nella madre. Per la maggior parte delle mutazioni non è però possibile calcolare un rischio di ricorrenza. Infatti, non è praticamente possibile misurare i livelli di mtDNA mutato negli oociti materni. A gravidanza iniziata non è possibile correlare in maniera affidabile i livelli di mutazione eventualmente riscontrati nei villi coriali, o negli amniociti, con quelli nei tessuti critici fetali (cervello, cuore, muscolo). Infatti, l’assenza (o bassi livelli) di mutazione a livello di amniociti o villi coriali non esclude che la mutazione possa essere presente in percentuale elevata in altri tessuti fetali. Il problema della diagnosi prenatale delle patologie del mtDNA è perciò in gran parte ancora aperto. Imprinting e disomia uniparentale Nella genetica classica l’espressione di un gene in un individuo è indipendente dal sesso del genitore da cui è ereditato. Tuttavia, è stato osservato che nei mammiferi alcuni geni vengono espressi o meno a seconda del genitore che li ha trasmessi. Per alcuni di essi è espresso solo l’allele ereditato dal padre, per altri solo l’allele ereditato dalla madre. Questo fenomeno è detto imprinting genomico, termine preso in prestito dall’etologia, dove l’imprinting indica il comportamento animale condizionato da stimoli in un periodo suscettibile di apprendimento. Si tratta di un processo epigenetico attraverso cui uno dei due alleli di un gene è “marcato” e quindi espresso in maniera differenziale a seconda del genitore che lo ha trasmesso. Dal punto di vista molecolare, il gene con imprinting viene metilato e la sua espressione viene quindi bloccata. Il processo è simile all’inattivazione del cromosoma X, solo che in questo caso non è un evento casuale e non interessa l’intero cromosoma, ma solo alcune regioni definite (Figura 10.2). L’imprinting genomico è esclusivo dei mammiferi e si è evoluto insieme alla placenta. È infatti più rudimentale nei marsupiali, mentre nei mammiferi monotremi (ornitorinco ed echidna), che depongo uova, è pressoché assente. Si pensa che si tratti di un meccanismo di controllo della crescita fetale. L’imprinting si stabilisce durante la gametogenesi. Dopo la fecondazione viene mantenuto nelle varie divisioni mitotiche, mentre nelle cellule germinali viene cancellato e riprogrammato a seconda del sesso dell’individuo (Figura 10.3). Il fenomeno dell’imprinting ha due conseguenze: 1) per un corretto sviluppo di un organismo è necessario un contributo genetico biparentale; 2) alcune mutazioni in geni sottoposti ad imprinting possono presentare delle modalità di trasmissione apparentemente bizzarre. Il DNA del promotore non è modificato; il gene è disponibile per essere trascritto. a) Promotore b) 10.2 Gene Il DNA del promotore è modificato; il gene non è disponibile per la trascrizione. S Silenziamento genico. (a) Normalmente le basi all’interno o in prossimità del promotore non sono metilate, permettendo la trascrizione del gene adiacente. (b) Nel silenziamento genico dovuto a mom dificazioni epigenetiche, le basi all’interno o in prossimità del promotore sono metilate. Questo impedisce il legame delle proteine, inclusa l’RNA polimerasi, e il gene non è trascritto (cioè è silenziato). Imprinting e disomia uniparentale 123