LE ROCCE DEL PERCORSO L’uscita didattica che abbiamo fatto sulle colline di Valdagno è stata anche l’occasione per fare una lezione di scienze all’aperto; per questo dobbiamo ringraziare un esperto e appassionato di geologia della nostra zona: il sig. Dario Savi, che così gentilmente ci ha accompagnato e spiegato le rocce del percorso. La valle dell’Agno è la più ricca di strati e sedimenti. Subito dopo la prima curva salendo la strada che porta ai Bergamini abbiamo incontrato una parete ricca di strati risalente all’era secondaria. Siamo quindi nel periodo del Cretaceo cioè dove sono scomparsi i dinosauri in particolare nell’epoca Cenomaniana; il termine deriva da Cenomanni cioè la popolazione della Gallia nel cui territorio si studiò per la prima volta lo strato. Secondo gli studi siamo a circa 1000 metri sotto il livello del mare. E’ ben evidente lo strato di “BIANCONE” dove sono stati trovati denti e vertebre di Mososauro cioè di un dinosauro marino. Con questa pietra, i nostri antenati costruivano le prime case. Questo strato ha circa 80 milioni di anni. In alcuni punti essendo un mare ricco di minerali si sono formati nodi di silicio di colore grigio (selce). Ogni tanto si possono notare delle colorazioni ruggini che stanno a significare che lì ci può essere un fossile e vengono dette: minerali di marcasite (solfuro di ferro). Si notano 3 colorazioni: oltre allo strato principale infatti ci sono interazioni vulcaniche e uno strato asfittico (privo di ossigeno) detto strato Bonarelli. Lo strato Bonarelli è ricco di pesci fossilizzati: è infatti carbonio formato da sostanze organiche; i nostri antenati lo usavano come carbone ( ma dava poco calore) ed ricco di intrusioni vulcaniche. Dopo alcune centinaia di metri si incontra una seconda parte formata da SCAGLIA ROSSA , testimonianza di un mare relativamente profondo vicino alla costa e ricco di fossili che risale alla fine del cretaceo e quindi del mesozoico. La scaglia rossa, strato più recente, si trova a valle sotto il biancone più antico perché una faglia, cioè una ripiegatura della crosta terrestre l’ha fatta rialzare al di sopra dello strato cenomaniano. La guida ci ha mostrato alcuni reperti archeologici e minerali: ippurite che è molto rara, marcasite simile alla pirite con solfuro di ferro e ammonite del giurassico, L’Inoceramus Balticus un bivalve trovato nel Biancone che testimonia la caratteristica di un mare freddo, la “Stenonia Tubercolata” riccio del cretaceo superiore nella scaglia rossa e un’Ippurite della famiglia delle Rudiste nel rosso ammonitico, placche dentarie e molte conchiglie. Nella parte più alta del percorso ci sono invece testimonianze dell’Eocene medio (lo strato del Palocene risulta eroso) cioè di circa 50 milioni di anni fa. In questo periodo la zona presenta numerosi fenomeni vulcanici sia subaeri che sottomarini (Mucion) come dimostrano i numerosi basalti frammisti a strati sedimentari. Come fossili si trovano piccoli foraminiferi. Molti altri reperti si possono osservare e studiare al Museo Paleontologico “Dott. Domenico Dal Lago” a Villa Valle di Valdagno. Il Dott. Dal Lago, medico appassionato di geologia, si affermò negli ambienti scientifici di fine ‘800 e inizi ‘900 per le numerose pubblicazioni scientifiche e per le scoperte. In particolare solo nella zona della Valle dell’Agno ha trovato 7 Olotipi cioè nuovi tipi di fossili trovati per primi al mondo da cui ne è scaturita la specie. Il museo creato grazie alla donazione della sua collezione e arricchito successivamente da altri reperti, illustra la storia geologica della nostra valle dal Permiano al Miocene