Int. Camera. Notte. Scena 1 Inquadratura da lontano sul

Int. Camera. Notte. Scena 1
Inquadratura da lontano sul protagonista con musica di
transizione. Il protagonista sta scrivendo sul suo blog il suo
nervosismo e la sua pazzia. Mentre scrive sentiamo la voce del
pensiero in sottofondo che legge ciò che scrive. È sul letto
rannicchiato con il portatile sulle gambe, con il viso imbronciato
e pensieroso.
PROTAGONISTA
(Scrive e si sente la voce del pensiero di sottofondo, è
sul letto ed è imbronciato e pensieroso)(inquadratura angolare da
lontano)
Sul serio, sono incredibilmente nervoso, il più nervoso che io
conosca. Ma non sono pazzo, perché pensate che lo sia? Anche voi
del blog mi credete così? È stata la mia malattia che ha reso più
penetranti i miei sensi, ma non li ha distrutti, sono sempre vivi
in me. Soprattutto è vivo l’udito, sento e ascolto tutto. Niente
mi sfugge, nemmeno cose provenienti dall’inferno. Quindi non sono
pazzo, perché lo pensate? Non può essere, non posso esserlo. Sono
lucido e calmo.
PROTAGONISTA
(Scrive ancora sul blog e si sente ancora la voce di
sottofondo. È sempre seduto sul letto.) (inquadratura da dietro
dove si vede la schiena e il computer del protagonista)
Adesso vi racconto quello che sto pensando di fare per
farvi capire che non sono pazzo. Stavo pensando a come sia stato
impossibile che questa idea sia stata partorita dal mio cervello.
Il vecchio non mi aveva mai fatto niente di male, non lo odiavo,
anzi gli volevo bene. Non volevo il suo denaro e nient’altro da
lui. Ma appena sfornai l’idea mi ossessionò notte e giorno. Ma…
Dio! Il suo dannato occhio! Quell’occhio da avvoltoio mi
terrorizzava. Ogni volta che mi guardava mi faceva rabbrividire,
riusciva a farmi sentire una nullità, riusciva a farmi non
esistere. Lo odiavo, odiavo quell’orribile, dannato, maledetto
occhio! Quindi lentamente, molto lentamente, per gradi decisi di
ucciderlo, decisi di uccidere il vecchio, e il suo occhio con lui.
Int. Camera e Corridoio. Notte. Scena 2
Inquadratura sul protagonista che cerca una torcia nel cassetto, e
poi si avvia verso la camera del vecchio.
PROTAGONISTA
(Si alza dal letto e posa il computer, intanto inizia a
cercare per la casa la torcia, e ancora la voce profonda narrante
continua a parlare)
Dopo quello che vi ho raccontato probabilmente
penserete che sono ancora più pazzo di quello che credevate. È qui
che vi sbagliate, i pazzi non capiscono niente. E invece dovevate
vedere me, come agivo con cautela.
PROTAGONISTA
(Trova la torcia, e si avvia alla camera del vecchio,
ancora voce narrante del protagonista)
Per 7 lunghe notti avevo provato, arrivavo alla camera del vecchio
e iniziavo a fare entrare la testa nella stanza, ci voleva un’ora
prima che tutta la testa fosse dentro, agivo con molta cautela,
moltissima cautela, forse troppa. Se voi mi aveste visto vi
saresti messi a ridere da come agivo attentamente, poi quando la
mia testa era interamente dentro accendevo la torcia e ci mettevo
una mano davanti, e poi aprivo indice e medio e facevo passare un
raggio di luce in mezzo! Un raggio di luce andava ad illuminare il
suo Maledetto Occhio. Ma era chiuso, e non scatenava nessuna
rabbia in me da chiuso, allora tornavo indietro e dormivo. Il
vecchio non mi faceva paura, era solo il suo occhio che mi
terrorizzava.
Int. Camera Vecchio. Notte. Scena 3
PROTAGONITA
(Inizia a mettere la testa dentro la stanza molto lentamente
e gli scivola la torcia dalla mano e cade)
L’ottava sera, stasera, agii con molta più cautela. Molto più
lentamente. Ero talmente lento che andava più veloce la lancetta
dei minuti della mia mano. Forse la troppa cautela mi fece
scivolare la torcia e cadde.
il vecchio scatta mettendosi seduto sul letto, e ci sta per molto
tempo in quella posizione, mentre il protagonista rimane con la
testa dentro la stanza muto. La torcia si rompe ed è tutto buio
VECCHIO
(impaurito)
Chi è la?
PROTAGONISTA
(Voce narrante)
Il vecchio stette un’ora intera fermo immobile su quel letto, e io
fermo immobile con la testa dentro la stanza. Era buio, non si
vedeva niente. Per fortuna. Stette lì ad ascoltare, proprio come
avevo fatto io per sette notti consecutive. Lì ad ascoltare il
rintocco degli orologi terrificanti.
(si sente un gemito fatto dal vecchio e la voce narrante continua
a parlare)
Il vecchio fece un gemito di dolore mortale, nient’altro che
morte. La sua mente era piena di morte, soltanto quello. Era
terrorizzato. Era l’ansito dell’ansia, della paura. Conoscevo bene
quell’ansito. Quel vecchio. Lo conoscevo bene, e mi dispiaceva per
lui, ma quel suo dannatissimo occhio era superiore a tutto. Non
riuscivo più a sopportarlo. Sapevo che il vecchio era sveglio e
sapeva che c’era qualcuno. Ripeto mi dispiaceva, ma mi stavo
godendo questo momento con tutti i sensi. Ho paura che il non
poter sentire ne poter vedere niente, abbia fatto percepire la mia
testa all’interno della stanza.
(Il protagonista fa passare un raggio di luce dalla torcia aprendo
lentamente l’indice e il medio della mano, che stava tappando la
luce)
PROTAGONISTA
(Sempre la sua voce profonda di sottofondo, che parla
velocemente e violentemente)
Decisi di far passare un raggio di luce, agendo con molta cautela,
e il raggio cadde proprio sull’occhio da incubo. Stavo scoppiando
di rabbia, l’ho detto: quell’occhio mi fa sentire una nullità, fa
si che non esista, mi fa sentire morto. Lo odio, dio, come lo
odio. Vi ricordate quando vi ho detto che i miei sensi sono molto
più forti? Le mie orecchie adesso percepivano tutto, anche il
battito del cuore del vecchio. Avevo pietà di lui, ma avevo
bisogno di stare bene, senza quel dannato occhio, dovevo
ucciderlo. Non sono pazzo! In quel momento iniziai a percepire
qualunque cosa ci fosse in quella casa, e mi terrorizzai. Avevo
paura, più del vecchio. Il mio battito del cuore iniziò a essere
così forte da poterlo sentire. Poi un dubbio ma assalì: i vicini
potevano sentirlo. Ero terrorizzato. Era il momento.
(il protagonista entra nella stanza urlando e gettando la torcia,
il vecchio fa un urlo di terrore e poi il protagonista gli si
scaraventa addosso, lo butta in terra e gli lancia il letto sopra)
Allora mi lanciai su di lui, si ero vivo finalmente. Lo gettai in
terra, era lì in terra lo guardavo, lui mi guardava. Allora gli
gettai il letto addosso, e poi più nulla. Che bello era morto
finalmente. Mi fermai a guardare il cadavere. Ero tranquillo.
Dovevo occultare il cadavere.
(Il protagonista inizia a smembrare il cadavere)
Prima di tutto smembrai il cadavere, poi gli staccai la testa, poi
le braccia e le gambe.
(Si vede che smonta tre tavole del parquet e ci mette i pezzi del
cadavere)
Allora con tantissima accuratezza, niente che un pazzo farebbe,
smontai delle travi e ci misi il cadavere, e poi ci rimisi le
tavole. Nessuno poteva vederlo. In quella casa per tutti non c’era
nessun morto.
Int. Sala. Giorno. Scena 4
Il protagonista scende al piano di sotto e va ad aprire al
campanello, sono i carabinieri, gli fa fare il giro della casa per
fargli cercare il cadavere e poi li fa accomodare nella stanza
dove c’è il cadavere e lui si mette proprio sotto il cadavere.
PROTAGONISTA
(suona il campanello, e il protagonista scende tranquillo e va ad
aprire)
Prego, entrate pure.
CARABIENIERE 1
(Entra nella stanza insieme all’altro carabiniere)
Salve, ci sono stati segnalati degli urli stanotte,
provenienti da questa casa, possiamo controllare?
PROTAGONISTA
(Tranquillo cerca una scusa, e la trova, e poi gli fa controllare
tutta la casa)
Si, sono stato io che ho fatto un incubo, ma prego
controllate.
(Ricomincia la voce di sottofondo del protagonista e intanto si
vedono le immagini del protagonista che fa vedere la casa ai due
carabinieri)
Ero un bravissimo attore, non avevano dubitato di me, gli feci
vedere tutte le stanze, e loro credevano nella mia bugia, nella
mia scusa.
(poi li fece entrare nella stanza dove c’era il cadavere, ancora
tranquillo, sempre voce narrante)
Li feci entrare, esortandoli a riposarsi un po’ in quella
stanza, e io misi la mia sedia proprio nel punto dove c’era il
cadavere. Ero tranquillissimo.
(Ad un tratto si impallidisce senza motivo e inizia ad avere tanta
paura, sempre voce narrante)
Ad un certo punto penso che la mia faccia diventò pallidissima,
sembravo un fantasma. Sentivo un ronzio, desideravo che se ne
andassero. Dovevano andarsene, maledizione. Iniziai ad ansimare,
ero terrorizzato. Iniziai a parlare di stupidaggini per farli
andare via, era in credibile, come potevo essere terrorizzato?
C’era un maledetto ronzio, un battito. Non era nella mia testa,
esisteva davvero lo so. Maledizione.
(I carabinieri alzano e si avviano alla porta per andarsene, e lo
salutano fidandosi di lui, ma lui in preda al panico confessa)
PROTAGONISTA
(Nervoso, urlando e piangendo)
Maledizione, mi prendete in giro? L’ho ucciso, l’ho ucciso io! Ma
quel maledetto cuore continua a battere sotto il parquet.