14/11/2008 Autore: Luca Colombo – Fondazione Diritti Genetici Le cattive ricette a base di pomodori viola Luca Colombo Fondazione Diritti Genetici Gli OGM tolleranti erbicidi e resistenti agli insetti rientrano nella cosiddetta prima generazione di colture transgeniche, l’unica presente sul mercato a 13 anni dall’avvio delle loro coltivazioni commerciali e ad almeno 25 dall’avvio delle ricerche sulle piante geneticamente modificate. A fronte di questo stallo tecnologico e commerciale, nonché del mancato gradimento dei consumatori, di tanto in tanto OGM di generazioni successive vengono presentati sulla stampa scientifica e alla stampa generalista. A queste appartengono i pomodori arricchiti di antocianine (polifenoli naturalmente presenti in molti alimenti che, grazie alle proprietà antiossidanti, offrono protezione nei confronti di determinati tumori, malattie cardiovascolari e malattie degenerative correlate all’età), pomodori viola ottenuti attraverso l’ingegneria genetica, di cui si è recentemente parlato e scritto molto a valle di una pubblicazione su Nature Biotechnology1. Annunciare l’imminente arrivo di ondate di prossime generazioni tecnologiche volte a minimizzare gli impatti ambientali e sociali delle precedenti e a promuovere innovative virtù semi-taumaturgiche è caratteristica comune a diversi settori chiamati a conquistare una fiducia popolare finora negata: gli OGM sono un caso esemplare, ma lo stesso si può dire dei biocarburanti di ‘seconda generazione’ che non presenterebbero quei problemi di concorrenza alimentare emersi con la prima, o del nucleare di ‘quarta generazione’ capace di dispiegare un potenziale salvifico e sostenibile. Generazioni sempre in procinto di manifestarsi, come eterne Godot, che godono di ottima salute e reputazione presso gli uffici stampa, ma piuttosto impalpabili nella realtà materiale e commerciale. Non è una critica alla ricerca, che è bene proceda, esplori nuovi territori e sia anche mossa da curiosità scientifica. Ma non si venda una tecnologia in via di sperimentazione come una panacea provata, non si rifili una ipotesi come una certezza e soprattutto non si spacci una possibilità per una necessità. In particolare quando si parla di tumori evocando dolori e vulnerabilità che investono l’ambito affettivo di quasi ognuno di noi. Nel caso della ricerca sui pomodori arricchiti di antocianine, pubblicata da Nature Biotechnology nello spazio delle lettere, si è a livello di proof of concept, come si dice in ambito scientifico 1 Eugenio Butelli, Lucilla Titta, Marco Giorgio, Hans-Peter Mock, Andrea Matros, Silke Peterek, Elio G W M Schijlen, Robert D Hall, Arnaud G Bovy, Jie Luo1 & Cathie Martin (26 ottobre 2008) Enrichment of tomato fruit with healthpromoting anthocyanins by expression of select transcription factors; Nbt. 1506 http://www.nature.com/nbt/journal/vaop/ncurrent/abs/nbt.1506.html 1 14/11/2008 Autore: Luca Colombo – Fondazione Diritti Genetici quando si vuole indicare la dimostrazione di una possibilità tecnologica, giornalisticamente traducibile in quel yes, we can (o nel più ‘casereccio’ si può fare) oggi di moda. Nel pomodoro utilizzato nella ricerca sono stati inseriti due geni che guidano il metabolismo degli antociani derivati dall’Antirrhinum majus (bocca di leone). La concentrazione media di antociani ottenuta nel frutto transgenico è di 2,83 ± 0,46 mg/g, composti presenti sia nella buccia che nella polpa, anche se in quantità diverse (meno nella polpa rispetto alla buccia, costituendo un problema di efficacia ‘nutraceutica’ se si volessero usare come pelati per il sugo, che rappresenta l’uso di gran lunga prevalente dei pomodori). Una tale concentrazione di antociani è comunque inferiore a quella presente in specie commestibili come molti frutti di bosco (more, mirtilli, fragole) che contengono una miscela di antocianine in valori compresi fra 1 e 10 mg/g o come l’uva e le arance rosse (0,5-7 mg/g)2. Ma un’altra considerazione merita di essere fatta: facendo calcoli basati sulle informazioni presenti nel lavoro, ai topi di laboratorio, ingegnerizzati per sviluppare tumori geneticamente predeterminati, sono stati somministrati 80 milligrammi per kg al giorno di antociani: un uomo di circa 80 kg per introdurre lo stesso contenuto di antociani dovrebbe assumerne 6,4 grammi/giorno corrispondenti a circa 2,3 kg di pomodoro fresco OGM al giorno. Molte ricerche non sono andate oltre la fase del proof of concept, perché dalla fattibilità tecnica alla realizzazione pratica, all’appetibilità mercantile, all’accettazione degli utilizzatori finali, la strada è lastricata di difficoltà, di costi, di sbagli, di disinteresse commerciale. Per rimanere in tema, un buon esempio di campagna mediatica seguita a pubblicazione scientifica è data dal famoso precedente del riso dorato, quel Golden rice la cui prima pubblicazione scientifica risale al 19993, propagandato da tanti media nel mondo come la soluzione a portata di mano per la cecità infantile provocata dalla carenza di vitamina A, e con numerosi celebranti anche in Italia (fra i quali lo stesso illustre mentore del pomodoro viola antitumorale4), pur ancora lontano dal divenire disponibile a dieci anni di distanza dalla prima rivelazione. Il limitarsi all’effetto annuncio disegnerà anche la parabola del pomodoro viola? Presto per dirlo, ma nel caso specifico altre sono le considerazioni che spingono a dubitare che tale prospettiva, semmai si concretizzerà, sia destinata a far fare un balzo in avanti in termini di salute pubblica (oltre che privata, nella duplice accezione di benessere del singolo individuo e di medicina occasione di business). Si rimanga un istante sul caso del riso dorato perché aiuta a capire alcuni risvolti connessi ai pomodori arricchiti di antocianine. La sindrome da carenza di vitamina A, come altre patologie derivanti da carenze di micronutrienti o vitamine, viene da tempo affrontata con strategie specifiche e vengono solitamente seguiti tre approcci: supplemento (con il ricorso a capsule ad alta dose, utile in casi di grave e acuta deficienza; è considerato dall’Unicef come sano, economicamente efficace ed efficiente); la fortificazione degli alimenti (l’Organizzazione Mondiale della Sanità consiglia di farlo con lo zucchero o il grano, ma vengono trattati anche burro e margarina; è una strategia ampiamente usata in America Latina in casi di sub-carenze); la diversificazione della dieta (la dieta monotona - spesso dominata da un singolo alimento come il riso - è la causa principale di deficienza di vitamina A. Fonti importanti di vitamina A sono il fegato, il latte e le uova, ma anche i vegetali a foglia scura o gli ortaggi quali zucche e carote hanno un’elevata concentrazione naturale di beta2 Dipartimento di Scienze Chimiche Alimentari Farmaceutiche e Farmacologiche DISCAFF Caratterizzazione chimica parziale di alcuni prodotti derivati da Euterpe oleracea, potenzialmente utilizzabili come nutraceutici. Nonche' come derivati base per la strutturazione di prodotti dietetici innovativi o alimenti funzionali Relazione scientifica relativa ai risultati delle ricerche effettuate in seguito alla stipula della convenzione fra il DiSCAFF e SOUL FOOD S.r.l. 3 Potrykus I. (1999) Vitamin-A and iron-enriched rices may hold hey to combating blindness and malnutrition: a biotechnology advance. Nature Biotechnology 17: Agbiotech 99, 37 4 U. Veronesi (28 novembre 2007) Chi dubita degli Ogm vada in Cina, lì con il riso si sconfigge la cecità; Grazia. M. Pappagallo (27 ottobre 2008) I pomodori Ogm anticancro. Studio europeo con Veronesi; Corriere della Sera 2 14/11/2008 Autore: Luca Colombo – Fondazione Diritti Genetici carotene e l’OMS consiglia anche la realizzazione di orti familiari, di microallevamenti di pesce o di animali da cortile)5. Il punto è proprio questo: la diversificazione della dieta è un’opzione a bassissimo costo e garantisce una copertura simultanea di tutti i nutrienti indispensabili nel regime alimentare corrente, svolgendo un provvidenziale ruolo preventivo, valido anche per le patologie tumorali. Una dieta che invece punta su un cibo ‘miracoloso’ rischia di proiettare i consumatori verso un impoverimento della diversità degli alimenti di cui si nutrono, determinando, inoltre, squilibri nutrizionali significativi, così come una dieta arricchita di un ingrediente ‘salva-cancro’ può non essere un sufficiente correttivo in caso di stili di vita non appropriati o di esposizioni ad altri fattori di rischio tumorale e di predisposizioni. “Che il cibo sia la tua medicina”, proclamava Ippocrate più di duemila anni fa rivolgendo l’attenzione all’alimentazione quale precondizione per prevenire i problemi della salute. Ippocrate, nel suo giuramento, introdusse anche un chiaro richiamo all’etica della professione medica (“Con innocenza e purezza io custodirò la mia vita e la mia arte”). È bene ricordarcelo e ricordarlo a chi vi ha giurato fedeltà. I due insegnamenti di Ippocrate rappresentano infatti un binomio che aiuta ad analizzare la sperimentazione sui pomodori ‘anticancro’. Detto rapidamente che la prescrizione etica riteniamo si debba estendere anche alla propaganda medi(ati)ca fatta su ricerche ancora molto parziali che rischiano di apparire come effetti annuncio che giocano con la fiducia delle persone (in particolare di quelle costrette a fare i conti con i tumori), la relazione fra cibo e salute va indagata nella sua complessità. L’idea che il cibo diventi medicina solo se tecnologicamente modificato è infatti decisamente riduttiva. Le prescrizioni mediche e il buon senso indicano in una dieta bilanciata e (bio)diversa la strada maestra con cui prevenire molte patologie, ma oggi facciamo i conti con una mala alimentazione essa stessa causa di tumori, soprattutto nelle società dei paesi industrializzati o dei paesi in via di sviluppo dove si sono mutuate tendenze di consumo occidentali. Secondo l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ogni anno oltre 10 milioni di persone si ammalano di cancro in tutto il mondo: un numero stimato di 3-4 milioni di persone e oltre il 30% di queste avrebbe evitato il tumore se si fosse alimentata in modo più sano6. L’industrializzazione del cibo, l’aggiunta di sale e dolcificanti per fidelizzare il gusto dei consumatori verso cibi calorici, il diffuso ricorso a pesticidi, l’aumento dei consumi di carne rappresentano alcune delle cause di una dieta inappropriata alle esigenze della salute e possibili fonti di patologie tumorali: il rischio è che si pensi di poter correggere tali squilibri con la mera introduzione di pomodori ingegnerizzati in un regime alimentare così inappropriato. A tal proposito va anche osservato che molte sperimentazioni su ‘cibi arricchiti’ di un nutriente tramite ingegneria genetica (è questo il caso degli antociani nel pomodoro viola come del betacarotene nel riso dorato), investendo i processi metabolici della pianta, possono facilmente alterare altri importanti fattori nutrizionali normalmente contenuti nel prodotto non manipolato: è il caso del caratteristico colore rosso nel pomodoro conferitogli dal licopene (un altro importante agente antiossidante, ergo con proprietà di difesa dai tumori) che nella sperimentazione sul pomodoro viola pubblicata su Nature Biotechnology non è dato sapere che fine faccia. Un aspetto affatto secondario quello delle alterazioni metaboliche dovute alla manipolazione genetica della pianta, tanto da essere 5 WHO website http://www.who.int/nut/vad.htm Dossier Cancro e alimentazione dell’Istituto Tumori di Milano http://www.istitutotumori.mi.it/INT/InfoPubblico/Educational/Dossier_INT/cancro_alimentazione.pdf 6 3 14/11/2008 Autore: Luca Colombo – Fondazione Diritti Genetici considerato dal Codex Alimentarius come uno degli aspetti da investigare nella valutazione del rischio dell’alimento transgenico destinato a dare benefici nutrizionali o salutistici7. Quando si parla di corretta nutrizione, la dieta mediterranea, di cui ha verosimilmente goduto Ippocrate, viene spesso evocata a modello, ma la dieta mediterranea sembra essere abbandonata proprio nei paesi dove questa è evoluta: secondo un recente studio della FAO, infatti, Italia, Grecia, Spagna vedrebbero gran parte della popolazione consumare cibi troppo grassi, salati e dolci, mentre negli ultimi decenni la dieta basata sul consumo di frutta fresca e verdura "è stata a poco a poco abbandonata ed è oggi in uno stato moribondo" proprio nei paesi in cui ha avuto origine8. Questo ci sembra il problema. Il rischio, in questi casi, è che il cibo ‘nutraceutico’ possa comportare una sottovalutazione della lotta alle reali cause del problema e una distrazione di risorse per affrontarle o per lenirne gli effetti, come sottointeso nel progetto del pomodoro viola, con il suo approccio riduttivo e meccanicistico: molte iniziative di riabilitazione dei sistemi agrari in chiave di complessità produttiva possono riproporre una dinamica alimentare più efficace e sostenibile nel tempo, garantendo una prolungata efficienza nutrizionale della dieta. È bene infatti ricordare che la semplificazione dei sistemi alimentari è in buona parte coevoluta con la semplificazione dei sistemi agrari. La FAO ha rinnovato l’allarme sulla biodiversità di interesse agricolo ricordando il ricorso limitato all’enorme bacino di colture di interesse alimentare: delle 7-8.000 specie utilizzate in 10.000 anni di agricoltura, solo 150 sono comunemente coltivate e soltanto quattro – frumento, riso, mais e patata – soddisfano il 50% del fabbisogno calorico, dati aggravati dalla perdita dal 1900 ad oggi di tre quarti delle varietà originarie delle colture agricole9. Se poi proprio si vuole perseguire la strada degli alimenti funzionali mangiando un pomodoro potenziato nella concentrazione di quegli antociani che si potrebbero comunque ottenere in altri alimenti, allora la strada dell’ingegneria genetica non è la sola perseguibile, come dimostra la ricerca “Tom-Anto” che diverse Università italiane stanno collaborativamente conducendo; una ricerca che sta portando a ottenere elevate concentrazioni di antocianine nella buccia, mantenendo rossa la polpa10, riuscendo forse a coniugare la compresenza di diversi gruppi di polifenoli antiossidanti. 7 Codex Alimentarius (2008) Food Safety Assessment of Foods Derived from Recombinant-DNA Plants Modified for Nutritional or Health Benefits 8 Josef Schmidhuber1 (luglio 2008) The Eu diet – evolution, evaluation and impacts of the CAP; FAO. Documento presentato alla stampa dalla FAO con il comunicato dal titolo Med people shun Med diet, overweight rising in the region (29 luglio 2008), FAO press release 9 FAO (3 dicembre 2003) Protecting the planet's plant genetic resources FAO press release 10 Rossella Gigli (25 luglio 2008) Sun Black: the new black tomato; Scuola Superiore Sant'Anna 4