In merito ai due punti (7 e 9) vorrei evidenziare i seguenti argomenti

In merito ai due punti (7 e 9) vorrei evidenziare i seguenti argomenti:
dati recenti sulla povertà e le misure di contrasto tratti dalla Relazione programmatica finanziaria 2013
della Regione Sicilia:
(tratto dalla tab.2della Relazione) Incidenza % famiglie residenti della povertà relativa
Dato Sicilia: 27 % (2010) 27,3% (2011) 29,6% (2012) e si prevede che nel 2013 il dato sarà ancora
peggiore.
A fronte di questo drammatico quadro nel 2012 un segnale di allarme significativo è costituito dalle entrate
finanziarie dovute ai riversamenti delle somme dovute dai contribuenti a mezzo ruolo della Società
Riscossione Sicilia Spa. Mentre nel 2011 la % di variazione rispetto al 2010 era aumentata del + 3% . Quindi
nel 2011 la pressione dovuta all’esercizio della riscossione per ruoli (cartelle esattoriali) era stata
notevolmente pesante. A fronte di ciò, il dato consuntivo del 2012 registra una flessione del – 4% . Per
arrivare al dato parziale 2013 del – 17 % (rispetto allo stesso periodo del 2012). L’allarme scaturisce dalla
depressione economica che ha peggiorato le disponibilità finanziarie e la capacità contributiva dei cittadini.
(almeno di quelli onesti appartenenti alle fasce di reddito medio basse). Non è necessario citare il Keynes e
altri economisti liberisti per affermare che in detti periodi di depressione va assolutamente diminuita la
pressione fiscale e, di contro, aumentato l’investimento pubblico in opere essenziali. Le vicende relativa al
MOSE, all’EXPO e alla TAV in Val di Susa sono emblematiche di come invece si sprecano ingenti somme per
opere criticabili e spesso inutili e dannose per lo sviluppo economico del Paese.
Secondo l’art. 53 della Costituzione che è legge fondamentale anche in Sicilia “Tutti sono tenuti a
concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato
a criteri di progressività”. Detto articolo è gravemente disapplicato data l’entità notevole del carico fiscale
come IRAP, IRPEF, IUC , TASI, fasce obbligatorie di minimo dichiarato delle partite IVA, addizionali e accise
di vario genere che non rispettano l’indirizzo della legge Costituzionale. In particolare la situazione fiscale si
presenta incerta e inapplicabile a livello degli Enti locali dove i criteri di tassazione sono svariati,
incontrollati e non legati alla capacità reddituali effettive dei cittadini e quindi anticostituzionali.
La prima proposta per quanto riguarda la imposizione fiscale dei tributi locali è quella di fissare una UNICA
IMPOSTA LOCALE applicata con l’unico criterio legale stabilito dall’art. 53 della Costituzione.
La seconda proposta è la diminuzione della 1° aliquota di tassazione (attualmente del 23%) sui redditi
medio-bassi e l’aumento del reddito esente x gli incapienti o in ristrette condizioni reddituali ( attualmente
aggirantesi intorno agli 8.000 € ) sempre in applicazione alla norma costituzionale.
Pertanto sarebbe utile da parte dei gruppi parlamentari nazionali e regionali , e delle Amministratori
comunali del Movimento promuovere iniziative legislative e di comunicazione sull’EQUITA’ FISCALE in
collaborazione con i MU locali interessati alle proposte indicate. Individuando anche forme di lotta
simboliche di disubbidienza gandhiana dei cittadini contro l’ingiustizia fiscale.
Le proposte politiche qui esposte sono in attuazione del principio del Movimento 5 stelle di NON LASCIARE
INDIETRO I CITTADINI ONESTI PIU’ DEBOLI E NON LASCIARLI SOLI CONTRO LO STATO “NEMICO”.
Giancarlo Consoli – giugno 2014