∂ 2002 ¥ 7/8 Testo in italiano ∂ – Rivista di architettura Testo in italiano 2002 ¥ 7/8 · Coperture Traduzione: Architetto Rossella Letizia Mombelli E-Mail: [email protected] Pagina 890 Il tetto Avere un “tetto” sulla testa significa avere una casa, un riparo dalla pioggia, dal vento e dalle temperature estreme; che un tetto, poi, possa essere molto di più di una semplice copertura, è confermato dalla molteplicità di forme e di tipologie esistenti. Le tecnologie e i materiali impiegati dipendono dalla destinazione d’uso dell’edificio, dalla cultura regionale e dalla zona climatica. I progetti presentati sono la testimonianza delle personali interpretazioni di famosi architetti. Anche lo spirito del tempo ha un ruolo nella trasformazione della sua filosofia? Sicuramente. Quando studiavo, nelle Università giapponesi, si parlava solo di costruzioni in calcestruzzo. Con il tempo mi sono potuto liberare da questo pensiero fisso e ho potuto modificare la mia forma mentis. Ho imparato molto dagli artigiani in campagna, in particolare, ho approfondito la relazione con i materiali leggeri. La formazione presso la Columbia University era simile a quella dell’allora Università giapponese? Alla Columbia la presentazione era la cosa più importante. Ho imparato molto sulle tecniche di presentazione ma poco sulla tecnologia dell’edilizia e la funzionalità strutturale – a parte l’incontro con Kenneth Frampton. Dicevamo che per Lei la tradizione giapponese è stata molto importante. E’ stato mai additato come architetto tipico giapponese? Non penso di essere un tipico architetto giapponese. La generazione di architetti prima di me ha cercato di progettare secondo i principi del Moderno in occidente. Anch’io mi sento impegnato sui principi del Moderno, ma sono contemporaneamente ispirato dall’architettura giapponese tradizionale. Potrebbe spiegare questo concetto? Penso che non ci sia una differenza fondamentale tra il concetto di base del Moderno e quello dell’architettura tradizionale giapponese. C’è una relazione tra le due: Frank Lloyd Wright e Mies van der Rohe hanno imparato molto dal Giappone. Certamente l’architettura moderna giapponese per molto tempo è stata all’oscuro di questa relazione (simulatery). Io voglio far rivivere la tradizione giapponese in un modo molto moderno, contemporaneo. Vorrei tornare ancora una volta sulla specificità della sua architettura. Quindi, che cosa è tipico per l’architettura di Kengo Kuma? Questa è una domanda difficile. Anche architetti come Toyo Ito e Kazuyo Sejima mi ricordano la tradizione giapponese. Usano soprattutto vetro e acciaio, si limitano a pochi materiali. Questa è una differenza; ma a parte questo hanno una filosofia simile. Cosa ne pensa? Sono d’accordo con Lei che la relazione con la Pagina 892 Intervista con Kengo Kuma Detail: La sua architettura si mostra attraverso un’ampia molteplicità di forme e materiali, ma che cosa la caratterizza? Kuma: Dalla fondazione dello studio ad oggi, il mio modo di fare architettura è cambiato molto. Nel 1986 sono tornato in Giappone dopo aver frequentato la Columbia University di New York. Quello era il periodo della “Bubble-Economy”, l’economia era bollente. Un piccolo ufficio come il mio, riuscì ad assumere un incarico come il M-Building a Tokyo. Per quell’edificio ho usato calcestruzzo, che mi sembrava coerente con il “caos” tipico di Tokyo. Improvvisamente, negli anni ’90, i soggetti dei miei lavori cambiarono completamente e iniziai a ricevere commissioni per edifici in campagna. Dovetti dunque modificare il mio modo di vedere: sviluppai un nuovo concetto di progettazione e, dato che il calcestruzzo era troppo pesante per la campagna, lo abbandonai. Il calcestruzzo crea forme scultoree; ma nel paesaggio volevo forme trasparenti e leggere per cui mi sembravano più adatti legno e altri materiali naturali. La trasformazione della sua architettura dipende solo dal luogo in cui sorge oppure oggi non userebbe più il calcestruzzo nemmeno a Tokyo? Anche il mio modo di vedere e la mia filosofia sono cambiati. L’architettura tradizionale giapponese mi è sempre più vicina; possiede in sé un’intensa relazione con la natura e utilizza materiali leggeri e non durevoli. Oggi uso questi materiali anche nelle metropoli. 1 1 tradizione giapponese non faccia riferimento ad una specifica caratteristica. Oggi, in Giappone c’è una intera serie di architetti che si relazionano in qualche modo alla formidabile tradizione architettonica, nella maggior parte dei casi concettualmente e non mediante dettagli formali. Toyo Ito e Kazuyo Sejima appartengono senz’altro a questa categoria, ma anche Tadao Ando ne fa parte. Ando usa quasi ovunque gli stessi materiali, cioè calcestruzzo a vista e gli stessi particolari costruttivi. Per me è però molto importante il luogo. Alla relazione con l’intorno conferisco maggior significato rispetto alle relative caratteristiche dell’architettura. Questo è il motivo per cui ognuno dei miei edifici ha un’immagine diversa. In molti dei suoi primi lavori Lei tematizza un materiale unico: nel caso del Museo della pietra a Nasu si trattava della pietra naturale, nel caso della Water-Glass-House ad Atami il vetro e nel caso della Plastic House a Tokyo la plastica. Che ruolo ha il materiale nella sua architettura? Ovunque, nell’architettura degli anni ’20, era molto importante la silhouette, la forma esterna. Il motivo fondamentale stava nel fatto che l’architettura era diffusa attraverso immagini dai media, per questo veniva attribuito così tanto peso alla forma. Oggi, le cose più importanti sono i materiali e la comunicazione. Nonostante il suo significato, la materialità è molto difficile da percepire in immagini. Per questo le caratteristiche del materiale possono essere simulate con il computer molto difficilmente. Cerco sempre di trovare un materiale adeguato, per la situazione, il terreno e il committente. E cerco di sperimentare materiali nuovi. Shigeru Ban ha detto una volta che per ogni edificio deve fare qualcosa di diverso, per sviluppare se stesso e la sua architettura. Vale anche per Lei? No, non devo sempre fare cose nuove. Uso molto il legno, ma cerco di trovare anche nuovi materiali per nuovi ambienti e nuove applicazioni, come ad esempio nella plastic house, un piccolo edificio in un quartiere ad alta concentrazione a Tokyo. In questa situazione mi è sembrato adatto un materiale plastico traslucido. Penso che il legno non sa- 2 Testo in italiano rebbe stato adatto. E poi ero entusiasta di sviluppare nuovi dettagli per costruzioni in plastica. Utilizza spesso materiali differenti – legno, pietra, plastica – con una medesima tecnica, le lamelle. Sono forse queste un segno distintivo della sua architettura? Sì, le lamelle sono per me molto importanti. Con le lamelle posso creare trasparenza e una sensazione di apertura. In spazi con pesanti muri in c.a. sto male. Sono cresciuto in una casa di legno dove lo spazio era aperto, vi si percepiva continuamente la presenza del vento. Una sensazione simile di apertura la voglio creare ora con le lamelle. Per Lei caratteristiche come la trasparenza o la traslucenza sono più importanti della forma globale … Secondo me le forme scultoree distraggono dal materiale. Pensi alle forme dominanti di Frank Gehry. Per questo uso volentieri volumi minimalisti –a volte con coperture piane come nella Water-glass-house, a volte con tetti inclinati Quale significato ha una copertura in relazione con il suo intorno? Nel caso del Museo Hiroshige, la facciata verso il giardino doveva essere il più bassa possibile, mentre all’interno era necessaria una certa altezza. Per questo mi sono deciso per una copertura a falde, non per motivi formali. Nel caso dell’Hiroshige Museo ha un ruolo anche la localizzazione in un ambiente rurale? C’è una relazione con le case tradizionali? Sicuramente. L’altezza di gronda del Museo fa riferimento ad alcune case vicine. Un edificio si deve inserire nell’intorno e non porsi in contrasto. Per il Museo ha usato per la prima volta lamelle in legno per la copertura. Com’è stato possibile tecnicamente? All’inizio si sono presentati due problemi tecnici: gli agenti atmosferici e la protezione antincendio; ma nella relazione con l’intorno era per me importante usare il legno. Dato che in Giappone non è permesso usare legno per le coperture, insieme ad un amico professore universitario ho intrapreso una ricerca e dei test sul materiale; ora siamo in possesso di un procedimento fisico-chimico che permette di ottenere per il legno buoni valori di protezione sia alle intemperie che in caso di incendio. Ha già costruito fuori dal Giappone? Sto costruendo una casa di bambù in Cina; qui, non essendoci artigiani sofisticati come in Giappone, ho dovuto realizzare particolari costruttivi diversi dalla casa che ho costruito a Kamakura. Se in Giappone i giunti sono perfetti, in Cina sono irregolari. Mi piace questa differenza, è la differenza del luogo. Già nella progettazione ha distinto tra particolari realizzati in Cina o in Giappone? Inizialmente ho disegnato gli stessi particolari, poi ho discusso con gli artigiani e dedotto che il progetto non poteva essere realizzato come era stato pensato, quindi ho apportato dei cambiamenti. 2002 ¥ 7/8 ∂ Lavora ai particolari anche su modelli? Sì, i modelli sono per me molto importanti, in fase di progettazione. Sono necessari modelli dei dettagli in scala 1:1 con materiali specifici. In ufficio sono solo dei plastici, ma in cantiere, servono a verificare l’effetto della luce, la materialità ecc. La relazione tra materialità dell’intorno e quella dell’edificio sono la cosa più fondamentale, ma anche la scala di un’architettura è importante. L’intervista è stata condotta da Christian Schittich a Tokyo. Pagina 898 Intervista con John Paktau Lo studio Patkau Architects di Vancouver è tra i più importanti in Canada. Le loro architetture possiedono forme espressive che si sviluppano relativamente al paesaggio circostante. Il metodo di progetto e il processo di sviluppo ha basi nella contrapposizione con la particolarità del luogo. Con questo, lo studio di architettura non si relaziona solo con l’immediato intorno costruito bensì anche con il diverso regionale e culturale in Nord America. Il contrasto fra la concentrazione urbana e il paesaggio senza confini della campagna conduce a diverse situazioni urbanistiche, alle quali gli architetti reagiscono in modo differente con le loro architetture. Detail: John, alcune delle sue architetture hanno un linguaggio formale particolarmente forte. Ci può spiegare i principi che stanno alla base di questo? John Patkau: La particolarità dei luoghi sta alla base delle nostre architetture. Ci relazioniamo a quegli aspetti che rafforzano le qualità di un luogo. Per una situazione urbana densamente costruita, abbiamo sviluppato un’immagine architettonica completamente diversa che per/spetto ad un edificio immerso nel paesaggio rurale. Da dove riceve il riferimento progettuale all’intorno, punto di riferimento per il suo lavoro? Ventiquattro anni fa, quando fondai lo studio di architettura, focalizzando il progetto sul locale, volevamo cercare un’alternativa alla crescente globalizzazione. Nel corso degli anni le nostre scelte si sono diversificate, dato che i nostri progetti si differenziano tra di loro fortemente in relazione al luogo e alla scala. Al momento, stiamo costruendo molto negli Stati Uniti come in Canada. In questi ultimi anni abbiamo vinto tre grandi concorsi, di cui due progetti per Università negli Stati Uniti non realizzati. Tuttavia, il lavoro ha costituito una grande opportunità per il nostro studio di architettura. Uno dei progetti, un edificio per l’Università di Houston in Texas, ha la peculiarità di relazionarsi con il clima locale: le elevate temperature raggiunte e l’alta concentrazione di umidità hanno portato all’inserimento di nuovi metodi di risparmio energetico e hanno in questo modo definito l’immagine architettonica. Erano richieste anche un’elevata flessibilità e variabilità distributiva degli spazi. Tuttavia, la nostra architettura doveva avere anche una certa validità globale, per questo durante la progettazione, essa si è modificata in modo continuo. Come reagisce la forma delle coperture delle vostre architetture alle relative situazioni? In molti dei nostri progetti la forma e la dimen- sione della copertura dipende direttamente dal contesto in cui essa si trova. Come importante parte costituente dell’edificio non ha solo una funzione costruttiva ma crea anche spazio. Per questo contribuisce alla forma totale e alla configurazione. Questo può avvenire in diversi modi: in un contesto rurale i nostri edifici hanno spesso una copertura impregnata di un intenso effetto spaziale esterno. In questo caso è disponibile sufficiente spazio esterno per realizzare certe forme. In una situazione urbana al contrario, essendo difficile l’inserimento di una forma dominante, mettiamo l’accento sull’effetto spaziale all’interno dell’edificio. Per quanto riguarda la decisione di una forma espressiva di copertura ci sono diverse motivazioni. Nella scuola di Seabird Island e nella scuola Strawberry Vale, la copertura molto aggettante funge da spazio all’aperto coperto per gli scolari. Il clima particolarmente mite ma con molte precipitazioni ha ispirato la dimensione della copertura. In altri progetti, ad esempio la Newton Library a Surrey, Britain Columbia, la copertura ha una intensa spazialità esterna che funge da segnale pubblicitario in un contesto particolarmente difficile. La biblioteca si trova in un sobborgo, nel mezzo di un centro con supermarket, fast-food-ristorante. In questo ambiente, una così detta “strip mall”, l’oggetto architettonico deve contrapporre il proprio linguaggio a quello della pubblicità aggressiva e al suo linguaggio di segni. Anche in questo caso c’è una diretta relazione con il clima: la copertura convergente verso l’interno raccoglie acqua piovana che sgorga come in una fonte sulla parte frontale dell’edificio. Questa relazione giocosa con l’acqua piovana è ai nostri occhi un’interpretazione positiva delle condizioni climatiche. Le coperture a falda ripida sono tipiche nella vostra architettura? Sì, i nostri tetti hanno spesso forti pendenze. Dato che in caso di cielo coperto, si possono avere problemi di illuminazione, compensiamo con lucernari posizionati in modo tale che la luce diurna entri in profondità degli edifici. Per integrare i lucernari non sarebbero più adatte le coperture piane? Non credo; ai miei occhi la forma della copertura è neutrale dal punto di vista dell’illuminazione. L’effetto formale è spesso di significato decisivo. In più, possiamo aggiungere che per me nessun tetto è veramente piano, poiché ogni copertura ha una pendenza, anche se è minima. Naturalmente abbiamo anche progetti con coperture piane. Se per noi è molto importante la spazialità interna, preferiamo tuttavia altre forme di tetto. Un esempio per questo è il Museo canadese della ceramica e del vetro di Waterloo. Nel Canada orientale ci sono meno precipitazioni, tuttavia la copertura è inclinata verso l’interno e ha una forte pendenza. Siamo dell’opinione che forme particolari di coperture permettono di ottenere uno spazio interno più interessante. Le motivazioni per la scelta di forti pendenze ∂ 2002 ¥ 7/8 delle falde sono fondamentalmente formali, non costituiscono forse anche un aspetto tecnico rilevante? No, anche se la struttura gioca comunque un ruolo molto importante. Una copertura con forte pendenza funziona nella maggior parte dei casi meglio e ha una durata maggiore di una copertura piana. Per noi una pendenza forte è una buona soluzione sia dal punto di vista tecnico che da quello formale. Per esprimere chiaramente la particolarità di un edificio, cerchiamo sempre di rendere facilmente leggibile la struttura portante. Nel caso degli edifici scolastici, la struttura della copertura si differenzia in relazione al fatto che si collochi sopra uno spazio interno o sopra uno spazio esterno; anche i particolari costruttivi sono diversi. E’ molto interessante sviluppare da una condizione funzionale una caratterizzazione costruttiva. Questo vale per tutte le parti dell’edificio, dalle fondamenta fino alla struttura portante o al rivestimento di facciata. Per questo sviluppate per ogni progetto non solo un linguaggio formale, bensì cercate anche una soluzione costruttiva specifica. Come si svolge il processo progettuale? All’inizio, alla base del progetto c’è un’idea che molto velocemente viene integrata da una figura in sezione. Nel caso di edifici multipiano sviluppiamo sin dall’inizio entrambi parallelamente, poiché alcuni spazi avranno la funzione di distribuzione verticale. Non appena possibile ci applichiamo al modello Testo in italiano di lavoro e con semplici modelli a grande scala inseriamo le nostre riflessioni progettuali in 3D. Quando la progettazione diventa concreta, al punto che il computer permette una lavorazione razionale, inseriamo accanto a schizzi, disegni a mano e modelli di lavoro anche il CAD. Io personalmente disegno come prima preferibilmente a mano. Il computer costituisce una completamento espressivo ma non sostituisce né schizzi né modelli di lavoro. Che significato ha per Lei il particolare costruttivo? In un precoce stadio del processo di progettazione iniziamo ad occuparci dei particolari costruttivi. Dato che la struttura ha un ruolo molto importante per la nostra architettura, i particolari hanno una funzione chiave. Tuttavia il loro sviluppo non costituisce per noi una necessità tecnica bensì offriamo anche possibilità formali. Nello sviluppo dei vostri particolari costruttivi vi rifate anche all’esperienza delle ditte che li realizzeranno? In Nord America l’assegnazione dell’incarico avviene a chi fa l’offerta più conveniente. Tuttavia contattiamo già nelle prime fasi di studio più ditte e produttori possibili per ricevere il maggior numero di informazioni; purtroppo solo più tardi sono accessibili a noi i nessi tecnici più complessi. Secondo me è un grande deficit per l’architettura del Nord America il fatto che un grande potenziale di sapere rimanga così inutilizzato. 3 Sarebbe diverso il linguaggio architettonico se costruiste architetture in Europa? Sicuramente. Ciò trova una motivazione nel fatto che i nostri edifici non si trovano in metropoli bensì in un contesto urbano con bassa concentrazione. In un centro cittadino, anche in Nord America, sarebbero più compatti, occuperebbero meno spazio e sarebbero per così dire più europei. Benché in molti casi la differenza non sia molto grande, in Europa viene riposto più valore per l’integrazione del contesto urbano. In Nord America si considera l’edificio come un volume singolo e non una parte del tutto. Vede differenza tra l’architettura americana e quella canadese? Ai miei occhi c’è una differenza culturale; ciò porta ad una diversa scala di valori che naturalmente ha un influsso sull’architettura. Benché in entrambi i paesi l’individuo sia in primo piano, in Canada si dà maggior valore alla società. In confronto all’architettura americana noi tocchiamo più campi sociali; tuttavia, direi che la differenza è minima. Anche le tecnologie utilizzate e i prodotti sono uguali in entrambi i paesi. L’intera industria edile è sempre vincolata dall’aspetto economico. La scelta del materiale con cui è costruita un’architettura dipende soprattutto dai costi. Per l’architettura rimangono quindi spesso solo la progettazione degli interni e il rivestimento della facciata. Per questo motivo siamo molto interessati al modo di progettare europeo nel quale la struttura e 4 Testo in italiano la parte portante sono elementi costitutivi dell’architettura. Quale ruolo gioca l’artigiano nella costruzione in Canada? Ditte e produttori sono in Canada caratterizzati da un processo fortemente industrializzato e standardizzato, non di certo da un processo artigianale. Tuttavia, in alcuni nostri progetti, nei quali l’economicità non è sola e in primo piano, possiamo realizzare un elevato standard artigianale; ma qualcosa del genere è insolito. La scelta di una certa tecnologia costruttiva dipende dalla qualità artigianale che è disponibile in loco? A tale proposito bisogna sottolineare la gran differenza che c’è tra costa orientale e costa occidentale. A Vancouver ci sono imprese che realizzano lavori in cemento armato a vista con molta cura. In altre parti dell’America un’alta qualità in questo settore è difficile da ottenere; ma quando il “potere” artigianale è disponibile, lo utilizziamo. Sulla costa orientale domina la costruzione in muratura, mentre sulla costa occidentale la struttura in legno. Fondamentalmente possiamo dire che, con opportuno impegno, tutte le tecnologie sono disponibili ovunque. L’intervista con John Patkau è stata condotta da Birgit Leitenberger e da Christian Schittich a Monaco di Baviera. Pagina 908 Expo 02, parchi tematici in Svizzera: tra arte e architettura Dal 15 maggio di quest’anno ha aperto i battenti (vd. Detail 8/2000) l’esposizione all’aperto “Expo 02” nelle tre regioni dei laghi Bieler, Murten e Neuenburger. Ogni area espositiva, detta “Arteplage” è stata allestita in modo differente da team di architetti. Le torri dei viennesi Coop Himmelb(l)au simboleggiano “potere e libertà” (imm.3), il fluttuante monolite di Nouvels a Murten sta per “attimo ed eternità”, le “tre Galets” portano il concetto di “natura e artificio” mentre lo studio newyorkese Diller & Scofidio tematizza “io e l’Universo” con la nuvola artificiale “Blur” che fluttua sul lago (imm.5). La “Arteplage” mobile può essere interpretata in maniera funzionale con il motto “senso e movimento”. Accanto alle spettacolari architetture ci sono, ad esempio, anche gli hotel modulari con 6 letti per unità composti da silos alimentari che dopo l’Esposizione saranno ricostruiti altrove. Nonostante le critiche, già venti giorni dopo l’inaugurazione si contavano un milione di visitatori. www.expo.02.ch Pagina 910 Museo di architettura del Politecnico, Monaco di Baviera Andrea Wiegelmann Con l’inaugurazione del nuovo museo termina la lunga odissea del team che, sotto la direzione di Winfried Nerdinger, ha portato in diverse sedi straniere innumerevoli significative mostre: l’istituzione fu ospite non solo a Monaco, ma anche a Berlino, Madrid e Franco- 2002 ¥ 7/8 ∂ forte. Fondata nel 1868 per la formazione di architetti, la raccolta si sviluppò come parte integrante del programma di insegnamento della Scuola politecnica, predecessore dell’odierno Politecnico. Venne poi trasferita in un archivio e rimase fino agli anni ’70 presso la Facoltà di architettura. Dal 1975 sotto la direzione di Nerdinger il tesoro venne di nuovo alla luce, e solo due anni più tardi la collaborazione con il Museo Comunale permise l’organizzazione di esposizioni e la realizzazione di progetti di ricerca; fulcro della raccolta è l’architettura tedesca dal XVIII al XX secolo. Con gli oltre 350.000 disegni, 100.000 fotografie e 500 modelli, sculture e documentazioni è la più importante fonte di documentazione per l’architettura, la storia dell’arte e la tutela dei monumenti. Dal settembre 2002 la raccolta verrà finalmente ad occupare alcuni spazi della Pinacoteca del Moderno. Nerdinger, il direttore, sostiene che sempre di più l’architettura interesserà il grande pubblico e che con le future esposizioni, grazie a modelli e simulazioni, si potrà offrire anche “intrattenimento”. Il visitatore è, sempre secondo Nerdinger, un grande potenziale per portare il dibattito architettonico tra la gente. Diversamente che nei Pesi Bassi, dove l’incremento della cultura edile fa parte di un programma politico, finora in Germania un sostegno statale non è ancora possibile. L’edificio museale di Stefan Braunfels si trova nelle immediate vicinanze della Vecchia e della Nuova Pinacoteca, della Gipsoteca e di altre importanti raccolte, cosa che creerà una città dell’arte la cui densità per ora è confrontabile solo a Berlino. Accanto al museo di architettura si troveranno la nuova Raccolta, la Raccolta Grafica e la Galleria comunale d’Arte. Museo di architettura del Politecnico di Monaco di Baviera, Pinacoteca del Moderno Barerstrasse 40, 80799 Monaco di Baviera Apertura: dal 13 Settembre 2002 Riferimento: Arcistrasse 21, 80333 Monaco di Baviera Tel. 0049 / 89 / 289 22 493 Fax 0049 / 89 / 289 28 333 [email protected] www.architekturmuseum.de Segreteria Politecnico di Monaco di Baviera Luisenstrasse, ingresso VII, III piano, stanza n. 3383 Fondato nel 1868 Direttore: Winfried Nerdinger Collaboratori scientifici: Inez Florschütz, Birgit-Verena Kamapp, Irene Meisaner, Ulrike Steiner Esposizione: esposizioni temporanee internazionali Ingresso: vedere la homepage del museo a partire dal settembre 2002 Libreria: libri di architettura, design, fotografia, arte moderna Caffè nel giardino d’inverno Sala congressi: 330 posti Biblioteca: nessuna Manifestazioni: simposi, serate a tema Archivio: Arcistrasse 2, prenotazione telefonica Progetti di ricerca: Gottfried Semper (Mostra nell’estate 2003), progettare e costruire in Baviera, 1945 –1965 Pubblicazioni: innumerevoli pubblicazioni, cataloghi mostre Pagina 916 Casa d’abitazione a Tubac, Arizona Per non disturbare la vastità del deserto Sonora nel Sud dell’Arizona, la casa d’abita- zione si inserisce nel paesaggio con forme semplici e una pelle rossastra in acciaio non trattato che richiama il colore della sabbia. Nella collina è stato tagliato artificialmente un altopiano sul quale sono stati costruiti due volumi a copertura piana disposti diagonalmente che creano un cortile interno. Da questo spazio esterno rigorosamente geometrico risulta l’ingresso alla casa e all’ala degli ospiti. L’omogeneità della superficie della facciata viene accentuata dai telai scatolari in acciaio per finestre e aperture, mentre la diversa riflessione delle vetrate poste su piani diversi crea un sottile gioco di luci e ombre. 1 Cortile; 2 Ingresso; 3 Ufficio; 4 Soggiorno; 5 Cucina; 6 Loggia; 7 Specchio d’acqua; 8 Foresteria; 9 Garage Pianta, sezione, scala 1:400 Sezioni, scala 1:20 1 Copertura: lamiera ondulata in acciaio 22 mm, superficie non trattata; membrana bituminosa; compensato 12,5 mm; trave nervata 366 mm; intercalato termoisolante; cartongesso 12,5 mm 2 Piatto in acciaio 5 mm 3 Elemento formato in lamiera di acciaio 4 Parete: lamiera in acciaio 0,6 mm, superficie non trattata; membrana bituminosa; compensato 12,5 mm, montanti in legno 61/183 mm con intercalato termoisolante; cartongesso 12,5 mm 5 Pilastro in lamellare 183/366 mm 6 Telaio in lamiera di acciaio 6 mm 7 Vetrata fissa di sicurezza 6 mm 8 Tasselli di fissaggio in acciaio Ø 6 mm inserita nella fuga di silicone 9 Parete: pannelo in fibre impiallacciato in acero 19 mm; membrana bituminosa, pannello in compensato 12,5 mm, montanti in legno 61/183 mm con intercalato termoisolante; cartongesso 12,5 mm Pagina 919 Casa d’abitazione a Hedano, Giappone Sembra il ponte di una nave la copertura leggermente inclinata della casa d’abitazione nelle vicinanze di Tokyo. E’ un luogo protetto che invita a sedersi, a mangiare e ad intrattenersi, o semplicemente a godersi la vista sul monte Kobo. La pianta dell’edificio ad un piano simile ad un padiglione è rigorosamente organizzata: cucina, bagno e stanze individuali si raggruppano intorno al soggiorno, separate solo da leggeri elementi scorrevoli. Sopra il soggiorno si trova un lucernario dal quale scende una scala che porta al tetto che ha mantenuto uno spessore limitato grazie alla particolare struttura portante. Pianta piano terra, scala 1:400 Vista del tetto, scala 1:400 Sezione particolareggiata bb, scala 1:10 Sezione verticale, scala 1:20 1 Tavole in legno 19 mm su travi portanti in legno 45/60 mm 2 Copertura: lamiera in acciaio zincata 0,4 mm; impermeabilizzazione bituminosa; doppio pannello in legno impiallacciato 12 mm; grigliato portante in travi di legno 105/105 mm; intercalato termoisolante lana minerale 105 mm; doppio pannello in legno impiallacciato 12 mm; pannello in compensato laccato chiaro 5,5 mm 3 Finestra scorrevole in telaio di alluminio con vetro camera 4 Legname squadrato 105/105 mm 5 Pannello in fibre di cemento 12 mm 6 Porta scorrevole in legno di pino con vetro semplice 7 Pavimento: pannello in compensato lauan laccato chiaro 3 mm; pannello in legno impiallacciato ∂ 2002 ¥ 7/8 8 12 mm; termoisolante pannello in schiuma rigida 30 mm; travi in legno di pino 45/60 mm; travi di legno 105/52,5 mm su elementi in gomma; c.a. 250 mm su membrana in PE Elemento scorrevole in compensato laccato chiaro Sezione trasversale, scala 1:200 Pagina 922 Ampliamento di un ufficio ad Amsterdam Il vecchio edificio in mattoni dell’ex-silo per cereali è stato ristrutturato e destinato ad ufficio; già durante la ristrutturazione fu chiaro che per lo studio di architettura era necessario un ampliamento che andò a sfruttare la struttura in acciaio e le fondamenta di un volume risalente agli anni ‘70 spogliato dei tamponamenti. Non essendone stata sfruttata tutta la superficie a disposizione, sulle fondamenta nello spazio esterno è stato montato un pergolato con terrazza in legno, mentre sulla vecchia struttura in acciaio è stato posto un grigliato in legno con lucernari integrati dotati di schermo trasparente colorato i cui colori e le cui dimensioni cambiano da campitura a campitura. Sezione verticale, pianta, scala 1:200 1 Edificio per uffici esistente; 2 Ampliamento; 3 Terrazza; 4 Cabina elettrica 1 Substrato 25 mm; membrana filtrante; strato drenante 10 mm; membrana impermeabilizzante bituminosa; termoisolante 50 mm; membrana bituminosa esistente; rivestimento in perline di legno 2 Lucernario: guscio esterno in policarbonato trasparente, guscio interno in PMMA colorato 3 Telaio finestra esistente in acciaio 4 Travi in legno esistenti 60/420 mm 5 Compensato 18 mm 6 Termoisolante in pendenza 100 mm 7 Rivestimento in legno 22/210 mm 8 Trave in abete 70/300 mm 9 Canale in lamiera di zinco 10 Trave in profilo di acciaio portante ÅPE 300 11 Pilastro esistente in profilo d’acciaio ÅPE 120 12 Porta scorrevole in vetro isolante, telaio in abete 65/145 mm 13 Tavole in legno 28/145 mm 14 Zoccolo in pietra arenaria esistente 15 Convettore in alluminio 345/105 mm 16 Pavimentazione in resina epossidica, sottofondo 50 mm; c.a. esistente 100mm Pagina 926 Atelier a Eichstätt Ai margini della città, al posto di una casa del XVI secolo in rovina, è stata costruito un piccolo atelier che riprende con forme rigorose i contorni del vecchio edificio. Al piano primo si trova l’atelier, al piano terra una piccola sala espositiva e un ampio spazio utilizzabile per manifestazioni e per gli ospiti. La struttura portante dell’edificio consiste in pareti in muratura, solette in c.a. e in una semplice struttura in travetti di legno per il tetto per il quale è stata scelta una lamiera in alluminio ad aggraffature verticali, con una struttura non aerata, termoisolata. Planimetria generale, scala 1:1250 Sezioni, piante, scala 1:200 1 Manifestazioni/appartamento ospiti; 2 Esposizione; 3 Atelier Sezione, scala 1:10 1 Copertura: lamiera di alluminio 0,7 mm con aggraffatura verticale; strato di separazione in materassino in rete sintetica; membrana a diffusione; compensato 40 mm; termoisolante in fibre minerali Testo in italiano 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 200 mm; barriera al vapore; correnti; cartongesso doppia lastra 13 mm Copertina di colmo in lamiera di alluminio 1,5 mm Sostituzione travi in legno 200/200 mm Finestra sulla copertura: vetrata fissa con vetro float 8 mm + intercapedine 16 mm + stratificato 16 mm Telaio in tubolare di acciaio zincato 50/50/2 mm Angolare in acciaio Gronda in lamiera di alluminio 1,5 mm; aggraffato sulla copertura dell’attico Pannello in derivati del legno 18 mm Copertina attico in lamiera di alluminio 0,7 mm Profilo per intonaco pezzo speciale, traforato 150 mm Finestra in legno con vetro camera float 6 mm + intercapedine 14 mm + float 4 mm incollato sulle ante Muro esterno: intonaco esterno minerale con pittura 25 mm; muratura in mattoni forati 365 mm, ogni tre strati in corrispondenza del tetto e sugli appoggi della soletta con armatura zincata; intonaco a base di calce di gesso 15 mm Isolante 50 mm Laterizio antigelo Pianerottolo in pietra naturale Frangineve in tubolare di alluminio Soletta: pavimento in blocchetti di legno 60 mm; asfalto a caldo 10 mm; massetto in cls. su membrana in PE; materassino fonoassorbente su membrana in PE; soletta in c.a. 220 mm Isolante in fibre minerali 50 mm esterno alla trave in c.a. 140 mm Architrave in laterizio su angolare in acciaio zincato ad L 200/200/16 mm Profilo per intonaco in lamiera di alluminio piegata Sigillante Isolante in schiuma realizzato in loco Finestra in legno con vetro semplice Pannello in compensato rivestiti bianco 36 mm Vetro fissato con fermagli strutturali Vetro camera float 6 mm + intercapedine 16 + vetro di sicurezza 8 mm Profilo smaltimento acque piovane in alluminio Pagina 930 Edificio residenziale e per uffici a Vienna Il complesso residenziale e per uffici che si affaccia su una strada molto trafficata, segue la struttura costruttiva tradizionale del quartiere. Dietro una costruzione perimetrale a blocchi si integrano piccole industrie e piccoli uffici. Gli architetti hanno creato una forte concentrazione che alterna a piccoli volumi, corti e superfici di coperture pensili. Casa, lavoro e tempo libero si intrecciano armoniosamente in questi spazi ristretti. Il garage interrato è stato allestito con colore da un’artista. L’idea della fascia verde Sezioni, piante, scala 1:750 1 Foyer comune; 2 Garage interrato; 3 Cantina; 4 Uffici; 5 Cortile interno; 6 Copertura pensile; 7 Balconi; 8 Appartamenti; 9 Loggia Sezione, scala 1:20 1 Copertura inversa: strato vegetativo 100 mm; pellicola filtrante; strato drenante 100 mm; pellicola filtrante; polistirolo estruso 160 mm; protezione antiradice; impermeabilizzazione in guaina bituminosa; strato cementizio in pendenza 40–150 mm; c.a. 250 mm 2 Giunto di dilatazione 3 Parapetto in stratificato 16 mm incastrato 4 Canale scatolare in lamiera di zinco al titanio con struttura in legno 5 Lamiera di copertura in zinco al titanio; fascia impermeabilizzante nelle aggraffature; strato di separazione; rivestimento in tavole 24 mm; travetti 50/280 mm, negli infraspazi intercapedine 80 mm; termoisolante in feltro di fibre minerali 120 mm; termoisolante in feltro di fibre minerali 100 mm; bar- 5 riera al vapore; c.a. con lato inferiore stuccato 250 mm 6 Ombreggiamento delle logge con elemento tessile rivestito con materiale sintetico 7 Vetro stratificato 12 mm in doppia lastra float 8 Intonaco in resina sintetica 5 mm; termoisolante in polistirolo 120 mm; c.a. sul lato inferiore stuccato 180 mm 9 Tubo luminoso fluorescente 10 Finestra scorrevole con infisso in alluminio con vetro di sicurezza 6 mm 11 Vetrata fissa con vetro di sicurezza 6 mm, stampato Sezione facciata sul cortile, scala 1:20 1 Anta con telaio ribaltabile in alluminio con vetro camera 2 Asfalto colato 20 mm; calcestruzzo 230 mm, pellicola filtrante; termoisolante in pannelli in schiuma rigida 50 mm, Impermeabilizzazione in guaina bituminosa; pavimento cementizio in pendenza 50–220 mm; c.a. 400 mm, termoisolante in pannello leggero edile multistrato 50 mm 3 Parapetto in stratificato 16 mm 8 + 8 mm float Pagina 940 Copertura di una corte a Vienna I nuovi volumi dell’intervento nell’ex edificio della Banca Rothschild, riconoscibili quasi esclusivamente dall’interno, si differenziano con materiali e forme all’esistente. Facciate interne e pareti sono in vetro o in calcestruzzo, i pavimenti sono monolitici continui, mentre i corrimano e i rivestimenti sono in acciaio inox o in legno. Del vecchio complesso rimangono le due ali parallele alla strada e al giardino, mentre tutti i volumi nella corte e la scala sono stati demoliti per lasciare spazio per i nuovi uffici e l’ampia corte coperta. I quattro lati della corte interna, il soffitto della sala conferenze che costituisce il pavimento della corte stessa sono vetrati. Una membrana a cuscini, composta da una pellicola in poliuretano tetrafluoretilene (trasparenza del 95%, U = 0,2 W/mqK) è tesa a coprire l’intera corte e conferisce un’atmosfera molto luminosa. La struttura portante della copertura è stata realizzata con profili molto sottili connessi da aste e tiranti. Sezioni, vista dall’alto, piante, scala 1:500 1 Ingresso; 2 Casse; 3 Self-service; 4 Hall/Esposizione; 5 Sala conferenze; 6 Sala riunione; 7 Uffici; 8 Corte interna; 9 Copertura a membrana Sezione verticale, scala 1:20 1 scino in membrana in pellicola di poliuretano tetrafluoretilene 0,2 mm riempita d’aria 2 Trave ad arco; piatto d’acciaio; | 50/120 mm 3 Trave ad arco; piatto d’acciaio; | 50/100 mm 4 Profilo incollato, pannello in cartongesso 12 mm; pannello POM 10 mm; copertina in acciaio 5 Spalla saldata, lamiera in acciaio 10 mm 6 Ghiaia Ø 50 mm; termoisolante 50 mm; impermeabilizzante; massetto in pendenza 110 mm; c.a. 200 mm 7 Tubolare in acciaio doppio 150 ≈ 75 mm 8 Trave reticolare orizzontale HEA 180 mm 9 Tubolare in acciaio Ø 42 mm 10 Cavetto in acciaio 10 mm 11 Cavetto in acciaio 22 mm 12 Trave reticolare doppia HEA 180 mm; tubolare in acciaio | 80/80 mm 13 Pavimento continuo in cemento 70 mm; pellicola impermeabilizzante a doppio strato; strato di separazione; termoisolante 250 mm; pellicola PE; c.a. 150 mm 14 Tubolare in acciaio | 160/80 mm 6 Testo in italiano Pagina 944 Edificio per onoranze funebri a Leon Costruito completamente ipogeo ai margini della cittadina, l’edificio scompare sotto un ampio specchio d’acqua rettangolare. La copertura, unica “facciata”, si caratterizza con cortili interni e lucernari a “cannone” che portano e riflettono all’interno la luce naturale oltre ad offrire uno scorcio di cielo o di vegetazione. Il visitatore scende attraverso una rampa o una scala che lo conducono nella hall principale caratterizzata da pilastri a V in c.a. a vista che portano il grosso carico del bacino d’acqua superiore. Planimetria generale, scala 1:7500 Sezioni, pianta, scala 1:500 1 Cappella; 2 Ingresso; 3 Accoglienza; 4 Hall principale; 5 Aula di raccolta; 6 Ufficio; 7 Cortile interno; 8 Camera ardente; 9 Tumulazione; 10 Impianti; 11 Sala commiato; 12 Esposizione bara; 13 Rampa Sezione verticale, scala 1:20 1 Elemento in c.a. prefabbricato 2 Acqua 200 mm; ghiaia Ø 10 mm, membrana in PVC; malta 30 mm, calcestruzzo poroso 320 mm; c.a. 400 mm 3 Lamiera di alluminio laccata 2 mm 4 Termoisolante 50 mm 5 Lamiera d’acciaio 4 mm 6 Profilo in acciaio ad fi 20/40 mm 7 Proiettore 8 Lamiera in acciaio dipinta 10 mm 9 Tubolare in acciaio | 40/40/4 mm 10 Griglia di aerazione in alluminio 11 Membrana impermeabilizzante 12 Griglia in acciaio zincato 13 Tubolare di ventilazione 14 Profilo in acciaio ad L 260/120 mm 15 Tubolare in acciaio ¡ 180/60 mm 16 Controsoffitto acustico 17 Profilo in acciaio HEB 120 18 Profilo in acciaio ad fi 50/20 mm 19 Listone in legno 20 mm; sottofondo cementizio 100 mm; tra i travetti lastre di ceramica 35 mm 20 Tubolare in acciaio ¡ 160/100 mm 21 Tubolare in acciaio ¡ 100/30 mm Pagina 944 Museo a Santillana del Mar Le caverne con pitture preistoriche policrome nei dintorni di Santillana del Mar nella Spagna del Nord nel 1978, a quasi 100 anni dalla loro scoperta, crollarono e vennero chiuse ai visitatori; a non più di 300 metri di distanza è stata ricreata una ricostruzione della caverna, un museo paleolitico e un centro di ricerca. Un’ ampia copertura verde copre l’area delle caverne; lucernari longitudinali portano luce negli spazi di ricerca e in quelli amministrativi. Planimetria generale, scala 1:2500 Veduta della copertura, piante, livello esposizione, livello caverne, scala 1:1500 1 Caverne; 2 Museo; 3 Ingresso; 4 Foyer; 5 Caffetteria; 6 Esposizione; 7 Ingresso “Caverne”; 8 “Caverne”; 9 Biblioteca; 10 Amministrazione; 10 Laboratori Lucernario struttura caverna, scala 1:10 1 Copertura verde: substrato 120 mm; strato separatore; impermeabilizzazione a doppio strato; termoisolante 100 mm; barriera al vapore; strato livellante; c.a 2 Vetro di sicurezza 12 mm, curvato 3 Infisso in alluminio anodizzato 4 Lamiera in acciaio 2 mm, con rivestimento colorato 5 Copertura lucernario: pannello sandwich 35 mm, alluminio anodizzato; intercapedine ventilata; termoisolante 35 mm; barriera al vapore; c.a. 2002 ¥ 7/8 ∂ 6 7 Profilo in acciaio ad fi 50 mm Lamiera in alluminio anodizzato piegata e aggraffata verso l’interno 8 Vetro stratificato 12 mm in telaio in alluminio anodizzato Sezione lucernario sale espositive, scala 1:500 Pagina 958 Coperture piane con membrane di impermeabilizzazione – Alla ricerca di un tetto sicuro. Studio di Ingegneria Broban Hans W.Broban, Ingrid Broban-Wittfoht, Dirk Schlauch Nella progettazione di una copertura bisogna tenere in considerazione aspetti come la sicurezza e la durata nel tempo; una copertura di lunga durata è sempre ecologica. La copertura piana con i suoi strati funzionali è un complesso sistema la cui realizzazione deve essere basata sull’uso e sulle prestazioni fisico costruttive. Classificazione sistematica. Nel caso di coperture con membrane impermeabilizzanti la differenziazione si basa sulla posizione degli strati impermeabili durante la realizzazione: • Coperture tradizionali piane: l’impermeabilizzazione si trova al di sopra dell’isolante (di solito: materiali in fibre minerali, schiume a particelle rigide a base di polistirene, schiuma rigida in poliuretano, schiuma di vetro). Il “tetto compatto” costituisce un caso particolare di copertura convenzionale • Tetto rovescio: l’impermeabilizzazione si trova al di sotto dell’isolante. Per questo tipo di tetto solo la schiuma rigida a base di polistirene estrusa rappresenta un idoneo isolante. • Combinazione di entrambi i sistemi: In aggiunta ad uno strato isolante sotto l’impermeabilizzazione ne viene posato un altro sopra, si parla di un duo-tetto o di un tetto-plus. Coperture piane tradizionali. (disegno A) Soletta in c.a. come piano di posa. Le superfici in cls devono aver fatto sufficientemente presa ed essere superficialmente asciutte. Solette gettat in opera devono continuamente dilatarsi senza crepe, rilievi puntiformi, sbavature, come descritto nella DIN 18 202 (4). Se si utilizzano barriere al vapore di membrana bituminosa deve essere impiegato di solito un adesivo sulla superficie grezza della soletta con una prima mano di soluzione o emulsione bituminosa. Barriere al vapore: Per impedire la formazione di acqua di condensa in un materiale isolante, è necessaria la posa di una barriera al vapore sulla soletta grezza. Rispettando le disposizioni nella DIN 4108-3 (20 °C, 50% umidità relativa), se la barriera al vapore garantisce una resistenza alla diffusione di sd > 100 m., non si rende necessaria nessuna dimostrazione teorica del punto di rugiada. Con questo, la resistività termica degli strati sotto la barriera al vapore può al massimo coprire il 20% dell’intero valore. Idonee membrane e barriere al vapore sono descritte nelle prescrizioni di legge delle coperture piane (5). E’ permesso l’impiego di membrane a nastro impermeabilizzanti a base di bitu- me con supporto in pellicola metallica, saldate in maniera puntiforme o a nastro sulla soletta grezza. Nel caso in cui vengano impiegate membrane a nastro con proprietà di barriere al vapore a base di materiale plastico, è consigliabile posare un ulteriore strato protettivo o livellante sulla soletta grezza o uno strato protettivo sulla barriera al vapore. La barriera al vapore è da posare sulle giunzioni e sulle chiusure fino al filo superiore dello strato isolante/spessore del materiale isolante. Isolanti termici. In coperture tradizionali tutti i materiali isolanti devono sempre essere protetti dall’umidità. Le caratteristiche dei singoli materiali isolanti sono descritti nel (3). Fibre isolanti minerali. La posa di isolanti termici sullo spessore di appoggio può essere realizzata attraverso: • posa sciolta • fissaggio meccanico (insieme con il primo strato di impermeabilizzazione) • incollaggio puntiforme o a fasce • incollaggio della superficie completa; gli incollaggi possono avvenire con colla a freddo a base di poliuretano o a base di bitume o con bitume fuso. Da considerare è la limitata resistenza a carichi puntiformi. Espanso in particelle di polistirene. (EPS) Nel caso in cui il primo strato della guaina impermeabilizzante della copertura venga saldata direttamente sull’isolante o incollata a caldo con bitume, si usano pannelli in EPS con rivestimento sul lato superiore; questo rivestimento non verrà mai incollato a quello del pannello adiacente. Accanto ai pannelli rivestiti ci sono anche gli isolanti a nastro, piegati o arrotolati. Nel caso di superfici di copertura non praticabili devono essere utilizzate lastre del tipo WD secondo la DIN 18164-1. Nel caso di superfici praticabili sono consigliabili il tipo WS e WD. Il fissaggio degli elementi isolanti in EPS può essere realizzata con: • una posa sciolta e zavorrata (imm.C) • un fissaggio meccanico • un incollaggio puntiforme o mediante nastri (imm.B) • un incollaggio della superficie completa. L’incollaggio viene solitamente realizzato con adesivi a base di bitume fuso o di poliuretano. Nel caso di incollaggio a freddo con colla a base poliuretanica va tenuto in conto il tempo di essiccazione. Schiuma rigida di poliuretano (PUR). La posa dell’isolante su uno strato di supporto avviene con l’incollaggio sull’intera superficie mediante bitume fuso a caldo o colla a base di poliuretano a freddo. Impermeabilizzazione della copertura. L’impermeabilizzazione può essere monostrato in membrane sintetiche o a base di gomma, oppure pluristrato con membrane a base bituminosa. L’impermeabilizzazione si fissa meccanicamente ai bordi della copertura, sui giunti in presenza di elementi emergenti, sui giunti di dilatazione, ecc. oppure nei punti dove cambia l’inclinazione della falda. Per le caratteristiche delle singole membrane impermeabilizzanti e delle tipologie di incollaggio vd. nota (2); i tipi di posa sono stati inseriti nella tabella sul sistema di assi xy. Nel caso di scarsa resistenza chimica dell’impermea- ∂ 2002 ¥ 7/8 bilizzazione al contatto con l’isolante termico e nel caso di materiali isolanti con dilatazioni accentuate ad alte temperature, è permesso uno strato di separazione fra isolante termico e l’impermeabilizzazione. Il secondo strato di impermeabilizzante si incolla sull’intera superficie del primo. Nella saldatura di membrane a base bituminosa su lastre isolanti in EPS sussiste il pericolo che il materiale isolante si surriscaldi e fonda. Al contrario, se la temperatura è troppo bassa non si ottiene una durevole congiunzione dei lembi della membrana. Lo stato dell’isolamento, dopo la posa dell’impermeabilizzazione non è più controllabile. Questo tipo di posa richiede per questo una particolare accuratezza. Realizzazione in pendenza. Secondo le prescrizioni di legge, superfici che sono previste per l’appoggio di una impermeabilizzazione per una copertura e/o i relativi strati, devono essere progettate con una pendenza di almeno il 2% per lo smaltimento delle forti precipitazioni. Soltanto i tetti verdi, di norma, possono avere una pendenza inferiore e necessitano pertanto di particolari accorgimenti. La pendenza può essere ricavata nell’isolamento (lastre isolanti livellanti in pendenza) o nella soletta grezza. Nell’ultimo caso è necessaria una progettazione accurata a tempo debito e una verifica con lo strutturista. Strato protettivo. Protegge l’impermeabilizzazione dall’azione meccanica e va armonizzato con la protezione della superficie. Come strati protettivi vengono utilizzati (5): • pellicole sintetiche • materassini e lastre di protezione in granulato di gomma, minimo 6 mm • granulato di materiale sintetico, minimo 4 mm • materassini e lastre drenanti Protezione superficiale. Sono possibili le seguenti protezioni superficiali: • strato di ghiaia, adatto a tutte le impermeabilizzazioni citate i almeno 5 cm di spessore. • inverdimento intensivo ed estensivo, a cui si consiglia di aggiungere una supplementare membrana antiradice in presenza di un’impermeabilizzazione non resistente alle radici • pavimentazione, che è possibile solo con EPS (PS 30 SE) e con schiuma poliuretanica rigida; ad esempio, lastre praticabili 50 cm ≈ 50 cm ≈ 5 cm su letto di graniglia minerale spesso 3 cm granulometria 5/8 cm. Secondo la nota (5) bisogna provvedere allo smaltimento dell’acqua che agisce sullo strato impermeabilizzante attraverso la disposizione di pendenze e/ con l’impiego di materiale drenante. La superficie del rivestimento della terrazza con fughe aperte deve avere una pendenza almeno dell’ 1%. Le direttive per le coperture piane mostrano che per la realizzazione di un tetto pensile, la struttura deve essere progettata in modo tale che nel caso in cui non sia stagna, non sia possibile la penetrazione di acqua e le parti danneggiate possano essere facilmente localizzate. Particolari caratteristiche della costruzione del tetto. • Per i tetti tradizionali piani sono a disposizione diversi tipi di materiali isolanti a scelta • Con questo si possono influenzare Testo in italiano determinate caratteristiche della struttura del tetto –come isolamento acustico e resistenza meccanica- come anche i relativi costi • utilizzando l’EPS sono evidenti i contenuti costi di investimento • EPS e schiuma rigida poliuretanica sono difficilmente o normalmente infiammabili. In particolare, nel caso di strutture leggere sulla base di esigenze di protezione antincendio possono essere consigliati materiali non infiammabili come ad es. isolanti in fibre minerali particolarmente vantaggiosi nel caso di strutture con rivestimenti in legno o lamiere in acciaio grecate in cui il peso delle superfici è troppo basso per raggiungere il desiderato isolamento acustico • Se su lastre isolanti in EPS vengono applicate membrane bituminose o incollate con bitume caldo, occorre porre particolare attenzione che il materiale isolante non si surriscaldi e non fonda • A causa delle proprietà dei materiali isolanti impiegati e della posa di impermeabilizzazione, la tradizionale costruzione a copertura piana è soggetta ad infiltrazioni. L’umidità penetrata si può distribuire senza controllo nella struttura della copertura. I punti danneggiati possono non essere localizzati. L’inconveniente della penetrazione di umidità può essere risolto grazie alle seguenti misure: • immediata impermeabilizzazione delle superfici isolate • isolamento delle superfici isolate e impermeabilizzate alla fine di un giorno lavorativo e in caso di cambiamento meteo • impermeabilizzazioni realizzate con cura da sigillare nelle connessioni provvisoriamente. Tetto compatto. (disegno B) Soletta in c.a. come piano di posa. Le superfici in calcestruzzo devono essere a sufficienza indurite e superficialmente asciutte. Solette gettate in opera devono presentarsi senza crepe, senza grumi in evidenza sulla superficie, senza bave. In questi casi sono da considerare le disposizioni della DIN 18202 (6). Sulla soletta in c.a. viene data una mano di vernice bituminosa come barriera. Isolante termico. Le lastre in schiuma di vetro vengono annegate su tutta la superficie e a giunto paro con bitume caldo e posate con fughe sigillate con bitume. Quindi le lastre vengono immerse con un lato corto e uno lungo nel bitume caldo colato sulla soletta grezza e fatte slittare diagonalmente in modo tale che le fughe siano costipate con bitume caldo (imm.B). Il bitume fuso in eccesso viene spianato con la lastra seguente (imm.C). La temperatura di lavorazione del bitume a caldo è di 180–200° C. In questo tipo di posa, dato che le lastre in schiuma di vetro sono impermeabili alla diffusione di vapore, nella costruzione della copertura non è necessaria una barriera al vapore. Come riempimento di pori e fughe si usa il primo strato di impermeabilizzazione posato durante il procedimento di colatura. (imm C) Impermeabilizzazione della copertura. Come primo strato di impermeabilizzazione viene usata una membrana bituminosa, la cui qualità si adatta alla scelta del secondo strato di 7 impermeabilizzazione. Le seguenti combinazioni sono possibili: • una semplice impermeabilizzazione bituminosa: il primo strato impermeabilizzante consiste in una membrana impermeabilizzante per coperture bituminosa che viene annegata durante la colata di bitume a caldo. Come secondo strato di impermeabilizzazione viene usata una membrana sigillante a base di bitume polimerico che viene fissata su tutta la superficie al primo strato di impermeabilizzazione. • combinazione di membrana bituminosa con membrana sintetica incollata: un primo strato in membrana bituminosa viene completamente annegata nel bitume a caldo, un secondo strato consiste in una membrana in PVC-P-BV o in PE-C stabile al bitume incollata al primo strato • combinazione di membrana bituminosa polimerica con membrana sintetica incollata mediante una massa spalmata grazie all’uso di un bruciatore al gas propano e la membrana sintetica in rotoli srotolata sotto pressione nello strato bituminoso fuso. Con questo metodo di posa si determina la migliore connessione tra membrana bituminosa e membrana sintetica. Realizzazione con pendenza. Dato che il tetto compatto per la sua posa e le specifiche caratteristiche materiche delle materie isolanti offre un’alta sicurezza, nell’impiego di membrane sintetiche di impermeabilizzazione – secondo gli autori – può essere realizzata anche una copertura con pendenza. Impianti di convogliamento e scarico interno devono essere previsti più in profondità rispetto alla superficie di copertura. La realizzazione di certi tipi di copertura senza pendenza richiede al riguardo un’attenta progettazione e realizzazione costruttiva. Strato protettivo. Vedere i metodi di esecuzione descritti per il tetto piano. Protezione superfici. Sono possibili le seguenti protezioni superficiali: • ghiaia lavata a grano sferico, granulometria 16/32 mm, spessore dello strato minimo 5 cm; • inverdimento intensivo ed estensivo composto da strato vegetativo, strato filtrante/membrana filtrante, strato drenante ed eventualmente una membrana antiradice • rivestimento pavimento, ad esempio piastrelle di cls su letto di pietrisco • rivestimento carrabile. Particolari caratteristiche della struttura di copertura. • L’isolante presenta un’elevata resistenza a compressione, è impermeabile all’acqua e alla diffusione di vapore, • con le descritte pose a fuga costipata e a superficie completa dell’isolante e dell’impermeabilizzazione è esclusa una penetrazione di acqua, i danni a seguito di una penetrazione di umidità sono perciò relativamente limitati; i danni si lasciano facilmente localizzare e risanare • la struttura di copertura offre con questo un’elevata sicurezza, sia durante la fase di costruzione che anche per un utilizzo a lunga durata Tetto rovescio (disegno A) Soletta in c.a. come piano di posa. Le superfici in cls devono essere a sufficienza indurite e superficialmente asciutte. Solette gettate in 8 Testo in italiano opera devono presentarsi completamente lisce senza crepe, senza grumi in evidenza sulla superficie, senza bave. In questi casi sono da considerare le disposizioni della DIN 18202 (4). Impermeabilizzazione della copertura. A causa della posizione sotto l’isolante termico, l’impermeabilizzazione assume contemporaneamente la funzione di barriera al vapore. L’impermeabilizzazione può essere realizzata sia con una membrana sintetica sia con una membrana bituminosa. Nel primo caso sono possibili le seguenti tipologie di posa: • posa sciolta; a protezione di infiltrazioni è consigliabile per le membrane impermeabilizzanti uno strato di rivestimento del lato inferiore livellante ad es. una pellicola in fibre di poliestere • la combinazione di una membrana in bitume con membrana sintetica incollata come strato di impermeabilizzazione incollaggio a superficie completa di entrambi gli strati impermeabilizzanti • Combinazione di membrana bituminosa con membrana sintetica come strato impermeabilizzante collante a superficie completa di entrambi gli strati impermeabilizzanti. Nel caso di impermeabilizzazioni a più strati di membrane bituminose sono possibili le seguenti tipologie di posa per il primo strato: • posa sciolta; • incollaggio a bande o puntiforme • incollaggio a superficie completa. Il secondo strato sarà incollato con tutta la superficie sul primo strato, mediante bitume fuso a caldo o mediante saldatura delle membrane bituminose (2). Realizzazione con pendenza. Riguardo lo smaltimento delle acque, nelle concessioni edilizie si richiede la conformità ai regolamenti (5) e (8). Durante ricerche sul comportamento a lungo termine del tetto inverso è stato stabilito che la rinuncia ad una pendenza non ha nessun influsso sul contenuto di acqua e con questo sulla capacità isolante dei pannelli isolanti in XPS (9), (10). Il contenuto di acqua dipende tuttavia dalla resistenza alla diffusione degli strati posti sopra l’isolante termico, ecco il motivo per cui gli strati superiori all’isolante devono avere caratteristiche di buona diffusione. La necessità di una pendenza non va vista in relazione alla capacità isolante delle lastre di XPS, ma in relazione alle possibili sollecitazioni dell’impermeabilizzazione. (2) Se si rende necessaria una pendenza è consigliabile ottenerla con l’inclinazione della soletta grezza; la realizzazione di coperture senza pendenza richiede una progettazione e una realizzazione particolarmente curate. Isolante termico. Come isolante termico si ritiene appropriato l’estruso rigido di polistirolo (XPS); le lastre devono essere posate in unico strato e devono avere una profilatura degli spigoli; a causa della posizione superiore all’impermeabilizzazione le lastre isolanti potrebbero, nel caso di improvvise e violente precipitazioni, trovarsi circondate dall’acqua anche nel lato inferiore. Per l’ottenimento di un certo valore U, a parità di uguali capacità termiche dell’isolante, nel tetto rovescio è consigliabile uno spessore maggiore di iso- 2002 ¥ 7/8 ∂ lante rispetto al caso in cui l’impermeabilizzazione è disposta sopra l’isolante. Le aggiuntive perdite di calore dovute ad un deflusso di acqua sotto lo strato isolante possono essere minimizzate se attraverso uno strato di separazione con potere diffusivo la maggior parte delle precipitazioni vengono fatte correre sopra l’isolante termico. Nel caso di strutture portanti leggere con una massa superficiale relativa sotto i 250 kg/mq, il valore di resistività termica R al di sotto dell’impermeabilizzazione deve ammontare almeno a 0,15 q K/W. Membrane filtranti ovvero strati di separazione idrorepellenti. Fungono da strato stabilizzatore dell’isolante e impedisce che parti minute dello strato di ghiaia finiscano tra e sotto le lastre isolanti. Strato protettivo. Funge da protezione ai raggi UV e da zavorra per le lastre di isolante. Nella misurazione del carico sono da tenere sotto controllo i carichi del vento e la portanza. E’ da tener presente che lo strato protettivo debba avere capacità diffusive. Sono utilizzabili le seguenti protezioni superficiali: • strato di ghiaia lavata 16/32 mm, almeno 5 cm di spessore; sopra le lastre isolanti è disposta una membrana sintetica stabile agli UV, con potere diffusivo • inverdimento estensivo e intensivo senza ristagno di acqua nello strato drenante composto da uno strato vegetativo, uno strato filtrante/filtro e uno strato drenante ed eventualmente una membrana antiradice • rivestimento terrazza/rivestimento pedonabile, permesso solo per certe lastre in polistirolo in schiuma rigida estruso, ad es. lastre in cls prefabbricate su appoggi verticali o autobloccanti; secondo gli studi di diversi produttori sono possibili anche lastre in calcestruzzo gettato in loco idrorepellente. Particolari caratteristiche della struttura di copertura. L’impermeabilizzazione viene protetta per mezzo dell’isolante termico da danneggiamenti meccanici e da forti differenze di temperatura • La posa di isolante termico è indipendente dalle condizioni atmosferiche • Nel caso di un incollaggio su tutta la superficie dell’impermeabilizzazione alla struttura portante, è esclusa una penetrazione inferiore di acqua • eventuali punti di danno nell’impermeabilizzazione sono limitati localmente e si lasciano relativamente. L’isolante termico e la protezione della superficie si possono usare nuovamente dopo la riparazione. Duo-tetto/tetto-plus Si tratta di una combinazione di tetto compatto e di un tetto rovescio. Stratigrafia sotto l’impermeabilizzazione. Secondo le generali prescrizioni per gli elementi drenanti e di raccolta dell’acqua almeno il 50% del valore di resistività termica deve trovarsi sotto l’impermeabilizzazione. Tale valore degli strati sotto l’impermeabilizzazione della copertura deve rispettare almeno le caratteristiche richieste dalla DIN 4108-2. Per la realizzazione di una copertura è da predisporre una prova di tecnica di diffusione secondo la DIN 4108-5. Possibile è l’introduzione, se necessaria, di una barriera al vapore e di una barriera antiradice. Come strato di protezione è possibile l’impiego di una membrana sintetica di almeno 300 g/mq. Elementi drenanti e di raccolta dell’acqua isolanti termici. Sono elementi profilati in EPS che grazie ad un sistema di canaline interne assicurano la qualità richiesta dalla DIN 4095; l’acqua trattenuta serve per mantenere il valore di umidità per la vegetazione. La resistenza degli strati sotto l’impermeabilizzazione deve soddisfare almeno le caratteristiche richieste dalla DIN 4108-2. Inverdimento. L’inverdimento estensivo consiste in uno strato di vegetazione (substrato minerale) e della vegetazione stessa in connessione con uno strato di pacciame. Il semplice inverdimento intensivo consiste in un substrato vegetativo con componenti organici. Particolari caratteristiche della costruzione. • L’impermeabilizzazione viene protetta da un ulteriore strato isolante termico da danneggiamenti meccanici e da forti differenze di temperatura • Nel caso di elementi isolanti si riduce lo spessore dell’isolante sotto l’impermeabilizzazione, in tal modo possono anche essere ridotti i costi di investimento della struttura di copertura • Inoltre, il duo-tetto nel caso di ristrutturazione offre la possibilità più economica e più semplice di migliorare una copertura senza dover sgomberare la copertura esistente. Disegno A: 1 Strato di ghiaia; 2 Strato protettivo; 3 Impermeabilizzazione; 4 Isolante termico; 5 Barriera al vapore; 6 Soletta in c.a. Copertura piana convenzionale: A principio costruttivo; B incollaggio lana minerale; C posa lastra isolante in EPS rivestita A Tabella: tipologie di posa dell’impermeabilizzazione in coperture tradizionali piane a seconda dell’isolante Copertura compatta: disegno B principio costruttivo; foto C annegamento lastre di schiuma di vetro in bitume a caldo; foto D posa su tutta la superficie del primo strato impermeabilizzante durante il procedimento di colata su schiuma di vetro 1 Strato di ghiaia; 2 Strato protettivo; 3 Impermeabilizzazione; 4 Isolante termico in schiuma di vetro in bitume a caldo; 5 Soletta in c.a. Tetto rovescio: A principio costruttivo; B posa di lastre isolanti XPS con pellicola filtrante a diffusione 1 Strato di ghiaia; 2 Pellicola filtrante a diffusione; 3 Strato isolante termico in schiuma rigida a base di polistirene estruso; 4 Impermeabilizzazione; 5 Soletta in c.a. Duo-tetto: 1 Inverdimento; 2 Sistema filtrante; 3 Elemento drenante e accumulante acqua isolante termico; 4 Strato di protezione; 5 Protezione dalle radici; 6 Impermeabilizzazione copertura; 7 Isolante termico; 8 Barriera al vapore; 9 Soletta in c.a. A Principio costruttivo; B Posa di elemento drenante e accumulante acqua su uno strato di protezione; C Tabella di calcolo del possibile strato drenante per tetti pensili rispetto il totale coefficiente di trasmissione termica A Inverdimento estensivo su una struttura di duo-tetto Lo studio di ingegneria Broban, fondato nel 1957 da Hans W Broban con sede a Stoccarda è consulente nell’ambito dei settori acustica, fisica tecnica termodinamica e protezione dall’umidità. Lo studio è diretto da Ingrid Broban-Wittfoht, Dirk Schlauch lavora come capo progetto per lo stesso ufficio.