A.A. 2013-2014 Corso di Laurea Magistrale in Scienze dell’Amministrazione Sistemi di welfare 1. LA BUONA SOCIETA’ E LE DISUGUAGLIANZE Maria Letizia Pruna SPS/09 – Sociologia dei processi economici e del lavoro [email protected] Presentazione del corso Il corso è articolato in due parti La prima parte è dedicata al tema delle disuguaglianze, di cui vengono analizzate le dimensioni e le implicazioni La seconda parte è dedicata all’analisi comparata dei sistemi di welfare contemporanei, a partire dalla tipologia elaborata da Esping-Andersen, alla loro capacità di affrontare le disuguaglianze, ai fattori esterni e interni che determinano le crisi e le riforme dei sistemi di welfare 2 Testi consigliati G. Esping-Andersen (2000), I fondamenti sociali delle economie post-industriali, Bologna, Il Mulino (ed. or. Social Foundations of Postindustrial Economies, Oxford-NY, Oxford University Press, 1999) – Capitoli I,III,IV,V,VI, VIII,IX G. Esping-Andersen (2010), Oltre lo Stato assistenziale. Per un nuovo «Patto tra generazioni», Milano, Garzanti (ed. or. Trois leçons sur l’État-providence, Éditions du Seuil et la République des Idées, 2008) M. Franzini (2010), Ricchi e poveri. L’Italia e le disuguaglianze (in)accettabili, Milano, EGEA 3 Gøsta Esping Andersen Sociologo danese (1947), attualmente è professore presso l’Universitat Pompeu Fabra di Barcellona. Collabora con numerose istituzioni e organizzazioni internazionali tra cui l’Unione Europea, le Nazioni Unite, la Banca Mondiale, l’Ocse. Il suo principale interesse di ricerca è il welfare. 4 Maurizio Franzini Insegna politica economica nella facoltà di economia nell'università di Roma "La Sapienza". E’ direttore del Centro di ricerca interuniversitario sullo stato sociale, Criss. Collabora con sbilanciamoci.info Il suo ultimo libro è Disuguaglianze inaccettabili. L’immobilità economica in Italia, Laterza, 2013 5 Letture R. Castel, L’insicurezza sociale. Che significa essere protetti?, Torino, Einaudi, 2004 (ed. or. L’insécurité sociale. Qu’est-ce qu’être protégé?, Éditions du Seuil et la République des Idées, 2003) D. Del Boca, A. Rosina, Famiglie sole. Sopravvivere con un welfare inefficiente, Bologna, Il Mulino, 2009 C. Saraceno, Il welfare. Modelli e dilemmi della cittadinanza sociale, Bologna, Il Mulino, 2013 6 Robert Castel Sociologo e storico del lavoro, nato in Francia nel 1933 e morto nel 2013, è stato direttore di ricerca all'École des hautes études en sciences sociales. Tra le sue opere più importanti ricordiamo Métamorphoses de la question sociale (1995) 7 Daniela Del Boca Insegna Economia Politica all'Università di Torino, è direttora di CHILD (Center for Research on Household, Income, Labour and Demographics). Collabora con le riviste online lavoce.info e ingenere.it e neodemos.it 8 Alessandro Rosina Professore di Demografia e Statistica sociale presso la Facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano. E’ tra i fondatori della rivista online Neodemos.it. Il suo ultimo libro è L’Italia che non cresce. Gli alibi di un Paese immobile, Laterza, 2013. 9 Chiara Saraceno E’ una delle sociologhe italiane più conosciute e apprezzate. Fino al 2008 è stata docente di Sociologia della Famiglia presso la facoltà di scienze politiche dell'università di Torino. Dall'ottobre 2006 a giugno 2011 è stata professore di ricerca a Berlino. 10 Da dove cominciamo... 11 La “buona società” John Kenneth Galbraith (1908-2006) Economista fra i più influenti del suo tempo, è stato consigliere economico di tre presidenti democratici degli Stati Uniti: Roosevelt, Kennedy, Clinton. The Good Society, 1996 12 Come si definisce la “buona società”? “In termini generali, l’essenza della buona società può essere definita facilmente: ogni suo membro, senza distinzione di sesso, razza o origine etnica, dovrebbe avere la possibilità di una vita soddisfacente. Certo, vanno considerate le indubbie differenze di capacità e aspirazioni. aspirazioni Gli individui sono diversi per capacità fisiche e mentali, passioni e obiettivi, e queste differenze generano a loro volta differenze a livello di realizzazione personale e remunerazione.” (p. 33) 13 Diversi o diseguali? Gli esseri umani sono completamente diversi sia in caratteristiche esogene che personali. La potente retorica dell’«eguaglianza» degli uomini spesso tende a deviare l’attenzione da queste differenze. Anche se tale retorica («tutti gli uomini nascono uguali») è considerata parte essenziale dell’egualitarismo, la mancata considerazione delle diversità personali può generare, in realtà, effetti profondamente anti-egualitari: una considerazione eguale per tutti può richiedere un trattamento molto diseguale a favore di coloro che si trovano in una condizione di svantaggio. (A. Sen, La diseguaglianza. Un riesame critico, Il Mulino, 1994) 14 Amartya K. Sen Economista indiano (1933), Premio Nobel per l’economia nel 1998. Insegna alla università di Harvard Nei suoi studi sviluppa un’attenzione crescente per i temi della disuguaglianza e delle libertà 15 Ogni buona società richiede qualche tipo di uguaglianza La domanda cruciale è: uguaglianza di che cosa? cosa • Risorse (beni primari come l’abitazione, l’alimentazione, la salute, l’istruzione?) • Ricchezza (reddito, retribuzione, rendita?) • Opportunità (percorsi aperti e strumenti adeguati?) • Libertà (condizioni oggettive e soggettive idonee alla scelta?) 16 La buona società non aspira all’uguaglianza dei redditi Si tratta di un obiettivo non realizzabile né socialmente auspicabile. «Ci sono individui per i quali il reddito, la ricchezza, la loro ostentazione pubblica o la contemplazione privata rappresentano lo scopo ultimo e la massima soddisfazione; per altri non è affatto così. […] L’essenza della libertà consiste proprio nell’accettare queste diversità di aspirazioni. D’altro canto esistono fonti di reddito che la buona società non può accettare. Uno degli aspetti più lampanti dell’attuale sistema economico è quello di offrire numerose opportunità di arricchimento individuale socialmente censurabili o intrinsecamente dannose all’economia. (Galbraith 1996) 17 I redditi diseguali non spiegano da soli le opportunità diseguali Il grado effettivo delle disuguaglianze di opportunità tra le persone non può essere dedotto dall’ordine di grandezza della disuguaglianza dei redditi, poiché quel che possiamo o non possiamo fare, quel che possiamo o non possiamo acquisire, non dipendono solamente dal nostro reddito, ma anche dalla varietà di caratteristiche fisiche e sociali che influenzano le nostre vite e che ci rendono quello che siamo. (Sen 1994) 18 La scelta dello spazio valutativo Una delle conseguenze della diversità umana è che l’eguaglianza in uno “spazio” (o campo di applicazione) tende a coesistere con la disuguaglianza in un altro (es. uguale livello di istruzione ma reddito diseguale) La scelta di uno “spazio” ritenuto fondamentale per l’uguaglianza deve poter giustificare la disuguaglianza in qualche altro spazio significativo (es. garantire l’uguaglianza nell’istruzione può giustificare la disuguaglianza nella partecipazione alle spese sociali). (Sen 1994) 19 Uguaglianza e libertà L’importanza dell’eguaglianza è spesso posta in contrasto con quella della libertà: ricondurre le differenze all’eguaglianza può limitare le libertà In effetti, però, la libertà è uno dei possibili campi di applicazione dell’eguaglianza (eguali diritti), e l’eguaglianza è una delle possibili configurazioni della distribuzione delle libertà (Sen 1994) 20 Differenze e uguaglianze Le uguaglianze possibili o desiderabili es.: un livello minimo di istruzione per tutti Le differenze accettabili o necessarie es.: una assistenza sanitaria diversa per persone di sesso diverso o con specifiche patologie 21 Libertà e uguaglianza «Non c’è niente di intrinsecamente desiderabile (così credo) nell’eguaglianza. L’ineguaglianza è il sale della vita. Le persone sono diverse, le loro aspirazioni e le loro preferenze variano; anche le ineguaglianze di reddito e di status incoraggiano l’attività umana – se, e solo se, queste non relegano altri in situazioni di privilegio o di esclusione. Permettere che qualcuno scompaia dall’area della cittadinanza è inammissibile moralmente e distruttivo socialmente. […] Infine, la libertà è un valore di ordine più alto rispetto all’eguaglianza (per lo meno nel mio modo di pensare). Eguali diritti di cittadinanza non sono un fine in sé. Il loro scopo è rendere i cittadini liberi, di metterli in grado di perseguire i loro interessi e le loro aspirazioni. E’ la libertà l’essenza della vita; perché sia resa possibile è necessario (Dahrendorf 1995) uno stato di uguaglianza.» 22 Ralph G. Dahrendorf Filosofo e sociologo tedesco (1929-2009). E’ stato membro del parlamento tedesco, segretario di stato al ministero degli esteri, Commissario europeo per la ricerca, la scienza e l’educazione, direttore della London School of Economics. 23 Distribuzione del reddito distribuzione del potere «Nell’economia moderna la distribuzione del reddito deriva dalla distribuzione del potere. E questa, a sua volta, è al tempo stesso causa ed effetto del modo in cui la ricchezza viene divisa. Il potere serve ad acquisire reddito; il reddito assicura potere sui compensi degli altri. La buona società prende atto di questo circolo vizioso e cerca di porvi rimedio.» (Galbraith 1996: p. 77) 24 Disuguaglianza economica ineguaglianza politica “Più disuguaglianza economica porta ad una maggiore ineguaglianza politica, più ineguaglianza politica a regole del gioco che amplificano la disuguaglianza economica e quindi politica: occorre ripristinare una persona un voto e non un dollaro un (J. Stiglitz) voto" 25 Joseph Stiglitz: il prezzo della disuguaglianza Economista americano (1943) e Premio Nobel per l’economia nel 2001. Nel 2013 ha pubblicato Il prezzo della disuguaglianza. Come la società divisa di oggi minaccia il nostro futuro, Einaudi “L'America è oggi il paese avanzato con la maggiore disuguaglianza del pianeta. In questi ultimi anni gli interessi consolidati dell'1% della popolazione hanno prevaricato quelli del 99%, soffocando il vero capitalismo dinamico.” 26 Paul Krugman: la sfida della disuguaglianza Economista americano (1953), premio Nobel per l’Economia nel 2008 Attualmente professore di Economia e di Relazioni Internazionali all'Università di Princeton “La disuguaglianza è davvero la sfida che definisce la nostra epoca. Faremo qualcosa per raccogliere tale sfida e reagire adeguatamente?” 27 Maurizio Franzini: l’accettabilità delle disuguaglianze Quando si parla di disuguaglianze si tende a farlo in modi parziali. La discussione che manca è quella sull’accettabilità delle disuguaglianze. Giudizi di questa natura sono assenti, quasi che la disuguaglianza possa essere, al massimo, misurata ma non valutata. Per questo è alta o bassa, quasi mai accettabile o inaccettabile. 28 Gli obiettivi irrinunciabili della “buona società” “La buona società deve garantire a tutti i suoi cittadini la libertà personale, la soddisfazione di tutte le necessità primarie, l’uguaglianza razziale ed etnica e la possibilità di una vita gratificante. Niente, va detto chiaramente, nega la libertà dell’individuo quanto la totale mancanza di soldi. Niente lo debilita più della miseria.” (Galbraith 1996: p.12) 29 La “buona società” nell’economia di mercato E’ fondata sulla riduzione delle disuguaglianze Attraverso: 1. istruzione 2. tutela del lavoro 3. intervento dello stato 30 1. Il ruolo decisivo dell’istruzione “Un miglioramento è possibile soltanto attraverso l’istruzione” (J.K. Galbraith) Garantisce la mobilità sociale , quindi occorre “dare l’istruzione migliore a coloro che vivono nelle condizioni peggiori “ Rende la democrazia possibile ed essenziale Rende la vita piena e degna di essere vissuta 31 L’istruzione come valore in sé La buona società non può accettare che l’istruzione sia prevalentemente al servizio dell’economia. L’istruzione ha un ruolo politico e sociale più vasto, e una profonda ragione d’essere in se stessa. (J.K. Galbraith) 32 Tassazione per l’istruzione La prova del nove di una buona società è la scelta di imporre tasse – su redditi, spese e consumi privati di generi di lusso – per sviluppare e sostenere un solido sistema scolastico a disposizione di tutti i cittadini. (J.K. Galbraith) 33 2. La centralità del lavoro Per una migliore distribuzione del reddito è necessario che vi sia la possibilità di un impiego per tutti coloro che aspirano ad averlo La piena occupazione come parametro principale per misurare il buon andamento dell’economia e della società Tutela dei lavoratori (anche con indennità di disoccupazione) e dei livelli salariali 34 3. L’intervento dello Stato La “buona società” va intesa come un progetto collettivo di società Solo lo Stato può fissare e fare rispettare le regole necessarie a perseguire l’interesse collettivo e attivare i meccanismi di riduzione delle disuguaglianze 35 La necessità del Welfare State La necessità dell’intervento pubblico nell’economia e nella protezione sociale “è dettata dalla storia”. L’intenso e ininterrotto processo di modernizzazione e di sviluppo delle società ha prodotto, e al tempo stesso è stato reso possibile, dal welfare state 36