Il destino comune di debitori e creditori

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IL CAFFÈ 23 dicembre 2012
Daniele Lotti
Presidente dell’Ente ospedaliero cantonale
Che l’invito alla politica
ad aiutarela la sanità privata sia nascosto
fra le lettere del suo nome?!
Donale i letti!
IL MONDO CHE VERRÀ,
TRA IMMIGRATI E LAVORO,
AVRÀ QUESTO VOLTO
Le certezze e le incertezze che disegnano il nostro futuro
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IL FUTURO... SUL CAFFÈ
Nel secondo fascicolo
le parole del 2013;
nel terzo, la solidarietà
vera anima futuro
asciata alle spalle l’apocalittica profezia dei Maya ci
si ritrova davanti l’orizzonte più consueto: il futuro.
Un futuro che si può tradurre con le parole del 2013 scelte
da venti testimonal selezionati dal
Caffè, oppure che si affida alla solidarietà vista come l’anima indispensabile per affrontare il domani. Un
domani che sconta la “pesantezza”
degli ultimi tempi, la crisi economico-finanziaria che sembra non avere mai fine, l’incertezza dell’occupazione e dello stesso modello di sviluppo e di crescita. Un futuro che
non ha, a portata di mano, un sogno
da proporre, meraviglie d’attenderci. Non c’è ottimismo, infatti, nell’analisi dell’economista Loretta Napoleoni - di cui anticipiamo qualche
pagina del suo ultimo libro “Democrazia vendesi” - che si sofferma sul-
lo scenario europeo, e su un destino
che sembra accomunare creditori e
debitori. Un destino minacciato dall’instabilità, per non dire friabilità,
dell’euro che, pur non essendo
l’unico responsabile del rischio default continentale, è senz’altro l’elemento centrale della crisi del debito
sovrano di non pochi Paesi. Più generoso, nella sua analisi del futuro
che ci aspetta, Luigi Bonanate.
L’esperto di scienze politiche internazionali, analizzando le proiezioni
dei trends globali del National Intelligence Council americano, ricorda
che, per fortuna, non sono previste
guerre. Notizia non da poco, visto
che ciclicamente, ogni periodo storico interessato da crisi economiche, le scontava come “logica” conseguenza. Tuttavia, Bonanate non
può che registrare un continuo, costante ed inarrestabile declino. È co-
me se, avendo già visto di tutto e di
più, il mondo - almeno nel prossimo
decennio - non abbia più grandi
sorprese d’offrire, neanche in campo scientifico-tecnologico.
E la Svizzera? Dovrà affrontare una
sfida demografica e urbanistica ineludibile, secondo il sociologo Sandro Cattacin che, stando ai flussi immigratori, dà per scontata una Confederazione “in grado di offrire
l’ospitalità necessaria”. Questa volta,
però, non si tratta di affrontare sicurezze sociali, assistenza contributiva, pensionistica o formativa. Si tratta, invece, di saper accettare una
densificazione urbanistica e una
concentrazione di vita metropolitana che porterà a sfatare un tabù architettonico: edificare grattacieli. E
confidando che quella in altezza
non sia l’unica crescita del Paese.
e.r.b.
L’ECONOMIA
Il destino comune di debitori e creditori
In anteprima per il Caffè un brano tratto
dall’ultimo libro dell’economista Loretta
Napoleoni, “Democrazia vendesi” che uscirà
il prossimo 9 gennaio edito da Rizzoli.
Fonte: Eurostat
momento la periferia di Eurolandia è impoverita e
umiliata come la Germania degli anni Venti. A differenza di un secolo fa, a contribuire a questa metamor2% fosi sono state la colonizzazione interna e la cannibaUn
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lizzazione dell’economia europea. Se il modello non
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agli occhi delle popolazioni l’erosione di competitività
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delle loro industrie. Ci troviamo dunque di fronte a
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due problemi distinti che scaturiscono dall’adozione
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dell’euro all’interno dell’Unione Europea: da una parte l’eccessivo indebitamento e dall’altra la scarsa competitività della periferia. Risolvere il primo ristrutturando o addirittura cancellando il debito non è però
sufficiente a rendere le economie più competitive per
riavviare la crescita.
neoliberismo e la finanziarizzazio- Ormai anche istituzioni come il Fondo Monetario e la
ne dell’economia si sono riprodotte stessa Bce hanno abbracciato l’ipotesi della cancellanel sistema economico le stesse di- zione del debito della Grecia per evitare di doverla
storsioni che poco meno di un seco- estromettere dall’Unione Europea. Per quanto rivolulo fa lo portarono al collasso. La zionaria possa sembrare tale idea, la storia è piena di
Grande recessione è la versione situazioni analoghe. (...)
moderna della Grande depressione A ragione Keynes sosteneva che, nell’antichità come
e le voci fuori dal coro sono ancora una volta oggetto di nell’era moderna, un debito eccessivo porta alla banbombardamenti ideologici e mediatici, specialmente carotta e quindi si perde in due, debitore e creditore.
nei Paesi della periferia. Quel che si chiede è, come (...)
sempre, la riduzione o la cancellazione del debito e un Oggi nessuno può negare che il decadimento econoripensamento del sistema monetario e, nel caso speci- mico della periferia sia legato al debito e alle politiche
fico dell’Europa, del meccanismo di funzionamento di austerità che inutilmente vogliono contenerlo, e
della moneta comune, l’euro. Ieri come oggi il para- che tutto ciò alimenti la recessione mondiale. Alla fine
dosso è che i più convinti difensori del vecchio sistema del 2012 persino l’Ocse ha lanciato un appello a rine sono le prime vittime.
guardo. Pretendere che i debitori sborsino denaro che
Il debito ha cambiato la natura di alcune economie e al non hanno è solo controproducente per tutti.
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to, remava contro democrazia e benessere, e che questo avveniva non solo a livello nazionale ma anche a livello mondiale.
Così Keynes scrisse la Teoria generale, che venne pubblicata nel 1936. L’economista inglese inventò una realtà economica e politica radicalmente diversa da
quella fino ad allora conosciuta in Occidente e la presentò al mondo quale soluzione degli enormi problemi che da anni affliggevano l’economia mondiale. Il
resto della storia lo conosciamo bene, la rivoluzione
keynesiana divenne la base teorica degli accordi di
Bretton Woods, sui quali si costruì il sistema monetario ed economico postbellico. La grande intuizione di
Keynes fu sostituire all’equazione liberista, secondo
cui il mercato è la fonte della ricchezza, un nuovo paradigma: la comunità crea benessere attraverso la spesa pubblica.
Attualmente ci troviamo in una situazione molto simile a quella degli anni Venti e Trenta: con la vittoria del
DEMOCRAZIA
VENDESI
Come la crisi
economica ha dirottato
la politica è il tema
dell’ultimo libro di
Loretta Napoleoni,
edito da Rizzoli, nelle
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er cambiare il mondo bisogna costruire una
nuova realtà che renda quella presente obsoleta.
È quello che fece Keynes negli anni Venti. Ai
tempi, la sua era una delle poche voci fuori dal coro
che suggerivano la riduzione o la cancellazione del
debito della Germania, le famose “riparazioni” imposte al Paese dopo la Prima guerra mondiale. L’economista inglese si prodigò a spiegare in articoli e pamphlet quanto queste fossero eccessive, impossibili da
estinguere e pericolose, basando il suo ragionamento
su un semplice concetto: un comune destino lega debitore e creditore.
Ma né l’iperinflazione tedesca, né il crollo del ’29 con
la Grande depressione, né l’ascesa di Hitler furono sufficienti a far capire alla classe politica del tempo che
l’economia liberista, il cui fulcro monetario era il debi-
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LORETTA NAPOLEONI
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L’inevitabile metamorfosi economica della periferia dell’Europa
ESSERE OGGI CITT
LILLO ALAIMO
segue dalla prima pagina
I
l Futuro non è da costruire solo e soltanto, come amiamo
dire, per i nostri figli. Le cose vanno immaginate, pensate,
costruite così come le desideriamo. Perché il futuro sia un
piacere innanzitutto per noi. Perché crea dinamismo nelle
nostre vite, recita la principale delle “Lezioni di cittadinanza”.
È un modo per vivere non una vita sola, ma due, tre... Tante
quanto grande è la nostra passione per quel che facciamo,
cerchiamo, sospiriamo.
Il Futuro lo costruiamo noi. Non certo standocene in un angolo della società che viviamo, del lavoro che facciamo, della
gente che frequentiamo..., seduti e impauriti, con la testa incassata nelle spalle, la copertina di flanella sulle ginocchia ad
attendere che altri decidano. Ad aspettare che gli eventi ci
travolgano. No, l’idea di Futuro è e dev’essere una passione
irresistibile per ognuno di noi. L’idea di veder cambiare gli
scenari personali e quelli sociali, di abitarli o solo pregustarli
è incomparabile. E il Futuro non è essenzialmente novità to-