comunicazione economico-finanziaria - "PARTHENOPE"

annuncio pubblicitario
Università degli Studi di Napoli Parthenope
Corso di
COMUNICAZIONE
ECONOMICO-FINANZIARIA
Prof. Loris LANDRIANI
a. a. 2013-2014
info
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Sito
Orario dei corsi
Programma
Mail docente
Ricevimento
Libri di testo
Modalità d’esame
Libri di testo:
CORVI E. (2000), Comunicazione d’impresa e
investor relation, Ed. Egea, Milano
La gestione della comunicazione economico-finanziaria
BERETTA S. (2007, a cura di)
No news bad news, Ed. Egea Milano
Perché e come comunicare informazioni economico finanziarie su base volontaria
La strategia aziendale
SISTEMA
COMPETITIVO
Strategia competitiva
SISTEMA DI
PRODOTTO
SISTEMA
SOCIALE
Strategia sociale
STRUTTURA
PROSPETTIVE
OFFERTE /
CONTRIBUTI
RICHIESTI
INFORMAZIONI
INTERNE
PREVENTIVE
ESTERNE
CONSUNTIVE
BUDGET
CONTROLLO
DI GESTIONE
RAGIONERIA
BILANCIO
GOVERNANCE
VALORI
MISSION
CULTURA
STRATEGIA
POLITICA
RAZIONALITA’
DECISIONI
VISION
BILANCIO E STAKEHOLDER
Bilancio d’esercizio
Bilancio consolidato
Bilancio abbreviato
Bilancio interno
Bilancio fiscale
Bilancio intermedio
Bilancio straordinario
Bilancio di fusione
Bilancio di liquidazione
Bilancio certificato
Bilancio pubblico
Bilancio ambientale
Bilancio sociale
Bilancio di missione
Bilancio di mandato
………………
E
Q
U
I
L
I
B
R
I
O
Azionisti
Manager
Imprenditore
Dipendenti
Fornitori
Clienti
Banche
Fisco
EELL
Stato
Associazioni
Comunità
Concorrenti
Risparmiatori
Authority
………..
BILANCIO
Strumento
informativo
MODELLO
DI
COMPORTAMENTO
I CRITERI DI VALUTAZIONE
OIC 1-5
CNDC-R 11-30
Codice
Civile
(art. 2423 – 2435)
D.lgs 6/03
TUIR
IASC 1-41 (IAS)
IASB 1-8 (IFRS)
L’APPLICAZIONE DEGLI IAS
IN ITALIA (semplificato)
Anno Bilancio
Categoria
Adozione IAS
2005
Consolidato
Banche, assicurazioni, quotate, gruppi,
finanziarie
Obbligatorio
esercizio
Banche, assicurazioni, quotate, gruppi,
finanziarie
Facoltativo
2006
esercizio
Banche, assicurazioni, quotate, gruppi,
finanziarie
Obbligatorio
2006
esercizio
Per tutti gli altri
In attesa di decreto
2006
esercizio
Bilancio abbreviato
Esclusi
Implicazione della transizione
agli IAS (sintesi)
• cambia la filosofia del bilancio
• mutano gli obiettivi assegnati al bilancio
• si ampliano i destinatari dell’informativa di
bilancio
• si modifica la composizione del bilancio
• vi è un nuovo impianto normativo
CONCORRENTI
BANCHE
AZIONISTI
PROPRIETA’
AZIENDA
CLIENTI
FORNITORI
BILANCIO
……………
DIPENDENTI
STATO
ENTI LOCALI
COMUNITA’
Le informazioni che derivano dal bilancio d’esercizio sono per loro natura:
q
statiche (si riferiscono al passato);
q
prestabilite, nella loro forma, dalle leggi;
q
solo di carattere quantitativo;
q
soggettive, cioè realizzate dall’arbitrio di chi ne ha la responsabilità formale e sostanziale,
seppur nell’ambito delle leggi vigenti.
Quindi:
disponiamo di informazioni limitate !!!
L’analisi di bilancio, con varie tecniche e strumenti, si pone l’obiettivo di superare alcuni
dei limiti che ci derivano dalle informazioni provenienti dai bilanci civilistici.
La logica su cui si basa quest’analisi è quella sistemica.
AZIENDA
BILANCIO
SISTEMA
ANALISI DI
BILANCIO
ANALISI
DELL’AZIENDA
ANALISI SISTEMICA
Obiettivi dell’analisi di bilancio
I bilanci, di per sé, non rappresentano uno specchio ottimale
delle dinamiche gestionali e dei loro risultati.
IL NOSTRO OBIETTIVO
NON E’ LEGGERE IL BILANCIO,
MA LEGGERE LA GESTIONE
ATTRAVERSO IL BILANCIO
si riflette nel
GESTIONE
Capacità di lettura
potenziata
INTERPRETAZIONI
BILANCIO
lettura
metodologie di analisi
INFORMAZIONI
Le modalità dell’analisi di bilancio possono essere suddivise in tre gruppi:
Ø attraverso le riclassificazioni
Ø attraverso gli indici
Ø attraverso i flussi
e puntano ad avere le seguenti informazioni:
ü economiche
ü patrimoniali
ü finanziarie
obiettivo
obiettivo
obiettivo
redditività
solidità
liquidità
Le informazioni economiche attengono a
costi, ricavi, ecc.
Le informazioni patrimoniali attengono a
fonti, impieghi, ecc.
Le informazioni finanziarie attengono a
crediti, debiti, ecc
Vantaggi delle riclassificazioni:
Vantaggi dell’analisi per indici:
i prospetti contabili (SP, CE)
sono “ri-aggregati”
per voci omogenee
i dati assoluti forniti dai bilanci
divengono relativi
Vantaggi dell’analisi per flussi:
i dati che si ottengono sono
depurati da
“manovre di bilancio”
Gli strumenti dell’analisi di bilancio:
rendiconto finanziario
per flussi
cash flow
per indici
redditività
liquidità
struttura
durata
produttività
costi e ricavi della produzione venduta
CE
per riclassificazione
valore aggiunto
margine operativo lordo (MOL)
pertinenza gestionale
SP
liquidità esigibilità
funzionale
L’analisi della dinamica finanziaria
Lo studio della dinamica finanziaria consente di
rispondere a due quesiti:
– qual è il quantitativo di risorse monetarie
complessivamente movimentato nel corso del periodo
di osservazione;
– qual è la provenienza e quale la destinazione delle
risorse monetarie.
Riclassificazione del CONTO ECONOMICO secondo il MOL
VALORE DELLA PRODUZIONE
- TOT. COSTI FATTORI ESTERNI
VALORE AGGIUNTO
- SPESE PER IL PERSONALE
MARGINE OPERATIVO LORDO
(EBITDA)
- AMMORTAMENTI, ACCANTONAMENTI, SVALUTAZIONI, ecc.
MARGINE OPERATIVO NETTO = REDDITO OPERATIVO
SALDO GESTIONE FINANZIARIA, STRAORDINARIA, FISCALE
UTILE (O PERDITA) D’ESERCIZIO
(EBIT)
Riclassificazione STATO PATRIMONIALE, secondo il
criterio FUNZIONALE
Crediti di esercizio + ratei attivi
Rimanenze di esercizio
Capitale circolante lordo
(debiti a breve, compresi TFR, ratei pax)
(fondi svalutazione specifici)
(fondi spese future)
CAPITALE CIRCOLANTE COMMERCIALE NETTO
Imm. Materiali nette
imm. Immateriali nette
imm. Finanziarie nette
CAPITALE FISSO OPERATIVO
Imm. Materiali Extra operative nette
imm. Immateriali operative nette
imm. Finanziarie operative nette
CAPITALE FISSO EXTRAOPERATIVO
CAPITALE FISSO NETTO
(T.F.R. ed altre pass.tà non finan. a medio termine)
(Fondo imposte)
CAPITALE INVESTITO AL NETTO
DELLE PASSIVITA' DI FUNZIONAMENTO
(tot. ATTIVO)
debiti finanziari
(liquidità)
(crediti finanziari)
POSIZIONE FINANZIARIA NETTA
capitale sociale
utile a nuovo
fondi riserve
reddito netto
PATRIMONIO NETTO
TOTALE FONTI
(tot. PASSIVO)
Riclassificazione secondo il criterio di liquidità / esigibilità – Schema
ATTIVITA'
ATTIVITA' A
BREVE
Liquidità im m e d iata
Cassa - C/c
Titoli negoziabili
. . .
Liquidità differite
C rediti commerciali
Cambiali attive
. .
Disponibilità
Scorte
Anticipi a fornitori
. . .
(fondi di pertinenza)
PASSIVITA'
Debiti verso banche
Fornitori
Debiti tributari
Rate in scadenza dei mutui
Quote TFR da liquidare
M u tui
Debiti consolidati
P restiti obbligazionari
Fondo TFR
PASSIVITA'
C O N S O L ID A T E
Im m o b i l i z z a z i o n i t e c n i c h e
im p i a n t i
Macchinari
Im m o b ili
ATTIVITA'
CONSOLIDATE
PASSIVITA'
A BREVE
Im m o b i l i z z a z i o n i f i n a n z i a r i e
Azioni
Quote societarie
Altri titoli
Im m o b i l i z z a z i o n i i m m a t e r i a l i
Marchi
Brevetti
Spese di ricerca e sviluppo
Capitale sociale
Riserve
U tili (perdite)
(fondi di pertinenza)
ATTIVITA' NETTA
PASSIVITA' E CAPITALE
NETTO
CAPITALE
NETTO
Riclassificazione secondo il criterio della pertinenza gestionale – Schema
Scorte
Crediti verso clienti
Anticipi a fornitori
Altre attività correnti
...
(Fondi di pertinenza)
Debiti vs fornitori
Fondo TFR
Debiti tributari
Anticipi da clienti
...
ATTIVITA'
CORRENTI
PASSIVITA'
CORRENTI
ATTIVITA'
OPERATIVE
Macchinari e impianti
Attrezzature
Brevetti
Spese di R&S
Partecipazioni operative
...
(Fondi di pertinenza)
Titoli negoziabili
Titoli a reddito fisso
Immobili non operativi
C/c bancari e postali
...
(Fondi di pertinenza)
Debiti vs banche
Mutui
Obbligazioni
Prestiti da soci
Altri debiti finanziari
...
ATTIVITA' NON
CORRENTI
OPERATIVE
ATTIVITA'
NON OPERATIVE
Capitale sociale
Riserve
Utili (o perdite)
...
PASSIVITA' NON
CORRENTI
(O FINANZIARIE)
CAPITALE
NETTO
INDICI DI REDDITIVITA’
ROI (return on investment) = REDDITO OPERATIVO/K investito nella gest. caratteristica
ROE (return on equity) = UTILE/CAPITALE NETTO
ROS (return on sales) = REDDITO OPERATIVO/RICAVI DI VENDITA
ROA (return on asset) = REDDITO OPERATIVO/TOT. K investito
Il ROI può essere anche calcolato come:
(REDDITO OPERATIVO/VENDITE) x (VENDITE/K gest. caratt.), cioè come prodotto tra il
ROS ed il tasso di rigiro del capitale investito nella gestione caratteristica, cioè quante volte
nell’arco dell’anno, il capitale investito si è trasformato in risorse finanziarie
Problemi del ROI:
Ø individuazione del capitale investito nella sola gestione caratteristica
Ø individuazione del tempo in cui rilevare la consistenza del capitale
Problemi del ROE:
Ø al denominatore del rapporto deve essere compreso l’utile di periodo ?
Quando possiamo affermare che il ROI ed il ROE sono soddisfacenti ?
LE “ALTRE” LEVE
LEVA OPERATIVA
MARGINE DI CONTRIBUZIONE*/REDDITO OPERATIVO
LEVA STRUTTURALE
- COSTI FISSI/REDDITO OPERATIVO
A quanto ammonta la differenza in valore assoluto tra le due leve?
*Margine di contribuzione: ricavi – costi variabili
INDICI DI LIQUIDITA’
CURRENT RATIO (indice di disponibilità) =
ATTIVITA’ CORRENTI/PASSIVITA’ CORRENTI
QUICK RATIO (Acid test, indice di liquidità) =
(ATTIVITA’ CORRENTI – SCORTE)/PASSIVITA’ CORRENTI
INDICI DI STRUTTURA
Margine di struttura I (primario)
CAPITALE PROPRIO/IMMOBILIZZAZIONI
Margine di struttura II (secondario)
(CAPITALE PROPRIO + DEBITI M/L)/IMMOBILIZZAZIONI
Margine di tesoreria
ATTIVITA’ A BREVE – PASSIVITA’ A BREVE
Coefficiente di indebitamento (elasticità delle fonti)
CAPITALE PROPRIO/CAPITALE DI TERZI
Elasticità degli impieghi
IMMOBILIZZAZIONI/CAPITALE CIRCOLANTE
INDICI DI PRODUTTIVITA’
complessiva
VALORE AGGIUNTO/VALORE DEL PRODOTTO
del lavoro
VALORE AGGIUNTO/COSTI DEL LAVORO
del capitale
VALORE AGGIUNTO/CAPITALE INVESTITO
INDICI DI DURATA - ROTAZIONE
TEMPO MEDIO DI INCASSO
CREDITI VS CLIENTI/FATTURATO GIORNALIERO
TEMPO MEDIO DI PAGAMENTO
DEBITI VS FORNITORI/ACQUISTI GIORNALIERI
TEMPO MEDIO GIACENZA SCORTE
GIACENZE DI MAGAZZINO/ ACQUISTI GIORNALIERI
Cosa dovrebbe fare un “buon” imprenditore?
La redditività: la relazione tra ROE, ROI e struttura finanziaria - S.P
IMPRESA A
Impieghi
3.000
Capitale Netto
Indebitamento
2.000
1.000
Totale attivo
3.000
Totale passivo
3.000
Tasso di interesse sul prestito pari al 10%
IMPRESA B
Impieghi
3.000
Capitale Netto
Indebitamento
1.000
2.000
Totale attivo
3.000
Totale passivo
3.000
Tasso di interesse sul prestito pari al 10%
La redditività: la relazione tra ROE, ROI e struttura finanziaria - C.E
Impresa A
Reddito operativo
- oneri finanziari
Utile ante-imposte
- Imposte (50%)
Utile netto
Impresa B
-
500
100
Reddito operativo
- oneri finanziari
-
400
200
Utile ante-imposte
- Imposte (50%)
200
Utile netto
-
500
200
-
300
150
150
ROI
16,7% ROI
16,7%
ROE
10,0% ROE
15,0%
(Se il tasso di interesse passa dal 10 al 20%)
Impresa A
Reddito operativo
- oneri finanziari
Utile ante-imposte
- Imposte (50%)
Utile netto
ROI
ROE
Impresa B
-
500
200
Reddito operativo
- oneri finanziari
-
300
150
Utile ante-imposte
- Imposte (50%)
150
Utile netto
16,7% ROI
7,5% ROE
-
500
400
-
100
50
50
16,7%
5,0%
Destinatari e Attori della
comunicazione economicofinanziaria
Prof. Loris Landriani
I destinatari della comunicazione
economico-finanziaria
•
Lavoratori dirigenti
dipendenti
•
Azionisti
•
di comando
di minoranza attivi
dormienti
Clienti/Fornitori
cassettisti
speculatori
I destinatari della comunicazione
economico-finanziaria
•
Pubbliche autorità Fisco-Consob
Borsa valori
Banca d’Italia
•
Investitori potenziali
individuali
istituzionali
Studiosi/Analisti/Mass media/Associazioni di
categoria/Società di rating
•
•
Collettività
Gli investitori potenziali
individuali
Investitori potenziali
-Creditori finanziari
-Potenziali azionisti
di controllo
-Potenziali azionisti
di minoranza
istituzionali -Banche
-Intermediari
finanziari
I creditori finanziari
I creditori finanziari di un’impresa possono essere
rappresentati da:
•
istituti di credito;
•
obbligazionisti;
•
lavoratori.
Studiosi, Analisti, Mass media,
Società di rating, intermediari
finanziari
Domanda di
informazioni
primarie
Intermediari
della CEF
Al mercato
Alle imprese emittenti
Agli investitori finali
Offerta di
informazioni
• Primarie
• Secondarie
Alla collettività
Ai clienti
I gap informativi
gap istituzionale: tra la valutazione aziendale e la
valutazione degli investitori;
•
gap di mercato: tra la valutazione aziendale e la
valutazione di mercato;
•
gap strutturale: tra la valutazione degli investitori e
la valutazione di mercato.
•
Le informazioni nelle scelte di
investimento
crescita di mercato;
• sviluppo di nuovi prodotti;
• investimenti in R&S;
• qualità dei prodotti;
• raggiungimento degli obiettivi strategici;
• costi;
• andamento del settore;
• quota di mercato;
• qualità dei processi;
• utili;
• flussi di cassa
• …….
•
Strumenti per la valutazione
dell’investimento
•
analisi fondamentale;
•
dividend discount model.
Gli Attori della comunicazione
economico-finanziaria
Per gestire l’attività di comunicazione l’impresa ha tre
alternative:
•
svolgere al proprio interno tutte le attività;
delegare tutte le attività di comunicazione a
professionisti esterni;
•
dotarsi all’interno della struttura aziendale di figure
che operino a contatto con professionisti esterni.
•
Gli attori aziendali
presidente;
• amministratore delegato;
• direttore finanziario;
• direttore del personale;
• direttore amministrativo;
• responsabile ufficio soci;
• responsabile relazioni esterne;
• investor relations.
•
Il rapporto tra attori aziendali e
destinatari
Attori aziendali
Destinatari
Direttore finanziario
Banche
Direttore del personale
Dipendenti
Responsabile ufficio soci
Azionisti
Responsabile relazioni esterne
Mass Media
Investor relations
Investitori istituzionali, privati,
risparmiatori
Investor relations
La funzione di investor relations consiste nella
comunicazione efficace e tempestiva di informazioni
favorevoli e sfavorevoli sull’impresa al mercato
azionario e a particolari target, affinché gli investitori
possano formulare valutazioni più complete e
corrette sui prezzi delle azioni.
Il ruolo centrale dell’Investor relation si sostanzia nel
mantenimento di un’adeguata domanda di titoli a un
prezzo che rifletta il suo reale potenziale, ovvero
nella riduzione del gap di mercato.
L’Investor relations aziendale
L’investor relations può essere una funzione interna,
di solito posta nell’area finanza o in posizione di staff
dell’alta direzione, composta da un gruppo di risorse
specializzate nel rapporto con gli attori del mercato
finanziario.
Nelle funzioni di Investor relations si cumulano
spesso competenze finanziarie e gestionali con
competenze di marketing e relazionali.
Le fasi dell’Investor relations
•
analisi e valutazione della situazione attuale;
fissazione degli obiettivi che si intendono
raggiungere;
•
•
pianificazione di un programma di comunicazione;
•
controllo e valutazione dei risultati.
I livelli e le tipologie di
comunicazione
•
Comunicazione primaria dovuta;
•
comunicazione primaria voluta;
•
comunicazione secondaria derivata.
Gli Attori della comunicazione
derivata
•
Mass media;
•
Analisti;
•
Intermediari finanziari;
•
Società di rating.
La comunicazione obbligatoria
Prof. Loris Landriani
Norme di riferimento
•
Codice Civile;
Testo Unico delle disposizioni in materia di
intermediazione finanziaria (d. lgs. 24 febbraio 1998,
n. 58);
•
•
Regolamento Consob n. 11520 del 1° luglio 1998;
•
Regolamento Borsa Italiana.
T.U.F.
Art. 114, c. 1 – informare il pubblico dei fatti idonei ad
influenzare sensibilmente i prezzi degli strumenti
finanziari (price sensitive);
Art 114, c. 5 – la CONSOB può richiedere altre
notizie e documenti;
Art. 114, c.6 – possibilità di reclamo;
Art. 116, c.1 – applicazione delle disposizioni dell’art
114 anche alle società non quotate emittenti
strumenti finanziari diffusi in modo rilevante;
T.U.F.
Art. 94 – comunicazione alla CONSOB, con allegato il
prospetto informativo destinato a pubblicazione, per
le società che intendono effettuare una sollecitazione
all’investimento;
Art. 102 – comunicazione alla CONSOB, con allegato
il documento destinato a pubblicazione, per le
società che intendono lanciare un’Offerta Pubblica di
Acquisto (OPA) o un’Offerta Pubblica di Scambio
(OPS);
Art. 113 – regolamentazione del prospetto di
quotazione.
CONSOB
Regolamenta
- la prestazione dei servizi di investimento;
- gli obblighi informativi delle società quotate;
- le offerte al pubblico di strumenti finanziari.
Autorizza
la pubblicazione dei prospetti informativi relativi a
offerte pubbliche di scambio/acquisto;
l’esercizio dei mercati regolamentati;
la iscrizione agli albi delle imprese di investimento,
dei promotori finanziari e delle società di revisione.
CONSOB
Inoltre
vigila sulla società di gestione dei mercati e sulla
trasparenza ed ordinato svolgimento delle negoziazioni,
nonché sulla trasparenza e correttezza dei
comportamenti degli intermediari e dei promotori
finanziari;
sanziona i soggetti vigilati, direttamente o formulando
una proposta al Ministero dell’economia e delle finanze;
controlla le informazioni fornite al mercato dalle
società quotate e da chi promuove offerte pubbliche di
strumenti finanziari;
accerta eventuali andamenti anomali delle
contrattazioni sui titoli quotati.
Regolamento Borsa Italiana
Disciplina
le condizioni e modalità di ammissione, esclusione
e sospensione degli strumenti finanziari dalle
negoziazioni;
le condizioni e modalità di ammissione, esclusione
e sospensione degli operatori dalle negoziazioni;
le condizioni e modalità di svolgimento delle
negoziazioni e di funzionamento dei servizi ad esse
strumentali;
le modalità di accertamento, pubblicazione e
diffusione dei prezzi e delle informazioni.
Il sistema delle norme
Modello del Codice
Modello Istituzionale
Civile
Periodica
Episodica
Società non quotate
Grandi società non
quotate e società
quotate
- Bilancio (art. 2423 ss)
- Relazione degli
amministratori (art.
2428)
- Verbali di assemblea
(art. 2375)
- Bilancio consolidato (d.
lgs. 127/1991)
-Trasformazione, Fusione,
Scissione (art. 2498-2506
quater)
- Prospetto
informativo
- Relazione
semestrale
- Relazione
trimestrale
- Partecipazioni
- Patti di sindacato
- Modifica azionista
di controllo
- Modifica oggetto
sociale
- Assoggettamento a
procedure
concorsuali
- Operazioni sul
capitale
- Fusioni/Scissioni
- Acquisto o
Alienazione di
partecipazioni o
ramo d’azienda
- Price sensitive
Il bilancio
Il bilancio costituisce lo strumento di
rappresentazione della situazione economica,
patrimoniale e finanziaria dell’azienda ad una certa
data.
Il bilancio è disciplinato dal codice civile che ne
stabilisce:
• principi di redazione;
• struttura;
• contenuto;
• criteri di valutazione.
La nota integrativa
La nota integrativa assolve a finalità informative che
tendono a soddisfare un duplice ordine di esigenze:
illustrare nel dettaglio il contenuto delle varie poste
dello stato patrimoniale e del conto economico,
fornendo al lettore strumenti narrativi più analitici
per descrivere ed interpretare le modalità di
formazione dei valori sintetici accolti nei prospetti;
• riportare i dati e le notizie mancanti, nonché le
informazioni complementari ed integrative a quelle
riportate nei prospetti del reddito e patrimonio,
svolgendo una funzione specificamente informativa.
•
La relazione sulla gestione
La relazione sulla gestione è un documento che, pur
non facendo parte integrante del bilancio, lo
completa.
L’art. 2428 c.c. prevede che in tale relazione vengano
fornite informazioni su:
• situazione della società ed andamento della
gestione;
• attività di ricerca e sviluppo;
• rapporti con imprese controllate, collegate,
controllanti;
• numero e valore nominale delle azioni proprie
possedute e alienate;
La relazione sulla gestione
i fatti di rilievo avvenuti dopo la chiusura
dell’esercizio;
• l’evoluzione prevedibile della gestione.
• se la società possiede degli strumenti finanziari,
dovrà fornire informazioni su:
9gli obiettivi e le politiche della società in materia di
gestione del rischio finanziario, compresa la politica
di copertura per ciascuna operazione;
9 l’esposizione della società al rischio di prezzo, al
rischio di credito, al rischio di liquidità e al rischio di
variazione dei flussi finanziari.
•
La relazione semestrale e
trimestrale
Le società quotate, inoltre, devono redigere la
relazione semestrale entro 3 mesi dalla fine del
primo semestre e le relazioni trimestrali entro 45
giorni dalla fine di ogni trimestre.
I criteri di redazione delle relazioni semestrali e
trimestrali sono stabiliti dalla CONSOB con apposito
regolamento.
Queste relazioni contengono informazioni sugli
andamenti economici, finanziari e patrimoniali della
società.
Verbali di assemblea
Le assemblee degli azionisti rappresentano il
momento nel quale il management dell’impresa dà
conto della propria attività e della redditività di
quest’ultima a coloro che vi hanno investito il
proprio denaro.
Ai sensi dell’art. 2375, il verbale di assemblea deve
essere redatto senza ritardo, nei tempi necessari per
la tempestiva esecuzione degli obblighi di deposito o
di pubblicazione.
Eventi straordinari
Per eventi straordinari si intendono le fusioni, le
trasformazioni, le scissioni, le acquisizioni, il lancio di
offerte pubbliche d’acquisto, la quotazione in borsa,
ecc.
In tali circostanze, la comunicazione economicofinanziaria serve a:
• stimolare all’interno dell’organizzazione un forte
senso di appartenenza ed una cultura unica;
• creare all’esterno dell’organizzazione un’immagine
forte e attrattiva.
La price sensitive information
T.U.F., art. 114, c. 1 – “fermi gli obblighi di pubblicità
previsti da specifiche disposizioni di legge, gli emittenti
quotati e i soggetti che li controllano comunicano al
pubblico, senza indugio, le informazioni privilegiate di cui
all’art. 181 che riguardano direttamente detti emittenti e
le società controllate”.
T.U.F., art. 181, c. 1 – “per informazione privilegiata si
intende un’informazione di carattere preciso, che non è
stata resa pubblica, concernente, direttamente o
indirettamente, uno o più emittenti strumenti finanziari o
uno o più strumenti finanziari che, se resa pubblica,
potrebbe influire in modo sensibile sui prezzi di tali
strumenti”.
La quotazione in borsa
La quotazione in borsa permette alle aziende di
ottenere maggiore visibilità esterna.
di
conseguenza
maggiore impegno nella comunicazione economicofinanziaria;
• maggiore impegno nelle altre aree della
comunicazione;
• maggiore fabbisogno di integrazione della
comunicazione
•
Le fasi del processo di
quotazione
Attività
Delibera del CdA
Nomina dello sponsor/sponsor meeting
Attività di due diligence
Attivazione contatti con istituzioni
Stesura prospetti informativi
Valutazione dell’impresa
Preparazione comfort letter – parere società di
revisione
Delibera assemblea straordinaria
Premarketing – bookbuilding
Domanda di ammissione alla quotazione
Road show
Costituzione del consorzio di collocamento
Informativa CONSOB
Pubblicazione del prospetto informativo
Fissazione del prezzo di collocamento
Comunicazione risultati dell’offerta, verifica del
flottante, ammissione alla contrattazione
Comunicazione
commerciale
X
Comunicazione
economico-finanziaria
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
CIRCUITI
impresa
Azionisti
Lavoratori
Clienti
Fornitori
Investitori
Pubblica autorità
Analisti
Intermediari
Finanziari
Società di rating
collettività
offerta
domanda
Mass media
LA DOMANDA DI COMUNICAZIONE ECONOMICO-FINANZIARIA
Lavoratori
Azionisti
Clienti
fornitori
Pubbliche
autorità
Dirigenti
Attivi
Dipendenti
Dormienti
Di comando
Di minoranza
Fisco- Consob
Borsa valori
Banca d’Italia
Investitori
potenziali
Individuali
Istituti di credito
Creditori finanziari
Obbligazionisti
Potenziali azionisti di
controllo
Lavoratori
Potenziali azionisti di
minoranza
Istituzionali
Banche
Intermediari finanziari
Studiosi
Analisti
Mass media
Associazioni di
categoria
Società di rating
Collettività
Società di
intermediazioni
finanziaria
Fondi comuni di
investimento
Società assicurative
Corvi,
2007
Il processo della
comunicazione aziendale
• Ricerca
• Programmazione
• Comunicazione
• Valutazione
La produzione delle informazioni
• Naturale esistenza di asimmetrie nella
distribuzione delle informazioni
• Possibilità di ottenere informazioni
“indirette”
• Necessità di effettuare un’analisi
“costi/benefici”
La produzione delle informazioni
•
•
•
•
•
La direzione aziendale
La tipologia d’impresa
I destinatari
L’oggetto della comunicazione
L’intermediazione
Obiettivi
- ottenere capitali per espansione aziendale
- massimizzare prezzo di collocamento e sostenere l’azione
- farsi accettare dalla comunità finanziaria
- raggiungere un clima favorevole delle azioni
- aumentare volumi scambi
- migliorare la credibilità
- prevenire o facilitare OPA
La funzione della comunicazione
economico-finanziaria
L’allocazione ottimale delle risorse in
relazione alle opportunità di investimento
Gestione del rischio
Il mercato efficiente
• Assenza di costi di transazione per gli scambi
• Informazioni gratuite e disponibili
• Immediato adeguamento dei prezzi alle
informazioni
• Medesima valenza per le informazioni
In un mercato efficiente non esiste
il problema della comunicazione
I livelli di efficienza di un mercato
• Efficienza forte
• Efficienza semi-forte
• Efficienza debole
Qualora gli operatori più informati effettuino
le proprie scelte di investimento prima che
il prezzo delle attività finanziarie incorpori in modo
completo gli effetti delle informazioni già in loro
possesso, è possibile ottenere dei rendimenti
superiori a quelli del mercato
Asimmetrie informative e conflitti
d’interesse: la teoria dell’agenzia
• Proprietà/management
• Azionisti/creditori
• Holdup
• Moral hazard
• Incertezza sulla qualità della controparte
Possibili soluzioni
• Contratti di allineamento degli interessi
• Presenza di un consiglio di
amministrazione
• Regolamentazione delle informazioni
esterne
• Fattori di mercato:
Modello di business
Opportunità di sviluppo
Efficienza
Processi produttivi
Le variabili di contesto che
influenzano la comunicazione
•
•
•
•
Uncertainty avoidance
Individualism
Power distance
Masculinity
La situazione italiana
9Limitata protezione delle minoranze azionarie
9Concentrazione della proprietà
9Ridotto sviluppo del mercato
Fattori che influenzano la
comunicazione economico
finanziaria
- dimensione aziendale
- risorse di cui impresa dispone in modo autonomo
- settore e gruppo strategico di appartenenza
- normativa esistente
- efficienza del mercato finanziario
- diffusione dell’azionariato
- livello di diffusione dell’investimento nel capitale di rischio delle
imprese presso piccoli risparmiatori
- peso della presenza di istituzioni finanziarie nel capitale delle
imprese
- fattori storici e culturali
Corporate governance e
comunicazione
•
•
•
•
•
Presenza di amministratori indipendenti
Presenza di personalità dominanti
Interlocking directors
Background professionale
Sistema di auditing
Tentativi di regolamentazione
dei mercati
• Standard contabili comuni
• Supporto strumentale agli intermediari
finanziari
• Incentivazione al management
PAESE
Australia
Belgio
Canada
Corea
Danimarca
Finlandia
Francia
Germania
Giappone
Hong Kong
Irlanda
RATING
14
11
13
11
13
11
9
6
9
11
12
PAESE
UK
Italia
Nuova Zelanda
Norvegia
Olanda
Singapore
Spagna
USA
Sudafrica
Svezia
Svizzera
RATING
12
4
13
9
10
12
11
14
12
5
4
• L’intervento aziendale,
volto a differenziare l’offerta per migliorare la
gestione della propria immagine
• L’intervento pubblico,
volto a garantire una maggiore trasparenza
del mercato, a vantaggio di imprese e
consumatori
Valore dell’impresa/valore di Borsa
•
•
•
•
•
Livello di pay-out
Emissione nuovi titoli
Aumenti di capitale
Rapporti di concambio
Take over ostili
Fabbisogno di comunicazione
Diffuso
STAKEHOLDERS Pochi
AZIONARIATO
Elevato
Medio-alto
Concentrato
Medio-basso
Basso
Fabbisogno di comunicazione
Elevata
QUANTITA’
Azionariato diffuso
Intangibles alti
Molti stakeholders
QUALITA’
Elevato
Bassa
Pochi azionisti
Bassa
Medio-alto
Intangibles bassi
Pochi stakeholders
Basso
Medio-basso
La scelta del mercato
•
•
•
•
Tempi e costi di ammissione
Dimensione del mercato
Efficienza e trasparenza del mercato
Specializzazione del mercato
• I fattori di mercato incidono per il 52%
nella variabilità delle quotazioni
• I fattori settoriali incidono per il 28%
• I fattori specifici incidono solo per il 20%
La comunicazione volontaria:
il bilancio di sostenibilità
Prof. Loris Landriani
1
La Triple Bottom Line
y
Prosperità economica
y
Qualità ambientale
y
Equità sociale
Comunicazione aziendale
Il bilancio civilistico non è più l’unico strumento
attraverso cui l’azienda comunica i propri risultati
Valore
Bilancio Ambientale
Bilancio Sociale
Profitto
Bilancio Civilistico
La rendicontazione della CSR
I Documenti
•
Codice etico;
•
bilancio sociale;
•
bilancio ambientale.
Il bilancio
di sostenibilità
4
La rendicontazione della CSR
Il codice etico
Il codice etico è una sorta di carta dei diritti e dei
doveri morali, dedita alla definizione delle responsabilità
etiche e sociali di tutti coloro che partecipano
all’attività economica dell’azienda, per cercare di
prevenire comportamenti illeciti o irresponsabili,
introducendo una chiara ed esplicita definizione delle
responsabilità etiche e sociali dei dirigenti, dei quadri,
dei dipendenti ed anche dei fornitori nei confronti dei
differenti gruppi di stakeholder.
5
La rendicontazione della CSR
La struttura del codice etico
principi etici generali (mission e modalità di
realizzazione);
• norme etiche per le relazioni dell’azienda con gli
stakeholder;
• standard etici di comportamento (trasparenza,
imparzialità, tutela della persona e dell’ambiente,
ecc.);
• sanzioni interne per la violazione del codice;
• definizione degli strumenti di attuazione.
•
6
La rendicontazione della CSR
Il bilancio sociale
Il bilancio sociale è uno strumento di conoscenza e di
comunicazione che mira a determinare la produzione
d’azienda di natura meta-economica e a comunicare
agli stakeholder i risultati in termini sociali dell’attività
dell’azienda.
Lo scopo del bilancio sociale è di esplicitare le
conseguenze sociali delle scelte economiche, al fine
di costituire una coscienza sociale per l’azienda.
7
La rendicontazione della CSR
Obiettivi del bilancio sociale
•
esprimere i valori e la cultura d’azienda;
far emergere, contemperare e soddisfare le
aspettative degli stakeholder;
•
rendere strutturale la strategia del dialogo con gli
stakeholder.
•
8
La rendicontazione della CSR
Le funzioni del bilancio sociale
•
strumento di accountability;
•
strumento di management;
•
strumento di governance e gestione del consenso.
9
La rendicontazione della CSR
Modelli di bilancio sociale
9Istituto
Europeo per il Bilancio Sociale (1990);
9Bilancio Sociale Cooperativo (1992);
9Global Reporting Initiative (1997)
9Standard Social Accountability 8000 (1998);
9Gruppo del Bilancio Sociale (1998).
9Standard Accountability 1000 (1999)
10
La rendicontazione della CSR
I contenuti del bilancio sociale
• identità aziendale;
• mission e valori di riferimento;
• obiettivi perseguiti;
• azioni poste in essere e risultati raggiunti;
• utilizzo delle risorse disponibili;
• valore aggiunto prodotto e sua distribuzione fra i diversi
stakeholder;
• effetti che l’attività aziendale ha prodotto sugli stakeholder;
• procedure, set di indicatori di performance, controlli
•………………
11
Un esempio di bilancio sociale
rivolto ai lavoratori
I lavoratori intesi come
stakeholder interni dell’impresa
rappresentazione della
situazione sociale dei
lavoratori
livello retributivo
formazione
sicurezza e igiene relazioni industriali
sul lavoro
altre condizioni della qualità del lavoro
Il Bilancio ambientale
documento integrativo di comunicazione e di
valutazione dell’impatto sull’ambiente del sistema
produttivo aziendale
Evidenzia gli
investimenti
effettuati
dall’azienda per
la tutela
ambientale dei
costi ambientali
Calcola i costi
ambientali
provocati
dall’attività
produttiva
dell’azienda
La costruzione
del bilancio ambientale
La contabilità
generale
Investimenti e spese
ambientali
Bilancio ed
Indicatori ambientali
La contabilità
fisico-chimica
Quantità energia
Emissioni
Reflui,
…………
Gli standard ambientali internazionali
EMAS (UE):
o Introduzione di sistemi di gestione ambientali
o Valutazione delle performance ambientali
o Informazioni al pubblico
ISO 14000:
Allocazione delle risorse, assegnazione di
responsabilità, valutazione di prassi, procedure e
processi per la trattazione, ordinata e coerente,
dei problemi ambientali
La comunicazione volontaria
Prof. Loris Landriani
La comunicazione volontaria
La comunicazione volontaria consiste in qualunque
deliberata diffusione di informazioni in eccesso
rispetto a quelle richieste dalla legge, dai principi
contabili e, nel caso di imprese quotate, dal
regolamento che disciplina la comunicazione
economico-finanziaria nel mercato dei capitali.
Le informazioni comunicate volontariamente non
sono soggette ad obblighi di rendicontazione e di
certificazione, siano esse quantitative o qualitative,
indipendentemente dal canale attraverso cui avviene
la comunicazione al mercato.
Comunicazione volontaria
vs
Comunicazione necessaria
(no news bad news)
Crescente ruolo dei mercati finanziari
y Evoluzione delle tecnologie
y Diritto all’informazione
y Consapevolezza del mercato
y
Lo spazio della comunicazione
volontaria
Informazioni
obbligatorie
Informazioni
generali
Co
mu
vo nica
lon zio
tar ne
ia
Informazioni
richieste
dal mercato
I requisiti di qualità della
comunicazione economicofinanziaria di natura volontaria
Relevance
y Reliability
y Comparability
y Understandability
y Materiality
y Usefulness
y
L’obiettivo della comunicazione
volontaria (teoria)
Il principio esplicitamente dichiarato dai più
importanti schemi di riferimento della comunicazione
volontaria è quello di permettere agli operatori del
mercato di arrivare a una valutazione della
combinazione rischio/rendimento tipica di un’impresa
secondo la prospettiva del management (through
the eyes of management).
L’obiettivo della comunicazione
volontaria (pratica)
In un mercato inefficiente, le imprese sono
portate a comunicare solo le informazioni
che favoriscono la crescita del valore
delle proprie azioni con l’esito, solo
apparentemente paradossale, che
l’informazione diffusa non ha credibilità e
dunque valore
Le motivazioni della
comunicazione volontaria
I fenomeni che hanno avuto un significativo impatto
sulla comunicazione volontaria sono:
la credibilità informativa: i recenti scandali finanziari
hanno mostrato come la mancata o falsa
comunicazione di informazioni verso la comunità
finanziaria da parte del management sia stata una
importante con-causa dell’ampiezza e rilevanza degli
effetti osservati nel mercato;
• l’ampliamento dell’oggetto della comunicazione: la
crescente richiesta di accountability da parte di
molteplici categorie di stakeholder.
•
La credibilità dell’informativa
volontaria
CORPORATE
REPORTING
SUPPLY
CHAIN
y
y
y
Company
executive
Board of
directors
Trasparenza e credibilità strategicoreddituale, sociale, ambientale
Assicurazione della credibilità tramite
soggetti terzi
Credibilità informativa tout court
Indipendent
auditors
Info
distributors
STANDARD SETTER
MARKET REGULATORS
ENABLING TECHNOLOGIES
Third-party
analysts
Investor &
stakeholders
Quadro teorico
Teorie che spiegano le motivazioni specifiche che
possono spingere il management a rilasciare
informazioni in eccesso rispetto a quelle richieste:
agency theory;
• signalling theory;
• legitimacy theory;
• political cost hypothesis.
•
Agency theory
La disclosure è una strategia comunicativa finalizzata
a ridurre i costi di agenzia riconducibili al
monitoraggio che gli azionisti devono condurre per
verificare se il management sta gestendo l’impresa nel
loro interesse.
Il management comunicando volontariamente
informazioni si pone l’obiettivo di convincere gli
investitori che la società è ben gestita e
responsabilmente condotta con la finalità di
soddisfare le loro aspettative.
Signalling theory
Il management comunica informazioni proprietarie
che, in quel determinato momento, nessuno nel
mercato possiede per segnalare le proprie qualità e
capacità nella gestione dell’impresa.
La finalità è duplice:
1.per i manager segnalare al mercato dei manager la
propria bravura,
2.per l’impresa è quella di comunicare la propria
superiorità rispetto ai concorrenti allo scopo di
avvantaggiarsi in fase di acquisizione delle risorse.
Agency theory e
Signalling theory
Le due teorie, nello spiegare le motivazioni della
disclosure volontaria, sono molto simili.
L’elemento che le differenzia riguarda il fatto che la
Signalling theory risponde ad un’asimmetria
informativa presente nel mercato (inizialmente solo
mercato del lavoro, successivamente anche mercato
finanziario), mentre nella Agency theory questa
asimmetria informativa è solo con gli azionisti.
Legitimacy theory
La legitimacy theory si fonda sulla nozione di
contratto sociale tra un’impresa e la società.
Tale teoria ipotizza che i manager comunichino
all’esterno allo scopo di dimostrare agli stakeholder
che l’impresa è stata in grado di soddisfare le
richieste provenienti dalla società e che, quindi, può
operare in modo efficiente e duraturo.
Le strategie di legittimazione
Educare ed informare i propri
stakeholder ai cambiamenti di attività ed
alle variazioni di performance
y Modificare la cattiva interpretazione che
gli stakeholder danno dei risultati ottenuti
y Distogliere l’attenzione dai temi critici
y Cambiare le aspettative quando queste si
presentano irrangiungibili
y
Political cost hypothesis
Tale teoria fa riferimento alla comunicazione
orientata verso gli enti regolatori ed ipotizza un uso
opportunistico della disclosure volontaria.
Le imprese comunicano informazioni in eccesso
rispetto agli obblighi normativi al fine di convincere
gli organismi che regolano il funzionamento del
mercato dell’inutilità di regolamentare ulteriormente
alcuni elementi della comunicazione finanziaria.
Proprietary cost theory
La proprietary cost theory si pone l’obiettivo di
spiegare le cause della scarsa propensione alla
diffusione volontaria di informazioni da parte delle
imprese. In particolare, tali cause sono riconducibili a:
• costi per attività di rilevazione, elaborazione e
comunicazione delle informazioni;
• timore che la diffusione delle informazioni possa
danneggiare la propria posizione competitiva;
• timore di un utilizzo delle informazioni contro
l’interesse dell’impresa con l’avvio di cause legali per
diffusione di notizie false o imprecise (litigation cost).
Vantaggi percepiti della
comunicazione volontaria
Vantaggi percepiti
Aumento della credibilità
Più facile accesso ai capitali
Aumento del numero di investitori
a lungo termine
Aumento del valore delle azioni
Aumento della liquidità delle azioni
Aumento dell’attenzione da parte
degli analisti
Aumento del rapporto prezzo/utili
Riduzione dell’intervento politico o
legislativo
Miglioramento del rapporto con i
fornitori
Riduzione dell’instabilità
dell’andamento delle azioni
Investitori
Analisti
90%
82%
80%
83%
80%
83%
70%
66%
64%
53%
33%
70%
58%
58%
40%
40%
48%
50%
46%
50%
Effetti della comunicazione
volontaria
Gli effetti della comunicazione volontaria possono
essere classificati all’interno di due categorie:
•
gli effetti sul funzionamento del mercato;
•
gli effetti sulle imprese.
Effetti sul funzionamento del
mercato
aumento della liquidità delle azioni: la quotazione delle
azioni è maggiormente correlata con le prospettive di
risultato rispetto alle imprese con un livello di
disclosure inferiore;
•
maggiore produzione – circolazione di informazioni nel
mercato: riduzione del costo di acquisizione delle
informazioni da parte degli analisti.
•
Effetti sulle imprese
Analisi empiriche hanno evidenziato che i principali
vantaggi di una maggiore disclosure volontaria per
un’impresa sono:
•
riduzione del costo del capitale proprio;
•
riduzione del costo del capitale di debito.
Le componenti del business model
STRATEGIC CHOICE
Clienti
Value proposition
Capacità/competenze
Ricavi/pricing
Concorrenti
Sistema di offerta
Strategia competitiva
Branding
Differenziazione
Missione
CREATING VALUE
Risorse/asset
Processi/attività
CAPTURING VALUE
Costi
Finanza
Redditività
VALUE NETWORK
Fornitori
Sistema informativo
Relazioni
La catena personale-cliente-profitto
Obiettivi
Lavorare
Acquistare Investire
Innovazione
Ampiezza
gamma
Produttività
Servizio ai
clienti
+ margini
Efficienza
Accoglienza
Misure
N° di team
Tasso di sviluppo
delle competenze
Customer
satisfaction
+ ricavi
Ricavi/m2
MOL
Customer
retention
ROI
T magazzino
Il modello in uso
Lavorare
Acquistare
Investire
SUGGERIMENTI
ATTITUDINE
AL LAVORO
SERVIZIO
COMPORTAMENTO
CLIENTI
ATTITUDINE
PER L’AZIENDA
ROTAZIONE
GAMMA
RETENTION
ROI
MOL
RICAVI
Principi e categorie informative
Accurata analisi del business
y Verificabilità a posteriori
y Comunicazione dei presupposti
y
Forecast
y Proiezioni (assumptions, leve)
y Altre informazioni
y
Schemi per la comunicazione volontaria
Provenienza
Oggetto
Generale
Particolare
Esterna:
Associazioni professionali
Organismi di controllo
Jenkins Report (AICPA, 1994)
Reporting on Shareholder Value (ICAEW,
1999)
Improving Business Reporting (FASB, 2001)
MD&A (CICA, 2002)
Rischi
Financial Reporting of Risk (ICAEW, 1997)
Asset
Intangibili
Intellectual Capital Report (MERITUM, 2002)
Intellectual Capital Statement (DATI, 2000DMISTI, 2003)
Measurement and Management of Intellectual
Capital (IFAC, 1998)
Manageriale
Balanced Scorecard (1992)
Value Reporting Disclosure
Model (2001)
Skandia Navigator (1997)
Intangibile Asset Monitor
(1997)
Jenkins report
Il Jenkins Report è un documento elaborato
dall’AICPA, nel1994, in cui si propone che la
comunicazione finanziaria venga articolata nelle
seguenti cinque aree, individuando all’interno di
ognuna delle ulteriori dimensioni di interesse:
• dati finanziari e non finanziari;
• analisi del management dei dati finanziari e non
finanziari;
• informazioni prospettiche;
• informazioni relative al management ed agli azionisti;
• background riguardo all’impresa.
Reporting on shareholder value
Il reporting on shareholder value (ICAEW, 1999)
suggerisce che le imprese comunichino, all’interno
della relazione sulla gestione, le strategie adottate e
gli obiettivi prefissati per creare valore, nonché i
progressi raggiunti secondo le misure di performance
usate internamente dal management.
Lo scopo è quello di creare un legame tra l’external
reporting ed i processi e le misure di performance
utilizzate internamente.
Reporting on shareholder value
Il report individua i seguenti nove driver del valore a
livello di impresa e di business unit che devono
essere comunicati:
Livello di impresa
• descrizione delle “ambizioni strategiche”;
indicazione del percorso di sviluppo (obiettivi e snodi
critici);
• descrizione del processo decisionale strategico;
• descrizione del processo di performance management;
• indicazione delle misure di performance economicofinanziarie utilizzate internamente per monitorare i
risultati.
•
Reporting on shareholder value
Livello di business unit
• descrizione del mercato di riferimento;
• illustrazione della posizione competitiva della
business unit;
• valutazione prospettica dei trend;
• presentazione di come il management intende
mantenere o modificare la propria posizione
competitiva.
Improving Business Reporting
Tale documento è stato emanato dal FASB nel 2001
come un principio contabile, ma i suoi contenuti
costituiscono dei semplici esempi di buona
comunicazione, che pertanto non hanno alcun valore
normativo.
Con il documento Improving Business Reporting, il
FASB ha voluto:
1.Fornire un possibile modello di riferimento
specifico per settore;
2.Suggerire un metodo per definire un modello di
disclosure volontaria.
Improving Business Reporting
Modello di riferimento specifico per settore
Le informazioni che il FASB propone vengano fornite
dalle aziende sono riunite nelle seguenti sei classi:
• dati finanziari e non finanziari;
• analisi del management dei dati finanziari e non
finanziari;
• informazioni prospettiche;
• informazioni relative al management ed agli
azionisti;
• background riguardo all’impresa;
• intangible assets.
Improving Business Reporting
Framework per la disclosure volontaria
Il FASB, inoltre, ha suggerito un processo logico affinché
le imprese (a) identifichino le informazioni che
potrebbero essere utili agli investitori e (b) decidano se la
comunicazione delle stesse sia o meno consigliabile.
Tale framework è descritto nei termini seguenti:
• identificazione dei fattori critici di successo;
identificazione delle strategie adottate per la gestione dei
fattori critici di successo e delle misure di performance usate;
• analisi dei costi/benefici della disclosure volontaria in termini
di posizione competitiva;
• valutazione di come presentare al meglio le informazioni che
si è deciso di comunicare.
•
MD&A
Il CICA nel 2002 ha pubblicato un modello che
presenta indicazioni per la preparazione e diffusione
della relazione sulla gestione.
In tale modello vengono elencati:
• i principi per la redazione della Relazione;
• il contenuto oggetto di tale documento.
Per la prima volta viene esplicitamente individuata la
finalità principale della disclosure: fornire una serie di
informazioni che rendano l’utilizzatore in grado di
condurre una valutazione through the eyes of
management.
MD&A
Principi per la redazione della relazione sulla gestione
• la comunicazione contenuta nella relazione deve essere
complementare rispetto alle informazioni di tipo
contabile;
• orientamento al futuro;
• focus sugli aspetti rilevanti per la creazione di valore nel
lungo periodo;
• integrazione della visione di lungo periodo con la
discussione della performance raggiunta nel breve
periodo;
• materialità dell’informazione;
• utilità dell’informazione (attendibilità, significatività,
comparabilità, rilevanza e comprensibilità).
MD&A
Il contenuto della relazione sulla gestione
• quadro generale sull’azienda (core business e
strategie adottate);
• fattori critici di successo;
• capacità (risorse) per raggiungere gli obiettivi
prefissati;
• analisi dei risultati conseguiti e previsioni per i
risultati futuri;
• rischi e opportunità.
Balanced Scorecard
La Balanced scorecard fornisce un framework per
tradurre la visione aziendale in un set di indicatori di
prestazione finanziari e non finanziari.
Prospettiva finanziaria
Prospettiva dei clienti
Variabili di
Obiettivi
controllo
Come veniamo
valutati dai nostri
clienti?
Variabili di
Obiettivi
controllo
Come mantenere una
posizione di
equilibrio?
visione & strategia
Prospettiva
apprendimento e
innovazione
Variabili di
Obiettivi
controllo
Come creare valore nel
tempo?
Prospettiva dei
processi
Variabili di
Obiettivi
controllo
In quali processi
dobbiamo eccellere?
La prospettiva economico-finanziaria
Prospettiva
economicofinanziaria
Indicatori
Driver
Miglioramento
della gestione
del
capitale
circolante
Redditività
del
capitale
investito
Lag
- Tasso
rotazione del
capitale
operativo
ROE
ROI
ROS
-
Lead
- % pacchetti invenduti
- Tempo di giacenza media degli elementi
turistici di base prima di essere venduti
- Tempo medio di dilazione di pagamento
degli allotment
- Tempo medio di incasso dei crediti
verso le agenzie di viaggio
- % dei crediti “fisiologici” sul totale dei
crediti verso le agenzie di viaggio
- % dei debiti “fisiologici” sul totale dei
debiti verso i produttori di servizi elementari
- Redditività media per pacchetto
(Reddito operativo/N° pacchetti)
- Margine di contribuzione unitario per
tipologia di pacchetto
- Dividendi distribuiti/Reddito netto
Processi aziendali che
creano valore
Indicatori
Driver
Leadership dei costi
maggior valore offerto dal T.O.
in presenza di prezzi dei pacchetti
più bassi di quelli della
concorrenza, a parità di livello
qualitativo.
Differenziazione:
maggiore capacità del
pacchetto di appagare le
esigenze in termini di
esperienza di viaggio, a parità
di costo.
Innovazione:
offrire pacchetti e/o
utilizzare processi di
packaging innovativi.
Lag
- Tempo medio
packaging
- N° package
- N° interventi di “riassemblaggio”
- N° di tipologie di
package
- N° mete servite
- N° di servizi offerti
- Pacchetti innovativi: nuovi
servizi offerti, nuove mete,
nuovi allotment di trasporto e di
alloggio combinati nei
pacchetti offerti
- Capacità innovativa: Time to
market tempo che intercorre tra
la progettazione del pacchetto
innovativo e la sua vendita
Lead
- Costo processo packaging
- Costo medio allotment
- N° penali pagate
-Importo penali/Costo acquisto
allotment
- Spese di pubblicità
- Spese in R&S
- N° di tipologie di alloggi, vettori e servizi
offerti/N° pacchetti assemblati
- N° pacchetti realizzati per destinazione
- Numero di tipologie di pacchetti
realizzati/numero dei pacchetti innovativi
- Tasso rinnovo catalogo
- N° agenzie di viaggio collegate on line
con il tour operator
- N° fornitori di allotment collegati on line
con il tour operator
- % fatturato on line
- Tasso di informatizzazione dei
processi di combinazione e packaging
Prospettiva dell’
apprendimento
Driver
Indicatori
Lag
Lead
Valore delle
risorse umane
- Valore
aggiunto/costo
medio per
dipendente
- Profitto dell’azienda – profitto di
settore/costo del lavoro
- VA/costo dei lavoratori ICT
- % nuove professionalità
- N° ore formazione /N° ore di
lavoro
- Investimenti in
formazione/Costo del lavoro
Commitment
and employee
satisfaction
- N° lavoratori a
tempo parziale
/totale lavoratori
- Età media di
anzianità di servizio
- Tasso di turnover
- Tasso di assenteismo
- Tasso di conflittualità sindacale
- “Budgeting incentivazione”
- Tasso di partecipazione a gruppi
temporanei di lavoro
Prospettiva
del cliente
Driver
Indicatori
Lag
Lead
Reputazione
dell’azienda
- Quota di
mercato
- Quota di mercato per ogni
pacchetto
- Quota di mercato per ogni
destinazione
- Certificazioni di qualità ed
ambientali
Customer
satisfation
- Numero di
contenziosi/
pacchetti venduti
- N° contenziosi/pacchetti
venduti dalle singole agenzie
- N° contenziosi/pacchetti
venduti direttamente dal tour
operator
- % investimenti in pubblicità ed
assistenza clienti
- N° garanzie offerte ai clienti
- % di clienti fedeli
- Tasso di
rinnovamento clienti
Value Reporting Disclosure
Model
Il Value reporting è uno schema elaborato allo scopo
di soddisfare le richieste che provengono dagli
investitori relativamente a informazioni di migliore
qualità per poter esprimere giudizi più accurati circa
il valore dell’impresa.
Esterno
Interno
Rappresentazione del
mercato
Strategia adottata per la
creazione di valore
Gestione per la creazione di
valore
Piattaforma del valore
Quota di mercato
attuale e
prospettica;
Ambiente
competitivo;
Regolamentazione.
Obiettivi;
Struttura organizzativa;
Linee guida, procedure,
meccanismi e azioni.
Performance economiche;
Posizione finanziaria;
Gestione dei rischi;
Performance conseguita
nei diversi segmenti.
Innovazione;
Marchio;
Fornitori;
Clienti;
Personale;
Reputazione.
Skandia Navigator
Lo Skandia Navigator scompone il capitale
intellettuale in tre categorie: capitale umano, capitale
relazionale, capitale organizzativo e ne fornisce una
rappresentazione secondo 4 differenti prospettive,
tutte a fondamento della prospettiva finanziaria.
Financial focus
Customer focus
Human
focus
Renewal and development focus
Process focus
L’Intangible Asset Monitor
Sviluppo
Struttura
esterna
Struttura
interna
Competenze
Customer
satisfaction
Investimenti in IT,
Anzianità del
personale
R&S
Crescita delle quote
di mercato
Efficienza
Vendite per agente
Ricavi per clienti
della clientela
delle competenze
Vendite per
dipendenti
Valore aggiunto
per dipendente
% di dipendenti
amministrativi
Rischio
Anzianità della
struttura
Età
dell’organizzazione
Turnover
L’Intellectual Capital Statement
Criteri di Effetti
valutazione (cosa
Gestione
delle risorse
Dipendenti
Clienti
Processi
Tecnologie
succede)
Attività
Risorse
(cosa è
stato
fatto)
(cosa è
stato
creato)
La comunicazione dei rischi:
il Turnbull Report
y
Implementare un sistema formale per
monitorare e controllare tutti i rischi;
y
Rivedere regolarmente l’efficacia di tale
sistema;
y
Comunicare i rischi esistenti, quelli
ipotetici e soprattutto le attività di risk
management
Financial reporting of risk
Nel 1997, l’ICAEW ha emanato il Financial reporting
of risk, ossia un documento contenente un insieme di
raccomandazioni per condurre una buona disclosure
dei rischi, evidenziando le best practice delle imprese
quotate al London Stock Exchange.
Tale documento prevede che la comunicazione dei
rischi debba essere articolata su tre dimensioni:
• identificazione e prioritizzazione dei rischi subiti;
• modalità utilizzate per qualificarli e misurarli;
• descrizione delle azioni intraprese per fronteggiarli.
Financial reporting of risk
1.
Rischi causati da fattori esterni
(environmental risks) / Rischi causati da
fattori interni (process risks e informationdecision making risks);
2.
Downside risk/Volatility risk;
3.
Rischi netti/Rischi lordi.
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