La sociologia - Dipartimento di Scienze sociali e politiche

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La sociologia
Roberto Pedersini
Le rivoluzioni del mondo
moderno
•  La rivoluzione ‘dei lumi’ e scientifica: la conoscenza consiste
nell’osservazione sistematica della realtà, guidata dalla razionalità,
per individuare regolarità empiriche e leggi universali
•  La rivoluzione economica: l’attività economica si svincola dalle
relazioni sociali e si afferma il modello dell’industria, con l’utilizzo
di macchine, la concentrazione della forza lavoro e il modello del
lavoro salariato
•  La rivoluzione politica: si supera la concezione di un potere
autocratico. La legittimazione dell’autorità politica deriva da un
sostegno ‘dal basso’
è Nuovi soggetti politici
è Nuovi conflitti
è Una società ‘nuova’
La sociologia è una scienza
sociale che studia…
•  Economia: i processi che consentono di ottenere i mezzi
necessari per soddisfare i propri bisogni
•  Politica: le forme di governo della convivenza collettiva, i
rapporti di potere, i conflitti (principalmente in forme extracontrattuali)
•  Diritto: l’insieme delle norme formali che si applicano in
modo universalistico all’interno di determinati confini politicoamministrativi (almeno tradizionalmente)
•  Società: l’insieme delle relazioni sociali che influenzano la
vita delle persone, determinano rapporti di interdipendenza,
possono guidare le azioni e le scelte individuali
Le prospettive sociologiche
•  Demografica: considerai fenomeni ‘naturali’ che
riguardano le popolazioni
•  Psicosociale: spiega i comportamenti in base ai significati
che acquisiscono per le persone in rapporto agli altri
(motivazioni, credenze, atteggiamenti, identità)
•  Strutture collettive: riguarda gli attori collettivi, il loro
funzionamento e le interazioni fra essi
•  Relazionale: si fonda sul concetto di ruolo (un insieme di
aspettative sociali circa il comportamento di una persona
dovute alla posizione che occupa)
•  Culturale: studia valori e norme (formali e informali) e
come questi influenzano i comportamenti
Macrosociologia e
microsociologia
•  La macrosociologia si occupa delle strutture che
‘costituiscono’ la società: istituzioni familiari, sistemi
educativi, religioni, sistemi politici, sistemi economici. Tale
prospettiva implica che le strutture sociali abbiano una grade
rilevanza ‘indipendentemente’ dagli individui e si possano
studiare le relazioni fra loro e il loro mutamento direttamente,
senza coinvolgere necessariamente le azioni individuali
•  La microsociologia si occupa delle interazioni quotidiane fra
individui. Tale prospettiva implica che i fenomeni sociali
possano essere spiegati a partire dall’azione individuale
Teorie macrosociologiche
•  Il funzionalismo di Herbert Spencer (1897) che
considera la società come un organismo vivente le cui
parti svolgono funzioni specializzate essenziali.
Importanti esponenti di tale prospettiva sono Emile
Durkheim, Talcott Parsons e Robert Merton.
•  La teoria del conflitto di Karl Marx (con Engels 1848)
ritiene che ci siano rapporti inevitabili di dominio e
sfruttamento fra le classi sociali, dovuti alla posizione
strutturale nel sistema sociale. Altri esponenti di tale
teoria sono Max Weber e Ralf Dahrendorf
Teorie microsociologiche
•  La teoria dello scambio di George Homans (1973): le
interazioni dipendono da costi e benefici individuali (quindi
non dalle regole di ruolo)
•  L’etnometodologia di Harold Garfinkel (1967, 1974) che
studia la conoscenza di senso comune
•  Il modello drammaturgico di Erving Goffman (1959)
considera l’interazione attraverso la metafora del teatro e delle
maschere e la contrapposizione fra ribalta (ruoli formali) e
retroscena (la preparazione)
•  L’interazionismo simbolico di George Herbert Mead (1934) e
Herbert Blumer (1969) ritiene che le interazioni non siano
interpretabili come stimolo e reazione, ma come processo
culturale di risposta a simboli. Serve quindi una competeza
sociale e culturale per partecipare a una convivenza sociale.
Il ‘paradigma’ della struttura
•  L’assunto fondamentale è che la società influenza
(determina) i comportamenti individuali
•  La socializzazione definisce un quadro ‘vincolante’ per
l’esercizio della libertà individuale
•  Il determinismo economico marxiano e la priorità della
posizione nel sistema produttivo su interessi e scelte
•  L’indipendenza dei fatti sociali da comportamento,
motivazioni e personalità individuali
•  Le teorie funzionalistiche e l’influenza dei ruoli sociali, in
quanto strutture normative
•  Concezione olistica della società (olismo metodologico)
Il ‘paradigma’ dell’azione
•  L’assunto fondamentale è che i fenomeni sociali devono essere
spiegati attraverso l’azione individuale
•  L’azione individuale va ‘compresa’ dal punto di vista
dell’attore
•  Bisogna evitare la reificazione dei concetti riferibili ad attori
collettivi, ma ricostruire le dimensioni di governance e agency
•  ‘Comprensione’ dell’azione individuale situata, ossia dotata di
senso dal punto di vista dell’attore
•  Azione e razionalità
•  Effetti di composizione, aggregazione, emergenti
•  Esiti non intenzionali (etica e capitalismo, imprenditore e
concorrenza perfetta, profezie che si auto-adempiono)
•  Concezione individualistica della società (individualismo
metodologico)
Il ‘paradigma’ dell’ordine
•  L’assunto fondamentale è che la società è un sistema che tende
naturalmente a trovare un punto di equilibrio.
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La società è un sistema di parti interrelate
I sistemi sociali sono tendenzialmente caratterizzati da stabilità
Le disfunzioni fisiologiche tendono a risolversi o a essere integrate
Il mutamento è graduale
L’integrazione sociale è un aspetto centrale della convivenza sociale
•  Contrattualismo in filosofia politica
•  La “mano invisibile” di Adam Smith
•  Organicismo e funzionalismo (differenziazione, specializzazione,
interdipendenza)
•  Solidarietà meccanica e organica
•  Comunità e società
Il ‘paradigma’ del conflitto
•  L’assunto fondamentale è che la società è un sistema in
cui ogni equilibrio è temporaneo e precario
•  La struttura sociale si basa sul dominio
•  Ciascun gruppo sociale ha interessi comuni contrapposti a
quelli degli altri gruppi
•  Se gli individui acquista coscienza dei propri interessi
comuni diventano una classe che può organizzarsi e agire
collettivamente
•  I rapporti di produzione e la lotta di classe
•  La competizione per le diverse ricompense sociali
•  Le forme di istituzionalizzazione del conflitto
Karl Marx e Max Weber:
il conflitto
Secondo Karl Marx
Secondo Max Weber
Produce disgregazione della società,
attraverso stadi storici successivi
Produce forme istituzionali
temporanee di regolazione del conflitto
e guida il cambiamento sociale in
modo non ‘evolutivo’
Viene contenuto e represso attraverso
forme più o meno esplicite di dominio
fisico e ideologico
È una componente fisiologica della
convivenza sociale e spesso si esprime
in forma esplicita in quadri
istituzionali dedicati alla sua gestione
La percezione delle situazioni di
sfruttamento è dissimulata dalla ‘falsa
coscienza’
Gli ordinamenti sociali sono il frutto
delle scelte ‘situate’ degli attori sociali
in contesti di interazione strategica
I ‘paradigmi’ della sociologia
•  Ordine e struttura: spiegano bene la stabilità, consentono di
classificare e distinguere situazioni e contesti differenti
•  Conflitto e azione: essenziali per comprendere il mutamento
•  Non sono necessariamente contraddittori:
•  L’individualismo metodologico presuppone un’influenza
fondamentale delle variabili socio-istituzionali sull’azione
individuale, ma comunque fonda la spiegazione dei fenomeni sociali
sull’aggregazione di comportamenti micro (che vanno ‘compresi’)
•  Le teorie dell’ordine considerano la possibilità di conflitto, che ad
esempio rappresenta un elemento fondativo del contrattualismo
hobbesiano
•  Le teorie del conflitto prevedono meccanismi di mantenimento
dell’ordine attraverso forme di costrizione più o meno esplicita o la
creazione di meccanismi di regolazione istituzionale del conflitto,
nella sfera politica (rappresentanza) e in quella economica (relazioni
industriali)
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