Viaggio nella Mente
Pubblicato on-line 29/12/2009
Le origini della Psicoanalisi: Terapia Ipnotica
di Antonio Sammartino
Non è casuale che la parola isterismo deriva dal greco hysteron, cioè utero.
Ippocrate riteneva che l’isteria fosse un’anomalia esclusivamente femminile, causata da un cattivo funzionamento
dell’utero.
Nel medioevo l’isteria non era neppure considerata una malattia, per cui veniva trattata con pratiche esclusivamente
esorcistiche, in quanto gli esorcisti erano ritenuti gli unici in grado di parlare con il demone che albergava nel corpo
dell’ossesso.
Secondo la visione della Chiesa gli isterici erano posseduti dal demonio, perché non riconoscevano la sovranità di Maria
Vergine. Per questo motivo, l’unica cura possibile per gli ossessi, era il rogo.
Solo nell’ottocento, si cercò una nuova interpretazione dell’isteria, tuttavia a causa dell’assenza di lesioni organiche,
alcuni attribuirono i sintomi alla suggestione o alla simulazione, mentre altri la elevarono al rango di malattia. Quindi,
abbandonarono le teorie uterine dell’isteria, pur conservando l’idea che in qualche modo fosse legata alla sessualità.
Uno dei medici più influenti di quel periodo, Charcot neurologo e professore di anatomia patologica alla Salpètriere di
Parigi, riteneva che l’isteria non fosse una malattia tipicamente femminile, in quanto presente anche in diversi uomini.
Nello stesso periodo, nel tentativo di perfezionare una terapia in grado di guarire i sintomi, Charcot, dotato di eccezionali
capacità ipnotiche, inizia ad applicare l’ipnosi ai suoi pazienti.
Con la terapia ipnotica i pazienti, nel rievocare gli episodi traumatici che erano all’origine dell’isteria, acquisivano
coscienza e diversi di loro guarirono dalle manifestazioni isteriche. Ciò significava che i sintomi avevano una origine
psicogena e che potevano essere curati ed eliminati esclusivamente per mezzo del pensiero.
In quel periodo (1885) un giovane medico di nome Freud, vinse una borsa di studi di sei mesi da trascorrere presso il
reparto neurologico di Charcot. La pratica nella scuola parigina risveglia l’interesse di Freud per le neuropatie, in quanto
la cura dei sintomi isterici mediante ipnosi, anche se era ancora in fase di sperimentazione, apparve al giovane medico
particolarmente suggestiva e appassionante. Tuttavia, l’aspetto più interessante dell’insegnamento di Charcot, fu il suo
modo di lavorare, che consisteva nell’osservare più volte i fatti, fino a quando non gli parlavano.
Al termine del periodo trascorso a Parigi (febbraio 1886), Freud ritorna a Vienna e ristabilì i contatti con Josef Breuer, un
neurologo più anziano, conosciuto durante il periodo dell’università. Breuer riteneva che nel sistema nervoso vi fosse
una forma di energia (Tensione Nervosa), che tendeva a mantenersi in equilibrio. Questa energia poteva essere alterata
da disturbi di origine psicologica. La terapia, mediante la pratica dell’ipnosi, poteva ristabilire quel naturale equilibrio.
L’amicizia con Breuer fu di grande aiuto per il giovane Freud, specialmente durante il periodo iniziale della sua attività
professionale, in quanto fu coinvolto da Breuer nella sua ricerca di perfezionamento della terapia dei sintomi isterici,
mediante ipnosi. Insieme pubblicarono un saggio in cui affermavano che all’origine dell’isteria vi fosse il ricordo di un
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trauma psichico respinto dalla coscienza, contrariamente a Charcot che riteneva che all’origine dell’isteria vi fosse il
trauma psichico.
Breuer e Freud ritenevano quindi che all’origine del sintomo isterico vi fosse un trauma dimenticato, tuttavia Breuer
credeva che la causa dell’oblio fosse da imputare allo stato ipnoide tipico dell’isteria, per cui quando il paziente ritornava
allo stato di coscienza normale, non poteva ricordarlo, mentre Freud riteneva che l’oblio e l’assenza della carica emotiva
ad esso legata, fosse dovuta alla sua natura spiacevole e dolorosa che determinava così la sua esclusione dall’Io
cosciente. La dimenticanza quindi era dovuta ad un meccanismo di difesa.
All’inizio Freud applicò l’ipnosi nella cura dell’isteria, una pratica che consisteva nel far sfogare verbalmente e
fisicamente la carica emotiva repressa, al fine di impedire che l’energia psichica potesse trasformarsi in sintomi isterici. I
risultati ottenuti furono molto modesti, forse per le scarsissime capacità ipnotiche di Freud, forse questo insuccesso gli
fece intuire che il paziente, per effetto dello stato di trance, non poteva elaborare le proprie esperienze, per cui i sintomi
sparivano anche in breve tempo, ma la causa che li aveva scatenati non veniva eliminata.
La causa era la malattia stessa che non curata, si ripresentava con sintomi diversi.
Ciò convinse Freud che dietro i sintomi manifesti vi fossero dei segreti. Inoltre aveva dedotto dall’esperienza che, in
diversi casi il successo terapeutico dipendeva dalla personale relazione tra medico e paziente, che aveva una base
erotica più o meno consapevole. Questa convinzione si rafforzò con il trascorrere degli anni e lo porterà ad affermare
che il transfert era una prova inconfutabile dell’origine sessuale delle nevrosi.
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