DISPENSA DI D.T.A. CLASSE V PROGRAMMAZIONE E BUDGET Innanzitutto occorre partire da una realtà aziendale sempre più caratterizzata come un sistema aperto a vari contesti (economici, sociali, culturali, politici). Tali contesti, tanto più in un sistema globalizzato come quello attuale, sono percorsi da una grande rapidità dell'innovazione, da una temibilità della concorrenza e da una continua modificazione dei gusti e delle aspettative della clientela anche nel settore della ristorazione. In una situazione di mercato di perenne evoluzione, le imprese non possono operare all'insegna dell'improvvisazione, affrontando giorno per giorno i problemi e gli ostacoli che via via si presentano. Occorre prestabilire le linee di azione e anticipare la soluzione dei problemi. Ecco perché le aziende provvedono a pianificare la loro attività e ad effettuare un sistematico controllo della gestione. Più precisamente intendiamo con il termine pianificazione la definizione delle scelte di fondo dell'attività aziendale come ad esempio le tecnologie da istallare, i mercati di riferimento, i segmenti da intercettare, il settore economico. Tali obiettivi aziendali sono raggiungibili generalmente nel medio-lungo periodo. Tali finalità generali non sarebbero raggiungibili se non si definissero anche le finalità immediate o annuali, i cosiddetti obiettivi intennedi, nonché le relative politiche aziendali di breve periodo (come gamme di prodotti da offrire, risorse da impiegare, volume di fatturato da raggiungere) tutte strumentali rispetto agli obiettivi aziendali generali. In sintesi si può perciò affermare che la programmazione è il processo che sulla base degli indirizzi strategici ossia degli obiettivi generali raggiungibili in un tempo medio-lungo. individua le alternative concrete da attuare in un periodo breve, di regola un anno, stabilendo le risorse da impiegare, gli obiettivi da raggiungere (distinti per reparti o centri di costo), le azioni da compiere e gli strumenti da utilizzare per raggiungere quegli obiettivi con un utilizzo ottimale delle risorse. Lo strumento operativo per procedere alla programmazione globale dell'attività gestionale è il budget. Il budget è un documento annuale che riporta dati, espressi sotto forma di quantità e di valore, che l'azienda si aspetta di verificare man mano che la gestione diventerà operativa. Tali dati riguardano sia i costi dei vari fattori produttivi necessari per la produzione e la vendita del prodotto servizio, così come i ricavi sia tipici che non tipici che l'azienda ritiene di poter ottenere, sulla base di previsioni. Tali dati, individuati per settore produttivo (sala, bar, cucina, amministrazione) e mese dopo mese vanno a costituire il budget economico. E' evidente che il budget economico consentirà alla direzione di valutare l'utile previsto settore per settore e di dame una valutazione preventiva, proponendo correttivi laddove tale utile dovesse risultare non soddisfacente. Ma il budget non si esaurisce nel budget economico. Il budget di un'azienda è composto inoltre dal budget degli investimenti e dal budget finanziario. Il primo dei due comprende la descrizione e il valore degli investimenti che l'azienda intende effettuare nel corso del prossimo esercizio, il secondo, cioè il budget finanziario, prevede e programma sia le entrate monetarie (individuate settore per settore e mese per mese, sia entrate correnti che entrate di capitale) che le uscite monetarie anche in questo caso individuate settore per settore, mese per mese, correnti e di capitale. E'evidente che il budget finanziario, in quanto definisce il fabbisogno finanziario e prevede il cash flow svolge una funzione di verifica delle possibilità che ha l'azienda di soddisfare gli obiettivi posti negli altri budgets. E' importante a questo punto sottolineare che la definizione degli obiettivi, poi quantificati nel budget sotto forma di quantità e di valori, deriva da una serie di accurate analisi che l'imprenditore andrà ad effettuare tempo prima di elaborare il budget. Si tratta in particolare dell'analisi ambientale, dell'analisi aziendale e dell'analisi previsionale. La prima sonda minacce e opportunità che caratterizzano il contesto nel quale l'azienda opera, la seconda si occupa di studiare la clientela, il prodotto/servizio offerto dall'azienda stessa in un'ottica di miglioramento. L'ultima, l'analisi previsionale, delinea lo scenario globale nel quale ·l'azienda opererà in un futuro prossimo dal punto di vista economico, sociale, culturale, tecnologico. Solo a seguito di tutte queste indagini, e solo se condotte accuratamente, gli obiettivi potranno essere fissati in modo che risultino realistici e effettivamente raggiungibili dall'azienda in futuro. Solo ora l'impresa e i responsabili dei vari centri di responsabilità saranno in grado di definire obiettivi e misure. Inoltre, per comprendere appieno la funzione del budget come strumento della programmazione della gestione globale, è opportuno ricordare che esso si forma grazie alla partecipazione di buona parte dei dipendenti dei vari settori aziendali. Se compito della direzione generale (direttori, dirigenti) è di elaborare le linee generali da seguire nel prossimo esercizio, compito dei capi servizio, in collaborazione con i loro subordinati, sarà quello e di stendere i budget di settore (o parziali) individuando, all'intemo delle linee generali, obiettivi settoriali e relativi strumenti per raggiungerli (il tutto tradotto in dati, quantità e valori). Sempre nell'ottica di comprendere appieno la funzione programmatoria del budget è opportuno ricordare in quale modo vengono costruiti i dati che saranno poi inseriti nel budget. Innanzitutto va precisato che tali dati sono misure predeterminate, stabilite a tavolino dalla direzione e dai responsabili dei centri, sia partendo dai dati storici aziendali, sia a seguito dei risultati delle indagini ambientali, aziendali e previsionali, il tutto nell'ottica del miglioramento del livello di efficienza/efficacia aziendale. Ricordiamo che si intende per efficienza il rapporto fra il valore delle risorse inserite nel processo produttivo e il valore finale della produzione. Puntare a migliorare l'efficienza significa puntare a contenere i costi dei fattori produttivi sia nei termini dei costi di acquisizione sia nei termini dei costi di trasformazione. Così per un'analisi attenta dell'uso delle materie prime in cucina può avere evidenziato nel corso dell'esercizio passato degli sprechi. In tal caso il dato previsto di consumo di quelle materie prime da inserire nel budget sarà più contenuto rispetto agli anni precedenti con lo scopo di contenere giorno dopo giorno un uso improprio di quelle materie prime. Si pensi a questa logica di miglioramento, estesa dal momento dell'acquisto a quello dell'utilizzo di tutti i fattori produttivi necessari per lo svolgimento dell'attività produttiva e si comprenderà senz'altro come il budget rappresenti per tutti i dipendenti di ogni livello gerarchico una guida fondamentale per i loro comportamenti. Lo stesso dicasi per il budget in funzione del raggiungimento di livelli superiori di efficacia, dove per efficacia si intende il rapporto fra obiettivi programmati e obiettivi effettivamente raggiunti e il riferimento è in particolare al budget delle presenze e perciò delle vendite ehe informerà la direzione sulla capacità dell'azienda di proporre sistemi di prodotto/servizio di interesse per la clientela e il mercato in genere. La tecnica di costruzione dei dati punta esplicitamente a miglioramenti dei livelli di efficienza/efficacia dell'attività aziendale. I costi standard cioè misure predeterminate costituiscono degli obiettivi da raggiungere perché rappresentano appunto quanto ci si aspetta da personale, impianti, vendite, merci. I costi standard usati nella costruzione del budget sono definiti costi standard previsti che, a differenza dei costi standard ideali e normali, costituiscono degli obiettivi effettivamente raggiungibili dall'azienda nella sua concreta realtà operativa e che segnano, se raggiunti, un incremento effettivo dell'efficienza aziendale. Il costo standard di mano d'opera dirètta verrà determinato con riferimento al tempo necessario per un addetto della cucina, in date condizioni, per ottenere la produzione di 15 piatti e alla remunerazione oraria che varia in re1azìone alla tipologia del lavoro impiegato. Il budget non svolge solo una funzione di programmazione ma. anche di controllo della gestione. L'attività di controllo comincia ad essere svolta già con la fase di avvio della gestione del nuovo esercizio. Si sa che la gestione con le sue tre fasi (aequisizione, trasformazione, vendita) produce dei dati (quantità e valori). Tali dati - definiti effettivi- vengono confrontati con i dati di budget con notevole frequenza e cioè generalmente un paio di volte al mese, ogni quindicina di giorni, dai responsabili dei vari centri di responsabilità in cui è articolata l'azienda che adotta il sistema del budget. Tale confronto può dare i seguenti risultati: 1)il dato effettivo è in linea col dato di budget: 2) il dato effettivo non è in linea col dato di budget. Nel caso 1) la gestione prosegue come programmato e non deve subire correzioni. Nel caso 2) si è verificato uno scostamento. Sia nell'ipotesi 1) che nell'ipotesi 2) i responsabili dei centri dovranno comunque redigere un rapporto informativo che sarà trasmesso alla direzione e in base al quale si deduce il livello di efficacia, di efficienza e di produttività dei singoli reparti aziendali. Gli scostamenti saranno analizzati con lo scopo di valutare le cause che hanno condotto a questa variazione rispetto a quanto programmato e di definire gli interventi per correggere le anomalie. Gli scostamenti possono riguardare la quantità o il prezzo. Lo scostamento di quantità si definisce deviazione di efficienza in quanto si fa risalire a variazioni nei rendimenti dei fattori produttivi, mentre lo scostamento del prezzo indica vali azioni nelle condizioni di acquisizione dei fattori produttivi e costituisce una deviazione di origine esterna. A seconda del tipo di causa individuata i responsabili, in accordo con la direzione, provvederanno a individuare correttivi (sia se le cause sono attribuibili all'azienda sia se le previsioni si sono rivelate non corrette, sia se è accaduto l'imprevedibile) perché gli scostamenti rappresentano dei passi falsi in vista del raggiungimento degli obiettivi programmati e che appartengono alla strategia aziendale. . LA FILIERA AGROALIMENTARE La filiera agroalimentare consiste nell’insieme di tutte le imprese, anche entità istituzionali, che concorrono a un qualche titolo nella produzione di un bene finale. Si parte dalle materie prime, dagli input e si arriva fino alla consegna del prodotto al consumatore finale. Stakeholders della filiera, letteralmente sono i portatori d’interesse; ci sono agenti economici di natura diversa, che intervengono direttamente o indirettamente nelle filiere. Ci sono imprese, consumatori, consulenti, rappresentanze di categoria come associazioni sindacali, dove i lavoratori sono coinvolti nelle filiere. Tutte queste figure, quindi, sono a vario titolo interessate in quello che accade nella filiera, in un obiettivo comune che è il collocamento sul mercato del prodotto finale. Ci sono tanti attributi per qualificare una filiera: ci possono essere filiere lunghe, corte, regionali, nazionali, globalizzate, incomplete, filiere con diversi livelli di concentrazione ai diversi stadi di produzione, filiere a composizione stabile o variabile a seconda della solidità delle relazioni tra stakeholders. Diverse categorie di stakeholders che possono entrare a far parte di una filiera. Abbiamo i produttori agricoli, di materie prime (vegetali o animali); commercianti/grossisti che raccordano tra di loro diverse aziende agricole, e aziende agricole con livello successivo della trasformazione; possono intervenire altre figure di commercianti che trasferiscono il prodotto, da imprese di trasformazione a imprese di trasformazione che stoccano il prodotto, trasferendolo nel tempo e nello spazio; imprese di trasformazione di vari livelli; grossisti, importatori, esportatori, esclusivisti, agenti commerciali che agiscono nello stadio finale, imprese di consulenza e servizio trasversali a tutti gli stadi, imprese specializzate nelle attività di logistica e la vendita al dettaglio. Sono imprese che fanno parte delle filiere e, trasversalmente, troviamo il mondo delle istituzioni, amministrazioni a livello locale o nazionale a seconda di come s’articola la filiera, intervengono a sostegno, a regolamentare le attività della filiera, creare tavoli di confronto delle diverse categorie di imprese. Le imprese della filiera possono avere diversa natura giuridica; ci possono essere imprese private, società di capitali, cooperative, imprese di tipo familiare. Filiera lunga e corta Nella definizione di filiera lunga, in opposizione a quella corta, c’è un po’ di confusione. Con lungo e corto s’indicano due aspetti: numero di operatori, ove all’aumentare del numero di operatori si dice che la filiera s’allunga, minore il numero di operatori, la filiera si accorcia. Corto e lungo è utilizzato in un’accezione spaziale, con riferimento al numero di chilometri che il bene o semilavorati percorrono. Si dice che una filiera è lunga se, la somma dei km percorsi da materie prime, semilavorati, bene finale sono tanti. Invece, la filiera è corta se il prodotto è a km zero. Si tende a identificare il corto anche in termini di km, il lungo nell’accezione di numero di operatori col numero di km. Questo non è vero. L’accezione di filiera, corta o lunga, in termini di numero di passaggi e di km percorsi, possono andare in due direzioni opposte. Posso avere una filiera molto corta, in termini di numero di passaggi, ma lunga in termini di km percorsi. Il fare pochi km delle materie prime, che è un elemento utilizzato nella comunicazione tra imprese e consumatori, per indicare che il processo produttivo ha basso impatto ambientale negativo, per mancanza di trasporto, non è detto che quel prodotto abbia un impatto ambientale migliore di un altro che ha fatto più km. Anche le dimensioni delle imprese, laddove i processi produttivi manifestino una scala ottimale efficiente per dimensioni delle imprese ampie, rispetto a quelle presenti in una certa zona, implicano che il prodotto che viene da lontano è stato realizzato con miglior livello d’efficienza. Filiera lunga e corta si definiscono in termini relativi. Una filiera può essere più lunga o corta di un’altra. Generalmente, all’interno della galassia della filiera corta, sono ricompresi sia la vendita per corrispondenza, dove il produttore s’incarica direttamente, su ordinazione, di consegnare il prodotto al consumatore, che gli spacci aziendali, la partecipazione ai mercati dei produttori, punti venditi aziendali nei centri abitati, sistemi di consegna tramite gruppi d’acquisto. Ci sono esempi più innovativi, che spiazzano gli operatori delle filiere corte, come il dispenser del latte sfuso nei centri commerciali, gestito direttamente dal produttore e si trova nella grande distribuzione. Grande distribuzione, che essendo filiera lunga, negli ultimi anni sta operando alcuni tentativi di accorciamento delle filiere di approvvigionamento dei suoi beni. Filiere nazionali e regionali Filiere nazionali e regionali si riferisce al contenimento geografico della filiera; pensando alla nostra regione, il Lazio, si può notare come, per l’agroalimentare, non vi siano filiere auto contenute nella regione. Le presunte filiere regionali, nel Lazio, sono sempre monche, hanno bisogno di una dimensione maggiore, per arrivare a completarsi. Esempio: il kiwi. Il Lazio è una regione molto importante, su base nazionale e mondiale, perché l’Italia è uno dei primi produttori al mondo di kiwi. Il kiwi è un prodotto che si esporta molto, c’è un’incidenza delle esportazioni sulla produzione interna elevata. Il Lazio non riesce a confezionare il prodotto, e connettersi coi mercati esteri. Il prodotto laziale viene, in gran parte, trasportato come prodotto a sfuso a Cesena e nelle centrali frutticole romagnole, dove viene calibrato, confezionato e avviato all’esportazione. Filiere globali e delocalizzate. La delocalizzazione può essere un modo in cui la natura globale della filiera viene declinata; impresa globale con molte articolazioni locali, con imprese dislocate in varie parti del mondo, che si connettono in una rete in cui i diversi nodi sono lontani tra di loro. Filiere con livelli di concentrazione variabili ai diversi stadi. Se i livelli di concentrazione sono molto differenti ai diversi stadi, le transazioni che avvengono tra soggetti ai diversi stadi sono transazioni dove le condizioni sono asimmetriche, ossia c’è un gruppo di soggetti che ha più potere di mercato. Poiché la concentrazione aumenta, andando più a valle, sono le aziende agricole che hanno da perderci nei termini stabiliti per gli scambi. La presenza di soggetti più concentrati, indica che saranno quei soggetti a fungere da protagonisti della governance della filiera. Chi è più concentrato, ha più potere, più influenza, non solo userà questa maggiore possibilità di influenzare la filiera, per definire termini di scambio vantaggiosi per sé, ma sarà il soggetto che si farà carico di coordinare tutte le attività della filiera. Filiere a composizione stabile e relazioni variabili. Se i diversi soggetti che stanno in una filiera, sono tra loro connessi da relazioni stock sul mercato, la filiera è molto instabile, possono entrare e uscire in ogni momento nuovi soggetti, l’industria di trasformazione può decidere di non approvvigionarsi più da certi agricoltori, ma cambiare partner commerciali. Stessa cosa possono fare le imprese, rispetto ai consulenti, ai laboratori che fanno le analisi. Se, invece, le imprese sono tra loro connesse da altri tipi di relazioni, ad esempio le aziende agricole possono connettersi in cooperative che, a loro volta, offrono servizi alle aziende agricole stesse, servizi per l’acquisto degli input o servizi di assistenza tecnica, di consulenza. Possono formare consorzi per tutelare la tipicità del prodotto; connettersi verticalmente con accordi di produzione, che abbracciano un arco temporale di più anni. La filiera si qualifica, prende vita, se c’è relazione tra soggetti, non basta definirne un insieme, anche il modo in cui questi scambiano flussi di merci, informazioni. Dal lato della domanda, il successo del termine filiera è strettamente connesso al bisogno di aver maggiori informazioni, maggior grado di controllo sui beni alimentari acquistati e consumati, e sul processo produttivo in sé, e in quanto la natura del processo produttivo influenza le caratteristiche qualitative del bene in sé. Il successo del termine filiera è caratterizzato dal bisogno di conoscere le filiere, ciò che gli operatori delle filiere fanno, e poter specificare il più esattamente possibile l’attribuzione delle responsabilità; ciascuno degli stakeholders è responsabile per il pezzetto di processo produttivo, per il contributo che da al completamento del bene finale. La filiera nella produzione Dal lato della produzione, il termine filiera viene utilizzato come categoria concettuale, perché in contesti produttivi come quello italiano, dove le imprese sono piccole e si realizzano, a livello di singola impresa, molte inefficienze produttive, la dimensione collettiva della filiera è fondamentale per recuperare margini di efficienza. Ciò che piccole imprese non possono fare efficientemente o, in alcuni casi, non possono fare affatto, possono cercare di farlo, tramite la costituzione di reti, catene organizzate, stabili di relazioni, in senso orizzontale (imprese che svolgono la stessa fase del processo produttivo) o verticale (connessioni tra fase agricola, trasformazione e commercializzazione). La dimensione della filiera è rilevante per valutare la competitività dei prodotti e dei sistemi produttivi che ci stanno dietro. Ragionare in termini di filiera, ci può aiutare a capire le debolezze del sistema produttivo, che si realizzano all’interno delle imprese. Ci sono eventi, modi, in cui le imprese si raccordano tra di loro, che possono determinare maggiore o minore efficienza delle produzioni finali. Tendere a completare le filiere, significa acquisire maggiori quote del valore aggiunto complessivo del prodotto finale. Alla frammentazione dimensionale del sistema agroalimentare italiano, s’aggiunge una configurazione poco coesa delle filiere, ossia le relazioni che legano i diversi operatori tendono ad essere instabili sul mercato, rispetto a quello che accade in altri paesi come la Francia. Quando si parla di depressione dei livelli di competitività, ci si riferisce sia alla competitività in termini di prezzo, all’efficienza dei processi produttivi, sia alla competitività in termini quantitativi, perché se i soggetti che concorrono a generare un prodotto finale sono tanti, e la qualità del prodotto finale è importante per i consumatori, è evidente che questa qualità è il frutto di tutto quello che fanno gli operatori che intervengono a generare quel bene. Solo un’azione coordinata di quello che fanno gli operatori, può conferire al prodotto finale quella qualità che è indicata dai consumatori. Il coordinamento degli operatori delle filiere è fondamentale, sia per l’efficienza, che per definire correttamente la qualità del prodotto. Coordinamento essenziale, anche, per limitare l’asimmetria nel potere di mercato tra diversi operatori. L ’azienda turistico-alberghiera L'articolo n. 2555 del Codice Civile definisce l'azienda come "il complesso di beni organizzati dall'imprenditore per l'esercizio dell'impresa". Il significato del termine impresa, invece, viene definito, sulla base dell'articolo 2082 dello stesso Codice Civile, come "un'attività economica organizzata al fine della produzione e dello scambio di beni e servizi". Un albergo è un complesso di beni organizzati dall'albergatore al fine di produrre La e classificazione scambiare servizi. delle aziende Il panorama economico attuale è ricco di tantissime aziende molto differenti le une dalle altre, che si possono tuttavia classificare in base ad alcuni elementi distintivi fondamentali: l'obiettivo che si prefiggono, la proprietà dell'attività, la sede dell'attività, le dimensioni, la durata del ciclo produttivo e il tipo di gestione. In base all'obiettivo dell'attività: Aziende di erogazione (senza scopo di lucro): Stato, Regioni, Province, Comuni, famiglia, associazioni sportive, altro. Aziende di produzione o imprese (a scopo di lucro): tutte le attività che hanno come scopo principale il raggiungimento del profitto. In ambito turistico esse possono identificarsi in: strutture ricettive, agenzie di viaggi, vettori privati, attività di ristorazione, In parchi base Unico a tema, alla proprietario: altro. proprietà dell'attività: impresa individuale. Più proprietari: società. Video appunto correlato Nell'impresa individuale, l'azienda fa capo a una sola persona fisica, che può essere il proprietario sia dell'immobile sia dell'azienda, oppure, in alcuni casi, colui che gestisce un'attività altrui. Nel caso delle società, l'azienda fa capo a due o più persone che, come recita l'articolo 2247 del Codice Civile, "conferiscono beni o servizi per l'esercizio in comune di un'attività economica allo scopo di dividerne gli utili". E' necessario individuare due principali tipi di società: società di persone: prevale l'elemento personale rispetto a quello patrimoniale e i soci rispondono in modo solidale, illimitato e sussidiario alle obbligazioni che la società ha assunto; In società di capitali: i soci rispondono soltanto per la quota di capitale conferita. base alla sede dell'attività: Aziende divise: sono quelle che svolgono la propria attività in più sedi dislocate sul territorio nazionale o estero. Aziende indivise: sono quelle che svolgono la propria attività in un'unica sede. In base alle dimensioni dell'attività: Piccole dimensioni; Medie dimensioni; Grandi dimensioni. Non è possibile fissare una regola unica per definire in modo preciso la dimensione di un'azienda alberghiera, poiché, a seconda della sua ubicazione, i criteri per determinare la grandezza possono variare in modo sostanziale. Esempio: un hotel di 200 camere in Italia è considerato di grandi dimensioni, mentre negli USA esso verrebbe considerato piccolo! Tuttavia, possiamo dire che nel nostro Paese un albergo è considerato di piccole dimensioni quando dispone di non più di 50 camere e 25 dipendenti, di grandi dimensioni quando dispone di più di 200 camere e di oltre 100 dipendenti. In Annuale: base si alla tratta di durata imprese del aperte tutto ciclo l'anno produttivo: (alberghi di città). Stagionale: sono aziende ubicate in località turistiche, aperte prevalentemente in un unico periodo, solitamente coincidente con la stagione estiva (alberghi balneari, lacuali). Bistagionale: si tratta di aziende che svolgono la propria attività dividendo il ciclo produttivo In in due base al A (alberghi tipo modelli montagna). gestione: familiare; conduzione tramite di di conduzione A Gestione periodi diretta; di aggregazione. Alberghi a conduzione familiare Rappresentano il classico esempio di azienda alberghiera italiana di piccole e medie dimensioni, nella quale le risorse umane impiegate sono prevalentemente quelle della famiglia del proprietario o gestore. A seconda delle proprie capacità ed esperienze, i componenti della famiglia sono impiegati nei diversi reparti dell'albergo, al fine di garantire la copertura delle mansioni necessarie alla produzione del servizio. Questo tipo di gestione permette al cliente di godere di una serie di vantaggi legati a un'atmosfera più calda, più accogliente e meno formale, nella quale potersi sentire come a casa propria, oltre a consentire una spesa giornaliera più contenuta. L'albergatore e la sua famiglia curano personalmente ogni aspetto del servizio, cercando di prestare la massima attenzione sia alla ristorazione, semplice ma con ingredienti genuini e con ricette tradizionali, sia alla cura dei rapporti con la clientela abituale, al fine di consolidare la fedeltà negli anni. Naturalmente questo tipo di gestione può presentare anche degli svantaggi, legati soprattutto alla mancanza di formazione specifica di alcuni albergatori, che hanno accresciuto la propria professionalità senza il supporto della necessaria preparazione tecnica, ma Alberghi basandosi solo a sulle esperienze conduzione personali. diretta Sono alberghi di medie e grandi dimensioni, gestiti dal titolare o da un manager professionista, che organizzano l'attività suddividendo i compiti e le responsabilità nei diversi settori e impiegando risorse umane professionalmente qualificate. Naturalmente, rispetto agli alberghi a conduzione familiare, l'atmosfera interna è meno confidenziale e i rapporti con gli ospiti risultano più formali. I vantaggi legati a questo tipo di gestione possono essere sintetizzati nella maggiore professionalità attraverso corsi di aggiornamento e di ottenere così avanzamenti di carriera. Modelli di aggregazione fra imprese turistiche Il settore turistico ricettivo italiano è costituito da un insieme di piccole e medie imprese che si sono costituite nel secondo dopoguerra e hanno ampliato il proprio giro d'affati nel corso degli anni, operando in modo autonomo. Le mutate condizioni economiche del settore turistico richiedono oggi la capacità dell'albergatore di uscire dal suo isolamento per instaurare rapporti di collaborazione e aggregazione con altre realtà aziendali, al fine di consolidare e accrescere la propria quota di mercato, studiare nuovi prodotti e diversificare la gamma dei servizi offerti. Queste forme di aggregazione si possono realizzare attraverso: collaborazioni e alleanze: due o più aziende alberghiere si accordano per creare consorzi, associazioni, gruppi d'acquisto e joint venture, al fine di perseguire obiettivi comuni; fusioni: due o più società si fondono insieme, creando una società nuova e più forte economicamente; acquisizioni: un'azienda acquista una o più aziende, al fine di accrescere la propria presenza sul mercato. Esistono tre tipi di integrazione fra imprese: integrazione verticale: quando le aziende che si uniscono svolgono attività diverse in ambito turistico (un tour operator acquisisce una o più strutture ricettive); integrazione orizzontale: quando le aziende che si uniscono svolgono tutte lo stesso tipo di attività (catene alberghiere, gruppi di aziende di viaggi); diversificazione: quando un'azienda cerca interazioni con imprese che operano in settori economici diversi dal proprio (un tour operator che decide di investire in una compagnia di assicurazioni). IL MARKETING DELLE IMPRESE TURISTICO-RISTORATIVE IL MARKETING Il termine “marketing” è ormai così largamente diffuso e utilizzato che cercare di racchiuderlo in un’unica ed esaustiva definizione appare difficile e complesso. Nelle imprese turistiche e ristorative il marketing ha la funzione di studiare e capire le esigenze e le aspettative della clientela al fine di realizzare e offrire prodotti capaci di soddisfare i bisogni e di creare un rapporto di fiducia con i consumatori. Nel settore ristorativo e turistico possiamo individuare tre livelli di marketing: Marketing aziendale ( o micro marketing ): specifico campo di intervento delle imprese private ristorative e turistiche; Marketing pubblico ( o macromarketing ): specifico campo di intervento degli operatori e degli enti pubblici; questi svolgono diversi compiti tra i quali la tutela dei beni culturali e la promozione dell’immagine del paese; Marketing integrato: come momento di unificazione degli interventi pubblici e privati allo scopo di promuovere una nuova località o un’area a vocazione turistica. LA SEGMENTAZIONE DEL MERCATO DELLA DOMANDA L’impresa deve chiedersi quali siano i bisogni espressi dalla domanda e quali di essi intende concretamente soddisfare. Esistono infinite combinazioni attraverso le quali individuare i gruppi di consumatori. Ciascun gruppo rappresenta una parte della domanda, cioè un segmento di mercato È pertanto necessario che l’impresa scelga il segmento o i segmenti in cui desidera operare; in altre parole, l’impresa deve definire o il proprio mercato obbiettivo (target market) o segmento obbiettivo (target group), tentando così di conquistare un vantaggio competitivo rispetto alla concorrenza. La segmentazione è una metodologia attraverso la quale l’impresa procede a una suddivisione del mercato della domanda in gruppi omogenei e significativi. I CRITERI DI SEGMENTAZIONE I parametri più diffusamente utilizzati in campo turistico – ristorativo sono: Demografici: età, sesso; Geografici: area di provenienza; Socio – economici: professione; Psicologici: personalità; Motivazionali: tipo e scopo de viaggio o soggiorno; Comportamentali: clientela abituale e di passaggio. Per essere utile, la segmentazione deve avere dei requisiti: Omogeneità: i gruppi devono avere omogenee caratteristiche; Diversità: fra i segmenti individuali; Misurabilità; Accessibilità; Consistenza. GLI STRUMENTI DEL MICRO MARKETING: IL MARKETING MIX Il marketing mix, anche definito marketing delle 7P, consiste nell’insieme dei fattori sui quali può fare leva l’impresa ristorativa per influenzare la domanda. I 7 fattori sono: Il prodotto ristorativo; Il prezzo di vendita, La distribuzione; La comunicazione; Il personale; Il PR; La produzione IL PRODOTTO DELLE IMPRESE RISTORATIVE Esso è costituito dall’insieme dei beni e servizi offerti ai consumatori dalle imprese ristorative e si distingue non solo per l’oggetto (il menù offerto), ma anche per un’insieme di altre caratteristiche quali: Il tipo di produzione e servizio; La qualità; La varietà dei menù; L’atmosfera; L’immagine del locale. LA DETERMINAZIONE DEI PREZZI DEI PRODOTTI RISTORATIVI Il prezzo è l’ultima barriera che il cliente deve abbattere nella scelta di un prodotto/servizi. Esso dipende: dalla struttura della domanda e dalla sua elasticità (comportamento del consumatore); dal comportamento dei concorrenti (soprattutto nella politica dei prezzi); dalle condizioni economiche generali ; dai costi di produzione (la variabile interna più rilevante). I principali metodi di fissazione del prezzo sono: full costing; direct costing; prezzo di indifferenza; prezzo stabilito dai concorrenti; prezzo basato sul valore percepito; prezzo basato sul margine di profitto. LA COMUNICAZIONE DELLE IMPRESE RISTORATIVE Comunicare significa trasmettere, informare, rendere partecipi, mettere in comune conoscenze ed esperienze. In ambito aziendale, la comunicazione è uno dei principali strumenti del marketing. Gli obbiettivi della comunicazione sono: trasmettere un’immagine; trasmettere un’idea; abbattere dubbi e resistenze. Gli elementi fondamentali della comunicazione sono: l’emittente, codificatore del messaggio; il ricevente, destinatario e decodificatore del messaggio; il messaggio, il contenuto della comunicazione; il codice, modalità con cui il messaggio viene comunicato; il contesto, la situazione e l’ambiente dove avviene la trasmissione del messaggio; il canale, è il punto di connessione tra emittente e ricevente. Elementi importanti per quanto riguarda l’efficacia della comunicazione sono: la forza logica, che si realizza attraverso una definizione chiara e semplice del messaggio; l’utilità percepita dal ricevente; la relazione positiva tra emittente e ricevente PUBBLICITA’ Fare pubblicità vuol dire comunicare, acquistando spazio o tempo sui mezzi di comunicazione, ciò che un prodotto/servizio è in grado di offrire, spingendo il consumatore ad acquistarlo o a usufruirne. Esistono diverse tipologie di pubblicità, possiamo distinguere pertanto: pubblicità istituzionale o pubblicità di prodotto/servizio : la prima non riguarda un determinato prodotto/servizio, ma l’immagine dell’impresa; nella seconda si diffondono informazioni su uno specifico servizio/prodotto per incrementare le vendite; pubblicità individuale o collettiva : a seconda che sia promossa da una singola impresa o da più imprese; pubblicità di massa o selettiva : a seconda che il mercato di riferimento sia indifferente o specifico; pubblicità di lancio o di sostegno : in relazione al momento del ciclo di vita del prodotto; pubblicità attraverso i mass media ( stampa, televisione, radio, ecc... ) o pubblicità presso il punto vendita ( depliant, cataloghi, ecc... ). PROMOZIONE DELLE VENDITE Essa è costituita da un insieme di attività a sostegno delle vendite, che completano l’azione pubblicitaria e quella svolta dai venditori del prodotto/servizio. L’azione di promozione può essere: DIRETTA (rivolta ai clienti); INDIRETTA (rivolta ai venditori). I mezzi più utilizzati per la promozione rivolta ai clienti sono: Le offerte speciali; I premi abbinati a particolari iniziative; In merchandising (magliette, penne e altri gadget in regalo). Fra i mezzi più usati per la promozione rivolta ai venditori ricordiamo: La partecipazione a manifestazioni; L’organizzazione di corsi di formazione e aggiornamenti; Il riconoscimento di GRINGE BENEFITS (premio dato ai venditori per chi vende di più). Il premio può comprendere viaggi, soggiorni alberghieri,ecc.. PUBBLICHE RELAZIONI Esse consistono nella programmazione strategica di tutte le attività di comunicazione che consentono di consolidare e migliorare l’immagine positiva di un’impresa. Esse possono rivolgersi a: L’esterno: giornalisti, associazioni sindacali, ecc.. L’interno: dipendenti, collaboratori, ecc.. Gli obbiettivi delle PR verso l’esterno sono: Creare atteggiamenti positivi verso l’impresa ristorativa; Eliminare atteggiamenti negativi nell’opinione pubblica; Sviluppare rapporti con i destinatari delle azioni di PR. L’obbiettivo delle PR, verso l’interno, è quello di instaurare, o migliorare, un clima di partecipazione e di collaborazione fra la proprietà e i dipendenti, attraverso: L’offerta di borse di studio per i figli dei dipendenti; L’istituzione di circoli sportivi e ricreativi. LA DISTRIBUZIONE DEL PRODOTTO RISTORATIVO La distribuzione è l’insieme delle attività che consentono il passaggio del prodotto/servizio dal produttore al consumatore. Il prodotto ristorativo può essere distribuito principalmente attraverso 2 canali: Il canale diretto, che consiste nella vendita immediata al consumatore senza la presenza di intermediari; Il canale medio, che prevede la presenza di intermediari (imprese di viaggi). IL PERSONALE Nelle imprese turistiche e ristorative il personale rappresenta un fattore fondamentale perche contribuisce in modo determinante a costruire l’immagine dell’impresa e a qualificare il prodotto ristorativo offerto. Oltre alle capacità professionali degli addetti il management curerà: La formazione esterna, avviando o accettando collaborazioni con il sistema scolastico e formativo(stage aziendali); La formazione interna, l’aggiornamento continuo; La definizione del ruolo e delle procedure, orientate alla ricerca di soluzione dei problemi. Le Imposte L'imposta è un tributo, ovvero una delle voci di entrata del bilancio dello Stato. Consiste in un prelievo coattivo di ricchezza dal cittadino contribuente, non è connesso ad una prestazione da parte dello Stato o degli altri enti pubblici per servizi resi al cittadino ed è destinata alla copertura della spesa pubblica. Nei paesi eredi del diritto romano è distinto dalla tassa, che è invece legata ad una prestazione. La parte delle entrate statali costituita dalle imposte è detta gettito fiscale. Il livello di imposizione e la ripartizione delle imposte tra le fasce della popolazione sono oggetto di studio della scienza delle finanze e sono attuati mediante misure di politica fiscale. Il livello di imposizione fiscale - impropriamente detta tassazione - medio di un paese si chiama pressione fiscale apparente.Sul piano della scienza delle finanze, l'imposta si caratterizza per il fatto di essere espressione del potere d'imperio attribuito agli enti che operano il prelievo e per il fatto di essere finalizzata a finanziare pubblici servizi indivisibili. Gli elementi costitutivi delle imposte sono: il presupposto: fatto giuridico che determina, in modo diretto o indiretto, il sorgere dell'obbligazione tributaria la base imponibile: espressione quantitativa del presupposto (può coincidere o meno col presupposto stesso) l'Aliquota: tasso applicato alla base imponibile per liquidare l'imposta.L'imposta si basa sui seguenti elementi: il presupposto d'imposta, che consiste nel fatto economico, o fattispecie imponibile, il cui verificarsi fa sorgere obblighi tributari formali e sostanziali. il soggetto attivo è lo Stato o altro Ente pubblico che, in base alla legge, ha la possibilità di istituire tributi e riscuoterli; il soggetto passivo è la persona fisica o giuridica ovvero l'Ente che si trova in condizione di dover pagare l'imposta; l'oggetto è la ricchezza colpita dall'imposta; la base imponibile è la quantità di ricchezza, espressa in denaro (imposta ad valorem) o in termini fisici (imposta specifica), su cui viene calcolata l'imposta; l'aliquota è la percentuale della base imponibile che con la base imponibile stessa determina l'imposta; la fonte è la risorsa alla quale il contribuente attinge per pagare l'imposta. Normalmente l'imposta, sia che colpisca il reddito, sia che colpisca il patrimonio, viene pagata con il reddito.La principale classificazione delle imposte è quella tra le imposte dirette e le imposte indirette. Sono dirette le imposte che sono correlate alla ricchezza, sia quando esiste già come un bene (es. il patrimonio) sia quando viene prodotta svolgendo un servizio o una prestazione (il reddito). Le imposte dirette non si trasferiscono, ovvero rimangono a carico di chi è obbligato a pagarle (ad es., quelle che colpiscono il reddito o il patrimonio); quindi non provocano una variazione dei prezzi dei prodotti o dei fattori, ovvero non vi è divario fra prezzi netti per il produttore e prezzi pagati dal consumatore[1]. Rientrano in questa categoria: Imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) Imposta sul reddito delle società (IRES) Imposta regionale sulle attività produttive (IRAP) Imposta sostitutiva sui redditi da capitale (ISOS) Imposta municipale propria (IMU) Contributo soggettivo Contributi previdenziali Sono indirette le imposte che sono correlate alla ricchezza nel momento in cui viene trasferita (es. la vendita di un bene) o viene consumata (es. fruizione di un servizio o di una prestazione): le imposte indirette pertanto si trasferiscono da chi è tenuto a pagarle ad altri soggetti. Tali imposte possono portare ad un divario tra prezzi netti per il produttore e prezzi pagati dal consumatore[2]. Esse colpiscono la ricchezza nel momento in cui si manifesta in maniera indiretta, ossia quando essa viene o consumata oppure trasferita. Difatti si parla di imposte sui consumi (es. IVA) o sui trasferimenti (imposta di registro). Tra le imposte indirette troviamo: Imposta di registro Accisa Imposta ipotecaria Imposta catastale Imposta di bollo Imposta sulle pubblicità Imposta sulle successioni e donazioni Imposta sulle assicurazioni Imposta sul valore aggiunto (IVA) Imposta sul consumo e di fabbricazione Imposta sugli intrattenimenti Contributo integrativo Le imposte dirette hanno un maggior effetto ridistributivo del reddito, assicurano una continuità del gettito e sono economiche da riscuotere; tuttavia esse stimolano l’evasione fiscale, sono rigide e il contribuente le sente in modo marcato, soprattutto sul lato psicologico. Le imposte indirette, invece, sono elastiche, divisibili e, essendo incluse nel prezzo dei beni acquistati, sono meno sentite dai contribuenti; d’altra parte non assicurano una continuità del gettito fiscale. Sul reddito o sul patrimonio[modifica | modifica wikitesto] sul reddito quando hanno per oggetto il flusso della produzione annuale (es. IRPEF, IRES, IRAP) sul patrimonio (o patrimoniali) quando l'importo è correlato alla ricchezza posseduta (es. IMU) o trasferita (es. IVA, Imposta di registro, Imposta catastale). Mentre la tassazione sul reddito garantisce una omogeneità tra oggetto e fonte (l'imposta viene pagata versando una parte del reddito ricevuto), la tassazione sul patrimonio comporta invece una stridente disomogeneità tra oggetto (il patrimonio) e fonte (il reddito mediante il quale l'imposta viene corrisposta). Conseguenza di tale disomogeneità può essere un vero e proprio esproprio nei confronti del contribuente qualora il reddito non sia tale da coprire gli oneri derivanti dalla tassazione del patrimonio. Imposte proporzionali, progressive, regressive[modifica | modifica wikitesto] In relazione alla misura e al modo di determinarne l'ammontare, le imposte si dividono in fisse, proporzionali, progressive e regressive. L'imposta è: proporzionale quando l'aliquota è costante, ovvero l'imposta è direttamente proporzionale all'imponibile; regressiva quando, all'aumentare dell'imponibile, l'aliquota media decresce (ovvero l'imposta aumenta in misura meno che proporzionale rispetto all'imponibile); progressiva quando, all'aumentare dell'imponibile, l'aliquota media aumenta (ovvero l'imposta aumenta in misura più che proporzionale rispetto all'imponibile). L'IRPEF appartiene a quest'ultima categoria. Imposte progressive[modifica | modifica wikitesto] Esistono quattro tipi di progressività: per detrazione, per classi, continua e per scaglioni: progressività per deduzione o detrazione: si ha o quando si colpisce con un'aliquota costante la base imponibile, dopo aver dedotto da questa un ammontare fisso (T = t * (Y - D)), o attraverso la detrazione di una somma fissa dall'imposta calcolata applicando l'aliquota nominale al reddito imponibile (T = t * Y - d). progressività per classi: si ha quando ad ogni classe di imponibile corrisponde un'aliquota costante, che cresce passando da una classe ad un'altra più alta; progressività per scaglioni: si ha quando per ogni classe di imponibile, l'imponibile viene suddiviso in parti dette scaglioni a ciascuna delle quali viene associata un'aliquota che cresce passando da uno scaglione a quello successivo: questo criterio è stato adottato per l'IRPEF. progressività continua: si ha quando l'aliquota varia in maniera continua al variare della base imponibile (in tal caso, il rapporto tra variazione di aliquota e variazione dell'imponibile è espresso mediante una funzione matematica). Tale tipo di progressività, applicato in Italia fino al 1973 nell'ambito dell'Imposizione Reddito PErsone Fisiche, è stato abbandonato sia per la difficoltà del calcolo, sia perché la crescita dell'aliquota al progredire del reddito veniva ritenuto un disincentivo all'incremento di reddito del contribuente. Esempio di progressività per scaglioni: Scaglioni (in migliaia di euro) Aliquote da 0 fino a 10 10% oltre 10 sino a 20 20% ecc. Un reddito pari a 15.000 euro sarà così suddiviso: 10.000 euro, per il primo scaglione, a cui corrisponde un'imposta pari a 1.000 euro 5.000 euro, per il secondo scaglione, a cui corrisponde un'imposta pari a 1.000 euro. L'imposta sarà pari a 2.000 euro. La contabilità Si definisce contabilità aziendale l’insieme di scritture elementari tenute dall’imprenditore nell’esercizio dell’impresa. Tali scritture possono riguardare sia fatti interni sia fatti esterni: Sono fatti interni quelle operazioni che riguardano il processo tecnico di produzione; Sono fatti esterni tutte le operazioni che comportano relazioni tra l’impresa e terzi. Le operazioni di gestione vengono “contabilizzate”, cioè registrate in contabilità tramite fatture, ricevute, busta paga ecc. Tali documenti vengono registrati in scritture della contabilità elementare, cioè scritture non obbligatorie. Le operazioni rilevanti dal reddito vengono registrate in contabilità generale con il metodo della partita doppia. A fine esercizio la contabilità generale fornisce i dati per la compilazione del bilancio d’esercizio. Per far fronte agli altri obblighi imposti dalla legge l’imprenditore deve tenere anche le scritture obbligatorie per il codice civile, la contabilità fiscale e la contabilità del personale. L’imprenditore è obbligato alla tenuta di scritture in applicazione della normativa civilistica, fiscale e di tutela del lavoratore. Il codice civile impone obblighi all’imprenditore in maniera di contabilità allo scopo di garantire un più ordinato e regolare svolgimento della gestione, nonché trasparenza delle operazioni. La normativa fiscale, impone obblighi contabili agli imprenditori per assicurare chiarezza e certezza nella determinazione del reddito su cui applicare le imposte. Sono obbligate al regime di contabilità ordinaria tutte le società di capitali e le altre imprese che superino i limiti di ricavi previsti; le imprese individuali e le società di persone che non superano i suddetti limiti possono applicare il regime di contabilità semplificata. Il datore di lavoro ha l’obbligo di tenere una serie di libri e documenti probatori del rapporto di lavoro dipendente. Devono essere obbligatoriamente tenuti numerati e vidimati i seguenti documenti: Libro matricola: ha lo scopo di documentare il numero dei lavoratori dipendenti, le date di inizio e cessazione del rapporto di lavoro; Libro paga: è il documento probatorio della prestazione lavorativa resa dal lavoratore; il datore di lavoro è obbligato a consegnare a ciascun dipendente un prospetto di paga contenente tutti i dati e gli elementi che compongono la retribuzione e le relative trattenute; Foglio delle presenze: vi vengono registrate, le ore lavorative di ciascuno, le ore domenicali, festive, gli straordinari; Registro infortuni: il datore di lavoro è obbligato ad annotare gli infortuni sul lavoro; Registro visite mediche periodiche. Le principali scritture elementari tenute da tutte le imprese sono le seguenti: Registro di prima nota: si annotano giorno per giorno tutte le operazioni di gestione; Libro cassa: riporta giornalmente tutte le entrate e le uscite di cassa; Partitario clienti: è l’elenco dei clienti e dei relativi crediti; Partitario fornitori: è l’elenco dei fornitori e dei relativi debiti; Scadenzario crediti e debiti: registra scadenza dei crediti e dei debiti; Contabilità di magazzino: comprende il giornale di magazzino, che registra le entrate e le uscite delle merci e, la scheda di magazzino, dove vengono rilevate le quantità acquistate e consumate e le giacenze. Nelle imprese ristorative vengono tenute le seguenti scritture elementari: Ordini di acquisto; Buoni di carico e scarico; Registrazioni dei consumi di cucina; Buoni di ordinazione. Dopo aver rilevato la presenza di scorte in quantità, il responsabile del magazzino e il capo cuoco comunicano all’ufficio acquisti la quantità e tipologia di merce da acquistare. L’ufficio acquisti contatta i fornitori e invia loro l’ordine di acquisto. I fornitori inviano tempestivamente la merce richiesta accompagnata dal documento di trasporto (DdT) o dalla fattura immediata. La merce, prima di entrare in magazzino, viene sottoposta a una serie di controlli. Dopo aver superato tali controlli, la merce entra in magazzino e viene compilato un buono di carico che consente la registrazione nella scheda di magazzino intestata a quel tipo di prodotto e nel registro di magazzino. Analisi delle fonti di finanziamento La struttura finanziaria di un’impresa è sempre composta sia da fonti interne sia da fonti esterne. Le fonti interne di finanziamento sono quelle fonti di capitale proprio rappresentate da: - Capitale apportato dall’imprenditore individuale; - Capitale apportato dai soci (capitale sociale); - Utile non distribuito (autofinanziamento). Le fonti esterne di finanziamento sono rappresentate da tutti quei debiti che l’impresa accende con i terzi. Sono quindi fonti esterne: - I debiti verso i fornitori; - I prestiti ottenuti dalle banche; - I prestiti ottenuti dai risparmiatori; - I prestiti agevolati. Il leasing Le banche, offrono oggi alle imprese supporti finanziari complementari rispetto ai tradizionali prestiti. Si tratta del contratto di leasing e del contratto di factoring. Il contratto di leasing prevede che un soggetto (concedente) ceda un altro soggetto (utilizzatore), che è normalmente un imprenditore o un professionista, il godimento di un bene strumentale, mobile o immobile. Per un certo numero di anni, dietro pagamento di canoni periodici. Alla scadenza del termine, l’utilizzatore può restituire il bene o acquistarlo, pagando un prezzo, di riscatto inizialmente pattuito. Questo contratto consente alle imprese di avere l’immediata disponibilità di beni strumentali di elevato costo. Esistono varie forme di leasing: - Leasing finanziario; - Leasing operativo; - Sale e leaseback. Il leasing finanziario consente all’impresa di: - Avere la disponibilità di un bene strumentale. - Esercitare al termine del contratto un’opzione di riscatto per acquistare il bene stesso a un importo prestabilito. Nell’operazione sono coinvolti tre soggetti: - L’utilizzatore: è colui che sceglie e utilizza il bene. - Il concedente: è la società di leasing che acquista materialmente il bene scelto dall’utilizzatore. - Il fornitore: è l’impresa che vende il bene alla società di leasing. I vantaggi derivanti dal contratto di leasing possono essere esaminati sia rispetto alle forme di finanziamento ‘’tradizionali’’, sia rispetto all’acquisto diretto del bene. Nella prima ipotesi il leasing: - Consente la possibilità di finanziare il costo del bene per intero; - Non peggiora il grado di indebitamento delle imprese; - Tale contratto si adatta alle molteplici esigenze delle imprese. Il leasing, se confrontato con l’acquisto diretto del bene può presentare vantaggi fiscali. Nel leasing immobiliare, cioè quando oggetto del contratto è un bene immobile, la durata del contratto non deve essere inferiore a otto anni per poter usufruire dei vantaggi suddetti. Il leasing operativo Il leasing operativo è un contratto stipulato tra due soggetti: - Un’ impresa produttrice di beni quali attrezzature; - Un’impresa utilizzatrice del bene. In base a tale contatto l’impresa produttrice concede in uso dei suddetti beni per un determinato periodo di tempo a un’impresa utilizzatrice, in cambio del pagamento di canoni periodici. Tale contratto può non prevedere l’opzione di riscatto alla scadenza ; in tal caso si tratta di un’operazione commerciale molto simile al noleggio. Il contratto si sale e leaseback Il contratto di sale e leaseback combina un contratto di vendita con uno di locazione finanziaria. Un’impresa che necessita di liquidità vende un proprio bene strumentale, in cambio di un determinato corrispettivo a una società di leasing. Questa, contestualmente, concede il medesimo bene in locazione finanziaria all’originario proprietario. Il Contratto di Albergo Il Contratto con cui l’ALBERGATORE si obbliga a fornire al CLIENTE, dietro pagamento del prezzo, il servizio di alloggio ed eventualmente anche di ristorazione e servizi accessori, in uno o più locali dell’albergo adeguatamente arredati e attrezzati. Obblighi ulteriori L’ALBERGATORE è responsabile per le cose che il cliente porta in albergo IL CLIENTE deve arrivare e lasciare la stanza all’orario previsto e deve rispettare il regolamento interno dell’albergo come ad esempio non introdurre cibi nelle camere, evitare rumori molesti, non danneggiare i locali Tipologie Contratto di alloggio che prevede come prestazione principale il servizio di alloggio e solitamente la prima colazione Contratto di pensione: che comprende nel prezzo oltre l’alloggio e la prima colazione anche uno dei pasti (mezza pensione) o entrambi i pasti ( pensione completa). La durata minima del contratto di pensione è di tre giorni. La Registrazione La legge di pubblica sicurezza impongono all’albergatore la registrazione del cliente Infatti l’albergatore deve identificare il cliente con idoneo documento di riconoscimento e comunicare i dati entro le 24 ore all’autorità di pubblica sicurezza, attraverso computer o su carta. Il cliente a sua volta deve compilare una scheda di dichiarazione delle generalità. L’albergatore dovrà poi distruggere le schede e conservare solo i dati necessari ai fini fiscali La Prenotazione Atto mediante il quale il cliente richiede con anticipo la disponibilità dell’alloggio e l’albergatore si obbliga a tenerlo a sua disposizione L’albergatore si obbliga a tenere l’alloggio disponibile mentre il cliente non è tenuto a pagare alcun anticipo e resta libero di utilizzarlo o meno L’albergatore, tuttavia, al momento della prenotazione può chiedere al cliente il rilascio di una caparra per cautelarsi contro le rinunce improvvise Responsabilità dell’albergatore Responsabilità limitata ed oggettiva – l’albergatore ha l’obbligo di vigilare sui locali e la sua responsabilità sussiste anche in assenza di colpa. Se non vi è stata la consegna dei beni in custodia la sua responsabilità viene limitata al valore del bene sino all’equivalente di 100 volte il prezzo della locazione dell’alloggio per una giornata Responsabilità illimitata L’albergatore è responsabile per intero quando i beni sono consegnati in custodia perché in questo caso siamo in presenza di un contratto di deposito e il risarcimento del danno in questo caso è integrale L’albergatore è responsabile del bagaglio del cliente: sia che gli stessi sono stati inviati separatamente il giorno prima dell’arrivo sia che i bagagli vengono lasciati per qualche ora dopo il rilascio dell’alloggio sia durante il trasporto dal luogo d’arrivo all’albergo se il trasporto è stato organizzato da lui o ancora se le cose sono state lasciate nei locali dell’albergo come magazzini giardini parchi piscine La responsabilità dell’albergatore non si applica ai veicoli alle cose e agli animali Per far scattare la responsabilità dell’albergatore occorre che vi sia stato un separato accordo di custodia del mezzo Pertanto non basta che l’auto sia lasciata nel parcheggio dell’albergo o in area pertinenziale ma occorre che vi sia stata la consegna delle chiavi o il pagamento del prezzo L’albergatore è esente da responsabilità se i danni o la sottrazione dei beni siano dovuti a colpa del cliente o di suoi accompagnatori o sono stati causati da forza maggiore come una rapina in albergo con sottrazione degli oggetti depositati nelle cassette di sicurezza o derivano dalla natura del bene perché deperibili Responsabilità del ristoratore il ristoratore è responsabile solo delle cose di cui è indispensabile liberarsi per consumare i pasti come cappotti cappello ombrello ecc mentre le cose che non costituiscono intralcio restano sotto la responsabilità del cliente come del cellulare della borsa accendini ecc la normativa sulla responsabilità degli albergatori si estende agli stabilimenti e alle attività assimilabili come le case di cura, gli stabilimenti balneari, le pensioni, le trattorie, i campeggi, le sale da ballo, i teatri ecc CONTRATTO DI LOCAZIONE Oggi la disciplina della locazione degli immobili a uso abitativo è principalmente regolata dalla legge n. 431 del 9 dicembre1998 ("Disciplina delle locazioni e del rilascio degli immobili adibiti ad uso abitativo") e dagli artt. 1571 a 1654 del codice civile italiano. Parti del contratto possono essere sia persone fisiche che persone giuridiche. Le obbligazioni del locatore sono: consegnare la cosa in buono stato, idonea all'uso convenuto e senza vizi Le obbligazioni del conduttore (o inquilino) sono: versare il canone secondo quanto pattuito nel contratto di locazione entro le scadenze convenute prendere in consegna la cosa e osservare la normale diligenza del padre di famiglia restituire al termine del contratto la cosa nello stato in cui l'ha ricevuta; se vi ha apportato miglioramenti nulla gli è dovuto a meno che il locatore non gli abbia dato il consenso e abbia consentito al rimborso. La Registrazione del contratto si effettua presso l’Agenzia delle Entrate con il pagamento di una tassa di registrazione pari al 2 % del canone annuo moltiplicato il numero degli anni di locazione (più marca da bollo). Il proprietario è tenuto a pagare sui canoni percepiti una tassazione detta Irpef = Imposta sul reddito delle persone fisiche ed e' una tassa che in Italia si paga sui redditi Invece, con la richiesta specifica dell’applicazione della cedolare secca il locatore si impegna a pagare una tassazione del 21% fissa sul canone di locazione e in questo caso il contratto è esente da tassa di registro. Il locatore deve consegnare un'unità abitativa che abbia il requisito dell'abitabilità, Il locatore deve dichiarare entro 48 ore in questura la permanenza di eventuali cittadini extracomunitari. Salvo patto contrario il conduttore ha la possibilità di sublocare il bene, ma non può cedere il contratto. Tipologia di contratto Esistono differenti figure di locazione: locazione a uso commerciale; locazione a uso abitativo (per quest'ultima si hanno ulteriori tipizzazioni come la locazione stagionale o la foresteria). Forma del contratto e requisiti delle parti La forma scritta ad substantiam per tutti i contratti di locazione a uso abitativo Durata La durata del contratto è fissata dalle parti, ed è regolata dalla legge. Nel contratto di locazione aventi per oggetto immobili per uso abitativo essi sono a "canone libero" e le parti stabiliscono liberamente l'ammontare del canone e altre condizioni di locazione, tranne la durata, che deve essere di almeno 4 anni, rinnovabile automaticamente per altri 4 I contratti aventi per oggetto immobili per uso abitativo, inoltre, possono essere anche contratti transitori, la cui durata di durata va da 1 a 18 mesi e sono a canone libero. La durata per locazione di locali destinati ad attività commerciale è di almeno 6 anni. Contratti tipo per gli studenti universitari fuori sede, ossia destinati a coloro che studiano fuori del comune di residenza. Tali contratti hanno durata che vanno da un minimo di 6 mesi ad un massimo di 3 anni, possono essere sottoscritti da uno o più studenti. SUCCESSIONE NEL CONTRATTO Nel caso di morte di una delle parti del contratto di locazione , nello stasso subentrano gli eredi Nel caso di alienazione del bene locato, purché la locazione abbia data anteriore al trasferimento, non determina lo scioglimento del contratto (sub ingresso del nuovo proprietario nel contratto di locazione); Disdetta del locatore Il locatore può dare disdetta da contratto “libero” soltanto a partire dalla prima scadenza (dopo che siano decorsi cioè rispettivamente almeno quattro e tre anni dalla stipula) con lettera raccomandata nel termine di 6 mesi prima della scadenza Recesso del conduttore A partire dalla seconda scadenza contrattuale, il conduttore può recedere dal contratto in qualsiasi momento a patto che ne dia preavviso al locatore a mezzo lettera raccomandata con un preavviso di almeno sei mesi. Può recedere in un periodo precedente soltanto nel caso si verifichino gravi motivi. Per fare un esempio, grave motivo potrebbe essere una sopravvenuta necessità di cambio di residenza per motivi di lavoro o familiari. Le parti possono comunque concordare diverse modalità di recesso del conduttore, a lui più favorevoli, mediante l'inserimento di apposita clausola contrattuale. Prelazione in caso di alienazione dell'immobile E' obbligo del locatore che intende vendere l'immobile locato notificare tale decisione al conduttore a mezzo ufficiale giudiziario; nella comunicazione deve essere specificato il prezzo di vendita nonché le condizioni e le tempistiche di vendita per dar modo al conduttore di valutarne la portata. Il conduttore ha diritto di prelazione nell'acquisto dell'immobile locato. Tale facoltà deve essere esercitata entro sessanta giorni dalla notificazione della comunicazione. Prelazione in caso di nuova locazione Il locatore che, alla scadenza naturale del contratto intende cedere in locazione l'immobile ad un terzo, ha l'obbligo di comunicare al conduttore la medesima offerta riservata al terzo, a mezzo raccomandata con ricevuta di ritorno, almeno sessanta giorni prima della scadenza. Anche in questo caso il conduttore gode di diritto di prelazione: egli ha facoltà di accettare le condizioni offerte dal locatore entro trenta giorni dalla notifica della comunicazione. Diritto di riscatto Nel caso in cui il locatore venda l’immobile e non rispetti l'obbligo di notifica della comunicazione al conduttore della vendita medesima o venda l'immobile ad un prezzo inferiore rispetto a quello dichiarato al conduttore, quest'ultimo ha facoltà di riscattare l'immobile acquistato entro sei mesi dall'avvenuta trascrizione del contratto. Il terzo acquirente potrà allora eventualmente proporre opposizione al riscatto. IL FRANCHISING TURISTICO. Il Franchising. Le origini economico-giuridiche. Dal franchising di beni al franchising di servizi. Franchising è il contratto concluso fra due imprenditori col quale una parte, il franchisor, cioè affiliante, attribuisce all’altra, franchisee, cioè affiliato il diritto, di produrre o commercializzare beni o servizi con i propri segni distintivi o brevetti, esperienze, conoscenze tecniche (know how), contro un corrispettivo di denaro. Si crea così una rete di imprese satelliti promosse e realizzate da un’impresa principale. Le imprese affiliate rimangono economicamente indipendenti ma contrattualmente legate all’impresa affiliante con la quale costituiscono un sistema franchising: un’organizzazione in cui - l’affiliante, che ha già una posizione nel mercato, attua attraverso gli affiliati una penetrazione capillare, pur mantenendo l’unitarietà della struttura economica - l’affiliato a fronte del vantaggio di utilizzare propri segni distintivi affermati, si adegua ai modelli operativi dell’affiliante, così il pubblico identifica il franchisee con il franchisor. Contratto di affiliazione commerciale: è la dizione che il legislatore italiano ha scelto per nominare il franchising. Etimologia: nel Medioevo il termine francese Franc era utilizzato per indicare un privilegio, poi seguito da porti franchi, zone franche per designare luoghi esenti da imposizioni fiscali. Franchise o franchigia era in origine la concessione di un diritto ai propri sudditi che avevano un vantaggio e poi significava concessione amministrativa (licence). Le origini del franchising risalgono alla idea commerciale di Isaac Singer, che inventò la macchina da cucire. Per distribuirla e quindi per trovare il capitale necessario per produrla, creò un rapporto commerciale in cui in cambio del diritto di vendere in esclusiva le sue macchine in una certa area geografica, l’altra parte, pagava le tasse di licenza (licensing fee)e si impegnava a istruire i clienti. Con i fondi raccolti Singer produsse massicciamente nuove macchine da cucire e per venderle aveva già così realizzato una rete di distribuzione. Lo schema fu seguito poco dopo da altre imprese, fra cui General Motors e Coca Cola, col risultato di realizzare un’integrazione fra produzione e distribuzione, in cui i diritti di esclusiva venivano ceduti dal detentore dell’invenzione a una serie di imprenditori addetti alla vendita. Una trasformazione del contratto, denominato franchising quando dai beni si applicò ai servizi. La catena alberghiera Holiday Inn fu la prima, motel con spazi riservati ai bambini, agli animali, al relax, in posizioni strategiche x gli automobilisti. Le imprese di servizi soprattutto nel settore dell’ospitalità e della ristorazione, si aprono a criteri di qualificazione in cui diventa centrale l’originalità della formula contenuta in un simbolo di immediata percezione al pubblico. Il logo che raffigura i segni distintivi dell’impresa ed esprime in modo immediato una definita tipologia di servizi. Comincia a crescere l’attenzione del franchisor sulla formazione dell’affiliato, secondo parametri uniformi in modo che non solo il bene ma anche le modalità di vendita assumessero e differenziassero l’idea ben definita. Ora le parti contraenti pongono attenzione alla formazione del personale, e sono uno degli obblighi imposti all’affiliato, con riferimento alle tecniche per la vendita e la presentazione al pubblico. Franchising e concorrenza Il franchising si inquadra tra i contratti di distribuzione, in cui una parte si impegna a promuovere la rivendita di beni o servizi prodotti o distribuiti dall’altro contraente. Contratti di distribuzione sono le attività di collocamento dei prodotti sul mercato del consumo. Nel caso del franchising la differenza è che le imprese affiliate agiscono in sinergia creando, con lo strumento contrattuale, una rete di imprese di produzione e di distribuzione, che operano coordinando le loro politiche. Si distingue la produzione diretta, da produttore a consumatore, da quella indiretta in cui agiscono più soggetti economici, produttore, grossista, dettagliante, consumatore. La distribuzione indiretta può essere semplice se fra produttore e rivenditore ci sono rapporti economici; integrata se il rivenditore fa parte dell’organizzazione del produttore, come nel franchising. Vi sono bilanciamenti tra libertà di iniziativa economica, riconosciuta dall’art 41 Cost che afferma che l’iniziativa economica privata è libera, e tutela della concorrenza, secondo art. 81 del Trattato istitutivo della Comunità europea, che vieta qualsiasi accordo che impedisca o restringa la concorrenza. Il codice civile e la legge per la tutela della concorrenza e del mercato n. 287 del 1990 disciplinano l’attività d’impresa x garantire la libera concorrenza fra le imprese e la tutela del consumatore, preservandola dai monopoli, antitrust, e vietando al contempo comportamenti scorretti., concorrenza sleale. Concorrenza deriva da concorrere che significa competere sul mercato. Le imprese in concorrenza corrono insieme verso il successo sul mercato e vi sono norme che regolano la concorrenza. Secondo l’art. 81 del Trattato CEE e la legge n. 287 del 1990, sono vietate le intese che restringono la concorrenza. Intese sono accordi, associazioni di associazioni di imprese e pratiche concordate. Per la legge antistrust i contratti sono accordi e dunque sono intese. I contratti di distribuzione sono intese verticali coinvolgendo soggetti a diversi livelli della filiera produttiva. Il Franchising è potenzialmente lesivo della concorrenza ma ha una esenzione al divieto ai sensi dell’art. 81 del Trattato CEE che prevede esenzione dal divieto per accordi o pratiche che contribuiscano a migliorare la produzione e la distribuzione dei prodotti o a promuovere il progresso tecnico ed economico. Questo perché gli accordi verticali sono spesso in grado di apportare vantaggi di efficienza economica, riduzione dei costi di distribuzione, incremento di investimenti per beneficio delle imprese e dei consumatori. Le autorità comunitarie e nazionali hanno stabilito una presunzione di liceità a favore delle intese verticali, ammettendo la legittimità del franchising e dei contratti di distribuzione a determinate condizioni, x imprese la cui quota di mercato è inferiore al 30%, senza richiedere nessun intervento autorizzativo delle autorità comunitarie o nazionali, secondo il regolamento 1/2003/CE del 2002. Tale regolamento, modificato dal regolamento n. 411/2004 che ha esteso le regole alla pratiche anticoncorrenziali in materia di trasporti aerei fra Comunità e Paesi terzi, regola la materia e ha attribuito alla Commissione il potere di revocare il beneficio con il regolamento se un accordo ha effetti incompatibili con art. 81 del Trattato CEE. La legge italiana n. 129 del 2004 disciplina la affiliazione commerciale insieme alla leggi agevolative che hanno incluso il franchising nel finanziamento pubblico, cioè Agevolazioni a favore dell’autoimpiego. La legge n. 287 del 1990° è stata istituita dalla Autorità garante della concorrenza e del mercato, cioè Autorità antitrust: è una Autorità indipendente, una amministrazione pubblica che decide in base alla legge senza interventi da parte di altri organi dello Stato. Con tale legge si è introdotta nel nostro ordinamento la normativa antitrust in attuazione dell’art. 41 Cost, adegua il nostro ordinamento a quello comunitario. L’Autorità antitrust ha competenza anche in materia di pubblicità ingannevole. Franchising e affiliazione commerciale - definizioni La legge n. 129 del 2004 sulle Norme per la disciplina della affiliazione commerciale, conferisce tipicità al contratto di affiliazione commerciale. La qualificazione del rapporto come commerciale sottolinea una relazione di intesa e collaborazione. Indica un rapporto di durata con contenuto patrimoniale, contrassegnato dal vincolo di patto tra l’affiliato, cioè il soggetto indipendente che mette a profitto le potenzialità dell’affiliante a fini commerciali. L’affiliazione commerciale, franchising, è il contratto fra due soggetti giuridici, economicamente e giuridicamente indipendenti, in base al quale una parte concede la disponibilità all’altra, verso corrispettivo, di un insieme di diritti di proprietà industriale o intellettuale relativi a marchi, denominazioni commerciali, insegne, disegni, diritti d’autore, know-how, brevetti, assistenza o consulenza tecnica e commerciale; inserendo l’affiliato in un sistema di pluralità di affiliati distribuiti sul territorio, allo scopo di commercializzare determinati beni o servizi. In ogni settore di attività economica. (art. 1 e 2). Il Know-how costituisce il punto di forza dell’affiliante, centrale nell’economia del contratto, perché rappresenta il cardine dell’operazione economica. I contratti che hanno come oggetto i know-how sono la concessione e la licenza. Può anche costituire uno degli elementi del contratto insieme al brevetto (contratto misto di brevetto e know-how) o il franchising. Diritto d’ingresso e Royalties, sono uno degli obblighi principali dell’affiliato ed è il pagamento di una somma di denaro , il diritto di ingresso da corrispondere una sola volta alla conclusione dell’accordo ed è per l’affiliante una sorta di finanziamento. Le royalties sono commisurata al giro d’affari e viene determinata in percentuale o fissa secondo la libera determinazione delle parti. Beni dell’affiliante: sono i beni prodotti dallo stesso affiliante e contrassegnati dal suo nome, è un concetto che riguarda solo il franchising di beni e non quello di servizi. Il Codice del consumo d.lgs n. 206 del 2005 ha obbligato anche il distributore a mettere sul mercato prodotti sicuri ed è soggetto, al pari del produttore, alle sanzioni penali e civili previste dalla legge in relazione ai prodotti pericolosi. La disciplina dell’affiliazione commerciale si estende anche al franchising principale o master franchising e al franchising parziale o corner franchising (art.2): Master franchising: è il modello più diffuso di franchising internazionale; è un contratto a titolo oneroso concluso tra un franchisor e un altro imprenditore (sub franchisor) al quale si attribuisce il diritto di sfruttare un franchising allo scopo di stipulare accordi con terzi (sub franchising). Lo scopo è la creazione e la gestione di una rete di sub affiliati che consenta un’espansione geografica del franchising senza rilevanti investimenti. Corner franchising: è caratterizzato alla limitazione della concessione di vendita del bene o servizio dell’affiliante a una zona angolo del locale commerciale dell’affiliato. Bassi costi e diffusa soprattutto negli esercizi di media e grande dimensione. La disciplina La disciplina segue uno schema consueto nelle leggi speciali in materia contrattuale; è data rilevanza allo stato delle parti, alla trasparenza del contratto, alle informazioni in tutte le fasi contrattuali, soprattutto in quelle precontrattuali, prevedendo il tentativo di conciliazione per eventuali controversie. (art.) L’art 8 sanziona con l’annullabilità del contratto la comunicazione da parte dei contraenti, di false informazioni, oltre al risarcimento del danno. Le parti sono imprenditori, l’affiliante è affermato e ha sperimentato sul mercato la propria formula commerciale (art.2 e 3), l’affiliato è in uno stato di soggezione economica ed è la parte debole, dunque è destinatario di norme di protezione. Tra cui quella che prevede, se il contratto è a tempo determinato, una durata minima sufficiente all’ammortamento dell’investimento e non inferiore a 3 anni (legge n. 129 del 2004) Infatti il diritto di ingresso , insieme agli investimenti e ad altre spese che il franchisee deve sostenere x affiliarsi alla rete, sono dei costi non recuperabili nel breve periodo (sunk cost) e dunque condizionano il comportamento economico. Tale norma sulla durata minima del contratto non esclude che ci possa essere un recesso unilaterale prima del termine purché la facoltà di recesso sia attribuita ad entrambe. La tutela dell’affiliato è realizzata attraverso una serie di informazioni di cui è destinatario. Prima dell’emanazione della legge viera una asimmetria informativa a svantaggio dell’affiliato. La nuova legge sul franchising è intervenuta con disposizioni che pongono obblighi informativi a carico dell’affiliante sia in fase precedente alla stipulazione del contratto che nel contenuto del contratto. Gli obblighi informativi precontrattuali riguardano ogni info che l’affiliante è tenuto a fornire a richiesta dell’affiliato (art. 6), insieme alla copia del contratto con allegati riguardanti l’identificazione dell’affiliante, le caratteristiche della rete di affiliazione, la situazione economica e le pendenze giudiziarie. Gli obblighi informatici contrattuali riguardano l’oggetto dell’affiliazione, cioè - il know-how fornito dall’affiliante, - le caratteristiche dei servizi offerti dall’affiliante in termini di assistenza tecnica e commerciale, progettazione e allestimento, formazione - clausole relative a un’eventuale esclusiva territoriale - condizioni di rinnovo, risoluzione e cessione del contratto Anche l’affiliato è tenuto a fornire tempestivamente, in modo completo ed esatto ogni informazione utile all’affiliante, ciascuno dei due contraenti deve collaborare alla formazione di un consenso libero e informato. Vi sono alcune norme a tutela dell’affiliante per i possibili pregiudizi che potrebbe subire, x es. il danno all’immagine per il mancato rispetto degli standard qualitativi. Per questo in sede precontrattuale l’aspirante affiliato deve tenere nei confronti dell’affiliante un comportamento di lealtà, correttezza e buona fede, fornendo tempestivamente e in modo completo, ogni tipo di informazione ai fini della stipulazione del contratto. L’affiliato non può trasferire la sede senza il consenso dell’affiliante se non x causa di forza maggiore e l’affiliato si impegna a osservare e a far osservare ai propri collaboratori, anche dopo lo scioglimento del contratto, la massima riservatezza del contenuto dell’attività oggetto dell’affiliazione commerciale. A garanzia della trasparenza del contenuto del contratto e pena la nullità, deve essere redatto x iscritto per proteggere l’affiliato a cui è riservata la legittimazione a far valere la nullità anche perché non si potrebbe ipotizzare un interesse dell’affiliante che normalmente è colui che predispone unilateralmente il contratto. Franchising turistico e certificato di qualità Il franchising ha trovato grande diffusione nel settore turistico e in particolare in quello dei servizi e le prospettive sono di ulteriore crescita. Infatti la creazione della rete di affiliazione, il netto, consente all’affiliante in un settore in continua evoluzione come il turismo, di conoscere approfonditamente il mercato e le sue evoluzioni. All’affiliato il franchising permette di entrare nel mercato non allo stadio iniziale ma come impresa già conosciuta e con rischio economico ridotto. Il franchising consente al consumatore di orientarsi più facilmente nelle sue scelte con il vantaggio di riconoscere facilmente prerogative del servizio e caratteristiche aziendali. Tutto ciò attraverso l’immagine evocata dal nome e dal logo del franchisor, infatti essa costituisce elemento identificativo dell’imprenditore, della gestione aziendale e della tipologia dei servizi, anticipando le moderne certificazioni di qualità. Infatti come il franchising, la certificazione di qualità è rappresentata da simboli di pronta e non equivoca lettura idonei a individuare immediatamente il livello dei servizi e la qualità della struttura e la rispondenza ad alcuni standard. Qualità come elevato livello nei servizi e nella organizzazione aziendale, quindi riguardante le attività imprenditoriale; e qualità come adesione al concetto di sostenibilità ambientale e quindi riguardante le imprese che determinano impatto nell’equilibrio del sistema, come le strutture ricettive e le imprese del trasporto. Sia la qualità dell’organizzazione che la qualità ambientale possono essere attestati con apposite procedure allo scopo di ottenere un marchio, una etichetta ecologica che attesti la compatibilità con l’ambiente dall’origine allo smaltimento, in base al regolamento ECOLABEL. E una certificazione ISO International Standard Organisation, cioè norme di carattere privatistico che le aziende devono possedere per la certificazione di qualità; una registrazione EMAS Environmental Management and Audit System che istituiscono un sistema di certificazione del rispetto delle normative ambientali. La ricerca della qualità deriva dall’esigenza di garantire un mercato aperto e concorrenziale e la tutela degli interessi del consumatore, parte e custode dell’ecosistema. Il legislatore nazionale e comunitario incoraggia le iniziative tese al giusto equilibrio nel rapporto uomo-ambiente, incentivando azioni per il miglioramento qualitativo delle attività economiche e i prodotti. Sono state create norme tecniche di natura privatistica e gli organismi abilitati valutano e classificano i beni e le attività per determinare la qualità, per quelle aziende che richiedono la certificazione volontaria. Molti franchising alberghieri possiedono un’etichetta ecologica che caratterizzano le modalità di gestione, conferendole attributi. La Legge di riforma del turismo n. 135 del 2001 prevede tra i suoi principi il sostegno dello Stato alle imprese turistiche per migliorare la qualità e il finanziamento di progetti x la qualificazione dell’offerta turistica. Agenzie di viaggio e alberghi Le agenzie di viaggio, cioè retailer e gli alberghi costituiscono i franchising più rilevanti del settore turistico. In entrambe le attività economiche prevalgono i beni immateriali forniti dal franchisor rispetto a quelli materiali come arredi e attrezzature. Questi sono presenti quasi esclusivamente nelle agenzie di viaggio, in modo da creare un ambiente unico e familiare (Family Feeling del network). Negli alberghi invece vi è minore omogeneità dell’aspetto esteriore, franchising morbido, come Best Western ma vi è uniformità nella tipologia delle caratteristiche dei servizi. I principali beni immateriali che costituiscono la prestazione principale del franchisor nel contratto di affiliazione turistica sono: segni distintivi know-how formazione dell’affiliato e dei suoi dipendenti iniziative pubblicitarie e altri strumenti di marketing (offerta pacchetti predefiniti) nuove tecnologie come accesso a database, sistemi informativi che caratterizzano i franchising turistici più avanzati del settore. I sistemi software offrono alla clientela innovativi sistemi di ricerca delle soluzioni turistiche e delle prenotazioni; minimizzano il costo del’erogazione dei servizi e ottimizzano la comunicazione all’interno del network, come intranet. La formazione è un elemento di importanza fondamentale in tutti i franchising e nel turismo è strategica perché si superano le necessità di una consolidata esperienza per operare nel settore. I contratti prevedono clausole dettagliate sulla formazione. La pubblicità è spesso gestita dal franchisor che si assume l’obbligo contro il pagamento di un corrispettivo, di intraprendere le iniziative pubblicitarie per qualificare il network e supportando contemporaneamente le attività dei singoli. Le agenzie di viaggio (dettaglianti) sono entrati nel sistema di franchising recentemente negli anni ’80 e sono diventate un modello efficace e competitivo di distribuzione, grazie anche alla eliminazione delle licenze di esercizio. Punto di forza delle agenzie in franchising sono le economie di scala nei confronti dei fornitori, ottenendo maggiori commissioni sulle operazioni, potere contrattuale nei confronti dei tour operator e condivisione degli strumenti di marketing. L’emanazione della legge sul franchising ha costituito ulteriore incentivo all’affiliazione e l’offerta così vasta e variegata ha determinato la nascita di una nuova figura professionale, il consulente franchising che guida gli operatori economici fra le tante opzioni del mercato, pubblicizzate con i canali tradizionali, associazioni di categoria e internet. Il franchising alberghiero ha una storia che inizia con l’associazionismo come le catene alberghiere, corporate, associazioni volontarie. Esse costituiscono nel loro insieme l’ospitalità del marchio, contraddistinta dal brand. Il franchising, a differenza di altre tipologie, si caratterizza x l’indipendenza degli imprenditori affiliati, mentre nella catena di è come regola un’unica società proprietaria e una serie di filiali, subordinate economicamente e giuridicamente. L’ospitalità del marchio occupa una posizione di nicchia ed è caratterizzato da un’alta frammentazione e dalla presenza di medie e piccole strutture a gestione familiare ma è anche la porzione più dinamica in grado di far fronte a una domanda turistica attenta alla qualità del servizio e di un valore aggiunto. Il factoring Con questo termine, si vuole indicare un particolare tipo di contratto con il quale un imprenditore (denominato "cedente") si impegna a cedere tutti i crediti presenti e futuri scaturiti dalla propria attività imprenditoriale ad un altro soggetto professionale (denominato factor) il quale, dietro un corrispettivo consistente in una commissione, assume l'obbligo a sua volta a fornire una serie di servizi che vanno dalla contabilizzazione, alla gestione, alla riscossione di tutti o di parte dei crediti che quest'ultimo vanta in relazione alla propria attività, fino alla garanzia dell'eventuale inadempimento dei debitori, ovvero al finanziamento dell'imprenditore cedente sia attraverso la concessione di prestiti, sia attraverso il pagamento anticipato dei crediti ceduti. I crediti affidati in amministrazione al factor non devono di norma essere ceduti allo stesso; tuttavia nella maggior parte dei casi dietro il contratto di factoring si cela un'operazione di finanziamento dell'impresa cliente, infatti è prassi costante che il factor conceda all'impresa cliente anticipazioni sull'ammontare dei crediti gestiti. Tipologie A secondo del rischio il factoring può essere: pro soluto: il factor si assume il rischio di insolvenza dei crediti ceduti ed in caso di inadempimento di questi ultimi non potrà richiedere la restituzione degli anticipi versati al cliente; pro solvendo: lasciando al cliente il rischio dell'eventuale insolvenza dei crediti ceduti. A secondo del pagamento il factoring può essere: anticipatorio: la società finanzia perché versa all’imprenditore il valore dei crediti prima della loro scadenza; posticipato: la società cura solo l’incasso dei crediti e, pertanto, non anticipa il valore dei crediti. CONTRATTO DI LEASING Un soggetto (locatore o concedente) concede ad un altro (utilizzatore) il diritto di utilizzare un determinato bene a fronte del pagamento di un canone periodico. Alla scadenza del contratto è prevista per l'utilizzatore la facoltà di acquistare il bene stesso, previo l'esercizio dell'opzione di acquisto, (comunemente chiamato riscatto: termine proprio di altra forma contrattuale tipica) con il pagamento di un prezzo (nel linguaggio comune prezzo di riscatto). Il primo canone corrisposto dall'utilizzatore è sempre più frequentemente di entità maggiore rispetto ai successivi e per questo viene chiamato maxicanone iniziale. Il suo scopo è quello di ridurre i rischi di perdita del concedente in caso di insolvenza dell'utilizzatore: infatti, nel caso in cui in un determinato momento l'utilizzatore dovesse smettere di pagare i canoni, il locatore si riapproprierebbe del bene il cui valore di mercato sommato al maxicanone e ai canoni già corrisposti si presume superiore ai costi sostenuti dal locatore. Per l'utilizzatore il contratto di leasing rientra nell'amministrazione straordinaria ed è una forma di locazione che può manifestarsi in tre modalità: leasing finanziario, leasing operativo e lease-back. Leasing finanziario Il leasing finanziario, più frequente, è contraddistinto dall’esistenza di un rapporto trilaterale in quanto vi intervengono tre soggetti: il locatore, che svolge l’attività di intermediario finanziario ossia è colui che acquista il bene dal fornitore e lo dà in leasing all'utilizzatore; l'utilizzatore o locatario (volgarmente definito conduttore: termine proprio di altra forma contrattuale tipica), che utilizza il bene; il fornitore, cioè colui che fornisce al locatore il bene strumentale (o l'immobile) che sarà utilizzato dall'utilizzatore. Il bene è scelto direttamente dall'utilizzatore presso il fornitore, con il quale determina le modalità della vendita al locatore; al termine del contratto, l'utilizzatore potrà acquisire la piena proprietà del bene esercitando l'opzione d'acquisto. L'utilizzatore assume tutti i rischi e le responsabilità per l’uso del bene. La durata minima di questo tipo di contratti è così distinta per i beni aventi la seguente natura: Automezzi non strumentali - La durata del contratto deve corrispondere almeno a quella prevista per l'ammortamento dell'automezzo (non sono state previste modifiche rispetto alla normativa previgente). Beni mobili (esclusi gli automezzi non strumentali) - La durata deve corrispondere ad almeno i 2/3 di quella prevista per l'ammortamento del bene. Leasing operativo Il leasing operativo (o renting), se viene offerto dallo stesso costruttore del bene e consiste, pertanto, in un rapporto bilaterale, coincide col "noleggio". Differentemente, il rapporto può essere trilaterale quando la proprietà si trasferisce dal fornitore alla società finanziaria nel momento della stipula ed il fornitore del bene si impegna ad riacquistare il bene al termine della locazione tramite la sottoscrizione di un patto di riacquisto. Per questa forma di leasing operativo solitamente non si hanno né trasferimenti dei rischi a carico del conduttore né previsione dell’opzione di riscatto. La durata del contratto è generalmente più breve della vita economica del bene e inoltre all'utilizzatore è concessa la possibilità di recedere in ogni momento dal contratto, dandone preavviso all'altra parte, attraverso l'estinzione anticipata del contratto, che spesso richiede il pagamento in un'unica soluzione, dei restanti canoni di noleggio. Solitamente nel canone sono ricompresi servizi aggiuntivi come la manutenzione, le coperture assicurative e l'assistenza. Categorie A seconda delle caratteristiche del bene oggetto del contratto si è soliti distinguere: il leasing automobilistico per autoveicoli il leasing strumentale per macchine utensili, impianti tecnico-produttivi, attrezzature, arredi... il leasing immobiliare per immobili costruiti e da costruire. il leasing navale per navi e imbarcazioni da diporto il lease-back per immobili, impianti, marchi, brevetti... il dry lease e il wet lease, forme utilizzate prevalentemente per gli aeromobili IL CONTRATTO DI SOMMINISTRAZIONE comunemente noto nel linguaggio corrente come contratto di fornitura è il contratto con cui una parte (somministrante) si obbliga, verso corrispettivo di un prezzo, a eseguire, a favore dell'altra (somministrato), prestazioni periodiche o continuative di cose (art 1559 c.c.) Esempi di contratti di somministrazione: fornitura di acqua, gas, energia elettrica, giornali, riviste, ecc. Caratteristiche La somministrazione è un contratto: 1) 2) 3) 4) Consensuale, poiché si perfeziona con il (solo) consenso delle parti: Oneroso, poiché presuppone il corrispettivo di un prezzo; A prestazioni corrispettive, in quanto una parte si obbliga a pagare il prezzo e l'altra a fornire la prestazione; Di durata, dato che l'esecuzione delle prestazioni non è istantanea (prestazioni periodiche o continuative). Tale caratteristica è fondamentale per capire la natura contrattuale che differisce notevolmente dalla vendita a consegne ripartite. Differenze La vendita a consegne ripartite risulta essere una prestazione unitaria frammentata per esigenze di attuazione mentre la somministrazione soddisfa il duraturo bisogno del somministrato di disporre della materia prima indispensabile per lo svolgimento della sua attività e quindi non è esauribile uno actu. La somministrazione può avere ad oggetto i beni più disparati, sia materiali, che immateriali. Si ricorda che rientrano nell'ambito del contratto di somministrazione tanto i contratti per l'erogazione di acqua, gas ed energia elettrica, quanto i contratti stipulati tra gestore e produttore (o grossista) per il rifornimento a scadenze prestabilite di beni materiali destinati alla vendita al dettaglio. Altri casi di contratto di somministrazione sono l'abbonamento a giornali e riviste, il contratto di catering e il contratto tra gestore e agenzia di lavoro interinale per la fornitura di forza lavoro a carattere temporaneo. Il contratto di somministrazione è un contratto di durata, avente ad oggetto più prestazioni autonome e differenti, ma collegate tra loro perché destinate a soddisfare esigenze di tipo continuativo o periodico del somministrato. In proposito, è bene ricordare che: la prestazione è periodica quando va ripetuta a distanza di tempo a scadenze determinate (es. fornitura giornaliera o settimanale di gelati, bibite o altri prodotti destinati alla vendita), mentre la prestazione è detta continuativa quando si prolunga ininterrottamente per tutta la durata del contratto (si pensi al caso della fornitura di gas, energia elettrica e riscaldamento) Relativamente al pagamento del prezzo, bisogna distinguere a seconda che si tratti di somministrazione periodica o continuativa: nel primo caso, somministrazione periodica, il pagamento è corrisposto all'atto delle singole prestazioni e in proporzione di ciascuna di esse; nel secondo caso, somministrazione continuativa, il prezzo deve essere pagato secondo le scadenze d'uso. Anche in riferimento al prezzo sono previste due modalità; nello specifico: A forfait. Sulla base dell'effettiva quantità fornita. Inoltre il prezzo può essere definito per tutta la durata del contratto o sottoposto a revisioni periodiche. Nell'ipotesi, piuttosto inverosimile, che le parti non si siano accordate su tale aspetto si seguono le disposizioni in materia di compravendita e quindi il prezzo è quello normalmente applicato dal venditore ed eventuali spese accessorie sono a carico dell'acquirente. Il codice civile disciplina anche l'entità della prestazione; infatti all'art. 1560 cc stabilisce che: in assenza di un precedente accordo la quantità si presume sulla base del normale fabbisogno del creditore e come periodo di riferimento si prende quello del perfezionamento del contratto. In caso contrario è il somministrato a stabilire il quantitativo dovuto oppure può limitarsi a definire un limito minimo e massimo entro il quale il somministrante può impegnarsi La legge consente di apporre al contratto di somministrazione patti di esclusiva sia a favore del somministrante, sia a favore del gestore avente diritto alla somministrazione. Tra le clausole accessorie al contratto di somministrazione è poi piuttosto frequente il cosiddetto patto di preferenza, ossia la clausola, di efficacia al massimo quinquennale, con cui il gestore/somministrato si obbliga a preferire il somministrante, a parità di condizioni, per la stipula di un futuro contratto di somministrazione avente lo stesso oggetto. IL CONTRATTO DI CATERING una parte si obbliga, verso il corrispettivo di un prezzo, ad approvvigionare l’altra parte di pasti pronti per essere consumati. elementi costanti comprendono due differenti prestazioni di cui: una è rappresentata da un "fare" (confezionamento dei pasti) e l'altra da un "dare" (la consegna dei pasti al cliente). Nella ristorazione aziendale: la società di catering cura tutte le fasi del servizio: la preparazione, la cottura, la somministrazione dei pastie il riordino dei locali. Nella ristorazione scolastica, ospedaliera e carceraria: la società di catering si limita invece a fornire i pasti nei luoghi di consumo. Nel catering navale: la società di catering effettua essenzialmente il rifornimento di alimenti e bevande: il servizio di sala e di cucina sono gestiti direttamente dall’armatore. Nel catering aereo: la società di catering fornisce i pasti preconfezionati mentre la distribuzione ai passeggeri viene effettuata direttamente dal personale di bordo della compagnia aerea. Nel catering ferroviario: la società di catering si occupa dell’intero servizio, dalla produzione alla somministrazione. DISCIPLINA Il contratto di Catering non ha ricevuto riconoscimento da parte del legislatore, che si limita a menzionarlo nella legge n. 856/86. I modelli legali di riferimento per individuarne la disciplina sono quelli del contratto di appalto di servizi e di somministrazione di merci. Per quanto riguarda la disciplina dell'appalto di servizi, l'appaltatore ha l'obbligo di procurarsi l'organizzazione e la strumentazione necessaria a fornire il servizio di Catering ed in particolare deve procurarsi il personale competente a svolgere tali prestazioni. La normativa sulla somministrazione trova applicazione in particolare con l'art. 1560 c.c. che regolamenta l'entità della prestazione. A) Ristorazione mediante la preparazione dei pasti in loco Viene utilizzato per soddisfare esigenze di collettività numerose quali le grandi imprese per le quali la società di Catering si obbliga ad una serie di prestazioni, di cui alcune di natura principale quali la preparazione e la somministrazione dei pasti e la pulizia dei locali, ed altre accessorie quali il rifornimento di generi alimentari e la loro conservazione. La disciplina di riferimento è quella dell'appalto servizi in quanto la preparazione dei pasti non è fine a se stessa (come nell'appalto di opera), ma è finalizzata alla fornitura di un servizio. Vi sono varie applicazione del Catering nella pratica e possiamo avere le seguenti fattispecie: A) Ristorazione mediante la preparazione dei pasti in loco Viene utilizzato per soddisfare esigenze di collettività numerose quali le grandi imprese per le quali la società di Catering si obbliga ad una serie di prestazioni, di cui alcune di natura principale quali la preparazione e la somministrazione dei pasti e la pulizia dei locali, ed altre accessorie quali il rifornimento di generi alimentari e la loro conservazione. La disciplina di riferimento è quella dell'appalto servizi in quanto la preparazione dei pasti non è fine a se stessa (come nell'appalto di opera), ma è finalizzata alla fornitura di un servizio. B) Fornitura di pasti preconfezionati. Trova applicazione per le imprese di non grandi dimensioni per le quali non è conveniente la predisposizione di locali e strutture per il servizio di mensa ai propri dipendenti. Le scelte di pasto vengono effettuate dalla società di Catering ed il confezionamento avviene all'esterno della azienda-committente a cui vengono consegnati ad orari prestabiliti. Le prestazioni a carico della società di Catering possono consistere nella semplice consegna dei pasti oppure possono prevedere anche il servizio di somministrazione e di pulizia dei locali: nel primo caso si applica la disciplina della somministrazione, mentre nel secondo dell'appalto di servizi. C) Tickets restaurant La fornitura del pasto avviene dietro presentazione di buoni pasto rilasciati dalla società di Catering che poi vengono rimborsati dall'impresa-cliente. La somministrazione può avvenire nelle sedi della stessa società di Catering oppure di un'altra azienda ad essa collegata: nel primo caso la disciplina di riferimento è quella dell'appalto di servizi mentre nel secondo si fa riferimento al sub-appalto. D) Banqueting Soddisfa le esigenze di organizzare feste, ricevimenti o banchetti in occasione di particolari eventi. La prestazione principale della società di Catering è la somministrazione di cibi e vivande e la disciplina applicabile è quella dell'appalto di servizi e non quella della somministrazione in quanto manca il carattere della periodicità e continuità. Per quanto riguarda le prestazioni accessorie che possono consistere nella messa a disposizione di locali e del personale si fa riferimento in particolare alla normativa della locazione e del trasporto CONTRATTO DI COMPRAVENDITA Il contratto di compravendita ha delle fasi 1) TRATTATIVA = I potenziali contraenti entrano in rapporto fra loro e in cui ognuno di essi formula la propria proposta. La trattativa si ha in forma verbale o scritta e si conclude quando si trova un accordo. 2) STIPULAZIONE DEL CONTRATTO= La persona che ha fatto la proprosta iniziale viene a conoscenza dell’accettazione della controparte. Si ha in forma verbale e si conclude quando si accordono sul prezzo. 3) L’ESECUZIONE = Il compratore e il venditore devono assolvere il reciproci impegni che essi si sono assunti con la stipulazione del contratto. ASPETTO ECONOMICO Il contratto di compravendita secondo l’aspetto economico è un’attività di scambio che riguarda le merci. Le merci sono beni che possiedono i requisiti della materialità e della trasferibilità che possono essere oggetto di scambio a scopo di lucro. ASPETTO GIURIDICO Invece secondo l’aspetto giuridico la vendita è il contratto che ha per oggetto il trasferimento di un altro diritto verso il corrispettivo di un prezzo. Il contratto di compravendita è un contratto: -bilaterale= il venditore e il compratore assumono obblighi reciproci -consensuale= si perfeziona quando le due parti hanno raggiunto l’accordo sulla merce e prezzo. -traslativo della proprietà= il diritto di proprietà relativo al bene si trasferisce dal venditore al compratore. Riguardo la forma del contratto la legge non richiede che il contratto sia scritto, e se c’è rapporto di fiducia tra i contraenti è sufficiente un accordo verbale. Se i contraenti risiedono in luoghi diversi la stipulazione viene documentata per iscritto con scambio di letter o messaggi via telefax. Gli obblighi sono sia del venditore sia del compratore. Gli obblighi del venditore sono la garanzia da vizi e difetti occulti, la garanzia dall’evizione e la consegna della merce. Gli obblighi del compratore sono pagare il prezzo stabilito e ritirare la merce.