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Recensione a S. Chistolini, Pamphlet pedagogico. Elementi di una indagine
nazionale sulla formazione universitaria degli insegnanti della scuola primaria,
Pensa Multimedia, Lecce 2007, pp. 84, € 10.
Pamphlet pedagogico. Elementi di una indagine nazionale sulla formazione degli
insegnanti della scuola primaria è un lavoro nato dalla volontà di dar conto, in maniera critica, se
non addirittura problematica, della “condizione di non esistenza e di esistenza” in vita della
Pedagogia generale e sociale, prendendo come caso di studio il corso di laurea in Scienze della
formazione primaria, presso l’Università di Roma-Tre.
L’ipotesi di fondo che l’autrice, Sandra Chistolini1, ha voluto dimostrare con questa sua
ricerca, è che in ambito accademico la Pedagogia generale e sociale (afferente al settore disciplinare
M-Ped/01) è stata progressivamente schiacciata dalle cosiddette scienze dell’educazione
(psicologia, sociologia, antropologia, ecc.), tanto da rischiare di perdere la propria specifica
funzione di scienza principe nella formazione dei futuri insegnanti.
Negli anni Ottanta la questione della pedagogia come ancella della filosofia o come scienza
autonoma era ancora viva nel dibattito italiano, ma negli ultimi tempi, anche a livello europeo, si sta
alzando da più parti il grido d’allarme per la sorte della pedagogia, tanto da far temere, con
Winfried Böhm, di essere di fronte all’ “agonia della pedagogia”.
Per Sandra Chistolini, ciò che conduce a parlare di vassallaggio o di agonia della pedagogia
è il “gioco politico messo in atto nella comunità scientifica nella quale ogni professore tende a porre
la propria disciplina d’insegnamento sul podio, assegnando ad essa il massimo riconoscimento e
poiché lo stile del podio è antipedagogico, la pedagogia non può prendere parte all’impresa2”. In
altre parole, è presente, a livello tacito, una gerarchia di merito fra le diverse discipline, che viene
fatta propria dagli studenti e che potrebbe segnare il futuro del settore M-Ped/01, dove le ormai
“classiche” pedagogia generale e pedagogia sociale verrebbero assorbite in altre dizioni, che
esemplificano il tema maggiormente trattato in quell’anno nei loro ambiti disciplinari.
Parafrasando le parole di Mauro Laeng, Chistolini ricorda che la pedagogia è “un’arte, ma è
anche la scienza di quest’arte e la filosofia di questa scienza”, si presenta, cioè, nei panni di una
disciplina che deve continuare a vivere perché essenziale alla formazione degli insegnanti. Quello
che, a suo dire, dovrebbe caratterizzare la riflessione contemporanea nei corsi di laurea per
insegnanti, anche a livello europeo, è l’operazione intellettuale e metodologica di risalire dalle
1
Sandra Chistolini è professore ordinario di Pedagogia generale presso il corso di laurea in Scienze della formazione
primaria, Università di Roma-Tre.
2
S. Chistolini, Pamphlet pedagogico. Elementi per un’indagine nazionale sulla formazione universitaria degli
insegnanti della scuola primaria, Pensa Multimedia, Lecce 2007, p. 10.
scienze dell’educazione alla pedagogia. Infatti, la centralità della pedagogia nella formazione
teorica e pratica dell’insegnante sta subendo preoccupanti segni di arresto, tanto da rischiare
seriamente di divenire un elemento accessorio. In questo modo, verrebbe tradito l’impegno
propositivo e, nel contempo, rigenerativo, della pedagogia, chiamata a concentrare la sua attenzione
sulla dimensione spirituale della persona e a richiamare il docente all’obbligo morale di presentare
ed approfondire i significati della pedagogia, come pensiero sull’educazione e per l’educazione.
Al fine di rispondere a questa necessità sempre più impellente, Sandra Chistolini ha voluto
rilevare se, dal 19983 ad oggi, si sia consumata una sorta di “deriva della pedagogia” e se la
graduale liberazione della pedagogia dallo sguardo prospettico generale e dalle competenze sociali,
a favore delle sue funzioni applicative, non abbia comportato una sua riduzione semplicistica, tale
da far perdere la sua legittimazione nella formazione degli insegnanti. Questo, si chiede Chistolini,
potrebbe essere segno di una crisi spirituale e morale della nostra epoca, che ha condotto ad una
progressiva eliminazione degli insegnamenti pedagogici generali e sociali, a vantaggio delle
metodologie e delle tecnologie, così come già accaduto in paesi come l’Austria e il Belgio.
Per trovare una risposta a questi interrogativi, l’autrice ha effettuato, presso l’Università di
Roma-Tre, nel corso dell’ A.A. 2004/2005, una ricerca qualitativa su 212 studenti al primo anno del
corso di laurea in Scienze della formazione primaria. Oggetto d’indagine sono stati gli
insegnamenti, i laboratori e il tirocinio previsti nel primo biennio del corso di laurea in Scienze
della formazione primaria, allo scopo di studiare l’andamento degli iscritti per rilevare la tenuta del
corso e i margini di dispersione4. In particolare, durante la ricerca ci si è interessati di verificare la
dispersione nel primo biennio per le discipline pedagogiche del raggruppamento generale, così
come la rappresentazione che gli studenti si fanno delle medesime discipline. L’attenzione ai fattori
incentivanti e/o scatenanti la dispersione è andata di pari passo con la delineazione di proposte per il
superamento delle condizioni che impediscono il procedere regolare degli studi, al fine di
migliorare l’offerta formativa del corso di laurea in questione.
La rilevazione dei dati è avvenuta per mezzo della somministrazione telefonica di un
questionario semi-strutturato di 10 domande, poste direttamente da Sandra Chistolini (docente del
corso di Pedagogia generale) ai suoi studenti. Dalle risposte ottenute, è stato possibile ricavare che
l’esperienza dell’evasione da alcuni insegnamenti (tra cui Pedagogia generale) è una caratteristica
persistente in un numero elevato di studenti, per una serie di motivi, che vanno dalla paura, agli
3
Il 1998 è l’anno di istituzione in Italia del corso di laurea in Scienze della formazione primaria, che abilita
all’insegnamento nella scuola dell’infanzia o nella scuola primaria, a seconda dell’indirizzo di studi scelto.
4
In sostanza, per tenuta del corso si intende la corrispondenza fra l’offerta curricolare di formazione e la risposta degli
studenti; i margini di dispersione, invece, indicano il grado di non riuscita negli studi. Essi possono essere di carattere
fisiologico oppure possono essere indotti da fattori di disincentivazione allo studio di determinate discipline rispetto ad
altre.
impegni familiari, alla malattia, alla distanza, alla disinformazione. Le medesime ragioni, però, sono
anche causa di un possibile avvicinamento o ri-avvicinamento agli esami, a seconda dei casi.
In generale, è emerso che la tenuta degli studi presso il corso di laurea in Scienze della
formazione primaria, presso l’Università di Roma-Tre, si attesta su livelli piuttosto elevati, dato che
il 72% degli studenti ha completato o sta per completare gli esami del primo anno di corso (dati
riferiti all’A.A. 2004/2005). Il dato più preoccupante da registrare riguarda la posizione della
Pedagogia generale, che, da “coscienza critica dell’insegnante e del suo insegnamento”, è divenuta,
dal 1998 al 2005, una disciplina “di retroguardia”, di cui si può addirittura omettere lo studio
all’ingresso di un corso di laurea come quello di Scienze della formazione primaria5, abilitante
all’insegnamento nella scuola dell’infanzia o nella scuola primaria.
Quello che l’autrice di Pamphlet pedagogico vuole denunciare è come la distribuzione delle
discipline, nel quadriennio del corso di laurea in Scienze della formazione primaria, venga
determinata da una sorta di linea politica per la formazione degli insegnanti, che non contempla una
verifica ragionata di un piano formativo discusso da tutti i docenti titolari degli insegnamenti
afferenti alle varie aree scientifico-disciplinari. In altre parole, stando anche ad un’attenta analisi dei
piani di studio presentati da un campione di studenti, è possibile sostenere che nella
programmazione didattica del corso di laurea in questione stia prevalendo, sempre più, il criterio
“politico”, a discapito di un criterio dal carattere meramente formativo. Sulla scorta di questi dati,
Sandra Chistolini auspica che, quanto è stato messo in luce dalla sua indagine, possa fornire
elementi essenziali per una ricerca nazionale sulla formazione universitaria dei maestri di scuola
dell’infanzia e di scuola primaria.
5
Infatti, dall’A.A. 2005/2006 l’insegnamento di Pedagogia generale compare come scelta alternativa a Storia della
Pedagogia, nel piano di studi del corso di laurea in Scienze della formazione primaria, Università di Roma-Tre.