Pagina 890 Il tetto Avere un “tetto” sulla testa significa

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∂ 2002 ¥ 7/8
Testo in italiano
∂ – Rivista di architettura
Testo in italiano
2002 ¥ 7/8 · Coperture
Traduzione: Architetto Rossella Letizia Mombelli
E-Mail: [email protected]
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Il tetto
Avere un “tetto” sulla testa significa avere una
casa, un riparo dalla pioggia, dal vento e
dalle temperature estreme; che un tetto, poi,
possa essere molto di più di una semplice
copertura, è confermato dalla molteplicità di
forme e di tipologie esistenti. Le tecnologie e
i materiali impiegati dipendono dalla destinazione d’uso dell’edificio, dalla cultura regionale e dalla zona climatica. I progetti presentati
sono la testimonianza delle personali interpretazioni di famosi architetti.
Anche lo spirito del tempo ha un ruolo nella
trasformazione della sua filosofia?
Sicuramente. Quando studiavo, nelle Università giapponesi, si parlava solo di costruzioni
in calcestruzzo. Con il tempo mi sono potuto
liberare da questo pensiero fisso e ho potuto
modificare la mia forma mentis. Ho imparato
molto dagli artigiani in campagna, in particolare, ho approfondito la relazione con i materiali leggeri.
La formazione presso la Columbia
University era simile a quella dell’allora
Università giapponese?
Alla Columbia la presentazione era la cosa
più importante. Ho imparato molto sulle tecniche di presentazione ma poco sulla tecnologia dell’edilizia e la funzionalità strutturale –
a parte l’incontro con Kenneth Frampton.
Dicevamo che per Lei la tradizione giapponese
è stata molto importante. E’ stato mai additato
come architetto tipico giapponese?
Non penso di essere un tipico architetto
giapponese. La generazione di architetti
prima di me ha cercato di progettare secondo i principi del Moderno in occidente.
Anch’io mi sento impegnato sui principi del
Moderno, ma sono contemporaneamente
ispirato dall’architettura giapponese tradizionale.
Potrebbe spiegare questo concetto?
Penso che non ci sia una differenza fondamentale tra il concetto di base del Moderno e
quello dell’architettura tradizionale giapponese. C’è una relazione tra le due: Frank Lloyd
Wright e Mies van der Rohe hanno imparato
molto dal Giappone. Certamente l’architettura
moderna giapponese per molto tempo è stata all’oscuro di questa relazione (simulatery).
Io voglio far rivivere la tradizione giapponese
in un modo molto moderno, contemporaneo.
Vorrei tornare ancora una volta sulla specificità
della sua architettura. Quindi, che cosa è tipico
per l’architettura di Kengo Kuma?
Questa è una domanda difficile. Anche
architetti come Toyo Ito e Kazuyo Sejima mi
ricordano la tradizione giapponese. Usano
soprattutto vetro e acciaio, si limitano a pochi
materiali. Questa è una differenza; ma a parte
questo hanno una filosofia simile. Cosa ne
pensa?
Sono d’accordo con Lei che la relazione con la
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Intervista con Kengo Kuma
Detail: La sua architettura si mostra attraverso
un’ampia molteplicità di forme e materiali, ma
che cosa la caratterizza?
Kuma: Dalla fondazione dello studio ad oggi,
il mio modo di fare architettura è cambiato
molto. Nel 1986 sono tornato in Giappone
dopo aver frequentato la Columbia University
di New York. Quello era il periodo della
“Bubble-Economy”, l’economia era bollente.
Un piccolo ufficio come il mio, riuscì ad assumere un incarico come il M-Building a Tokyo.
Per quell’edificio ho usato calcestruzzo, che
mi sembrava coerente con il “caos” tipico di
Tokyo. Improvvisamente, negli anni ’90, i soggetti dei miei lavori cambiarono completamente e iniziai a ricevere commissioni per
edifici in campagna. Dovetti dunque modificare il mio modo di vedere: sviluppai un
nuovo concetto di progettazione e, dato che
il calcestruzzo era troppo pesante per la
campagna, lo abbandonai. Il calcestruzzo
crea forme scultoree; ma nel paesaggio
volevo forme trasparenti e leggere per cui
mi sembravano più adatti legno e altri materiali naturali.
La trasformazione della sua architettura
dipende solo dal luogo in cui sorge oppure
oggi non userebbe più il calcestruzzo
nemmeno a Tokyo?
Anche il mio modo di vedere e la mia filosofia
sono cambiati. L’architettura tradizionale
giapponese mi è sempre più vicina; possiede
in sé un’intensa relazione con la natura e
utilizza materiali leggeri e non durevoli. Oggi
uso questi materiali anche nelle metropoli.
1
1
tradizione giapponese non faccia riferimento ad
una specifica caratteristica. Oggi, in Giappone
c’è una intera serie di architetti che si relazionano in qualche modo alla formidabile tradizione
architettonica, nella maggior parte dei casi concettualmente e non mediante dettagli formali.
Toyo Ito e Kazuyo Sejima appartengono
senz’altro a questa categoria, ma anche Tadao
Ando ne fa parte.
Ando usa quasi ovunque gli stessi materiali,
cioè calcestruzzo a vista e gli stessi particolari costruttivi. Per me è però molto importante il
luogo. Alla relazione con l’intorno conferisco
maggior significato rispetto alle relative caratteristiche dell’architettura. Questo è il motivo
per cui ognuno dei miei edifici ha un’immagine diversa.
In molti dei suoi primi lavori Lei tematizza un
materiale unico: nel caso del Museo della
pietra a Nasu si trattava della pietra naturale,
nel caso della Water-Glass-House ad Atami il
vetro e nel caso della Plastic House a Tokyo
la plastica. Che ruolo ha il materiale nella sua
architettura?
Ovunque, nell’architettura degli anni ’20, era
molto importante la silhouette, la forma esterna. Il motivo fondamentale stava nel fatto che
l’architettura era diffusa attraverso immagini
dai media, per questo veniva attribuito così
tanto peso alla forma. Oggi, le cose più importanti sono i materiali e la comunicazione.
Nonostante il suo significato, la materialità è
molto difficile da percepire in immagini. Per
questo le caratteristiche del materiale possono essere simulate con il computer molto
difficilmente. Cerco sempre di trovare un
materiale adeguato, per la situazione, il terreno e il committente. E cerco di sperimentare
materiali nuovi.
Shigeru Ban ha detto una volta che per ogni
edificio deve fare qualcosa di diverso, per
sviluppare se stesso e la sua architettura.
Vale anche per Lei?
No, non devo sempre fare cose nuove. Uso
molto il legno, ma cerco di trovare anche
nuovi materiali per nuovi ambienti e nuove
applicazioni, come ad esempio nella plastic
house, un piccolo edificio in un quartiere ad
alta concentrazione a Tokyo. In questa situazione mi è sembrato adatto un materiale plastico traslucido. Penso che il legno non sa-
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Testo in italiano
rebbe stato adatto. E poi ero entusiasta di
sviluppare nuovi dettagli per costruzioni in
plastica.
Utilizza spesso materiali differenti – legno,
pietra, plastica – con una medesima tecnica,
le lamelle. Sono forse queste un segno distintivo della sua architettura?
Sì, le lamelle sono per me molto importanti.
Con le lamelle posso creare trasparenza e
una sensazione di apertura. In spazi con pesanti muri in c.a. sto male. Sono cresciuto in
una casa di legno dove lo spazio era aperto,
vi si percepiva continuamente la presenza
del vento. Una sensazione simile di apertura
la voglio creare ora con le lamelle.
Per Lei caratteristiche come la trasparenza o
la traslucenza sono più importanti della forma
globale …
Secondo me le forme scultoree distraggono
dal materiale. Pensi alle forme dominanti di
Frank Gehry. Per questo uso volentieri volumi
minimalisti –a volte con coperture piane come nella Water-glass-house, a volte con tetti
inclinati
Quale significato ha una copertura in relazione
con il suo intorno?
Nel caso del Museo Hiroshige, la facciata
verso il giardino doveva essere il più bassa
possibile, mentre all’interno era necessaria
una certa altezza. Per questo mi sono deciso
per una copertura a falde, non per motivi
formali.
Nel caso dell’Hiroshige Museo ha un ruolo
anche la localizzazione in un ambiente rurale?
C’è una relazione con le case tradizionali?
Sicuramente. L’altezza di gronda del Museo
fa riferimento ad alcune case vicine. Un edificio si deve inserire nell’intorno e non porsi in
contrasto.
Per il Museo ha usato per la prima volta lamelle
in legno per la copertura. Com’è stato possibile
tecnicamente?
All’inizio si sono presentati due problemi
tecnici: gli agenti atmosferici e la protezione
antincendio; ma nella relazione con l’intorno
era per me importante usare il legno. Dato
che in Giappone non è permesso usare legno per le coperture, insieme ad un amico
professore universitario ho intrapreso una
ricerca e dei test sul materiale; ora siamo in
possesso di un procedimento fisico-chimico
che permette di ottenere per il legno buoni
valori di protezione sia alle intemperie che in
caso di incendio.
Ha già costruito fuori dal Giappone?
Sto costruendo una casa di bambù in Cina;
qui, non essendoci artigiani sofisticati come
in Giappone, ho dovuto realizzare particolari
costruttivi diversi dalla casa che ho costruito
a Kamakura. Se in Giappone i giunti sono
perfetti, in Cina sono irregolari. Mi piace
questa differenza, è la differenza del luogo.
Già nella progettazione ha distinto tra particolari
realizzati in Cina o in Giappone?
Inizialmente ho disegnato gli stessi particolari, poi ho discusso con gli artigiani e dedotto
che il progetto non poteva essere realizzato
come era stato pensato, quindi ho apportato
dei cambiamenti.
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Lavora ai particolari anche su modelli?
Sì, i modelli sono per me molto importanti, in
fase di progettazione. Sono necessari modelli
dei dettagli in scala 1:1 con materiali specifici. In ufficio sono solo dei plastici, ma in cantiere, servono a verificare l’effetto della luce,
la materialità ecc. La relazione tra materialità
dell’intorno e quella dell’edificio sono la cosa
più fondamentale, ma anche la scala di un’architettura è importante.
L’intervista è stata condotta da Christian Schittich
a Tokyo.
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Intervista con John Paktau
Lo studio Patkau Architects di Vancouver è tra i più
importanti in Canada. Le loro architetture possiedono
forme espressive che si sviluppano relativamente al
paesaggio circostante. Il metodo di progetto e il processo di sviluppo ha basi nella contrapposizione con
la particolarità del luogo. Con questo, lo studio di architettura non si relaziona solo con l’immediato intorno
costruito bensì anche con il diverso regionale e culturale in Nord America. Il contrasto fra la concentrazione urbana e il paesaggio senza confini della campagna conduce a diverse situazioni urbanistiche, alle
quali gli architetti reagiscono in modo differente con
le loro architetture.
Detail: John, alcune delle sue architetture
hanno un linguaggio formale particolarmente
forte. Ci può spiegare i principi che stanno alla
base di questo?
John Patkau: La particolarità dei luoghi sta
alla base delle nostre architetture. Ci relazioniamo a quegli aspetti che rafforzano le
qualità di un luogo. Per una situazione urbana densamente costruita, abbiamo sviluppato
un’immagine architettonica completamente
diversa che per/spetto ad un edificio immerso nel paesaggio rurale.
Da dove riceve il riferimento progettuale all’intorno, punto di riferimento per il suo lavoro?
Ventiquattro anni fa, quando fondai lo studio
di architettura, focalizzando il progetto sul
locale, volevamo cercare un’alternativa alla
crescente globalizzazione. Nel corso degli
anni le nostre scelte si sono diversificate,
dato che i nostri progetti si differenziano tra
di loro fortemente in relazione al luogo e alla
scala. Al momento, stiamo costruendo molto
negli Stati Uniti come in Canada. In questi ultimi anni abbiamo vinto tre grandi concorsi, di
cui due progetti per Università negli Stati Uniti
non realizzati. Tuttavia, il lavoro ha costituito
una grande opportunità per il nostro studio di
architettura. Uno dei progetti, un edificio per
l’Università di Houston in Texas, ha la peculiarità di relazionarsi con il clima locale: le elevate temperature raggiunte e l’alta concentrazione di umidità hanno portato all’inserimento
di nuovi metodi di risparmio energetico e
hanno in questo modo definito l’immagine architettonica. Erano richieste anche un’elevata
flessibilità e variabilità distributiva degli spazi.
Tuttavia, la nostra architettura doveva avere
anche una certa validità globale, per questo
durante la progettazione, essa si è modificata
in modo continuo.
Come reagisce la forma delle coperture delle
vostre architetture alle relative situazioni?
In molti dei nostri progetti la forma e la dimen-
sione della copertura dipende direttamente
dal contesto in cui essa si trova. Come importante parte costituente dell’edificio non ha
solo una funzione costruttiva ma crea anche
spazio. Per questo contribuisce alla forma
totale e alla configurazione. Questo può avvenire in diversi modi: in un contesto rurale i
nostri edifici hanno spesso una copertura impregnata di un intenso effetto spaziale esterno. In questo caso è disponibile sufficiente
spazio esterno per realizzare certe forme. In
una situazione urbana al contrario, essendo
difficile l’inserimento di una forma dominante,
mettiamo l’accento sull’effetto spaziale all’interno dell’edificio. Per quanto riguarda la decisione di una forma espressiva di copertura
ci sono diverse motivazioni. Nella scuola di
Seabird Island e nella scuola Strawberry
Vale, la copertura molto aggettante funge
da spazio all’aperto coperto per gli scolari.
Il clima particolarmente mite ma con molte
precipitazioni ha ispirato la dimensione della
copertura. In altri progetti, ad esempio la
Newton Library a Surrey, Britain Columbia,
la copertura ha una intensa spazialità esterna
che funge da segnale pubblicitario in un
contesto particolarmente difficile. La biblioteca si trova in un sobborgo, nel mezzo di un
centro con supermarket, fast-food-ristorante.
In questo ambiente, una così detta “strip
mall”, l’oggetto architettonico deve contrapporre il proprio linguaggio a quello della
pubblicità aggressiva e al suo linguaggio di
segni. Anche in questo caso c’è una diretta
relazione con il clima: la copertura convergente verso l’interno raccoglie acqua piovana
che sgorga come in una fonte sulla parte
frontale dell’edificio. Questa relazione giocosa con l’acqua piovana è ai nostri occhi un’interpretazione positiva delle condizioni climatiche.
Le coperture a falda ripida sono tipiche nella
vostra architettura?
Sì, i nostri tetti hanno spesso forti pendenze.
Dato che in caso di cielo coperto, si possono
avere problemi di illuminazione, compensiamo con lucernari posizionati in modo tale che
la luce diurna entri in profondità degli edifici.
Per integrare i lucernari non sarebbero più
adatte le coperture piane?
Non credo; ai miei occhi la forma della copertura è neutrale dal punto di vista dell’illuminazione. L’effetto formale è spesso di significato
decisivo. In più, possiamo aggiungere che
per me nessun tetto è veramente piano,
poiché ogni copertura ha una pendenza,
anche se è minima. Naturalmente abbiamo
anche progetti con coperture piane. Se per
noi è molto importante la spazialità interna,
preferiamo tuttavia altre forme di tetto. Un
esempio per questo è il Museo canadese
della ceramica e del vetro di Waterloo. Nel
Canada orientale ci sono meno precipitazioni, tuttavia la copertura è inclinata verso l’interno e ha una forte pendenza. Siamo dell’opinione che forme particolari di coperture
permettono di ottenere uno spazio interno
più interessante.
Le motivazioni per la scelta di forti pendenze
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delle falde sono fondamentalmente formali,
non costituiscono forse anche un aspetto
tecnico rilevante?
No, anche se la struttura gioca comunque un
ruolo molto importante. Una copertura con
forte pendenza funziona nella maggior parte
dei casi meglio e ha una durata maggiore di
una copertura piana. Per noi una pendenza
forte è una buona soluzione sia dal punto di
vista tecnico che da quello formale. Per
esprimere chiaramente la particolarità di un
edificio, cerchiamo sempre di rendere facilmente leggibile la struttura portante. Nel caso
degli edifici scolastici, la struttura della copertura si differenzia in relazione al fatto che
si collochi sopra uno spazio interno o sopra
uno spazio esterno; anche i particolari costruttivi sono diversi. E’ molto interessante sviluppare da una condizione funzionale una
caratterizzazione costruttiva. Questo vale per
tutte le parti dell’edificio, dalle fondamenta fino alla struttura portante o al rivestimento di
facciata.
Per questo sviluppate per ogni progetto non
solo un linguaggio formale, bensì cercate anche una soluzione costruttiva specifica. Come
si svolge il processo progettuale?
All’inizio, alla base del progetto c’è un’idea
che molto velocemente viene integrata da
una figura in sezione. Nel caso di edifici multipiano sviluppiamo sin dall’inizio entrambi
parallelamente, poiché alcuni spazi avranno
la funzione di distribuzione verticale. Non
appena possibile ci applichiamo al modello
Testo in italiano
di lavoro e con semplici modelli a grande
scala inseriamo le nostre riflessioni progettuali in 3D. Quando la progettazione diventa
concreta, al punto che il computer permette
una lavorazione razionale, inseriamo accanto
a schizzi, disegni a mano e modelli di lavoro
anche il CAD. Io personalmente disegno come prima preferibilmente a mano. Il computer
costituisce una completamento espressivo
ma non sostituisce né schizzi né modelli di
lavoro.
Che significato ha per Lei il particolare
costruttivo?
In un precoce stadio del processo di progettazione iniziamo ad occuparci dei particolari
costruttivi. Dato che la struttura ha un ruolo
molto importante per la nostra architettura, i
particolari hanno una funzione chiave. Tuttavia il loro sviluppo non costituisce per noi una
necessità tecnica bensì offriamo anche possibilità formali.
Nello sviluppo dei vostri particolari costruttivi
vi rifate anche all’esperienza delle ditte che li
realizzeranno?
In Nord America l’assegnazione dell’incarico
avviene a chi fa l’offerta più conveniente.
Tuttavia contattiamo già nelle prime fasi di
studio più ditte e produttori possibili per
ricevere il maggior numero di informazioni;
purtroppo solo più tardi sono accessibili a noi
i nessi tecnici più complessi. Secondo me è
un grande deficit per l’architettura del Nord
America il fatto che un grande potenziale di
sapere rimanga così inutilizzato.
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Sarebbe diverso il linguaggio architettonico se
costruiste architetture in Europa?
Sicuramente. Ciò trova una motivazione nel
fatto che i nostri edifici non si trovano in
metropoli bensì in un contesto urbano con
bassa concentrazione. In un centro cittadino,
anche in Nord America, sarebbero più compatti, occuperebbero meno spazio e sarebbero per così dire più europei. Benché in
molti casi la differenza non sia molto grande,
in Europa viene riposto più valore per l’integrazione del contesto urbano. In Nord America si considera l’edificio come un volume singolo e non una parte del tutto.
Vede differenza tra l’architettura americana e
quella canadese?
Ai miei occhi c’è una differenza culturale;
ciò porta ad una diversa scala di valori che
naturalmente ha un influsso sull’architettura.
Benché in entrambi i paesi l’individuo sia in
primo piano, in Canada si dà maggior valore
alla società. In confronto all’architettura
americana noi tocchiamo più campi sociali;
tuttavia, direi che la differenza è minima.
Anche le tecnologie utilizzate e i prodotti
sono uguali in entrambi i paesi. L’intera
industria edile è sempre vincolata dall’aspetto
economico. La scelta del materiale con
cui è costruita un’architettura dipende soprattutto dai costi. Per l’architettura rimangono
quindi spesso solo la progettazione degli interni e il rivestimento della facciata. Per questo motivo siamo molto interessati al modo di
progettare europeo nel quale la struttura e
4
Testo in italiano
la parte portante sono elementi costitutivi
dell’architettura.
Quale ruolo gioca l’artigiano nella costruzione
in Canada?
Ditte e produttori sono in Canada caratterizzati da un processo fortemente industrializzato e standardizzato, non di certo da un processo artigianale. Tuttavia, in alcuni nostri
progetti, nei quali l’economicità non è sola e
in primo piano, possiamo realizzare un elevato standard artigianale; ma qualcosa del genere è insolito.
La scelta di una certa tecnologia costruttiva
dipende dalla qualità artigianale che è disponibile in loco?
A tale proposito bisogna sottolineare la gran
differenza che c’è tra costa orientale e costa
occidentale. A Vancouver ci sono imprese
che realizzano lavori in cemento armato a vista con molta cura. In altre parti dell’America
un’alta qualità in questo settore è difficile da
ottenere; ma quando il “potere” artigianale è
disponibile, lo utilizziamo. Sulla costa orientale domina la costruzione in muratura, mentre
sulla costa occidentale la struttura in legno.
Fondamentalmente possiamo dire che, con
opportuno impegno, tutte le tecnologie sono
disponibili ovunque.
L’intervista con John Patkau è stata condotta da
Birgit Leitenberger e da Christian Schittich a
Monaco di Baviera.
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Expo 02, parchi tematici in Svizzera:
tra arte e architettura
Dal 15 maggio di quest’anno ha aperto i battenti (vd. Detail 8/2000) l’esposizione all’aperto “Expo 02” nelle tre regioni dei laghi Bieler,
Murten e Neuenburger. Ogni area espositiva,
detta “Arteplage” è stata allestita in modo differente da team di architetti. Le torri dei viennesi Coop Himmelb(l)au simboleggiano “potere e libertà” (imm.3), il fluttuante monolite di
Nouvels a Murten sta per “attimo ed eternità”,
le “tre Galets” portano il concetto di “natura e
artificio” mentre lo studio newyorkese Diller &
Scofidio tematizza “io e l’Universo” con la nuvola artificiale “Blur” che fluttua sul lago
(imm.5). La “Arteplage” mobile può essere interpretata in maniera funzionale con il motto
“senso e movimento”. Accanto alle spettacolari architetture ci sono, ad esempio, anche
gli hotel modulari con 6 letti per unità composti da silos alimentari che dopo l’Esposizione
saranno ricostruiti altrove. Nonostante le critiche, già venti giorni dopo l’inaugurazione si
contavano un milione di visitatori.
www.expo.02.ch
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Museo di architettura del Politecnico,
Monaco di Baviera
Andrea Wiegelmann
Con l’inaugurazione del nuovo museo termina
la lunga odissea del team che, sotto la direzione di Winfried Nerdinger, ha portato in diverse sedi straniere innumerevoli significative
mostre: l’istituzione fu ospite non solo a Monaco, ma anche a Berlino, Madrid e Franco-
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forte. Fondata nel 1868 per la formazione di
architetti, la raccolta si sviluppò come parte
integrante del programma di insegnamento
della Scuola politecnica, predecessore dell’odierno Politecnico. Venne poi trasferita in
un archivio e rimase fino agli anni ’70 presso
la Facoltà di architettura. Dal 1975 sotto la direzione di Nerdinger il tesoro venne di nuovo
alla luce, e solo due anni più tardi la collaborazione con il Museo Comunale permise l’organizzazione di esposizioni e la realizzazione
di progetti di ricerca; fulcro della raccolta è
l’architettura tedesca dal XVIII al XX secolo.
Con gli oltre 350.000 disegni, 100.000 fotografie e 500 modelli, sculture e documentazioni è la più importante fonte di documentazione per l’architettura, la storia dell’arte e la
tutela dei monumenti. Dal settembre 2002 la
raccolta verrà finalmente ad occupare alcuni
spazi della Pinacoteca del Moderno. Nerdinger, il direttore, sostiene che sempre di più
l’architettura interesserà il grande pubblico e
che con le future esposizioni, grazie a modelli
e simulazioni, si potrà offrire anche “intrattenimento”. Il visitatore è, sempre secondo Nerdinger, un grande potenziale per portare il dibattito architettonico tra la gente.
Diversamente che nei Pesi Bassi, dove l’incremento della cultura edile fa parte di un
programma politico, finora in Germania un
sostegno statale non è ancora possibile.
L’edificio museale di Stefan Braunfels si trova
nelle immediate vicinanze della Vecchia e
della Nuova Pinacoteca, della Gipsoteca e di
altre importanti raccolte, cosa che creerà
una città dell’arte la cui densità per ora è
confrontabile solo a Berlino. Accanto al
museo di architettura si troveranno la nuova
Raccolta, la Raccolta Grafica e la Galleria
comunale d’Arte.
Museo di architettura del Politecnico di Monaco
di Baviera, Pinacoteca del Moderno
Barerstrasse 40, 80799 Monaco di Baviera
Apertura: dal 13 Settembre 2002
Riferimento: Arcistrasse 21, 80333 Monaco di Baviera
Tel. 0049 / 89 / 289 22 493
Fax 0049 / 89 / 289 28 333
[email protected]
www.architekturmuseum.de
Segreteria Politecnico di Monaco di Baviera
Luisenstrasse, ingresso VII, III piano, stanza n. 3383
Fondato nel 1868
Direttore: Winfried Nerdinger
Collaboratori scientifici: Inez Florschütz, Birgit-Verena
Kamapp, Irene Meisaner, Ulrike Steiner
Esposizione: esposizioni temporanee internazionali
Ingresso: vedere la homepage del museo a partire dal
settembre 2002
Libreria: libri di architettura, design, fotografia, arte
moderna
Caffè nel giardino d’inverno
Sala congressi: 330 posti
Biblioteca: nessuna
Manifestazioni: simposi, serate a tema
Archivio: Arcistrasse 2, prenotazione telefonica
Progetti di ricerca: Gottfried Semper (Mostra nell’estate
2003), progettare e costruire in Baviera, 1945 –1965
Pubblicazioni: innumerevoli pubblicazioni, cataloghi
mostre
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Casa d’abitazione a Tubac, Arizona
Per non disturbare la vastità del deserto
Sonora nel Sud dell’Arizona, la casa d’abita-
zione si inserisce nel paesaggio con forme
semplici e una pelle rossastra in acciaio non
trattato che richiama il colore della sabbia.
Nella collina è stato tagliato artificialmente un
altopiano sul quale sono stati costruiti due
volumi a copertura piana disposti diagonalmente che creano un cortile interno. Da questo spazio esterno rigorosamente geometrico
risulta l’ingresso alla casa e all’ala degli ospiti. L’omogeneità della superficie della facciata
viene accentuata dai telai scatolari in acciaio
per finestre e aperture, mentre la diversa riflessione delle vetrate poste su piani diversi
crea un sottile gioco di luci e ombre.
1 Cortile; 2 Ingresso; 3 Ufficio; 4 Soggiorno; 5 Cucina;
6 Loggia; 7 Specchio d’acqua; 8 Foresteria; 9 Garage
Pianta, sezione, scala 1:400
Sezioni, scala 1:20
1 Copertura: lamiera ondulata in acciaio 22 mm,
superficie non trattata; membrana bituminosa;
compensato 12,5 mm; trave nervata 366 mm;
intercalato termoisolante; cartongesso 12,5 mm
2 Piatto in acciaio 5 mm
3 Elemento formato in lamiera di acciaio
4 Parete: lamiera in acciaio 0,6 mm, superficie non
trattata; membrana bituminosa; compensato
12,5 mm, montanti in legno 61/183 mm con
intercalato termoisolante; cartongesso 12,5 mm
5 Pilastro in lamellare 183/366 mm
6 Telaio in lamiera di acciaio 6 mm
7 Vetrata fissa di sicurezza 6 mm
8 Tasselli di fissaggio in acciaio Ø 6 mm inserita nella
fuga di silicone
9 Parete: pannelo in fibre impiallacciato in acero
19 mm; membrana bituminosa, pannello in compensato 12,5 mm, montanti in legno 61/183 mm con
intercalato termoisolante; cartongesso 12,5 mm
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Casa d’abitazione a Hedano, Giappone
Sembra il ponte di una nave la copertura
leggermente inclinata della casa d’abitazione
nelle vicinanze di Tokyo. E’ un luogo protetto
che invita a sedersi, a mangiare e ad intrattenersi, o semplicemente a godersi la vista sul
monte Kobo. La pianta dell’edificio ad un
piano simile ad un padiglione è rigorosamente organizzata: cucina, bagno e stanze individuali si raggruppano intorno al soggiorno,
separate solo da leggeri elementi scorrevoli.
Sopra il soggiorno si trova un lucernario dal
quale scende una scala che porta al tetto
che ha mantenuto uno spessore limitato
grazie alla particolare struttura portante.
Pianta piano terra, scala 1:400
Vista del tetto, scala 1:400
Sezione particolareggiata bb, scala 1:10
Sezione verticale, scala 1:20
1 Tavole in legno 19 mm su travi portanti in legno
45/60 mm
2 Copertura: lamiera in acciaio zincata 0,4 mm;
impermeabilizzazione bituminosa; doppio pannello
in legno impiallacciato 12 mm; grigliato portante
in travi di legno 105/105 mm; intercalato termoisolante lana minerale 105 mm; doppio pannello in
legno impiallacciato 12 mm; pannello in compensato laccato chiaro 5,5 mm
3 Finestra scorrevole in telaio di alluminio con vetro
camera
4 Legname squadrato 105/105 mm
5 Pannello in fibre di cemento 12 mm
6 Porta scorrevole in legno di pino con
vetro semplice
7 Pavimento: pannello in compensato lauan laccato
chiaro 3 mm; pannello in legno impiallacciato
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12 mm; termoisolante pannello in schiuma rigida 30
mm; travi in legno di pino 45/60 mm; travi di legno
105/52,5 mm su elementi in gomma; c.a. 250 mm
su membrana in PE
Elemento scorrevole in compensato laccato chiaro
Sezione trasversale, scala 1:200
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Ampliamento di un ufficio ad Amsterdam
Il vecchio edificio in mattoni dell’ex-silo per
cereali è stato ristrutturato e destinato ad ufficio; già durante la ristrutturazione fu chiaro
che per lo studio di architettura era necessario un ampliamento che andò a sfruttare la
struttura in acciaio e le fondamenta di un volume risalente agli anni ‘70 spogliato dei tamponamenti. Non essendone stata sfruttata tutta la superficie a disposizione, sulle
fondamenta nello spazio esterno è stato montato un pergolato con terrazza in legno, mentre sulla vecchia struttura in acciaio è stato
posto un grigliato in legno con lucernari integrati dotati di schermo trasparente colorato i
cui colori e le cui dimensioni cambiano da
campitura a campitura.
Sezione verticale, pianta, scala 1:200
1 Edificio per uffici esistente; 2 Ampliamento;
3 Terrazza; 4 Cabina elettrica
1 Substrato 25 mm; membrana filtrante; strato
drenante 10 mm; membrana impermeabilizzante
bituminosa; termoisolante 50 mm; membrana bituminosa esistente; rivestimento in perline di legno
2 Lucernario: guscio esterno in policarbonato
trasparente, guscio interno in PMMA colorato
3 Telaio finestra esistente in acciaio
4 Travi in legno esistenti 60/420 mm
5 Compensato 18 mm
6 Termoisolante in pendenza 100 mm
7 Rivestimento in legno 22/210 mm
8 Trave in abete 70/300 mm
9 Canale in lamiera di zinco
10 Trave in profilo di acciaio portante ÅPE 300
11 Pilastro esistente in profilo d’acciaio ÅPE 120
12 Porta scorrevole in vetro isolante, telaio in abete
65/145 mm
13 Tavole in legno 28/145 mm
14 Zoccolo in pietra arenaria esistente
15 Convettore in alluminio 345/105 mm
16 Pavimentazione in resina epossidica, sottofondo
50 mm; c.a. esistente 100mm
Pagina 926
Atelier a Eichstätt
Ai margini della città, al posto di una casa del
XVI secolo in rovina, è stata costruito un piccolo atelier che riprende con forme rigorose i
contorni del vecchio edificio. Al piano primo
si trova l’atelier, al piano terra una piccola sala espositiva e un ampio spazio utilizzabile
per manifestazioni e per gli ospiti. La struttura
portante dell’edificio consiste in pareti in muratura, solette in c.a. e in una semplice struttura in travetti di legno per il tetto per il quale
è stata scelta una lamiera in alluminio ad aggraffature verticali, con una struttura non aerata, termoisolata.
Planimetria generale, scala 1:1250
Sezioni, piante, scala 1:200
1 Manifestazioni/appartamento ospiti; 2 Esposizione;
3 Atelier
Sezione, scala 1:10
1 Copertura: lamiera di alluminio 0,7 mm con aggraffatura verticale; strato di separazione in materassino in rete sintetica; membrana a diffusione; compensato 40 mm; termoisolante in fibre minerali
Testo in italiano
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200 mm; barriera al vapore; correnti; cartongesso
doppia lastra 13 mm
Copertina di colmo in lamiera di alluminio 1,5 mm
Sostituzione travi in legno 200/200 mm
Finestra sulla copertura: vetrata fissa con vetro
float 8 mm + intercapedine 16 mm + stratificato
16 mm
Telaio in tubolare di acciaio zincato 50/50/2 mm
Angolare in acciaio
Gronda in lamiera di alluminio 1,5 mm; aggraffato
sulla copertura dell’attico
Pannello in derivati del legno 18 mm
Copertina attico in lamiera di alluminio 0,7 mm
Profilo per intonaco pezzo speciale,
traforato 150 mm
Finestra in legno con vetro camera float 6 mm +
intercapedine 14 mm + float 4 mm incollato sulle
ante
Muro esterno: intonaco esterno minerale con
pittura 25 mm; muratura in mattoni forati 365 mm,
ogni tre strati in corrispondenza del tetto e sugli
appoggi della soletta con armatura zincata;
intonaco a base di calce di gesso 15 mm
Isolante 50 mm
Laterizio antigelo
Pianerottolo in pietra naturale
Frangineve in tubolare di alluminio
Soletta: pavimento in blocchetti di legno 60 mm;
asfalto a caldo 10 mm; massetto in cls. su
membrana in PE; materassino fonoassorbente
su membrana in PE; soletta in c.a. 220 mm
Isolante in fibre minerali 50 mm esterno alla trave
in c.a. 140 mm
Architrave in laterizio su angolare in acciaio
zincato ad L 200/200/16 mm
Profilo per intonaco in lamiera di alluminio piegata
Sigillante
Isolante in schiuma realizzato in loco
Finestra in legno con vetro semplice
Pannello in compensato rivestiti bianco 36 mm
Vetro fissato con fermagli strutturali
Vetro camera float 6 mm + intercapedine 16
+ vetro di sicurezza 8 mm
Profilo smaltimento acque piovane in alluminio
Pagina 930
Edificio residenziale e per uffici a Vienna
Il complesso residenziale e per uffici che si
affaccia su una strada molto trafficata, segue
la struttura costruttiva tradizionale del quartiere. Dietro una costruzione perimetrale a blocchi si integrano piccole industrie e piccoli uffici. Gli architetti hanno creato una forte
concentrazione che alterna a piccoli volumi,
corti e superfici di coperture pensili. Casa, lavoro e tempo libero si intrecciano armoniosamente in questi spazi ristretti. Il garage interrato è stato allestito con colore da un’artista.
L’idea della fascia verde
Sezioni, piante, scala 1:750
1 Foyer comune; 2 Garage interrato; 3 Cantina;
4 Uffici; 5 Cortile interno; 6 Copertura pensile;
7 Balconi; 8 Appartamenti; 9 Loggia
Sezione, scala 1:20
1 Copertura inversa: strato vegetativo 100 mm; pellicola filtrante; strato drenante 100 mm; pellicola filtrante; polistirolo estruso 160 mm; protezione antiradice; impermeabilizzazione in guaina
bituminosa; strato cementizio in pendenza
40–150 mm; c.a. 250 mm
2 Giunto di dilatazione
3 Parapetto in stratificato 16 mm incastrato
4 Canale scatolare in lamiera di zinco al titanio con
struttura in legno
5 Lamiera di copertura in zinco al titanio; fascia impermeabilizzante nelle aggraffature; strato di separazione; rivestimento in tavole 24 mm; travetti
50/280 mm, negli infraspazi intercapedine 80 mm;
termoisolante in feltro di fibre minerali 120 mm; termoisolante in feltro di fibre minerali 100 mm; bar-
5
riera al vapore; c.a. con lato inferiore stuccato
250 mm
6 Ombreggiamento delle logge con elemento tessile
rivestito con materiale sintetico
7 Vetro stratificato 12 mm in doppia lastra float
8 Intonaco in resina sintetica 5 mm; termoisolante in
polistirolo 120 mm; c.a. sul lato inferiore stuccato
180 mm
9 Tubo luminoso fluorescente
10 Finestra scorrevole con infisso in alluminio
con vetro di sicurezza 6 mm
11 Vetrata fissa con vetro di sicurezza 6 mm,
stampato
Sezione facciata sul cortile, scala 1:20
1 Anta con telaio ribaltabile in alluminio con
vetro camera
2 Asfalto colato 20 mm; calcestruzzo 230 mm,
pellicola filtrante; termoisolante in pannelli in schiuma rigida 50 mm, Impermeabilizzazione in guaina
bituminosa; pavimento cementizio in pendenza
50–220 mm; c.a. 400 mm, termoisolante in pannello leggero edile multistrato 50 mm
3 Parapetto in stratificato 16 mm 8 + 8 mm float
Pagina 940
Copertura di una corte a Vienna
I nuovi volumi dell’intervento nell’ex
edificio della Banca Rothschild, riconoscibili
quasi esclusivamente dall’interno, si differenziano con materiali e forme all’esistente.
Facciate interne e pareti sono in vetro o in
calcestruzzo, i pavimenti sono monolitici
continui, mentre i corrimano e i rivestimenti
sono in acciaio inox o in legno. Del vecchio
complesso rimangono le due ali parallele
alla strada e al giardino, mentre tutti i volumi
nella corte e la scala sono stati demoliti per
lasciare spazio per i nuovi uffici e l’ampia
corte coperta. I quattro lati della corte
interna, il soffitto della sala conferenze che
costituisce il pavimento della corte stessa
sono vetrati. Una membrana a cuscini,
composta da una pellicola in poliuretano
tetrafluoretilene (trasparenza del 95%,
U = 0,2 W/mqK) è tesa a coprire l’intera
corte e conferisce un’atmosfera molto luminosa. La struttura portante della copertura è
stata realizzata con profili molto sottili connessi da aste e tiranti.
Sezioni, vista dall’alto, piante, scala 1:500
1 Ingresso; 2 Casse; 3 Self-service;
4 Hall/Esposizione; 5 Sala conferenze;
6 Sala riunione; 7 Uffici; 8 Corte interna;
9 Copertura a membrana
Sezione verticale, scala 1:20
1 scino in membrana in pellicola di poliuretano
tetrafluoretilene 0,2 mm riempita d’aria
2 Trave ad arco; piatto d’acciaio; | 50/120 mm
3 Trave ad arco; piatto d’acciaio; | 50/100 mm
4 Profilo incollato, pannello in cartongesso 12 mm;
pannello POM 10 mm; copertina in acciaio
5 Spalla saldata, lamiera in acciaio 10 mm
6 Ghiaia Ø 50 mm; termoisolante 50 mm;
impermeabilizzante; massetto in pendenza
110 mm; c.a. 200 mm
7 Tubolare in acciaio doppio 150 ≈ 75 mm
8 Trave reticolare orizzontale HEA 180 mm
9 Tubolare in acciaio Ø 42 mm
10 Cavetto in acciaio 10 mm
11 Cavetto in acciaio 22 mm
12 Trave reticolare doppia HEA 180 mm; tubolare in
acciaio | 80/80 mm
13 Pavimento continuo in cemento 70 mm; pellicola
impermeabilizzante a doppio strato; strato di
separazione; termoisolante 250 mm; pellicola PE;
c.a. 150 mm
14 Tubolare in acciaio | 160/80 mm
6
Testo in italiano
Pagina 944
Edificio per onoranze funebri a Leon
Costruito completamente ipogeo ai margini
della cittadina, l’edificio scompare sotto un
ampio specchio d’acqua rettangolare. La
copertura, unica “facciata”, si caratterizza
con cortili interni e lucernari a “cannone” che
portano e riflettono all’interno la luce naturale
oltre ad offrire uno scorcio di cielo o di vegetazione. Il visitatore scende attraverso una
rampa o una scala che lo conducono nella
hall principale caratterizzata da pilastri a V
in c.a. a vista che portano il grosso carico
del bacino d’acqua superiore.
Planimetria generale, scala 1:7500
Sezioni, pianta, scala 1:500
1 Cappella; 2 Ingresso; 3 Accoglienza;
4 Hall principale; 5 Aula di raccolta; 6 Ufficio; 7 Cortile
interno; 8 Camera ardente; 9 Tumulazione; 10 Impianti;
11 Sala commiato; 12 Esposizione bara; 13 Rampa
Sezione verticale, scala 1:20
1 Elemento in c.a. prefabbricato
2 Acqua 200 mm; ghiaia Ø 10 mm, membrana in
PVC; malta 30 mm, calcestruzzo poroso 320 mm;
c.a. 400 mm
3 Lamiera di alluminio laccata 2 mm
4 Termoisolante 50 mm
5 Lamiera d’acciaio 4 mm
6 Profilo in acciaio ad fi 20/40 mm
7 Proiettore
8 Lamiera in acciaio dipinta 10 mm
9 Tubolare in acciaio | 40/40/4 mm
10 Griglia di aerazione in alluminio
11 Membrana impermeabilizzante
12 Griglia in acciaio zincato
13 Tubolare di ventilazione
14 Profilo in acciaio ad L 260/120 mm
15 Tubolare in acciaio ¡ 180/60 mm
16 Controsoffitto acustico
17 Profilo in acciaio HEB 120
18 Profilo in acciaio ad fi 50/20 mm
19 Listone in legno 20 mm; sottofondo cementizio
100 mm; tra i travetti lastre di ceramica 35 mm
20 Tubolare in acciaio ¡ 160/100 mm
21 Tubolare in acciaio ¡ 100/30 mm
Pagina 944
Museo a Santillana del Mar
Le caverne con pitture preistoriche
policrome nei dintorni di Santillana del Mar
nella Spagna del Nord nel 1978, a quasi
100 anni dalla loro scoperta, crollarono e
vennero chiuse ai visitatori; a non più di
300 metri di distanza è stata ricreata una
ricostruzione della caverna, un museo paleolitico e un centro di ricerca. Un’ ampia copertura verde copre l’area delle caverne; lucernari longitudinali portano luce negli spazi di
ricerca e in quelli amministrativi.
Planimetria generale, scala 1:2500
Veduta della copertura, piante, livello esposizione,
livello caverne, scala 1:1500
1 Caverne; 2 Museo; 3 Ingresso; 4 Foyer; 5 Caffetteria;
6 Esposizione; 7 Ingresso “Caverne”; 8 “Caverne”;
9 Biblioteca; 10 Amministrazione; 10 Laboratori
Lucernario struttura caverna, scala 1:10
1 Copertura verde: substrato 120 mm; strato
separatore; impermeabilizzazione a doppio strato;
termoisolante 100 mm; barriera al vapore; strato
livellante; c.a
2 Vetro di sicurezza 12 mm, curvato
3 Infisso in alluminio anodizzato
4 Lamiera in acciaio 2 mm, con rivestimento colorato
5 Copertura lucernario: pannello sandwich 35 mm,
alluminio anodizzato; intercapedine ventilata; termoisolante 35 mm; barriera al vapore; c.a.
2002 ¥ 7/8 ∂
6
7
Profilo in acciaio ad fi 50 mm
Lamiera in alluminio anodizzato piegata e
aggraffata verso l’interno
8 Vetro stratificato 12 mm in telaio in alluminio
anodizzato
Sezione lucernario sale espositive, scala 1:500
Pagina 958
Coperture piane con membrane di
impermeabilizzazione – Alla ricerca di
un tetto sicuro.
Studio di Ingegneria Broban
Hans W.Broban, Ingrid Broban-Wittfoht,
Dirk Schlauch
Nella progettazione di una copertura bisogna
tenere in considerazione aspetti come la sicurezza e la durata nel tempo; una copertura
di lunga durata è sempre ecologica. La copertura piana con i suoi strati funzionali è un
complesso sistema la cui realizzazione deve
essere basata sull’uso e sulle prestazioni fisico costruttive.
Classificazione sistematica. Nel caso di coperture con membrane impermeabilizzanti la
differenziazione si basa sulla posizione degli
strati impermeabili durante la realizzazione:
• Coperture tradizionali piane: l’impermeabilizzazione si trova al di sopra dell’isolante
(di solito: materiali in fibre minerali, schiume
a particelle rigide a base di polistirene,
schiuma rigida in poliuretano, schiuma di
vetro). Il “tetto compatto” costituisce un caso
particolare di copertura convenzionale
• Tetto rovescio: l’impermeabilizzazione si trova al di sotto dell’isolante. Per questo tipo di
tetto solo la schiuma rigida a base di polistirene estrusa rappresenta un idoneo isolante.
• Combinazione di entrambi i sistemi: In aggiunta ad uno strato isolante sotto l’impermeabilizzazione ne viene posato un altro sopra, si parla di un duo-tetto o di un tetto-plus.
Coperture piane tradizionali. (disegno A)
Soletta in c.a. come piano di posa. Le superfici
in cls devono aver fatto sufficientemente presa ed essere superficialmente asciutte. Solette gettat in opera devono continuamente dilatarsi senza crepe, rilievi puntiformi,
sbavature, come descritto nella DIN 18 202
(4). Se si utilizzano barriere al vapore di
membrana bituminosa deve essere impiegato di solito un adesivo sulla superficie grezza
della soletta con una prima mano di soluzione o emulsione bituminosa.
Barriere al vapore: Per impedire la formazione
di acqua di condensa in un materiale isolante, è necessaria la posa di una barriera al
vapore sulla soletta grezza. Rispettando le
disposizioni nella DIN 4108-3 (20 °C, 50%
umidità relativa), se la barriera al vapore
garantisce una resistenza alla diffusione di
sd > 100 m., non si rende necessaria nessuna dimostrazione teorica del punto di rugiada. Con questo, la resistività termica degli
strati sotto la barriera al vapore può al massimo coprire il 20% dell’intero valore. Idonee
membrane e barriere al vapore sono descritte nelle prescrizioni di legge delle coperture
piane (5). E’ permesso l’impiego di membrane a nastro impermeabilizzanti a base di bitu-
me con supporto in pellicola metallica, saldate in maniera puntiforme o a nastro sulla
soletta grezza. Nel caso in cui vengano impiegate membrane a nastro con proprietà di
barriere al vapore a base di materiale plastico, è consigliabile posare un ulteriore strato
protettivo o livellante sulla soletta grezza o
uno strato protettivo sulla barriera al vapore.
La barriera al vapore è da posare sulle giunzioni e sulle chiusure fino al filo superiore dello strato isolante/spessore del materiale isolante.
Isolanti termici. In coperture tradizionali tutti i
materiali isolanti devono sempre essere protetti dall’umidità. Le caratteristiche dei singoli
materiali isolanti sono descritti nel (3).
Fibre isolanti minerali. La posa di isolanti termici sullo spessore di appoggio può essere realizzata attraverso: • posa sciolta • fissaggio
meccanico (insieme con il primo strato di impermeabilizzazione) • incollaggio puntiforme
o a fasce • incollaggio della superficie completa; gli incollaggi possono avvenire con
colla a freddo a base di poliuretano o a base
di bitume o con bitume fuso. Da considerare
è la limitata resistenza a carichi puntiformi.
Espanso in particelle di polistirene. (EPS) Nel
caso in cui il primo strato della guaina impermeabilizzante della copertura venga saldata
direttamente sull’isolante o incollata a caldo
con bitume, si usano pannelli in EPS con rivestimento sul lato superiore; questo rivestimento non verrà mai incollato a quello del
pannello adiacente. Accanto ai pannelli rivestiti ci sono anche gli isolanti a nastro, piegati
o arrotolati. Nel caso di superfici di copertura
non praticabili devono essere utilizzate lastre
del tipo WD secondo la DIN 18164-1. Nel caso di superfici praticabili sono consigliabili il
tipo WS e WD. Il fissaggio degli elementi isolanti in EPS può essere realizzata con: • una
posa sciolta e zavorrata (imm.C) • un fissaggio meccanico • un incollaggio puntiforme o
mediante nastri (imm.B) • un incollaggio della
superficie completa. L’incollaggio viene solitamente realizzato con adesivi a base di bitume fuso o di poliuretano. Nel caso di incollaggio a freddo con colla a base
poliuretanica va tenuto in conto il tempo di
essiccazione.
Schiuma rigida di poliuretano (PUR).
La posa dell’isolante su uno strato di supporto avviene con l’incollaggio sull’intera superficie mediante bitume fuso a caldo o colla a
base di poliuretano a freddo.
Impermeabilizzazione della copertura. L’impermeabilizzazione può essere monostrato in
membrane sintetiche o a base di gomma, oppure pluristrato con membrane a base bituminosa. L’impermeabilizzazione si fissa meccanicamente ai bordi della copertura, sui
giunti in presenza di elementi emergenti, sui
giunti di dilatazione, ecc. oppure nei punti
dove cambia l’inclinazione della falda. Per le
caratteristiche delle singole membrane impermeabilizzanti e delle tipologie di incollaggio vd. nota (2); i tipi di posa sono stati inseriti
nella tabella sul sistema di assi xy. Nel caso
di scarsa resistenza chimica dell’impermea-
∂ 2002 ¥ 7/8
bilizzazione al contatto con l’isolante termico
e nel caso di materiali isolanti con dilatazioni
accentuate ad alte temperature, è permesso
uno strato di separazione fra isolante termico
e l’impermeabilizzazione. Il secondo strato di
impermeabilizzante si incolla sull’intera superficie del primo. Nella saldatura di membrane a base bituminosa su lastre isolanti in
EPS sussiste il pericolo che il materiale isolante si surriscaldi e fonda. Al contrario, se
la temperatura è troppo bassa non si ottiene
una durevole congiunzione dei lembi della
membrana. Lo stato dell’isolamento, dopo
la posa dell’impermeabilizzazione non è più
controllabile. Questo tipo di posa richiede
per questo una particolare accuratezza.
Realizzazione in pendenza. Secondo le prescrizioni di legge, superfici che sono previste per
l’appoggio di una impermeabilizzazione per
una copertura e/o i relativi strati, devono essere progettate con una pendenza di almeno
il 2% per lo smaltimento delle forti precipitazioni. Soltanto i tetti verdi, di norma, possono
avere una pendenza inferiore e necessitano
pertanto di particolari accorgimenti. La pendenza può essere ricavata nell’isolamento
(lastre isolanti livellanti in pendenza) o nella
soletta grezza. Nell’ultimo caso è necessaria
una progettazione accurata a tempo debito
e una verifica con lo strutturista.
Strato protettivo. Protegge l’impermeabilizzazione dall’azione meccanica e va armonizzato con la protezione della superficie. Come
strati protettivi vengono utilizzati (5): • pellicole sintetiche • materassini e lastre di protezione in granulato di gomma, minimo 6 mm
• granulato di materiale sintetico, minimo
4 mm • materassini e lastre drenanti
Protezione superficiale. Sono possibili le
seguenti protezioni superficiali:
• strato di ghiaia, adatto a tutte le impermeabilizzazioni citate i almeno 5 cm di spessore.
• inverdimento intensivo ed estensivo, a cui si
consiglia di aggiungere una supplementare
membrana antiradice in presenza di un’impermeabilizzazione non resistente alle radici
• pavimentazione, che è possibile solo con
EPS (PS 30 SE) e con schiuma poliuretanica
rigida; ad esempio, lastre praticabili
50 cm ≈ 50 cm ≈ 5 cm su letto di graniglia
minerale spesso 3 cm granulometria 5/8 cm.
Secondo la nota (5) bisogna provvedere allo
smaltimento dell’acqua che agisce sullo strato impermeabilizzante attraverso la disposizione di pendenze e/ con l’impiego di materiale drenante. La superficie del rivestimento
della terrazza con fughe aperte deve avere
una pendenza almeno dell’ 1%.
Le direttive per le coperture piane mostrano
che per la realizzazione di un tetto pensile, la
struttura deve essere progettata in modo tale
che nel caso in cui non sia stagna, non sia
possibile la penetrazione di acqua e le parti
danneggiate possano essere facilmente localizzate.
Particolari caratteristiche della costruzione del
tetto. • Per i tetti tradizionali piani sono a disposizione diversi tipi di materiali isolanti a
scelta • Con questo si possono influenzare
Testo in italiano
determinate caratteristiche della struttura del
tetto –come isolamento acustico e resistenza
meccanica- come anche i relativi costi • utilizzando l’EPS sono evidenti i contenuti costi di
investimento • EPS e schiuma rigida poliuretanica sono difficilmente o normalmente infiammabili. In particolare, nel caso di strutture
leggere sulla base di esigenze di protezione
antincendio possono essere consigliati materiali non infiammabili come ad es. isolanti in
fibre minerali particolarmente vantaggiosi nel
caso di strutture con rivestimenti in legno o
lamiere in acciaio grecate in cui il peso delle
superfici è troppo basso per raggiungere il
desiderato isolamento acustico • Se su lastre
isolanti in EPS vengono applicate membrane
bituminose o incollate con bitume caldo, occorre porre particolare attenzione che il materiale isolante non si surriscaldi e non fonda
• A causa delle proprietà dei materiali isolanti
impiegati e della posa di impermeabilizzazione, la tradizionale costruzione a copertura
piana è soggetta ad infiltrazioni. L’umidità penetrata si può distribuire senza controllo nella
struttura della copertura. I punti danneggiati
possono non essere localizzati.
L’inconveniente della penetrazione di umidità
può essere risolto grazie alle seguenti misure: • immediata impermeabilizzazione delle
superfici isolate • isolamento delle superfici
isolate e impermeabilizzate alla fine di un
giorno lavorativo e in caso di cambiamento
meteo • impermeabilizzazioni realizzate con
cura da sigillare nelle connessioni provvisoriamente.
Tetto compatto. (disegno B)
Soletta in c.a. come piano di posa. Le superfici
in calcestruzzo devono essere a sufficienza
indurite e superficialmente asciutte. Solette
gettate in opera devono presentarsi senza
crepe, senza grumi in evidenza sulla superficie, senza bave. In questi casi sono da considerare le disposizioni della DIN 18202 (6).
Sulla soletta in c.a. viene data una mano di
vernice bituminosa come barriera.
Isolante termico. Le lastre in schiuma di vetro
vengono annegate su tutta la superficie e a
giunto paro con bitume caldo e posate con
fughe sigillate con bitume. Quindi le lastre
vengono immerse con un lato corto e uno
lungo nel bitume caldo colato sulla soletta
grezza e fatte slittare diagonalmente in modo
tale che le fughe siano costipate con bitume
caldo (imm.B). Il bitume fuso in eccesso viene spianato con la lastra seguente (imm.C).
La temperatura di lavorazione del bitume a
caldo è di 180–200° C. In questo tipo di posa,
dato che le lastre in schiuma di vetro sono
impermeabili alla diffusione di vapore, nella
costruzione della copertura non è necessaria
una barriera al vapore. Come riempimento di
pori e fughe si usa il primo strato di impermeabilizzazione posato durante il procedimento
di colatura. (imm C)
Impermeabilizzazione della copertura. Come
primo strato di impermeabilizzazione viene
usata una membrana bituminosa, la cui qualità si adatta alla scelta del secondo strato di
7
impermeabilizzazione. Le seguenti combinazioni sono possibili: • una semplice impermeabilizzazione bituminosa: il primo strato impermeabilizzante consiste in una membrana
impermeabilizzante per coperture bituminosa
che viene annegata durante la colata di bitume a caldo. Come secondo strato di impermeabilizzazione viene usata una membrana
sigillante a base di bitume polimerico che viene fissata su tutta la superficie al primo strato
di impermeabilizzazione. • combinazione di
membrana bituminosa con membrana sintetica incollata: un primo strato in membrana bituminosa viene completamente annegata nel
bitume a caldo, un secondo strato consiste in
una membrana in PVC-P-BV o in PE-C stabile
al bitume incollata al primo strato • combinazione di membrana bituminosa polimerica
con membrana sintetica incollata mediante
una massa spalmata grazie all’uso di un
bruciatore al gas propano e la membrana
sintetica in rotoli srotolata sotto pressione
nello strato bituminoso fuso. Con questo metodo di posa si determina la migliore connessione tra membrana bituminosa e membrana
sintetica.
Realizzazione con pendenza. Dato che il tetto
compatto per la sua posa e le specifiche caratteristiche materiche delle materie isolanti
offre un’alta sicurezza, nell’impiego di membrane sintetiche di impermeabilizzazione –
secondo gli autori – può essere realizzata anche una copertura con pendenza. Impianti di
convogliamento e scarico interno devono essere previsti più in profondità rispetto alla superficie di copertura. La realizzazione di certi
tipi di copertura senza pendenza richiede al
riguardo un’attenta progettazione e realizzazione costruttiva.
Strato protettivo. Vedere i metodi di esecuzione descritti per il tetto piano.
Protezione superfici. Sono possibili le seguenti
protezioni superficiali: • ghiaia lavata a grano
sferico, granulometria 16/32 mm, spessore
dello strato minimo 5 cm; • inverdimento intensivo ed estensivo composto da strato vegetativo, strato filtrante/membrana filtrante,
strato drenante ed eventualmente una membrana antiradice • rivestimento pavimento, ad
esempio piastrelle di cls su letto di pietrisco
• rivestimento carrabile.
Particolari caratteristiche della struttura di
copertura. • L’isolante presenta un’elevata
resistenza a compressione, è impermeabile
all’acqua e alla diffusione di vapore, • con le
descritte pose a fuga costipata e a superficie
completa dell’isolante e dell’impermeabilizzazione è esclusa una penetrazione di acqua, i
danni a seguito di una penetrazione di umidità sono perciò relativamente limitati; i danni si
lasciano facilmente localizzare e risanare • la
struttura di copertura offre con questo un’elevata sicurezza, sia durante la fase di costruzione che anche per un utilizzo a lunga durata
Tetto rovescio (disegno A)
Soletta in c.a. come piano di posa. Le superfici
in cls devono essere a sufficienza indurite e
superficialmente asciutte. Solette gettate in
8
Testo in italiano
opera devono presentarsi completamente
lisce senza crepe, senza grumi in evidenza
sulla superficie, senza bave. In questi casi
sono da considerare le disposizioni della
DIN 18202 (4).
Impermeabilizzazione della copertura. A causa
della posizione sotto l’isolante termico, l’impermeabilizzazione assume contemporaneamente la funzione di barriera al vapore. L’impermeabilizzazione può essere realizzata sia
con una membrana sintetica sia con una
membrana bituminosa. Nel primo caso sono
possibili le seguenti tipologie di posa: • posa
sciolta; a protezione di infiltrazioni è consigliabile per le membrane impermeabilizzanti
uno strato di rivestimento del lato inferiore livellante ad es. una pellicola in fibre di poliestere • la combinazione di una membrana in
bitume con membrana sintetica incollata come strato di impermeabilizzazione incollaggio
a superficie completa di entrambi gli strati impermeabilizzanti • Combinazione di membrana bituminosa con membrana sintetica come
strato impermeabilizzante collante a superficie completa di entrambi gli strati impermeabilizzanti. Nel caso di impermeabilizzazioni a
più strati di membrane bituminose sono possibili le seguenti tipologie di posa per il primo
strato: • posa sciolta; • incollaggio a bande o
puntiforme • incollaggio a superficie completa. Il secondo strato sarà incollato con tutta la
superficie sul primo strato, mediante bitume
fuso a caldo o mediante saldatura delle
membrane bituminose (2).
Realizzazione con pendenza. Riguardo lo
smaltimento delle acque, nelle concessioni
edilizie si richiede la conformità ai regolamenti (5) e (8). Durante ricerche sul comportamento a lungo termine del tetto inverso è stato stabilito che la rinuncia ad una pendenza
non ha nessun influsso sul contenuto di acqua e con questo sulla capacità isolante dei
pannelli isolanti in XPS (9), (10). Il contenuto
di acqua dipende tuttavia dalla resistenza alla diffusione degli strati posti sopra l’isolante
termico, ecco il motivo per cui gli strati superiori all’isolante devono avere caratteristiche
di buona diffusione. La necessità di una pendenza non va vista in relazione alla capacità
isolante delle lastre di XPS, ma in relazione
alle possibili sollecitazioni dell’impermeabilizzazione. (2) Se si rende necessaria una pendenza è consigliabile ottenerla con l’inclinazione della soletta grezza; la realizzazione di
coperture senza pendenza richiede una progettazione e una realizzazione particolarmente curate.
Isolante termico. Come isolante termico si ritiene appropriato l’estruso rigido di polistirolo
(XPS); le lastre devono essere posate in unico strato e devono avere una profilatura degli
spigoli; a causa della posizione superiore all’impermeabilizzazione le lastre isolanti potrebbero, nel caso di improvvise e violente
precipitazioni, trovarsi circondate dall’acqua
anche nel lato inferiore. Per l’ottenimento di
un certo valore U, a parità di uguali capacità
termiche dell’isolante, nel tetto rovescio è
consigliabile uno spessore maggiore di iso-
2002 ¥ 7/8 ∂
lante rispetto al caso in cui l’impermeabilizzazione è disposta sopra l’isolante. Le aggiuntive perdite di calore dovute ad un deflusso di
acqua sotto lo strato isolante possono essere
minimizzate se attraverso uno strato di separazione con potere diffusivo la maggior parte
delle precipitazioni vengono fatte correre sopra l’isolante termico. Nel caso di strutture
portanti leggere con una massa superficiale
relativa sotto i 250 kg/mq, il valore di resistività termica R al di sotto dell’impermeabilizzazione deve ammontare almeno a 0,15 q K/W.
Membrane filtranti ovvero strati di separazione
idrorepellenti. Fungono da strato stabilizzatore
dell’isolante e impedisce che parti minute
dello strato di ghiaia finiscano tra e sotto le lastre isolanti.
Strato protettivo. Funge da protezione ai raggi
UV e da zavorra per le lastre di isolante. Nella
misurazione del carico sono da tenere sotto
controllo i carichi del vento e la portanza. E’
da tener presente che lo strato protettivo
debba avere capacità diffusive. Sono utilizzabili le seguenti protezioni superficiali: • strato
di ghiaia lavata 16/32 mm, almeno 5 cm di
spessore; sopra le lastre isolanti è disposta
una membrana sintetica stabile agli UV, con
potere diffusivo • inverdimento estensivo e intensivo senza ristagno di acqua nello strato
drenante composto da uno strato vegetativo,
uno strato filtrante/filtro e uno strato drenante
ed eventualmente una membrana antiradice
• rivestimento terrazza/rivestimento pedonabile, permesso solo per certe lastre in polistirolo in schiuma rigida estruso, ad es. lastre in
cls prefabbricate su appoggi verticali o autobloccanti; secondo gli studi di diversi produttori sono possibili anche lastre in calcestruzzo gettato in loco idrorepellente.
Particolari caratteristiche della struttura di copertura. L’impermeabilizzazione viene protetta per mezzo dell’isolante termico da danneggiamenti meccanici e da forti differenze
di temperatura • La posa di isolante termico
è indipendente dalle condizioni atmosferiche
• Nel caso di un incollaggio su tutta la superficie dell’impermeabilizzazione alla struttura
portante, è esclusa una penetrazione inferiore di acqua • eventuali punti di danno nell’impermeabilizzazione sono limitati localmente e
si lasciano relativamente. L’isolante termico e
la protezione della superficie si possono usare nuovamente dopo la riparazione.
Duo-tetto/tetto-plus
Si tratta di una combinazione di tetto
compatto e di un tetto rovescio.
Stratigrafia sotto l’impermeabilizzazione.
Secondo le generali prescrizioni per gli
elementi drenanti e di raccolta dell’acqua
almeno il 50% del valore di resistività termica
deve trovarsi sotto l’impermeabilizzazione.
Tale valore degli strati sotto l’impermeabilizzazione della copertura deve rispettare
almeno le caratteristiche richieste dalla
DIN 4108-2. Per la realizzazione di una copertura è da predisporre una prova di tecnica
di diffusione secondo la DIN 4108-5.
Possibile è l’introduzione, se necessaria, di
una barriera al vapore e di una barriera antiradice. Come strato di protezione è possibile
l’impiego di una membrana sintetica di almeno 300 g/mq.
Elementi drenanti e di raccolta dell’acqua isolanti termici. Sono elementi profilati in EPS che
grazie ad un sistema di canaline interne assicurano la qualità richiesta dalla DIN 4095;
l’acqua trattenuta serve per mantenere il valore di umidità per la vegetazione. La resistenza degli strati sotto l’impermeabilizzazione deve soddisfare almeno le caratteristiche
richieste dalla DIN 4108-2.
Inverdimento. L’inverdimento estensivo consiste in uno strato di vegetazione (substrato minerale) e della vegetazione stessa in connessione con uno strato di pacciame. Il semplice
inverdimento intensivo consiste in un substrato vegetativo con componenti organici.
Particolari caratteristiche della costruzione.
• L’impermeabilizzazione viene protetta da un
ulteriore strato isolante termico da danneggiamenti meccanici e da forti differenze di
temperatura • Nel caso di elementi isolanti si
riduce lo spessore dell’isolante sotto l’impermeabilizzazione, in tal modo possono anche
essere ridotti i costi di investimento della
struttura di copertura • Inoltre, il duo-tetto nel
caso di ristrutturazione offre la possibilità più
economica e più semplice di migliorare una
copertura senza dover sgomberare la copertura esistente.
Disegno A: 1 Strato di ghiaia; 2 Strato protettivo;
3 Impermeabilizzazione; 4 Isolante termico; 5 Barriera
al vapore; 6 Soletta in c.a.
Copertura piana convenzionale: A principio costruttivo;
B incollaggio lana minerale; C posa lastra isolante in
EPS rivestita
A Tabella: tipologie di posa dell’impermeabilizzazione
in coperture tradizionali piane a seconda dell’isolante
Copertura compatta: disegno B principio costruttivo;
foto C annegamento lastre di schiuma di vetro in bitume a caldo; foto D posa su tutta la superficie del primo
strato impermeabilizzante durante il procedimento di
colata su schiuma di vetro
1 Strato di ghiaia; 2 Strato protettivo; 3 Impermeabilizzazione; 4 Isolante termico in schiuma di vetro in bitume a caldo; 5 Soletta in c.a.
Tetto rovescio: A principio costruttivo; B posa di lastre
isolanti XPS con pellicola filtrante a diffusione
1 Strato di ghiaia; 2 Pellicola filtrante a diffusione;
3 Strato isolante termico in schiuma rigida a base di
polistirene estruso; 4 Impermeabilizzazione; 5 Soletta
in c.a.
Duo-tetto: 1 Inverdimento; 2 Sistema filtrante;
3 Elemento drenante e accumulante acqua isolante
termico; 4 Strato di protezione; 5 Protezione dalle radici; 6 Impermeabilizzazione copertura; 7 Isolante termico; 8 Barriera al vapore; 9 Soletta in c.a.
A Principio costruttivo; B Posa di elemento drenante
e accumulante acqua su uno strato di protezione;
C Tabella di calcolo del possibile strato drenante per
tetti pensili rispetto il totale coefficiente di trasmissione
termica
A Inverdimento estensivo su una struttura di duo-tetto
Lo studio di ingegneria Broban, fondato nel 1957 da
Hans W Broban con sede a Stoccarda è consulente
nell’ambito dei settori acustica, fisica tecnica termodinamica e protezione dall’umidità. Lo studio è diretto da
Ingrid Broban-Wittfoht, Dirk Schlauch lavora come capo progetto per lo stesso ufficio.
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