2. L’atomismo di Democrito Di solito Democrito viene presentato insieme agli ultimi presocratici ma è piuttosto un postsocratico, in quanto risulta contemporaneo di Socrate e dei suoi primi discepoli, ad esempio di Platone. L’atomismo, sebbene sia prevalentemente dominato dal problema della natura, si mostra aperto anche ai problemi della morale, della storia, del linguaggio ecc., manifestando una tendenza enciclopedica che risente della nuova cultura di tipo sofistico-socratico. La filosofia di Democrito Risulta importante sia per la storia del pensiero filosofico, sia per quella del pensiero scientifico. Leucippo Fondatore dell’atomismo fu Leucippo di Mileto, di cui abbiamo così scarse notizie: sembra sia stato discepolo degli eleati e abbia scritto una Grande cosmologia. In assenza di informazioni precise, il suo pensiero non viene distinto da quello del suo discepolo Democrito. Democrito: la vita e le opere Democrito nacque ad Abdera probabilmente intorno al 460-459 a.C. e morì assai vecchio, pare più che centenario. Si tramanda che si sia spinto, oltre che in Egitto, anche in Etiopia e nell’India. Egli stesso dice: “Io sono, tra i miei contemporanei, quello che ha percorso la maggior parte della terra, facendo ricerca delle cose più strane; e vidi cieli e terre numerosissime; e udii la maggior parte degli uomini dotti”. Fu anche ad Atene dove ebbe modo di venire a contatto con la cultura sofistico-socratica, che lasciò tracce visibili sul suo sistema filosofico, di natura enciclopedica. Democrito ha incarnato al massimo la figura del sapiente completamente assorto nella speculazione. Scrive ad esempio Orazio: “Qual meraviglia se il bestiame entra nei campi di Democrito e guasta le messi, mentre l’animo di lui, immemore del corpo, se ne va errando veloce?”. A Democrito sono attribuiti molti scritti, tra i quali La piccola cosmologia, Sulla natura, Sulle forme degli atomi, Sulle parole. Verità e scienza La distinzione eleatica tra apparenza e realtà rivive nell’atomismo. Democrito, sulla scia di Parmenide e in parte di Eraclito, ritiene infatti che l’occhio del filosofo, spingendosi oltre la mutevole e varia apparenza del mondo, debba cercare di raggiungere la realtà “autentica” delle cose, conscio del fatto che “la verità dimora nel profondo”. Questa convinzione si traduce in un’antitesi tra la conoscenza sensibile, detta “oscura” e la conoscenza razionale, detta “genuina”. Infatti, mentre i sensi si limitano a vagare alla superficie delle cose, la conoscenza intellettuale riesce a cogliere l’essere vero del mondo: gli atomi, il vuoto e il loro movimento. Tuttavia sarebbe errato irrigidire troppo questo dualismo conoscitivo. Mentre negli eleati sensazione e pensiero rimangono divisi in due tronconi incomunicabili, in Democrito sensibilità e intelletto, esperienza e ragione, si trovano in un rapporto di reciproca continuità e implicanza. Secondo l’atomismo, la conoscenza: parte dalla constatazione delle cose attraverso i sensi; si sviluppa mediante un’autonoma elaborazione intellettuale e logica dei dati; perviene a una teoria in grado di “spiegare” ciò che i sensi si limitano a “mostrare”. Questo non significa ovviamente che in Democrito vi sia già lo schema metodologico, ovvero il procedimento, della scienza moderna. Come in tutti i Greci, anche negli atomisti il momento puramente razionale della ricerca sopravanza di gran lunga il momento sperimentale, in quanto alla cultura greca antica mancano le nozioni galileiane di “esperimento” e di “verifica”. Ma in Democrito si instaura una collaborazione più stretta fra i sensi e il pensiero, sottolineata dalla testimonianza di Sesto Empirico, il quale ci dice che gli atomisti, partendo dai dati “visibili” della percezione, si aprono uno spiraglio su quelli “invisibili” dell’intelletto (cioè sugli atomi). Diversamente dal razionalismo estremo degli eleati, secondo cui la ragione, senza tenere conto dei dati forniti dai sensi, anzi ignorandoli, può arrivare a conoscere la verità, l’atomismo ritiene che il compito dell’intelletto consista nel “dar ragione” di ciò che i sensi si limitano ad attestare. A questo proposito, Aristotele scrive: “Leucippo ritenne d’aver trovato la via di ragionamenti i quali, dando una spiegazione in accordo con la percezione sensibile, non portassero a negare me la generazione ne la distruzione né il movimento né la molteplicità delle cose”. Il sistema della natura Gli atomi. Con gli atomisti abbiamo una sorta di “fisicizzazione” del binomio eleatico di essere e non essere, in quanto essi identificano l’essere con il pieno e il non essere con il vuoto. Il pieno è la materia, il vuoto è lo spazio in cui essa si muove. La materia è a sua volta costituita da un insieme di atomi, cioè di particelle indecomponibili (secondo l’etimologia stessa di “a-tomo”, che in greco significa “non divisibile”). Gli atomisti non sono giunti all’idea dell’atomo su base sperimentale in senso moderno, essendo del tutto privi di strumenti scientifici appropriati. Il loro concetto è il frutto di una deduzione, razionale, che discende da una riflessione sulla problematica della divisibilità all’infinito sollevata da Zenone. Contro quest’ultimo, gli atomisti affermano che la divisibilità all’infinito vale solo in campo logico-matematico, ma non in quello reale, in quanto non è assolutamente possibile pensare di dividere all’infinito la realtà materiale percepita dai sensi, perché, a furia di dividere la materia, la realtà si dissolverebbe nel nulla. Ma se al fondo della natura vi fosse il nulla, non si capirebbe come da tale nulla possa derivare la realtà concreta e materiale dei corpi, esattamente come non si può comprendere in che modo dalla somma di tanti zeri possa derivare un numero qualsiasi. Di conseguenza, secondo Democrito, se si vuole spiegare razionalmente ciò che appare, si e obbligati ad ammettere che esistano dei costituenti ultimi della materia, ossia delle particelle minime non ulteriormente decomponibili. Per cui, dividere un pezzo di materia può solo voler dire separare gli atomi che lo compongono, ma non certo dividere i singoli atomi. Le proprietà degli atomi. Quali sono le caratteristiche essenziali degli atomi? Democrito risponde utilizzando alcuni attributi dell’essere parmenideo: gli atomi sono pieni, immutabili, ingenerati ed eterni. Tra essi non vi sono differenze qualitative, perché son fatti tutti della medesima materia. Gli atomi si distinguono solo per gli aspetti quantitativi della forma geometrica e della grandezza. Essi determinano la “nascita” e la “morte” delle cose con la reciproca unione e separazione, così come ne determinano la diversità e il mutamento con i loro rapporti d’ordine e di posizione: secondo il paragone di Aristotele, gli atomi sono simili alle lettere dell’alfabeto, che differiscono tra loro per la forma e danno luogo a parole e a discorsi diversi a seconda di come si dispongono e si combinano (ad esempio, A differisce da N per la forma, AN differisce da NA per l’ordine, Z differisce da N per la posizione). Tutte le qualità dei corpi dipendono o dalla figura degli atomi o dall’ordine e dalla combinazione di essi, la qualità dei fenomeni non è che l’aspetto superficiale di strutture e rapporti quantitativi (in questa conversione della qualità nella quantità, della fisica nella matematica, risulta evidente un influsso del matematismo pitagorico). Gli atomi sono immersi in uno spazio vuoto, che viene anch’esso dedotto per via razionale: se c’è il movimento, sostiene Democrito, ci deve per forza essere il vuoto. Il movimento degli atomi e l’infinità dei mondi. Su come Leucippo e Democrito raffigurassero il movimento degli atomi vi è qualche incertezza interpretativa. Per parecchio tempo si è ritenuto (seguendo Aristotele) che in Democrito gli atomi fossero pensati in perpetua caduta, secondo un moto rettilineo e uniforme che faceva si che i più pesanti, cadendo più rapidamente, cozzassero contro i più leggeri, provocando una serie di collisioni interatomiche. Oggi si tende invece a ritenere (secondo la testimonianza di Aezio) che questo punto di vista non fosse di Democrito ma di Epicuro, il quale rielaborò l’atomismo. Sembra infatti che il peso non fosse una proprietà originaria (bensì derivata) degli atomi e che Democrito considerasse il movimento delle particelle materiali come un loro volteggiare caotico in tutte le direzioni. Questo moto dava origine a incessanti contatti e a continue aggregazioni tra corpuscoli simili, che si concretizzavano in veri e propri “vortici” atomici, con le particelle più grandi al centro e quelle più piccole alla periferia. E poiché gli atomi sono infiniti e infinite sono le loro possibilità di combinazione, Democrito ritiene che vi siano infiniti mondi, che perpetuamente nascono e muoiono. Esisteranno ad esempio mondi senz’acqua, e quindi privi di esseri viventi, oppure mondi con più soli e con più lune, ma anche mondi analoghi al nostro. Anche l’universo, preso nella sua totalità, sarà spazialmente infinito, poiché non è pensabile un limite oltre il quale non si possa procedere. Tutta la teoria atomistica è legata al postulato del movimento originario degli atomi, pensati come semoventi. Democrito ritiene infatti che la materia abbia in se stessa la propria causa motrice e che il movimento sia una proprietà strutturale, e quindi eterna, di essa. Di conseguenza, in Democrito il problema della causa del movimento non si pone affatto, in quanto, all’interno del suo sistema, se ha senso cercare la causa di questo o quell’evento, non ha senso chiedersi quale sia la causa del movimento della materia, poiché data la materia ne segue il movimento, o meglio materia = movimento. Il filosofo e matematico Bertrand Russell chiarisce molto bene questo punto: “Aristotele ed altri rimprovereranno a lui [Leucippo] e a Democrito di non aver dato spiegazioni intorno al moto originario degli atomi, ma in questo gli atomisti erano più scienziati dei loro critici. La causalità deve partire da qualcosa, e la dove essa parte non si può attribuire alcuna causa al dato iniziale. Il mondo può essere attribuito a un Creatore, ma anche in questo caso del Creatore stesso non si danno spiegazioni”. Il materialismo e il meccanicismo. Eterna come il movimento è anche la sostanza materiale complessiva dell’universo, che non può né aumentare né diminuire, perché questo implicherebbe una creazione dal nulla o una dissoluzione nel nulla che urterebbero contro il postulato di origine eleatica, fatto proprio anche dagli atomisti, secondo cui nulla viene dal nulla e nulla torna al nulla. In virtù di questo insieme di teorie, l’atomismo rappresenta la prima radicale forma di materialismo dell’antichità, dove per “materialismo filosofico” si intende la concezione secondo cui la materia (insieme con il vuoto) costituisce l’unica sostanza e l’unica causa delle cose. Connesso a tale materialismo è l’ateismo. Pur ammettendo in qualche modo gli dei, Democrito ritiene che alla base del mondo non vi sia alcuna intelligenza: per questo, dicono le fonti, sembra che egli “prendesse in giro” Anassagora per la sua teoria di un noùs ordinatore. Parte integrante del materialismo e dell’ateismo è il meccanicismo. Si dice “finalistico”; o “teleologico” il metodo che consiste nello spiegare la realtà mediante la nozione di “fine”, “scopo”, “progetto divino” ecc. Si dice invece “meccanicistico”, o “naturalistico” il metodo che consiste nello spiegare le cose in virtù delle “cause” efficienti naturali che le producono, indipendentemente dal concetto di scopo. Dunque, se nella prospettiva finalistica “comprendere un oggetto” significa chiedersi per quale scopo o progetto esso esista o funzioni in quel determinato modo, per il meccanicismo “spiegare un oggetto” significa invece chiedersi in virtù di quale causa o legge di natura esso esista o funzioni in quel determinato modo. Ritenendo che le uniche realtà del mondo fossero la materia, il movimento e le loro leggi, gli atomisti furono i primi a voler interpretare la natura con la sola natura, contrapponendo il concetto filosofico di “necessità meccanica” alle nozioni di “volontà degli dei” o alle nozioni empedoclee e anassagoree di “amore e discordia” e di “noùs”. Il meccanicismo atomistico è anche un esempio di “causalismo”; una teoria per la quale tutto ciò che avviene nell’universo presuppone un sistema ben preciso di cause che lo ha prodotto. Un noto frammento di Leucippo suona infatti: ”Nulla si produce senza ragione, ma tutto avviene per un motivo e in forza della necessita”. Poiché alla base del mondo non esistono alcuna forza intelligente e alcun progetto, l’universo degli atomisti può dare l’impressione di essere sospeso al caso. Tant’e vero che Dante, acuto portavoce di questa mentalità, in un celebre verso della Divina Commedia parla di Democrito come di colui che “i1 mondo a caso pone” (Inferno, IV, 136). Se per “caso” intendiamo l’assenza di causalità, allora il verso dantesco esprime una profonda incomprensione del pensiero atomistico. Se con il termine “caso” intendiamo invece l’assenza di un disegno consapevole di origine divina, il giudizio dantesco evidenzia allora una caratteristica oggettiva della filosofia atomistica. L’importanza di Democrito per la storia della scienza L’atomismo ha elaborato dottrine di rilevanza scientifica. 1) Grazie a Democrito si è intuita e tenuta viva attraverso i secoli l’idea della costituzione atomica della materia, che più tardi verrà ripresa, su base sperimentale, dalla scienza. 2) Democrito ha concepito la teoria secondo cui, per studiare la natura, non bisogna chiedersi lo “scopo” dei fenomeni, bensì la loro “causa”, difendendo così quella modalità causalistica di pensare che si identifica ancor oggi con il metodo stesso della scienza. 3) Democrito ha ritenuto che lo scienziato non dovesse prendere in considerazione la qualità delle cose, bensì la loro struttura quantitativa e quindi le loro proprietà oggettive, anticipando in tal maniera un tipico modo di procedere della fisica moderna. 4) Democrito ha ridotto la natura a oggettività meccanica, con l’esclusione di qualsiasi elemento mitico e antropomorfico. 5) Democrito ha sostenuto l’idea della pluralità dei mondi, elaborando un modello di universo alternativo a quello aristotelico-tolemaico, il quale era fermo all’idea che l’unico mondo esistente fosse quello in cui viviamo. L’anima e la conoscenza Democrito applica il modello materialistico anche all’uomo: sostiene che l’anima è anch’essa corporea, perché fatta di atomi ”psichici”, di natura ignea, mobile e sottile. L’anima è diffusa in tutto il corpo e le sue differenti operazioni hanno sede in parti differenti del corpo il pensiero, ad esempio, risiede nel cervello ed è quindi soggetto alle variazioni delle condizioni fisiche dell’organismo. La sensazione è prodotta nell’anima da effluvi di atomi che provengono dagli oggetti e che penetrano nel corpo umano, venendo a contatto con gli atomi dell’anima. Perciò la sensazione non procede al di la delle apparenze sensibili, e solo l’intelletto coglie gli atomi e il loro movimento, che costituiscono la vera realtà delle cose. Da ciò la distinzione tra conoscenza “oscura” e conoscenza “genuina”. Per Democrito non tutte le proprietà che noi attribuiamo alle cose esistono veramente negli oggetti. Infatti, mentre alcune proprietà, esprimenti aspetti quantitativi e spaziali (come ad esempio la figura, il numero o il movimento), caratterizzano gli oggetti in quanto tali, indipendentemente da noi, altre proprietà, esprimenti per lo più caratteristiche qualitative (come ad esempio i sapori e gli odori), esistono soltanto in relazione ai nostri organi percettivi. Ad esempio, in natura non esiste “il dolce” ma solo certe sostanze, le quali, avendo determinate configurazioni atomiche (o “chimiche” come diremmo oggi), quando vengono in contatto con il nostro palato generano la sensazione del dolce. Questa distinzione tra proprietà “oggettive”; cioè esistenti di per se, e proprietà “soggettive” cioè esistenti solo in rapporto al soggetto conoscente, sarà ripresa da Galileo Galilei all’inizio dell’età moderna e ritornerà nel filosofo inglese John Locke (XVII secolo), che chiamerà i due gruppi di proprietà rispettivamente “qualità primarie” e “qualità secondarie”, usando un’espressione che entrerà poi nel linguaggio filosofico abituale. L’importanza di questa teoria è grandissima, poiché in virtù di essa la fisica viene indirizzata esclusivamente alla ricerca delle determinazioni quantitative della natura, cioè di quei caratteri che possono venir definiti mediante la misurazione matematica. L’etica Ragione e comportamento. La morale di Democrito è una forma di “razionalismo morale”, che elegge la ragione a giudice e guida del l’esistenza e che fa dell’equilibrio e della misura il supremo ideale di condotta. Per Democrito il bene più alto e costituito dalla felicità che però risiede nell’interiorità dell’anima. Non sono la gloria e gli averi che rendono felici, ma la giustizia e la ragione: “fama e ricchezze senza mente non sono beni utili”. Dove la ragione difetta, non si sa godere in modo autentico della vita e si è preda di turbamenti irrazionali, desideri impossibili, continue insoddisfazioni, invidie e paure. Per gli uomini la gioia spirituale nasce dalla misura e dalla proporzione: “se si passa la misura, anche la cosa più gradevole ti diventa sommamente sgradevole”. Quella di Democrito è un’etica del dovere fondata sul “rispetto” verso se stessi: “Non devi aver rispetto per gli altri uomini più che per te stesso, né agir male quando nessuno lo sappia più che quando lo sappiano; ma devi avere per te stesso il massimo rispetto e imporre alla tua anima questa legge: non fare ciò che non si deve fare”; “Il bene non sta nel non compiere ingiustizie, ma nel non volerle”; “Una vita cattiva e insipiente non è un vivere male, ma un lungo morire”; “Colui che fa ingiustizia e più infelice di chi la soffre”. Un altro aspetto notevole dell’etica di Democrito è il cosmopolitismo “Per l’uomo saggio - egli dice - tutta la terra è praticabile, perché la patria dell’anima eccellente è tutto il mondo”. Egli riconosce tuttavia il valore dello Stato e dice che nulla è preferibile a un buon governo, giacché il governo abbraccia tutto. E dichiara di preferire vivere povero e libero in una democrazia, piuttosto che ricco e servo in un’oligarchia. L’anticonformismo etico di Democrito. L’aspetto più importante dell’etica democritea risiede nel tentativo di fondare la morale sull’interiorità della persona anziché sui costumi della pòlis. Analogamente a quanto avviene in Socrate, in Democrito il singolo rivendica una propria autonomia critica nei confronti della società, o meglio dei modi di vita correnti, proclamando la ragione come unica guida del proprio comportamento. Il carattere anticonformistico della morale di Democrito esprime anche una tenace difesa dei valori della conoscenza, che si concretizza in una rottura esplicita con un mondo basato sui valori del corpo, del potere, della ricchezza e della violenza. La civiltà, il linguaggio e la religione Nell’atomismo troviamo anche alcune riflessioni sulla civiltà, sul linguaggio e sulla religione. Democrito, procedendo oltre il mito, scruta attentamente l’origine della civiltà: inizialmente, gli uomini conducevano una vita senza leggi, come quella degli animali, ed erano in preda ai fenomeni della natura. In un secondo tempo, spinti dall’utilità e “sotto la pressione del timore”, cominciarono a riunirsi in società. Nacque così il linguaggio, o meglio la pluralità degli idiomi, che per Democrito costituiscono l’effetto di una tacita convenzione tra gli uomini, mediante cui si fa corrispondere a un determinato oggetto un determinato nome, il quale può mutare a seconda dei popoli e delle civiltà. Con il linguaggio sorsero le prime arti e le prime tecniche, attraverso cui l’uomo si protesse dalle fiere e dagli elementi, costruendo le prime dimore fisse. In questo contesto si colloca anche la nascita della religione, che per Democrito deriva dal terrore e dallo sbigottimento degli uomini primitivi davanti alle forze scatenate della natura. In balia dei tuoni, dei lampi, dei fulmini, delle eclissi di sole ecc., i mortali credettero che di tali fenomeni fossero causa gli dei, cui offrirono voti e preghiere affinché non facessero loro del male. Queste teorie sulla civiltà risultano importanti 1. perché rompono l’involucro mitico attraverso cui gli uomini avevano spiegato l’origine della civiltà; 2. perché fanno dell’uomo il soggetto della storia, riconoscendolo al posto degli dei come artefice del proprio destino; 3. perché mostrano come la civiltà non sia il prodotto di una “decadenza” rispetto a una felice età dell’oro, ma il risultato di una difficile “conquista”; 4. perché rispecchiano la concezione della storia come progresso propria della cultura ateniese del V secolo a.C. L’enciclopedismo democriteo Il pensiero di Democrito costituiva una vera e propria enciclopedia del sapere, che spaziava dalla matematica alla musica, dalla biologia alla pittura, dalla medicina all’astronomia. La sua filosofia può venir considerata una rielaborazione originale di tutto il sapere presocratico, con aperture alla contemporanea problematica di tipo sofistico-socratico. Nell’atomismo confluiscono infatti la dottrina ionica ed eraclitea della mutevolezza del mondo, la considerazione matematizzante dei pitagorici, la teoria parmenidea dell’eternità e dell’indistruttibilità dell’essere, argomentazioni zenoniane circa la divisibilità all’infinito, il pluralismo di Empedocle e di Anassagora. Democrito è da porsi oggettivamente accanto alle grandi sintesi filosofiche di Platone e di Aristotele, nei cui confronti rappresenta una radicale “alternativa” di mentalità, di metodi e di visione complessiva delle cose. Democrito nella storia L’atomismo è una delle filosofie più amate e odiate della storia. Guardato con ammirazione da un lato e disprezzato dall’altro. Esso ha subito ben presto l’opposizione di Platone. Però con questa differenza: mentre Platone, pur polemizzando incessantemente con i sofisti, parla delle loro dottrine e manifesta considerazione per i principali maestri, riguardo a Democrito tace completamente, non citandolo nei Dialoghi neppure una volta. Aristotele, che a differenza di Platone cita spesso gli atomisti, manifesta tuttavia un analogo e totale dissenso, concependo il proprio pensiero come antitesi radicale a essi. Epicuro riprenderà l’antica dottrina democritea, sistematizzando e rielaborando l’atomismo nelle sue varie parti. Lucrezio, nel De rerum natura esporrà in versi la visione atomistica dell’essere. Con il trionfo del cristianesimo, l’atomismo agli occhi dei Padri della Chiesa apparirà, ancor più della sofistica, come il “filone eretico” della cultura occidentale e come la filosofia atea per eccellenza. Per Dante, interprete della cultura medievale, Democrito sarà il filosofo del “caso”, e gli epicurei “color che l’anima con il corpo morta fanno” (Inferno, X, 15). Soltanto con il Rinascimento e l’età moderna l’atomismo sarà riscoperto e rivalutato, e tornerà a ispirare filosofi e scienziati. Nel XX secolo si è giunti a studiare l’atomismo con piena obiettività storiografica e ci si è resi conto della sua rilevanza oggettiva. Bastino, a conferma di ciò, alcuni autorevoli giudizi in materia. Bertrand Russell: “Il mondo degli atomisti rimane logicamente possibile ed è più vicino al mondo reale di quanto non lo sia il mondo di ogni altro filosofo antico”. Ludovico Geymonat afferma: “L’atomismo di Democrito, ripreso poi - se pure sostanzialmente modificato - da Epicuro, costituisce il patrimonio più prezioso che i Greci trasmisero, nel campo delle interpretazioni generali della natura, alle epoche successive, ed ebbe una funzione determinante, nel XVI e XVII secolo, per la formazione della scienza moderna”. L’arché nei presocratici Al termine di questa unità dedicata al pensiero presocratico, può essere utile riepilogare visivamente le varie forme assunte dal “principio” della realtà ricercato dai primi filosofi.