'esposizione delle Selbstbetrachtungen (che d'ora in poi saranno indicate con il titolo Meditazioni,
malgrado la scelta dell'Autore tedesco sia piuÁ aderente al greco sa+ ei\|
e<atso*m), dell'individuazione del genere letterario adottato dall'Imperatore
e delle particolaritaÁ linguistiche. L'analisi si apre con la questione se
l'opera di Marco Aurelio possa reputarsi anche un'autobiografia, e che
l'A. risolve sostenendo che le Meditazioni rientrano nel genere autobiografico se per questo si intenda non solo la narrazione (ErzaÈhlung) delle
proprie vicende ma anche il richiamo ai fatti della propria vita a fini
argomentativi. Assumono poi grande rilievo le osservazioni sugli elementi
formali della letteratura parenetica e protrettica (uso di forme verbali
imperative o esortative, carattere sintetico della frase gnomica, i, pp.
114-46), e sulla frequente presenza, in tale letteratura, della struttura
dialogica. Grande attenzione eÁ dedicata anche al genere consolatorio e a
quello diatribico. La parte piuÁ rilevante del primo volume per i fini di
questa prima metaÁ dell'indagine, eÁ certamente quella relativa al dialogo
interiore o ``dialogo con seÂ'' (`Selbstbetrachtungen' und Selbstdialog, i, pp.
206-87). In questo contesto vengono chiariti i caratteri peculiari di ``monologo'', ``discorso interiore'' e ``dialogo con seÂ'' (Die Begrifflichkeiten:
Monolog, SelbstgespraÈch und Selbstdialog) e viene ripercorsa la storia lette-
RECENSIONI BIBLIOGRAFICHE
393
raria dell'uso del dialogo interiore e dello sdoppiamento, formale e quindi
linguistico, del soggetto che parla con se e riflette su e con seÂ, come con un
``altro''. L'A. dedica un'attenta analisi ai principali quattro monologhi
omerici (Il. xi 404-410, xvii 91-105, xix 533-570, xxii 99-130), nei quali
sostiene che non sia mai realmente adottata la seconda persona singolare,
non, almeno, nel modo medesimo e con la stessa intenzione in cui la
seconda persona singolare eÁ adottata in Epitteto e Seneca (oltre che in
Marco stesso): cioeÁ indicando con il ``tu'' esattamente se stesso, laddove
l'eroe omerico, in particolare Odisseo in Od. xx 18-21, usa il ``tu'' apparentemente per parlare ad una parte di seÂ. Conclude il primo volume un
capitolo dedicato al ruolo svolto dalla retorica nello sviluppo dei modi di
esporre la filosofia.
Lo scopo principale del primo volume, alla luce dei presupposti metodologici adottati dall'A., eÁ quello di mostrare che le meditazioni di
Marco Aurelio sono la messa in pratica della filosofia stoica (`Selbstbetrachtungen' als praktizierte stoische Philosophie, cfr. i, pp. 25-38), ma nel senso
preciso per cui, se la filosofia eÁ principalmente ascesi ed esercizio, la
scrittura filosofica eÁ parte integrante dell'esercizio. Le Meditazioni rappresentano l'ascesi del loro autore non tanto e non solo nelle idee che esprimono ma, prima di tutto, nel modo in cui sono composte e nelle formule
linguistiche che contengono.
Con il secondo volume si passa all'altro versante dell'indagine, quello
contenutistico e dottrinario. Questa seconda parte eÁ un'analisi delle dottrine, principalmente stoiche, di cui Marco Aurelio fa professione scrivendo le sue Meditazioni. L'analisi eÁ condotta sulla base di un preciso
presupposto metodologico, anch'esso ispirato all'esegesi di Hadot, secondo il quale vi sono due tipi di sistematicitaÁ del pensiero filosofico:
quella che deve rivelarsi necessariamente nella esposizione delle idee e
quindi nella composizione dello scritto filosofico, dovendo quest'ultimo
trasmettere e insegnare il sistema; e la sistematicitaÁ, per cosõÁ dire, latente e
presupposta, presente nelle conoscenze del filosofo che scrive per un fine
``ascetico'', ma che non si rivela nella composizione scritta. Pertanto l'assenza di carattere sistematico, che eÁ il tratto unanimemente riconosciuto
alle Meditazioni, diventa una questione di intenzione e di finalitaÁ dell'opera, la cui stesura presuppone la conoscenza del sistema ma non la riflette
in modo formale. Marco Aurelio non eÁ un pensatore sistematico nel modo
in cui lo fu Crisippo: cioÁ dipende dalla natura speciale dell'unico documento a noi noto della sua produzione filosofica: una natura che giustifica
in pieno la ricerca di questo libro. La filosofia come esercizio spirituale e
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RECENSIONI BIBLIOGRAFICHE
dialogo interiore, l'unitaÁ della forma espositiva e della finalitaÁ della filosofia, sono elementi che rendono superflua una argomentazione sistematica. Per un'istanza filosofica che persegue la conoscenza di seÂ, il sistema eÁ
un supporto di cui bisogna disporre giaÁ in partenza e non un obiettivo.
Chiarito questo, l'esposizione di van Ackeren delle tematiche filosofiche delle Meditazioni eÁ quanto di piuÁ sistematico ci si possa aspettare: il
secondo volume infatti si articola in quattro capitoli: 2. Physik ± zur
Theorie der Natur des Ganzen: Monismus und Immanenz; 3. Die Natur des
Menschen, all'interno del quale si tratta il topos politico (3.2 Die politische
und vernuÈnftige Natur des Menschen) per via del fatto che Marco Aurelio,
nell'interpretazione di van Ackeren, ritiene che la finalitaÁ della ragione
umana e la stessa essenza del logos coincidano con la funzione politica e
non con una platonizzante separazione dal mondo dei corpi e sopravvivenza nell'aldilaÁ; 4. Logik ± Vernunftgebrauch; 5. Ethik (che include naturalmente anche la trattazione delle passioni, oltre che quelle del fine,
dell'impulso e degli atti convenienti). I capitoli cosõÁ disposti ripercorrono
tutto il sistema della filosofia stoica secondo la partizione attestata dalle
dossografie, e anche secondo l'ordine di prioritaÁ attestato per molti degli
Stoici antichi.
Malgrado non sia possibile in questa sede rendere ampia giustizia
della ricchezza di quest'opera, si deve dire che essa soddisfa pienamente i
requisiti della storiografia filosofica ``classica'', quella cioeÁ che richiede
ampie contestualizzazioni di ogni specifico problema. Il complessivo apprezzamento del lavoro non esclude qualche rilievo o, piuttosto, qualche
riflessione.
Nel secondo tomo, un capitolo eÁ dedicato al modo in cui Marco
Aurelio elabora la separazione di anima e corpo e alla questione se tale
elaborazione sia un'ereditaÁ platonica (Marc Aurels Auffassung von KoÈrper
und Seele ± ein Platonismus?, ii, pp. 479-502). Gli elementi di platonismo
alla luce dei quali sono analizzate la psicologia e l'antropologia di Marco
Aurelio sono, in primo luogo, il fatto che la natura dell'uomo appartiene al
mondo corporeo e, in secondo luogo, lo stato speciale della ragione. Le due
questioni vanno tenute separate percheÂ, anche se sono presenti e connesse
l'una all'altra sia in Platone che in Marco Aurelio, non eÁ detto che i due
filosofi abbiano stabilito fra esse il medesimo rapporto. In breve, lo studioso considera i passi delle Meditazioni che evocano la tricotomia della
natura umana (intelletto-anima-corpo) e la separazione della ragione rispetto al corpo come segnali di una forte suggestione esercitata da Platone,
dal quale peroÁ Marco non assume i presupposti metafisici e nemmeno
RECENSIONI BIBLIOGRAFICHE
395
quelli assiologici (si vedano al riguardo le considerazioni di p. 497 sull'assenza, nell'Imperatore, di un rapporto tra corporeitaÁ e male). La ragione eÁ
separata dal corpo per la sua natura fondamentalmente sociale e politica e
il capitolo successivo (Die politische und vernuÈnftige Natur der Menschen:
Gemeinschaftsorientierung von Vernunft und Handeln, pp. 502-53) contiene
la soluzione ai problemi sollevati dal capitolo in cui eÁ indagato il rapporto
tra ragione e corpo e l'eventuale influenza platonica.
Tuttavia andrebbe osservato come il richiamo evidente e costante al
platonismo, nelle Meditazioni, non sia tanto riflesso nella definizione di
ragione ma in quella di corpo; quest'ultimo eÁ definito, tramite immagini e
similitudini che hanno precisi riscontri nei dialoghi e nella letteratura
platonica tardiva, come una materia fluida, sostanza instabile, mobile,
simile ad una corrente di fiume che travolge e sradica, ma anche invasiva,
come acqua che sommerge. EÁ tradizione fare riferimento ad Eraclito per
spiegare l'uso dell'immagine della corrente del fiume; ma, se preso in
modo esclusivo, tale riferimento eÁ fuorviante. In Marco Aurelio, diversamente da quanto sostenuto da van Ackeren, la definizione della corporeitaÁ
come corrente che travolge, o acqua che sommerge, ha un preciso valore
assiologico, che consiste nel sottolineare l'impossibilitaÁ del corpo di assurgere alla veritaÁ e al bene. L'intrinseca instabilitaÁ del corpo agli occhi di
Marco eÁ un fattore negativo percheÂ, prima ancora che un segno di inferioritaÁ ontologica rispetto alla ragione (al nous), eÁ un segno di caducitaÁ e
deperimento. Il linguaggio che Marco adopera per descrivere la caducitaÁ
dei corpi rivela un forte sentimento di repulsione che, andando oltre il
linguaggio dello stesso Platone, riflette certo la suggestione esercitata dal
platonismo. In aggiunta, si deve considerare che il ruolo politico della
ragione non eÁ costantemente mantenuto nell'opera, talora anzi pare venir
meno, come in v 20, 1 e soprattutto in viii 56, 1 (s{& e\l{& pqoaiqesij{& so+
sot& pkgri* om pqoaiqesijo+m e\pi* rg| a\dia*uoqo*m e\rsim).
Riguardo alla prima parte dell'opera, l'indagine di van Ackeren eÁ
condotta con estrema perizia relativamente alla storia di numerosi generi
letterari classici, e molte soluzioni si rivelano brillanti e originali, come
quella di intendere le Meditazioni come uno scritto anche autobiografico
ma non nel senso di una narrazione quanto in quello di un utilizzo argomentato e tematizzato delle proprie esperienze. Anche l'analisi linguistica
condotta sui Selbstdialoge omerici eÁ di grande interesse. Ma ci si sarebbe
attesi qualche considerazione su Platone, e non solo per le pagine che
teorizzano il dialogo dell'anima con se stessa (Theaet. 189 d-190 e; soph.
263 e-264 a; Phil. 38 d-39 a); l'A. fa chiara menzione della funzione
396
RECENSIONI BIBLIOGRAFICHE
originariamente elenctica del dialogo, dell'importanza della dinamica
Frage-Antwort anche nella rappresentazione di un monologo, cioeÁ nel discorso interiore, e infine della struttura dialogica nelle sue varie applicazioni. Ma eÁ appunto nel dialogo platonico che la funzione dell'elenchos si
chiarisce storicamente e quindi, seppure in Platone non si trovi mai il caso
particolare di un soggetto che monologa adoperando la seconda persona
singolare, eÁ dai suoi dialoghi che si trae sia il modo in cui si costituisce la
struttura dialogica fondamentale, sia la funzione parenetico-protrettica
del dialogo e il valore normativo delle sue conclusioni. Inoltre, in riferimento alle Meditazioni come scritto autobiografico non narrativo ma argomentato, l'Apologia platonica e forse una parte del Fedone possono aver
rappresentato dei suggestivi modelli. Stupisce infine una certa assenza
della tragedia: i noti versi 1040-1058 e 1241-1250 della Medea sono un
buon esempio del conflitto interiore tra il proposito, il sentimento e l'impulso, conflitto che viene rappresentato tramite l'alternarsi della prima
persona singolare, variata con la prima plurale, e la seconda persona singolare, con cui l'eroina ``apostrofa'' il suo cuore o la sua mano (metafore
rispettivamente del sentimento e dell'impulso pratico). Anche il breve e
altrettanto celebre monologo di Antigone, nei versi 891-928 della tragedia
sofoclea, meriterebbe attenzione perche costituisce un caso di riflessione
sull'azione compiuta e sulle motivazioni morali che l'hanno promossa,
piuttosto che di deliberazione, o riflessione sull'azione da compiere: un
caso interessante per le Meditazioni che, raccomandano il costante vaglio
delle azioni compiute come parte dell'esame della coscienza morale (cfr. ad
es. iv 32, 4; 38; v 8, 12; 9, 1; 31; vi 21, 49; vii 4; 26; viii 2 ecc.).
Come detto, questi rilievi sono da cogliersi come spunti di riflessione, dettati dall'interesse dell'indagine svolta. Il libro di Marcel van
Ackeren si inquadra in una linea critica molto suggestiva nella storiografia
recente. La soliditaÁ dell'impianto metodico e l'ampiezza della letteratura
considerata ne fanno un'opera tra le piuÁ significative sulla letteratura
filosofica imperiale.
Francesca Alesse
C. Maggi, Sinfonia matematica. Aporie e soluzioni in Platone, Aristotele,
Plotino, Giamblico, Loffredo, Napoli 2010, 252 pp.
Claudia Maggi's Sinfonia matematica offers the best comprehensive
treatment of the concept of number in Plotinus and Iamblichus up to date.
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