Capitolo 19 Approfondimento 19.2 d La politica fiscale e il commercio estero I limiti di una politica fiscale discrezionale Perché non è possibile compensare completamente qualsiasi shock della spesa aggregata con politiche fiscali adeguate (ossia, di segno contrario rispetto allo shock)? 1. Il tempo Occorre tempo per capire se vi sia stato qualche cambiamento nella spesa aggregata. Possono essere necessari almeno sei mesi per disporre di informazioni statistiche attendibili sul livello del prodotto (reddito) nazionale. Inoltre, ci vuole tempo per cambiare una politica fiscale. Alcune programmazioni di spese a lungo termine, come la costruzione di un ospedale, non possono essere fatte dalla sera alla mattina. E una volta che la politica sia stata stabilita, ci vuole tempo perché si producano tutti gli effetti del meccanismo del moltiplicatore. 2. L’incertezza Il Governo si trova di fronte a due principali problemi. Il primo è che non è facile conoscere con certezza il valore numerico del moltiplicatore. Le stime sono sempre basate su dati passati e una stima scorretta non consente precisione nella misura dell’intervento per portare l’output al livello desiderato. La seconda incertezza è quella che riguarda il livello della spesa aggregata futura, una volta che la politica fiscale avrà raggiunto i suoi effetti. Potrebbe non avere senso avviare una politica fiscale espansiva oggi, se gli investimenti privati devono aumentare nel giro di pochi mesi. Errori nelle valutazioni nelle altre componenti autonome della spesa, che non dipendono dalle scelte del Governo, potrebbero portare a decisioni scorrette sull’entità della manovra da effettuare. 3. I cambiamenti indotti su altre componenti della spesa aggregata Il modello, qui presentato, considera il consumo autonomo, gli investimenti e la spesa pubblica come dati e indipendenti dal reddito. Ma questa è una semplificazione. Non è escluso che alcuni di questi componenti possano essere legati tra loro. Se il Governo non stima in modo corretto questi legami, l’effetto complessivo della politica fiscale potrebbe non produrre i risultati sperati. Ciò si è verificato in Giappone: gli effetti indotti hanno stravolto gli effetti diretti della politica fiscale espansiva. La fiducia dei Giapponesi è collassata a causa delle preoccupazioni sul debito pubblico. Nel Capitolo 21 si tratterà l’analisi dell’importante legame tra spesa pubblica e investimenti privati. Perché il Governo non effettua una politica fiscale espansiva quando ci sono alti livelli di disoccupazione? 1. Il deficit di bilancio Quando il livello del PIL è basso, è probabile che il Governo si trovi già in una situazione di deficit di bilancio. Una politica fiscale espansiva farebbe aumentare ulteriormente il deficit di bilancio e il Governo potrebbe rifiutarsi di intraprendere una politica espansiva sia per l’entità del deficit e del debito pubblico – questi argomenti vengono approfonditi nel Paragrafo 19.6 – sia per i riflessi che un deficit può avere sull’inflazione (tema del Capitolo 23). 2. Forse si è già in piena occupazione! Il nostro modello è completamente basato sul lato della domanda: il prodotto è determinato in funzione della spesa aggregata. Potrebbe anche darsi che il sistema sia già a un livello pari alla piena occupazione. In questo caso, significherebbe che vi è disoccupazione perché alcune risorse produttive non desiderano occuparsi al livello attuale delle remunerazioni loro proposte. In altre parole, il problema risiederebbe dal lato dell’offerta e non della domanda, e una politica fiscale espansiva sarebbe inutile. Di tali questioni si amplierà l’analisi nei Capitoli 22 e 23. D. Begg, G. Vernasca, S. Fischer, R. Dornbusch – Economia 5e © 2014, McGraw-Hill Education Capitolo 19 d La politica fiscale e il commercio estero Approfondimento 19.4 Il deficit di Germania, Stati Uniti e Regno Unito e la pressione fiscale: a chi l’onere della crisi? Leggendo i dati della spesa pubblica e delle entrate fiscali di Germania, Regno Unito e Stati Uniti si può risolvere uno dei dubbi fondamentali della crisi 20082009. Perché i deficit americano e britannico sono risultati più ampi di quello tedesco? La spesa pubblica statunitense è aumentata del 3,2% del PIL negli ultimi otto trimestri, mentre quella tedesca è cresciuta del 3,4% e quella britannica del 4,7%. La metà di questi aumenti non è imputabile a un reale aumento della spesa pubblica bensì a una riduzione del PIL che è a denominatore nel calcolo di queste percentuali. La maggiore differenza nei risultati di questi tre Paesi sta sul versante delle entrate fiscali. La variazione negativa del gettito fiscale è stata del 2,2% del PIL per Regno Unito e del 3,2% del PIL per Stati Uniti. In Germania, invece, le entrate fiscali rispetto al PIL sono aumentate dello 0,9%. Come si può constatare dal grafico qui a lato, nel triennio 2007-2009 il deficit tedesco è quello più contenuto. La struttura delle imposte dei tre Paesi può essere una delle cause delle diverse performance. Il sistema fiscale statunitense è progressivo incidendo in particolar modo sui “ricchi”. La Germania e molti altri Paesi europei raccolgono, invece, il maggior gettito attraverso imposte regressive sui consumi (sulle fonti energetiche, in particolare). Il carico fiscale grava, soprattutto, sui c.s. “ceti medi”. Quindi, negli Stati Uniti, quando le recessioni (come la più recente) colpiscono, soprattutto, i cittadini ricchi, come i banchieri o gli investitori, le entrate fiscali sono destinate a diminuire. Il sistema fiscale britannico è intermedio tra quello statunitense e quello tedesco. È molto probabile che nel lungo periodo, i Governi statunitense e britannico debbano valutare di aumentare la pressione fiscale sulle “classi medie”. Fonte: rielaborato da Kaletsky K., Democrat defeat will tighten squeeze on middle class, The Times, 25 gennaio 2010. 10 Stati Uniti Germania Regno unito 8 6 4 2 Entrate fiscali 0 Spesa pubblica Deficit –2 –4 Variazioni della spesa pubblica, delle entrate fiscali e del deficit 2007-2009 di Stati Uniti, Germania e Regno Unito, in percentuale del PIL. Fonte: rielaborato da Kaletsky K., Democrat defeat will tighten squeeze on middle class, The Times, 25 gennaio 2010. D. Begg, G. Vernasca, S. Fischer, R. Dornbusch – Economia 5e © 2014, McGraw-Hill Education