dispensa di d.t.a. classe v - Centro Scolastico Paritario Galileo

DISPENSA DI D.T.A. CLASSE V
PROGRAMMAZIONE E BUDGET
Innanzitutto occorre partire da una realtà aziendale sempre più caratterizzata come un
sistema aperto a vari contesti (economici, sociali, culturali, politici). Tali contesti,
tanto più in un sistema globalizzato come quello attuale, sono percorsi da una grande
rapidità dell'innovazione, da una temibilità della concorrenza e da una continua
modificazione dei gusti e delle aspettative della clientela anche nel settore della
ristorazione. In una situazione di mercato di perenne evoluzione, le imprese non
possono operare all'insegna dell'improvvisazione, affrontando giorno per giorno i
problemi e gli ostacoli che via via si presentano. Occorre prestabilire le linee di
azione e anticipare la soluzione dei problemi. Ecco perché le aziende provvedono a
pianificare la loro attività e ad effettuare un sistematico controllo della gestione. Più
precisamente intendiamo con il termine pianificazione la definizione delle scelte di
fondo dell'attività aziendale come ad esempio le tecnologie da istallare, i mercati di
riferimento, i segmenti da intercettare, il settore economico. Tali obiettivi aziendali
sono raggiungibili generalmente nel medio-lungo periodo. Tali finalità generali non
sarebbero raggiungibili se non si definissero anche le finalità immediate o annuali, i
cosiddetti obiettivi intennedi, nonché le relative politiche aziendali di breve periodo
(come gamme di prodotti da offrire, risorse da impiegare, volume di fatturato da
raggiungere) tutte strumentali rispetto agli
obiettivi aziendali generali. In sintesi si può perciò affermare che la programmazione
è il processo che sulla base degli indirizzi strategici ossia degli obiettivi generali
raggiungibili in un tempo medio-lungo. individua le alternative concrete da attuare in
un periodo breve, di regola un anno, stabilendo le risorse da impiegare, gli obiettivi
da raggiungere (distinti per reparti o centri di costo), le azioni da compiere e gli
strumenti da utilizzare per raggiungere quegli obiettivi con un utilizzo ottimale delle
risorse. Lo strumento operativo per procedere alla programmazione globale
dell'attività gestionale è il budget. Il budget è un documento annuale che riporta dati,
espressi sotto forma di quantità e di valore, che l'azienda si aspetta di verificare man
mano che la gestione diventerà operativa. Tali dati riguardano sia i costi dei vari
fattori produttivi necessari per la produzione e la vendita del prodotto servizio, così
come i ricavi sia tipici che non tipici che l'azienda ritiene di poter ottenere, sulla base
di previsioni. Tali dati, individuati per settore produttivo (sala, bar, cucina,
amministrazione) e mese dopo mese vanno a costituire il budget economico. E'
evidente che il budget economico consentirà alla direzione di valutare l'utile previsto
settore per settore e di dame una valutazione preventiva, proponendo correttivi
laddove tale utile dovesse risultare non soddisfacente. Ma il budget non si esaurisce
nel budget economico. Il budget di un'azienda è composto inoltre dal budget degli
investimenti e dal budget finanziario. Il primo dei due comprende la descrizione e il
valore degli investimenti che l'azienda intende effettuare nel corso del prossimo
esercizio, il secondo, cioè il budget finanziario, prevede e programma sia le entrate
monetarie (individuate settore per settore e mese per mese, sia entrate correnti che
entrate di capitale) che le uscite monetarie anche in questo caso individuate settore
per settore, mese per mese, correnti e di capitale. E'evidente che il budget finanziario,
in quanto definisce il fabbisogno finanziario e prevede il cash flow svolge una
funzione di verifica delle possibilità che ha l'azienda di soddisfare gli obiettivi posti
negli altri budgets. E' importante a questo punto sottolineare che la definizione degli
obiettivi, poi quantificati nel budget sotto forma di quantità e di valori, deriva da una
serie di accurate analisi che l'imprenditore andrà ad effettuare tempo prima di
elaborare il budget. Si tratta in particolare dell'analisi ambientale, dell'analisi
aziendale e dell'analisi previsionale. La prima sonda minacce e opportunità che
caratterizzano il contesto nel quale l'azienda opera, la seconda si occupa di studiare la
clientela, il prodotto/servizio offerto dall'azienda stessa in un'ottica di miglioramento.
L'ultima, l'analisi previsionale, delinea lo scenario globale nel quale ·l'azienda
opererà in un futuro prossimo dal punto di vista economico, sociale, culturale,
tecnologico. Solo a seguito di tutte queste indagini, e solo se condotte accuratamente,
gli obiettivi potranno essere fissati in modo che risultino realistici e effettivamente
raggiungibili dall'azienda in futuro. Solo ora l'impresa e i responsabili dei vari centri
di responsabilità saranno in grado di definire obiettivi e misure. Inoltre, per
comprendere appieno la funzione del budget come strumento della programmazione
della gestione globale, è opportuno ricordare che esso si forma grazie alla
partecipazione di buona parte dei dipendenti dei vari settori aziendali. Se compito
della direzione generale (direttori, dirigenti) è di elaborare le linee generali da seguire
nel prossimo esercizio, compito dei capi servizio, in collaborazione con i loro
subordinati, sarà quello e di stendere i budget di settore (o parziali) individuando,
all'intemo delle linee generali, obiettivi settoriali e relativi strumenti per raggiungerli
(il tutto tradotto in dati, quantità e valori). Sempre nell'ottica di comprendere appieno
la funzione programmatoria del budget è opportuno ricordare in quale modo vengono
costruiti i dati che saranno poi inseriti nel budget. Innanzitutto va precisato che tali
dati sono misure predeterminate, stabilite a tavolino dalla direzione e dai responsabili
dei centri, sia partendo dai dati storici aziendali, sia a seguito dei risultati delle
indagini ambientali, aziendali e previsionali, il tutto nell'ottica del miglioramento del
livello di efficienza/efficacia aziendale. Ricordiamo che si intende per efficienza il
rapporto fra il valore delle risorse inserite nel processo produttivo e il valore finale
della produzione. Puntare a migliorare l'efficienza significa puntare a contenere i
costi dei fattori produttivi sia nei termini dei costi di acquisizione sia nei termini dei
costi di trasformazione. Così per un'analisi attenta dell'uso delle materie prime in
cucina può avere evidenziato nel corso dell'esercizio passato degli sprechi. In tal caso
il dato previsto di consumo di quelle materie prime da inserire nel budget sarà più
contenuto rispetto agli anni precedenti con lo scopo di contenere giorno dopo giorno
un uso improprio di quelle materie prime. Si pensi a questa logica di miglioramento,
estesa dal momento dell'acquisto a quello dell'utilizzo di tutti i fattori produttivi
necessari per lo svolgimento dell'attività produttiva e si comprenderà senz'altro come
il budget rappresenti per tutti i dipendenti di ogni livello gerarchico una guida
fondamentale per i loro comportamenti. Lo stesso dicasi per il budget in funzione del
raggiungimento di livelli superiori di efficacia, dove per efficacia si intende il
rapporto fra obiettivi programmati e obiettivi effettivamente raggiunti e il riferimento
è in particolare al budget delle presenze e perciò delle vendite ehe informerà la
direzione sulla capacità dell'azienda di proporre sistemi di prodotto/servizio di
interesse per la clientela e il mercato in genere. La tecnica di costruzione dei dati
punta esplicitamente a miglioramenti dei livelli di efficienza/efficacia dell'attività
aziendale. I costi standard cioè misure predeterminate costituiscono degli obiettivi da
raggiungere perché rappresentano appunto quanto ci si aspetta da personale, impianti,
vendite, merci. I costi standard usati nella costruzione del budget sono definiti costi
standard previsti che, a differenza dei costi standard ideali e normali, costituiscono
degli obiettivi effettivamente raggiungibili dall'azienda nella sua concreta realtà
operativa e che segnano, se raggiunti, un incremento effettivo dell'efficienza
aziendale. Il costo standard di mano d'opera dirètta verrà determinato con riferimento
al tempo necessario per un addetto della cucina, in date condizioni, per ottenere la
produzione di 15 piatti e alla remunerazione oraria che varia in re1azìone alla
tipologia del lavoro impiegato. Il budget non svolge solo una funzione di
programmazione ma. anche di controllo della gestione. L'attività di controllo
comincia ad essere svolta già con la fase di avvio della gestione del nuovo esercizio.
Si sa che la gestione con le sue tre fasi (aequisizione, trasformazione, vendita)
produce dei dati (quantità e valori). Tali dati - definiti effettivi- vengono confrontati
con i dati di budget con notevole frequenza e cioè generalmente un paio di volte al
mese, ogni quindicina di giorni, dai responsabili dei vari centri di responsabilità in cui
è articolata l'azienda che adotta il sistema del budget. Tale confronto può dare i
seguenti risultati: 1)il dato effettivo è in linea col dato di budget: 2) il dato effettivo
non è in linea col dato di budget. Nel caso 1) la gestione prosegue come programmato
e non deve subire correzioni. Nel caso 2) si è verificato uno scostamento. Sia
nell'ipotesi 1) che nell'ipotesi 2) i responsabili dei centri dovranno comunque redigere
un rapporto informativo che sarà trasmesso alla direzione e in base al quale si deduce
il livello di efficacia, di efficienza e di produttività dei singoli reparti aziendali. Gli
scostamenti saranno analizzati con lo scopo di valutare le cause che hanno condotto a
questa variazione rispetto a quanto programmato e di definire gli interventi per
correggere le anomalie. Gli scostamenti possono riguardare la quantità o il prezzo. Lo
scostamento di quantità si definisce deviazione di efficienza in quanto si fa risalire a
variazioni nei rendimenti dei fattori produttivi, mentre lo scostamento del prezzo
indica vali azioni nelle condizioni di acquisizione dei fattori produttivi e costituisce
una deviazione di origine esterna. A seconda del tipo di causa individuata i
responsabili, in accordo con la direzione, provvederanno a individuare correttivi (sia
se le cause sono attribuibili all'azienda sia se le previsioni si sono rivelate non
corrette, sia se è accaduto l'imprevedibile) perché gli scostamenti rappresentano dei
passi falsi in vista del raggiungimento degli obiettivi programmati e che
appartengono alla strategia aziendale.
.
LA FILIERA AGROALIMENTARE
La filiera agroalimentare consiste nell’insieme di tutte le imprese, anche entità
istituzionali, che concorrono a un qualche titolo nella produzione di un bene finale. Si
parte dalle materie prime, dagli input e si arriva fino alla consegna del prodotto al
consumatore finale. Stakeholders della filiera, letteralmente sono i portatori
d’interesse; ci sono agenti economici di natura diversa, che intervengono direttamente
o indirettamente nelle filiere. Ci sono imprese, consumatori, consulenti,
rappresentanze di categoria come associazioni sindacali, dove i lavoratori sono
coinvolti nelle filiere. Tutte queste figure, quindi, sono a vario titolo interessate in
quello che accade nella filiera, in un obiettivo comune che è il collocamento sul
mercato del prodotto finale. Ci sono tanti attributi per qualificare una filiera: ci
possono essere filiere lunghe, corte, regionali, nazionali, globalizzate, incomplete,
filiere con diversi livelli di concentrazione ai diversi stadi di produzione, filiere a
composizione stabile o variabile a seconda della solidità delle relazioni tra
stakeholders. Diverse categorie di stakeholders che possono entrare a far parte di una
filiera. Abbiamo i produttori agricoli, di materie prime (vegetali o animali);
commercianti/grossisti che raccordano tra di loro diverse aziende agricole, e aziende
agricole con livello successivo della trasformazione; possono intervenire altre figure
di commercianti che trasferiscono il prodotto, da imprese di trasformazione a imprese
di trasformazione che stoccano il prodotto, trasferendolo nel tempo e nello spazio;
imprese di trasformazione di vari livelli; grossisti, importatori, esportatori,
esclusivisti, agenti commerciali che agiscono nello stadio finale, imprese di
consulenza e servizio trasversali a tutti gli stadi, imprese specializzate nelle attività di
logistica e la vendita al dettaglio. Sono imprese che fanno parte delle filiere e,
trasversalmente, troviamo il mondo delle istituzioni, amministrazioni a livello locale
o nazionale a seconda di come s’articola la filiera, intervengono a sostegno, a
regolamentare le attività della filiera, creare tavoli di confronto delle diverse
categorie di imprese. Le imprese della filiera possono avere diversa natura giuridica;
ci possono essere imprese private, società di capitali, cooperative, imprese di tipo
familiare.
Filiera lunga e corta
Nella definizione di filiera lunga, in opposizione a quella corta, c’è un po’ di
confusione. Con lungo e corto s’indicano due aspetti: numero di operatori, ove
all’aumentare del numero di operatori si dice che la filiera s’allunga, minore il
numero di operatori, la filiera si accorcia. Corto e lungo è utilizzato in un’accezione
spaziale, con riferimento al numero di chilometri che il bene o semilavorati
percorrono. Si dice che una filiera è lunga se, la somma dei km percorsi da materie
prime, semilavorati, bene finale sono tanti. Invece, la filiera è corta se il prodotto è a
km zero. Si tende a identificare il corto anche in termini di km, il lungo
nell’accezione di numero di operatori col numero di km. Questo non è vero.
L’accezione di filiera, corta o lunga, in termini di numero di passaggi e di km
percorsi, possono andare in due direzioni opposte. Posso avere una filiera molto
corta, in termini di numero di passaggi, ma lunga in termini di km percorsi. Il fare
pochi km delle materie prime, che è un elemento utilizzato nella comunicazione tra
imprese e consumatori, per indicare che il processo produttivo ha basso impatto
ambientale negativo, per mancanza di trasporto, non è detto che quel prodotto abbia
un impatto ambientale migliore di un altro che ha fatto più km. Anche le dimensioni
delle imprese, laddove i processi produttivi manifestino una scala ottimale efficiente
per dimensioni delle imprese ampie, rispetto a quelle presenti in una certa zona,
implicano che il prodotto che viene da lontano è stato realizzato con miglior livello
d’efficienza.
Filiera lunga e corta si definiscono in termini relativi. Una filiera può essere più
lunga o corta di un’altra. Generalmente, all’interno della galassia della filiera
corta, sono ricompresi sia la vendita per corrispondenza, dove il produttore s’incarica
direttamente, su ordinazione, di consegnare il prodotto al consumatore, che gli spacci
aziendali, la partecipazione ai mercati dei produttori, punti venditi aziendali nei centri
abitati, sistemi di consegna tramite gruppi d’acquisto. Ci sono esempi più innovativi,
che spiazzano gli operatori delle filiere corte, come il dispenser del latte sfuso nei
centri commerciali, gestito direttamente dal produttore e si trova nella grande
distribuzione. Grande distribuzione, che essendo filiera lunga, negli ultimi anni sta
operando alcuni tentativi di accorciamento delle filiere di approvvigionamento dei
suoi beni.
Filiere nazionali e regionali
Filiere nazionali e regionali si riferisce al contenimento geografico della filiera;
pensando alla nostra regione, il Lazio, si può notare come, per l’agroalimentare, non
vi siano filiere auto contenute nella regione. Le presunte filiere regionali, nel Lazio,
sono sempre monche, hanno bisogno di una dimensione maggiore, per arrivare a
completarsi. Esempio: il kiwi. Il Lazio è una regione molto importante, su base
nazionale e mondiale, perché l’Italia è uno dei primi produttori al mondo di kiwi. Il
kiwi è un prodotto che si esporta molto, c’è un’incidenza delle esportazioni sulla
produzione interna elevata. Il Lazio non riesce a confezionare il prodotto, e
connettersi coi mercati esteri. Il prodotto laziale viene, in gran parte, trasportato come
prodotto a sfuso a Cesena e nelle centrali frutticole romagnole, dove viene calibrato,
confezionato e avviato all’esportazione. Filiere globali e delocalizzate. La
delocalizzazione può essere un modo in cui la natura globale della filiera viene
declinata; impresa globale con molte articolazioni locali, con imprese dislocate in
varie parti del mondo, che si connettono in una rete in cui i diversi nodi sono lontani
tra di loro. Filiere con livelli di concentrazione variabili ai diversi stadi. Se i livelli di
concentrazione sono molto differenti ai diversi stadi, le transazioni che avvengono tra
soggetti ai diversi stadi sono transazioni dove le condizioni sono asimmetriche, ossia
c’è un gruppo di soggetti che ha più potere di mercato. Poiché la concentrazione
aumenta, andando più a valle, sono le aziende agricole che hanno da perderci nei
termini
stabiliti
per
gli
scambi.
La presenza di soggetti più concentrati, indica che saranno quei soggetti a fungere da
protagonisti della governance della filiera. Chi è più concentrato, ha più potere, più
influenza, non solo userà questa maggiore possibilità di influenzare la filiera, per
definire termini di scambio vantaggiosi per sé, ma sarà il soggetto che si farà carico
di coordinare tutte le attività della filiera. Filiere a composizione stabile e relazioni
variabili. Se i diversi soggetti che stanno in una filiera, sono tra loro connessi da
relazioni stock sul mercato, la filiera è molto instabile, possono entrare e uscire in
ogni momento nuovi soggetti, l’industria di trasformazione può decidere di non
approvvigionarsi più da certi agricoltori, ma cambiare partner commerciali. Stessa
cosa possono fare le imprese, rispetto ai consulenti, ai laboratori che fanno le analisi.
Se, invece, le imprese sono tra loro connesse da altri tipi di relazioni, ad esempio le
aziende agricole possono connettersi in cooperative che, a loro volta, offrono servizi
alle aziende agricole stesse, servizi per l’acquisto degli input o servizi di assistenza
tecnica, di consulenza. Possono formare consorzi per tutelare la tipicità del prodotto;
connettersi verticalmente con accordi di produzione, che abbracciano un arco
temporale di più anni. La filiera si qualifica, prende vita, se c’è relazione tra soggetti,
non basta definirne un insieme, anche il modo in cui questi scambiano flussi di merci,
informazioni. Dal lato della domanda, il successo del termine filiera è strettamente
connesso al bisogno di aver maggiori informazioni, maggior grado di controllo sui
beni alimentari acquistati e consumati, e sul processo produttivo in sé, e in quanto la
natura del processo produttivo influenza le caratteristiche qualitative del bene in sé. Il
successo del termine filiera è caratterizzato dal bisogno di conoscere le filiere, ciò
che gli operatori delle filiere fanno, e poter specificare il più esattamente possibile
l’attribuzione delle responsabilità; ciascuno degli stakeholders è responsabile per il
pezzetto di processo produttivo, per il contributo che da al completamento del bene
finale.
La filiera nella produzione
Dal lato della produzione, il termine filiera viene utilizzato come categoria
concettuale, perché in contesti produttivi come quello italiano, dove le imprese sono
piccole e si realizzano, a livello di singola impresa, molte inefficienze produttive, la
dimensione collettiva della filiera è fondamentale per recuperare margini di
efficienza.
Ciò che piccole imprese non possono fare efficientemente o, in alcuni casi, non
possono fare affatto, possono cercare di farlo, tramite la costituzione di reti, catene
organizzate, stabili di relazioni, in senso orizzontale (imprese che svolgono la stessa
fase del processo produttivo) o verticale (connessioni tra fase agricola,
trasformazione e commercializzazione). La dimensione della filiera è rilevante per
valutare la competitività dei prodotti e dei sistemi produttivi che ci stanno dietro.
Ragionare in termini di filiera, ci può aiutare a capire le debolezze del sistema
produttivo, che si realizzano all’interno delle imprese. Ci sono eventi, modi, in cui le
imprese si raccordano tra di loro, che possono determinare maggiore o minore
efficienza delle produzioni finali. Tendere a completare le filiere, significa acquisire
maggiori quote del valore aggiunto complessivo del prodotto finale. Alla
frammentazione dimensionale del sistema agroalimentare italiano, s’aggiunge una
configurazione poco coesa delle filiere, ossia le relazioni che legano i diversi
operatori tendono ad essere instabili sul mercato, rispetto a quello che accade in altri
paesi come la Francia. Quando si parla di depressione dei livelli di competitività, ci si
riferisce sia alla competitività in termini di prezzo, all’efficienza dei processi
produttivi, sia alla competitività in termini quantitativi, perché se i soggetti che
concorrono a generare un prodotto finale sono tanti, e la qualità del prodotto finale è
importante per i consumatori, è evidente che questa qualità è il frutto di tutto quello
che fanno gli operatori che intervengono a generare quel bene. Solo un’azione
coordinata di quello che fanno gli operatori, può conferire al prodotto finale quella
qualità che è indicata dai consumatori. Il coordinamento degli operatori delle filiere è
fondamentale, sia per l’efficienza, che per definire correttamente la qualità del
prodotto. Coordinamento essenziale, anche, per limitare l’asimmetria nel potere di
mercato tra diversi operatori.
L ’azienda turistico-alberghiera
L'articolo n. 2555 del Codice Civile definisce l'azienda come "il complesso di beni
organizzati
dall'imprenditore
per
l'esercizio
dell'impresa".
Il significato del termine impresa, invece, viene definito, sulla base dell'articolo 2082
dello stesso Codice Civile, come "un'attività economica organizzata al fine della
produzione
e
dello
scambio
di
beni
e
servizi".
Un albergo è un complesso di beni organizzati dall'albergatore al fine di
produrre
La
e
classificazione
scambiare
servizi.
delle
aziende
Il panorama economico attuale è ricco di tantissime aziende molto differenti le une
dalle altre, che si possono tuttavia classificare in base ad alcuni elementi distintivi
fondamentali: l'obiettivo che si prefiggono, la proprietà dell'attività, la sede
dell'attività, le dimensioni, la durata del ciclo produttivo e il tipo di gestione.
In
base
all'obiettivo
dell'attività:
Aziende di erogazione (senza scopo di lucro): Stato, Regioni, Province, Comuni,
famiglia,
associazioni
sportive,
altro.
Aziende di produzione o imprese (a scopo di lucro): tutte le attività che hanno
come scopo principale il raggiungimento del profitto. In ambito turistico esse
possono identificarsi in: strutture ricettive, agenzie di viaggi, vettori privati, attività di
ristorazione,
In
parchi
base
Unico
a
tema,
alla
proprietario:
altro.
proprietà
dell'attività:
impresa
individuale.
Più proprietari: società.
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Nell'impresa individuale, l'azienda fa capo a una sola persona fisica, che può essere il
proprietario sia dell'immobile sia dell'azienda, oppure, in alcuni casi, colui che
gestisce
un'attività
altrui.
Nel caso delle società, l'azienda fa capo a due o più persone che, come recita
l'articolo 2247 del Codice Civile, "conferiscono beni o servizi per l'esercizio in
comune
di
un'attività
economica
allo
scopo
di
dividerne
gli
utili".
E' necessario individuare due principali tipi di società:

società di persone: prevale l'elemento personale rispetto a quello patrimoniale e
i soci rispondono in modo solidale, illimitato e sussidiario alle obbligazioni che
la società ha assunto;

In
società di capitali: i soci rispondono soltanto per la quota di capitale conferita.
base
alla
sede
dell'attività:
Aziende divise: sono quelle che svolgono la propria attività in più sedi dislocate sul
territorio
nazionale
o
estero.
Aziende indivise: sono quelle che svolgono la propria attività in un'unica sede.
In
base
alle
dimensioni
dell'attività:
Piccole
dimensioni;
Medie
dimensioni;
Grandi
dimensioni.
Non è possibile fissare una regola unica per definire in modo preciso la dimensione di
un'azienda alberghiera, poiché, a seconda della sua ubicazione, i criteri per
determinare
la
grandezza
possono
variare
in
modo
sostanziale.
Esempio: un hotel di 200 camere in Italia è considerato di grandi dimensioni, mentre
negli
USA
esso
verrebbe
considerato
piccolo!
Tuttavia, possiamo dire che nel nostro Paese un albergo è considerato di piccole
dimensioni quando dispone di non più di 50 camere e 25 dipendenti, di grandi
dimensioni quando dispone di più di 200 camere e di oltre 100 dipendenti.
In
Annuale:
base
si
alla
tratta
di
durata
imprese
del
aperte
tutto
ciclo
l'anno
produttivo:
(alberghi
di
città).
Stagionale: sono aziende ubicate in località turistiche, aperte prevalentemente in un
unico periodo, solitamente coincidente con la stagione estiva (alberghi balneari,
lacuali).
Bistagionale: si tratta di aziende che svolgono la propria attività dividendo il ciclo
produttivo
In
in
due
base
al
A
(alberghi
tipo
modelli
montagna).
gestione:
familiare;
conduzione
tramite
di
di
conduzione
A
Gestione
periodi
diretta;
di
aggregazione.
Alberghi
a
conduzione
familiare
Rappresentano il classico esempio di azienda alberghiera italiana di piccole e medie
dimensioni, nella quale le risorse umane impiegate sono prevalentemente quelle della
famiglia del proprietario o gestore. A seconda delle proprie capacità ed esperienze, i
componenti della famiglia sono impiegati nei diversi reparti dell'albergo, al fine di
garantire la copertura delle mansioni necessarie alla produzione del servizio. Questo
tipo di gestione permette al cliente di godere di una serie di vantaggi legati a
un'atmosfera più calda, più accogliente e meno formale, nella quale potersi sentire
come a casa propria, oltre a consentire una spesa giornaliera più contenuta.
L'albergatore e la sua famiglia curano personalmente ogni aspetto del servizio,
cercando di prestare la massima attenzione sia alla ristorazione, semplice ma con
ingredienti genuini e con ricette tradizionali, sia alla cura dei rapporti con la clientela
abituale,
al
fine
di
consolidare
la
fedeltà
negli
anni.
Naturalmente questo tipo di gestione può presentare anche degli svantaggi, legati
soprattutto alla mancanza di formazione specifica di alcuni albergatori, che hanno
accresciuto la propria professionalità senza il supporto della necessaria preparazione
tecnica,
ma
Alberghi
basandosi
solo
a
sulle
esperienze
conduzione
personali.
diretta
Sono alberghi di medie e grandi dimensioni, gestiti dal titolare o da un manager
professionista, che organizzano l'attività suddividendo i compiti e le responsabilità
nei diversi settori e impiegando risorse umane professionalmente qualificate.
Naturalmente, rispetto agli alberghi a conduzione familiare, l'atmosfera interna è
meno confidenziale e i rapporti con gli ospiti risultano più formali. I vantaggi legati a
questo tipo di gestione possono essere sintetizzati nella maggiore professionalità
attraverso corsi di aggiornamento e di ottenere così avanzamenti di carriera.
Modelli
di
aggregazione
fra
imprese
turistiche
Il settore turistico ricettivo italiano è costituito da un insieme di piccole e medie
imprese che si sono costituite nel secondo dopoguerra e hanno ampliato il proprio
giro
d'affati
nel
corso
degli
anni,
operando
in
modo
autonomo.
Le mutate condizioni economiche del settore turistico richiedono oggi la capacità
dell'albergatore di uscire dal suo isolamento per instaurare rapporti di collaborazione
e aggregazione con altre realtà aziendali, al fine di consolidare e accrescere la propria
quota di mercato, studiare nuovi prodotti e diversificare la gamma dei servizi offerti.
Queste forme di aggregazione si possono realizzare attraverso:

collaborazioni e alleanze: due o più aziende alberghiere si accordano per creare
consorzi, associazioni, gruppi d'acquisto e joint venture, al fine di perseguire
obiettivi comuni;

fusioni: due o più società si fondono insieme, creando una società nuova e più
forte economicamente;

acquisizioni: un'azienda acquista una o più aziende, al fine di accrescere la
propria presenza sul mercato.
Esistono tre tipi di integrazione fra imprese:

integrazione verticale: quando le aziende che si uniscono svolgono attività
diverse in ambito turistico (un tour operator acquisisce una o più strutture
ricettive);

integrazione orizzontale: quando le aziende che si uniscono svolgono tutte lo
stesso tipo di attività (catene alberghiere, gruppi di aziende di viaggi);

diversificazione: quando un'azienda cerca interazioni con imprese che operano
in settori economici diversi dal proprio (un tour operator che decide di investire
in una compagnia di assicurazioni).
IL MARKETING DELLE IMPRESE TURISTICO-RISTORATIVE
IL MARKETING
Il termine “marketing” è ormai così largamente diffuso e utilizzato che cercare di
racchiuderlo in un’unica ed esaustiva definizione appare difficile e complesso.
Nelle imprese turistiche e ristorative il marketing ha la funzione di studiare e capire
le esigenze e le aspettative della clientela al fine di realizzare e offrire prodotti
capaci di soddisfare i bisogni e di creare un rapporto di fiducia con i consumatori.
Nel settore ristorativo e turistico possiamo individuare tre livelli di marketing:
 Marketing aziendale ( o micro marketing ): specifico campo di intervento delle
imprese private ristorative e turistiche;
 Marketing pubblico ( o macromarketing ): specifico campo di intervento degli
operatori e degli enti pubblici; questi svolgono diversi compiti tra i quali la
tutela dei beni culturali e la promozione dell’immagine del paese;
 Marketing integrato: come momento di unificazione degli interventi pubblici e
privati allo scopo di promuovere una nuova località o un’area a vocazione
turistica.
LA
SEGMENTAZIONE
DEL
MERCATO
DELLA
DOMANDA
L’impresa deve chiedersi quali siano i bisogni espressi dalla domanda e quali di essi
intende concretamente soddisfare. Esistono infinite combinazioni attraverso le quali
individuare i gruppi di consumatori. Ciascun gruppo rappresenta una parte della
domanda, cioè un segmento di mercato
È pertanto necessario che l’impresa scelga il segmento o i segmenti in cui desidera
operare; in altre parole, l’impresa deve definire o il proprio mercato obbiettivo (target
market) o segmento obbiettivo (target group), tentando così di conquistare un
vantaggio competitivo rispetto alla concorrenza.
La segmentazione è una metodologia attraverso la quale l’impresa procede a una
suddivisione del mercato della domanda in gruppi omogenei e significativi.
I CRITERI DI SEGMENTAZIONE
I parametri più diffusamente utilizzati in campo turistico – ristorativo sono:
 Demografici: età, sesso;
 Geografici: area di provenienza;
 Socio – economici: professione;
 Psicologici: personalità;
 Motivazionali: tipo e scopo de viaggio o soggiorno;
 Comportamentali: clientela abituale e di passaggio.
Per essere utile, la segmentazione deve avere dei requisiti:





Omogeneità: i gruppi devono avere omogenee caratteristiche;
Diversità: fra i segmenti individuali;
Misurabilità;
Accessibilità;
Consistenza.
GLI STRUMENTI DEL MICRO MARKETING: IL MARKETING MIX
Il marketing mix, anche definito marketing delle 7P, consiste nell’insieme dei fattori
sui quali può fare leva l’impresa ristorativa per influenzare la domanda. I 7 fattori
sono:
 Il prodotto ristorativo;
 Il prezzo di vendita,
 La distribuzione;
 La comunicazione;
 Il personale;
 Il PR;
 La produzione
IL PRODOTTO DELLE IMPRESE RISTORATIVE
Esso è costituito dall’insieme dei beni e servizi offerti ai consumatori dalle imprese
ristorative e si distingue non solo per l’oggetto (il menù offerto), ma anche per
un’insieme di altre caratteristiche quali:
 Il tipo di produzione e servizio;
 La qualità;
 La varietà dei menù;
 L’atmosfera;
 L’immagine del locale.
LA DETERMINAZIONE DEI PREZZI DEI PRODOTTI RISTORATIVI
Il prezzo è l’ultima barriera che il cliente deve abbattere nella scelta di un
prodotto/servizi.
Esso dipende:
 dalla struttura della domanda e dalla sua elasticità (comportamento del
consumatore);
 dal comportamento dei concorrenti (soprattutto nella politica dei prezzi);
 dalle condizioni economiche generali ;
 dai costi di produzione (la variabile interna più rilevante).
I principali metodi di fissazione del prezzo sono:
 full costing;
 direct costing;




prezzo di indifferenza;
prezzo stabilito dai concorrenti;
prezzo basato sul valore percepito;
prezzo basato sul margine di profitto.
LA COMUNICAZIONE DELLE IMPRESE RISTORATIVE
Comunicare significa trasmettere, informare, rendere partecipi, mettere in comune
conoscenze ed esperienze. In ambito aziendale, la comunicazione è uno dei principali
strumenti del marketing.
Gli obbiettivi della comunicazione sono:
 trasmettere un’immagine;
 trasmettere un’idea;
 abbattere dubbi e resistenze.
Gli elementi fondamentali della comunicazione sono:
 l’emittente, codificatore del messaggio;
 il ricevente, destinatario e decodificatore del messaggio;
 il messaggio, il contenuto della comunicazione;
 il codice, modalità con cui il messaggio viene comunicato;
 il contesto, la situazione e l’ambiente dove avviene la trasmissione del
messaggio;
 il canale, è il punto di connessione tra emittente e ricevente.
Elementi importanti per quanto riguarda l’efficacia della comunicazione sono:
 la forza logica, che si realizza attraverso una definizione chiara e semplice del
messaggio;
 l’utilità percepita dal ricevente;
 la relazione positiva tra emittente e ricevente
PUBBLICITA’
Fare pubblicità vuol dire comunicare, acquistando spazio o tempo sui mezzi di
comunicazione, ciò che un prodotto/servizio è in grado di offrire, spingendo il
consumatore ad acquistarlo o a usufruirne.
Esistono diverse tipologie di pubblicità, possiamo distinguere pertanto:
 pubblicità istituzionale o pubblicità di prodotto/servizio : la prima non riguarda
un determinato prodotto/servizio, ma l’immagine dell’impresa; nella seconda si
diffondono informazioni su uno specifico servizio/prodotto per incrementare le
vendite;
 pubblicità individuale o collettiva : a seconda che sia promossa da una singola
impresa o da più imprese;
 pubblicità di massa o selettiva : a seconda che il mercato di riferimento sia
indifferente o specifico;
 pubblicità di lancio o di sostegno : in relazione al momento del ciclo di vita del
prodotto;
 pubblicità attraverso i mass media ( stampa, televisione, radio, ecc... ) o
pubblicità presso il punto vendita ( depliant, cataloghi, ecc... ).
PROMOZIONE DELLE VENDITE
Essa è costituita da un insieme di attività a sostegno delle vendite, che completano
l’azione pubblicitaria e quella svolta dai venditori del prodotto/servizio.
L’azione di promozione può essere:
 DIRETTA (rivolta ai clienti);
 INDIRETTA (rivolta ai venditori).
I mezzi più utilizzati per la promozione rivolta ai clienti sono:
 Le offerte speciali;
 I premi abbinati a particolari iniziative;
 In merchandising (magliette, penne e altri gadget in regalo).
Fra i mezzi più usati per la promozione rivolta ai venditori ricordiamo:
 La partecipazione a manifestazioni;
 L’organizzazione di corsi di formazione e aggiornamenti;
 Il riconoscimento di GRINGE BENEFITS (premio dato ai venditori per chi
vende di più). Il premio può comprendere viaggi, soggiorni alberghieri,ecc..
PUBBLICHE RELAZIONI
Esse consistono nella programmazione strategica di tutte le attività di comunicazione
che consentono di consolidare e migliorare l’immagine positiva di un’impresa.
Esse possono rivolgersi a:
 L’esterno: giornalisti, associazioni sindacali, ecc..
 L’interno: dipendenti, collaboratori, ecc..
Gli obbiettivi delle PR verso l’esterno sono:
 Creare atteggiamenti positivi verso l’impresa ristorativa;
 Eliminare atteggiamenti negativi nell’opinione pubblica;
 Sviluppare rapporti con i destinatari delle azioni di PR.
L’obbiettivo delle PR, verso l’interno, è quello di instaurare, o migliorare, un clima di
partecipazione e di collaborazione fra la proprietà e i dipendenti, attraverso:
 L’offerta di borse di studio per i figli dei dipendenti;
 L’istituzione di circoli sportivi e ricreativi.
LA DISTRIBUZIONE DEL PRODOTTO RISTORATIVO
La distribuzione è l’insieme delle attività che consentono il passaggio del
prodotto/servizio dal produttore al consumatore.
Il prodotto ristorativo può essere distribuito principalmente attraverso 2 canali:
 Il canale diretto, che consiste nella vendita immediata al consumatore senza la
presenza di intermediari;
 Il canale medio, che prevede la presenza di intermediari (imprese di viaggi).
IL PERSONALE
Nelle imprese turistiche e ristorative il personale rappresenta un fattore fondamentale
perche contribuisce in modo determinante a costruire l’immagine dell’impresa e a
qualificare il prodotto ristorativo offerto.
Oltre alle capacità professionali degli addetti il management curerà:
 La formazione esterna, avviando o accettando collaborazioni con il sistema
scolastico e formativo(stage aziendali);
 La formazione interna, l’aggiornamento continuo;
 La definizione del ruolo e delle procedure, orientate alla ricerca di soluzione
dei problemi.
Le Imposte
L'imposta è un tributo, ovvero una delle voci di entrata del bilancio dello Stato.
Consiste in un prelievo coattivo di ricchezza dal cittadino contribuente, non è
connesso ad una prestazione da parte dello Stato o degli altri enti pubblici per servizi
resi al cittadino ed è destinata alla copertura della spesa pubblica.
Nei paesi eredi del diritto romano è distinto dalla tassa, che è invece legata ad una
prestazione. La parte delle entrate statali costituita dalle imposte è detta gettito
fiscale. Il livello di imposizione e la ripartizione delle imposte tra le fasce della
popolazione sono oggetto di studio della scienza delle finanze e sono attuati mediante
misure di politica fiscale. Il livello di imposizione fiscale - impropriamente detta
tassazione - medio di un paese si chiama pressione fiscale apparente.Sul piano della
scienza delle finanze, l'imposta si caratterizza per il fatto di essere espressione del
potere d'imperio attribuito agli enti che operano il prelievo e per il fatto di essere
finalizzata a finanziare pubblici servizi indivisibili.
Gli elementi costitutivi delle imposte sono:
il presupposto: fatto giuridico che determina, in modo diretto o indiretto, il sorgere
dell'obbligazione tributaria
la base imponibile: espressione quantitativa del presupposto (può coincidere o meno
col presupposto stesso)
l'Aliquota: tasso applicato alla base imponibile per liquidare l'imposta.L'imposta si
basa sui seguenti elementi:
il presupposto d'imposta, che consiste nel fatto economico, o fattispecie imponibile, il
cui verificarsi fa sorgere obblighi tributari formali e sostanziali.
il soggetto attivo è lo Stato o altro Ente pubblico che, in base alla legge, ha la
possibilità di istituire tributi e riscuoterli;
il soggetto passivo è la persona fisica o giuridica ovvero l'Ente che si trova in
condizione di dover pagare l'imposta;
l'oggetto è la ricchezza colpita dall'imposta;
la base imponibile è la quantità di ricchezza, espressa in denaro (imposta ad valorem)
o in termini fisici (imposta specifica), su cui viene calcolata l'imposta;
l'aliquota è la percentuale della base imponibile che con la base imponibile stessa
determina l'imposta;
la fonte è la risorsa alla quale il contribuente attinge per pagare l'imposta.
Normalmente l'imposta, sia che colpisca il reddito, sia che colpisca il patrimonio,
viene pagata con il reddito.La principale classificazione delle imposte è quella tra le
imposte dirette e le imposte indirette.
Sono dirette le imposte che sono correlate alla ricchezza, sia quando esiste già come
un bene (es. il patrimonio) sia quando viene prodotta svolgendo un servizio o una
prestazione (il reddito). Le imposte dirette non si trasferiscono, ovvero rimangono a
carico di chi è obbligato a pagarle (ad es., quelle che colpiscono il reddito o il
patrimonio); quindi non provocano una variazione dei prezzi dei prodotti o dei fattori,
ovvero non vi è divario fra prezzi netti per il produttore e prezzi pagati dal
consumatore[1]. Rientrano in questa categoria:
Imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF)
Imposta sul reddito delle società (IRES)
Imposta regionale sulle attività produttive (IRAP)
Imposta sostitutiva sui redditi da capitale (ISOS)
Imposta municipale propria (IMU)
Contributo soggettivo
Contributi previdenziali
Sono indirette le imposte che sono correlate alla ricchezza nel momento in cui viene
trasferita (es. la vendita di un bene) o viene consumata (es. fruizione di un servizio o
di una prestazione): le imposte indirette pertanto si trasferiscono da chi è tenuto a
pagarle ad altri soggetti. Tali imposte possono portare ad un divario tra prezzi netti
per il produttore e prezzi pagati dal consumatore[2]. Esse colpiscono la ricchezza nel
momento in cui si manifesta in maniera indiretta, ossia quando essa viene o
consumata oppure trasferita. Difatti si parla di imposte sui consumi (es. IVA) o sui
trasferimenti (imposta di registro). Tra le imposte indirette troviamo:
Imposta di registro
Accisa
Imposta ipotecaria
Imposta catastale
Imposta di bollo
Imposta sulle pubblicità
Imposta sulle successioni e donazioni
Imposta sulle assicurazioni
Imposta sul valore aggiunto (IVA)
Imposta sul consumo e di fabbricazione
Imposta sugli intrattenimenti
Contributo integrativo
Le imposte dirette hanno un maggior effetto ridistributivo del reddito, assicurano una
continuità del gettito e sono economiche da riscuotere; tuttavia esse stimolano
l’evasione fiscale, sono rigide e il contribuente le sente in modo marcato, soprattutto
sul lato psicologico. Le imposte indirette, invece, sono elastiche, divisibili e, essendo
incluse nel prezzo dei beni acquistati, sono meno sentite dai contribuenti; d’altra parte
non assicurano una continuità del gettito fiscale.
Sul reddito o sul patrimonio[modifica | modifica wikitesto]
sul reddito quando hanno per oggetto il flusso della produzione annuale (es. IRPEF,
IRES, IRAP)
sul patrimonio (o patrimoniali) quando l'importo è correlato alla ricchezza posseduta
(es. IMU) o trasferita (es. IVA, Imposta di registro, Imposta catastale).
Mentre la tassazione sul reddito garantisce una omogeneità tra oggetto e fonte
(l'imposta viene pagata versando una parte del reddito ricevuto), la tassazione sul
patrimonio comporta invece una stridente disomogeneità tra oggetto (il patrimonio) e
fonte (il reddito mediante il quale l'imposta viene corrisposta). Conseguenza di tale
disomogeneità può essere un vero e proprio esproprio nei confronti del contribuente
qualora il reddito non sia tale da coprire gli oneri derivanti dalla tassazione del
patrimonio.
Imposte proporzionali, progressive, regressive[modifica | modifica wikitesto]
In relazione alla misura e al modo di determinarne l'ammontare, le imposte si
dividono in fisse, proporzionali, progressive e regressive.
L'imposta è:
proporzionale quando l'aliquota è costante, ovvero l'imposta è direttamente
proporzionale all'imponibile;
regressiva quando, all'aumentare dell'imponibile, l'aliquota media decresce (ovvero
l'imposta aumenta in misura meno che proporzionale rispetto all'imponibile);
progressiva quando, all'aumentare dell'imponibile, l'aliquota media aumenta (ovvero
l'imposta aumenta in misura più che proporzionale rispetto all'imponibile). L'IRPEF
appartiene a quest'ultima categoria.
Imposte progressive[modifica | modifica wikitesto]
Esistono quattro tipi di progressività: per detrazione, per classi, continua e per
scaglioni:
progressività per deduzione o detrazione: si ha o quando si colpisce con un'aliquota
costante la base imponibile, dopo aver dedotto da questa un ammontare fisso (T = t *
(Y - D)), o attraverso la detrazione di una somma fissa dall'imposta calcolata
applicando l'aliquota nominale al reddito imponibile (T = t * Y - d).
progressività per classi: si ha quando ad ogni classe di imponibile corrisponde
un'aliquota costante, che cresce passando da una classe ad un'altra più alta;
progressività per scaglioni: si ha quando per ogni classe di imponibile, l'imponibile
viene suddiviso in parti dette scaglioni a ciascuna delle quali viene associata
un'aliquota che cresce passando da uno scaglione a quello successivo: questo criterio
è stato adottato per l'IRPEF.
progressività continua: si ha quando l'aliquota varia in maniera continua al variare
della base imponibile (in tal caso, il rapporto tra variazione di aliquota e variazione
dell'imponibile è espresso mediante una funzione matematica). Tale tipo di
progressività, applicato in Italia fino al 1973 nell'ambito dell'Imposizione Reddito
PErsone Fisiche, è stato abbandonato sia per la difficoltà del calcolo, sia perché la
crescita dell'aliquota al progredire del reddito veniva ritenuto un disincentivo
all'incremento di reddito del contribuente.
Esempio di progressività per scaglioni:
Scaglioni (in migliaia di euro) Aliquote
da 0 fino a 10
10%
oltre 10 sino a 20 20%
ecc.
Un reddito pari a 15.000 euro sarà così suddiviso:
10.000 euro, per il primo scaglione, a cui corrisponde un'imposta pari a 1.000 euro
5.000 euro, per il secondo scaglione, a cui corrisponde un'imposta pari a 1.000 euro.
L'imposta sarà pari a 2.000 euro.
La contabilità
Si definisce contabilità aziendale l’insieme di scritture elementari tenute
dall’imprenditore nell’esercizio dell’impresa.
Tali scritture possono riguardare sia fatti interni sia fatti esterni:
 Sono fatti interni quelle operazioni che riguardano il processo tecnico di
produzione;
 Sono fatti esterni tutte le operazioni che comportano relazioni tra l’impresa e
terzi.
Le operazioni di gestione vengono “contabilizzate”, cioè registrate in contabilità
tramite fatture, ricevute, busta paga ecc. Tali documenti vengono registrati in scritture
della contabilità elementare, cioè scritture non obbligatorie.
Le operazioni rilevanti dal reddito vengono registrate in contabilità generale con il
metodo della partita doppia.
A fine esercizio la contabilità generale fornisce i dati per la compilazione del bilancio
d’esercizio. Per far fronte agli altri obblighi imposti dalla legge l’imprenditore deve
tenere anche le scritture obbligatorie per il codice civile, la contabilità fiscale e la
contabilità del personale.
L’imprenditore è obbligato alla tenuta di scritture in applicazione della normativa
civilistica, fiscale e di tutela del lavoratore.
Il codice civile impone obblighi all’imprenditore in maniera di contabilità allo scopo
di garantire un più ordinato e regolare svolgimento della gestione, nonché trasparenza
delle operazioni.
La normativa fiscale, impone obblighi contabili agli imprenditori per assicurare
chiarezza e certezza nella determinazione del reddito su cui applicare le imposte.
Sono obbligate al regime di contabilità ordinaria tutte le società di capitali e le altre
imprese che superino i limiti di ricavi previsti; le imprese individuali e le società di
persone che non superano i suddetti limiti possono applicare il regime di contabilità
semplificata.
Il datore di lavoro ha l’obbligo di tenere una serie di libri e documenti probatori del
rapporto di lavoro dipendente. Devono essere obbligatoriamente tenuti numerati e
vidimati i seguenti documenti:
 Libro matricola: ha lo scopo di documentare il numero dei lavoratori
dipendenti, le date di inizio e cessazione del rapporto di lavoro;
 Libro paga: è il documento probatorio della prestazione lavorativa resa dal
lavoratore; il datore di lavoro è obbligato a consegnare a ciascun dipendente un
prospetto di paga contenente tutti i dati e gli elementi che compongono la
retribuzione e le relative trattenute;
 Foglio delle presenze: vi vengono registrate, le ore lavorative di ciascuno, le
ore domenicali, festive, gli straordinari;
 Registro infortuni: il datore di lavoro è obbligato ad annotare gli infortuni sul
lavoro;
 Registro visite mediche periodiche.
Le principali scritture elementari tenute da tutte le imprese sono le seguenti:
 Registro di prima nota: si annotano giorno per giorno tutte le operazioni di
gestione;
 Libro cassa: riporta giornalmente tutte le entrate e le uscite di cassa;
 Partitario clienti: è l’elenco dei clienti e dei relativi crediti;
 Partitario fornitori: è l’elenco dei fornitori e dei relativi debiti;
 Scadenzario crediti e debiti: registra scadenza dei crediti e dei debiti;
 Contabilità di magazzino: comprende il giornale di magazzino, che registra
le entrate e le uscite delle merci e, la scheda di magazzino, dove vengono
rilevate le quantità acquistate e consumate e le giacenze.
Nelle imprese ristorative vengono tenute le seguenti scritture elementari:
 Ordini di acquisto;
 Buoni di carico e scarico;
 Registrazioni dei consumi di cucina;
 Buoni di ordinazione.
Dopo aver rilevato la presenza di scorte in quantità, il responsabile del magazzino e il
capo cuoco comunicano all’ufficio acquisti la quantità e tipologia di merce da
acquistare. L’ufficio acquisti contatta i fornitori e invia loro l’ordine di acquisto. I
fornitori inviano tempestivamente la merce richiesta accompagnata dal documento di
trasporto (DdT) o dalla fattura immediata. La merce, prima di entrare in
magazzino, viene sottoposta a una serie di controlli. Dopo aver superato tali
controlli, la merce entra in magazzino e viene compilato un buono di carico che
consente la registrazione nella scheda di magazzino intestata a quel tipo di prodotto
e nel registro di magazzino.
Analisi delle fonti di finanziamento
La struttura finanziaria di un’impresa è sempre composta sia da fonti interne sia da
fonti esterne.
Le fonti interne di finanziamento sono quelle fonti di capitale proprio
rappresentate da:
- Capitale apportato dall’imprenditore individuale;
- Capitale apportato dai soci (capitale sociale);
- Utile non distribuito (autofinanziamento).
Le fonti esterne di finanziamento sono rappresentate da tutti quei debiti che
l’impresa accende con i terzi.
Sono quindi fonti esterne:
- I debiti verso i fornitori;
- I prestiti ottenuti dalle banche;
- I prestiti ottenuti dai risparmiatori;
- I prestiti agevolati.
Il leasing
Le banche, offrono oggi alle imprese supporti finanziari complementari
rispetto ai tradizionali prestiti. Si tratta del contratto di leasing e del contratto di
factoring.
Il contratto di leasing prevede che un soggetto (concedente) ceda un altro
soggetto (utilizzatore), che è normalmente un imprenditore o un professionista,
il godimento di un bene strumentale, mobile o immobile. Per un certo numero
di anni, dietro pagamento di canoni periodici.
Alla scadenza del termine, l’utilizzatore può restituire il bene o acquistarlo,
pagando un prezzo, di riscatto inizialmente pattuito. Questo contratto consente
alle imprese di avere l’immediata disponibilità di beni strumentali di elevato
costo.
Esistono varie forme di leasing:
- Leasing finanziario;
- Leasing operativo;
- Sale e leaseback.
Il leasing finanziario consente all’impresa di:
- Avere la disponibilità di un bene strumentale.
- Esercitare al termine del contratto un’opzione di riscatto per acquistare il bene
stesso a un importo prestabilito.
Nell’operazione sono coinvolti tre soggetti:
- L’utilizzatore: è colui che sceglie e utilizza il bene.
- Il concedente: è la società di leasing che acquista materialmente il bene scelto
dall’utilizzatore.
- Il fornitore: è l’impresa che vende il bene alla società di leasing.
I vantaggi derivanti dal contratto di leasing possono essere esaminati sia
rispetto alle forme di finanziamento ‘’tradizionali’’, sia rispetto all’acquisto
diretto del bene.
Nella prima ipotesi il leasing:
- Consente la possibilità di finanziare il costo del bene per intero;
- Non peggiora il grado di indebitamento delle imprese;
- Tale contratto si adatta alle molteplici esigenze delle imprese.
Il leasing, se confrontato con l’acquisto diretto del bene può presentare
vantaggi fiscali.
Nel leasing immobiliare, cioè quando oggetto del contratto è un bene
immobile, la durata del contratto non deve essere inferiore a otto anni per poter
usufruire dei vantaggi suddetti.
Il leasing operativo
Il leasing operativo è un contratto stipulato tra due soggetti:
- Un’ impresa produttrice di beni quali attrezzature;
- Un’impresa utilizzatrice del bene.
In base a tale contatto l’impresa produttrice concede in uso dei suddetti beni
per un determinato periodo di tempo a un’impresa utilizzatrice, in cambio del
pagamento di canoni periodici.
Tale contratto può non prevedere l’opzione di riscatto alla scadenza ; in tal
caso si tratta di un’operazione commerciale molto simile al noleggio.
Il contratto si sale e leaseback
Il contratto di sale e leaseback combina un contratto di vendita con uno di
locazione finanziaria.
Un’impresa che necessita di liquidità vende un proprio bene strumentale, in
cambio di un determinato corrispettivo a una società di leasing. Questa,
contestualmente, concede il medesimo bene in locazione finanziaria
all’originario proprietario.
Il Contratto di Albergo
Il Contratto con cui l’ALBERGATORE si obbliga a fornire al CLIENTE, dietro
pagamento del prezzo, il servizio di alloggio ed eventualmente anche di ristorazione e
servizi accessori, in uno o più locali dell’albergo adeguatamente arredati e attrezzati.
Obblighi ulteriori
L’ALBERGATORE è responsabile per le cose che il cliente porta in albergo
IL CLIENTE deve arrivare e lasciare la stanza all’orario previsto e deve rispettare il
regolamento interno dell’albergo come ad esempio non introdurre cibi nelle camere,
evitare rumori molesti, non danneggiare i locali
Tipologie
Contratto di alloggio che prevede come prestazione principale il servizio di alloggio
e solitamente la prima colazione
Contratto di pensione: che comprende nel prezzo oltre l’alloggio e la prima
colazione
anche uno dei pasti (mezza pensione) o entrambi i pasti ( pensione completa).
La durata minima del contratto di pensione è di tre giorni.
La Registrazione
La legge di pubblica sicurezza impongono all’albergatore la registrazione del cliente
Infatti l’albergatore deve identificare il cliente con idoneo documento di
riconoscimento e comunicare i dati entro le 24 ore all’autorità di pubblica sicurezza,
attraverso computer o su carta.
Il cliente a sua volta deve compilare una scheda di dichiarazione delle generalità.
L’albergatore dovrà poi distruggere le schede e conservare solo i dati necessari ai fini
fiscali
La Prenotazione
Atto mediante il quale il cliente richiede con anticipo la disponibilità dell’alloggio e
l’albergatore si obbliga a tenerlo a sua disposizione
L’albergatore si obbliga a tenere l’alloggio disponibile mentre il cliente non è tenuto
a pagare alcun anticipo e resta libero di utilizzarlo o meno
L’albergatore, tuttavia, al momento della prenotazione può chiedere al cliente il
rilascio di una caparra per cautelarsi contro le rinunce improvvise
Responsabilità dell’albergatore
Responsabilità limitata ed oggettiva – l’albergatore ha l’obbligo di vigilare sui
locali e la sua responsabilità sussiste anche in assenza di colpa.
Se non vi è stata la consegna dei beni in custodia la sua responsabilità viene limitata
al valore del bene sino all’equivalente di 100 volte il prezzo della locazione
dell’alloggio per una giornata
Responsabilità illimitata
L’albergatore è responsabile per intero quando i beni sono consegnati in custodia
perché in questo caso siamo in presenza di un contratto di deposito e il risarcimento
del danno in questo caso è integrale
L’albergatore è responsabile del bagaglio del cliente:
sia che gli stessi sono stati inviati separatamente il giorno prima dell’arrivo
sia che i bagagli vengono lasciati per qualche ora dopo il rilascio dell’alloggio
sia durante il trasporto dal luogo d’arrivo all’albergo se il trasporto è stato
organizzato da lui
o ancora se le cose sono state lasciate nei locali dell’albergo come magazzini giardini
parchi piscine
La responsabilità dell’albergatore non si applica ai veicoli alle cose e agli animali
Per far scattare la responsabilità dell’albergatore occorre che vi sia stato un separato
accordo di custodia del mezzo
Pertanto non basta che l’auto sia lasciata nel parcheggio dell’albergo o in area
pertinenziale ma occorre che vi sia stata la consegna delle chiavi o il pagamento del
prezzo
L’albergatore è esente da responsabilità
se i danni o la sottrazione dei beni siano dovuti a colpa del cliente o di suoi
accompagnatori
o sono stati causati da forza maggiore come una rapina in albergo con sottrazione
degli oggetti depositati nelle cassette di sicurezza o derivano dalla natura del bene
perché deperibili
Responsabilità del ristoratore
il ristoratore è responsabile solo delle cose di cui è indispensabile liberarsi per
consumare i pasti come cappotti cappello ombrello ecc
mentre le cose che non costituiscono intralcio restano sotto la responsabilità del
cliente
come del cellulare della borsa accendini ecc
la normativa sulla responsabilità degli albergatori si estende agli stabilimenti e alle
attività assimilabili come le case di cura, gli stabilimenti balneari, le pensioni, le
trattorie, i campeggi, le sale da ballo, i teatri ecc
CONTRATTO DI LOCAZIONE
Oggi la disciplina della locazione degli immobili a uso abitativo è principalmente
regolata dalla legge n. 431 del 9 dicembre1998 ("Disciplina delle locazioni e del
rilascio degli immobili adibiti ad uso abitativo") e dagli artt. 1571 a 1654 del codice
civile italiano.
Parti del contratto possono essere sia persone fisiche che persone giuridiche.
Le obbligazioni del locatore sono:

consegnare la cosa in buono stato, idonea all'uso convenuto e senza vizi
Le obbligazioni del conduttore (o inquilino) sono:



versare il canone secondo quanto pattuito nel contratto di locazione entro le
scadenze convenute
prendere in consegna la cosa e osservare la normale diligenza del padre di
famiglia
restituire al termine del contratto la cosa nello stato in cui l'ha ricevuta; se vi ha
apportato miglioramenti nulla gli è dovuto a meno che il locatore non gli abbia
dato il consenso e abbia consentito al rimborso.
La Registrazione del contratto si effettua presso l’Agenzia delle Entrate
con il pagamento di una tassa di registrazione pari al 2 % del canone annuo
moltiplicato il numero degli anni di locazione (più marca da bollo).
Il proprietario è tenuto a pagare sui canoni percepiti una tassazione detta Irpef =
Imposta sul reddito delle persone fisiche ed e' una tassa che in Italia si paga sui
redditi
Invece, con la richiesta specifica dell’applicazione della cedolare secca il locatore si
impegna a pagare una tassazione del 21% fissa sul canone di locazione e in questo
caso il contratto è esente da tassa di registro.
Il locatore deve consegnare un'unità abitativa che abbia il requisito dell'abitabilità,
Il locatore deve dichiarare entro 48 ore in questura la permanenza di eventuali
cittadini extracomunitari.
Salvo patto contrario il conduttore ha la possibilità di sublocare il bene, ma non può
cedere il contratto.
Tipologia di contratto
Esistono differenti figure di locazione:


locazione a uso commerciale;
locazione a uso abitativo (per quest'ultima si hanno ulteriori tipizzazioni come
la locazione stagionale o la foresteria).
Forma del contratto e requisiti delle parti
La forma scritta ad substantiam per tutti i contratti di locazione a uso abitativo
Durata
La durata del contratto è fissata dalle parti, ed è regolata dalla legge.
Nel contratto di locazione aventi per oggetto immobili per uso abitativo essi sono a
"canone libero" e le parti stabiliscono liberamente l'ammontare del canone e altre
condizioni di locazione, tranne la durata, che deve essere di almeno 4 anni,
rinnovabile automaticamente per altri 4
I contratti aventi per oggetto immobili per uso abitativo, inoltre, possono essere anche
contratti transitori, la cui durata di durata va da 1 a 18 mesi e sono a canone libero.
La durata per locazione di locali destinati ad attività commerciale è di almeno 6
anni.
Contratti tipo per gli studenti universitari fuori sede, ossia destinati a coloro che
studiano fuori del comune di residenza. Tali contratti hanno durata che vanno da un
minimo di 6 mesi ad un massimo di 3 anni, possono essere sottoscritti da uno o più
studenti.
SUCCESSIONE NEL CONTRATTO
Nel caso di morte di una delle parti del contratto di locazione , nello stasso
subentrano gli eredi
Nel caso di alienazione del bene locato, purché la locazione abbia data anteriore al
trasferimento, non determina lo scioglimento del contratto (sub ingresso del nuovo
proprietario nel contratto di locazione);
Disdetta del locatore
Il locatore può dare disdetta da contratto “libero” soltanto a partire dalla prima
scadenza (dopo che siano decorsi cioè rispettivamente almeno quattro e tre anni dalla
stipula) con lettera raccomandata nel termine di 6 mesi prima della scadenza
Recesso del conduttore
A partire dalla seconda scadenza contrattuale, il conduttore può recedere dal
contratto in qualsiasi momento a patto che ne dia preavviso al locatore a mezzo
lettera raccomandata con un preavviso di almeno sei mesi.
Può recedere in un periodo precedente soltanto nel caso si verifichino gravi motivi.
Per fare un esempio, grave motivo potrebbe essere una sopravvenuta necessità di
cambio di residenza per motivi di lavoro o familiari.
Le parti possono comunque concordare diverse modalità di recesso del conduttore, a
lui più favorevoli, mediante l'inserimento di apposita clausola contrattuale.
Prelazione in caso di alienazione dell'immobile
E' obbligo del locatore che intende vendere l'immobile locato notificare tale decisione
al conduttore a mezzo ufficiale giudiziario; nella comunicazione deve essere
specificato il prezzo di vendita nonché le condizioni e le tempistiche di vendita per
dar modo al conduttore di valutarne la portata.
Il conduttore ha diritto di prelazione nell'acquisto dell'immobile locato. Tale facoltà
deve essere esercitata entro sessanta giorni dalla notificazione della comunicazione.
Prelazione in caso di nuova locazione
Il locatore che, alla scadenza naturale del contratto intende cedere
in locazione l'immobile ad un terzo, ha l'obbligo di comunicare al conduttore la
medesima offerta riservata al terzo, a mezzo raccomandata con ricevuta di ritorno,
almeno sessanta giorni prima della scadenza. Anche in questo caso il conduttore gode
di diritto di prelazione: egli ha facoltà di accettare le condizioni offerte dal locatore
entro trenta giorni dalla notifica della comunicazione.
Diritto di riscatto
Nel caso in cui il locatore venda l’immobile e non rispetti l'obbligo di notifica
della comunicazione al conduttore della vendita medesima o venda
l'immobile ad un prezzo inferiore rispetto a quello dichiarato al conduttore,
quest'ultimo ha facoltà di riscattare l'immobile acquistato entro sei mesi
dall'avvenuta trascrizione del contratto. Il terzo acquirente potrà allora
eventualmente
proporre
opposizione
al
riscatto.
IL FRANCHISING TURISTICO.
Il Franchising. Le origini economico-giuridiche. Dal franchising di beni al
franchising di servizi.
Franchising è il contratto concluso fra due imprenditori col quale una parte, il
franchisor, cioè affiliante, attribuisce all’altra, franchisee, cioè affiliato il diritto, di
produrre o commercializzare beni o servizi con i propri segni distintivi o brevetti,
esperienze, conoscenze tecniche (know how), contro un corrispettivo di denaro. Si
crea così una rete di imprese satelliti promosse e realizzate da un’impresa principale.
Le imprese affiliate rimangono economicamente indipendenti ma
contrattualmente legate all’impresa affiliante con la quale costituiscono un sistema
franchising: un’organizzazione in cui
- l’affiliante, che ha già una posizione nel mercato, attua attraverso gli affiliati
una penetrazione capillare, pur mantenendo l’unitarietà della struttura
economica
- l’affiliato a fronte del vantaggio di utilizzare propri segni distintivi affermati, si
adegua ai modelli operativi dell’affiliante, così il pubblico identifica il
franchisee con il franchisor.
Contratto di affiliazione commerciale: è la dizione che il legislatore italiano ha
scelto per nominare il franchising.
Etimologia: nel Medioevo il termine francese Franc era utilizzato per indicare un
privilegio, poi seguito da porti franchi, zone franche per designare luoghi esenti da
imposizioni fiscali.
Franchise o franchigia era in origine la concessione di un diritto ai propri sudditi che
avevano un vantaggio e poi significava concessione amministrativa (licence).
Le origini del franchising risalgono alla idea commerciale di Isaac Singer, che
inventò la macchina da cucire. Per distribuirla e quindi per trovare il capitale
necessario per produrla, creò un rapporto commerciale in cui in cambio del diritto di
vendere in esclusiva le sue macchine in una certa area geografica, l’altra parte,
pagava le tasse di licenza (licensing fee)e si impegnava a istruire i clienti. Con i fondi
raccolti Singer produsse massicciamente nuove macchine da cucire e per venderle
aveva già così realizzato una rete di distribuzione.
Lo schema fu seguito poco dopo da altre imprese, fra cui General Motors e Coca
Cola, col risultato di realizzare un’integrazione fra produzione e distribuzione, in cui i
diritti di esclusiva venivano ceduti dal detentore dell’invenzione a una serie di
imprenditori addetti alla vendita.
Una trasformazione del contratto, denominato franchising quando dai beni si applicò
ai servizi. La catena alberghiera Holiday Inn fu la prima, motel con spazi riservati ai
bambini, agli animali, al relax, in posizioni strategiche x gli automobilisti. Le imprese
di servizi soprattutto nel settore dell’ospitalità e della ristorazione, si aprono a criteri
di qualificazione in cui diventa centrale l’originalità della formula contenuta in un
simbolo di immediata percezione al pubblico. Il logo che raffigura i segni distintivi
dell’impresa ed esprime in modo immediato una definita tipologia di servizi.
Comincia a crescere l’attenzione del franchisor sulla formazione dell’affiliato,
secondo parametri uniformi in modo che non solo il bene ma anche le modalità di
vendita assumessero e differenziassero l’idea ben definita. Ora le parti contraenti
pongono attenzione alla formazione del personale, e sono uno degli obblighi imposti
all’affiliato, con riferimento alle tecniche per la vendita e la presentazione al
pubblico.
Franchising e concorrenza
Il franchising si inquadra tra i contratti di distribuzione, in cui una parte si impegna
a promuovere la rivendita di beni o servizi prodotti o distribuiti dall’altro contraente.
Contratti di distribuzione sono le attività di collocamento dei prodotti sul mercato del
consumo. Nel caso del franchising la differenza è che le imprese affiliate agiscono
in sinergia creando, con lo strumento contrattuale, una rete di imprese di
produzione e di distribuzione, che operano coordinando le loro politiche.
Si distingue la produzione diretta, da produttore a consumatore, da quella indiretta in
cui agiscono più soggetti economici, produttore, grossista, dettagliante, consumatore.
La distribuzione indiretta può essere semplice se fra produttore e rivenditore ci sono
rapporti economici; integrata se il rivenditore fa parte dell’organizzazione del
produttore, come nel franchising.
Vi sono bilanciamenti tra libertà di iniziativa economica, riconosciuta dall’art 41
Cost che afferma che l’iniziativa economica privata è libera, e tutela della
concorrenza, secondo art. 81 del Trattato istitutivo della Comunità europea, che
vieta qualsiasi accordo che impedisca o restringa la concorrenza.
Il codice civile e la legge per la tutela della concorrenza e del mercato n. 287 del
1990 disciplinano l’attività d’impresa x garantire la libera concorrenza fra le imprese
e la tutela del consumatore, preservandola dai monopoli, antitrust, e vietando al
contempo comportamenti scorretti., concorrenza sleale. Concorrenza deriva da
concorrere che significa competere sul mercato. Le imprese in concorrenza corrono
insieme verso il successo sul mercato e vi sono norme che regolano la concorrenza.
Secondo l’art. 81 del Trattato CEE e la legge n. 287 del 1990, sono vietate le intese
che restringono la concorrenza. Intese sono accordi, associazioni di associazioni di
imprese e pratiche concordate. Per la legge antistrust i contratti sono accordi e
dunque sono intese. I contratti di distribuzione sono intese verticali coinvolgendo
soggetti a diversi livelli della filiera produttiva. Il Franchising è potenzialmente lesivo
della concorrenza ma ha una esenzione al divieto ai sensi dell’art. 81 del Trattato
CEE che prevede esenzione dal divieto per accordi o pratiche che contribuiscano a
migliorare la produzione e la distribuzione dei prodotti o a promuovere il progresso
tecnico ed economico. Questo perché gli accordi verticali sono spesso in grado di
apportare vantaggi di efficienza economica, riduzione dei costi di distribuzione,
incremento di investimenti per beneficio delle imprese e dei consumatori.
Le autorità comunitarie e nazionali hanno stabilito una presunzione di liceità a favore
delle intese verticali, ammettendo la legittimità del franchising e dei contratti di
distribuzione a determinate condizioni, x imprese la cui quota di mercato è inferiore
al 30%, senza richiedere nessun intervento autorizzativo delle autorità comunitarie o
nazionali, secondo il regolamento 1/2003/CE del 2002. Tale regolamento,
modificato dal regolamento n. 411/2004 che ha esteso le regole alla pratiche
anticoncorrenziali in materia di trasporti aerei fra Comunità e Paesi terzi, regola la
materia e ha attribuito alla Commissione il potere di revocare il beneficio con il
regolamento se un accordo ha effetti incompatibili con art. 81 del Trattato CEE.
La legge italiana n. 129 del 2004 disciplina la affiliazione commerciale insieme alla
leggi agevolative che hanno incluso il franchising nel finanziamento pubblico, cioè
Agevolazioni a favore dell’autoimpiego. La legge n. 287 del 1990° è stata istituita
dalla Autorità garante della concorrenza e del mercato, cioè Autorità antitrust: è una
Autorità indipendente, una amministrazione pubblica che decide in base alla legge
senza interventi da parte di altri organi dello Stato. Con tale legge si è introdotta nel
nostro ordinamento la normativa antitrust in attuazione dell’art. 41 Cost, adegua il
nostro ordinamento a quello comunitario. L’Autorità antitrust ha competenza anche
in materia di pubblicità ingannevole.
Franchising e affiliazione commerciale - definizioni
La legge n. 129 del 2004 sulle Norme per la disciplina della affiliazione commerciale,
conferisce tipicità al contratto di affiliazione commerciale. La qualificazione del
rapporto come commerciale sottolinea una relazione di intesa e collaborazione. Indica
un rapporto di durata con contenuto patrimoniale, contrassegnato dal vincolo di patto
tra l’affiliato, cioè il soggetto indipendente che mette a profitto le potenzialità
dell’affiliante a fini commerciali.
L’affiliazione commerciale, franchising, è il contratto fra due soggetti giuridici,
economicamente e giuridicamente indipendenti, in base al quale una parte concede la
disponibilità all’altra, verso corrispettivo, di un insieme di diritti di proprietà
industriale o intellettuale relativi a marchi, denominazioni commerciali, insegne,
disegni, diritti d’autore, know-how, brevetti, assistenza o consulenza tecnica e
commerciale; inserendo l’affiliato in un sistema di pluralità di affiliati distribuiti sul
territorio, allo scopo di commercializzare determinati beni o servizi. In ogni settore di
attività economica. (art. 1 e 2). Il Know-how costituisce il punto di forza
dell’affiliante, centrale nell’economia del contratto, perché rappresenta il cardine
dell’operazione economica. I contratti che hanno come oggetto i know-how sono la
concessione e la licenza. Può anche costituire uno degli elementi del contratto
insieme al brevetto (contratto misto di brevetto e know-how) o il franchising.
Diritto d’ingresso e Royalties, sono uno degli obblighi principali dell’affiliato ed è il
pagamento di una somma di denaro , il diritto di ingresso da corrispondere una sola
volta alla conclusione dell’accordo ed è per l’affiliante una sorta di finanziamento. Le
royalties sono commisurata al giro d’affari e viene determinata in percentuale o fissa
secondo la libera determinazione delle parti.
Beni dell’affiliante: sono i beni prodotti dallo stesso affiliante e contrassegnati dal
suo nome, è un concetto che riguarda solo il franchising di beni e non quello di
servizi. Il Codice del consumo d.lgs n. 206 del 2005 ha obbligato anche il distributore
a mettere sul mercato prodotti sicuri ed è soggetto, al pari del produttore, alle
sanzioni penali e civili previste dalla legge in relazione ai prodotti pericolosi.
La disciplina dell’affiliazione commerciale si estende anche al franchising principale
o master franchising e al franchising parziale o corner franchising (art.2):
Master franchising: è il modello più diffuso di franchising internazionale; è un
contratto a titolo oneroso concluso tra un franchisor e un altro imprenditore (sub
franchisor) al quale si attribuisce il diritto di sfruttare un franchising allo scopo di
stipulare accordi con terzi (sub franchising). Lo scopo è la creazione e la gestione di
una rete di sub affiliati che consenta un’espansione geografica del franchising senza
rilevanti investimenti.
Corner franchising: è caratterizzato alla limitazione della concessione di vendita del
bene o servizio dell’affiliante a una zona angolo del locale commerciale dell’affiliato.
Bassi costi e diffusa soprattutto negli esercizi di media e grande dimensione.
La disciplina
La disciplina segue uno schema consueto nelle leggi speciali in materia contrattuale;
è data rilevanza allo stato delle parti, alla trasparenza del contratto, alle informazioni
in tutte le fasi contrattuali, soprattutto in quelle precontrattuali, prevedendo il
tentativo di conciliazione per eventuali controversie. (art.)
L’art 8 sanziona con l’annullabilità del contratto la comunicazione da parte dei
contraenti, di false informazioni, oltre al risarcimento del danno.
Le parti sono imprenditori, l’affiliante è affermato e ha sperimentato sul mercato la
propria formula commerciale (art.2 e 3), l’affiliato è in uno stato di soggezione
economica ed è la parte debole, dunque è destinatario di norme di protezione. Tra cui
quella che prevede, se il contratto è a tempo determinato, una durata minima
sufficiente all’ammortamento dell’investimento e non inferiore a 3 anni (legge n. 129
del 2004) Infatti il diritto di ingresso , insieme agli investimenti e ad altre spese che il
franchisee deve sostenere x affiliarsi alla rete, sono dei costi non recuperabili nel
breve periodo (sunk cost) e dunque condizionano il comportamento economico. Tale
norma sulla durata minima del contratto non esclude che ci possa essere un recesso
unilaterale prima del termine purché la facoltà di recesso sia attribuita ad entrambe.
La tutela dell’affiliato è realizzata attraverso una serie di informazioni di cui è
destinatario. Prima dell’emanazione della legge viera una asimmetria informativa a
svantaggio dell’affiliato. La nuova legge sul franchising è intervenuta con
disposizioni che pongono obblighi informativi a carico dell’affiliante sia in fase
precedente alla stipulazione del contratto che nel contenuto del contratto.
Gli obblighi informativi precontrattuali riguardano ogni info che l’affiliante è tenuto a
fornire a richiesta dell’affiliato (art. 6), insieme alla copia del contratto con allegati
riguardanti l’identificazione dell’affiliante, le caratteristiche della rete di affiliazione,
la situazione economica e le pendenze giudiziarie.
Gli obblighi informatici contrattuali riguardano l’oggetto dell’affiliazione, cioè
- il know-how fornito dall’affiliante,
- le caratteristiche dei servizi offerti dall’affiliante in termini di assistenza
tecnica e commerciale, progettazione e allestimento, formazione
- clausole relative a un’eventuale esclusiva territoriale
- condizioni di rinnovo, risoluzione e cessione del contratto
Anche l’affiliato è tenuto a fornire tempestivamente, in modo completo ed esatto ogni
informazione utile all’affiliante, ciascuno dei due contraenti deve collaborare alla
formazione di un consenso libero e informato.
Vi sono alcune norme a tutela dell’affiliante per i possibili pregiudizi che potrebbe
subire, x es. il danno all’immagine per il mancato rispetto degli standard qualitativi.
Per questo in sede precontrattuale l’aspirante affiliato deve tenere nei confronti
dell’affiliante un comportamento di lealtà, correttezza e buona fede, fornendo
tempestivamente e in modo completo, ogni tipo di informazione ai fini della
stipulazione del contratto.
L’affiliato non può trasferire la sede senza il consenso dell’affiliante se non x causa
di forza maggiore e l’affiliato si impegna a osservare e a far osservare ai propri
collaboratori, anche dopo lo scioglimento del contratto, la massima riservatezza del
contenuto dell’attività oggetto dell’affiliazione commerciale.
A garanzia della trasparenza del contenuto del contratto e pena la nullità, deve essere
redatto x iscritto per proteggere l’affiliato a cui è riservata la legittimazione a far
valere la nullità anche perché non si potrebbe ipotizzare un interesse dell’affiliante
che normalmente è colui che predispone unilateralmente il contratto.
Franchising turistico e certificato di qualità
Il franchising ha trovato grande diffusione nel settore turistico e in particolare in
quello dei servizi e le prospettive sono di ulteriore crescita. Infatti la creazione della
rete di affiliazione, il netto, consente all’affiliante in un settore in continua evoluzione
come il turismo, di conoscere approfonditamente il mercato e le sue evoluzioni.
All’affiliato il franchising permette di entrare nel mercato non allo stadio iniziale
ma come impresa già conosciuta e con rischio economico ridotto. Il franchising
consente al consumatore di orientarsi più facilmente nelle sue scelte con il vantaggio
di riconoscere facilmente prerogative del servizio e caratteristiche aziendali.
Tutto ciò attraverso l’immagine evocata dal nome e dal logo del franchisor, infatti
essa costituisce elemento identificativo dell’imprenditore, della gestione aziendale
e della tipologia dei servizi, anticipando le moderne certificazioni di qualità. Infatti
come il franchising, la certificazione di qualità è rappresentata da simboli di pronta e
non equivoca lettura idonei a individuare immediatamente il livello dei servizi e la
qualità della struttura e la rispondenza ad alcuni standard.
Qualità come elevato livello nei servizi e nella organizzazione aziendale, quindi
riguardante le attività imprenditoriale; e qualità come adesione al concetto di
sostenibilità ambientale e quindi riguardante le imprese che determinano impatto
nell’equilibrio del sistema, come le strutture ricettive e le imprese del trasporto.
Sia la qualità dell’organizzazione che la qualità ambientale possono essere attestati
con apposite procedure allo scopo di ottenere un marchio, una etichetta ecologica che
attesti la compatibilità con l’ambiente dall’origine allo smaltimento, in base al
regolamento ECOLABEL. E una certificazione ISO International Standard
Organisation, cioè norme di carattere privatistico che le aziende devono possedere
per la certificazione di qualità; una registrazione EMAS Environmental Management
and Audit System che istituiscono un sistema di certificazione del rispetto delle
normative ambientali.
La ricerca della qualità deriva dall’esigenza di garantire un mercato aperto e
concorrenziale e la tutela degli interessi del consumatore, parte e custode
dell’ecosistema. Il legislatore nazionale e comunitario incoraggia le iniziative tese al
giusto equilibrio nel rapporto uomo-ambiente, incentivando azioni per il
miglioramento qualitativo delle attività economiche e i prodotti. Sono state create
norme tecniche di natura privatistica e gli organismi abilitati valutano e classificano i
beni e le attività per determinare la qualità, per quelle aziende che richiedono la
certificazione volontaria.
Molti franchising alberghieri possiedono un’etichetta ecologica che caratterizzano le
modalità di gestione, conferendole attributi. La Legge di riforma del turismo n. 135
del 2001 prevede tra i suoi principi il sostegno dello Stato alle imprese turistiche per
migliorare la qualità e il finanziamento di progetti x la qualificazione dell’offerta
turistica.
Agenzie di viaggio e alberghi
Le agenzie di viaggio, cioè retailer e gli alberghi costituiscono i franchising più
rilevanti del settore turistico. In entrambe le attività economiche prevalgono i beni
immateriali forniti dal franchisor rispetto a quelli materiali come arredi e
attrezzature. Questi sono presenti quasi esclusivamente nelle agenzie di viaggio, in
modo da creare un ambiente unico e familiare (Family Feeling del network).
Negli alberghi invece vi è minore omogeneità dell’aspetto esteriore, franchising
morbido, come Best Western ma vi è uniformità nella tipologia delle
caratteristiche dei servizi.
I principali beni immateriali che costituiscono la prestazione principale del franchisor
nel contratto di affiliazione turistica sono:
 segni distintivi
 know-how
 formazione dell’affiliato e dei suoi dipendenti
 iniziative pubblicitarie e altri strumenti di marketing (offerta pacchetti
predefiniti)
 nuove tecnologie come accesso a database, sistemi informativi che
caratterizzano i franchising turistici più avanzati del settore.
I sistemi software offrono alla clientela innovativi sistemi di ricerca delle soluzioni
turistiche e delle prenotazioni; minimizzano il costo del’erogazione dei servizi e
ottimizzano la comunicazione all’interno del network, come intranet.
La formazione è un elemento di importanza fondamentale in tutti i franchising e nel
turismo è strategica perché si superano le necessità di una consolidata esperienza per
operare nel settore. I contratti prevedono clausole dettagliate sulla formazione.
La pubblicità è spesso gestita dal franchisor che si assume l’obbligo contro il
pagamento di un corrispettivo, di intraprendere le iniziative pubblicitarie per
qualificare il network e supportando contemporaneamente le attività dei singoli.
Le agenzie di viaggio (dettaglianti) sono entrati nel sistema di franchising
recentemente negli anni ’80 e sono diventate un modello efficace e competitivo di
distribuzione, grazie anche alla eliminazione delle licenze di esercizio. Punto di
forza delle agenzie in franchising sono le economie di scala nei confronti dei
fornitori, ottenendo maggiori commissioni sulle operazioni, potere contrattuale nei
confronti dei tour operator e condivisione degli strumenti di marketing.
L’emanazione della legge sul franchising ha costituito ulteriore incentivo
all’affiliazione e l’offerta così vasta e variegata ha determinato la nascita di una
nuova figura professionale, il consulente franchising che guida gli operatori
economici fra le tante opzioni del mercato, pubblicizzate con i canali tradizionali,
associazioni di categoria e internet.
Il franchising alberghiero ha una storia che inizia con l’associazionismo come le
catene alberghiere, corporate, associazioni volontarie. Esse costituiscono nel loro
insieme l’ospitalità del marchio, contraddistinta dal brand.
Il franchising, a differenza di altre tipologie, si caratterizza x l’indipendenza degli
imprenditori affiliati, mentre nella catena di è come regola un’unica società
proprietaria e una serie di filiali, subordinate economicamente e giuridicamente.
L’ospitalità del marchio occupa una posizione di nicchia ed è caratterizzato da un’alta
frammentazione e dalla presenza di medie e piccole strutture a gestione familiare ma
è anche la porzione più dinamica in grado di far fronte a una domanda turistica
attenta alla qualità del servizio e di un valore aggiunto.
Il factoring
Con questo termine, si vuole indicare un particolare tipo di contratto con il quale un
imprenditore (denominato "cedente") si impegna a cedere tutti i crediti presenti e
futuri scaturiti dalla propria attività imprenditoriale ad un altro soggetto professionale
(denominato factor) il quale, dietro un corrispettivo consistente in una commissione,
assume l'obbligo a sua volta a fornire una serie di servizi che vanno
dalla contabilizzazione, alla gestione, alla riscossione di tutti o di parte dei crediti che
quest'ultimo
vanta
in
relazione
alla
propria
attività,
fino
alla garanzia dell'eventuale inadempimento dei debitori, ovvero al finanziamento
dell'imprenditore cedente sia attraverso la concessione di prestiti, sia attraverso il
pagamento anticipato dei crediti ceduti.
I crediti affidati in amministrazione al factor non devono di norma essere ceduti allo
stesso; tuttavia nella maggior parte dei casi dietro il contratto di factoring si cela
un'operazione di finanziamento dell'impresa cliente, infatti è prassi costante che
il factor conceda all'impresa cliente anticipazioni sull'ammontare dei crediti gestiti.
Tipologie
A secondo del rischio il factoring può essere:


pro soluto: il factor si assume il rischio di insolvenza dei crediti ceduti ed in caso
di inadempimento di questi ultimi non potrà richiedere la restituzione degli
anticipi versati al cliente;
pro solvendo: lasciando al cliente il rischio dell'eventuale insolvenza dei crediti
ceduti.
A secondo del pagamento il factoring può essere:
anticipatorio: la società finanzia perché versa all’imprenditore il valore dei crediti
prima della loro scadenza;
posticipato: la società cura solo l’incasso dei crediti e, pertanto, non anticipa il valore
dei crediti.
CONTRATTO DI LEASING
Un soggetto (locatore o concedente) concede ad un altro (utilizzatore) il diritto di
utilizzare un determinato bene a fronte del pagamento di un canone periodico.
Alla scadenza del contratto è prevista per l'utilizzatore la facoltà di acquistare il bene
stesso, previo l'esercizio dell'opzione di acquisto, (comunemente chiamato riscatto:
termine proprio di altra forma contrattuale tipica) con il pagamento di un prezzo (nel
linguaggio comune prezzo di riscatto).
Il primo canone corrisposto dall'utilizzatore è sempre più frequentemente di entità
maggiore rispetto ai successivi e per questo viene chiamato maxicanone iniziale. Il
suo scopo è quello di ridurre i rischi di perdita del concedente in caso
di insolvenza dell'utilizzatore: infatti, nel caso in cui in un determinato momento
l'utilizzatore dovesse smettere di pagare i canoni, il locatore si riapproprierebbe del
bene il cui valore di mercato sommato al maxicanone e ai canoni già corrisposti si
presume superiore ai costi sostenuti dal locatore.
Per l'utilizzatore il contratto di leasing rientra nell'amministrazione straordinaria ed è
una
forma
di locazione che
può
manifestarsi
in
tre
modalità: leasing
finanziario, leasing operativo e lease-back.
Leasing finanziario
Il leasing finanziario, più frequente, è contraddistinto dall’esistenza di un rapporto
trilaterale in quanto vi intervengono tre soggetti:
il locatore, che svolge l’attività di intermediario finanziario ossia è colui che
acquista il bene dal fornitore e lo dà in leasing all'utilizzatore;
 l'utilizzatore o locatario (volgarmente definito conduttore: termine proprio di
altra forma contrattuale tipica), che utilizza il bene;
 il fornitore, cioè colui che fornisce al locatore il bene strumentale (o l'immobile)
che sarà utilizzato dall'utilizzatore.
Il bene è scelto direttamente dall'utilizzatore presso il fornitore, con il quale
determina le modalità della vendita al locatore; al termine del contratto, l'utilizzatore
potrà acquisire la piena proprietà del bene esercitando l'opzione d'acquisto.

L'utilizzatore assume tutti i rischi e le responsabilità per l’uso del bene.
La durata minima di questo tipo di contratti è così distinta per i beni aventi la
seguente natura:


Automezzi non strumentali - La durata del contratto deve corrispondere almeno a
quella prevista per l'ammortamento dell'automezzo (non sono state previste
modifiche rispetto alla normativa previgente).
Beni mobili (esclusi gli automezzi non strumentali) - La durata deve
corrispondere ad almeno i 2/3 di quella prevista per l'ammortamento del bene.
Leasing operativo
Il leasing operativo (o renting), se viene offerto dallo stesso costruttore del bene e
consiste, pertanto, in un rapporto bilaterale, coincide col "noleggio".
Differentemente, il rapporto può essere trilaterale quando la proprietà si trasferisce
dal fornitore alla società finanziaria nel momento della stipula ed il fornitore del bene
si impegna ad riacquistare il bene al termine della locazione tramite la sottoscrizione
di un patto di riacquisto.
Per questa forma di leasing operativo solitamente non si hanno né trasferimenti dei
rischi a carico del conduttore né previsione dell’opzione di riscatto.
La durata del contratto è generalmente più breve della vita economica del bene e
inoltre all'utilizzatore è concessa la possibilità di recedere in ogni momento dal
contratto, dandone preavviso all'altra parte, attraverso l'estinzione anticipata del
contratto, che spesso richiede il pagamento in un'unica soluzione, dei restanti canoni
di noleggio.
Solitamente nel canone sono ricompresi servizi aggiuntivi come la manutenzione, le
coperture assicurative e l'assistenza.
Categorie
A seconda delle caratteristiche del bene oggetto del contratto si è soliti distinguere:






il leasing automobilistico per autoveicoli
il leasing strumentale per macchine utensili, impianti tecnico-produttivi,
attrezzature, arredi...
il leasing immobiliare per immobili costruiti e da costruire.
il leasing navale per navi e imbarcazioni da diporto
il lease-back per immobili, impianti, marchi, brevetti...
il dry lease e il wet lease, forme utilizzate prevalentemente per gli aeromobili
IL CONTRATTO DI SOMMINISTRAZIONE
comunemente noto nel linguaggio corrente come contratto di fornitura
è il contratto con cui una parte (somministrante) si obbliga, verso corrispettivo di un
prezzo, a eseguire, a favore dell'altra (somministrato), prestazioni periodiche o
continuative di cose (art 1559 c.c.)
Esempi di contratti di somministrazione: fornitura di acqua, gas, energia elettrica,
giornali, riviste, ecc.
Caratteristiche
La somministrazione è un contratto:
1)
2)
3)
4)
Consensuale, poiché si perfeziona con il (solo) consenso delle parti:
Oneroso, poiché presuppone il corrispettivo di un prezzo;
A prestazioni corrispettive, in quanto una parte si obbliga a pagare il prezzo e
l'altra a fornire la prestazione;
Di durata, dato che l'esecuzione delle prestazioni non è istantanea (prestazioni
periodiche o continuative).
Tale caratteristica è fondamentale per capire la natura contrattuale che differisce
notevolmente dalla vendita a consegne ripartite.
Differenze
La vendita a consegne ripartite risulta essere una prestazione unitaria frammentata
per esigenze di attuazione
mentre la somministrazione soddisfa il duraturo bisogno del somministrato di
disporre della materia prima indispensabile per lo svolgimento della sua attività e
quindi non è esauribile uno actu.
La somministrazione può avere ad oggetto i beni più disparati, sia materiali, che
immateriali.
Si ricorda che rientrano nell'ambito del contratto di somministrazione tanto i
contratti per l'erogazione di acqua, gas ed energia elettrica, quanto i contratti stipulati
tra gestore e produttore (o grossista) per il rifornimento a scadenze prestabilite di beni
materiali destinati alla vendita al dettaglio. Altri casi di contratto di
somministrazione sono l'abbonamento a giornali e riviste, il contratto di catering e il
contratto tra gestore e agenzia di lavoro interinale per la fornitura di forza lavoro a
carattere temporaneo.
Il contratto di somministrazione è un contratto di durata, avente ad oggetto più
prestazioni autonome e differenti, ma collegate tra loro perché destinate a soddisfare
esigenze di tipo continuativo o periodico del somministrato.
In proposito, è bene ricordare che:
la prestazione è periodica quando va ripetuta a distanza di tempo a scadenze
determinate (es. fornitura giornaliera o settimanale di gelati, bibite o altri prodotti
destinati alla vendita),
mentre la prestazione è detta continuativa quando si prolunga ininterrottamente per
tutta la durata del contratto (si pensi al caso della fornitura di gas, energia elettrica e
riscaldamento)
Relativamente al pagamento del prezzo, bisogna distinguere a seconda che si tratti di
somministrazione periodica o continuativa:
nel primo caso, somministrazione periodica, il pagamento è corrisposto all'atto delle
singole prestazioni e in proporzione di ciascuna di esse;
nel secondo caso, somministrazione continuativa, il prezzo deve essere pagato
secondo le scadenze d'uso.
Anche in riferimento al prezzo sono previste due modalità; nello specifico:
A forfait.
Sulla base dell'effettiva quantità fornita.
Inoltre il prezzo può essere definito per tutta la durata del contratto o sottoposto a
revisioni periodiche.
Nell'ipotesi, piuttosto inverosimile, che le parti non si siano accordate su tale aspetto
si seguono le disposizioni in materia di compravendita e quindi il prezzo è quello
normalmente applicato dal venditore ed eventuali spese accessorie sono a carico
dell'acquirente.
Il codice civile disciplina anche l'entità della prestazione;
infatti all'art. 1560 cc stabilisce che:
in assenza di un precedente accordo la quantità si presume sulla base del normale
fabbisogno del creditore e come periodo di riferimento si prende quello del
perfezionamento del contratto.
In caso contrario è il somministrato a stabilire il quantitativo dovuto oppure può
limitarsi a definire un limito minimo e massimo entro il quale il somministrante può
impegnarsi
La legge consente di apporre al contratto di somministrazione patti di esclusiva sia a
favore del somministrante, sia a favore del gestore avente diritto alla
somministrazione.
Tra le clausole accessorie al contratto di somministrazione è poi piuttosto frequente il
cosiddetto patto di preferenza, ossia la clausola, di efficacia al massimo
quinquennale, con cui il gestore/somministrato si obbliga a preferire il
somministrante, a parità di condizioni, per la stipula di un futuro contratto di
somministrazione avente lo stesso oggetto.
IL CONTRATTO DI CATERING
una parte si obbliga, verso il corrispettivo di un prezzo, ad approvvigionare l’altra
parte di pasti pronti per essere consumati.
elementi costanti comprendono due differenti prestazioni di cui:
una è rappresentata da un "fare" (confezionamento dei pasti)
e l'altra da un "dare" (la consegna dei pasti al cliente).
Nella ristorazione aziendale: la società di catering cura tutte le fasi del servizio: la
preparazione, la cottura, la somministrazione dei pastie il riordino dei locali.
Nella ristorazione scolastica, ospedaliera e carceraria: la società di catering si
limita invece a fornire i pasti nei luoghi di consumo.
Nel catering navale: la società di catering effettua essenzialmente il rifornimento di
alimenti e bevande: il servizio di sala e di cucina sono gestiti direttamente
dall’armatore.
Nel catering aereo: la società di catering fornisce i pasti preconfezionati mentre la
distribuzione ai passeggeri viene effettuata direttamente dal personale di bordo della
compagnia aerea.
Nel catering ferroviario: la società di catering si occupa dell’intero servizio, dalla
produzione alla somministrazione.
DISCIPLINA
Il contratto di Catering non ha ricevuto riconoscimento da parte del legislatore, che
si limita a menzionarlo nella legge n. 856/86.
I modelli legali di riferimento per individuarne la disciplina sono quelli del contratto
di appalto di servizi e di somministrazione di merci.
Per quanto riguarda la disciplina dell'appalto di servizi, l'appaltatore ha l'obbligo di
procurarsi l'organizzazione e la strumentazione necessaria a fornire il servizio di
Catering ed in particolare deve procurarsi il personale competente a svolgere tali
prestazioni.
La normativa sulla somministrazione trova applicazione in particolare con l'art.
1560 c.c. che regolamenta l'entità della prestazione.
A) Ristorazione mediante la preparazione dei pasti in loco
Viene utilizzato per soddisfare esigenze di collettività numerose quali le grandi
imprese per le quali la società di Catering si obbliga ad una serie di prestazioni, di cui
alcune di natura principale quali la preparazione e la somministrazione dei pasti e la
pulizia dei locali, ed altre accessorie quali il rifornimento di generi alimentari e la
loro
conservazione.
La disciplina di riferimento è quella dell'appalto servizi in quanto la preparazione dei
pasti non è fine a se stessa (come nell'appalto di opera), ma è finalizzata alla fornitura
di
un
servizio.
Vi sono varie applicazione del Catering nella pratica e possiamo avere le seguenti
fattispecie:
A) Ristorazione mediante la preparazione dei pasti in loco
Viene utilizzato per soddisfare esigenze di collettività numerose quali le grandi
imprese per le quali la società di Catering si obbliga ad una serie di prestazioni, di cui
alcune di natura principale quali la preparazione e la somministrazione dei pasti e la
pulizia dei locali, ed altre accessorie quali il rifornimento di generi alimentari e la
loro
conservazione.
La disciplina di riferimento è quella dell'appalto servizi in quanto la preparazione dei
pasti non è fine a se stessa (come nell'appalto di opera), ma è finalizzata alla fornitura
di
un
servizio.
B) Fornitura di pasti preconfezionati.
Trova applicazione per le imprese di non grandi dimensioni per le quali non è
conveniente la predisposizione di locali e strutture per il servizio di mensa ai propri
dipendenti.
Le scelte di pasto vengono effettuate dalla società di Catering ed il confezionamento
avviene all'esterno della azienda-committente a cui vengono consegnati ad orari
prestabiliti.
Le prestazioni a carico della società di Catering possono consistere nella semplice
consegna dei pasti oppure possono prevedere anche il servizio di somministrazione e
di pulizia dei locali: nel primo caso si applica la disciplina della somministrazione,
mentre nel secondo dell'appalto di servizi.
C) Tickets restaurant
La fornitura del pasto avviene dietro presentazione di buoni pasto rilasciati dalla
società di Catering che poi vengono rimborsati dall'impresa-cliente. La
somministrazione può avvenire nelle sedi della stessa società di Catering oppure di
un'altra azienda ad essa collegata: nel primo caso la disciplina di riferimento è quella
dell'appalto di servizi mentre nel secondo si fa riferimento al sub-appalto.
D) Banqueting
Soddisfa le esigenze di organizzare feste, ricevimenti o banchetti in occasione di
particolari
eventi.
La prestazione principale della società di Catering è la somministrazione di cibi e
vivande e la disciplina applicabile è quella dell'appalto di servizi e non quella della
somministrazione in quanto manca il carattere della periodicità e continuità.
Per quanto riguarda le prestazioni accessorie che possono consistere nella messa a
disposizione di locali e del personale si fa riferimento in particolare alla normativa
della locazione e del trasporto
CONTRATTO DI COMPRAVENDITA
Il contratto di compravendita ha delle fasi
1) TRATTATIVA = I potenziali contraenti entrano in rapporto fra loro e in cui
ognuno di essi formula la propria proposta. La trattativa si ha in forma verbale
o scritta e si conclude quando si trova un accordo.
2) STIPULAZIONE DEL CONTRATTO= La persona che ha fatto la proprosta
iniziale viene a conoscenza dell’accettazione della controparte. Si ha in forma
verbale e si conclude quando si accordono sul prezzo.
3) L’ESECUZIONE = Il compratore e il venditore devono assolvere il reciproci
impegni che essi si sono assunti con la stipulazione del contratto.
ASPETTO ECONOMICO
Il contratto di compravendita secondo l’aspetto economico è un’attività di scambio
che riguarda le merci. Le merci sono beni che possiedono i requisiti della materialità
e della trasferibilità che possono essere oggetto di scambio a scopo di lucro.
ASPETTO GIURIDICO
Invece secondo l’aspetto giuridico la vendita è il contratto che ha per oggetto il
trasferimento di un altro diritto verso il corrispettivo di un prezzo.
Il contratto di compravendita è un contratto:
-bilaterale= il venditore e il compratore assumono obblighi reciproci
-consensuale= si perfeziona quando le due parti hanno raggiunto l’accordo sulla
merce e prezzo.
-traslativo della proprietà= il diritto di proprietà relativo al bene si trasferisce dal
venditore al compratore.
Riguardo la forma del contratto la legge non richiede che il contratto sia scritto, e se
c’è rapporto di fiducia tra i contraenti è sufficiente un accordo verbale.
Se i contraenti risiedono in luoghi diversi la stipulazione viene documentata per
iscritto con scambio di letter o messaggi via telefax.
Gli obblighi sono sia del venditore sia del compratore.
Gli obblighi del venditore sono la garanzia da vizi e difetti occulti, la garanzia
dall’evizione e la consegna della merce.
Gli obblighi del compratore sono pagare il prezzo stabilito e ritirare la merce.