Definitions Cosa dovremmo conoscere alla fine di questa lezione • Immunogen - A substance that induces a specific immune response. • Antigen (Ag) - A substance that reacts with the products of a specific • La differenza tra: immunogeno, antigene, aptene Corso di Immunologia • I fattori che influenzano l’immunogenicità immune response. • Hapten - A substance that is non-immunogenic but which can react • La natura chimica degli immunogeni with the products of a specific immune response. Haptens are small molecules which could never induce an immune response when administered by themselves but which can when coupled to a carrier molecule. Free haptens, however, can react with products of the immune response after such products have been elicited. Haptens have the property of antigenicity but not immunogenicity. • La differenza tra le strutture di antigeni T-indipendenti e T-dipendenti A.A. 2007-08 • Il concetto di coniugati aptene-carrier • La caratterizzazione dei determinanti antigenici Antigeni • Il concetto di superantigeni KEYWORDS: Immunogen, Antigen, Hapten, Epitope, Antigenic determinant, Antibody, Tindependent antigen, T-dependent antigen, Hapten-carrier conjugate, Native determinant, Haptenic determinant, Superantigen 1 Antigeni (2) nell'induzione della RI. Nel riconoscimento bisogna considerare almeno 3 aspetti: 1) cosa viene riconosciuto, e 2) quale linfocita e 3) quale recettore riconosce l'antigene. combines with the products of a specific immune response. • Antibody (Ab) - A specific protein which is produced in response to an immunogen and which reacts with an antigen. 2 Antigeni (1) Il riconoscimento antigenico da parte di linfociti T e B è un aspetto fondamentale • Epitope or Antigenic Determinant - That portion of an antigen that 3 Antigeni (3) Però, per essere più precisi, qualunque sostanza in grado di suscitare una risposta EPITOPO o DETERMINANTE ANTIGENICO: parte di un antigene che entra immune si definisce IMMUNOGENICA, e viene detta IMMUNOGENO. Bisogna in contatto con il sito di legame di un Anticorpo o col recettore per l’Ag quindi fare una netta distinzione operativa tra ANTIGENE e IMMUNOGENO: delle cellule T. (Gli epitopi sono praticamente le porzioni più importanti l'antigene è quella sostanza in grado di legarsi ad uno specifico anticorpo dell’antigene, capaci di evocare la risposta immunitaria). (oppure a un recettore del linfocita T): tutti gli antigeni sono potenzialmente in Il nome "Antigene" deriva dal greco e significa: "qualcosa che genera una sostanza grado di stimolare la produzione di anticorpi specifici, ma solo alcuni sono in contro….". grado di farlo realmente, perché la maggior parte si comportano da APTENI, Possiamo definire come antigene (Ag) qualsiasi molecola che reagisce con ovvero ci riescono solo se legati ad una molecola (CARRIER) che li fa diventare gli elementi del sistema immunitario, comprendendo sia sostanze esogene che endogene (nel caso di patologie autoimmuni). È in grado di indurre una risposta immunitaria (ovvero di provocare la produzione di anticorpi o l'instaurarsi di una risposta cellulo-mediata) · L’aptene è quindi una molecola antigenica ma non immunogena, a meno che non sia legata ad un CARRIER; induce una risposta immunitaria solo nel caso in cui il S.I. sia venuto precedentemente a contatto col complesso aptene– carrier. Quindi, una molecola può essere antigenica (cioè può reagire con i prodotti o componenti del S.I.) ma non essere immunogenica (cioè non essere in grado DA SOLA di indurre una risposta immunitaria). Secondo una definizione molto generale, un Ag: · immunogeni. APTENE: molecola a basso peso molecolare (< 4 kD) in grado di agire come epitopo ma che di per sé non è in grado di evocare una risposta anticorpale. È in grado di reagire col sistema immunitario (S.I.) 4 Quindi: "TUTTI GLI IMMUNOGENI SONO ANTIGENI, MA NON TUTTI GLI ANTIGENI SONO IMMUNOGENI". Page 1 5 6 Antigeni (4) Antigeni (5) Antigeni (6) KARL LANDSTEINER (1921): Da questi esperimenti Landsteiner dedusse perciò il concetto di aptene e formulò 2 Un antigene possiede normalmente più di un epitopo, quindi la risposta che indurrà sarà policlonale, cioè verranno attivati più cloni linfocitari. Vi Iniettando in un coniglio un estratto alcolico di rene (ridotto a piccoli frammenti) di cavallo notò che l’animale non produceva Ac; ma addizionando all’estratto un sono tuttavia alcune molecole antigeniche che posseggono uno o pochi una gerarchia nell'immunodominanza degli epitopi, Il livello di reattività crociata verso un aptene indica il grado di specificità L’importanza dell’esperimento di Landsteiner risiede comunque nel fatto di aver vengono attivati pochi cloni). All'interno di una molecola antigenica può vigere Gli Ac reagiscono maggiormente con apteni omologhi · omogenato di rene (frammenti di dimensioni maggiori ) il coniglio produceva Ac . epitopi immunodominanti, e sono in grado quindi di indurre una risposta monoclonale (se un solo clone viene attivato) od oligoclonale (quando regole generali: · con dimostrato che l’estratto alcolico di rene di cavallo è un APTENE, cioè non è (per reattività crociata si intende il fenomeno per il quale un Ac che reagisce con una immunogeno se inoculato da solo, ma solo se insieme a una proteina determinata molecola è in grado di reagire anche con un’altra molecola ma con CARRIER, in questo caso l’omogenato di rene. minore affinità: es. miocardite post-streptococcica ). conseguente attivazione preferenziale di alcuni cloni confronto ad altri. 7 8 Antigeni (7) 9 Caratteristiche antigeni (1) Caratteristiche epitopi (1) CARATTERISTICHE CHE DEVE AVERE UNA PROTEINA AFFINCHE’ FUNZIONI Attraverso prove di sostituzione aminoacidica e cross-reattività Landsteiner ha stabilito l’importanza di alcune caratteristiche: · POSIZIONE degli aminoacidi con cui reagisce l’Ac · GRANDEZZA · CARICA · STEREOISOMERIA (stereoisomeri diversi danno risposte diverse ) · DA ANTIGENE: 1. Peso molecolare (superiore a 5.000Da). Infatti, più una proteina è grande e complessa, più verrà spezzettata e frammentata (come vedremo, le molecole MHC hanno preferenza a legare e presentare frammenti peptidici, e non proteine intere). Nel 1960 SELA studiò l’immunogenicità di diverse catene laterali · Complessità chimica · Solubilità (necessaria per il trasporto) · Estraneità (infatti l’Ag deve differenziarsi il più possibile dalla forma delle proteine self, altrimenti si ha l’instaurarsi di patologie autoimmuni) · Dose di somministrazione: sotto certe dosi, molte proteine non sono in grado di provocare una risposta immune. A dosi molto alte, d’altra parte, la risposta immunitaria è inibita. In alcuni casi, dosi troppo alte o troppo basse possono indurre stati irresponsivi noti come "Tolleranza acquisita da bassa o alta dose". Le Risposte Secondarie in genere necessitano di una dose più bassa di Ag, come conseguenza dell’instaurarsi della Memoria Immunologica. · I determinanti antigenici devono essere accessibili agli anticorpi (Ac) aminoacidiche legate ad uno scheletro polilisinico (il S.I. non reagisce contro polimeri di molecole identiche ripetute): se il determinante antigenico delle catene (dato da residui di ac. Glutammico o tirosina legati a polialanina ) risulta inaccessibile agli Ac non si ha risposta immunitaria, risposta che compare invece in seguito allo smascheramento degli epitopi (aumentando ad esempio la distanza fra catene) Via di somministrazione: di solito la Via Sottocutanea è la più potente. 10 11 Page 2 12 Caratteristiche epitopi (2) 2. Caratteristiche epitopi (3) Caratteristiche epitopi (4) 3. I determinanti antigenici possono essere continui o discontinui Negli anni ’60 A. Tassi fece degli studi su mioglobina di balena e trovò che in questa molecola di 153 a.a. erano presenti 5 regioni in grado di provocare Gli epitopi lineari, in particolare, sono riconosciuti sia dai linfociti T che dai I Determinanti Antigeni possiedono alcuni residui più importanti di altri (EPITOPI IMMUNO-DOMINANTI). Durante l’ ipermutazione somatica gli Ac ad affinità maggiore sono quelli diretti contro epitopi dominanti (epitopi immunodominanti) mentre quelli meno affini contro epitopi più nascosti. linfociti B mentre quelli conformazionali solo dai linfociti B. una risposta anche dopo la frammentazione della molecola e che tali regioni risultavano essere su zone esposte e flessibili. Questi tipi di ATTENZIONE: gli epitopi lineari sono anche conformazionali, ma non è determinanti antigenici sono detti continui (o lineari) poiché dati da a.a. vero il contrario; infatti l’immunogenicità di una porzione proteica disposti in modo lineare, cioè uno dopo l’altro nella sequenza primaria dipende da come essa è presentata (potenzialmente qualsiasi porzione della proteina. Esistono però altri tipi di determinanti, la cui esistenza è di una molecola può essere immunogena se presentata correttamente). stata dimostrata successivamente utillizzando molecole di lisozima, detti Nel corso di una risposta immunitaria si ha quindi una sorta di "Selezione Darwiniana" tra gli epitopi più importanti, verso i quali vengono prodotti Ac più "forti". Da qui deduciamo che gli Ag hanno porzioni più o meno importanti e che gli epitopi immunodominanti si trovano su porzioni idrofiliche degli Ag (perché piu’ facilmente raggiungibili dagli Ac) piuttosto che idrofobiche. Essendo questi epitopi quelli contro cui, con maggiore probabilità, reagiranno gli Ac, anche in individui diversi, sono solitamente utilizzati per la preparazione di vaccini. discontinui (o conformazionali) formati da a.a che erano discontinui nella sequenza primaria, ma che diventano contigui nella struttura terziaria, perché sono portati ad unirsi grazie al ripiegamento tridimensionale della proteina. (ad es. 2 regioni legate da ponti disolfuro). Alla luce di ciò possiamo probabilmente attribuire il successo degli esperimenti di Tassi alla relativa semplicità strutturale della globina. 13 14 Caratteristiche epitopi (5) 4. • Foreigness all’anticorpo di "incastrarsi" bene (ricordando un po’ un meccanismo chiave-serratura, in cui però la chiave è fatta di gomma!). - The immune system normally discriminates between self and non-self such that only foreign molecules are immunogenic. • Size - There is not absolute size above which a substance will be immunogenic. However, in general, the larger the molecule the more immunogenic it is likely to be. • Chemical Composition Le forze in gioco nel legame Ag-Ac (non covalente): • Interazioni elettrostatiche • Forze di Van der Waals • Interazioni idrofobiche Contribution of the Immunogen Contribution of the Immunogen L’antigene è dotato di una certa mobilità strutturale in modo da permettere Ponti idrogeno Factors Influencing Immunogenicity Factors Influencing Immunogenicity Mobilità del sito antigenico: • 15 – – – – 16 Primary Structure Secondary Structure Tertiary Structure Quarternary Structure Sequence determinants Conformational determinants In general, the more complex the substance is chemically the more immunogenic it will be. The antigenic determinants are created by the primary sequence of residues in the polymer and/or by the secondary, tertiary or quaternary structure of the molecule. 17 Page 3 • • • • Foreigness Size Chemical Composition Physical Form – Particulate > Soluble – Denatured > Native In general particulate antigens are more immunogenic than soluble ones and denatured antigens more immunogenic than the native form. 18 • • • • • Factors Influencing Immunogenicity Factors Influencing Immunogenicity Contribution of the Immunogen Contribution of the Biological System Factors Influencing Immunogenicity Method of Administration • Dose - The dose of administration of an immunogen can influence its immunogenicity. There is a dose of antigen above or below which the immune response will not be optimal. • Genetics Foreigness Size Chemical Composition Physical Form Degradability – Species – Individual • Route – Subcutaneous > Intravenous > Intragastric • Responders vs Non-responders – Ag processing by Ag Presenting Cells (APC) Antigens that are easily phagocytosed are generally more immunogenic. This is because for most antigens (T-dependent antigens, see below) the development of an immune response requires that the antigen be phagocytosed, processed and presented to helper T cells by an antigen presenting cell (APC). Some substances are immunogenic in one species but not in another. Similarly, some substances are immunogenic in one individual but not in others (i.e. responders and non-responders). The species or individuals may lack or have altered genes that code for the receptors for antigen on B cells and T cells or they may not have the appropriate genes needed for the APC to present antigen to the helper T cells. Generally the subcutaneous route is better than the intravenous or intragastric routes. The route of antigen administration can also alter the nature of the response • Age - Substances that can enhance the immune response to an immunogen are called adjuvants. The use of adjuvants, however, is often hampered by undesirable side effects such as fever and inflammation. • Adjuvant – Substances that enhance an immune response to an Ag This can also influence immunogenicity. Usually the very young and the very old have adiminished ability to mount and immune response in response to an immunogen. 19 20 21 Properties of T-indipendent antigens Types of Antigens T-independent Chemical Nature of Immunogens • Antigens - T-independent antigens The vast majority of immunogens are proteins. These may be pure proteins or they may be glycoproteins or lipoproteins. In general, proteins are usually very good immunogens. - Pure lipopolysaccharides are good immunogens. polysaccharides and Polymeric structure - These antigens are characterized by the • Polyclonal activation of B cells - Many of these antigens can are same antigenic determinant repeated many times. antigens which can directly stimulate the B cells to produce • Proteins - • Polysaccharides T-independent • antibody without the requirement for T cell help In general, activate B cell clones specific for other antigens (polyclonal polysaccharides are T-independent antigens. The responses to activation). T-independent antigens can be subdivided into these antigens differ from the responses to other antigens. Type 1 and Type 2 based on their ability to polyclonally activate B cells. Type 1 T-independent antigens are polyclonal activators • Nucleic Acids - Nucleic acids are usually poorly immunogenic. However they may become immunogenic when single stranded or when complexed with proteins. • Lipids - while Type 2 are not. • Resistance to degradation - T-independent antigens are generally more resistant to degradation and thus they persist for In general lipids are non-immunogenic, although they may be haptens. longer periods of time and continue to stimulate the immune system. 22 23 Page 4 24 Types of Antigens Types of Antigens T-independent T-dependent • • Polysaccharides • Properties Types of Antigens T-dependent T-dependent Antigens - T-dependent antigens are those that do not directly stimulate the production of antibody without the • Proteins • Structure • Examples help of T cells. Proteins are T-dependent antigens. Structurally – Polymeric structure – Polyclonal B cell activation these antigens are characterized by a few copies of many different antigenic determinants – Microbial proteins – Non-self or Altered-self proteins • Yes -Type 1 (TI-1) • No - Type 2 (TI-2) – Resistance to degradation • Examples – Pneumococcal polysaccharide, lipopolysaccharide – Flagella 25 27 Riconoscimento dell’antigene (2) Riconoscimento dell’antigene (1) Hapten-carrier conjugates • Definition - Hapten-carrier conjugates are immunogenic molecules I linfociti T e B hanno il recettore per l'antigene strutturalmente correlato e codificato da una famiglia di geni simili (supergene family). Nonostante to which haptens have been covalently attached. The immunogenic molecule is called the carrier. • Structure 26 questo, Haptenic determinants il loro meccanismo di riconoscimento antigenico varia considerevolmente. Una prima differenza e` data dal fatto che il linfocita T riconosce il determinante antigenico associato a molecole codificate dal – native determinants – haptenic determinants MHC sulla superficie di cellule accessorie, mentre il linfocita B riconosce il solo determinante antigenico e non richiede strettamente la presenza di I linfociti T, e piu` precisamente il loro recettore, riconoscono una sequenza lineare di aminoacidi (circa 5-12 a.a. della struttura primaria di una proteina) presenti in una struttura secondaria (alpha elica). Al contrario, i linfociti B, o piu` propriamente il loro recettore immunoglobilinico, legano sia sequenze di amminoacidi primarie o secondarie (sequenziali) che sequenze terziarie (conformazionali). una cellula accessoria. Inoltre, e` stato osservato che i linfociti T, a Native determinants differenza dei B, per riconoscere l'antigene su di una cellula accessoria richiedono che l'antigene sia processato o degradato o, come piu` The actual determinant created by the hapten consists of the hapten and a few of the adjacent residues, although the antibody produced to the determinant will also react with free hapten. In such conjugates the type of carrier determines whether the response will be T-independent or T-dependent. recentemente dimostrato, sia almeno modificata la sua conformazione. Una differenza che ne consegue e` che il linfocita T, a differenza del B, non discrimina tra conformazioni native e denaturate dell'antigene. 28 29 Page 5 30 Antigenic Determinants Recognized by B cells and Ab Riconoscimento dell’antigene (3) Riconoscimento dell’antigene (4) Ulteriori analisi utilizzando peptidi sintetici hanno dimostrato che i linfociti T Questa grande specificita` dei linfociti T di discriminare pochi aminoacidi riescono a discriminare differenze al livello anche di un solo viene ulteriormente aumentata dall'associazione con le molecole MHC: amminoacido. Per esempio, linfociti T soppressori specifici per il lisozima per esempio e` stato osservato che la sostituzione di un singolo di pollo riconoscono una modificazione di un singolo amminoacido in amminoacido sulla catena alpha di DR (una molecola di classe II umana) posizione 3 della molecola. Inoltre, e` stato osservato che una sequenza altera il riconoscimento associativo. Cio` dimostra la fine specificita` di 24 aminoacidi della parte carbossiterminale dell'emoagglutinina del discriminativa del recettore del linfocita T e da` un'idea della variabilita` virus influenzale puo` attivare o indurre tolleranza a livello di cloni T del suo repertorio recettoriale. specifici (a seconda delle dosi): tuttavia, se un loop viene inserito nel • Composition - Antigenic determinants recognized by B cells and the antibodies secreted by B cells are created by the primary sequence of residues in the polymer (linear or sequence determinants) and/or by the secondary, tertiary or quaternary structure of the molecule (conformational determinants). – Proteins, polysaccharides, nucleic acids – Sequence (linear) determinants – Conformational determinants • Size - In general antigenic determinants are small and are limited to approximately 4-8 residues. (amino acids and or sugars). The combining site of an antibody will accommodate an antigenic determinant of approximately 4-8 residues. peptide, nascondendo cosi` alcuni aminoacidi, non e` piu` possibile "tollerizzare" i cloni T in assenza di cellule accessorie: l`aggiunta di cellule accessorie con conseguente processazione e distruzione del loop, – 4-8 residues ripristina la possibilita` di indurre tolleranza. 31 Antigenic Determinants Recognized by B cells and Ab • Composition • Size • Number – Limited – Located on the external surfaces of the Ag 32 Antigenic Determinants Recognized by T cells • Composition - Fe Although, in theory, each 4-8 residues can constitute a separate antigenic determinant, in practice, the number of antigenic determinants per antigen is much lower than what would theoretically be possible. Usually the antigenic determinants are limited to those portions of the antigen that are accessible to antibodies as illustrated in the Figure (antigenic determinants are indicated in blu). 34 Antigenic determinants recognized by T cells are created by the primary sequence of amino acids in proteins. T cells do not recognize polysaccharide or nucleic acid antigens. This is why polysaccharides are generally T-independent antigens and proteins are generally T-dependent antigens. The determinants need not be located on the exposed surface of the antigen since recognition of the determinant by T cells requires that the antigen be proteolytically degraded into smaller peptides. Free peptides are not recognized by T cells, rather the peptides associate with molecules coded for by the major histocompatibility complex (MHC) and it is the complex of MHC molecules + peptide that is recognized by T cells. – Proteins – Sequence determinants • Processed • MHC presentation Antigenic Determinants Recognized by T cells • Size - In general antigenic determinants are small and are limited to approximately 8-15 amino acids. – 8 -15 residues • Number - Although, in theory, each 8-15 residues can constitute a separate antigenic determinant, in practice, the number of antigenic determinants per antigen is much less than what would theoretically be possible. The antigenic determinants are limited to those portions of the antigen that can bind to MHC molecules. This is why there can by differences in the responses of different individuals. – Limited to those that can bind to MHC 35 Page 6 33 36 Superantigens Superantigeni Alcuni antigeni microbici (tossine batteriche, proteine retrovirali) hanno la • Definition - caratteristica di attivare molti cloni mediante una medesima sequenza dependent antigen, only a small fraction (1 in 10 -105) of the T cell population is amminoacidica. Tale sequenza non si lega a molecole MHC ed al able to recognize the antigen and become activated (monoclonal/oligoclonal recettore T nel sito classico di legame (assenza di restrizione genetica response). However, there are some antigens which polyclonally activate a large nella RI), ma si lega al TCR nella zona ipervariabile comune a diversi Superantigens When the immune system encounters a conventional T- Conventional Antigen Superantigen fraction of the T cells (up to 25%). These antigens are called superantigens. TCR. In tal caso si parla di superantigeni. Monoclonal/Oligoclonal T cell response Polyclonal T cell response 1:4 - 1:10 1:104 - 1:105 37 38 Superantigens • Definition • Examples – Staphylococcal enterotoxins - (food poisoning) – Staphylococcal toxic shock toxin - (toxic shock syndrome) – Staphylococcal exfoliating toxin - (scalded skin syndrome) – Streptococcal pyrogenic exotoxins - (shock) Although the bacterial superantigens are the best studied there are superantigens associated with viruses and other microorganisms as well. The diseases associated with exposure to superantigens are, in part, due to hyper activation of the immune system and subsequent release of biologically active cytokines by activated T cells. 40 Page 7 39 CDR zone di ipervariabilità Rapporto tra il numero di differenti aa trovati in quella posizione e la fequenza del più comune aa. Downloaded from: StudentConsult (on 14 October 2008 09:54 PM) © 2005 Elsevier Downloaded from: StudentConsult (on 14 October 2008 09:54 PM) © 2005 Elsevier Downloaded from: StudentConsult (on 14 October 2008 09:54 PM) © 2005 Elsevier Downloaded from: StudentConsult (on 14 October 2008 09:54 PM) © 2005 Elsevier Downloaded from: StudentConsult (on 21 October 2008 06:10 PM) © 2005 Elsevier Downloaded from: StudentConsult (on 14 October 2008 09:54 PM) © 2005 Elsevier 1 Downloaded from: StudentConsult (on 21 October 2008 06:10 PM) © 2005 Elsevier Downloaded from: StudentConsult (on 21 October 2008 06:10 PM) © 2005 Elsevier Downloaded from: StudentConsult (on 21 October 2008 06:10 PM) © 2005 Elsevier Downloaded from: StudentConsult (on 21 October 2008 06:10 PM) © 2005 Elsevier Downloaded from: StudentConsult (on 21 October 2008 06:10 PM) © 2005 Elsevier Downloaded from: StudentConsult (on 21 October 2008 06:10 PM) © 2005 Elsevier 2 Downloaded from: StudentConsult (on 21 October 2008 06:10 PM) © 2005 Elsevier Downloaded from: StudentConsult (on 21 October 2008 06:10 PM) © 2005 Elsevier Downloaded from: StudentConsult (on 21 October 2008 06:10 PM) © 2005 Elsevier Downloaded from: StudentConsult (on 21 October 2008 06:10 PM) © 2005 Elsevier Downloaded from: StudentConsult (on 21 October 2008 06:10 PM) © 2005 Elsevier Downloaded from: StudentConsult (on 21 October 2008 06:10 PM) © 2005 Elsevier 3 Downloaded from: StudentConsult (on 21 October 2008 06:10 PM) © 2005 Elsevier Downloaded from: StudentConsult (on 21 October 2008 06:10 PM) © 2005 Elsevier Downloaded from: StudentConsult (on 21 October 2008 06:10 PM) © 2005 Elsevier Downloaded from: StudentConsult (on 14 October 2008 09:54 PM) © 2005 Elsevier Downloaded from: StudentConsult (on 21 October 2008 06:10 PM) © 2005 Elsevier 4 Downloaded from: StudentConsult (on 26 October 2008 11:36 AM) © 2005 Elsevier The genes that encode diverse antigen receptors of B and T lymphocytes are generated by the rearrangement in individual lymphocytes of different variable (V) region gene segments with diversity (D) and/or joining (J) gene segments. • • Contrary to one of the central tenets of molecular genetics, enunciated as the "one gene-one polypeptide hypothesis" by Beadle and Tatum in 1941, Dreyer and Bennett postulated in 1965 that each antibody chain is actually encoded by at least two genes, one variable and the other constant, and that the two are physically combined at the level of DNA or of messenger RNA (mRNA) to eventually give rise to functional Ig proteins. Formal proof of this hypothesis came more than a decade later when Susumu Tonegawa demonstrated that the structure of Ig genes in the cells of an antibody-producing tumor, called a myeloma or plasmacytoma, is different from that in embryonic tissues or in nonlymphoid tissues not committed to Ig production. – These differences arise because during B cell development, there is a recombination of DNA sequences within the loci encoding Ig heavy and light chains. – Furthermore, similar rearrangements occur during T cell development in the loci encoding the polypeptide chains of TCRs. Antigen receptor gene rearrangement is best understood by first describing the unrearranged, or germline, organization of Ig and TCR genes and then describing their rearrangement during lymphocyte maturation. The germline organizations of Ig and TCR genetic loci are fundamentally similar and are characterized by spatial segregation of sequences that must be joined together to produce functional genes coding for antigen receptor proteins. Organization of Ig Gene Loci • Three separate loci encode, respectively, – all the Ig heavy chains (chromosome 14), – the Ig κ light chain (chromosome 2), and – the Ig λ light chain (chromosome 22). Each locus is on a different chromosome. • • Ig genes are organized in essentially the same way in all mammals, although their chromosomal locations and the number and sequence of different gene segments in each locus may vary. Each germline Ig locus is made up of multiple copies of at least two different types of gene segments, – the V segments and – J segments that lie upstream of constant (C) region exons. • • In addition, the Ig heavy chain locus has diversity (D) segments. Within each locus, the sets of each type of gene segment are separated from one another by stretches of noncoding DNA. Organizzazione nella linea germinativa dei loci dei recettori per l’antigene Nella linea germinativa i loci dei geni dei recettori per l’antigene contengono numerosi segmenti codificanti. Ogni regione C della catena pesante H delle Ig comprende più di un esone che codifica per i domini della regione C; l’organizzazione dell’esone Cµ nel locus della catena pesante H delle Ig è mostrato come esempio. Ogni gene CH è mostrato come un singolo box ma è composto da diversi esoni come Cµ. Sono mostrati solo i geni funzionali; pseudogeni sono stati omessi per semplicità. Esoni e introni non sono in scala. Segmenti genici sono indicati come: L, leader (often called signal sequence); V, variable; D, diversity; J, joining; C, constant; enh, enhancer. Dominio extracellulare Domini transmembrana e citoplasmatico Downloaded from: StudentConsult (on 26 October 2008 11:36 AM) © 2005 Elsevier V gene segments • • At the 5' end of each of the Ig loci, there is a cluster of V gene segments, each V gene in the cluster being about 300 base pairs long. The numbers of V gene segments vary considerably among the different Ig loci and among different species. For example: in the human – there are about 35 V genes κ light chain locus and – about 100 functional genes heavy chain locus, whereas the mouse – λ light chain locus has only two V genes and – heavy chain locus has more than 1000 V genes. • • The V gene segments for each locus are spaced over large stretches of DNA, up to 2000 kilobases long. Located 5' of each V segment is a leader exon that encodes the 20 to 30 N-terminal residues of the translated protein. These residues are moderately hydrophobic and make up the leader (or signal) peptide. Signal sequences are found in all newly synthesized secreted and transmembrane proteins and are involved in guiding nascent polypeptides being generated on membrane-bound ribosomes into the lumen of the endoplasmic reticulum (ER). Here, the signal sequences are rapidly cleaved, and they are not present in the mature proteins. Upstream of each leader exon is a V gene promoter at which transcription can be initiated, but this occurs most efficiently, as discussed below, after rearrangement. Generation of diversity Schema dei livelli che portano alla diversita` anticorpale. a) combinazione H-L b) numero dei geni V, D, J della catena pesante e V, J della catena Leggera c) meccanismi ricombinatoriali (VH x DH x JH; VL x JL) d) slittamenti giunzionali (VH-DH; DH-JH; VLJL) e) mutazione somatica Contribuiti dei diversi meccanismi alla generazione della diversificazione nei geni Ig Meccanismo Catena pesante Catena leggera k Segmenti Variabili (V) 85 35 Segmenti diversità (D) 27 0 Segmenti D letti in tutti e tre gli schemi di lettura rari - Diversificazione della regione N V-D, D-J Nessuna Segmenti di giunzione (J) 6 5 Repertorio potenziale totale con la diversità giunzionale ~1011 Si stima che ogni individuo possieda un numero di cloni B o T di diversa specificità nell’ordine di ~107 Solo una parte del potenziale repertorio può veramente essere espresso Domains of Ig and TCR proteins. The domains of Ig heavy and light chains are shown in A, and the domains of TCR α and β chains are shown in B. The relationships between the Ig and TCR gene segments and the domain structure of the antigen receptor polypeptide chains are indicated. The V and C regions of each polypeptide are encoded by different gene segments. The locations of intrachain and interchain disulfide bonds (S-S) are approximate. Areas in the dashed boxes are the hypervariable (complementarity-determining) regions. In the Ig µ chain and the TCR α and β chains, transmembrane (TM) and cytoplasmic (CYT) domains are encoded by separate exons. Downloaded from: StudentConsult (on 26 October 2008 11:36 AM) © 2005 Elsevier V(D)J Recombination • The germline organization of Ig and TCR loci described in the preceding section exists in all cell types in the body. • Germline genes cannot be transcribed into mRNA that gives rise to antigen receptor proteins. • Functional antigen receptor genes are created only in developing B and T lymphocytes following DNA rearrangement events that bring randomly chosen V, (D), and J gene segments into contiguity. This recombinational process involves a number of sequential steps. – Initially the chromatin must be opened in specific regions of the antigen receptor chromosome in order to – make randomly selected gene segments accessible to the recombinational machinery. – Recombination involves bringing together the appropriate gene segments across vast chromosomal distances. – Double-strand breaks are then introduced at the ends of these segments, nucleotides are added or removed at the broken ends, and finally – the processed ends are ligated to produce clonally unique but diverse antigen receptor genes that can be efficiently transcribed. V(D)J Recombination • The process of V(D)J recombination at any Ig or TCR locus involves selecting – – – • • • • • one V gene, one J segment, and one D segment (when present) in each lymphocyte and rearranging these gene segments together to form a single V(D)J exon that will code for the variable region of an antigen receptor protein. The C regions lie downstream of the V(D)J exon separated by the same germline J-C intron in the rearranged DNA as well as in the primary RNA transcript. RNA splicing brings together the leader exon, the V(D)J exon, and the C region exons, forming an mRNA that can be translated on membrane-bound ribosomes to produce one of the chains of the antigen receptor. Different clones of lymphocytes use different combinations of V, D, and J gene segments at each relevant locus to generate functional receptor chains. In addition, during V(D)J recombination, nucleotides are added to or removed from the junctions. These processes contribute to the tremendous diversity of antigen receptors. Diversity of antigen receptor genes. From the same germline DNA, it is possible to generate recombined DNA sequences and mRNAs that differ in their V-D-J junctions. In the example shown, three distinct antigen receptor mRNAs are produced from the same germline DNA by the use of different gene segments and the addition of nucleotides to the junctions. Downloaded from: StudentConsult (on 26 October 2008 11:36 AM) © 2005 Elsevier Transcriptional regulation of Ig genes. V-D-J recombination brings promoter sequences (shown as P) close to the enhancer (enh). The enhancer promotes transcription of the rearranged V gene (V2, whose active promoter is indicated by a bold green arrow). Downloaded from: StudentConsult (on 26 October 2008 11:36 AM) © 2005 Elsevier Downloaded from: StudentConsult (on 26 October 2008 11:36 AM) © 2005 Elsevier Ig heavy and light chain gene recombination and expression. The sequence of DNA recombination and gene expression events is shown for the Ig µ heavy chain (A) and the Ig κ light chain (B). In the example shown in A, the V region of the µ heavy chain is encoded by the exons V1, D2, and J1. In the example shown in B, the V region of the κ chain is encoded by the exons V1 and J1. Ricombinazione somatica (riarrangiamento del DNA): unione D-J Ricombinazione somatica (riarrangiamento del DNA): unione V-D-J Ricombinazione somatica (riarrangiamento del DNA): unione V-J Downloaded from: StudentConsult (on 26 October 2008 11:36 AM) © 2005 Elsevier The pre-BCR regulates rearrangement of Ig genes in two ways • First, if a µ protein is produced from the recombined heavy chain locus on one chromosome and forms a pre-BCR, this receptor signals to irreversibly inhibit rearrangement of the Ig heavy chain locus on the other chromosome. • If the first rearrangement is nonproductive, the heavy chain allele on the other chromosome can complete VDJ rearrangement at the IgH locus. • Thus, in any B cell clone, one heavy chain allele is productively rearranged and expressed, and the other is in the germline configuration or is nonproductively rearranged. • An individual B cell can express Ig heavy chain proteins encoded by only one of the two inherited alleles. This phenomenon is called allelic exclusion, and it helps ensure that every B cell will express a single receptor, thus maintaining clonal specificity. • The second way the pre-BCR regulates V(D)J recombination is by stimulating light chain gene rearrangement. However, µ chain expression is not absolutely required for light chain gene recombination, Each developing B cell also rearranges a κ or a λ light chain gene and produces a light chain protein, which associates with the previously synthesized µ chain to produce a complete IgM protein. • There are no D segments in the light chain loci, – involves only the joining of one V segment to one J segment, forming a VJ exon. • The κ locus rearranges after heavy chain rearrangement and before λ gene rearrangement. • Production of κ light chains inhibits rearrangement of the λ locus, and the λ locus will undergo recombination only if a κ light chain cannot be produced • Therefore, an individual B cell clone can produce only one of the two types of light chains during its life; this is called light chain isotype exclusion. • As in the heavy chain locus, production of κ or λ is allelically excluded and is initiated from only one of the two parental chromosomes. Downloaded from: StudentConsult (on 26 October 2008 11:36 AM) © 2005 Elsevier Commutazione di classe (1) • Per commutazione di classe si intende la capacità che hanno i linfociti B che esprimono sulla membrana IgM ed IgD, di esprimere Ig con diversa regione C ma con la stessa regione V (medesimo allotipo ed idiotipi ma diverso isotipo). Alla base della commutazione di classe ci sono una serie di riarrangiamenti che consistono nel trasferimento delle sequenze geniche V-D-J da Cm ad altre sequenze C che codificano per gli altri isotipi di catene pesanti. Tali fenomeni coinvolgono la ricombinazione di speciali segmenti, chiamati regioni " Switch" (regioni S), che precedono di circa 2-3 kbp ogni gene CH eccetto Cd. Ciascun gene CH é costituito da tanti esoni quanti sono i singoli domini che costituiscono le porzioni costanti delle catene pesanti ( 3 per IgG, IgA, IgD e 4 per IgM ed IgE. Tra gli esoni CH1 e CH2 dei geni Cg sono presenti delle porzioni geniche H (hinge) che codificano per la regione cerniera. Commutazione di classe (2) Meccanismo molecolare per spiegare la commutazione di classe e quindi la ricombinazione S-S. Tale evento infatti può avvenire in seguito a delezione di materiale genico e quindi essere un evento unidirezionale ed irreversibile Ogni singolo clone linfocitario può commutare più volte fino all'espressione di IgA, il cui gene é ultimo nella regione C (organizzazione genica del topo). Il fenomeno della commutazione di classe sembra essere regolato da fattori solubili prodotti dai linfociti T (linfochine e citochine). Commutazione Ig-membrana - Igsecretoria (Igm-Igs). Le Ig di membrana sono ancorate alla cellula grazie alla presenza nella porzione carbossiterminale di 41 aa idrofobici. Tale porzione è codificata da due piccoli esoni (M1 e M2) che giacciono al di là degli esoni che codificano per la porzione CH. Quando un linfocita B in seguito alla interazione con l'antigene inizia a secernere Ig, avviene un fenomeno di "switch" che coinvolge la processazione del RNA trascritto. Infatti la trascrizione dell'RNA termina prima degli esoni M1 e M2 ed una piccola porzione (S) dell' ultimo esone CH regola la porzione carbossiterminale. Quindi se la trascrizione si arresta in corrispondenza di S, si ottiene una Ig secretoria, mentre se la trascrizione procede includendo gli esoni M1 e M2, la saldatura rimuove S e si avrà una Ig di membrana. Nella plasmacellula esiste un meccanismo in grado di far bloccare la trascrizione prima di M1 e M2 e così tutte le Ig saranno di tipo secretorio. Fasi della risposta immunitaria Downloaded from: StudentConsult (on 26 October 2008 11:36 AM) © 2005 Elsevier Caratteristiche della risposta anticorpale Downloaded from: StudentConsult (on 26 October 2008 11:36 AM) © 2005 Elsevier Complesso recettoriale BCR Molecole non polimorfe Downloaded from: StudentConsult (on 26 October 2008 11:36 AM) © 2005 Elsevier Trasduzione dei segnali mediati dal BCR Signal transduction by the BCR complex. Antigen-induced cross-linking of membrane Ig on B cells leads to clustering and activation of Src-family tyrosine kinases and tyrosine phosphorylation of the ITAMs in the cytoplasmic tails of the Igα and Igβ molecules. This leads to docking of Syk and subsequent tyrosine phosphorylation events as depicted. Several signaling cascades follow these events, as shown, leading to the activation of several transcription factors. These signal transduction pathways are similar to those described in T cells Downloaded from: StudentConsult (on 26 October 2008 11:36 AM) © 2005 Elsevier Ruolo del prodotto di attivazione del complemento C3d nell’attivazione dei linfociti B Role of complement in B cell activation. B cells express a complex of the CR2 complement receptor, CD19, and CD81. Microbial antigens that have bound the complement fragment C3d can simultaneously engage both the CR2 molecule and the membrane Ig on the surface of a B cell. This leads to the initiation of signaling cascades from both the BCR complex and the CR2 complex, because of which the response to C3dantigen complexes is greatly enhanced compared with the response to antigen alone. Downloaded from: StudentConsult (on 26 October 2008 11:36 AM) © 2005 Elsevier Functional responses induced by antigen-mediated cross-linking of the BCR complex. Antigen-mediated cross-linking of the B cell antigen receptor induces several cellular responses, including mitosis, expression of new surface molecules, including costimulators and cytokine receptors, and altered migration of the cells as a result of the expression of CCR7. Downloaded from: StudentConsult (on 26 October 2008 11:36 AM) © 2005 Elsevier