Informazioni sul PFO(forame ovale pervio)

Informazioni sul PFO (forame ovale pervio)
dicembre 2015
Che cos’è un PFO (forame ovale pervio)?
Il forame ovale è una finestra di collegamento tra l'atrio destro e sinistro del cuore.
Per il feto nel grembo materno quest'apertura funge da bypass ed è fondamentale,
poiché la circolazione polmonare proveniente dalla porzione destra del cuore non è
ancora attiva. Dopo la nascita, nelle prime settimane di vita, nella maggior parte dei
casi si assiste a una chiusura dell’apertura interatriale. Tuttavia, in circa il 25% della
popolazione, il foro non si chiude completamente e in tal caso si parla di forame
ovale persistente (= permeabile), abbreviato con l’acronimo PFO. Nella normale vita
di tutti i giorni chi è affetto da PFO non avverte particolari disagi. Solo se il difetto è
di grandi dimensioni si può percepire un soffio e si possono manifestare sintomi
sotto sforzo.
Che ruolo ha il PFO nell’attività subacquea?
Ogni volta che ci s'immerge, in funzione della profondità e della durata dell’immersione, si formano microbolle
d’aria nei tessuti. Nella pratica subacquea controllata, fatta in sicurezza, queste minuscole bolle attraversano l'atrio
destro del cuore, il ventricolo destro e arrivano fino ai polmoni, da dove vengono eliminate attraverso la
respirazione. La quantità di microbolle che si forma durante un'immersione dipende dal comportamento
d'immersione e dalla fisiologia individuale del singolo subacqueo. Tuttavia, in un subacqueo con PFO, le microbolle
possono saltare il filtro polmonare e finire direttamente nell'atrio sinistro. Da lì, attraverso le arterie, vengono
trasportate nelle aree di circolazione periferica, da cui non riescono più a essere eliminate. Per effetto della legge
di Boyle e Mariotte, durante l’emersione le bolle diventano più grandi e possono arrivare a occludere
completamente piccoli vasi sanguigni. Tra i sintomi di un’occlusione ci possono essere, ad esempio, vertigini,
disturbi di coordinamento e paralisi.
Come faccio a sapere se ho un PFO?
Non si consiglia la diagnosi di routine di PFO né a chi
s'immerge per hobby, né ai subacquei professionisti.
L'esame più sicuro per rilevare il PFO è la cosiddetta
ecocardiografia transesofagea (TEE), in cui, attraverso la
bocca, viene inserita una sonda ecografica nell’esofago del
paziente per osservare il suo cuore dall'interno. Se
necessario si può usare anche un mezzo di contrasto, così
da mettere in evidenza un eventuale collegamento tra
l'atrio destro e sinistro. Nei pazienti più sensibili questa
indagine può essere effettuata sotto sedazione, al pari della
gastroscopia.
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È possibile chiudere un PFO?
Un PFO può essere chiuso disponendo un piccolo ‘ombrellino’ sopra il foro. Questo
intervento viene eseguito in anestesia locale: facendo avanzare un sottile filo guida
all’interno dei vasi inguinali si raggiunge il cuore e si colloca l’ombrellino autoespandente
nella posizione desiderata, il tutto sotto controllo radio-fluoroscopico. Solitamente a
eseguire questa procedura sono le cliniche dotate di un reparto di cardiologia
interventistica. Il rischio di complicanze gravi è molto basso, ma dopo una fase di guarigione
prolungata ci può essere una permeabilità residua dell’ombrellino.
Un subacqueo deve farsi chiudere un PFO?
Se il difetto è grande può essere opportuno optare per una chiusura del PFO, a prescindere dalle immersioni,
poiché l’intervento consente, ad esempio, di ridurre efficacemente il rischio di un ictus. Tuttavia, se si ha un
piccolo PFO, seguendo determinate indicazioni è possibile fare attività subacquea. Si consiglia di seguire i profili
per il “low bubble diving”.
Quando consigliamo di fare uno screening PFO?
Consigliamo uno screening PFO a tutti i subacquei che abbiano sofferto di patologia da decompressione dopo
un'immersione eseguita nel rispetto di tutte le direttive per la sicurezza subacquea e che, nonostante ogni
accortezza, abbiano sviluppato una sintomatologia. Un esame di questo tipo è indicato anche per i subacquei
professionisti, gli istruttori e gli operatori tecnici subacquei. Per questi professionisti il carico di azoto
dell'organismo è molto elevato e non sempre per loro è possibile fare immersioni conservative/low bubble diving.