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Anteprima Estratta dall' Appunto di
Economia dell'innovazione
Università : Università degli studi della Tuscia
Facoltà : Sc.Politiche
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L' Appunto
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om
La stabilizzazione del prezzo
Una altro caso di interferenza diretta sulla determinazione dei prezzi è rappresentato dai programmi di
stabilizzazione del prezzo, il cui scopo è quello di limitare nel tempo le fluttuazioni del prezzo di alcuni beni.
L’autorità preposta al perseguimento di questo obiettivo doveva far sì che il prezzo si mantenesse entro certi
limiti.
Per giustificare gli interventi di stabilizzazione venne formulato il “teorema della ragnatela”, la quale individua
la condizione in presenza della quale il prezzo tende ad essere stabile. Il “teorema della ragnatela” può più
comprensibilmente essere designato come la “condizione di stabilità del prezzo di equilibrio”.
Tutto parte da una particolare lettura del modello di mercato la cui idea centrale è che dal momento delle
scelte di produzione a quello in cui l’offerta arriva sul mercato intercorre del tempo.
Ad esempio il produttore di grano decide quanto produrre al momento della semina, ma il grano arriverà sul
mercato alla fine dell’annata agraria.
Il teorema della ragnatela
Questa idea è quindi basata sulle seguenti ipotesi formali:
1. La quantità domandata di un certo prodotto al momento (t) (a parità di tutti gli altri parametri) è funzione
del prezzo del bene nello stesso momento. Le decisioni degli acquirenti relative a quanto acquistare
dipendono dal prezzo vigente al momento in cui tali decisioni vengono prese: più semplicemente chi
compra decide quanto comprare in base al prezzo che trova sul mercato.
2. La quantità offerta al momento (t) è funzione del prezzo al momento (t-1) (dove t-1 indica l’inizio del ciclo
di produzione e quindi nel nostro caso l’inizio dell’annata agraria). Quindi nel caso del grano la quantità
di grano offerta in un dato momento non dipende dal prezzo in quel momento, ma dal prezzo del grano
che vigeva al momento in cui si è deciso quanto produrre.
rib
e.c
3. la condizione di equilibrio è che la quantità domandata sia uguale alla quantità offerta:
qdxt = f (pxt) >>> qsxt = g (pxt-1) >>> qdx = qsx
La differenza tra questo modello e il consueto modello di mercato è che le variabili sono datate, viene
cioè preso in considerazione uno sfasamento temporale per ciò che riguarda il prezzo rilevante della
quantità offerta.
Tenendo conto di queste ipotesi, il prezzo di equilibrio si dice:
Ct
stabile – se essendosi per cause accidentali allontanato dalla condizione di equilibrio, una volta rimossa
la causa tende a ritornare al valore di equilibrio;
AB
metastabile - se essendosi per cause accidentali allontanato dalla condizione di equilibrio, una volta
rimossa la causa tende a fluttuare intorno al valore di equilibrio, senza raggiungerlo mai;
instabile - se essendosi per cause accidentali allontanato dalla condizione di equilibrio, una volta
rimossa la causa tende a fluttuare con fluttuazioni sempre più ampie, che lo allontanano dalla posizione
di equilibrio.
Il teorema della ragnatela individua la condizione di stabilità del prezzo di equilibrio, individuando le
condizioni in presenza delle quali si verificano i tre casi illustrati.
L’analisi è basata sul confronto tra la pendenza della curva di offerta e la pendenza della curva di domanda,
nell’intorno del punto di equilibrio (realmente è un confronto tra l’elasticità dell’offerta e l’elasticità della
domanda):
Prezzo stabile (fluttuazioni convergenti)– la pendenza della curva di offerta è maggiore della pendenza
della curva di domanda, intorno al punto di equilibrio.
Prezzo metastabile (fluttuazioni continue) – la pendenza della curva di offerta è uguale alla pendenza
della curva di domanda, intorno al punto di equilibrio.
Prezzo instabile (fluttuazioni divergenti) – la pendenza della curva di offerta è inferiore alla pendenza
della curva di domanda, intorno al punto di equilibrio.
Questa analisi teorica è difficilmente accettabile per una serie di ragioni:
Non fornisce una spiegazione del perché il prezzo dovrebbe spostarsi dall’equilibrio; in assenza di
motivazioni bisogna supportate che il prezzo di equilibrio venga mantenuto.
L’analisi utilizza un apparato statico per uno studio dinamico, basando il teorema sull’ipotesi che le curve
non si modifichino nel tempo; tuttavia sia le condizioni della domanda, sia quelle dell’offerta sono
soggette a cambiamenti nel tempo.
L’analisi presuppone l’assenza di aspettative oppure la “perfetta stupidità”, da parte dei produttori, visto
che il teorema da per scontato che i produttori prendano le loro decisioni di anno in anno come se il
prezzo formatosi sul mercato in un dato momento non dovesse mai cambiare; le cose non stanno così,
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perché quando si passa da una situazione statica ad una dinamica bisogna introdurre le aspettative, ma
in questo caso il teorema non reggerebbe.
I programmi di stabilizzazione del prezzo
Come già detto il “teorema della ragnatela” è il supporto teorico ai programmi di stabilizzazione del prezzo,
che hanno lo scopo di impedire deviazione eccessive del valore fissato per un determinato bene,
mantenendo l’oscillazione del prezzo entro certi limiti.
Per evitare che il prezzo diventi troppo alto oppure che diventi troppo basso, l’ente preposto al
mantenimento deve disporre di stock del bene in questione:
Quando il prezzo tende ad essere troppo alto, attinge lo stock di cui dispone e immette sul mercato un
certa quantità di bene: somma quindi la sua offerta, all’offerta di mercato così da contenere l’ascesa del
prezzo.
Quando il prezzo tende ad essere troppo basso, acquista una certa quantità di bene (stoccandolo):
somma quindi la sua domanda, alla domanda di mercato, così da contenere la discesa del prezzo.
In questo modo:
l’ente rende meno scarso il bene in periodi di scarsità, attingendo alle sue scorte e immettendole sul
mercato;
AB
Ct
rib
e.c
om
l’ente rende meno abbondante il bene in periodi di abbondanza, ricostituendo le sue scorte nei periodi di
ampia disponibilità.
Acquistando quando il prezzo è basso e rivendendo quando il prezzo è alto, l’ente riesce a stabilizzare il
prezzo. La stabilizzazione funziona se l’ente opera nelle due direzioni, o meglio se una volta vende e poi la
volta successiva compra. Se operasse esclusivamente in una direzione si ricadrebbe nell’ipotesi di prezzo
minimo oppure nell’ipotesi di prezzo massimo.
Le obiezioni più importanti al programma nascono proprio da queste ultime considerazioni. Cioè se l’ente
responsabile del programma acquistasse quando il prezzo basso e vendesse quando il prezzo alto, allora
sarebbe un ente che produrrebbe utili e quindi il programma sarebbe in grado di autofinanziarsi. Già, ma se
il programma di stabilizzazione produce utili, perché affidarlo ad un ente pubblico ? Se fosse possibile
guadagnarci l’operazione verrebbe condotta direttamente dagli “speculatori”, cioè da coloro che sono
specializzati nell’arbitraggio dei prezzi. E poi, se i programmi di stabilizzazione operassero come previsto, gli
enti incaricati dovrebbero essere in attivo, ma l’esperienza ci dice che questo non accade e che tutti i
programmi si chiudono in passivo.
La realtà invece ci dice che l’applicazione di un programma di stabilizzazione del prezzo finisce per ricadere
nel meccanismo del prezzo minimo. Infatti anche quando si riconosce che questi programmi sono dannosi,
essi non vengono abbandonati per le stesse ragioni già citate nel caso del prezzo minimo. Soggetto alle forti
pressioni dei produttori, l’ente tende a stabilizzare il prezzo ad un livello alto e in questo caso si finisce per
ricadere nell’ipotesi di “prezzo minimo” perché l’ente è costretto continuamente ad acquistare. Le operazioni
di stabilizzazione diventano asimmetriche, l’ente procede sempre nella stessa direzione e finisce in passivo.
8. Prezzi relativi ed elasticità
L’elasticità della domanda
La legge della domanda ci ha permesso di individuare la direzione dell’influenza del prezzo sulla quantità
domandata: la variazione della quantità domandata ha luogo in senso inverso alla variazione del prezzo.
Questa legge non ci consente di determinare la misura di tale influenza, sappiamo come la quantità varia in
funzione del prezzo, ma non sappiamo quanto.
Per fornire questa risposta dobbiamo ricorrere al concetto di elasticità della domanda, la quale misura la
reattività della quantità domandata alle variazioni di prezzo. Esistono diverse misure dell’elasticità, ma in
questa analisi faremo riferimento ad una sola di questa, il coefficiente di elasticità puntuale, che misura
l’elasticità in un determinato punto della curva di domanda.
Il coefficiente di elasticità puntuale della domanda rispetto al prezzo è il rapporto tra la variazione relativa (o
percentuale) della quantità e la variazione relativa (o percentuale) del prezzo:
E = - (dq/q) : (dp/p) = - (dq/dp) x (p/q)
(dove “dq” è la variazione della quantità, “q” è la quantità originaria; “dp” è la variazione del prezzo e “p” è il
prezzo originario. Trattandosi della misura dell’elasticità in un punto, le variazioni sono infinitesime)
Il coefficiente di elasticità puntuale è uguale al rapporto tra la variazione della quantità e la variazione del
prezzo, che moltiplica il rapporto tra prezzo e quantità.
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