Presentazione del libro "SOCIALIZZAZIONE E CAPITALE UMANO"

Presentazione del libro "SOCIALIZZAZIONE
E CAPITALE UMANO"
a cura di prof. Silvio Scanagatta - Facoltà di Psicologia di Padova
La sociologia dell'educazione e le sfide della globalizzazione
ISBN 88-13-24062-7 pp. VIII-182 Edizioni CEDAM via Jappelli 5, 35122 Padova.
Nel lavoro si sviluppa una elaborazione teorica che si allarga dalla scuola e dai giovani per arrivare
alla più generale tematica della socializzazione nella società virtuale.
La globalizzazione porta infatti ad interpretare l'educazione come un fenomeno che dura tutta la vita
e che va ben oltre la scuola e la formazione professionale.
Il soggetto diventa quindi il centro di questo lavoro, perché titolare di scelte continue che
modificano l'efficacia delle offerte formative che le istituzioni e le strutture propongono. È la
persona che costruisce, nel microsociale, l'elaborazione di un 'progetto di vita' che comporta anche
la gestione dell'educazione infinita di se stesso.
Il Capitale Umano non è più quindi misurabile solo con i costi che la società assume per rendere
attivo il cittadino, ma anche, e soprattutto, dalla ottimizzazione delle risorse educative e formative
che il soggetto 'costruisce'.
La Persona in conclusione diventa un Capitale almeno di pari importanza di quello tradizionale, se
non addirittura più strategico.
Gli obiettivi raggiungibili anche in ambiti lavorativi sono quindi molto ambiziosi, perché partono
dal presupposto che l'ottimizzazione dell'assetto personale permette non solo un 'guadagno' per
l'attività lavorativa, ma anche per il soggetto stesso, che diventa imprenditore di se stesso.
Introduzione
La globalizzazione è fenomeno antico, che da sempre ha visto l'uomo cercare di espandere la
propria presenza sulla terra. Le espansioni politiche, militari, economiche, culturali, religiose e di
qualsiasi altro genere, non potevano che trovare un'apparente fine nella circolarità del pianeta.
Ma si trattava appunto di pura apparenza, perché la capacità umana di reinventare realtà è
incredibile. Probabilmente questa è la chiave di lettura più profonda del processo di
globalizzazione; dopo avere in superficie coperto l'universo conosciuto con la sua laboriosità,
l'homo faber scopre che lo stesso oggetto può essere reinterpretato in infiniti modi, a seconda
dell'uso di cui è oggetto.
L'ambito quindi in cui la merce trova collocazione finisce per definirne la consistenza; parafrasando
un frammento di saggezza popolare, veniamo da millenni in cui si affermava che l'abito non fa il
monaco e ci avviamo verso un tempo in cui i monaci si distinguono e cambiano proprio attraverso
l'abito che usano.
Fuor di metafora la realtà sociale viene sempre più 'fabbricata' dai soggetti sociali; la laboriosità
della vita quotidiana va sempre più interpretata come un ambito in cui il soggetto non è più passivo
esecutore di azioni che sono determinate dal controllo sociale.
L'homo faber moderno vede aumentare sempre più i gradi di libertà delle sue scelte, al punto che
l'intera produzione è indotta ad orientarsi al mercato ed al consumatore, che è costretto ma anche
tiranno.
In questo quadro generale di crescente peso delle scelte del soggetto, il fenomeno educativo vede
diminuire drasticamente la possibilità di costruire sistemi di trasmissione dei saperi di tipo
dogmatico ed autoritario. L'autoritarismo persiste, ma solo come nicchia; nella maggior parte dei
casi il soggetto è sempre meno disposto a subire imposizioni, fino a scivolare nell'estremo di una
incertezza crescente di autorevolezza e credibilità delle risorse formative che gli vengono messe a
disposizione.
Il policentrismo formativo vede quindi aumentare il numero di agenzie capaci di offrire risorse
educative e di saperi ai soggetti; questo fa diventare privilegiato l'uomo moderno, che ottiene dalla
società più educazione, più formazione, più comunicazione, più saperi, più conoscenze.
La rivoluzione comunicativa, a cui assistiamo, ci sommerge con valanghe di oggetti educativi e
formativi potenziali; il soggetto è sempre più costretto a difendersi da essi con la percezione
selettiva, per non entrare in un circuito perverso di eccedenze che gli possono produrre insicurezza e
dispersione.
Sta quindi alla persona il ruolo di costruire un progetto personale di elaborazione d'uso di un
mercato di oggetti simbolici sempre più massicciamente a disposizione, con il rischio di una anomia
che deriva dall'eccesso di risorse e non certo dalla loro mancanza.
In questo contesto di cambiamenti la socializzazione diventa processo sociale infinito, perché
mantiene la sua vitalità potenziale in tutti i periodi della vita, senza distinzione.
Cambia naturalmente anche il complesso di criteri che hanno tradizionalmente caratterizzato
l'educazione; la maggiore possibilità di scelta del soggetto produce un risultato di avvicinamento tra
la possibilità di scelta dell'educando e dell'educatore. Quest'ultimo è quindi indebolito nel senso
gerarchico, ma arricchito di opportunità più articolate di relazione.
Un'altra modificazione epocale è quella della perdita progressiva dei monopoli della scuola, che
diventa un primus inter pares, e si ridimensiona a certi periodi specifici della vita del soggetto.
Come sappiamo la scuola è una macro istituzione, che fatica ad adattarsi alla flessibilità che le
richiede la globalizzazione, ma ciononostante è il soggetto che ne cambia l'efficacia perché a parità
di scuola cambiano sempre più velocemente le possibilità di fruizione dei singoli soggetti. La stessa
produzione scolastica quindi vede soggetti in uscita con caratteristiche molto diverse, che
dipendono dalla progettualità soggettiva (spesso motivata dalle attese ambientali) molto più che dai
centralismi che ancora caratterizzano le scuole, specie nel periodo dell'obbligo.
La scuola economica che interpretava quindi il Capitale Umano come la somma dei costi di
educazione e formazione sostenuti dalla società, salta concettualmente proprio per la capacità
soggettiva di cambiare il risultato di questo impegno sociale.
Si propone qui invece un'interpretazione assai più articolata del fenomeno; la considerazione parte
dal concetto di globalizzazione e dalla sua flessibilità. È all'interno di questo contesto che il
soggetto può dare valore alle risorse di socializzazione che ha accumulato, ed è quindi in questo
ambito che l'identità personale e sociale trovano realistica e pragmatica realizzazione.
Le due direttrici principali su cui è valutabile questa identità sono ovviamente quella della
produzione di ricchezza, ma anche quella dei modi di consumo. L'incontrovertibile coincidenza
nelle aree del pianeta in cui si produce la ricchezza maggiore ed il fatto che lì si fanno i consumi più
alti, autorizzano a sostenere che la socializzazione è migliore laddove l'innovazione è più forte in
ambedue gli aspetti, produttivo e di consumo.
La proposta di questo saggio è quindi che la socializzazione moderna debba mettere al centro
dell'educazione un soggetto capace di gestire con crescente autonomia l'assemblaggio delle risorse
formative che gli vengono messe a disposizione. Nell'ultima parte del volume si ipotizza che
l'educazione / socializzazione venga gestita come se il sistema soggettivo fosse uno stato da
governare. Non vi è dubbio infatti che il soggetto ragiona secondo modalità autoreferenziali; tutto
ciò con cui la persona viene a contatto si trasforma in 'territorio soggettivo'.
Possiamo quindi ipotizzare che questo spazio fisico, economico e sociale, possa essere interpretato
come un piccolo regno; al suo interno agisce un Principe, il soggetto, che comunque è costretto a
'governare' il suo dominio.
Ecco l'utilità di approfondire il concetto di valori leggeri, di virtù e fortuna dei progetti, di
investimento nella propria socializzazione, di Nuovo Evo, di scelte probabilistiche e di governo
della vita.
Nell'ultima parte del volume quindi, si lascia da parte il macrosociale e si mette la persona al centro
di questa necessità di governare il proprio destino sociale, attraverso una capacità di assemblaggio e
valorizzazione di risorse, che diventa sostanza di progetto di vita.