Corso di Immunologia A.A. 2011-12 Antigeni 1 Cosa dobbiamo conoscere al termine della lezione • La differenza tra: immunogeno, antigene, aptene • I fattori che influenzano l’immunogenicità • La natura chimica degli immunogeni • La differenza tra le strutture di antigeni T-indipendenti e Tdipendenti • Il concetto di coniugati aptene-carrier • La caratterizzazione dei determinanti antigenici • Il concetto di superantigeni KEYWORDS: • Immunogen, Antigen, Hapten, Epitope, Antigenic determinant, Antibody, T-independent antigen, T-dependent antigen, Hapten-carrier conjugate, Native determinant, Haptenic determinant, Superantigen 2 Definitions • Immunogen - A substance that induces a specific immune response. • Antigen (Ag) - A substance that reacts with the products of a specific immune response. • Hapten - A substance that is non-immunogenic but which can react with the products of a specific immune response. Haptens are small molecules which could never induce an immune response when administered by themselves but which can when coupled to a carrier molecule. Free haptens, however, can react with products of the immune response after such products have been elicited. Haptens have the property of antigenicity but not immunogenicity. • Epitope or Antigenic Determinant - That portion of an antigen that combines with the products of a specific immune response. • Antibody (Ab) - A specific protein which is produced in response to an immunogen and which reacts with an antigen. 3 Antigeni (1) Il riconoscimento antigenico da parte di linfociti T e B e` un aspetto fondamentale nell'induzione della RI. Nel riconoscimento bisogna considerare almeno 3 aspetti: 1) cosa viene riconosciuto, e 2) quale linfocita e 3) quale recettore riconosce l'antigene. Il nome "Antigene" deriva dal greco e significa: "qualcosa che genera una sostanza contro….". Possiamo definire come antigene (Ag) qualsiasi molecola che reagisce con gli elementi del sistema immunitario, comprendendo sia sostanze esogene che endogene (nel caso di patologie autoimmuni). Secondo una definizione molto generale, un Ag: · È in grado di indurre una risposta immunitaria (ovvero di provocare la produzione di anticorpi o l'instaurarsi di una risposta cellulo-mediata) · È in grado di reagire col sistema immunitario (S.I.) 4 Antigeni (2) Però, per essere più precisi, qualunque sostanza in grado di suscitare una risposta immune si definisce IMMUNOGENICA, e viene detta IMMUNOGENO. Bisogna quindi fare una netta distinzione operativa tra ANTIGENE e IMMUNOGENO: l'antigene è quella sostanza in grado di legarsi ad uno specifico anticorpo (oppure a un linfocita T): tutti gli antigeni sono potenzialmente in grado di stimolare la produzione di anticorpi specifici, ma solo alcuni sono in grado di farlo realmente, perché la maggior parte si comportano da APTENI, ovvero ci riescono solo se legati ad una molecola (CARRIER) che li fa diventare immunogeni. Quindi, una molecola può essere antigenica (cioè può reagire con i prodotti o componenti del S.I.) ma non essere immunogenica (cioè non essere in grado DA SOLA di indurre una risposta immunitaria). Quindi: "TUTTI GLI IMMUNOGENI SONO ANTIGENI, MA NON TUTTI GLI ANTIGENI SONO IMMUNOGENI". 5 Antigeni (3) EPITOPO o DETERMINANTE ANTIGENICO: parte di un antigene che entra in contatto con il sito di legame di un Ac o col recettore per l’Ag delle cellule T. (Gli epitopi sono praticamente le porzioni più importanti dell’antigene, capaci di evocare la risposta immunitaria). APTENE: molecola a basso peso molecolare (< 4 kD) in grado di agire come epitopo ma che di per sé non è in grado di evocare una risposta anticorpale. L’aptene è quindi una molecola antigenica ma non immunogena, a meno che non sia legata ad un CARRIER; induce una risposta immunitaria solo nel caso in cui il S.I. sia venuto precedentemente a contatto col complesso aptene–carrier. 6 Antigeni (4) Un antigene possiede normalmente piu` di un epitopo, quindi la risposta che indurra` sara` policlonale, cioe` verranno attivati piu` cloni linfocitari. Vi sono tuttavia alcune molecole antigeniche che posseggono uno o pochi epitopi immunodominanti, e sono in grado quindi di indurre una risposta monoclonale (se un solo clone viene attivato) od oligoclonale (quando vengono attivati pochi cloni). All'interno di una molecola antigenica puo` vigere una gerarchia nell'immunodominanza degli epitopi, con conseguente attivazione preferenziale di alcuni cloni confronto ad altri. 7 Antigeni (7) Attraverso prove di sostituzione aminoacidica e cross-reattività Landsteiner ha stabilito l’importanza di alcune caratteristiche: · POSIZIONE degli aminoacidi con cui reagisce l’Ac · GRANDEZZA · CARICA · STEREOISOMERIA (stereoisomeri diversi danno risposte diverse ) 8 Caratteristiche antigeni (1) CARATTERISTICHE CHE DEVE AVERE UNA PROTEINA AFFINCHE’ FUNZIONI DA ANTIGENE: · Peso molecolare (superiore a 5.000Da). Infatti, più una proteina è grande e complessa, più verrà spezzettata e frammentata (come vedremo, le molecole MHC hanno preferenza a legare e presentare frammenti peptidici, e non proteine intere). · Complessità chimica · Solubilità (necessaria per il trasporto) · Estraneità (infatti l’Ag deve differenziarsi il più possibile dalla forma delle proteine self, altrimenti si ha l’instaurarsi di patologie autoimmuni) · Dose di somministrazione: sotto certe dosi, molte proteine non sono in grado di provocare una risposta immune. A dosi molto alte, d’altra parte, la risposta immunitaria è inibita. In alcuni casi, dosi troppo alte o troppo basse possono indurre stati irresponsivi noti come "Tolleranza acquisita da bassa o alta dose". Le Risposte Secondarie in genere necessitano di una dose più bassa di Ag, come conseguenza dell’instaurarsi della Memoria Immunologica. · Via di somministrazione: di solito la Via Sottocutanea è la più potente. 9 Caratteristiche epitopi (1) 1. I determinanti antigenici devono essere accessibili agli anticorpi (Ac) Nel 1960 SELA & ARNON studiarono l’immunogenicità di diverse catene laterali aminoacidiche legate ad uno scheletro polilisinico (il S.I. non reagisce contro polimeri di molecole identiche ripetute): se il determinante antigenico delle catene (dato da residui di ac. Glutammico o tirosina legati a polialanina ) risulta inaccessibile agli Ac non si ha risposta immunitaria, risposta che compare invece in seguito allo smascheramento degli epitopi (aumentando ad esempio la distanza fra catene) 10 Caratteristiche epitopi (2) 2. I determinanti antigenici possono essere continui o discontinui Negli anni ’60 A. Tassi fece degli studi su mioglobina di balena e trovò che in questa molecola di 153 a.a. erano presenti 5 regioni in grado di provocare una risposta anche dopo la frammentazione della molecola e che tali regioni risultavano essere su zone esposte e flessibili. Questi tipi di determinanti antigenici sono detti continui (o lineari) poiché dati da a.a. disposti in modo lineare, cioè uno dopo l’altro nella sequenza primaria della proteina. Esistono però altri tipi di determinanti, la cui esistenza è stata dimostrata successivamente utillizzando molecole di lisozima, detti discontinui (o conformazionali) formati da a.a che erano discontinui nella sequenza primaria, ma che diventano contigui nella struttura terziaria, perché sono portati ad unirsi grazie al ripiegamento tridimensionale della proteina. (ad es. 2 regioni legate da ponti disolfuro). Alla luce di ciò possiamo probabilmente attribuire il successo degli esperimenti di Tassi alla relativa semplicità strutturale della globina. 11 Caratteristiche epitopi (3) Gli epitopi lineari, in particolare, sono riconosciuti sia dai linfociti T che dai linfociti B mentre quelli conformazionali solo dai linfociti B. ATTENZIONE: gli epitopi lineari sono anche conformazionali, ma non è vero il contrario; infatti l’immunogenicità di una porzione proteica dipende da come essa è presentata (potenzialmente qualsiasi porzione di una molecola può essere immunogena se presentata correttamente). 12 Caratteristiche epitopi (4) 3. I Determinanti Antigeni possiedono alcuni residui più importanti di altri (EPITOPI IMMUNO-DOMINANTI). Durante l’ ipermutazione somatica gli Ac ad affinità maggiore sono quelli diretti contro epitopi dominanti (epitopi immunodominanti) mentre quelli meno affini contro epitopi più nascosti. Nel corso di una risposta immunitaria si ha quindi una sorta di "Selezione Darwiniana" tra gli epitopi più importanti, verso i quali vengono prodotti Ac più "forti". Da qui deduciamo che gli Ag hanno porzioni più o meno importanti e che gli epitopi immuno dominanti si trovano su porzioni idrofiliche degli Ag (perché piu’ facilmente raggiungibili dagli Ac) piuttosto che idrofobiche. Essendo questi epitopi quelli contro cui, con maggiore probabilità, reagiranno gli Ac, anche in individui diversi, sono solitamente utilizzati per la preparazione di vaccini. 13 Caratteristiche epitopi (5) 4. Mobilità del sito antigenico: L’antigene è dotato di una certa mobilità strutturale in modo da permettere all’anticorpo di "incastrarsi" bene (ricordando un po’ un meccanismo chiave-serratura, in cui però la chiave è fatta di gomma!). Le forze in gioco nel legame Ag-Ac (non covalente): • Ponti idrogeno • Interazioni elettrostatiche • Forze di Van der Waals • Interazioni idrofobiche 14 Factors Influencing Immunogenicity Contribution of the Immunogen • Foreigness - The immune system normally discriminates between self and non-self such that only foreign molecules are immunogenic. • Size - There is not absolute size above which a substance will be immunogenic. However, in general, the larger the molecule the more immunogenic it is likely to be. • Chemical Composition – – – – Primary Structure Secondary Structure Tertiary Structure Quarternary Structure Sequence determinants Conformational determinants In general, the more complex the substance is chemically the more immunogenic it will be. The antigenic determinants are created by the primary sequence of residues in the polymer and/or by the secondary, tertiary or quaternary structure of the molecule. 15 Factors Influencing Immunogenicity Contribution of the Immunogen • • • • Foreigness Size Chemical Composition Physical Form – Particulate > Soluble – Denatured > Native In general particulate antigens are more immunogenic than soluble ones and denatured antigens more immunogenic than the native form. 16 Factors Influencing Immunogenicity Contribution of the Immunogen • • • • • Foreigness Size Chemical Composition Physical Form Degradability – Ag processing by Ag Presenting Cells (APC) Antigens that are easily phagocytosed are generally more immunogenic. This is because for most antigens (T-dependent antigens, see below) the development of an immune response requires that the antigen be phagocytosed, processed and presented to helper T cells by an antigen presenting cell (APC). 17 Factors Influencing Immunogenicity Contribution of the Biological System • Genetics – Species – Individual • Responders vs Non-responders Some substances are immunogenic in one species but not in another. Similarly, some substances are immunogenic in one individual but not in others (i.e. responders and non-responders). The species or individuals may lack or have altered genes that code for the receptors for antigen on B cells and T cells or they may not have the appropriate genes needed for the APC to present antigen to the helper T cells. • Age - This can also influence immunogenicity. Usually the very young and the very old have adiminished ability to mount and immune response in response to an immunogen. 18 Factors Influencing Immunogenicity Method of Administration • Dose - The dose of administration of an immunogen can influence its immunogenicity. There is a dose of antigen above or below which the immune response will not be optimal. • Route – Subcutaneous > Intravenous > Intragastric Generally the subcutaneous route is better than the intravenous or intragastric routes. The route of antigen administration can also alter the nature of the response • Adjuvant – Substances that enhance an immune response to an Ag Substances that can enhance the immune response to an immunogen are called adjuvants. The use of adjuvants, however, is often hampered by undesirable side effects such as fever and inflammation. 19 Chemical Nature of Immunogens • Proteins - The vast majority of immunogens are proteins. These may be pure proteins or they may be glycoproteins or lipoproteins. In general, proteins are usually very good immunogens. • Polysaccharides - Pure lipopolysaccharides are good immunogens. polysaccharides and • Nucleic Acids - Nucleic acids are usually poorly immunogenic. However they may become immunogenic when single stranded or when complexed with proteins. • Lipids - In general lipids are non-immunogenic, although they may be haptens. 20 Types of Antigens T-independent • T-independent Antigens - T-independent antigens are antigens which can directly stimulate the B cells to produce antibody without the requirement for T cell help In general, polysaccharides are T-independent antigens. The responses to these antigens differ from the responses to other antigens. 21 Properties of T-indipendent antigens • Polymeric structure - These antigens are characterized by the same antigenic determinant repeated many times. • Polyclonal activation of B cells - Many of these antigens can activate B cell clones specific for other antigens (polyclonal activation). T-independent antigens can be subdivided into Type 1 and Type 2 based on their ability to polyclonally activate B cells. Type 1 T-independent antigens are polyclonal activators while Type 2 are not. • Resistance to degradation - T-independent antigens are generally more resistant to degradation and thus they persist for longer periods of time and continue to stimulate the immune system. 22 Types of Antigens T-independent • Polysaccharides • Properties – Polymeric structure – Polyclonal B cell activation • Yes -Type 1 (TI-1) • No - Type 2 (TI-2) – Resistance to degradation • Examples – Pneumococcal polysaccharide, lipopolysaccharide – Flagella 23 Types of Antigens T-dependent • T-dependent Antigens - T-dependent antigens are those that do not directly stimulate the production of antibody without the help of T cells. Proteins are T-dependent antigens. Structurally these antigens are characterized by a few copies of many different antigenic determinants 24 Types of Antigens T-dependent • Proteins • Structure • Examples – Microbial proteins – Non-self or Altered-self proteins 25 Hapten-carrier conjugates • Definition - Hapten-carrier conjugates are immunogenic molecules to which haptens have been covalently attached. The immunogenic molecule is called the carrier. • Structure Haptenic determinants – native determinants – haptenic determinants Native determinants The actual determinant created by the hapten consists of the hapten and a few of the adjacent residues, although the antibody produced to the determinant will also react with free hapten. In such conjugates the type of carrier determines whether the response will be T-independent or T-dependent. 26 Riconoscimento dell’antigene (1) I linfociti T e B hanno il recettore per l'antigene strutturalmente correlato e codificato da una famiglia di geni simili (supergene family). Nonostante questo, il loro meccanismo di riconoscimento antigenico varia considerevolmente. Una prima differenza e` data dal fatto che il linfocita T riconosce il determinante antigenico associato a molecole codificate dal MHC sulla superficie di cellule accessorie, mentre il linfocita B riconosce il solo determinante antigenico e non richiede strettamente la presenza di una cellula accessoria. Inoltre, e` stato osservato che i linfociti T, a differenza dei B, per riconoscere l'antigene su di una cellula accessoria richiedono che l'antigene sia processato o degradato o, come piu` recentemente dimostrato, sia almeno modificata la sua conformazione. Una differenza che ne consegue e` che il linfocita T, a differenza del B, non discrimina tra conformazioni native e denaturate dell'antigene. 27 Riconoscimento dell’antigene (2) I linfociti T, e piu` precisamente il loro recettore, riconoscono una sequenza lineare di aminoacidi (circa 5-12 a.a. della struttura primaria di una proteina) presenti in una struttura secondaria (alpha elica). Al contrario, i linfociti B, o piu` propriamente il loro recettore immunoglobilinico, legano sia sequenze di amminoacidi primarie o secondarie (sequenziali) che sequenze terziarie (conformazionali). 28 Riconoscimento dell’antigene (3) Ulteriori analisi utilizzando peptidi sintetici hanno dimostrato che i linfociti T riescono a discriminare differenze al livello anche di un solo amminoacido. Per esempio, linfociti T regolatori specifici per il lisozima di pollo riconoscono una modificazione di un singolo amminoacido in posizione 3 della molecola. Inoltre, e` stato osservato che una sequenza di 24 aminoacidi della parte carbossiterminale dell'emoagglutinina del virus influenzale puo` attivare o indurre tolleranza a livello di cloni T specifici (a seconda delle dosi): tuttavia, se un loop viene inserito nel peptide, nascondendo cosi` alcuni aminoacidi, non e` piu` possibile "tollerizzare" i cloni T in assenza di cellule accessorie: l`aggiunta di cellule accessorie con conseguente processazione e distruzione del loop, ripristina la possibilita` di indurre tolleranza. 29 Riconoscimento dell’antigene (4) Questa grande specificita` dei linfociti T di discriminare pochi aminoacidi viene ulteriormente aumentata dall'associazione con le molecole MHC: per esempio e` stato osservato che la sostituzione di un singolo amminoacido sulla catena alpha di DR (una molecola di classe II umana) altera il riconoscimento associativo. Cio` dimostra la fine specificita` discriminativa del recettore del linfocita T e da` un'idea della variabilita` del suo repertorio recettoriale. 30 Antigenic Determinants Recognized by B cells and Ab • Composition - Antigenic determinants recognized by B cells and the antibodies secreted by B cells are created by the primary sequence of residues in the polymer (linear or sequence determinants) and/or by the secondary, tertiary or quaternary structure of the molecule (conformational determinants). – Proteins, polysaccharides, nucleic acids – Sequence (linear) determinants – Conformational determinants • Size - In general antigenic determinants are small and are limited to approximately 4-8 residues. (amino acids and or sugars). The combining site of an antibody will accommodate an antigenic determinant of approximately 4-8 residues. – 4-8 residues 31 Antigenic Determinants Recognized by B cells and Ab • Composition • Size • Number – Limited – Located on the external surfaces of the Ag Fe Although, in theory, each 4-8 residues can constitute a separate antigenic determinant, in practice, the number of antigenic determinants per antigen is much lower than what would theoretically be possible. Usually the antigenic determinants are limited to those portions of the antigen that are accessible to antibodies as illustrated in the Figure (antigenic determinants are indicated in blu). 32 Antigenic Determinants Recognized by T cells • Composition - Antigenic determinants recognized by T cells are created by the primary sequence of amino acids in proteins. T cells do not recognize polysaccharide or nucleic acid antigens. This is why polysaccharides are generally T-independent antigens and proteins are generally T-dependent antigens. The determinants need not be located on the exposed surface of the antigen since recognition of the determinant by T cells requires that the antigen be proteolytically degraded into smaller peptides. Free peptides are not recognized by T cells, rather the peptides associate with molecules coded for by the major histocompatibility complex (MHC) and it is the complex of MHC molecules + peptide that is recognized by T cells. – Proteins – Sequence determinants • Processed • MHC presentation 33 Antigenic Determinants Recognized by T cells • Size - In general antigenic determinants are small and are limited to approximately 8-15 amino acids. – 8 -15 residues • Number - Although, in theory, each 8-15 residues can constitute a separate antigenic determinant, in practice, the number of antigenic determinants per antigen is much less than what would theoretically be possible. The antigenic determinants are limited to those portions of the antigen that can bind to MHC molecules. This is why there can by differences in the responses of different individuals. – Limited to those that can bind to MHC 34 Superantigeni Alcuni antigeni microbici (tossine batteriche, proteine retrovirali) hanno la caratteristica di attivare molti cloni mediante una medesima sequenza amminoacidica. Tale sequenza non si lega a molecole MHC ed al recettore T nel sito classico di legame (assenza di restrizione genetica nella RI), ma si lega al TCR nella zona ipervariabile comune a diversi TCR. In tal caso si parla di superantigeni. 35 Superantigens • Definition - When the immune system encounters a conventional T- dependent antigen, only a small fraction (1 in 10 -105) of the T cell population is able to recognize the antigen and become activated (monoclonal/oligoclonal response). However, there are some antigens which polyclonally activate a large fraction of the T cells (up to 25%). These antigens are called superantigens. 36 Superantigens Conventional Antigen Monoclonal/Oligoclonal T cell response Superantigen Polyclonal T cell response 1:4 - 1:10 1:104 - 1:105 37 Superantigens • Definition • Examples – Staphylococcal enterotoxins - (food poisoning) – Staphylococcal toxic shock toxin - (toxic shock syndrome) – Staphylococcal exfoliating toxin - (scalded skin syndrome) – Streptococcal pyrogenic exotoxins - (shock) Although the bacterial superantigens are the best studied there are superantigens associated with viruses and other microorganisms as well. The diseases associated with exposure to superantigens are, in part, due to hyper activation of the immune system and subsequent release of biologically active cytokines by activated T cells. 38