Commissione mondiale sulla dimensione sociale della globalizzazione
Rapporto A fair globalization. Creating opportunities for all
SYNOPSIS
Introduzione
Il nostro campo d’interesse, la Dimensione sociale della globalizzazione è esteso e
complesso. Questa Commissione è largamente rappresentativa degli attori e degli interessi
diversi e talvolta contraddittori presenti nel mondo reale. I membri della Commissione
presieduta da due capi di Stato in carica — una donna e un uomo provenienti l’una dal Nord,
l’altro dal Sud —, provengono da diverse parti del mondo a diversi livelli di sviluppo. Non
meno diversa è la nostra appartenenza : governi, mondo politico, parlamentari, mondo degli
affari, imprese multinazionali, sindacati, accademici e società civile.
Riuniti dalla ricerca di uno scopo comune, siamo giunti alle conclusioni condivise esposte in
questo rapporto. In quanto rapporto collettivo, questo testo risulta molto diverso da quello
che sarebbero potuto essere dei rapporti scritti da ognuno di noi individualmente. È stata
tuttavia la nostra esperienza a dimostrare il valore e la forza del dialogo quale strumento per
il cambiamento. Tramite l’ascolto paziente e pieno di rispetto dei diversi punti di vista si è
potuto raggiungere una base comune.
A stimolare la nostra riflessione è stata la consapevolezza di quanto sia urgente determinare
un’azione per costruire un processo di globalizzazione equo e dal quale non venga escluso
nessuno. L’unico modo per raggiungere tale obbiettivo nel futuro è che vengano conclusi
degli accordi tra il più grande numero possibili di attori impegnati nell’azione. Siamo convinti
che la nostra esperienza possa e debba essere ripetuta su più ampia scala, allargando lo
spazio per il dialogo in vista di raggiungere un consenso sull’azione da intraprendere.
Prospettive di cambiamento
Il dibattito pubblico sulla globalizzazione è giunto ad un vicolo cieco. L’opinione pubblica
risulta paralizzata nella rigidità delle certezze ideologiche e si frammenta nella varietà degli
interessi particolari. Risulta debole l’aspirazione al consenso. Stanno ad un punto morto i
negoziati internazionali chiave e, per lo più, non vengono onorati gli impegni a favore dello
sviluppo internazionale.
Il presente rapporto non intende offrire soluzioni miracolo o semplicistiche, poiché non
esistono tali soluzioni. Esso propone piuttosto un tentativo per uscire dall’attuale vicolo
cieco, ponendo l’accento sulle preoccupazioni e le aspirazioni delle persone e sul modo di
controllare meglio le potenzialità generate dalla stessa globalizzazione.
Il nostro messaggio vuole essere critico e al tempo stesso positivo nell’intento di cambiare
l’andamento attuale della globalizzazione. Siamo convinti che i benefici della globalizzazione
possono estendersi ad un numero maggiore di persone ed essere divisi in modo più equo tra
i diversi paesi e all’interno di ogni paese, dando ascolto a voci molto più numerose per
influire sul corso del processo. Sono a portata di mano le risorse e i mezzi per raggiungere
tale scopo. Per quanto ambiziose, le nostre proposte sono realizzabili. Siamo certi che un
mondo migliore è possibile.
Quello che ricerchiamo è un processo di globalizzazione a forte dimensione sociale fondato
su dei valori universalmente condivisi, sul rispetto dei diritti umani e della dignità individuale.
Un processo equo, dal quale non venga escluso nessuno, controllato in modo democratico e
atto a garantire opportunità e benefici tangibili per tutti gli abitanti di ogni paese.
Lanciamo quindi un appello per :
— Il rispetto delle persone. La pietra angolare di una più equa globalizzazione sta
nell’andare incontro all’aspirazione di ogni persona, al rispetto dei propri diritti, identità
culturale ed autonomia ; al lavoro dignitoso ; alla presa di responsabilità da parte della
comunità locale di appartenenza. È altresì fondamentale l’uguaglianza tra uomini e donne.
— Uno Stato democratico e effettivo. Ad ogni Stato dev’essere garantita la capacità di
controllare la propria integrazione nell’economia globale. Spetta altresì allo Stato garantire le
opportunità e la sicurezza sociali ed economiche.
— Lo sviluppo sostenibile. Il sostegno ad una globalizzazione equa richiede sviluppo
economico, sviluppo sociale e protezione ambientale al livello locale, nazionale, regionale e
mondiale.
— Dei mercati produttivi ed equi. Promuovere opportunità e imprenditorialità in seno ad
un’economia di mercato che funzioni bene richiede delle istituzioni solide.
— Delle regole eque. Le regole dell’economia globale devono offrire le stesse opportunità e
le stesse possibilità di accesso a tutti i paesi, tenendo conto delle differenze nazionali per
quanto riguarda le capacità e i bisogni di sviluppo.
— Una globalizzazione solidale. È una responsabilità condivisa quella di aiutare i paesi e le
persone escluse o svantaggiate dalla globalizzazione. Occorre che la globalizzazione
favorisca il superamento delle ineguaglianze sia all’interno di ogni paese che tra paesi
diversi e contribuisca all’eliminazione della povertà.
— Una maggiore responsabilità delle persone. Bisogna che gli attori pubblici e privati a tutti i
livelli che hanno potere per influire sui risultati della globalizzazione siano democraticamente
responsabili delle politiche da loro stessi attuate e delle azioni intraprese. Essi devono
adempiere ai propri impegni e utilizzare il proprio potere nel rispetto degli altri.
— Delle collaborazioni più strette. Numerosi sono gli attori coinvolti nel conseguimento di
obbiettivi sociali ed economici globali — organizzazioni internazionali, governi e parlamenti,
mondo degli affari, mondo del lavoro, società civile e molti altri. Il dialogo e la collaborazione
tra tutti loro risulta uno strumento democratico fondamentale per creare un mondo migliore.
— Un ruolo effettivo delle Nazioni Unite. Un sistema multilaterale più forte e più efficiente
risulta uno strumento chiave nell’elaborazione di un quadro democratico, legittimo e
coerente per la globalizzazione.
Le conseguenze della globalizzazione
Il processo di cambiamento su vasta scala avviato dalla globalizzazione comporta delle
conseguenze per tutti. Dall’avvento delle nuove tecnologie sostenuto da politiche più aperte
è sorto un mondo interconnesso come mai nel passato. Ne risulta non solo una crescente
interdipendenza nelle relazioni economiche — commercio, investimento, finanza,
organizzazione della produzione globale — ma anche un’interazione sociale e politica tra
organizzazioni ed individui da tutto il mondo.
Si aprono orizzonti sconfinati. Con l’aumento dell’interconnettività fra gli uomini di tutto il
mondo cresce la consapevolezza di far parte della stessa comunità globale. Bisogna
incanalare questo nuovo senso di interdipendenza, questo impegno nei confronti di valori
universali condivisi, questa solidarietà di tutti i popoli della terra, se si vuole costruire un
governo mondiale illuminato e democratico nell’interesse di tutti. L’economia globale di
mercato ha dimostrato grandi capacità produttive. Se gestito bene, questo mercato è capace
di suscitare un progresso materiale senza precedenti, di generare posti di lavoro produttivi
migliori per tutti, e di contribuire a ridurre in modo significativo la povertà nel mondo.
Dobbiamo tuttavia riconoscere di stare ben lungi dalla realizzazione di questo potenziale.
Risultano disuguali gli effetti prodotti dall’attuale processo di globalizzazione, sia da paese a
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paese che all’interno di un unico paese. Troppo numerosi sono i paesi e le persone che non
partecipano ai benefici della ricchezza creata. Sono ancora gli stessi paesi e le stesse
persone ad avere poca — o nessuna — voce nel determinare il processo. Vista attraverso
gli occhi della stragrande maggioranza delle donne e degli uomini, la globalizzazione non è
venuta incontro alle loro elementari e legittime aspirazioni ad un posto di lavoro dignitoso e
ad un futuro migliore per i loro figli. Molti di loro vivono nel limbo dell’economia informale,
privi di diritti formali, in uno dei tanti paesi poveri che sussistono nella precarietà ai margini
dell’economia globale. Persino in paesi che registrano maggiori successi economici,
lavoratori ed intere comunità vengono duramente colpiti dalla globalizzazione. Nel contempo
la rivoluzione delle comunicazioni globale fa crescere la consapevolezza delle
disuguaglianze.
Una strategia di cambiamento
Oltre ad essere moralmente inaccettabili, queste disparità globali sono politicamente
insostenibili. Il requisito per cambiare questa situazione non è l’immediata realizzazione di
uno scenario utopistico. Bisogna piuttosto avviare una serie di cambiamenti coordinati su un
ampio fronte che si estende dalla riforma di parte del sistema economico globale al
rafforzamento del governo al livello locale. Tutto quanto deve e può avvenire nel contesto di
economie aperte e di società aperte. Seppure divergono gli interessi, crediamo che in tutto il
mondo si fa strada una convergenza delle opinioni sulla necessità di un processo di
globalizzazione equo e dal quale non venga escluso nessuno.
Abbiamo formulato una ampia serie dei raccomandazioni per giungere alla realizzazione di
questo obbiettivo. Premessa la necessaria volontà politica, un azione immediata è possibile
su alcuni punti riguardanti il commercio e la finanza e che sono stati oggetto di prolungati
negoziati multilaterali e di discussione negli ambienti politici. Su tutti questi punti, nonostante
risultino chiari i procedimenti da adottare, il bisogno urgente di cambiamento non è tuttora
riuscito a far individuare i principali attori suscettibili di essere coinvolti, fondamentali a
portare avanti le proposte.
Tuttavia, su dei punti nuovi quali lo sviluppo di un quadro multilaterale per gli spostamenti
transnazionali delle persone oppure la responsabilità delle organizzazioni internazionali, il
primo passo verso le decisioni da attuare è di instaurare, su base molto ampia, un dialogo
tra Stato e attori non statali. In questo modo si possono raggiungere il consenso e quindi le
risoluzioni su quello che va fatto, come, e da chi.
Il governo della globalizzazione
Secondo il nostro giudizio, i problemi da noi identificati non sono riconducibili alla
globalizzazione in quanto tale bensì a dei difetti nel governo della globalizzazione. Sono
cresciuti rapidamente i mercati globali senza che ci fosse uno sviluppo parallelo delle
istituzioni economiche e sociali necessarie al loro armonioso ed equo funzionamento. Allo
stesso tempo sorge una forte preoccupazione relativa al carattere ingiusto delle principali
regole globali sul commercio e la finanza e i loro effetti assimetrici sui paesi ricchi a sui paesi
poveri.
Un altra preoccupazione risulta dal fallimento delle politiche internazionali attuali nel dare
delle risposte adeguate alle sfide poste dalla globalizzazione. Le misure relative all’apertura
dei mercati e le considerazioni finanziarie ed economiche sopravanzano le questioni sociali.
L’aiuto ufficiale allo sviluppo rimane perfino molto al di sotto dell’ammontare minimo
necessario a raggiungere gli Obiettivi di sviluppo del millennio e a fronteggiare i crescenti
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problemi globali. Il sistema multilaterale responsabile dell’ideazione e dell’attuazione delle
politiche internazionali non è pienamente efficiente. Le politiche risultano complessivamente
poco coerenti e il sistema non è sufficientemente democratico trasparente e responsabile.
Queste regole e queste politiche sono il prodotto di un sistema di governo globale
maggiormente ideato da paesi potenti e da attori potenti. Manca la democrazia nell’intero
sistema. La maggior parte dei paesi in via di sviluppo hanno tuttora una influenza molto
limitata nei negoziati globali per la determinazione delle regole e delle politiche delle
principali istituzioni finanziarie ed economiche. Allo stesso modo, i lavoratori e i poveri hanno
poca o nessuna voce in questo processo di governo.
Partire dal livello locale
C’è quindi una vasta serie di questioni che vanno fronteggiate al livello mondiale. Ma tutto
questo non basta. Il governo globale non è una realtà eterea. Si tratta piuttosto di una rete di
governo che parte dal livello locale per quindi innalzarsi verso gli altri livelli. La qualità del
governo globale viene fondamentalmente determinata dal comportamento degli Stati
nazione in quanto attori globali. La qualità del governo globale viene determinata in modo
vitale dal grado di coinvolgimento degli Stati nazione nei confronti del multilateralismo, dei
valori universali e degli obbiettivi comuni, dall’attenzione che essi portano alle conseguenze
transnazionali delle loro politiche nonché dal peso da loro attribuito alla solidarietà globale.
Allo stesso tempo, il modo in cui vengono gestiti gli affari interni influisce sul livello fino al
quale tutti potranno raccogliere i benefici della globalizzazione ed essere protetti dei suoi
effetti negativi. In questo senso si può dire che la risposta alla globalizzazione parte dal
livello locale. Tutto questo non è che la conseguenza semplice ma cruciale del fatto che, al
livello locale, le persone vivono all’interno di Stati nazione.
Ragione per cui la nostra analisi viene ancorata al livello nazionale. Ovviamente, non
abbiamo la pretesa di fare delle raccomandazioni specifiche valide per ogni singolo paese
del mondo nella propria diversità. Intendiamo piuttosto delineare obbiettivi e principi generali
atti a orientare le politiche verso un approccio più efficace della dimensione sociale della
globalizzazione, nella consapevolezza che l’attuazione di queste stesse politiche deve
portare una risposta ai bisogni e alle condizioni specifiche di ogni paese. Da questo punto di
vista risulta chiaro che va migliorato il governo nazionale in ogni paese, addirittura in modo
radicale in alcuni casi. Si registra un vasto consenso internazionale sui punti che richiedono
maggior sforzo :
— un buon governo politico fondato su un sistema politico democratico, sul rispetto dei diritti
umani, del ruolo della legge e dell’equità sociale ;
— uno Stato effettivo atto a garantire sia un’alta e costante crescita economica, i sevizi
pubblici e la protezione sociale, sia l’innalzamento delle capacità dei cittadini tramite
l’accesso universale all’educazione e ad altri servizi sociali, sia la promozione della parità tra
uomini e donne ;
— una società civile dinamica, forte dell’autorità conferitale dalla libertà di associazione e di
espressione, e rappresentativa di tutti i diversi punti di vista e interessi di cui si fa portavoce ;
altrettanto importante per assicurare un governo socialmente equo e con la più ampia
partecipazione è la presenza di organizzazioni rappresentative degli interessi pubblici, dei
poveri e degli altri gruppi svantaggiati ;
— fondamentali per garantire un fruttuoso dialogo sociale sono organizzazioni di lavoratori e
di imprenditori forti.
Priorità assoluta va data alle politiche che vanno incontro all’aspirazione fondamentale delle
donne e delle uomini ad un lavoro dignitoso ; alle politiche mirate all’innalzamento della
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produttività dell’economia informale e alla sua integrazione nell’economia convenzionale ;
alle politiche di miglioramento della competitività delle imprese e dell’economia.
Le politiche devono concentrarsi direttamente sui bisogni della gente nel proprio ambiente di
vita e di lavoro. Risulta pertanto fondamentale il potenziamento delle comunità locali
attribuendo loro poteri e risorse, e rafforzando le capacità economiche locali e l’identità
culturale nel rispetto dei diritti dei popoli indigeni e tribali.
Gli Stati nazione dovrebbero altresì rafforzare la cooperazione regionale e sottoregionale in
quanto principale strumento di sviluppo capace di dare loro più voce nel governo della
globalizzazione. Va altresì rafforzata la dimensione sociale dell’integrazione regionale.
Riforma al livello globale
Ad un livello globale, vanno fatte raccomandazioni più specifiche. Alcune di queste saranno
ora evidenziate.
Regole e politiche globali in materia di commercio e di finanza devono consentire maggiori
spazi ad una politica autonoma dei paesi in via di sviluppo. Queste regole risultano
assolutamente essenziali al fine di adeguare il più possibile le politiche di sviluppo e gli
accordi istituzionali al livello e alle situazioni specifiche di ogni paese. Occorre rivedere le
regole già esistenti che riducono indebitamente questi paesi nelle loro scelte politiche che
potrebbero accelerare la crescita dell’agricoltura e dell’industrializzazione e mantenere la
stabilità finanziaria ed economica. Nuove regole dovranno quindi rispettare queste esigenze.
Le politiche avanzate dalle organizzazioni internazionali e dai paesi donatori devono sempre
evitare i condizionamenti esterni alle politiche nazionali. Occorre rafforzare l’azione positiva
a favore dei paesi che hanno capacità minori rispetto ai paesi nei quali il processo di
sviluppo è stato avviato da più tempo.
Regole eque in materia di commercio e flussi di capitali devono essere completati da regole
eque in materia di spostamenti transnazionali delle persone. Sono aumentate le pressioni
migratorie internazionali e si sono intensificati fenomeni come il traffico di persone e lo
sfruttamento di lavoratori migranti.
Misure specifiche devono quindi essere adottate al fine di costruire un quadro multilaterale
atto a fornire regole uniformi e trasparenti in materia di spostamenti trans-nazionali delle
persone ed equilibrare gli interessi sia dei migranti e sia dei paesi di origine e di
destinazione. Ogni paese trarrebbe vantaggio da un processo di regolamentazione e
gestione delle migrazioni internazionali mirato a migliorare la produttività globale ed
eliminare le pratiche di sfruttamento.
Si registra una proliferazione dei sistemi di produttività globale e di conseguenza nasce il
bisogno di nuove regole sull’investimento diretto estero e sulla concorrenza. Un quadro
multilaterale equilibrato e favorevole allo sviluppo per l’investimento diretto estero, discusso
in una sede riconosciuta da tutti, rappresenta un beneficio per ogni paese in quanto
favorisce la promozione di flussi di investimento diretto maggiori, limitando così i problemi
legati ad una concorrenza sfavorevole a questi flussi. Tale quadro equilibrerebbe sia gli
interessi dei lavoratori del settore privato e pubblico, sia i diritti e le responsabilità di
ciascuno di loro. Una cooperazione in materia di politica della concorrenza trans-nazionale
renderebbe i mercati globali più trasparenti e competitivi.
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In una economia globale, le norme fondamentali del lavoro dell’ILO rappresentano una base
normativa globale minima in materia di lavoro e il rispetto di tale normativa dovrebbe essere
rafforzato in ogni paese. È necessario quindi rafforzare l’azione per assicurare il rispetto
delle norme fondamentali del lavoro nelle zone di trasformazione per l’esportazione e, più in
generale, nei sistemi globali di produzione. Ogni istituzione internazionale competente
dovrebbe svolgere il proprio ruolo nella promozione di tali norme ed assicurarsi che nulla
nelle proprie politiche e programmi ostacoli la realizzazione di questi diritti.
Il sistema di commercio multilaterale dovrebbe ridurre sostanzialmente le barriere inique in
materia di accesso ai mercati esistenti per i paesi in sviluppo i cui beni hanno vantaggi
comparativi, in particolare prodotti tessili e dell’abbigliamento e prodotti agricoli. In questo
modo, gli interessi dei paesi meno sviluppati sarebbero preservati tramite il trattamento
speciale e differenziato per affinare il potenziale all’esportazione di questi paesi.
Un livello minimo di protezione sociale per gli individui e le famiglie deve essere accettato
pienamente in quanto parte integrante del « minimo indispensabile » socio-economico
dell’economia globale, comprendendo anche l’assistenza al reinserimento dei lavoratori
trasferiti. Donatori e istituzioni finanziarie dovrebbero contribuire al rafforzamento dei sistemi
di protezione sociale nei paesi in sviluppo.
Un accesso più ampio ai mercato non è la panacea. È invece essenziale una strategia più
equilibrata per una crescita globale sostenibile e una piena occupazione, insieme ad una
divisione equa delle responsabilità tra i paesi per il mantenimento dei livelli alti della
domanda effettiva in un contesto di economia globale. Pertanto, un coordinamento
potenziato tra i paesi in materia di politiche macro-economiche rappresenta il requisito
fondamentale. Una strategia vincente per una crescita globale aiuterà ad allentare le tensioni
economiche tra i paesi e permetterà ai paesi in sviluppo di accedere più facilmente ai
mercati.
Un lavoro dignitoso per tutti dovrebbe essere un obbiettivo globale e pertanto dovrebbe
essere perseguito attraverso politiche coerenti nel sistema multilaterale. Ciò risponderebbe
ad una domanda politica più importante in ciascun paese e metterebbe in evidenza la
capacità reale del sistema multilaterale nel trovare soluzioni creative a questo importante
problema.
Il sistema finanziario internazionale dovrebbe favorire maggiormente una crescita
sostenibile. Anche se i flussi finanziari trans-nazionali sono cresciuti considerevolmente, il
sistema rimane instabile e soggetto a crisi e ignora largamente i paesi poveri e con scarsi
capitali. Finché il sistema finanziario internazionale non sarà modificato in modo da
raggiungere una maggiore stabilità, non si potranno realizzare veri guadagni dal commercio
e dall’investimento diretto estero. A tale scopo, i paesi in sviluppo dovrebbero poter essere in
grado di adottare un approccio prudente e graduale della liberalizzazione dei conti della
formazione di capitale e attuare misure di ristrutturazione più attente alle tematiche sociali
per fronteggiare le crisi.
Uno sforzo maggiore è richiesto per una maggiore mobilitazione di risorse internazionali
mirata a raggiungere obbiettivi globali fondamentali, in particolare gli Obbiettivi di sviluppo
del millennio. Occorre raggiungere l’obbiettivo dello 0,7 per cento per l’aiuto ufficiale allo
sviluppo, nonché individuare nuove fonti di finanziamento che consentano di superare tale
obbiettivo.
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La realizzazione di riforme per una politica sociale ed economica internazionale richiederà
un sostegno politico mondiale, l’impegno degli principali attori mondiali e il rafforzamento
delle istituzioni mondiali. Il sistema multilaterale delle Nazioni Unite rappresenta l’elemento
fondamentale per un governo globale ed è l’unico organo in grado di poter fronteggiare il
processo di riforma. Pertanto, al fine di far fronte alle attuali e emergenti sfide nate dalla
globalizzazione, esso deve rafforzare la sua efficacia e migliorare la qualità del suo governo,
in particolare nel rispetto della democrazia in campo rappresentativo e decisionale, della
responsabilità verso le persone e della coerenza politica.
Chiediamo ai paesi sviluppati di riconsiderare la loro decisione di mantenere ad una crescita
nominale zero il loro contributo al sistema delle Nazioni Unite.
È del tutto essenziale che la comunità internazionale accetti di aumentare i contributi
finanziari al sistema multilaterale e ad invertire la tendenza ad aumentare il contributo
volontario a discapito del contributo fisso.
I capi di Stato e i governi dovrebbero assicurarsi in sede internazionale che le politiche in
vigore nei loro paesi siano coerenti e pongano l’accento sul benessere delle persone.
Progressivamente, si dovrebbe estendere il controllo parlamentare del sistema multilaterale
al livello globale. Proponiamo, pertanto, la creazione di un gruppo parlamentare incaricato
della coerenza delle politiche economiche, sociali e ambientali globali, il cui compito sarebbe
di attuare un controllo integrato delle principali organizzazioni internazionali.
Un requisito importante per un miglior governo globale è che tutte le organizzazioni,
comprese le agenzie delle Nazioni Unite, rispondano maggiormente delle proprie politiche
davanti ad un pubblico più largo. Gli organi parlamentari nazionali dovrebbero contribuire a
questo processo attraverso la revisione periodica delle decisioni dei propri rappresentanti
nazionali presso queste organizzazioni.
I paesi in sviluppo dovrebbero poter aumentare la propria rappresentatività in seno agli
organi decisionali delle istituzioni di Bretton Woods, mentre i metodi di lavoro
dell’Organizzazione mondiale del Commercio dovrebbero consentire loro una piena ed
effettiva partecipazione nelle trattative.
Maggiore ascolto dovrebbe essere accordato ad attori non governativi, in particolare
organismi rappresentativi dei poveri.
Il mondo degli affari, le organizzazioni dei lavoratori, le organizzazioni della società civile,
nonché le reti di conoscenza e promozione dovrebbero rafforzare il loro contributo alla
dimensione sociale della globalizzazione.
Media responsabili possono rivestire un ruolo centrale nell’agevolare un movimento
favorevole ad una globalizzazione equa e dalla quale non venga escluso nessuno. È
essenziale che l’opinione pubblica sia maggiormente informata sulle tematiche sollevate in
questo Rapporto per poter sostenere il cambiamento in atto. Pertanto, le politiche avviate
ovunque devono mettere l’accento sull’importanza di una diversità nei flussi di informazioni e
comunicazione.
Mobilitare l’azione in vista del cambiamento
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Crediamo che il primo passo per mobilitare l’azione in vista del cambiamento è instaurare un
dialogo su vasta scala sulle nostre raccomandazioni, in particolare sulle questioni che non
sono state oggetto finora di un negoziato nell’agenda globale. Particolarmente importante il
fatto che questo dialogo debba iniziare al livello nazionale in modo da porre le basi del
necessario consenso e della volontà politica.
Allo stesso tempo il sistema multilaterale deve svolgere un ruolo centrale nel portare avanti
le riforme al livello mondiale. Proponiamo uno nuovo processo per migliorare la qualità del
coordinamento delle politiche delle diverse organizzazioni internazionali su questioni che
richiedono da ogni organizzazione una risposta più o meno identica conformemente al
proprio mandato e per la quali esiste una interazione tra le rispettive politiche.
Le organizzazioni internazionali competenti dovrebbero avviare delle iniziative per la
coerenza delle politiche al fine di sviluppare delle politiche più equilibrate per raggiungere
una globalizzazione equa dalla quale non venga escluso nessuno. L’obbiettivo sarebbe di
sviluppare progressivamente delle proposte per delle politiche integrate atte a fronteggiare in
modo equilibrato le preoccupazioni economiche, sociali e ambientali su questioni specifiche.
La prima iniziativa dovrebbe fronteggiare la questione della crescita globale,
dell’investimento e della creazione di occupazione e coinvolgere le agenzie competenti delle
Nazioni Unite, La Banca mondiale, il Fondo monetario internazionale, l’Organizzazione
mondiale del Commercio e l’Organizzazione internazionale del Lavoro. Le aree prioritarie
per altre iniziative simili sono la parità tra uomini e donne e la responsabilizzazione delle
donne, l’educazione, la sanità, la sicurezza alimentare e l’habitat.
Andrebbero inoltre organizzati dalle organizzazioni internazionali competenti una serie di
dialoghi tra i diversi attori sullo sviluppo delle politiche al fine di studiare ulteriormente e di
sviluppare delle proposte per delle politiche fondamentali — quali un quadro multilaterale per
i movimenti transnazionali delle persone, un quadro di sviluppo per l’investimento diretto
estero, il rafforzamento della protezione sociale nell’economia globale nonché nuove forme
di responsabilità delle organizzazioni internazionali.
Le Nazioni Unite, con le sue agenzie specializzate, dovrebbero organizzare un « forum »
sulle politiche di globalizzazione, per monitorare su una base regolare e sistematica l’impatto
sociale della globalizzazione. Le organizzazioni partecipanti potrebbero redigere un rapporto
periodico sullo stato della globalizzazione.
Le nostre proposte richiamano una più ampia e più democratica partecipazione di tutti i
paesi e dei loro abitanti all’ideazione delle politiche che avranno delle conseguenze sulla
loro vita. Lanciamo inoltre un appello a tutti i detentori della capacità e del potere di decidere
— governi, parlamentari, mondo degli affari, mondo del lavoro società civile e organizzazioni
internazionali — perché assumano la loro comune responsabilità nella promozione di una
comunità globale libera, equa e produttiva.
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