alle malattie psicotiche più gravi Psichiatria Settembre 2008 La “Malattia mentale” Quando si parla di “malattia mentale”, ci si riferisce di solito ad un particolare disturbo mentale, o meglio ad un gruppo di disturbi mentali noti co- me sindromi schizofreniche. Schizofrenia è un termine infelice, in quanto raggruppa disturbi che hanno probabilmente cause e decorso diversi ed, inoltre, il significato della parola, in greco antico, è “animo diviso”, mentre, in realtà, le contraddizioni e i contrasti interni nella schizofrenia sono poco importanti. La schizofrenia è caratterizzata dalla presenza di alcuni dei sintomi che sono stati chiamati prima “psicotici”. E’ un disturbo meno frequente di quelli depressivi e ansiosi, ma non è LE TERAPE DELLA MENTE: PSICANALISI La psicoterapia è una parte della psicologia che si occupa della cura dei disturbi della mente. È prevalentemente destinata a quelle quelle forme di nevrosi di gravità medio e bassa che colpisce una grande quantità di persone. Si tratta di disturbi senza corrispondenze organiche quindi senza danni celebrali per cui delle cure farmacologiche potrebbero risultare inutili se non dannose. Molto più efficace la psicoterapia. Si tratta di un percorso che si sviluppa tra terapeuta e paziente. Esistono anche terapie di gruppo, nelle quali le persone con disturbi simili si ritrovano a discutere insieme delle proprie esperienze insieme al terapeuta. Il fine della psicoterapia è quello di costruire un percorso che vede coinvolti paziente e terapeuta; un progetto che condurrà, lentamente, alla individuazione di tutti quei processi di pensiero e dei relativi comportamenti disfunzionali che la persona manifesta. Una volta individuati, questi schemi di pensiero e queste idee possono essere modificati. Per farlo servirà la piena collabora- zione del paziente, il quale dovrà trovare dentro di sé le risorse per guarirsi; il terapeuta infatti non gli darà ordini e non gli svelerà misteri, ma lo aiuterà ad indirizzarsi sulla strada della guarigione e lo sosterrà nei suoi tentativi di cambiamento. Esistono molti tipi di approcci psicoterapici, tutti efficaci; tuttavia essi differiscono l’uno dall’altro per il quadro teorico sul quale si basano e per la diversa prospettiva dalla quale osservano ed interpretano il problema. I disturbi che risultata più curabile con la psicoterapia è certamente l’ansia nelle sue varie forme. Le tecniche psicoterapiche sono numerose e legate a diverse scuole di pensiero ma il risultato che si prefiggono di raggiungere è in ogni caso lo stesso. Le psicoterapie più efficaci sono: la psicanalisi, la terapia Junghiana, la terapia Adleriana, l’ipnoterapia, la terapia cognitivo-comportamentale, la terapia sistemica familiare, il training autogeno, la terapia breve strategica, l’analisi bioenergetica, l’analisi transazionale, la terapia raro: si stima che circa l’1% della popolazione possa andare incontro nel corso del sua vita ad un episodio di tipo schizofrenico e che attualmente in Italia soffrano di schizofrenia almeno 150.000 persone. Può iniziare con clamorose manifestazioni di comportamenti stravaganti, accompagnati da deliri e da allucinazioni, ma spesso, nei più giovani, l’inizio è lento ed è preceduto da un periodo di progressiva chiusura in se stessi e di peggioramento del rendimento scolastico o lavorativo. Si tratta del disturbo mentale che più può fare paura e suscitare diffidenza. La paura e la diffidenza sono umanamente comprensibili, ma solo in piccola parte giustificate. E’ infatti utile sapere che gli studi condotti fino ad oggi dimostrano che: se si interviene precocemente, non appena il disturbo si è manifestato (il disturbo comincia di solito in adolescenza e in gioventù), si riesce a far sì che la persona possa riprendere una vita normale o quasi normale; i deliri e le allucinazioni possono essere spesso eliminati o tenuti sotto controllo con i trattamenti farmacologici; talvolta la persona stessa può imparare a fronteggiarli con opportune strategie chiamate in gergo “strategie di coping”. Avete visto il bel film A beautiful mind? Se no, vi consigliamo di vederlo. E’ la storia di un premio Nobel che si ammala di schizofrenia dopo aver fatto degli studi brillanti in gioventù e che a poco a poco, con l’aiuto della moglie, impara a convivere con il disturbo, impara per così dire ad autogestirlo, impedendo a se stesso di rovinare la propria vita e quella di chi gli sta accanto; i sintomi negativi come chiusura, perdita di energia, perdita di motivazione possono essere alleviati aiutando la persona che ne soffre a definire obiettivi realistici di vita e a raggiungerli, insegnandole e reinsegnandole abilità social e metodi di soluzione dei problemi; i familiari o gli amici del malato possono diventare alleati nella cura se aiutati con programmi specifici a migliorare le capacità di comunicazione e di risoluzione comune dei problemi e ad individuare, insieme a chi soffre del disturbo, quali siano i segni che possono precedere una crisi, in modo da poterla prevenire; molte persone che soffrono di schizofrenia e che hanno smesso di lavorare o di studiare possono tornare a tali attività, anche se talora ad un livello meno impegnativo, in imprese pubbliche o private o in cooperative sociali o essere inseriti in laboratori di avviamento Dall’elettroshock al dialogo della Gestalt, la logoterapia, la programmazione neurolinguistica, la terapia centrata sul cliente, la terapia di gruppo e altre ancora. 1 - La psicanalisi È la più famosa in assoluto per- ché legata alla figura di Sigmund Freud, scopritore di questo nuovo approccio per curare i disturbi mentali. Iniziò la sperimentazione delle nuove tecniche sui suoi pazienti che non rispondevano in maniera soddisfacente alla tecnica catartica (ipnosi) utilizzata prevalentemente dal suo collega Josef Breuer. Freud rivoluziono completamente i metodi di cura dell’isteria e delle nevrosi che fino a quel momento erano trattate con l’ipnosi o addirittura con l’elettroshock. Il metodo introdotto da Freud è famoso, esteriormente, per le immagini cinematografiche molto abusate. Egli permetteva che i pazienti, dopo essersi distesi e ri- PAGINA 7 professionale. Sono pericolosi? Va detto innanzitutto che le persone che soffrono di schizofrenia per lo più sono miti ed indifese, spesso anche depresse, e sono molto più spesso vittime di reati che autori di reati. E’ anche purtroppo ancora frequente che commettano suicidio. Se chi soffre di schizofrenia è ben trattato da servizi competenti che lo seguono con regolarità, la possibilità di atti violenti verso gli altri è minima. In genere cioè chi soffre di schizofrenia va trattato esattamente come qualunque altra persona: se è violento o formula minacce o ha spesso un comportamento molto disturbante, va segnalato perché i servizi psichiatrici e, raramente, anche le forze di sicurezza prendano i provvedimenti del caso, che tengano conto del proprio disturbo mentale. Lo ripetiamo, se chi soffre di schizofrenia è ben curato, non è pericoloso. La legge italiana prevede che durante una crisi la persona che soffre di un disturbo mentale grave, se rifiuta di curarsi, può essere ricovera- ta anche contro la sua volontà, finché la situazione di emergenza non è passata. Si tratta del cosiddetto Trattamento Sanitario Obbligatorio, o TSO. E’ possibile anche l’Accertamento Sanitario Obbligatorio, se vi sono validi motivi per credere che qualcuno che rifiuta di incontrarsi con lo psichiatra soffra di un disturbo mentale grave. Ogni tanto la stampa riporta casi di cronaca nera in cui l’omicida soffre di un disturbo mentale grave. Per lo più si tratta o di gravi depressioni o di schizofrenia. Sono casi molto rari, se si pensa a quanto tali disturbi siano frequenti. Se si fa una inchiesta mirata non tanto a trovare il colpevole, quanto a capire cosa fare per rendere questi orribili eventi sempre meno frequenti, si scopre, di solito, che si tratta di persone che non sono in cura o che, per motivi spesso indipendenti dalla volontà dei singoli professionisti della psichiatria, non sono state seguite come avrebbero dovuto. lassati su un divano, divenuto poi il famoso lettino dell’analista, dessero libero sfogo alle parole e al flusso dei propri pensieri. Attraverso questo metodo Freud tentava di vincere l’azione di censura delle tradizioni, della morale e degli imperativi sociali che impedivano ai pensieri delle persone di essere riportati a parole per quello che veramente erano. Si tratta del metodo delle libere associazioni, il quale prevede che i pensieri scorrano liberamente, senza alcuna logica razionale, trasformando in parole ciò che è presente nel profondo. Questa parte profonda, denominata da Freud inconscio, forse il suo più importante contributo al pensiero moderno, rappresenta la parte più difficilmente accessibile della nostra mente, quella che nasce e continua a costituirsi nel corso della vita attraverso l’azione della rimozione. Tale meccanismo di difesa agisce sui pensieri dolorosi e inaccettabili, talmente insopportabili che la psiche li bandisce, relegandoli all’inconscio. In questo modo la persona perde la consapevolezza di tali pensieri e la sua mente non viene più perturbata da essi, almeno temporaneamente. Tuttavia può accadere che i traumi rimossi, pur non direttamente disponibili alla coscienza ma comunque presenti nell’inconscio, generino ansia e sentimenti negativi, i quali esercitano un’azione patologica sul comportamento umano. Inoltre Freud introdusse il concetto di transfert, ovvero quel vincolo emotivo che si stabilisce tra paziente e analista, con il quale il paziente sposta sentimenti e pensieri relativi ad una relazione significativa della sua vita sull’analista. Nella concezione di Freud il transfert era indispensabile alla guarigione del paziente, in quanto lo rendeva parte attiva del processo terapeutico, aiutandolo a scoprire da sé il modo migliore per risolvere il suo trauma. Questo era un concetto nuovo e stupefacente per il tempo, in quanto fino a quel momento il paziente veniva considerato come parte passiva del processo terapeutico. FONTE NIENTEANSIA.IT FONTE: MINISTERO DELLA SALUTE